Comune di Anzola dell`Emilia

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Comune di Anzola dell`Emilia
COMUNE DI ANZOLA
Lunedì, 14 dicembre 2015
COMUNE DI ANZOLA
Lunedì, 14 dicembre 2015
Politica locale
14/12/2015 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 9
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«Sull' ex linea ferroviaria sorgerà una ciclabile»
13/12/2015 Bologna Today
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Amianto, nuovo servizio per lo smaltimento gratuito di piccole...
Sport
14/12/2015 Il Resto del Carlino Pagina 18
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Anzolavino 3 Airone 1
14/12/2015 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 26
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Vignola 44 Anzola 71
14/12/2015 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 26
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Salus nel segno di Fimiani Gianasi trascina Ozzano
Pubblica Amministrazione
14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 6
ROSSELLA CADEO
Tasse sulla casa: una dote di 27 milioni dai nuclei stranieri
14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 7
GIANNI MARCHETTIMIRCO MION
Gli errori formali non sono sanzionabili
14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 7
14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 9
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L'ennesima riforma rimasta sulla carta
14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 9
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La mobilità a rilento peggiora i bilanci
GIANNI TROVATI
Province, la mappa dei trasferimenti
14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 36
SELENE PASCASI
Affidamenti ai Comuni esclusi dalle nuove regole
14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 37
ANNA GUIDUCCI
Vincoli a due vie sul personale
14/12/2015 Italia Oggi Sette Pagina 11
TANCREDI CERNE
Crisi economica e tassazione, il conto è salato per i cittadini
14/12/2015 Italia Oggi Sette Pagina 36
ANTONIO CICCIA MESSINA
La sanità ora si unifica in rete
14/12/2015 Italia Oggi Sette Pagina 47
FRANCESCA DE NARDI
No alla sottoposizione a dirigenti amministrativi
14/12/2015 Italia Oggi Sette Pagina 207
Dipendenti ma non mediatori
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Nuove opportunità dal settore pubblico
14/12/2015 Italia Oggi Sette Pagina 206
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Le dieci insidie del saldo Imu e Tasi
14/12/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 9
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ANTONIO CICCIA MESSINA
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Il Resto del Carlino (ed.
Bologna)
Politica locale
PERSICETO IL SINDACO MAZZUCA: «RICONVERSIONE DEL TRACCIATO BOLOGNA­
VERONA»
«Sull' ex linea ferroviaria sorgerà una ciclabile»
­ PERSICETO ­ A TUTTO Persiceto. Il sindaco
Renato Mazzuca, al suo secondo mandato,
ingrana la quarta e spinge l' acceleratore sulla
promozione del suo comune. «Recentemente ­
spiega ­ sono balzati agli onori delle cronache
locali e nazionali alcuni persicetani che, grazie
al loro talento, possiamo a pieno titolo
considerare dei protagonisti nella promozione
delle eccellenze del nostro territorio. Ciò a
conferma che siamo in continua crescita sia
demografica sia per offerta culturale. Una ricca
offerta, oggi finalmente da mettere a regime.
Per questo il mio impegno e quello della
giunta, in collaborazione con Pro loco, sarà
quello di puntare alla valorizzazione di
Persiceto facendo perno sulle risorse culturali
(musei, cinema, teatri) con attenzione alla
nostra natura e ai settori dell' agroalimentare:
della ristorazione e del consumo di prodotti
tipici locali». Mazzuca si riferisce anche alle
aree protette e di pregio naturalistico come la
Bora o le Vasche di Tivoli. L' obbiettivo in
questo caso è quello di realizzare una rete
ecologica attenta all' ecoturismo e al
cicloturismo che culminerà con la realizzazione di una pista ciclabile ­ con servizi dedicati ­ sull' ex
tracciato ferroviario Bologna­Verona. «A questo proposito ­ continua Mazzuca ­, in un' ottica di Città
Metropolitana sarà organizzato a breve un incontro, a livello di Unione Terre d' Acqua, con cittadini e
stakeholder ­ i cosiddetti portatori di interesse ­ pubblici e privati per un confronto partecipato sul Piano
Strategico metropolitano. E' lo strumento di costruzione condivisa di una visione del futuro del nostro
territorio, e mirato al suo posizionamento sulla scena regionale, nazionale e internazionale». E
aggiunge: «Considerata poi la posizione strategica di Persiceto credo potrà essere utile attivare delle
partnership oltre che guardando a Bologna e quindi alla Città Metropolitana, anche rivolgendo lo
sguardo ai paesi del Modenese e del Ferrarese nostri 'vicini di casa'. Per promuovere insieme, e quindi
più efficacemente, le nostre tante eccellenze territoriali».
Pier Luigi Trombetta.
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13 dicembre 2015
Bologna Today
Politica locale
Amianto, nuovo servizio per lo smaltimento gratuito
di piccole quantità
I Comuni di Terred' Acqua hanno sottoscritto, insieme ad Ausl e Geovest, un Protocollo
di intesa. Il cittadino esegue una procedura, come da indirizzo, poi il ritiro a domicilio
Al via da questo mese di dicembre un nuovo
servizio riservato ai privati cittadini che
intendono smaltire quantità modeste di
materiale contenente amianto. I Comuni di
Terred' Acqua hanno infatti sottoscritto,
insieme ad Ausl e Geovest, un Protocollo di
intesa per il ritiro a domicilio di piccole quantità
di amianto in matrice compatta proveniente da
abitazioni o da locali al servizio dell'
abitazione. Annuncio promozionale Grazie a
questo accordo , i cittadini che siano in
possesso di manufatti contenenti amianto
(eternit) potranno richiedere il servizio di ritiro
a domicilio che verrà effettuato gratuitamente
dal gestore del servizio rifiuti. Il servizio
permette ai cittadini di effettuare
autonomamente, la rimozione di modeste
quantità di questo materiale, seguendo però
una procedura a tutela della salute di chi
effettua l' operazione e della collettività.
Sempre per garantire la salute pubblica , non
sarà possibile adoperare questa procedura
"semplificata" per manufatti molto fragili (a
rischio rottura) o in cattivo stato di
conservazione cioè frantumati o deteriorati. In
questi casi il cittadino dovrà rivolgersi a una
ditta specializzata. Il servizio si applica
esclusivamente ai rifiuti provenienti da
abitazioni, o da locali al servizio dell' abitazione, che rientrino nelle quantità previste dal Protocollo e che
siano in buono stato di conservazione. I materiali contenenti cemento­amianto sono stati utilizzati fino all'
inizio degli anni '90 e si trovano spesso in abitazioni private, in particolare nelle vecchie canne fumarie,
in contenitori/serbatoi per liquidi, in lastre ondulate di copertura. Come è noto, tali materiali sono
pericolosi per la salute per la possibilità di dispersione in aria di fibre di amianto e per questo motivo, la
presenza di materiai deteriorati in cemento amianto costituisce un problema igienico ambientale e un
rischio per la salute pubblica. L' amministrazione dei Comuni dell' Unione di Terre d' Acqua fa saere
che è "già da tempo attiva nel controllo di tali materiali presenti in edifici pubblici; di fronte alle
numerose segnalazioni di cittadini preoccupati per la presenza nelle proprietà private hanno lavorato a
questo Protocollo e alla definizione di una procedura "semplificata" per lo smaltimento, in modo da
offrire ai cittadini la possibilità di conferire al servizio pubblico modeste quantità, evitando problemi
ambientali, e conseguentemente sanitari derivanti da un non corretto trattamento e conferimento di tali
materiali o dal loro abbandono incontrollato". Per usufruire del servizio di ritiro è necessario prendere
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13 dicembre 2015
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Bologna Today
Politica locale
accordi con Geovest (n. verde 800.27.66.50, oppure [email protected]), dotarsi dell' apposito materiale, in
vendita nella ferramenta e nei negozi di materiali edili che hanno aderito all' iniziativa (è possibile
trovare l' elenco sul sito web dei singoli Comuni) e presentare, rivolgendosi di persona al Dipartimento
Salute Pubblica dell' ASL (Circonvallazione Dante 12, San Giovanni in Persiceto), un piano di lavoro
semplificato per la rimozione dei materiali contenenti amianto. Sul sito internet dei rispettivi Comuni è
disponibile il protocollo d' intesa con la modulistica e le indicazioni dettagliate da seguire per la
rimozione e il confezionamento dei materiali che Geovest provvederà a ritirare.
