Comune di Anzola dell`Emilia
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Comune di Anzola dell`Emilia
COMUNE DI ANZOLA Lunedì, 14 dicembre 2015 COMUNE DI ANZOLA Lunedì, 14 dicembre 2015 Politica locale 14/12/2015 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 9 1 «Sull' ex linea ferroviaria sorgerà una ciclabile» 13/12/2015 Bologna Today 2 Amianto, nuovo servizio per lo smaltimento gratuito di piccole... Sport 14/12/2015 Il Resto del Carlino Pagina 18 4 Anzolavino 3 Airone 1 14/12/2015 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 26 5 Vignola 44 Anzola 71 14/12/2015 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 26 6 Salus nel segno di Fimiani Gianasi trascina Ozzano Pubblica Amministrazione 14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 6 ROSSELLA CADEO Tasse sulla casa: una dote di 27 milioni dai nuclei stranieri 14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 7 GIANNI MARCHETTIMIRCO MION Gli errori formali non sono sanzionabili 14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 7 14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 9 12 L'ennesima riforma rimasta sulla carta 14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 9 14 La mobilità a rilento peggiora i bilanci GIANNI TROVATI Province, la mappa dei trasferimenti 14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 36 SELENE PASCASI Affidamenti ai Comuni esclusi dalle nuove regole 14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 37 ANNA GUIDUCCI Vincoli a due vie sul personale 14/12/2015 Italia Oggi Sette Pagina 11 TANCREDI CERNE Crisi economica e tassazione, il conto è salato per i cittadini 14/12/2015 Italia Oggi Sette Pagina 36 ANTONIO CICCIA MESSINA La sanità ora si unifica in rete 14/12/2015 Italia Oggi Sette Pagina 47 FRANCESCA DE NARDI No alla sottoposizione a dirigenti amministrativi 14/12/2015 Italia Oggi Sette Pagina 207 Dipendenti ma non mediatori 15 17 19 21 22 24 Nuove opportunità dal settore pubblico 14/12/2015 Italia Oggi Sette Pagina 206 9 10 Le dieci insidie del saldo Imu e Tasi 14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 9 7 ANTONIO CICCIA MESSINA 26 27 14 dicembre 2015 Pagina 9 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Politica locale PERSICETO IL SINDACO MAZZUCA: «RICONVERSIONE DEL TRACCIATO BOLOGNA VERONA» «Sull' ex linea ferroviaria sorgerà una ciclabile» PERSICETO A TUTTO Persiceto. Il sindaco Renato Mazzuca, al suo secondo mandato, ingrana la quarta e spinge l' acceleratore sulla promozione del suo comune. «Recentemente spiega sono balzati agli onori delle cronache locali e nazionali alcuni persicetani che, grazie al loro talento, possiamo a pieno titolo considerare dei protagonisti nella promozione delle eccellenze del nostro territorio. Ciò a conferma che siamo in continua crescita sia demografica sia per offerta culturale. Una ricca offerta, oggi finalmente da mettere a regime. Per questo il mio impegno e quello della giunta, in collaborazione con Pro loco, sarà quello di puntare alla valorizzazione di Persiceto facendo perno sulle risorse culturali (musei, cinema, teatri) con attenzione alla nostra natura e ai settori dell' agroalimentare: della ristorazione e del consumo di prodotti tipici locali». Mazzuca si riferisce anche alle aree protette e di pregio naturalistico come la Bora o le Vasche di Tivoli. L' obbiettivo in questo caso è quello di realizzare una rete ecologica attenta all' ecoturismo e al cicloturismo che culminerà con la realizzazione di una pista ciclabile con servizi dedicati sull' ex tracciato ferroviario BolognaVerona. «A questo proposito continua Mazzuca , in un' ottica di Città Metropolitana sarà organizzato a breve un incontro, a livello di Unione Terre d' Acqua, con cittadini e stakeholder i cosiddetti portatori di interesse pubblici e privati per un confronto partecipato sul Piano Strategico metropolitano. E' lo strumento di costruzione condivisa di una visione del futuro del nostro territorio, e mirato al suo posizionamento sulla scena regionale, nazionale e internazionale». E aggiunge: «Considerata poi la posizione strategica di Persiceto credo potrà essere utile attivare delle partnership oltre che guardando a Bologna e quindi alla Città Metropolitana, anche rivolgendo lo sguardo ai paesi del Modenese e del Ferrarese nostri 'vicini di casa'. Per promuovere insieme, e quindi più efficacemente, le nostre tante eccellenze territoriali». Pier Luigi Trombetta. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 1 13 dicembre 2015 Bologna Today Politica locale Amianto, nuovo servizio per lo smaltimento gratuito di piccole quantità I Comuni di Terred' Acqua hanno sottoscritto, insieme ad Ausl e Geovest, un Protocollo di intesa. Il cittadino esegue una procedura, come da indirizzo, poi il ritiro a domicilio Al via da questo mese di dicembre un nuovo servizio riservato ai privati cittadini che intendono smaltire quantità modeste di materiale contenente amianto. I Comuni di Terred' Acqua hanno infatti sottoscritto, insieme ad Ausl e Geovest, un Protocollo di intesa per il ritiro a domicilio di piccole quantità di amianto in matrice compatta proveniente da abitazioni o da locali al servizio dell' abitazione. Annuncio promozionale Grazie a questo accordo , i cittadini che siano in possesso di manufatti contenenti amianto (eternit) potranno richiedere il servizio di ritiro a domicilio che verrà effettuato gratuitamente dal gestore del servizio rifiuti. Il servizio permette ai cittadini di effettuare autonomamente, la rimozione di modeste quantità di questo materiale, seguendo però una procedura a tutela della salute di chi effettua l' operazione e della collettività. Sempre per garantire la salute pubblica , non sarà possibile adoperare questa procedura "semplificata" per manufatti molto fragili (a rischio rottura) o in cattivo stato di conservazione cioè frantumati o deteriorati. In questi casi il cittadino dovrà rivolgersi a una ditta specializzata. Il servizio si applica esclusivamente ai rifiuti provenienti da abitazioni, o da locali al servizio dell' abitazione, che rientrino nelle quantità previste dal Protocollo e che siano in buono stato di conservazione. I materiali contenenti cementoamianto sono stati utilizzati fino all' inizio degli anni '90 e si trovano spesso in abitazioni private, in particolare nelle vecchie canne fumarie, in contenitori/serbatoi per liquidi, in lastre ondulate di copertura. Come è noto, tali materiali sono pericolosi per la salute per la possibilità di dispersione in aria di fibre di amianto e per questo motivo, la presenza di materiai deteriorati in cemento amianto costituisce un problema igienico ambientale e un rischio per la salute pubblica. L' amministrazione dei Comuni dell' Unione di Terre d' Acqua fa saere che è "già da tempo attiva nel controllo di tali materiali presenti in edifici pubblici; di fronte alle numerose segnalazioni di cittadini preoccupati per la presenza nelle proprietà private hanno lavorato a questo Protocollo e alla definizione di una procedura "semplificata" per lo smaltimento, in modo da offrire ai cittadini la possibilità di conferire al servizio pubblico modeste quantità, evitando problemi ambientali, e conseguentemente sanitari derivanti da un non corretto trattamento e conferimento di tali materiali o dal loro abbandono incontrollato". Per usufruire del servizio di ritiro è necessario prendere Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 2 13 dicembre 2015 < Segue Bologna Today Politica locale accordi con Geovest (n. verde 800.27.66.50, oppure [email protected]), dotarsi dell' apposito materiale, in vendita nella ferramenta e nei negozi di materiali edili che hanno aderito all' iniziativa (è possibile trovare l' elenco sul sito web dei singoli Comuni) e presentare, rivolgendosi di persona al Dipartimento Salute Pubblica dell' ASL (Circonvallazione Dante 12, San Giovanni in Persiceto), un piano di lavoro semplificato per la rimozione dei materiali contenenti amianto. Sul sito internet dei rispettivi Comuni è disponibile il protocollo d' intesa con la modulistica e le indicazioni dettagliate da seguire per la rimozione e il confezionamento dei materiali che Geovest provvederà a ritirare. