l`uomo del neolitico e la sua attivita`

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l`uomo del neolitico e la sua attivita`
L'UOMO DEL NEOLITICO E LA SUA ATTIVITA'
Il pianeta Terra ha una sua storia — cosmogonica e biologica —
che affonda le radici in un tempo lontanissimo e dell'ordine di miliardi di anni. Essa ci viene presentata — mi riferisco a quella biologica — dai fossili, cioè dai resti o impronte di organismi vissuti in
epoche geologiche passate, custoditi negli strati delle rocce sedimentarie. Ed è proprio la paleontologia a chiarirci la storia della vita
sulla Terra, vita dalle forme semplici o complesse, unicellulari o
pluricellulari, di tutti gli ambienti — marino e di terraferma — e
nelle più disparate condizioni di salinità, di composizione, di clima, ecc.
Passeranno i millenni a decine e centinaia, e non verremo a conoscenza che di pochi fatti e fenomeni di un lungo e lontano passato poiché la Terra rinserra gelosamente i suoi segreti. Passerà ancora del
tempo prima che l'uomo geologo, paleontologo, etnologo e paletnologo,
possa squarciare completamente il velo e farci conoscere le pagine di
quel grandioso libro sempre aperto, il grande libro della difficile e scorcentante lettura, il meraviglioso libro che ti conduce alle più impensate contraddizioni.
Quanti anni, o meglio quanti milioni di anni, sono passati da quando la Terra ha avuto origine? ( 1).
E se anche dovessimo trovarci di fronte a valori discordanti possiamo sempre, e tranquillamente, affermare che la Terra è antica, molto
antica. Quando su di essa si determinarono quelle condizioni le più
adatte alla vita si ebbe la comparsa di specie sempre più evolute, più
organizzate (virus, batteri, alghe, protozoi, funghi, licheni, echinodermi,
coniferi, vermi, anfibi, angiosperme, pesci, rettili, mammiferi, ecc.).
Tutto ciò in lassi di tempi lunghi che i geologi chiamano ere.
Nella prima — archeozoica — compaiono i protofiti e i protozoi, i semplici per eccellenza, nell'ultima — antropozoica — l'uomo, il più complesso, il più evoluto, il perfetto per eccellenza (2).
(1) Ruggero Ronzoni le assegna 5.500 milioni di anni. (v. « L'età della Terra da
determinazioni radioattive »).
(2) Le ere sono cinque, e precisamente: pre-paleozoica, paleozoica, mesozoica,
cenozoica e antropozoica. Esse, a loro volta, vanno suddivise in periodi: laurenziano e huroniano per la pre-paleozoica; cambriano, siluriano, devoniano, permiano e carbonifero per la paleozoica; triassico, giurassico e cretaceo per la mesozoica; eocene, oligocene, miocene e pliocene per la cenozoica; diluvium e alluvium
infine per l'antropozoica.
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Ma domandiamoci la ragione di questo continuo cangiare, di questo
mutare nel volgere di millenni, delle specie che si originano da altre
specie in modo che « la bella famiglia d'erbe e d'animali » aumenti nel
numero e diventi sempre più complessa e nelle strutture e nelle funzioni. E' proprio nella variazione, nel cambiamento dell'ambiente la risposta ai tanti perché.
Ogni ambiente ha le sue specie animali e vegetali, tanto è vero che
i paleontologi, dallo studio dei fossili-guida, cioè dai resti di organismi
caratteristici vissuti in determinati periodi geologici, sono in condizione
di ricostruire l'ambiente e, sia pure con larga approssimazione, di stabilire la cosiddetta età relativa dello strato o degli strati in cui gli
stessi si trovano.
Orogenesi, terremoti, bradisismi, vulcanesimo, cioè i fenomeni tutti
che originano continenti, regioni, montagne e che sconquassano la Terra
fin nelle sue viscere, che sollevano e abbassano impercettibilmente le
linee di costa per lunghi tratti, che costruiscono montagne con i materiali eruttati anche in una sola notte, sono alla base di tali cambiamenti,
Se a ciò non aggiungessimo l'azione dell'atmosfera, delle acque e, non
ultima, quella dell'uomo, non avremmo chiaro il quadro di questo' continuo mutare e variare quasi eterno dei corpi e degli organismi.
Ho detto che l'uomo è l'ultimo venuto sulla Terra. Ciò avvenne,
secondo gli studiosi, nell'era quaternaria detta appunto antropozoica e
più precisamente nell'ultimo periodo interglaciale (qualcosa come 100150.000 anni fa) (3).
Le condizioni climatiche dei periodi interglaciali — di durata maggiore dei glaciali — erano relativamente buone se si pensa che molti
animali provenienti dall'Africa invasero l'Europa e che numerose specie
scomparvero del tutto e furono sostituite da altre più adatte ai nuovi
climi (4).
Il primo uomo — il primigenius — aveva una statura media di
m. 1.60, posizione quasi eretta, l'aspetto non certo attraente, la fronte
bassa e sfuggente, il cranio appiattito, le arcate sopraorbitali sporgenti
e, infine, la mandibola massiccia e potente (5).
Certo una razza di paleantropi, diversa da quella di Neanderthal (6),
(3) Il glacialismo caratterizzò la prima parte dell'era quaternaria. Ma esso non
fu continuo, nel senso che, ad avanzate dei ghiacciai, seguirono ritiri degli stessi.
Ecco perché si parla di periodi glaciali e di interglaciali chiamati — a cominciare
dal più lontano nel tempo — Giinz, Mindel, Riss e Wiirm (riferiti alle Alpi).
(4) Si pensi all'orso delle caverne, al mammuth lanuto, al rinoceronte lanoso, ecc.