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Il Resto del Carlino
Sport
Girone C
Anzolavino 3 Airone 1
ANZOLAVINO: Galletti, Luppi, Ferrarese, Stefani,
Bonetti, Pascerini, Mastria (46' st Magnani M.), Sanso
(20' st Benuzzi), Andrean (40' pt Sabbi), Perrotta,
Vergnani. All.: Di Maria.
AIRONE: Ceroni, De Renzis (28' st Montanari), Covozzi
(23' st Malagoli), Bianchi, Garagnani, Rondoni, Tchinda,
Carati, Gabusi (32' st Fiorini), Santostasi, Goura. All.:
Sbarra.
Arbitro: Selleri di Bologna Reti: 31' pt rig. Vergnani, 22'
st Mastria, 30' st Rondoni, 49' st Vergnani Note: Espulsi
Luppi al 41' st e Santostasi al 38' st. Ammoniti: Luppi,
Ceroni, Carati Anzola VITTORIA meritata della
capolista. Vantaggio locale alla mezzora su calcio d i
rigore assegnato per fallo su Perrotta. Raddoppia
Mastria in contropiede a tu per tu con Ceroni. Accorcia
le distanze Rondoni con un tiro dal limite. Tris a tempo
scaduto ancora di Vergnani su azione di contropiede.
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Il Resto del Carlino (ed.
Bologna)
Sport
Vignola 44 Anzola 71
Vignola 44 Anzola 71 VIGNOLA: Degli Angeli,
Chini, Barbieri 4, Pantaleo, Caltabiano 4, De
Martini 7, Vannini 12, Paladini 1, Guidotti 11,
Lolli 1, Lelli 4. All. Smerieri.
ANZOLA: F. Poluzzi 10, D. Venturi 3, N.
Venturi 4, Luparello 5, Boldini 3, L. Poluzzi 6,
Franchini 10, Kalfus 2, Bastia, Mazza 7,
Regazzi 12, Zanata 9. All. Coppeta.
Arbitri: Di Napoli e Del Rio.
Note: parziali 15­15; 22­32; 32­53.
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Il Resto del Carlino (ed.
Bologna)
Sport
Salus nel segno di Fimiani Gianasi trascina Ozzano
Passi avanti Bsl, quinto successo nelle ultime sei gare
Bologna FINE SETTIMANA da mettere in
cornice per le bolognesi della C Gold, a partire
dalla Salus, che si aggiudica il derby contro la
Ghepard 61­70 (Fimiani uomo partita) e sale
nel gruppo al quinto posto formato da
Piacenza e San Marino. Bene anche i New
Flying Balls, trascinati dal solito Gianasi, 79­86
sul parquet di Castelfranco. Quinta vittoria
nelle ultime sei uscite per la Bsl San Lazzaro
di coach Roberto Rocca, che fa sua la sudata
stracittadina contro il Pontevecchio (52­47) e si
prepara così nel migliore dei modi al turno
prenatalizio di domenica prossima sul campo
di Piacenza, che al PalaBanca ha l' 80
percento di vittorie. In C Silver Castenaso si
arrende a Lg Competition Castelnovo (53­75)
e permette così a Medicina, 62­78 a Cavriago,
di arpionare la terza piazza.
IN SERIE D settimo sigillo consecutivo per il
Cvd di coach Loperfido, che convalida il
primato nel girone A dopo l' 85­65 rifilato all'
Arbor. È bagarre a distanza per la seconda
piazza del raggruppamento: la Vis Persiceto
ha vita facile sul campo della Sampolese (65­
82) e, forte dello scontro diretto a favore, si mantiene davanti ad Anzola, che espugna Vignola e
aggancia la compagine di coach Rusticelli a quota 20 punti. Venerdì prossimo alle 21 occhi puntati sul
big match Cvd­Anzola.
Giacomo Gelati.
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Il Sole 24 Ore
Pubblica Amministrazione
Tasse sulla casa: una dote di 27 milioni dai nuclei
stranieri
Il gettito è pari a meno dell' 1% del totale
Alla scadenza di dopodomani, il saldo 2015 di Imu e
Tasi, sono chiamati tutti i proprietari di casa: anche gli
stranieri che in Italia hanno acquistato un appartamento
e che, tutto sommato, costituiscono un piccolo
drappello, contrariamente a quanto si osserva tra gli
italiani. Su un complesso di 5 milioni di immigrati
residenti, le famiglie sono circa due milioni, ma solo per
il 13,6%, ossia 250mila, la casa è di proprietà.
Sono i dati che emergono da uno studio della
Fondazione Leone Moressa, che analizza le condizioni
abitative degli immigrati, mettendole a confronto con
quelle delle famiglie italiane e con lo scenario che si
presenta in altri Paesi europei. Un' analisi dalla quale
emergono interessanti indicazioni: il grado di
propensione a investire nel mattone, il sovraccarico
impositivo e il sovraffollamento abitativo.
Il contributo all' erario Partiamo dal tasso di popolazione
straniera proprietaria: basando le sue elaborazioni sui
dati della Banca d' Italia e sulle statistiche catastali dell'
agenzia delle Entrate, lo studio stima che una famiglia
straniera proprietaria viva in un' abitazione media di 68
metri quadrati (contro i circa 100 della media italiana),
con una rendita rivalutata ­ ipotizzando case di categoria A3 di tipo economico ­ pari a circa 337 euro.
Da qui si arriva a una base imponibile Tasi di poco meno di 54mila euro, il cui prelievo medio è
stimabile in quasi 109 euro. La cifra, moltiplicata per i 250mila nuclei proprietari, produce un gettito
complessivo di 27 milioni di euro.
Rapportato al gettito Tasi totale (3,4 miliardi), significa che l' importo versato dagli stranieri pesa per
meno dell' 1% sulla tassa abitazione principale, almeno fin tanto che è dovuta. «C' è un gap abitativo tra
italiani e stranieri ­ osservano i ricercatori di Fondazione Moressa ­, che rappresenta un ostacolo all'
integrazione socio­economica, finendo anche per limitare il contributo fiscale alle casse dello Stato».
Il quadro in Europa Peraltro il quadro immobiliare, così come la situazione abitativa, non si presentano
in maniera uniforme nei diversi Paesi della Ue a 15.
Una prima tendenza che emerge è l' amore per il mattone dei Paesi mediterranei, a differenza di quelli
nordici: a fronte di una media Ue del 72% tra gli autoctoni, la Spagna sfiora l' 84%, la Grecia e l' Italia il
79%, mentre Austria, Danimarca o Paesi Bassi sono intorno al 62 per cento. Per non dire dei tedeschi,
dove solo la metà risulta proprietaria di una casa.