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 3 14 dicembre 2015 Pagina 18 Il Resto del Carlino Sport Girone C Anzolavino 3 Airone 1 ANZOLAVINO: Galletti, Luppi, Ferrarese, Stefani, Bonetti, Pascerini, Mastria (46' st Magnani M.), Sanso (20' st Benuzzi), Andrean (40' pt Sabbi), Perrotta, Vergnani. All.: Di Maria. AIRONE: Ceroni, De Renzis (28' st Montanari), Covozzi (23' st Malagoli), Bianchi, Garagnani, Rondoni, Tchinda, Carati, Gabusi (32' st Fiorini), Santostasi, Goura. All.: Sbarra. Arbitro: Selleri di Bologna Reti: 31' pt rig. Vergnani, 22' st Mastria, 30' st Rondoni, 49' st Vergnani Note: Espulsi Luppi al 41' st e Santostasi al 38' st. Ammoniti: Luppi, Ceroni, Carati Anzola VITTORIA meritata della capolista. Vantaggio locale alla mezzora su calcio d i rigore assegnato per fallo su Perrotta. Raddoppia Mastria in contropiede a tu per tu con Ceroni. Accorcia le distanze Rondoni con un tiro dal limite. Tris a tempo scaduto ancora di Vergnani su azione di contropiede. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 4 14 dicembre 2015 Pagina 26 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Sport Vignola 44 Anzola 71 Vignola 44 Anzola 71 VIGNOLA: Degli Angeli, Chini, Barbieri 4, Pantaleo, Caltabiano 4, De Martini 7, Vannini 12, Paladini 1, Guidotti 11, Lolli 1, Lelli 4. All. Smerieri. ANZOLA: F. Poluzzi 10, D. Venturi 3, N. Venturi 4, Luparello 5, Boldini 3, L. Poluzzi 6, Franchini 10, Kalfus 2, Bastia, Mazza 7, Regazzi 12, Zanata 9. All. Coppeta. Arbitri: Di Napoli e Del Rio. Note: parziali 1515; 2232; 3253. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 5 14 dicembre 2015 Pagina 26 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Sport Salus nel segno di Fimiani Gianasi trascina Ozzano Passi avanti Bsl, quinto successo nelle ultime sei gare Bologna FINE SETTIMANA da mettere in cornice per le bolognesi della C Gold, a partire dalla Salus, che si aggiudica il derby contro la Ghepard 6170 (Fimiani uomo partita) e sale nel gruppo al quinto posto formato da Piacenza e San Marino. Bene anche i New Flying Balls, trascinati dal solito Gianasi, 7986 sul parquet di Castelfranco. Quinta vittoria nelle ultime sei uscite per la Bsl San Lazzaro di coach Roberto Rocca, che fa sua la sudata stracittadina contro il Pontevecchio (5247) e si prepara così nel migliore dei modi al turno prenatalizio di domenica prossima sul campo di Piacenza, che al PalaBanca ha l' 80 percento di vittorie. In C Silver Castenaso si arrende a Lg Competition Castelnovo (5375) e permette così a Medicina, 6278 a Cavriago, di arpionare la terza piazza. IN SERIE D settimo sigillo consecutivo per il Cvd di coach Loperfido, che convalida il primato nel girone A dopo l' 8565 rifilato all' Arbor. È bagarre a distanza per la seconda piazza del raggruppamento: la Vis Persiceto ha vita facile sul campo della Sampolese (65 82) e, forte dello scontro diretto a favore, si mantiene davanti ad Anzola, che espugna Vignola e aggancia la compagine di coach Rusticelli a quota 20 punti. Venerdì prossimo alle 21 occhi puntati sul big match CvdAnzola. Giacomo Gelati. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 6 14 dicembre 2015 Pagina 6 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Tasse sulla casa: una dote di 27 milioni dai nuclei stranieri Il gettito è pari a meno dell' 1% del totale Alla scadenza di dopodomani, il saldo 2015 di Imu e Tasi, sono chiamati tutti i proprietari di casa: anche gli stranieri che in Italia hanno acquistato un appartamento e che, tutto sommato, costituiscono un piccolo drappello, contrariamente a quanto si osserva tra gli italiani. Su un complesso di 5 milioni di immigrati residenti, le famiglie sono circa due milioni, ma solo per il 13,6%, ossia 250mila, la casa è di proprietà. Sono i dati che emergono da uno studio della Fondazione Leone Moressa, che analizza le condizioni abitative degli immigrati, mettendole a confronto con quelle delle famiglie italiane e con lo scenario che si presenta in altri Paesi europei. Un' analisi dalla quale emergono interessanti indicazioni: il grado di propensione a investire nel mattone, il sovraccarico impositivo e il sovraffollamento abitativo. Il contributo all' erario Partiamo dal tasso di popolazione straniera proprietaria: basando le sue elaborazioni sui dati della Banca d' Italia e sulle statistiche catastali dell' agenzia delle Entrate, lo studio stima che una famiglia straniera proprietaria viva in un' abitazione media di 68 metri quadrati (contro i circa 100 della media italiana), con una rendita rivalutata ipotizzando case di categoria A3 di tipo economico pari a circa 337 euro. Da qui si arriva a una base imponibile Tasi di poco meno di 54mila euro, il cui prelievo medio è stimabile in quasi 109 euro. La cifra, moltiplicata per i 250mila nuclei proprietari, produce un gettito complessivo di 27 milioni di euro. Rapportato al gettito Tasi totale (3,4 miliardi), significa che l' importo versato dagli stranieri pesa per meno dell' 1% sulla tassa abitazione principale, almeno fin tanto che è dovuta. «C' è un gap abitativo tra italiani e stranieri osservano i ricercatori di Fondazione Moressa , che rappresenta un ostacolo all' integrazione socioeconomica, finendo anche per limitare il contributo fiscale alle casse dello Stato». Il quadro in Europa Peraltro il quadro immobiliare, così come la situazione abitativa, non si presentano in maniera uniforme nei diversi Paesi della Ue a 15. Una prima tendenza che emerge è l' amore per il mattone dei Paesi mediterranei, a differenza di quelli nordici: a fronte di una media Ue del 72% tra gli autoctoni, la Spagna sfiora l' 84%, la Grecia e l' Italia il 79%, mentre Austria, Danimarca o Paesi Bassi sono intorno al 62 per cento. Per non dire dei tedeschi, dove solo la metà risulta proprietaria di una casa. Le percentuali si abbassano vertiginosamente tra la popolazione immigrata (36% la media Ue) per raggiungere il punto più basso proprio in Italia e in Grecia (intorno al 24%). «Questo dato statistico può essere interpretato come un segnale di integrazione commentano i ricercatori della Fondazione Moressa . In Paesi con una presenza radicata di stranieri troviamo infatti i valori superiori alla media». La pressione dei costi Lo studio della Fondazione Moressa scatta anche altre foto sulla situazione abitativa in Italia e in Europa. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 7 14 dicembre 2015 Pagina 6 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione La prima riguarda il tasso di sovraccarico dei costi abitativi, ossia la percentuale di popolazione che vive in case i cui oneri abitativi (al netto di sussidi e agevolazioni) superano il 40% del reddito disponibile. Ebbene, su questo fronte sono i greci a trovarsi più frequentemente in questa situazione di pressione (il 38% contro una media Ue dell' 11%), mentre gli italiani sono in genere abbastanza tranquilli, merito proprio della proprietà diffusa: meno del 7% ha problemi di costi che erodono troppo le entrate. Deciso cambio di registro tra gli stranieri: sale al 26% la media Ue dei nuclei più "carichi" (e l' Italia è in linea) per raggiungere il 66% in Grecia. La seconda foto, invece, inquadra il tasso di sovraffollamento, indicatore che esprime la percentuale di popolazione che vive in alloggi sottodimensionati rispetto alle esigenze familiari. In questo caso, fra gli autoctoni, a fronte di una media Ue del 7,7%, si arriva al 25% tra le famiglie greche o italiane. Ben altri numeri se si guarda la popolazione immigrata: mentre la media Ue si limita a salire al 22%, in Grecia e in Italia uno straniero su due vive in condizioni di sovraffollamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA. ROSSELLA CADEO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 8 14 dicembre 2015 Pagina 7 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione I casi . Nel modello F24 Gli errori formali non sono sanzionabili Nel modello F24 usato per i versamenti Imu e Tasi p o s s o n o e s s e r e p r e s e n t i e r r o r i meramente formali. Si tratta di sbagli che non incidono sul pagamento del debito tributario complessivo e che, quindi, non sono soggetti a sanzione. Una prima ipotesi di errore è l' indicazione scorretta del numero di immobili soggetti a tassazione: è i l c a s o , a d e s e m p i o , d e l contribuente con un' abitazione principale e una pertinenza che indica nella casella «num. immob.» del modello F24 il numero «1» anziché il «2». L' importo versato risulta però corretto. Può succedere, inoltre, che il contribuente indichi la rata di versamento errata, ossia barri la casella «acc.» (che sta per acconto) al posto della casella «saldo». Anche in questo caso, l' importo versato non risulta inficiato. Si può sbagliare anche a indicare l' importo della detrazione nella casella ad essa dedicata, pur versando l' importo esatto. Può accadere poi che per l' immobile siano intervenute variazioni, per le quali il contribuente ha presentato la dichiarazione di variazione, senza poi barrare nel modello F24 la casella «Immob. variati». Uno sbaglio, anche questo, che non comporta erroneo versamento dell' imposta. Tutti questi errori non pregiudicano i controlli del Comune e, pertanto, non sono sanzionabili (articolo 10, comma 3 della legge 212/2000). Per correggere il modello F24 che contiene errori formali, il contribuente può presentare un' istanza usando il modello previsto dal Comune dove si trova l' immobile, oppure inviare una richiesta in carta semplice nella quale devono essere indicati: le generalità del richiedente (cognome, nome, data e luogo di nascita, residenza, codice fiscale, telefono, eventuali email e Pec),; la data di versamento con modello F24; l' errore formale commesso e la correzione. Alla richiesta deve essere allegata una fotocopia del modello F24 presentato. Alcuni Comuni prevedono la sottoscrizione dell' istanza in presenza di un dipendente, ovvero l' invio insieme alla fotocopia non autenticata di un documento d' identità del dichiarante. © RIPRODUZIONE RISERVATA. GIANNI MARCHETTIMIRCO MION Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 9 14 dicembre 2015 Pagina 7 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Le dieci insidie del saldo Imu e Tasi Scade mercoledì il versamento della seconda rata 2015 Previsti 100 milioni di pagamenti Ultime 48 ore per i versamenti di Imu e Tasi. Scade infatti mercoledì il termine per versare il saldo dei due tributi sugli immobili. In attesa della cancellazione della Tasi sull' abitazione principale, sui terreni degli imprenditori agricoli e dei coltivatori diretti, che scatterà dal prossimo anno con la legge di Stabilità, anche l' appuntamento di questa settimana si presenta zeppo di insidie. Non è facile infatti orientarsi tra le scelte dei Comuni che hanno portato a una giostra di circa 200mila aliquote incrociate fra i due tributi. Queste costringeranno i proprietari di immobili e terreni a circa 100 milioni di versamenti, se si considerano anche affitti e comproprietà. E se in alcuni casi la semplice indicazione di un codice t r i b u t o e r r a t o o d i u n n u m e r o d i immobili inesatto rappresenta un errore formale che non fa scattare sanzioni (si veda l' articolo in basso), in molte altre circostanze il pagamento errato o incompleto è punito con sanzioni e interessi tanto più pesanti quanto più tardi ci si accorge dell' errore, secondo il meccanismo del ravvedimento operoso. Gli errori più frequenti in cui possono incappare i contribuenti sono sintetizzati nel decalogo elaborato da Agefis, Associazione dei geometri fiscalisti, per Il Sole 24 Ore del lunedì, pubblicato in versione integrale su internet (www.ilsole24ore.com, sezione Norme e tributi). La regola valida per tutti è quella di trovare e leggere con attenzione la delibera del Comune in cui si trova l' immobile. Sia per l' Imu, s i a p e r l a Tasi, infatti, molte delle scelte sono affidate in via discrezionale al Comune. Non solo per le aliquote da applicare. Per la Tasi, ad esempio, l' ente locale può stabilire proprie detrazioni che fanno scendere di molto l' imposta. Facile applicarle se stabilite in maniera fissa, meno facile se legate a parametri variabili. Milano e Roma, ad esempio, hanno differenziato le detrazioni Tasi in base alle rendite catastali. Ma per scovare l' importo esatto bisogna ricordarsi di sommare la rendita dell' abitazione a quella di eventuali pertinenze. Proprio le pertinenze sono tra le cause più comuni di errori: la regola base dell' Imu è che a ogni immobile si può associare una sola pertinenza tra quelle ammesse: cantine (C2), posto auto o box (C/6), tettoie (C/7). Capita però che alcune pertinenze siano "nascoste", cioè non accastate separatamente. Ai fini dell' imposta, però, concorrono comunque al raggiungimento delle soglie. Tra le insidie principali di Imu e Tasi resta la determinazione dell' aliquota in base alla quale pagare. I Comuni in questo si sono sbizzarriti con centinaia di migliaia di variabili. L' immobile affidato in comodato d' uso ai parenti, ad esempio, è spesso "premiato" con aliquote ridotte ma ci sono enti che Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 10 14 dicembre 2015 Pagina 7 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione subordinano l' agevolazione alla registrazione del contratto, un passaggio formale di solito poco seguito. Ed è proprio l' abitazione principale a nascondere ulteriori pericoli. È frequente il caso dei coniugi con due immobili nello stesso Comune in cui ciascuno ha la residenza, che considerano quindi entrambi come abitazione principale (partendo dall' esperienza della vecchia Ici). Per l' Imu e l a Tasi, però, questo non è più possibile e una sola abitazione è classificabile come «principale», quindi esente dal tributo. Attenzione poi alla Tasi sugli immobili affittati: se il tributo non è stato azzerato dal Comune, la quota a carico dell' inquilino va verificata delibera alla mano. E va decurtata da quella del proprietario. Quest' ultimo però può stare tranquillo: non è chiamato a rispondere in solido degli errori (o degli omessi versamenti) dell' inquilino. A meno che non decida di "accollarsi" quell' onere. Ma non deve dimenticare di comunicarlo per iscritto al Comune. Correggere gli errori è sempre possibile. In caso di versamenti in eccesso, si può chiedere il rimborso al Comune, compilando il modulo predisposto dall' amministrazione (o anche con richiesta in carta semplice). Per chi ha versato di meno, invece, la strada è quella del ravvedimento operoso, con sanzioni variabili a seconda del tempo trascorso dalla scadenza (entro i primi 14 giorni dopo il termine la maggiorazione si ferma allo 0,2% per ogni giorno di ritardo). Nel conto finale finiscono però anche gli interessi legali. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 11 14 dicembre 2015 Pagina 9 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione L'ANALISI L'ennesima riforma rimasta sulla carta GIANNI TROVATI Le Province di oggi sono stipendifici inefficienti. I loro fondi risicati servono quasi esclusivamente a pagare il personale, ma riescono nell' impresa con difficoltà crescenti e, in qualche caso, in modo discontinuo. I servizi? U n l u s s o , c h e q u a s i n e s s u n a amministrazione s i p u ò p i ù p e r m e t t e r e davvero. L' immagine è impietosa, ma può insegnare molto sulle riforme all' italiana e sui difetti strutturali di un Paese che si appassiona agli annunci, ma poi si annoia quando si tratta di tradurli in fatti. Popolarissima nella fase iniziale, quando una politica all' ansiosa ricerca di consensi ha messo le Province al centro del mirino bipartisan degli interventi indispensabili, la riforma è diventata orfana nella fase più faticosa, chiamata a decidere, con un lavoro complicato e certosino, come gestire funzioni, personale, immobili e debiti. Il Governo ha impiegato lunghi mesi per condurre in porto i decreti attuativi e la maggioranza delle Regioni si è impegnata in una battaglia che invece del campo aperto (difendere le Province fa perdere voti) ha preferito la strategia del sotterfugio, del rinvio e della resistenza passiva. Ora, tranne le poche eccezioni in ritardo ormai cronico, le leggi regionali sono scritte, ma innescano una catena di rinvii ad altre leggi, regolamenti e provvedimenti attuativi così fitta che è difficile vederne la fine. Questo esito, ovviamente, non va usato in modo strumentale per dire che prima tutto andava bene e che le riforme non vanno fatte. Piuttosto, insegna come non farle. La distanza siderale che separa le promesse roboanti dagli esiti scadenti torna in tanti capitoli dell' ordinamento locale che intrecciano da vicino la vita quotidiana dei cittadini. Nel 2010, con la prima delle tante manovre estive che sarebbero diventate un' abitudine negli anni dello spread, si è deciso che la maggioranza delle società partecipate dai Comuni andava privatizzata o chiusa, ma dopo cinque anni sono ancora tutte lì in attesa dell' ennesima riforma. Nel 2011 si è detto che Equitalia doveva abbandonare i tributi locali per lasciare il posto a una "riscossione dal volto umano", ma da allora nulla è cambiato e si attende solo la settima proroga della situazione attuale. Nel 2012 è stata la volta delle società strumentali, quelle che lavoravano (e ancora lavorano) solo con la Pa che le ha create. Nel 2013 doveva essere la volta buona per le gestioni associate obbligatorie dei piccoli Comuni, che ora la manovra sospende in attesa di un disegno più razionale. Nel 2014 si è fatta la riforma delle Province, che promette di accompagnarci a lungo. L' esperienza dei governi tecnici e politici, di centrodestra, centrosinistra e larghe intese è sufficiente a insegnare che non esistono riforme facili, "sprechi" che si cancellano con un colpo di bacchetta magica Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 12 14 dicembre 2015 Pagina 9 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione per la felicità di tutti. Esistono riforme necessarie, che per essere attuate chiedono fatica e la disponibilità a scontentare qualcuno. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 13 14 dicembre 2015 Pagina 9 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Gli effetti. Lo sforamento al 2016 è «ufficiale» La mobilità a rilento peggiora i bilanci Anche il prossimo anno i bilanci sempre più a s f i t t i c i d e l l e Province e d e l l e C i t t à metropolitane dovranno farsi carico di una parte del personale che secondo i programmi iniziali avrebbe dovuto trovare un' altra collocazione già da tempo. Accanto ai dipendenti in uscita con le regole preFornero, che vanno pagati fino al pensionamento, ci sono i 1.957 "esuberi" veri e propri, cioè il personale che non rientra nelle funzioni rimaste in capo ai vecchi enti di area vasta ma non si è ancora visto assegnare una nuova destinazione perché l' incrocio di domanda e offerta con gli altri enti non è ancora stato attivato. Il calendario scritto nel decreto di settembre sulla mobilità, con il conto alla rovescia che è potuto iniziare solo a fine settembre dopo il via libera della Corte dei conti, prevedeva la «presa in servizio» dell' ultimo dipendente trasferito entro il 31 marzo prossimo. Già da tempo, quindi, lo "sforamento" al 2016 è diventato ufficiale: il problema è che lo stesso cronoprogramma spiegava che l' offerta di posti da parte degli altri enti pubblici con disponibilità in organico per accogliere gli ex provinciali sarebbe stata definita entro novembre, ma per quel che riguarda le funzioni generali il meccanismo deve in pratica ancora partire. Non è difficile allora prevedere tempi più lunghi, ma mai come in questa riforma è evidente che i ritardi hanno un costo immediato. Il taglio miliardario scritto nella legge di Stabilità dell' anno scorso era stato infatti motivato con il fatto che le Province si sarebbero alleggerite di metà del personale ( nel caso delle Città metropolitane il taglio era del 30%) e quindi avrebbero avuto meno costi fissi da sostenere. Il 2015 è ormai arrivato alla fine senza essere teatro di particolari esodi dei dipendenti provinciali, ma è ovvio che qualsiasi sforamento nel 2016 peggiora la situazione. Anche perché, a differenza di quella della mobilità, la macchina dei tagli procede a ritmo serrato, in presenza di una spesa delle province in caduta libera. Un lavorio intenso nei mesi scorsi ha provato a limitare i danni, permettendo alle Province di scrivere un bilancio solo annuale (e quindi certificando che i conti degli anni successivi non tornano), di non pagare le rate dei mutui con la Cdp e così via. La stessa logica, in assenza di significative coperture alternative, torna con la legge di Stabilità di quest' anno. Ma ha il fiato corto. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 14 14 dicembre 2015 Pagina 9 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Province, la mappa dei trasferimenti Più di 16mila spostamenti previsti entro dicembre Molte regioni in ritardo Foggia, Salerno e Lecce guidano la classifica degli "esuberi" veri e propri, cioè di quel personale che deve uscire dalla Provincia alleggerita dalla riforma ma non ha ancora una nuova destinazione; da Roma, Torino e Napoli partono invece le strade più affollate per l' uscita anticipata, aperta dalla manovra dello s c o r s o a n n o c h e h a permesso i l pensionamento per il personale provinciale che raggiunge i requisiti preFornero entro la fine del 2016. Dopo tanta fatica, la geografia degli spostamenti per i dipendenti d e l l e Province chiamati a uscire dai loro vecchi uffici perché la riforma Delrio ha ridotto le funzioni degli enti di area vasta comincia a essere chiara. Non del tutto, perché in Lazio, Campania e Molise il cantiere è ancora aperto, ma le sanzioni minacciate alle tante Regioni che per mesi hanno tardato ad approvare le loro leggi attuative ha in molti casi accelerato la pratica. La nebbia che ha cominciato a diradarsi sul versante normativo, però, rimane ancora