la donna nella societa` attuale

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la donna nella societa` attuale
LA DONNA NELLA SOCIETA' ATTUALE
E' evidente che il soggetto della nostra conversazione è qualcosa che sta tra
il mito e la realtà.
E' questa cornice, riteniamo, la più congeniale a una moderna tematica
sociale. per cui, mentre ci impegniamo a conversare sui profili di vita reale,
non tralasciamo di rendere omaggio alla spiritualità che è nel soggetto per virtù
naturale e per grazia celeste.
problema, non vi è dubbio, si è affacciato fin dalla preistoria.
Emerge da Chatal Huynk, infatti, una prepotente dea madre, raffigurata
spesso in trono e con due leopardi ai lati, che evidentemente simboleggia il declino del maschio e la crescente autorità della donna, via via che dalla caccia
si passa a un tipo di vita più sedentaria e domestica. La rivoluzione di cui parlò
Childe ebbe la sua grande protagonista, sospettano gli archeologi, nella donna
vestita di pelli e incapace di comunicare per iscritto, di 8000 anni fa.
Lungi però dal mirare al sesso femminile, alla maniera arcaica od a quella
pirandelliana, noi pensiamo alla donna come simbolo di uno stato di cose migliori nel mondo. pensiamo alla donna per quello che essa rappresenta nella vita
spirituale dell'uomo, pensiamo alla donna come al simbolo prediletto da Dio
per perpetuare l'eterno mistero della fecondità e quindi della vita, pura da illusioni e da finzioni.
In conseguenza della nostra concezione tratteremo della donna migliore, del
suo inserimento nella società attuale e dell'importanza di tale inserimento.
Per noi non c'è dubbio che da quando i tempi sono divenuti ►ìi maturi, e
certi pregiudizi meno , e nostre orme hanno imostrato di saperci fare
in ogni campo. anche se apparentemen e riserva o ag uomini.
er quanto riguart a inserimento nelle carriere ►u )
w riteniamo che
l'inserimen o ( e a donna abbia portato a l i ng mirare a cos u
e contemporaneamente all'ammorbidimento delle relazioni col pubb teo.
In questo settore, a parere nostro, due domande si propongono:
1) In conseguenza delle nostre considerazioni di merito, deve limitarsi
la carriera della donna ai livelli intermedi, così come adesso avviero.
tranne casi eccezionali (donne che hanno idtentno e mantengono la carica dì
sottosegretari ) ?
2) E' da mantenere solo teoricamente la non preclusione alle donne di
tutte le carriere pribl-~-rrirrrpirec
i ra per esempio quella delle forze
armate?
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Il nostro pensiero sui due interrogativi è semplice, senza riserve, radicale,
convinti come siamo che un po' di gentilezza, di grazia e di cortesia femminile,
non sarà fuori posto ad ogni livello e che la vita umana nazionale in genere, per
l'impiego di tali tonici sin qui ignorati o trascurati, migliorerà in tutto e per tutti.
La nuova era della partecipazione femminile all'indiscriminato pieno inserimeìito ne g
iava società, per noi, è appena cominciata con l'assegnazione di
direttrici e ispettrici alla sanità, alle scuole agli affari culturali, a determinati
settori deltizi, ecc.
Le donne attive nel nostro Paese, dal 19% nel 1954, sono passate al 22%
del 1963, contro il 30-35% degli altri paesi europei industrializzati.
Il fenomeno della generale maggiore occupazione femminile è, comunque, da
attribuirsi, oltre che a motivi economici e sociali, anche al fatto che ci si va
sempre più liberando dal peso della fatica fisica, richiedendo,invece, attenzione,
esattezza, metodo, tutte qualità che la donna è in grado di offrire naturalmente.
evidente che con l'aumentare dell'impiego lavorativo della donna, deve
aumentare la sua difesa sociale da provate varie interferenze biologiche negative.
La donna può considerarsi pari all'uomo — va precisato — nell'attività in
cui si richiedano recisione, esattezza e rapidità di esecuzione.
Per noi alle donne possono e debbono assegnarsi senza esitazione posti di
grosso impegno e responsabilità, così come d'altronde già si fa nei paesi più progrediti, con innegabile vantaggio per le scienze, per l'economia e per ogni altro
settore della vita moderna.
Nessuna riserva per la parità, pertanto, così come abbiamo già fatto nel campo dell'educazione.
Pier uscire da enel in termini concreti diremo che l'unità, ancora da
perseguire ed alla quale legittimamente aspirano le nostre donne, riguarda: i
diritti economici i diritti civili e politici, la morale.
Per quanto riguarda i diritti economici, essi si identificano nell'uguaglianza
della mano d'opera maschile e della mano d'opera femminile per lavori di entità
uguale; nell'identità di trattamento riguardo l'età del pensionamento e uguaglianza m e donna nei diritti della pensione; nella creazione di
d óientamento professionale e di corsi di formazione di a rendistato er donne
e ragazze (ove non esistano ancora); nell'abolizione di ogni forma di discriminaverso le donne che lavorano.
e
A sottolineare l'importanza dei profili economici in rapporto alla mano
d'opera femminile, va qui ricordato che, oggi, il 27 per cento delle donne esercitano un'attività economica e costituiscono un terzo del potenziale di lavoro.
idenPer quanto riguarda l'uguaglianza dei tifica: nel proporzionare al numero delle donne nel Paese il numero delle
donne nei Parlamenti e nei. Consi di 1. • nella parità dei diritti dei coniugi
sui oro seni e sui seni comu•• ; nella parità di diritti dei coniugi sui figli, eliminando ogni prevalenza, ancora prevista in ogni paese, del padre.
Per quanto riguarda la morale, infine, per la parità quel che si chiede è
presto detto: convenzione sul consenso al matrimonio, sull'età minima del maProv~li Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina)
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trimonio e registrazione dello stesso; convenzione sul diritto agli alimenti; la
E' appena il caso di avvertire che tutte le nostre considerazioni riguardano la
donna, sposata e non sposata.
Per noi non vi sella settori tradizionali dove più produttivo è il lavoro maschile di quello femminile o viceversa; continuare a credere in queste valutazioni
è una forma sleale di resistenza alla parificazione dei sessi. Le conseguenze di
questa riprovevole retrograda azione sono multiple, prima fra tutte lo scoraggiamento allo studio delle donne, con l'eliminazione delle migliori dai migliori impieghi per naturale e adeguata sistemazione in funzione dei titoli.
E' bene che non si dimentichi che nella società moderna vi è posto per tutti,
prec usione non si risolverebbe a vantaggio di nesuomini e orme. fre
iiì'à
sl -.Thensì a dannò— di tutti.
Se l'errore di limitareté—sntre negli studi universitari è ancora un malanno
generale. è pur vero che tale malanno. più che in ogni altro Paese, grava sul
nostro Paese e sulla società meridionale in particolare. Da noi infatti, ancora
oggi, la contraddizione più sconcertante mortifica il lavoro femminile ad alto
livello. operandosi le scelte della Università, più che sulle proprie attitudini e
sulle possibilità di carriera, su un cumulo di pregiudizi, contro i quali per altro
verso si articolano tutte le proposte di rivendica della parità dei sessi.
A questo punto è da avvertire che non sono da prendere per oro colato tutte
le affermazioni di sapore politico, di una presunta assurda libertà di impiego
della donna. così come per esempio quella contenuta di recente in un rituale
manifesto lanciato da un partito in ricorrenza della giornata internazionale della
donna, nel quale, fra l'altro, si legge che « la donna ha conseguito la libertà
autentica e, nelragone, la sua attività lavorativa sociale ha la possibilità di sviluppare tutte le aspirazioni e attitudini ».
Nell'Unione Sovietica, per es., il bilancio delle conquiste femminili è più
che positivo, ma tali conquiste sono relative e sono un po' di tutti i Paesi: è innegabile infatti che la condizione generale delle donne è enormemente migliorata
dovunque.
Si deve concludere che, se è reale il miglioramento, è anche vero che non
si può ancora parlare di uguaglianza tra donne e uomini, così in Russia come
in ogni altro Paese.
'----NorThrirsrrry—certo i contrasti politici sulla questione: i suoi termini,
nei vari Paesi, suscitano interpretazioni contraddilnrie. al punto che ciò clic per
alcuni è conquista, per altri è sfruttamento.
Alcune donne italiane di sinistra, infatti. accusano il Governo di aver
imposto — per conseguire una rapida industrializzazione del Paese anche alle
donne il lavoro obbligatorio e mal retribuii, presenLindolo, però, propagandisticamente, come conquista ed emancipazione.
Comunque sia, la verità è che — a limitarci ad osservare il fenomeno in
U.S.A. e ín — oggi in U.R.S.S. vivono 124 milioni di donne su una
popolazione totale di 229 milioni di abitanti. le donne occupate in lavori pro307
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dutt ivi sono 47 milioni 605 mila e rappresentano il 48% di tutta la manodopera.
Inoltre il 78% delle don ne è adibito ai lavori manuali. Ma non basta. Dalle
statistiche risulta che il 43 % di tutte le lavoratrici sovietiche è occupato in agricoltura, vale a dire nel settore economico più arretrato dove i salari sono tuttora
bassissimi e dove la meccanizzazione è tuttora estremamente deficitaria perchè
scarseggiano macchine e pezzi di ricambio.