(5) v. R. Biasutti, Razze e popoli della Terra, vol. I, Torino, Utet, 1953.
(6) E' stato preceduto dal Pitecantropo, Sinantropo e l'uomo di Mauer o di
Heindelberg: i resti furono rinvenuti nei pressi di Diisserldotf. Esso comparve col
paleolitico inferiore e precederebbe il vero homo sapiens.
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ha lasciato tracce di attività: basta pensare alle asce amigdaloidi o di
tipo ovale, triangolare e lanceolato presenti in buona parte dell'Europa
e dell'Asia, dell'Africa settentrionale, orientale e meridionale e anche in
India. Questa industria è detta chelleana (dalla località di Chelles presso
Parigi) ma è presente anche da noi (Capri, Gargano, ecc.). Al paleolitico inferiore succede il miolitico o paleolitico superiore e, finalmente,
il neolitico. Alle asce, ai punteruoli e raschiatoi sommariamente lavorati
si sostituiscono lame, raschiatoi, bulini, punte di frecce dalle forme,
dimensioni diverse ma, soprattutto, da una lavorazione più accurata.
Al materiale li tico si aggiunge l'osso anche se la sua lavorazione è piuttosto grossolana (v. zagaglie, spilloni, punteruoli, bastoni di comando,
astucci tubulari di corno, ecc.). Sempre dalla pietra è ricavata la lampada: ciò in conseguenza della vita dell'uomo delle caverne e con un
clima ancora rigido e aspro.
Nella fase aurignaziana (7) si scopre l'uomo artista nel campo figurativo (incisioni, sculture, pitture). In proposito si ricordano le venerette, figure di donne nelle quali sono accentuati anche, seni ed organi
genitali. Interessanti, al riguardo, le veneri rinvenute in una grotta nei
pressi di Parabita (Lecce) (8) ad opera dell'Istituto di Antropologia e
Paleontologia Umana dell'Università di Pisa in collaborazione con la
Soprintendenza alle Antichità di Taranto e il Gruppo Speleologico Salentino « De Lorentiis » di Maglie.
Alla fine del paleolitico al clima glaciale — infatti i ghiacciai sono
circoscritti ai poli e sulle alte montagne — segue uno caldo-umido
per cui la vegetazione assume un aspetto arboreo e la caccia riprende
vigore. L'industria mesolitica continua con le forme antiche (raschiatoi,
lame, bulini, ecc.) sempre in pietra accompagnata da quella con lavorazione di ossa non di renne ma di cervo. Vengono abbandonati i riferimenti alla vita umana ed animale e subentrano i motivi ornamentali
(fasce, linee geometriche, zone riempite di punti, ecc.) con sapore magico (9).
Al mesolitico, come già detto, succede il neolitico nel quale s'im-
(7) L'industria litica — paleo inferiore e superiore — secondo la terminologia
degli studiosi francesi si articola in: pre-chelleana, chelleana (da Chelles presso
Parigi) e achelleiana (da S. Acheul presso Amiens) riferibili al paleolitico inferiore;
musteriana (da Le Mustier in Dordogna), aurignaziana (da Aurignac nell'alta
Garonna), solutreana (da Solutré nel dipartimento di Saórie et Loire) maddeleniana
(da La Madeleine in Dordogna) da ascriversi al paleolitico superiore.
(8) V. « La prima campagna di scavi nella grotta delle veneri a Parabita » di
G. Piscopo e A. M. Radmilli, La Zagaglia n. 31, sett. 1966, Scuola Tip. Bramante,
Urbani a.
(9) Il mesolitico è suddiviso in due aspetti culturali: aziliano (da Mas d'Azil
nell'Ariège) e tardenoisiano (da Tardenois nell'Aisne).
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pone la levigatura della pietra (selce, serpentina, diorite, ecc.) con
cui vengono preparati asce, bulini, raschiatoi, scalpelli, seghe, ecc. con
manici di legno, d'avorio e d'osso e, inoltre, compaiono pugnali, coltelli,
teste di mazze, punte di frecce, ecc. Ma accanto a questi oggetti destinati
alla lotta vengono lavorati, a scopo di ornamento, collane, bracciali,
amuleti, ecc. Non sono rare in questo periodo pitture su rocce (nell'ovest degli Stati Uniti) rappresentanti pitture umane stilizzate e con
il corpo a triangolo. S'inseriscono in proposito le manifestazioni pittoriche neolitiche delle grotte di Porto Badisco del comune di Otranto, in
provincia di Lecce (10). E' noto che l'avvenimento è importante e, starei
per dire, storico — almeno per l'Italia — e getta una nuova luce sull'attività dell'uomo nel Salento e i suoi eventuali rapporti con gli altri
gruppi italiani, europei ed extra-europei (v. Spagna, Francia, Svezia,
Norvegia, Cina, Giappone, Stati Uniti, ecc.).
I ritrovamenti ci avvicinano nel tempo ai nostri progenitori e ci
danno un pizzico di brivido per queste attestazioni di tempi tanto lontani e ci rendono orgogliosi per questa nuova luce di intelligente operosità dell'uomo del Salento (11).
ANGELO VIGNOLA
(10) V. Comunicazione di M. Moscardino « Storia e prospettive della scoperta
delle Grotte di Porto Badisco » nel n. 45 del marzo 1970 de « La Zagaglia »,
Stab. Tip. « Bramante », Urbania.
(11) Il sig. Pino Salamina ha scattato una serie di interessantissime fotografie
che si riferiscono alle incisioni e pitture sulle pareti delle grotte oltre a quelle
delle costruzioni stalattitiche e stalagmitiche. Alcune di esse compaiono nelle pagine del citato numero 45 de « La Zagaglia » di cui alla nota 10.
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