fitta s u l piano o p e r a t i v o , p e r c h é praticamente nessuno di questi spostamenti è stato ancora realizzato e il 1° gennaio, data entro la quale il nuovo assetto dovrebbe essere realizzato, è vicinissimo. La condizione dei bilanci nelle Città metropolitane e soprattutto nelle Province, poi, non offre molte certezze nemmeno al personale destinato a rimanere al proprio posto perché impegnato in funzioni che non traslocano. I numeri, prima di tutto. Dei quasi 50mila dipendenti negli organici di Città metropolitane e Province, per ora sono 16.237 i nomi che le amministrazioni locali hanno inserito nel Portale nazionale della mobilità, il cervellone telematico della Funzione pubblica che avrebbe dovuto incrociare la domanda di lavoro dei «soprannumerari» provinciali con l' offerta degli altri enti ma che nei fatti ha finora si è limitato a censire il personale "di troppo". Proprio l' approvazione delle leggi regionali, che insieme al lungo iter dei decreti sulla mobilità ha rappresentato l' ostacolo principale all' avvio effettivo della riforma, ha dato una grossa mano alla ricollocazione del personale, perché 5.575 persone entreranno direttamente nei ruoli delle regioni insieme ai servizi finora svolti dalle Province. Tutto, però, sta a capire entro quando avverrà questo passaggio. La Toscana è stata l' apripista nell' attuazione, approvando in via definitiva la propria legge nei primi giorni di marzo, e con 1.227 ricollocazioni primeggia anche nei numeri dell'"accoglienza" del personale ex provinciale, seguita dai 1.202 dell' Emilia Romagna. Finora, però, tutti i dipendenti interessati rimangono nei ruoli (e nei bilanci) delle Province, perché nel frattempo si sta lavorando alle sedi e al trasferimento di uffici e strutture. Se questa è la condizione della Regione più pronta nell' attuazione della Delrio, è ovvio che la strada si rivela ancora più lunga negli altri territori. Sono in 5.337, invece, i dipendenti di Province e Città metropolitane che fino a oggi si sono occupati dei Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 15 14 dicembre 2015 Pagina 9 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione centri per l' impiego, funzione persa dai nuovi enti alleggeriti dopo la riforma Delrio. Anche per loro la transizione passa dalle Regioni, che dovrebbero farsi carico in modo temporaneo di questo personale anche grazie ai 180 milioni di copertura in due anni messi a disposizione dall' Accordo quadro siglato da governo e Regioni prima della pausa estiva. Anche questa condizione, però, è transitoria, perché è ancora da definire la collocazione delle politiche del lavoro nel nuovo riparto di competenze fra Stato e Regioni che scaturirà dalla riforma costituzionale. Le incognite maggiori, però, circondano la sorte dei 1.957 dipendenti che non rientrano nei nuovi organici provinciali, ma che non hanno ancora individuato una nuova collocazione. Il problema dipende anche dal fatto che solo venerdì scorso è stato risolto l' inciampo tecnico che sinora non ha permesso a i Comuni di inserire i propri posti disponibili, per cui al momento non è stato possibile incrociare domanda e offerta. Secondo il calendario scritto nel decreto ministeriale sulla mobilità, tutto questo complesso risiko degli organici avrebbe dovuto concludersi entro il 31 marzo, ma i ritardi hanno finora caratterizzato tutte le tappe del processo e non è difficile prevedere nuovi sforamenti. L' attesa, insomma, si allunga, e coinvolge anche chi in Provincia non ha mai messo piede, ma si trova in posizione utile in una delle graduatorie nate dai concorsi banditi dai Comuni e poi "congelati" per permettere lo spostamento degli ex provinciali. Nei giorni scorsi il Governo ha annunciato la ripartenza della macchina delle assunzioni, con la firma del ministro della Pa, Marianna Madia, a un decreto che apre le porte a un centinaio di posizioni nello Stato, tra carriera diplomatica e prefettizia e i dirigenti del VI corso concorso della Sna, ma per la maggioranza degli interessat i l' attesa non si annuncia breve. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA. GIANNI TROVATI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 16 14 dicembre 2015 Pagina 36 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Adozioni. Per il Tribunale di Milano la corsia preferenziale prevista dalla legge 173/2015 riguarda solo le famiglie con cui è nato un legame affettivo e non gli enti o le comunità Affidamenti ai Comuni esclusi dalle nuove regole La corsia preferenziale per l' adozione prevista dalla legge 173/2015 riguarda solo la famiglia affidataria con cui il bambino ha già instaurato un significativo legame affettivo e non opera né nei casi di affidamento ai Comuni, né in quelli di collocamento in comunità. Lo precisa il Tribunale di Milano, che con l' ordinanza del 26 novembre 2015, rende una delle prime pronunce relative all' applicazione delle nuove disposizioni legislative. Alla base della vicenda, la storia di un bimbo inserito, sin dalla separazione dei genitori, presso una struttura di tipo assistenziale, ove la madre chiede che resti collocato. Ma l' attuale articolo 5 della legge 184/1983 sulle adozioni (così come modificato dalle nuove regole sulla continuità affettiva previste dalla legge 173/2015), prevede che nei procedimenti civili inerenti la responsabilità genitoriale, l' affidamento e l' adottabilità del minore affidato, «l' affidatario o l' eventuale famiglia collocataria» siano «convocati, a pena di nullità». Una norma processuale che va applicata anche alle cause in corso. Di qui, il quesito sottoposto ai giudici milanesi, circa la necessità di dover sentire sia l' ente affidatario del bambino (il Comune) che quello collocatario (la comunità). Ma il collegio lo esclude. Secondo il Tribunale vista la finalità della riforma di preservare «il diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare» la norma che sancisce la preferenza, nell' iter adottivo, per le famiglie che abbiano instaurato con i minori un legame significativo, non opera nelle ipotesi in cui non possa neppure discutersi di vincolo affettivo. Vincolo che non si instaura, ad esempio, né in caso di «misure meramente giuridiche come l' affidamento all' ente» (Comune o servizi sociali), tese unicamente a limitare la responsabilità genitoriale, né in quello di collocamento protettivo in ambiente comunitario e non familiare. Fattispecie spiegano i giudici in seno alle quali non vige alcun obbligo di convocazione dell' ente o dei responsabili di comunità, non essendo sorti (come, invece, accade per l' affidamento o la collocazione in famiglia) quei legami affettivi che meritano «riconoscimento e protezione, anche sul piano processuale». La norma di cui all' articolo 5, allora, come di recente modificata dalla legge 173/2015, troverà applicazione, si puntualizza nella decisione, solo nell' evenienza in cui «il minore versi in una situazione di affidamento familiare» (articolo 4 della legge 184/1983). A confermarlo, è lo stesso articolo 5 della legge sulle adozioni, che nell' estendere le previsioni dell' articolato anche alle vicende riguardanti «minori inseriti presso una comunità di tipo familiare o un istituto di assistenza pubblico o privato» Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 17 14 dicembre 2015 Pagina 36 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione specifica come tale estensione avverrà solo ove si tratti di norme «compatibili». E compatibile non è, conclude il Tribunale di Milano, il nuovo periodo introdotto dalla