Ora, se si tiene conto che le donne eseguono proprio quei lavori pesanti che
dovrebbero fare le macchine e che tali donne rappresentano addirittura il 60%
degli addetti all'agricoltura, ne deriva che solo il 29% delle lavoratrici è addetto
al settore industriale ed è qui che i salari sono più alti e il lavoro meno pesante.
E' evidente che anche le qualità di impiego del lavoro femminile hanno grande
importanza nel problema dell'emancipazione femminile dove il lavoro, da solo,
non basta ad emancipare la donna; a convincercene ci aiuterà un confronto di
quel che avviene negli Stati Uniti d'America e nell'U.R.S.S. Nel primo Paese su
185 milioni di abitanti 90 milioni sono donne, delle quali 25 milioni lavorano.
La percentuale delle americane pertanto sarebbe del 27% contro il 37%
della percentuale di donne sovietiche, e il confronto pur semplice delle due percentuali potrebbe trarre in inganno. Le addette all'agricoltura americana infatti
raggiungono appena l'1% contro il 60% sovietico, a parte il fatto che l'agricoltura americana è la più progredita e meccanizzata nel mondo, sicché in essa
i lavori pesanti sono ridotti al minimo.
La maggioranza delle donne americane economicamente attive, pertanto, è
occupata nel cosiddetto ordine terziario: commercio, amministrazione, scienza,
scuola ecc.
Anche il raffronto del guadagno, fra uomini e donne d'America e di Russia,
darà chiare indicazioni sul rapporto d'emancipazione fra i due Paesi e su quanto,
sotto questo profilo, debba ancora farsi in ciascuno dei due Paesi perché l'emancipazione possa considerarsi raggiunta.
In America il reddito annuo medio della donna è di 3.145 dollari equivalenti a 2.000.000 di lire; il guadagno medio degli uomini invece è di 5.815 dollari
equivalenti a circa 3.300.000 lire.
Nell'Unione Sovietica, invece, non vi è differenza di retribuzione fra uomini
e donne, però i salari sono bassi e di gran lunga inferiori comunque a quelli
americani; nell'industria la media annua è di 1.140 rubli, vale a dire di lire
988.000 mentre in agricoltura la media annua è di lire 420.000.
A titolo indicativo e per giustificare la nostra affermazione circa l'avvio a
risoluzione del problema, nei diversi Paesi, diremo che, nonostante le considerazioni affiorate dal raffronto, è lecito considerare il problema dell'emancipazione
ormai avviato in tutti i Paesi, come in Europa.
Così in Africa, dove la donna non è più venduta come schiava o pecora e
la sua condizione economica, sociale, culturale e politica è in continua evoluzione;
così in India, dove la donna non deve più farsi bruciar viva sul rogo col cadavere
del marito o adattarsi ad uno Stato di abbiezione, vita natural durante, ma una
donna addirittura governa.
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Così tra i mussulmani, dove sta scomparendo la poligamia e le arabe si sono
tolte il velo; così in Sicilia, dove Franca Viola rifiuta il matrimonio e chiede la
condanna del suo rapitore.
Così nella Chiesa Cattolica millenaria che, in occasione del Vaticano IP,
per la prima volta, nella sua storia, fa assistere ai lavori tre donne osservatrici.
La donna nella società di oggi, concludiamo, partecipa dovunque, sempre
_più at"-tivamente e direttamente, alla vitaproduttiva della propria nazione, nella
quale sempre meglio si inserisce decisamente anche in posti già riservati per
millenni agli uomini. -Non vanno dimenticati i contributi al problema, di grandi
persone Stuart Mill, Garibaldi, Mazzini e Cavour.
Non sarà inutile ricordare la costante priorità dell'Inghilterra in questo particolare settore, grazie senza dubbio allo spiccato spirito associativo, al buon livello
medio della cultura diffusa in tutte le categorie senza avvilenti esclusioni e senza
sdegnosi distacchi.
In Italia, dove il problema è stato messo a fuoco con maggiore impegno solo
nell'ultimo dopoguerra. la lotta per la _parità deidirittico44---gli_unnaini, è tenuta
desta da preparate conduttrici che si ispirano a giuste verità, per le quali: è
nella vita attiva che la donna mette pienamente a fuoco la propria personalità.
senza pregiudicare — ben si intende — le caratteristiche femminili.
Tutte le migliori energie sono così impegnate da noi, come dovunque, per
avanzare anche in questo settore, sulla via del progresso, della libertà e della
pace, nella responsabilità alla vita degli uomini, qualunque sia la loro convinzione morale religiosa e politica.
MARIO MOSCARDINO
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