Le percentuali si abbassano vertiginosamente tra la popolazione immigrata (36% la media Ue) per
raggiungere il punto più basso proprio in Italia e in Grecia (intorno al 24%). «Questo dato statistico può
essere interpretato come un segnale di integrazione ­ commentano i ricercatori della Fondazione
Moressa ­. In Paesi con una presenza radicata di stranieri troviamo infatti i valori superiori alla media».
La pressione dei costi Lo studio della Fondazione Moressa scatta anche altre foto sulla situazione
abitativa in Italia e in Europa.
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica Amministrazione
La prima riguarda il tasso di sovraccarico dei costi abitativi, ossia la percentuale di popolazione che
vive in case i cui oneri abitativi (al netto di sussidi e agevolazioni) superano il 40% del reddito
disponibile. Ebbene, su questo fronte sono i greci a trovarsi più frequentemente in questa situazione di
pressione (il 38% contro una media Ue dell' 11%), mentre gli italiani sono in genere abbastanza
tranquilli, merito proprio della proprietà diffusa: meno del 7% ha problemi di costi che erodono troppo le
entrate. Deciso cambio di registro tra gli stranieri: sale al 26% la media Ue dei nuclei più "carichi" (e l'
Italia è in linea) per raggiungere il 66% in Grecia.
La seconda foto, invece, inquadra il tasso di sovraffollamento, indicatore che esprime la percentuale di
popolazione che vive in alloggi sottodimensionati rispetto alle esigenze familiari. In questo caso, fra gli
autoctoni, a fronte di una media Ue del 7,7%, si arriva al 25% tra le famiglie greche o italiane. Ben altri
numeri se si guarda la popolazione immigrata: mentre la media Ue si limita a salire al 22%, in Grecia e
in Italia uno straniero su due vive in condizioni di sovraffollamento.
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ROSSELLA CADEO
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Il Sole 24 Ore
Pubblica Amministrazione
I casi . Nel modello F24
Gli errori formali non sono sanzionabili
Nel modello F24 usato per i versamenti Imu e
Tasi p o s s o n o e s s e r e p r e s e n t i e r r o r i
meramente formali. Si tratta di sbagli che non
incidono sul pagamento del debito tributario
complessivo e che, quindi, non sono soggetti a
sanzione.
Una prima ipotesi di errore è l' indicazione
scorretta del numero di immobili soggetti a
tassazione: è i l c a s o , a d e s e m p i o , d e l
contribuente con un' abitazione principale e
una pertinenza che indica nella casella «num.
immob.» del modello F24 il numero «1»
anziché il «2». L' importo versato risulta però
corretto.
Può succedere, inoltre, che il contribuente
indichi la rata di versamento errata, ossia barri
la casella «acc.» (che sta per acconto) al posto
della casella «saldo». Anche in questo caso, l'
importo versato non risulta inficiato.
Si può sbagliare anche a indicare l' importo
della detrazione nella casella ad essa
dedicata, pur versando l' importo esatto.
Può accadere poi che per l' immobile siano
intervenute variazioni, per le quali il
contribuente ha presentato la dichiarazione di
variazione, senza poi barrare nel modello F24
la casella «Immob. variati». Uno sbaglio, anche questo, che non comporta erroneo versamento dell'
imposta.
Tutti questi errori non pregiudicano i controlli del Comune e, pertanto, non sono sanzionabili (articolo 10,
comma 3 della legge 212/2000).
Per correggere il modello F24 che contiene errori formali, il contribuente può presentare un' istanza
usando il modello previsto dal Comune dove si trova l' immobile, oppure inviare una richiesta in carta
semplice nella quale devono essere indicati: le generalità del richiedente (cognome, nome, data e luogo
di nascita, residenza, codice fiscale, telefono, eventuali e­mail e Pec),; la data di versamento con
modello F24; l' errore formale commesso e la correzione.
Alla richiesta deve essere allegata una fotocopia del modello F24 presentato. Alcuni Comuni prevedono
la sottoscrizione dell' istanza in presenza di un dipendente, ovvero l' invio insieme alla fotocopia non
autenticata di un documento d' identità del dichiarante.
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GIANNI MARCHETTIMIRCO MION
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Il Sole 24 Ore
Pubblica Amministrazione
Le dieci insidie del saldo Imu e Tasi
Scade mercoledì il versamento della seconda rata 2015 ­ Previsti 100 milioni di
pagamenti
Ultime 48 ore per i versamenti di Imu e Tasi.
Scade infatti mercoledì il termine per versare il
saldo dei due tributi sugli immobili.
In attesa della cancellazione della Tasi sull'
abitazione principale, sui terreni degli
imprenditori agricoli e dei coltivatori diretti, che
scatterà dal prossimo anno con la legge di
Stabilità, anche l' appuntamento di questa
settimana si presenta zeppo di insidie. Non è
facile infatti orientarsi tra le scelte dei Comuni
che hanno portato a una giostra di circa
200mila aliquote incrociate fra i due tributi.
Queste costringeranno i proprietari di immobili
e terreni a circa 100 milioni di versamenti, se
si considerano anche affitti e comproprietà. E
se in alcuni casi la semplice indicazione di un
codice t r i b u t o e r r a t o o d i u n n u m e r o d i
immobili inesatto rappresenta un errore
formale che non fa scattare sanzioni (si veda l'
articolo in basso), in molte altre circostanze il
pagamento errato o incompleto è punito con
sanzioni e interessi tanto più pesanti quanto
più tardi ci si accorge dell' errore, secondo il
meccanismo del ravvedimento operoso.
Gli errori più frequenti in cui possono
incappare i contribuenti sono sintetizzati nel
decalogo elaborato da Agefis, Associazione dei geometri fiscalisti, per Il Sole 24 Ore del lunedì,
pubblicato in versione integrale su internet (www.ilsole24ore.com, sezione Norme e tributi).
La regola valida per tutti è quella di trovare e leggere con attenzione la delibera del Comune in cui si
trova l' immobile. Sia per l' Imu, s i a p e r l a Tasi, infatti, molte delle scelte sono affidate in via
discrezionale al Comune. Non solo per le aliquote da applicare. Per la Tasi, ad esempio, l' ente locale
può stabilire proprie detrazioni che fanno scendere di molto l' imposta. Facile applicarle se stabilite in
maniera fissa, meno facile se legate a parametri variabili. Milano e Roma, ad esempio, hanno
differenziato le detrazioni Tasi in base alle rendite catastali. Ma per scovare l' importo esatto bisogna
ricordarsi di sommare la rendita dell' abitazione a quella di eventuali pertinenze.
Proprio le pertinenze sono tra le cause più comuni di errori: la regola base dell' Imu è che a ogni
immobile si può associare una sola pertinenza tra quelle ammesse: cantine (C2), posto auto o box
(C/6), tettoie (C/7). Capita però che alcune pertinenze siano "nascoste", cioè non accastate
separatamente. Ai fini dell' imposta, però, concorrono comunque al raggiungimento delle soglie.
Tra le insidie principali di Imu e Tasi resta la determinazione dell' aliquota in base alla quale pagare. I
Comuni in questo si sono sbizzarriti con centinaia di migliaia di variabili. L' immobile affidato in
comodato d' uso ai parenti, ad esempio, è spesso "premiato" con aliquote ridotte ma ci sono enti che
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Il Sole 24 Ore
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subordinano l' agevolazione alla registrazione del contratto, un passaggio formale di solito poco seguito.
Ed è proprio l' abitazione principale a nascondere ulteriori pericoli. È frequente il caso dei coniugi con
due immobili nello stesso Comune in cui ciascuno ha la residenza, che considerano quindi entrambi
come abitazione principale (partendo dall' esperienza della vecchia Ici). Per l' Imu e l a Tasi, però,
questo non è più possibile e una sola abitazione è classificabile come «principale», quindi esente dal
tributo.