legge 173/2015 con l' affidamento all' ente o con il collocamento in comunità. Nella questione specifica, peraltro, la madre del minore non aveva neppure presentato istanza affinché il figlio fosse collocato presso di lei. Tutto deponeva, pertanto, nel senso dell' inserimento comunitario, assenti i presupposti per una diversa soluzione maggiormente adesiva agli interessi del bimbo. © RIPRODUZIONE RISERVATA. SELENE PASCASI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 18 14 dicembre 2015 Pagina 37 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Manovra. Un emendamento chiarisce che l' estensione del pareggio di bilancio non modifica le regole sulla spesa per stipendi Vincoli a due vie sul personale Restano i vecchi limiti per i piccoli Comuni non soggetti al Patto Gli obiettivi di finanza p u b b l i c a p e r i l bilancio d i previsione d e l p r o s s i m o t r i e n n i o a b b a n d o n a n o definitivamente il patto d i Stabilità interno e diventano equilibri finali di competenza per Regioni, Comuni, Province e Città metropolitane. Il Ddl Stabilità 2016 declina infatti le nuove regole del pareggio di bilancio d e g l i enti locali disponendo l' obbligo del conseguimento di un saldo non negativo, in termini di competenza, fra le entrate finali (titoli 1,2,3,4 e 5 del bilancio armonizzato) e le spese finali (titoli 1, 2 e 3 del medesimo schema di bilancio). Non concorrono al raggiungimento dell' equilibrio finale le accensioni e i rimborsi di prestiti, le anticipazioni di tesoreria e le partite di giro. Per il solo esercizio 2016, il fondo pluriennale vincolato di entrata e di spesa, al netto della quota proveniente da indebitamento viene conteggiato nel saldo finale. Nel saldo finanziario non saranno inoltre conteggiati gli accantonamenti a fondo crediti dubbia esigibilità o ai fondi spese e rischi futuri, le cui economie confluiscono nella quota accantonata del risultato di amministrazione. Sono assoggettati al pareggio di bilancio g l i enti individuati dall' articolo 9 comma 1 della legge 243/2012: Regioni, Comuni, Province, Città metropolitane, Province autonome di Trento e di Bolzano. Non essendo più prevista la distinzione in base al numero di abitanti, per la prima volta entrano nei vincoli di finanza pubblica i quasi 2.000 Comuni con meno di mille abitanti, che fino al 2015 erano esclusi dal patto di stabilità interno. Finora l' assoggettamento o meno al patto di stabilità ha rappresentato lo spartiacque per dividere in due il comparto e differenziare le regole. Con il maxi emendamento al disegno di legge di stabilità 2016, si chiariscono le regole di finanza pubblica per gli enti che fino al 2015 erano esclusi dal patto. Restano ferme tutte le disposizioni in materia di spesa di personale, comprese quelle disciplinate dall' articolo 1, comma 562, della legge 296/06. Secondo le disposizioni dell' art. 1, comma 557 della stessa legge 296/06, solo gli enti soggetti al Patto di stabilità interno sono infatti tenuti ad assicurare la riduzione delle spese di personale, al lordo degli oneri riflessi e dell' Irap, con esclusione degli oneri relativi ai rinnovi contrattuali, con riferimento al valore medio del triennio 20112013. Il contenimento della dinamica retributiva e occupazionale deve essere raggiunto attraverso azioni da modulare nell' ambito della propria autonomia e rivolte, in termini di principio alla riduzione dell' incidenza percentuale delle spese di personale rispetto al complesso delle spese correnti, alla razionalizzazione e snellimento delle strutture burocraticoamministrative e al contenimento delle dinamiche di crescita della contrattazione integrativa. Diverse sono invece le regole per gli enti non Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 19 14 dicembre 2015 Pagina 37 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione sottoposti al Patto di stabilità interno, per i quali il comma 562 della medesima legge, stabilisce che le spese di personale, come sopra calcolate, non devono superare il corrispondente ammontare dell' anno 2008. Anche in tema di turnover le regole sono diverse a seconda dell' assoggettamento o meno al patto di stabilità. Gli enti esclusi dal Patto possono procedere all' assunzione di personale nel limite delle cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato complessivamente intervenute nel precedente anno, mentre gli altri enti locali possono assumere personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 60% di quella relativa al personale di ruolo cessato nell' anno precedente (80% negli anni 2016 e 2017 e 100% a decorrere dall' anno 2018). © RIPRODUZIONE RISERVATA. ANNA GUIDUCCI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 20 14 dicembre 2015 Pagina 11 Italia Oggi Sette Pubblica Amministrazione Il totale delle imposte sul reddito Pf è passato dall' 8,8 all' 8,9% del pil dei paesi Ocse Crisi economica e tassazione, il conto è salato per i cittadini Le tasse dei cittadini per pagare i costi della crisi. Tra il 2007 e il 2014 l' aumento dei contributi e delle imposte sui consumi hanno c o m p e n s a t o i l c a l o d e l l e entrate f i s c a l i generato dalle imprese. La fotografia è stata scattata dall' Ocse secondo cui il valore delle tasse versate dalle imprese è sceso di quasi un punto percentuale negli ultimi sette anni arrivando a toccare il 2,8% del pil a fronte del 3,6% registrato nel 2007. Questa tendenza si è mossa di pari passo con la spinta uguale e contraria registrata sul fronte del carico fiscale che grava sui privati. Dall' inizio della crisi economica a oggi, il totale delle imposte sul reddito delle persone fisiche è passato dall' 8,8% all' 8,9% del prodotto interno lordo dei paesi Ocse, mentre le entrate generate dalle imposte sui consumi ha fatto segnare un aumento dello 0,3 per cento passando dal 6,5% al 6,8% del pil negli ultimi sette anni. Un andamento preoccupante. Stando almeno all' allarme lanciato da Pascal SaintAmans, direttore del Centro di politica p e r l ' amministrazione fiscale dell' Ocse, secondo cui «i cittadini pagano il conto delle strategie messe a punto dalle aziende per versare sempre meno tasse». Se è vero che una parte della riduzione delle entrate fiscali da parte delle imprese è stata determinata dal calo di fatturati e ordinativi, è vero anche che le politiche fiscali aggressive hanno consentito a molte aziende di minimizzare la pressione dell' Erario sui bilanci. Risultato, il contributo delle imposte sul reddito e delle tasse sui consumi è salito in Francia dal 10,1 al 10,9% del pil tra il 2007 e il 2014, in Germania dal 10,9 all' 11,3%, mentre in Italia si è saliti dal 14,1 al 14,5%. È andata peggio ai danesi che hanno subito un aumento delle tasse dal 27,9 al 29,8%. Unico paese in controtendenza, la Spagna dove le politiche sociali anticrisi, uniti alle misure draconiane per evitare il default del paese si sono tradotte in una riduzione del peso del Fisco sui privati, passato dal 12,3 al 9,6% della ricchezza prodotta. TANCREDI CERNE Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 21 14 dicembre 2015 Pagina 36 Italia Oggi Sette Pubblica Amministrazione Il Garante privacy su Dossier e Fascicolo sanitari elettronici: indispensabile un referente La sanità ora si unifica in rete Cure e scambio di dati con il via libera del paziente Ci vuole un responsabile privacy per le strutture sanitarie pubbliche e private, che possono usare due archivi informatizzati: il Dossier sanitario elettronico e il Fascicolo sanitario elettronico (Fse). La tecnologia, certo, viene in aiuto di professionisti ma i pazienti devono sapere che fine fanno le informazioni sulla salute. E il consenso del paziente raddoppia: l' interessato è chiamato a esprimere la propria adesione sia alla prestazione di cura sia a un flusso di dati, che corre sul tracciato della telematica. Per garantire una circolazione sicura di informazioni così delicate, comunque, è diventato fortemente consigliabile un referente privacy. Parola del Garante della privacy. Per il dossier elettronico le linee guida dell' autorità, presieduta da Antonello Soro (provvedimento n. 331 del 4 giugno 2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 164 del 17 luglio 2015), in ragione della particolare delicatezza delle informazioni trattate, auspicano che i titolari del trattamento individuino al loro interno una figura di responsabile della protezione dei dati che svolga il ruolo di referente con il Garante (cosiddetto Dpo, Data protection officer). Lo stesso dicasi per il Fascicolo sanitario elettronico: nel dare il parere favorevole allo schema di regolamento (approvato con Dpcm 29 settembre 2015, n. 178, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.263 dell' 11 novembre 2015) il Garante ha consigliato l' individuazione all' interno delle strutture sanitarie di una figura di responsabile della protezione dei dati (provvedimento del Garante privacy n. 261 del 22 maggio 2014). Il sistema di interconnessione tra Asl, ospedali e oggetti accreditati nel sistema sanitario pubblico, e quello degli organismi sanitari privati richiedono, una competenza specializzata in materia di trattamento dei dati personali. Così sarà a breve grazie a una specifica previsione del futuro regolamento europeo, in corso di approvazione, che impone la nomina di un responsabile del trattamento dei dati a tutti gli enti pubblici e, a certe condizioni, anche ai soggetti privati. Il comparto sanità, d' altra parte, richiede, più di altri, una valutazione d' impatto dei trattamenti dei dati e l' attivazione di accorgimenti a salvaguardia dei diritti del paziente, ma anche a garanzia della qualità della prestazione medica. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 22 14 dicembre 2015 Pagina 36 < Segue Italia Oggi Sette Pubblica Amministrazione Il principale obiettivo dei nuovi strumenti che il garante della privacy e parlamento/governo hanno disciplinato (in particolare dossier sanitario e fascicolo sanitario elettronico), infatti, è la certezza del dato trattato e conservato. Avere data base con dati sanitari certi, cioè esatti e aggiornati, è il presupposto per consentire al medico di formulare una diagnosi idonea e una conseguente efficacia assunzione di decisione terapeutica. Avere un archivio sanitario con informazioni non più corrette o non aggiornato sarà anche un problema di privacy, ma soprattutto rischia di compromettere l' incolumità del paziente. Dossier e fascicolo possono essere strumenti che aumentano le chance di cura e guarigione, ma devono essere riempiti con dati esatti e devono essere costantemente monitorati. Altrimenti finiscono per complicare le cose. Magari diventano un contenitore virtuale pieno zeppo di informazioni disordinate: a che servono? Non sono utili per l' attività di cura e poi violano anche la privacy. La figura del Dpo sanitario diventa il centro propulsore di condotte coerenti con la normativa della privacy e promotore di attività di controllo periodico sul livello adeguato di accorgimenti e precauzioni. Tra le quali la principale è la completa e adeguata informazione al paziente. Il singolo deve sapere come viene costruito la scheda del dossier e del fascicolo sanitario che lo riguardano e deve avere il potere decisionale. Il potere di decisione sulle informazioni sanitarie deve rimanere appannaggio del paziente. Paziente che deve sapere a che rischi va incontro. Mettiamo che uno decida di eliminare una certa sua malattia dal fascicolo o dal dossier e che tale omissione impedisca una corretta decisione a riguardo di un evento sanitario successivo e mettiamo che quella persona subisca un danno: che interesse si può avere a oscurare alcuni dati? Certo il paziente deve potersi fidare di chi ha le chiavi di accesso a dossier e fascicoli e per potersi fidare deve avere garanzie su come saranno usate le sue informazioni. Tutta l' operazione si basa, dunque, sulla correttezza del trattamento: e ciò dipende dalla costruzione di un' organizzazione interna rispettosa delle discipline di legge/regolamento e delle linee guida del garante della privacy. Senza dimenticare una cosa molto semplice: dossier e fascicolo sanitario sono un ausilio tecnologico e non un mezzo esclusivo e sostitutivo del flusso di notizie che il medico deve avere a disposizione. Anche da un punto di vista deontologico sono poste a carico del medico la proporzionalità e l' appropriatezza ed efficacia dell' uso di tecnologie informatiche, il ricorso alle quali deve essere coerente con il principio generale della non delegabilità dei compiti di diagnosi, terapia e riabilitazione del paziente: tutte attività che si realizzano impegnando la competenza, l' autonomia e la responsabilità del professionista. Uso di dossier e fascicoli non stornano la responsabilità professionale, altrimenti il paziente potrebbe farsi la diagnosi da sé, magari usando software venduti con pubblicazioni mediche. Se l' anamnesi è una partita di scacchi tra medico e paziente, il medico deve utilizzare l' aiuto delle tecnologie informatiche che sopperiscono a lacune nel ricordo del paziente, ma deve utilizzare lo strumento con il filtro della valutazione professionale. © Riproduzione riservata. ANTONIO CICCIA MESSINA Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 23 14 dicembre 2015 Pagina 47 Italia Oggi Sette Pubblica Amministrazione pARLA CLAUDIO COLA, PRESIDENTE aICOM Nuove opportunità dal settore pubblico Una formazione di base per svolgere la funzione di conformità. Assistendo l' impresa nella formazione dei processi aziendali e verificando anche ex post che questi siano in linea con la normativa, attraverso controlli mirati nel tempo. Partendo da questa metodologia comune, il compliance officer deve studiare poi il settore di specializzazione prescelto: antiriciclaggio, anticorruzione, privacy e così via. Con nuove opportunità che a r r i v e r a n n o d a l settore pubblico e d a l tributario. Ne è convinto Claudio Cola, presidente Aicom (Associazione italiana compliance), che ha inquadrato le attuali opportunità per chi svolge la funzione di conformità. Domanda. Conferma la diffusione del compliance officer anche in altri settori oltre al bancario e all' assicurativo? Risposta. Certamente. Nel mondo bancario e assicurativo c' è infatti una normativa specifica che rende obbligatoria la presenza di tali figure. Negli altri settori, però, può risultare ugualmente necessaria perché le normative impongono obblighi, per l' impresa, che possono essere svolti da figure professionali analoghe al compliance officer. Che, ricordiamo, vanno oltre la figure legale, che non è in grado per definizione di svolgere una funzione di controllo ex ante, ex post, di porre in essere presidi sulle procedure aziendali e così via. La confusione tra l' attività di compliance e quella legale è spesso dovuta a una scarsa conoscenza della realtà operativa. D. In quali settori si sta sviluppando maggiormente? R. Direi farmaceutico, green economy, o il privato collegato al pubblico. Anche lo stesso settore pubblico può rappresentare una nuova frontiera viste le normative specifiche come