Preistoria dell`arte in Africa e in Australia
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Preistoria dell`arte in Africa e in Australia
Preistoria dell'arte in Africa e in Australia Una rapida rassegna dei motivi che caratterizzano l'arte preistorica e protostorica in Africa e in Australia, contribuirà a completare le conoscenze sull'arte preistorica in generale ed a meglio valutare i nostri artisti degli stessi periodi. Si completerà così quel particolare capitolo che tratta del nascere dell'arte per prima ispirazione e per prima esplosione di un ciclo chiuso fatto di osservazione, di impressione, di memoria e di comunicazione. Cominciamo dalle regioni africane dell'Atlante e dei montuosi sahariani, dove l'arte rupestre si dimostra ugualmente tardiva ma assai più persistente nel tempo. Durante tutto il Paleolitico testimoniato dai non abbondanti prodotti dell'industria litica, l'arte è ancora assente. E' solo con la fine dell'era glaciale che la primitiva arte africana nasce e si diffonde con rappresentazioni di una ricca fauna di elefanti, rinoceronti, ippopotami, giraffe, leoni, struzzi e bufali giganti (specie questi ultimi, oggi completamente estinti). E' questo il primo periodo dell'arte africana conosciuto dagli studiosi come periodo « dei cacciatori », ritenuti di razza bianca per via dei profili umani rappresentati. Segue un secondo periodo che va dal 4° al 1° millennio prima dell'era nostra, nel quale la grossa fauna persiste, pur meno abbondante, mentre il grande bufalo è estinto e prevalgono i bovini di allevamento. Questo periodo è chiamato dei « pastori », non più di razza bianca, ma di razza nera. Le più antiche manifestazioni d'arte di detto periodo appaiono veramente singolari, sia per le grandi dimensioni — le più grandi note — con le quali vengono rappresentati uomini ed animali, sia per l'interesse di certe figurazioni collettive, come scene di danze mascherate e di mandrie condotte al pascolo. Un terzo periodo detto « dei guerrieri », presenta frequentemente, nelle pitture rupestri, il cavallo, da prima attaccato ad un primitivo carro a due ruote, ed in seguito montato; la grossa fauna si può dire scomparsa mentre predominano le specie attuali. Finalmente, col principio della nostra era comincia, con la comparsa del cammello, l'ultimo periodo dell'arte rupestre nord-africana, che si estende sino ai giorni nostri senza possibilità di sue distinzioni. E' interessante a questo punto, conoscere, per le ripercussioni sul piano arti449 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce stico, come siano andati sostituendosi, nel tempo, i mezzi di offesa e di difesa: i « cacciatori >> avevano il boomerang e l'ascia, i « pastori » l'arco e le frecce, i « guerrieri » il giavellotto e lo scudo, e finalmente, nel periodo ultimo, del cammello, anche la spada. Più semplice è lo svolgimento dell'arte rupestre nell'Africa meridionale e precisamente presso i piccoli Boscimani, tipici cacciatori-raccoglitori, che ne sono gli inziatori, come provano i relitti dell'industria litica del Paleolitico superiore. Il soggetto principale è dato dalle antilopi in quanto, certamente, dovevano costituire la più frequente e preferita preda. Se ne conosce un gruppo in atteggiamento di riposo ed in posizioni e scorci prospettici arditi e scultorei; non mancano anche le giraffe, Durante l'ultimo periodo glaciale il livello di tutti i mari aperti si è abbassato di circa 100 metri modificando, sensibilmente l'andamento delle coste. 1) Condizioni paleogeografiche dell'Italia durante l'ultimo periodo g'aciale. 2 ) Condizioni costiere attuali. 3) Estensione dei ghiacciai durante l'ultimo periodo glaciale. 4) Estensione dei ghiacciai attuali. (Fot. G. Guido) 450 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce o 73 5 o ra M LL (1) O -C o ra o o ets - -C CL. .72 ts. (D; ,_, LL o o a o o Qi o Lv o aCU CU rt/ Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce i- Punta; 2 - Disc e; 3-4 - Schene di tipo rnusteriano estratte dal livello palean'aopicz dal giacimento di Saccopastore ( Roma ) (Fot. G. Guido) perfette nelle forme e nell'andamento; la loro raffigurazione presenta efficacia mirabile e forse insuperabile. Attorno ai grandi animali. sono: il raro elefante ed i piccoli uomini che, al cospetto dei pachidermi sembrano quasi sparire. Solo quando nel XVII secolo sopraggiungono i Bantu, coltivatori della terra a mezzo della zappa, i soggetti delle pitture rupestri subiranno qualche mutamento: alle scene di caccia si sostituiranno scontri fra genti, e imprese di rapina su mandrie di bestiame. Quando i boscimani artisti si ritrarranno in zone più sicure per una più efficace difesa dai pericoli degli invasori, la loro arte rupestre, che aveva Provincia di 4127e - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce certamente caratteri di ingenua nobiltà, tralignerà e imbastardita da clementi estranei, si trasmetterà alle genti sopravvenute, vale a dire ai Bantu ed agli Ottentotti, allevatori entrambi di mandrie. Nell'Australia la preistoria dell'arte presenta invece una propria fisionomia, con il predominio, in tutta la regione settentrionale, dello stile naturalistico, con la rappresentazione di uomini disegnati — diremmo — infantilmente. Sono ritenute queste figurazioni le impronte di esseri (comparsi anticamente sulla