Attenzione poi alla Tasi sugli immobili affittati: se il tributo non è stato azzerato dal Comune, la quota a
carico dell' inquilino va verificata delibera alla mano. E va decurtata da quella del proprietario.
Quest' ultimo però può stare tranquillo: non è chiamato a rispondere in solido degli errori (o degli
omessi versamenti) dell' inquilino. A meno che non decida di "accollarsi" quell' onere. Ma non deve
dimenticare di comunicarlo per iscritto al Comune.
Correggere gli errori è sempre possibile. In caso di versamenti in eccesso, si può chiedere il rimborso
al Comune, compilando il modulo predisposto dall' amministrazione (o anche con richiesta in carta
semplice). Per chi ha versato di meno, invece, la strada è quella del ravvedimento operoso, con
sanzioni variabili a seconda del tempo trascorso dalla scadenza (entro i primi 14 giorni dopo il termine
la maggiorazione si ferma allo 0,2% per ogni giorno di ritardo).
Nel conto finale finiscono però anche gli interessi legali.
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Il Sole 24 Ore
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L'ANALISI
L'ennesima riforma rimasta sulla carta
GIANNI TROVATI ­ Le Province di oggi sono
stipendifici inefficienti.
I loro fondi risicati servono quasi
esclusivamente a pagare il personale, ma
riescono nell' impresa con difficoltà crescenti
e, in qualche caso, in modo discontinuo. I
servizi? U n l u s s o , c h e q u a s i n e s s u n a
amministrazione s i p u ò p i ù p e r m e t t e r e
davvero.
L' immagine è impietosa, ma può insegnare
molto sulle riforme all' italiana e sui difetti
strutturali di un Paese che si appassiona agli
annunci, ma poi si annoia quando si tratta di
tradurli in fatti. Popolarissima nella fase
iniziale, quando una politica all' ansiosa ricerca
di consensi ha messo le Province al centro del
mirino bipartisan degli interventi
indispensabili, la riforma è diventata orfana
nella fase più faticosa, chiamata a decidere,
con un lavoro complicato e certosino, come
gestire funzioni, personale, immobili e debiti.
Il Governo ha impiegato lunghi mesi per
condurre in porto i decreti attuativi e la
maggioranza delle Regioni si è impegnata in
una battaglia che invece del campo aperto
(difendere le Province fa perdere voti) ha
preferito la strategia del sotterfugio, del rinvio e della resistenza passiva. Ora, tranne le poche eccezioni
in ritardo ormai cronico, le leggi regionali sono scritte, ma innescano una catena di rinvii ad altre leggi,
regolamenti e provvedimenti attuativi così fitta che è difficile vederne la fine.
Questo esito, ovviamente, non va usato in modo strumentale per dire che prima tutto andava bene e che
le riforme non vanno fatte. Piuttosto, insegna come non farle. La distanza siderale che separa le
promesse roboanti dagli esiti scadenti torna in tanti capitoli dell' ordinamento locale che intrecciano da
vicino la vita quotidiana dei cittadini. Nel 2010, con la prima delle tante manovre estive che sarebbero
diventate un' abitudine negli anni dello spread, si è deciso che la maggioranza delle società partecipate
dai Comuni andava privatizzata o chiusa, ma dopo cinque anni sono ancora tutte lì in attesa dell'
ennesima riforma.
Nel 2011 si è detto che Equitalia doveva abbandonare i tributi locali per lasciare il posto a una
"riscossione dal volto umano", ma da allora nulla è cambiato e si attende solo la settima proroga della
situazione attuale. Nel 2012 è stata la volta delle società strumentali, quelle che lavoravano (e ancora
lavorano) solo con la Pa che le ha create. Nel 2013 doveva essere la volta buona per le gestioni
associate obbligatorie dei piccoli Comuni, che ora la manovra sospende in attesa di un disegno più
razionale. Nel 2014 si è fatta la riforma delle Province, che promette di accompagnarci a lungo.
L' esperienza dei governi tecnici e politici, di centrodestra, centrosinistra e larghe intese è sufficiente a
insegnare che non esistono riforme facili, "sprechi" che si cancellano con un colpo di bacchetta magica
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14 dicembre 2015
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica Amministrazione
per la felicità di tutti. Esistono riforme necessarie, che per essere attuate chiedono fatica e la
disponibilità a scontentare qualcuno.
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Il Sole 24 Ore
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Gli effetti. Lo sforamento al 2016 è «ufficiale»
La mobilità a rilento peggiora i bilanci
Anche il prossimo anno i bilanci sempre più
a s f i t t i c i d e l l e Province e d e l l e C i t t à
metropolitane dovranno farsi carico di una
parte del personale che secondo i programmi
iniziali avrebbe dovuto trovare un' altra
collocazione già da tempo. Accanto ai
dipendenti in uscita con le regole pre­Fornero,
che vanno pagati fino al pensionamento, ci
sono i 1.957 "esuberi" veri e propri, cioè il
personale che non rientra nelle funzioni
rimaste in capo ai vecchi enti di area vasta ma
non si è ancora visto assegnare una nuova
destinazione perché l' incrocio di domanda e
offerta con gli altri enti non è ancora stato
attivato.
Il calendario scritto nel decreto di settembre
sulla mobilità, con il conto alla rovescia che è
potuto iniziare solo a fine settembre dopo il via
libera della Corte dei conti, prevedeva la
«presa in servizio» dell' ultimo dipendente
trasferito entro il 31 marzo prossimo. Già da
tempo, quindi, lo "sforamento" al 2016 è
diventato ufficiale: il problema è che lo stesso
cronoprogramma spiegava che l' offerta di
posti da parte degli altri enti pubblici con
disponibilità in organico per accogliere gli ex
provinciali sarebbe stata definita entro novembre, ma per quel che riguarda le funzioni generali il
meccanismo deve in pratica ancora partire. Non è difficile allora prevedere tempi più lunghi, ma mai
come in questa riforma è evidente che i ritardi hanno un costo immediato.
Il taglio miliardario scritto nella legge di Stabilità dell' anno scorso era stato infatti motivato con il fatto
che le Province si sarebbero alleggerite di metà del personale ( nel caso delle Città metropolitane il
taglio era del 30%) e quindi avrebbero avuto meno costi fissi da sostenere. Il 2015 è ormai arrivato alla
fine senza essere teatro di particolari esodi dei dipendenti provinciali, ma è ovvio che qualsiasi
sforamento nel 2016 peggiora la situazione.
Anche perché, a differenza di quella della mobilità, la macchina dei tagli procede a ritmo serrato, in
presenza di una spesa delle province in caduta libera. Un lavorio intenso nei mesi scorsi ha provato a
limitare i danni, permettendo alle Province di scrivere un bilancio solo annuale (e quindi certificando che
i conti degli anni successivi non tornano), di non pagare le rate dei mutui con la Cdp e così via. La
stessa logica, in assenza di significative coperture alternative, torna con la legge di Stabilità di quest'
anno. Ma ha il fiato corto.
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Il Sole 24 Ore
Pubblica Amministrazione
Province, la mappa dei trasferimenti
Più di 16mila spostamenti previsti entro dicembre ­ Molte regioni in ritardo
Foggia, Salerno e Lecce guidano la classifica
degli "esuberi" veri e propri, cioè di quel
personale che deve uscire dalla Provincia
alleggerita dalla riforma ma non ha ancora una
nuova destinazione; da Roma, Torino e Napoli
partono invece le strade più affollate per l'
uscita anticipata, aperta dalla manovra dello
s c o r s o a n n o c h e h a permesso i l
pensionamento per il personale provinciale
che raggiunge i requisiti pre­Fornero entro la
fine del 2016.
Dopo tanta fatica, la geografia degli
spostamenti per i dipendenti d e l l e Province
chiamati a uscire dai loro vecchi uffici perché
la riforma Delrio ha ridotto le funzioni degli enti
di area vasta comincia a essere chiara. Non
del tutto, perché in Lazio, Campania e Molise il
cantiere è ancora aperto, ma le sanzioni
minacciate alle tante Regioni che per mesi
hanno tardato ad approvare le loro leggi
attuative ha in molti casi accelerato la pratica.
La nebbia che ha cominciato a diradarsi sul
versante normativo, però, rimane ancora fitta
s u l piano o p e r a t i v o , p e r c h é praticamente
nessuno di questi spostamenti è stato ancora
realizzato e il 1° gennaio, data entro la quale il
nuovo assetto dovrebbe essere realizzato, è vicinissimo. La condizione dei bilanci nelle Città
metropolitane e soprattutto nelle Province, poi, non offre molte certezze nemmeno al personale
destinato a rimanere al proprio posto perché impegnato in funzioni che non traslocano.
I numeri, prima di tutto. Dei quasi 50mila dipendenti negli organici di Città metropolitane e Province, per
ora sono 16.237 i nomi che le amministrazioni locali hanno inserito nel Portale nazionale della mobilità, il
cervellone telematico della Funzione pubblica che avrebbe dovuto incrociare la domanda di lavoro dei
«soprannumerari» provinciali con l' offerta degli altri enti ma che nei fatti ha finora si è limitato a censire
il personale "di troppo". Proprio l' approvazione delle leggi regionali, che insieme al lungo iter dei
decreti sulla mobilità ha rappresentato l' ostacolo principale all' avvio effettivo della riforma, ha dato una
grossa mano alla ricollocazione del personale, perché 5.575 persone entreranno direttamente nei ruoli
delle regioni insieme ai servizi finora svolti dalle Province. Tutto, però, sta a capire entro quando
avverrà questo passaggio. La Toscana è stata l' apripista nell' attuazione, approvando in via definitiva la
propria legge nei primi giorni di marzo, e con 1.227 ricollocazioni primeggia anche nei numeri
dell'"accoglienza" del personale ex provinciale, seguita dai 1.202 dell' Emilia Romagna. Finora, però,
tutti i dipendenti interessati rimangono nei ruoli (e nei bilanci) delle Province, perché nel frattempo si sta
lavorando alle sedi e al trasferimento di uffici e strutture. Se questa è la condizione della Regione più
pronta nell' attuazione della Delrio, è ovvio che la strada si rivela ancora più lunga negli altri territori.
Sono in 5.337, invece, i dipendenti di Province e Città metropolitane che fino a oggi si sono occupati dei
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica Amministrazione
centri per l' impiego, funzione persa dai nuovi enti alleggeriti dopo la riforma Delrio. Anche per loro la
transizione passa dalle Regioni, che dovrebbero farsi carico in modo temporaneo di questo personale
anche grazie ai 180 milioni di copertura in due anni messi a disposizione dall' Accordo quadro siglato
da governo e Regioni prima della pausa estiva. Anche questa condizione, però, è transitoria, perché è
ancora da definire la collocazione delle politiche del lavoro nel nuovo riparto di competenze fra Stato e
Regioni che scaturirà dalla riforma costituzionale.
Le incognite maggiori, però, circondano la sorte dei 1.957 dipendenti che non rientrano nei nuovi
organici provinciali, ma che non hanno ancora individuato una nuova collocazione.
Il problema dipende anche dal fatto che solo venerdì scorso è stato risolto l' inciampo tecnico che sinora
non ha permesso a i Comuni di inserire i propri posti disponibili, per cui al momento non è stato
possibile incrociare domanda e offerta.
Secondo il calendario scritto nel decreto ministeriale sulla mobilità, tutto questo complesso risiko degli
organici avrebbe dovuto concludersi entro il 31 marzo, ma i ritardi hanno finora caratterizzato tutte le
tappe del processo e non è difficile prevedere nuovi sforamenti.
L' attesa, insomma, si allunga, e coinvolge anche chi in Provincia non ha mai messo piede, ma si trova
in posizione utile in una delle graduatorie nate dai concorsi banditi dai Comuni e poi "congelati" per
permettere lo spostamento degli ex provinciali. Nei giorni scorsi il Governo ha annunciato la ripartenza
della macchina delle assunzioni, con la firma del ministro della Pa, Marianna Madia, a un decreto che
apre le porte a un centinaio di posizioni nello Stato, tra carriera diplomatica e prefettizia e i dirigenti del
VI corso concorso della Sna, ma per la maggioranza degli interessat i l' attesa non si annuncia breve.
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GIANNI TROVATI
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Adozioni. Per il Tribunale di Milano la corsia preferenziale prevista dalla legge 173/2015
riguarda solo le famiglie con cui è nato un legame affettivo e non gli enti o le comunità
Affidamenti ai Comuni esclusi dalle nuove regole
La corsia preferenziale per l' adozione prevista
dalla legge 173/2015 riguarda solo la famiglia
affidataria con cui il bambino ha già instaurato
un significativo legame affettivo e non opera
né nei casi di affidamento ai Comuni, né in
quelli di collocamento in comunità.
Lo precisa il Tribunale di Milano, che con l'
ordinanza del 26 novembre 2015, rende una
delle prime pronunce relative all' applicazione
delle nuove disposizioni legislative.
Alla base della vicenda, la storia di un bimbo
inserito, sin dalla separazione dei genitori,
presso una struttura di tipo assistenziale, ove
la madre chiede che resti collocato. Ma l'
attuale articolo 5 della legge 184/1983 sulle
adozioni (così come modificato dalle nuove
regole sulla continuità affettiva previste dalla
legge 173/2015), prevede che nei
procedimenti civili inerenti la responsabilità
genitoriale, l' affidamento e l' adottabilità del
minore affidato, «l' affidatario o l' eventuale
famiglia collocataria» siano «convocati, a pena
di nullità». Una norma processuale che va
applicata anche alle cause in corso.
Di qui, il quesito sottoposto ai giudici milanesi,
circa la necessità di dover sentire sia l' ente
affidatario del bambino (il Comune) che quello collocatario (la comunità). Ma il collegio lo esclude.
Secondo il Tribunale ­ vista la finalità della riforma di preservare «il diritto alla continuità affettiva dei
bambini e delle bambine in affido familiare» ­ la norma che sancisce la preferenza, nell' iter adottivo, per
le famiglie che abbiano instaurato con i minori un legame significativo, non opera nelle ipotesi in cui non
possa neppure discutersi di vincolo affettivo.
Vincolo che non si instaura, ad esempio, né in caso di «misure meramente giuridiche come l'
affidamento all' ente» (Comune o servizi sociali), tese unicamente a limitare la responsabilità
genitoriale, né in quello di collocamento protettivo in ambiente comunitario e non familiare.
Fattispecie ­ spiegano i giudici ­ in seno alle quali non vige alcun obbligo di convocazione dell' ente o
dei responsabili di comunità, non essendo sorti (come, invece, accade per l' affidamento o la
collocazione in famiglia) quei legami affettivi che meritano «riconoscimento e protezione, anche sul
piano processuale».
La norma di cui all' articolo 5, allora, come di recente modificata dalla legge 173/2015, troverà
applicazione, si puntualizza nella decisione, solo nell' evenienza in cui «il minore versi in una situazione
di affidamento familiare» (articolo 4 della legge 184/1983). A confermarlo, è lo stesso articolo 5 della
legge sulle adozioni, che ­ nell' estendere le previsioni dell' articolato anche alle vicende riguardanti
«minori inseriti presso una comunità di tipo familiare o un istituto di assistenza pubblico o privato» ­
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica Amministrazione
specifica come tale estensione avverrà solo ove si tratti di norme «compatibili». E compatibile non è,
conclude il Tribunale di Milano, il nuovo periodo introdotto dalla legge 173/2015 con l' affidamento all'
ente o con il collocamento in comunità.
Nella questione specifica, peraltro, la madre del minore non aveva neppure presentato istanza affinché
il figlio fosse collocato presso di lei. Tutto deponeva, pertanto, nel senso dell' inserimento comunitario,
assenti i presupposti per una diversa soluzione maggiormente adesiva agli interessi del bimbo.
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SELENE PASCASI
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Il Sole 24 Ore
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Manovra. Un emendamento chiarisce che l' estensione del pareggio di bilancio non modifica le
regole sulla spesa per stipendi
Vincoli a due vie sul personale
Restano i vecchi limiti per i piccoli Comuni non soggetti al Patto
Gli obiettivi di finanza p u b b l i c a p e r i l bilancio d i
previsione d e l p r o s s i m o t r i e n n i o a b b a n d o n a n o
definitivamente il patto d i Stabilità interno e diventano
equilibri finali di competenza per Regioni, Comuni,
Province e Città metropolitane.
Il Ddl Stabilità 2016 declina infatti le nuove regole del
pareggio di bilancio d e g l i enti locali disponendo l'
obbligo del conseguimento di un saldo non negativo, in
termini di competenza, fra le entrate finali (titoli 1,2,3,4 e
5 del bilancio armonizzato) e le spese finali (titoli 1, 2 e 3
del medesimo schema di bilancio). Non concorrono al
raggiungimento dell' equilibrio finale le accensioni e i
rimborsi di prestiti, le anticipazioni di tesoreria e le
partite di giro. Per il solo esercizio 2016, il fondo
pluriennale vincolato di entrata e di spesa, al netto della
quota proveniente da indebitamento viene conteggiato
nel saldo finale. Nel saldo finanziario non saranno inoltre
conteggiati gli accantonamenti a fondo crediti dubbia
esigibilità o ai fondi spese e rischi futuri, le cui economie
confluiscono nella quota accantonata del risultato di
amministrazione.
Sono assoggettati al pareggio di bilancio g l i enti
individuati dall' articolo 9 comma 1 della legge 243/2012: Regioni, Comuni, Province, Città
metropolitane, Province autonome di Trento e di Bolzano. Non essendo più prevista la distinzione in
base al numero di abitanti, per la prima volta entrano nei vincoli di finanza pubblica i quasi 2.000
Comuni con meno di mille abitanti, che fino al 2015 erano esclusi dal patto di stabilità interno. Finora l'
assoggettamento o meno al patto di stabilità ha rappresentato lo spartiacque per dividere in due il
comparto e differenziare le regole.
Con il maxi emendamento al disegno di legge di stabilità 2016, si chiariscono le regole di finanza
pubblica per gli enti che fino al 2015 erano esclusi dal patto. Restano ferme tutte le disposizioni in
materia di spesa di personale, comprese quelle disciplinate dall' articolo 1, comma 562, della legge
296/06.
Secondo le disposizioni dell' art. 1, comma 557 della stessa legge 296/06, solo gli enti soggetti al Patto
di stabilità interno sono infatti tenuti ad assicurare la riduzione delle spese di personale, al lordo degli
oneri riflessi e dell' Irap, con esclusione degli oneri relativi ai rinnovi contrattuali, con riferimento al
valore medio del triennio 2011­2013.
Il contenimento della dinamica retributiva e occupazionale deve essere raggiunto attraverso azioni da
modulare nell' ambito della propria autonomia e rivolte, in termini di principio alla riduzione dell'
incidenza percentuale delle spese di personale rispetto al complesso delle spese correnti, alla
razionalizzazione e snellimento delle strutture burocratico­amministrative e al contenimento delle
dinamiche di crescita della contrattazione integrativa. Diverse sono invece le regole per gli enti non
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica Amministrazione
sottoposti al Patto di stabilità interno, per i quali il comma 562 della medesima legge, stabilisce che le
spese di personale, come sopra calcolate, non devono superare il corrispondente ammontare dell' anno
2008.
Anche in tema di turnover le regole sono diverse a seconda dell' assoggettamento o meno al patto di
stabilità. Gli enti esclusi dal Patto possono procedere all' assunzione di personale nel limite delle
cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato complessivamente intervenute nel precedente
anno, mentre gli altri enti locali possono assumere personale a tempo indeterminato nel limite di un
contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 60% di quella relativa
al personale di ruolo cessato nell' anno precedente (80% negli anni 2016 e 2017 e 100% a decorrere
dall' anno 2018).
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ANNA GUIDUCCI
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Italia Oggi Sette
Pubblica Amministrazione
Il totale delle imposte sul reddito Pf è passato dall' 8,8 all' 8,9% del pil dei paesi Ocse
Crisi economica e tassazione, il conto è salato per i
cittadini
Le tasse dei cittadini per pagare i costi della
crisi. Tra il 2007 e il 2014 l' aumento dei
contributi e delle imposte sui consumi hanno
c o m p e n s a t o i l c a l o d e l l e entrate f i s c a l i
generato dalle imprese. La fotografia è stata
scattata dall' Ocse secondo cui il valore delle
tasse versate dalle imprese è sceso di quasi
un punto percentuale negli ultimi sette anni
arrivando a toccare il 2,8% del pil a fronte del
3,6% registrato nel 2007.
Questa tendenza si è mossa di pari passo con
la spinta uguale e contraria registrata sul
fronte del carico fiscale che grava sui privati.
Dall' inizio della crisi economica a oggi, il
totale delle imposte sul reddito delle persone
fisiche è passato dall' 8,8% all' 8,9% del
prodotto interno lordo dei paesi Ocse, mentre
le entrate generate dalle imposte sui consumi
ha fatto segnare un aumento dello 0,3 per
cento passando dal 6,5% al 6,8% del pil negli
ultimi sette anni.
Un andamento preoccupante.
Stando almeno all' allarme lanciato da Pascal
Saint­Amans, direttore del Centro di politica
p e r l ' amministrazione fiscale dell' Ocse,
secondo cui «i cittadini pagano il conto delle
strategie messe a punto dalle aziende per
versare sempre meno tasse». Se è vero che
una parte della riduzione delle entrate fiscali da parte delle imprese è stata determinata dal calo di
fatturati e ordinativi, è vero anche che le politiche fiscali aggressive hanno consentito a molte aziende di
minimizzare la pressione dell' Erario sui bilanci. Risultato, il contributo delle imposte sul reddito e delle
tasse sui consumi è salito in Francia dal 10,1 al 10,9% del pil tra il 2007 e il 2014, in Germania dal 10,9
all' 11,3%, mentre in Italia si è saliti dal 14,1 al 14,5%. È andata peggio ai danesi che hanno subito un
aumento delle tasse dal 27,9 al 29,8%. Unico paese in controtendenza, la Spagna dove le politiche
sociali anticrisi, uniti alle misure draconiane per evitare il default del paese si sono tradotte in una
riduzione del peso del Fisco sui privati, passato dal 12,3 al 9,6% della ricchezza prodotta.
TANCREDI CERNE
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Italia Oggi Sette
Pubblica Amministrazione
Il Garante privacy su Dossier e Fascicolo sanitari elettronici: indispensabile un referente
La sanità ora si unifica in rete
Cure e scambio di dati con il via libera del paziente
Ci vuole un responsabile privacy per le
strutture sanitarie pubbliche e private, che
possono usare due archivi informatizzati: il
Dossier sanitario elettronico e il Fascicolo
sanitario elettronico (Fse).
La tecnologia, certo, viene in aiuto di
professionisti ma i pazienti devono sapere che
fine fanno le informazioni sulla salute. E il
consenso del paziente raddoppia: l'
interessato è chiamato a esprimere la propria
adesione sia alla prestazione di cura sia a un
flusso di dati, che corre sul tracciato della
telematica.
Per garantire una circolazione sicura di
informazioni così delicate, comunque, è
diventato fortemente consigliabile un referente
privacy. Parola del Garante della privacy.
Per il dossier elettronico le linee guida dell'
autorità, presieduta da Antonello Soro
(provvedimento n. 331 del 4 giugno 2015,
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 164 del
17 luglio 2015), in ragione della particolare
delicatezza delle informazioni trattate,
auspicano che i titolari del trattamento
individuino al loro interno una figura di
responsabile della protezione dei dati che
svolga il ruolo di referente con il Garante
(cosiddetto Dpo, Data protection officer). Lo
stesso dicasi per il Fascicolo sanitario elettronico: nel dare il parere favorevole allo schema di
regolamento (approvato con Dpcm 29 settembre 2015, n. 178, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.263
dell' 11 novembre 2015) il Garante ha consigliato l' individuazione all' interno delle strutture sanitarie di
una figura di responsabile della protezione dei dati (provvedimento del Garante privacy n. 261 del 22
maggio 2014).
Il sistema di interconnessione tra Asl, ospedali e oggetti accreditati nel sistema sanitario pubblico, e
quello degli organismi sanitari privati richiedono, una competenza specializzata in materia di
trattamento dei dati personali.
Così sarà a breve grazie a una specifica previsione del futuro regolamento europeo, in corso di
approvazione, che impone la nomina di un responsabile del trattamento dei dati a tutti gli enti pubblici e,
a certe condizioni, anche ai soggetti privati.
Il comparto sanità, d' altra parte, richiede, più di altri, una valutazione d' impatto dei trattamenti dei dati e
l' attivazione di accorgimenti a salvaguardia dei diritti del paziente, ma anche a garanzia della qualità
della prestazione medica.
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Italia Oggi Sette
Pubblica Amministrazione
Il principale obiettivo dei nuovi strumenti che il garante della privacy e parlamento/governo hanno
disciplinato (in particolare dossier sanitario e fascicolo sanitario elettronico), infatti, è la certezza del
dato trattato e conservato.
Avere data base con dati sanitari certi, cioè esatti e aggiornati, è il presupposto per consentire al
medico di formulare una diagnosi idonea e una conseguente efficacia assunzione di decisione
terapeutica.
Avere un archivio sanitario con informazioni non più corrette o non aggiornato sarà anche un problema
di privacy, ma soprattutto rischia di compromettere l' incolumità del paziente.
Dossier e fascicolo possono essere strumenti che aumentano le chance di cura e guarigione, ma
devono essere riempiti con dati esatti e devono essere costantemente monitorati. Altrimenti finiscono
per complicare le cose.
Magari diventano un contenitore virtuale pieno zeppo di informazioni disordinate: a che servono? Non
sono utili per l' attività di cura e poi violano anche la privacy.
La figura del Dpo sanitario diventa il centro propulsore di condotte coerenti con la normativa della
privacy e promotore di attività di controllo periodico sul livello adeguato di accorgimenti e precauzioni.
Tra le quali la principale è la completa e adeguata informazione al paziente.
Il singolo deve sapere come viene costruito la scheda del dossier e del fascicolo sanitario che lo
riguardano e deve avere il potere decisionale.
Il potere di decisione sulle informazioni sanitarie deve rimanere appannaggio del paziente.
Paziente che deve sapere a che rischi va incontro.
Mettiamo che uno decida di eliminare una certa sua malattia dal fascicolo o dal dossier e che tale
omissione impedisca una corretta decisione a riguardo di un evento sanitario successivo e mettiamo
che quella persona subisca un danno: che interesse si può avere a oscurare alcuni dati?
Certo il paziente deve potersi fidare di chi ha le chiavi di accesso a dossier e fascicoli e per potersi
fidare deve avere garanzie su come saranno usate le sue informazioni.
Tutta l' operazione si basa, dunque, sulla correttezza del trattamento: e ciò dipende dalla costruzione di
un' organizzazione interna rispettosa delle discipline di legge/regolamento e delle linee guida del
garante della privacy.
Senza dimenticare una cosa molto semplice: dossier e fascicolo sanitario sono un ausilio tecnologico e
non un mezzo esclusivo e sostitutivo del flusso di notizie che il medico deve avere a disposizione.
Anche da un punto di vista deontologico sono poste a carico del medico la proporzionalità e l'
appropriatezza ed efficacia dell' uso di tecnologie informatiche, il ricorso alle quali deve essere coerente
con il principio generale della non delegabilità dei compiti di diagnosi, terapia e riabilitazione del
paziente: tutte attività che si realizzano impegnando la competenza, l' autonomia e la responsabilità del
professionista.
Uso di dossier e fascicoli non stornano la responsabilità professionale, altrimenti il paziente potrebbe
farsi la diagnosi da sé, magari usando software venduti con pubblicazioni mediche.
Se l' anamnesi è una partita di scacchi tra medico e paziente, il medico deve utilizzare l' aiuto delle
tecnologie informatiche che sopperiscono a lacune nel ricordo del paziente, ma deve utilizzare lo
strumento con il filtro della valutazione professionale.
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ANTONIO CICCIA MESSINA
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Italia Oggi Sette
Pubblica Amministrazione
pARLA CLAUDIO COLA, PRESIDENTE aICOM
Nuove opportunità dal settore pubblico
Una formazione di base per svolgere la
funzione di conformità. Assistendo l' impresa
nella formazione dei processi aziendali e
verificando anche ex post che questi siano in
linea con la normativa, attraverso controlli
mirati nel tempo. Partendo da questa
metodologia comune, il compliance officer
deve studiare poi il settore di specializzazione
prescelto: antiriciclaggio, anticorruzione,
privacy e così via. Con nuove opportunità che
a r r i v e r a n n o d a l settore pubblico e d a l
tributario.
Ne è convinto Claudio Cola, presidente Aicom
(Associazione italiana compliance), che ha
inquadrato le attuali opportunità per chi svolge
la funzione di conformità.
Domanda. Conferma la diffusione del
compliance officer anche in altri settori
oltre al bancario e all' assicurativo?
Risposta. Certamente. Nel mondo bancario e
assicurativo c' è infatti una normativa specifica
che rende obbligatoria la presenza di tali
figure.
Negli altri settori, però, può risultare
ugualmente necessaria perché le normative
impongono obblighi, per l' impresa, che
possono essere svolti da figure professionali
analoghe al compliance officer. Che, ricordiamo, vanno oltre la figure legale, che non è in grado per
definizione di svolgere una funzione di controllo ex ante, ex post, di porre in essere presidi sulle
procedure aziendali e così via. La confusione tra l' attività di compliance e quella legale è spesso dovuta
a una scarsa conoscenza della realtà operativa.
D. In quali settori si sta sviluppando maggiormente?
R. Direi farmaceutico, green economy, o il privato collegato al pubblico. Anche lo stesso settore
pubblico può rappresentare una nuova frontiera viste le normative specifiche come l' anticorruzione o il
modello organizzativo che prevedono la presenza di figure analoghe al compliance officer. Posso dire
che gli annunci di ricerche di personale con riferimento a figure di compliance sono in forte aumento.
Basti pensare che tra il 2009 e il 2014, nelle banche e nelle assicurazioni, dove l' obbligo vige
rispettivamente dal 2007 e dal 2008, la presenza di professionisti che si occupano di compliance è
raddoppiata.
D. Che tipo di formazione è necessaria?
R. Anzitutto una formazione di base su come si svolge la funzione di conformità, poi una preparazione
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14 dicembre 2015
Pagina 47
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Italia Oggi Sette
Pubblica Amministrazione
specifica per le diverse aree. In questo momento è molto gettonata, per esempio, l' area antiriciclaggio e
la lotta al finanziamento al terrorismo, data l' attenzione molto forte delle imprese a questa materia per
via della regolamentazione particolarmente pervasiva. Le materie, comunque, sono talmente tante che
non è possibile essere specializzati in tutto. Bisogna gestire con attenzione l' aspetto formativo partendo
da un semplice concetto: la funzione di conformità e la funzione di controllo che assiste alla formazione
di processi aziendali, verifica che questi siano in linea con le normative effettuando controlli nel tempo.
La metodologia, insomma, deve essere comune anche se le aree e le specializzazioni sono le più
diverse.
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Pagina 206
Italia Oggi Sette
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No alla sottoposizione a dirigenti amministrativi
È illegittimo il regolamento di un comune che
subordina l' Avvocatura civica a un dirigente
amministrativo peraltro non iscritto alla
sezione speciale dell' albo degli avvocati.
Lo ha sancito il Tar Veneto, sez. II con la
sentenza del 27/11/15 n. 1274. Il comune di
Vicenza aveva modificato il regolamento dell'
o r d i n a m e n t o d e g l i u f f i c i e d e i servizi
collocando l' Avvocatura civica all' interno degli
uffici di staff del sindaco, sottoponendolo alla
direzione del dirigente amministrativo del
«settore risorse umane, segreteria generale e
organizzazione».
Tale deliberazione era stata impugnata dall'
a v v o c a t o d e l l ' ente c h e , i n q u a l i t à d i
funzionario inquadrato con la qualifica D3/D6
«Avvocato», prestava la propria attività
professionale come responsabile dell'
Avvocatura civica, lamentando il mancato
riconoscimento di autonomia. Il Tar Veneto
accoglie il ricorso.
Le avvocature degli enti pubblici, infatti,
devono essere costituite in un apposito ufficio
dotato di adeguata stabilità ed autonomia
organizzativa, nonché distinzione dagli altri
uffici di gestione amministrativa al quale
devono essere preposti avvocati addetti in via
esclusiva alle cause e agli affari legali con
esclusione dello svolgimento di «attività di gestione». Secondo i giudici amministrativi tali regole
«costituiscono l' applicazione ai professionisti legali degli enti pubblici, che sono soggetti agli obblighi
deontologici e alla vigilanza degli ordini forensi di appartenenza, dei principi che caratterizzano la
professione legale, la quale deve essere svolta senza condizionamenti che potrebbero comprometterne
l' indipendenza». Non può che essere ritenuta illegittima, quindi, una delibera comunale nel caso in cui
risulti che l' Avvocatura civica è struttura subordinata ad un dirigente amministrativo, peraltro non iscritto
alla sezione speciale dell' albo degli avvocati.
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FRANCESCA DE NARDI
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14 dicembre 2015
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Italia Oggi Sette
Pubblica Amministrazione
Secondo il Consiglio di stato si tratta di decisione che rientra nella discrezionalità
Dipendenti ma non mediatori
La p.a. può negare la possibilità di avere l' incarico
Negare al dipendente pubblico la possibilità di
assumere l' incarico di mediatore civile non
può ritenersi una decisione illegittima
trattandosi di scelta rimessa alla
discrezionalità dell' amministrazione. L o h a
stabilito la terza sezione del Consiglio di stato
con la sentenza n. 3843, depositata il 4 agosto
2015.
Nel caso concreto, un graduato (assistente
capo) della polizia ha chiesto di essere
autorizzato allo svolgimento dell' attività di
«mediatore civile». L' amministrazione d i
appartenenza ha rigettato l' istanza, ritenendo
l' attività di conciliatore incompatibile con il
servizio pubblico ricoperto.
I l dipendente ha, dunque, adito il tribunale
amministrativo regionale al fine di ottenere l'
annullamento del diniego. Tra vari argomenti,
il ricorrente ha sottolineato l' assenza di profili
di incompatibilità tra l' attività di mediatore e
quella assunta alle dipendenze della p.a.
nonché, in ogni caso, il carattere saltuario e
non continuativo dell' impiego «in aggiunta».
Il Tar, nel dar seguito alle ragioni del
lavoratore, ha accolto la domanda annullando
il provvedimento impugnato.
Secondo il tribunale, infatti, l' assunzione ­
formale e astratta ­ della qualifica di
«mediatore civile» non incorre in alcuna incompatibilità; non comporta, di per sé, alcuna interferenza
con il servizio; e non pone problemi di opportunità. Nondimeno ­ hanno spiegato i giudici di primo grado
­ eventuali criticità possono derivare in virtù delle peculiarità della singola controversia da mediare,
motivo per cui è necessario che il giudizio autorizzatorio dell' amministrazione operi «case by case». In
altri termini, l' eventuale stato di incompatibilità non scatterebbe in automatico con la mera assunzione
della qualifica di mediatore, bensì con l' accettazione di un incarico riferito a una determinata lite.
Di tutt' altra opinione si è mostrato il consiglio di stato, adito con ricorso in appello.
Secondo il supremo consesso, infatti, la decisione sul se autorizzare o meno l' incarico di mediatore è
rimessa alla piena discrezionalità dell' amministrazione di appartenenza.
La rappresentazione offerta dal Tar, invero, non è coerente con il corredo normativo che regola l' attività
del mediatore, i.e.
la legge delega (cfr. art. 60, legge n. 69/2009), il decreto delegato (dlgs n. 28/2010) e il relativo
regolamento attuativo (dm n.
180/2010).
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La mediazione ­ hanno spiegato i giudici capitolini ­ «deve essere svolta da appositi organismi
"professionali e indipendenti, stabilmente destinati all' erogazione del servizio di conciliazione"
avvalendosi di personale dotato di una specifica formazione e retribuito». È vero che l' art.
6, comma 4 del regolamento apre alla possibilità che le funzioni di mediatore siano svolte da pubblici
dipendenti. Tuttavia l' assunzione, in concreto, di siffatto ruolo non può discendere da una generalizzata
autorizzazione legislativa, l' amministrazione di appartenenza dovendo intercedere tramite valutazioni
che tengano conto della mission istituzionale e delle caratteristiche organizzative sue proprie.
In conclusione, secondo Palazzo Spada, non si può giudicare illegittima la posizione assunta dall'
amministrazione che ritenga opportuno non autorizzare i propri agenti e funzionari ad assumere la
qualità di mediatore. Trattasi, beninteso, di valutazioni discrezionali rispetto alle quali ­ così conclude la
sentenza ­ «la stessa amministrazione potrebbe in futuro decidere diversamente».
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ANTONIO CICCIA MESSINA
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