l' anticorruzione o il modello organizzativo che prevedono la presenza di figure analoghe al compliance officer. Posso dire che gli annunci di ricerche di personale con riferimento a figure di compliance sono in forte aumento. Basti pensare che tra il 2009 e il 2014, nelle banche e nelle assicurazioni, dove l' obbligo vige rispettivamente dal 2007 e dal 2008, la presenza di professionisti che si occupano di compliance è raddoppiata. D. Che tipo di formazione è necessaria? R. Anzitutto una formazione di base su come si svolge la funzione di conformità, poi una preparazione Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 24 14 dicembre 2015 Pagina 47 < Segue Italia Oggi Sette Pubblica Amministrazione specifica per le diverse aree. In questo momento è molto gettonata, per esempio, l' area antiriciclaggio e la lotta al finanziamento al terrorismo, data l' attenzione molto forte delle imprese a questa materia per via della regolamentazione particolarmente pervasiva. Le materie, comunque, sono talmente tante che non è possibile essere specializzati in tutto. Bisogna gestire con attenzione l' aspetto formativo partendo da un semplice concetto: la funzione di conformità e la funzione di controllo che assiste alla formazione di processi aziendali, verifica che questi siano in linea con le normative effettuando controlli nel tempo. La metodologia, insomma, deve essere comune anche se le aree e le specializzazioni sono le più diverse. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 25 14 dicembre 2015 Pagina 206 Italia Oggi Sette Pubblica Amministrazione No alla sottoposizione a dirigenti amministrativi È illegittimo il regolamento di un comune che subordina l' Avvocatura civica a un dirigente amministrativo peraltro non iscritto alla sezione speciale dell' albo degli avvocati. Lo ha sancito il Tar Veneto, sez. II con la sentenza del 27/11/15 n. 1274. Il comune di Vicenza aveva modificato il regolamento dell' o r d i n a m e n t o d e g l i u f f i c i e d e i servizi collocando l' Avvocatura civica all' interno degli uffici di staff del sindaco, sottoponendolo alla direzione del dirigente amministrativo del «settore risorse umane, segreteria generale e organizzazione». Tale deliberazione era stata impugnata dall' a v v o c a t o d e l l ' ente c h e , i n q u a l i t à d i funzionario inquadrato con la qualifica D3/D6 «Avvocato», prestava la propria attività professionale come responsabile dell' Avvocatura civica, lamentando il mancato riconoscimento di autonomia. Il Tar Veneto accoglie il ricorso. Le avvocature degli enti pubblici, infatti, devono essere costituite in un apposito ufficio dotato di adeguata stabilità ed autonomia organizzativa, nonché distinzione dagli altri uffici di gestione amministrativa al quale devono essere preposti avvocati addetti in via esclusiva alle cause e agli affari legali con esclusione dello svolgimento di «attività di gestione». Secondo i giudici amministrativi tali regole «costituiscono l' applicazione ai professionisti legali degli enti pubblici, che sono soggetti agli obblighi deontologici e alla vigilanza degli ordini forensi di appartenenza, dei principi che caratterizzano la professione legale, la quale deve essere svolta senza condizionamenti che potrebbero comprometterne l' indipendenza». Non può che essere ritenuta illegittima, quindi, una delibera comunale nel caso in cui risulti che l' Avvocatura civica è struttura subordinata ad un dirigente amministrativo, peraltro non iscritto alla sezione speciale dell' albo degli avvocati. © Riproduzione riservata. FRANCESCA DE NARDI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 26 14 dicembre 2015 Pagina 207 Italia Oggi Sette Pubblica Amministrazione Secondo il Consiglio di stato si tratta di decisione che rientra nella discrezionalità Dipendenti ma non mediatori La p.a. può negare la possibilità di avere l' incarico Negare al dipendente pubblico la possibilità di assumere l' incarico di mediatore civile non può ritenersi una decisione illegittima trattandosi di scelta rimessa alla discrezionalità dell' amministrazione. L o h a stabilito la terza sezione del Consiglio di stato con la sentenza n. 3843, depositata il 4 agosto 2015. Nel caso concreto, un graduato (assistente capo) della polizia ha chiesto di essere autorizzato allo svolgimento dell' attività di «mediatore civile». L' amministrazione d i appartenenza ha rigettato l' istanza, ritenendo l' attività di conciliatore incompatibile con il servizio pubblico ricoperto. I l dipendente ha, dunque, adito il tribunale amministrativo regionale al fine di ottenere l' annullamento del diniego. Tra vari argomenti, il ricorrente ha sottolineato l' assenza di profili di incompatibilità tra l' attività di mediatore e quella assunta alle dipendenze della p.a. nonché, in ogni caso, il carattere saltuario e non continuativo dell' impiego «in aggiunta». Il Tar, nel dar seguito alle ragioni del lavoratore, ha accolto la domanda annullando il provvedimento impugnato. Secondo il tribunale, infatti, l' assunzione formale e astratta della qualifica di «mediatore civile» non incorre in alcuna incompatibilità; non comporta, di per sé, alcuna interferenza con il servizio; e non pone problemi di opportunità. Nondimeno hanno spiegato i giudici di primo grado eventuali criticità possono derivare in virtù delle peculiarità della singola controversia da mediare, motivo per cui è necessario che il giudizio autorizzatorio dell' amministrazione operi «case by case». In altri termini, l' eventuale stato di incompatibilità non scatterebbe in automatico con la mera assunzione della qualifica di mediatore, bensì con l' accettazione di un incarico riferito a una determinata lite. Di tutt' altra opinione si è mostrato il consiglio di stato, adito con ricorso in appello. Secondo il supremo consesso, infatti, la decisione sul se autorizzare o meno l' incarico di mediatore è rimessa alla piena discrezionalità dell' amministrazione di appartenenza. La rappresentazione offerta dal Tar, invero, non è coerente con il corredo normativo che regola l' attività del mediatore, i.e. la legge delega (cfr. art. 60, legge n. 69/2009), il decreto delegato (dlgs n. 28/2010) e il relativo regolamento attuativo (dm n. 180/2010). Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 27 14 dicembre 2015 Pagina 207 < Segue Italia Oggi Sette Pubblica Amministrazione La mediazione hanno spiegato i giudici capitolini «deve essere svolta da appositi organismi "professionali e indipendenti, stabilmente destinati all' erogazione del servizio di conciliazione" avvalendosi di personale dotato di una specifica formazione e retribuito». È vero che l' art. 6, comma 4 del regolamento apre alla possibilità che le funzioni di mediatore siano svolte da pubblici dipendenti. Tuttavia l' assunzione, in concreto, di siffatto ruolo non può discendere da una generalizzata autorizzazione legislativa, l' amministrazione di appartenenza dovendo intercedere tramite valutazioni che tengano conto della mission istituzionale e delle caratteristiche organizzative sue proprie. In conclusione, secondo Palazzo Spada, non si può giudicare illegittima la posizione assunta dall' amministrazione che ritenga opportuno non autorizzare i propri agenti e funzionari ad assumere la qualità di mediatore. Trattasi, beninteso, di valutazioni discrezionali rispetto alle quali così conclude la sentenza «la stessa amministrazione potrebbe in futuro decidere diversamente». © Riproduzione riservata. ANTONIO CICCIA MESSINA Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 28