Terra) apportatori della pioggia. Attorno a queste testimonianze essenziali, antropomorfe, ne appariranno altre zoomorfe: i più rappresentati i canguri, i pesci, gli uccelli, i dingo. Lo stile ingenuo, ed anche alquanto rozzo, caratterizza questa che può ritenersi la primitiva arte australiana nelle più antiche sue testimonianze. Talune rappresentazioni schematizzano le figure umane in modo tanto semplicistico e primitivo da apparire grottesco. Ma in tutta l'Australia meridionale prevale, invece, uno stile lineare e quasi geometrico: sono linee parallele, diritte o ricurve, ondulate o come aggrovigliate; sono cerchi concentrici, o motivi pettiniformi. Talora i piccoli segni, sono così complicati nel loro incrociarsi e diramarsi, che solo la buona vo- Grotta Romanelli - Graffito rupestre rappresentante un bovide trafitto da lance o zagaglie. ( Fot. G. Guido) 453 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce lontà dell'osservatore può riconoscere, nell'artista primitivo, l'intenzione di rappresentare uomini od animali. Questa è l'arte rupestre australiana, alla quale non si è creduto di poter dare, dall'origine, riconoscimento di progresso alcuno. L'abate Breuil, che forse è il più noto studioso e illustratore dell'arte rupestre, scrisse or non è molto, nel « Saggiatore » a proposito dell'arte franco - cantabrica, che l'uomo primitivo, avendo veduto impresse nell'argilla le orme della selvaggina, fu indotto a imprimere quella della propria mano; « seguendo tale processo egli potè arrivare a tracciare con le dita delle linee nell'argilla molle o a dipingerle su una parete con le dita sporche. Da prima completamente casuale, questa manifestazione diventa poi intenzionale. Sorge così un intrico di linee, che a poco a poco si piegano in arabeschi e meandri e dalle quali, a un tratto, chi sa quando, nasce il contorno di un animale ». Sono le stesse linee, diritte ondulate, ricurve od intrecciate, che non solo tracciò l'uomo paleolitico della Francia e della Spagna di Settentrione, ma che ha continuato a tracciare, probabilmente fino ad oggi, l'uomo ancora primitivo del continente australiano, e che istintivamente traccerebbero ancora i nostri ragazzi nelle loro esercitazioni infantili. Dice ancora l'Abate Breuil, sempre a proposito dell'arte franco - cantabrica, che dopo il periodo di migliore fioritura, vi è un declino che si concretezza in piccoli disegni lineari e si appiattisce sempre più in elementi stilizzati e schematizzati, per quindi spegnersi del tutto. Anche il paletnologo svizzero Bandi avverte a proposito della Spagna meridionale, che anche qui l'arte rupestre dopo una « compiutezza sempre più attenta dell'elemento tecnico », alla fine decade. Il paletnologo francese Lothe, per l'arte rupestre dell'Africa settentrionale, afferma che dopo il periodo dei graffiti più belli « si constata una decadenza continua via via che ci si avvicina ai tempi moderni. Il paletnologo Holm, poi, nella complessiva uniforme persistenza dell'arte rupestre dei piccoli Boscimani dell'Africa meridionale, crede di potere rilevare che solo prima dell'arrivo delle genti Bantù, l'arte era considerata « come il più alto contenuto della vita ». Il paletnologo tedesco Lommel afferma infine, che la primitiva arte rupestre degli Australiani è stata quella geometrica, alla quale hanno fatto ritorno dopo lo stile figurativo antropomorfo. E' concorde, dunque, la costatazione di un ciclo di svilup po, al cui termine l'arte rupestre si mostra più o meno in declino, spesso ritornando allo stile elementare ch'essa aveva avuto al suo inizio. E' presso a poco quello che A. C. Blane ha affermato e dimostrato nella sua opera « Dall'astrazione all'organicità », confortando le proprie tesi con un corredo illustrativo così sagacemente scelto, che non solo ci convince ma che ci induce spesso ad allargare le considerazioni che se ne possono trarre. 454 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce Da quanto precede deriva che l'Europa non può ritenersi essere stato mai centro assoluto della civiltà culturale del mondo, neppure quando le difficoltà delle comunicazioni erano pressocché assolute per mancanza di vie e per insufficienza di mezzi. Le continue ricerche e conseguenti scoperte, peraltro, ci hanno sempre più rilevato manifestazioni culturali dalle impostazioni imprevedibili e quasi miracolose. Per noi, non è possibile perciò studiare l'arte preistorica dell'Europa, senza una profonda conoscenza dell'arte austro-africana. Gli influssi extraeuropei ormai non possono più negarsi. Prima di chiudere queste brevi note comunque, è da avvertire l'arte preistorica sia in Australia che in Africa e più in Africa che in Australia, ha una spirale propria, mozzata dalle colonizzazioni europee a causa l'incomprensione dei coloni. La ripresa dell'evoluzione comunque riprende con l'indipendenza dei popoli, ieri come oggi, come sempre. Durante i periodi delle colonizzazioni si determinano sempre e dovunque manifestazioni di imitazioni; codeste però si tradiscono facilmente mancando di quella carica spirituale e religiosa che ha l'arte indigena, con la quale l'artista, africano o australiano che sia, vuol arrivare alla Divinità, istituendo un colloquio di liberazione, di fede e di speranza. MARIO MOSCARDINO 455 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce