Comune di Anzola dell`Emilia
Transcript
Comune di Anzola dell`Emilia
COMUNE DI ANZOLA Giovedì, 22 settembre 2016 COMUNE DI ANZOLA Giovedì, 22 settembre 2016 Pubblica Amministrazione 22/09/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 10 MARCO ROGARIGIANNI TROVATI Investimenti, pronto il decreto 22/09/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 10 MARCO MOUSSANET L' Ocse taglia le stime del Pil e rilancia: «Sugli investimenti... 22/09/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 43 LUIGI LOVECCHIO Riduzione Imu senza denuncia 22/09/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 47 FRANCESCO CLEMENTE Appalti con principio di rotazione 22/09/2016 Italia Oggi Pagina 26 ANTONIO CICCIA MESSINA Atti pubblici informatici, niente firme scannerizzate 22/09/2016 Italia Oggi Pagina 30 In Toscana il 77% dei comuni è con Equitalia. In Abruzzo un FRANCESCO CERISANO 1 3 5 7 9 10 22 settembre 2016 Pagina 10 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Investimenti, pronto il decreto Domani in Cdm il provvedimento su terremoto, Casa Italia e AnasFs ROMA In cantiere una doppia mossa per il rilancio degli investimenti pubblici. Lo snodo chiave della strategia del Governo resta il pacchetto di misure che saranno inserite nella prossima legge di Bilancio, ma l' idea di una sorta di antipasto dovrebbe trovare già domani i n consiglio dei ministri la prima traduzione pratica. I tecnici hanno infatti lavorato all' estensione del raggio d' azione del decreto postterremoto in arrivo per superare l' emergenza delle aree colpite dal sisma di agosto e tracciare le linee guida per la ricostruzione. Il provvedimento, in cui dovrebbe trovare posto anche il primo step del programma Casa Italia in chiave di prevenzione dai terremoti, potrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri in programma domani, nella stessa giornata in cui Matteo Renzi farà il punto della situazione con il commissario per le zone terremotate, Vasco Errani. Il decreto, in base al lavoro tecnico portato avanti finora, potrebbe anche prevedere alcune misure in grado di sbloccare e reindirizzare una serie di risorse di Anas e Fs, con ricadute in termini di "cassa" e, soprattutto, potrebbe recuperare alcuni interventi che erano stati messi a punto nei mesi scorsi nell' ambito di quello che avrebbe dovuto essere il provvedimento "finanza per la crescita" poi rimasto congelato. Interventi che avrebbero l' obiettivo di fertilizzare il terreno per gli investimenti e che, avendo una natura prevalentemente "ordinamentale", sarebbero di non facile collocazione nella legge di bilancio. L' agenda del consiglio dei ministri dovrebbe poi prevedere i Dpcm per la creazione del nuovo dipartimento sulla sicurezza e per la formalizzazione dei nuovi fabbisogni standard degli enti locali. Il tentativo di rendere più solido il rilancio degli investimenti sarà al centro anche del capitolo che la manovra dedicherà alla finanza locale, al centro ieri di un primo confronto fra governo e sindaci sulle proposte discusse in mattinata nel direttivo dell' Anci. I lavori, dopo il primo anno di addio al Patto di stabilità sostituito dal pareggio di bilancio appena riformato, si concentreranno prima di tutto sulla dote per garantire una replica degli spazi finanziari già garantiti quest' anno all' interno del «fondo pluriennale vincolato», cioè lo strumento introdotto dalla nuova contabilità per la gestione della spesa in conto capitale. L' obiettivo è quello di consolidare una ripresa degli investimenti locali che, dopo anni di crollo, mostra i primi segnali incoraggianti almeno sul fronte degli impegni di spesa: il monitoraggio semestrale sul pareggio di bilancio indica un aumento dell' 11% rispetto alla spesa in conto capitale avviata nella prima Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 1 22 settembre 2016 Pagina 10 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione metà dell' anno scorso, anche se per trasferire questa dinamica sul versante dei pagamenti effettivi occorre superare la fase di freno temporaneo prodotta dalle tante novità del nuovo Codice degli appalti. La proposta dei sindaci al governo, spiega il presidente dell' Anci Piero Fassino, è quella di «un patto per una agenda urbana nazionale» sul modello europeo, che passa anche dalla restituzione di «autonomia di scelta» ai sindaci sulle politiche di bilancio. Il presupposto è la conferma che «la stagione dei tagli è definitivamente superata», e il tema torna anche nel dibattito sulla sanità. Sul punto ieri il ministro Enrico Costa, in un question time alla Camera, ha ribadito che per la sanità «è confermata l' intenzione del Governo di evitare tagli e di incrementare le risorse per il 2017 e 2018». © RIPRODUZIONE RISERVATA. MARCO ROGARIGIANNI TROVATI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 2 22 settembre 2016 Pagina 10 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Previsioni. Italia a +0,8% quest' anno e il prossimo «Crescita molle» a livello mondiale L' Ocse taglia le stime del Pil e rilancia: «Sugli investimenti serve flessibilità» PARIGI L' Ocse taglia le previsioni di crescita dell' Italia (dello 0,2% quest' anno e dello 0,6% il prossimo, con un aumento del Pil allo 0,8% in entrambi i casi) ma si schiera risolutamente dalla parte del premier Matteo Renzi nella battaglia con Bruxelles sulla flessibilità di bilancio. Nell' Economic Outlook di midterm (intermedio cioè rispetto a quelli più approfonditi e articolati di giugno e settembre), l' organizzazione parigina sottolinea ancora una volta il persistere di una «crescita molle» a livello mondiale, con una revisione delle stime che praticamente non salva nessuno. Rispetto a giugno, la crescita globale viene ritoccata al ribasso dello 0,1% (al 2,9% nel 2016 e al 3,2% nel 2017), con un taglio su quest' anno più accentuato per Stati Uniti ( 0,4% all' 1,4%) e Canada (0,5% all' 1,2%). La riduzione per la zona euro è dello 0,1% (all' 1,5%). Il segno positivo rimane solo per Gran Bretagna (+0,1% all' 1,8%), che almeno per quest' anno dovrebbe risentire meno del previsto dell' effetto Brexit, e per il Brasile (+1%), che però rimane in profonda recessione (3,3%). Quanto all' anno prossimo, in terreno positivo ci sono solo il Giappone (+0,3% allo 0,7%) e il Brasile (+1,4% a 0,3%), con l' eurozona in calo dello 0,3% (all' 1,4%). E se per l' Italia il ribasso di quest' anno è in linea con quello generale, nel 2017 il taglio è il più forte, con la sola eccezione della Gran Bretagna (1% all' 1%), che inizierà a risentire pienamente dell' esito del referendum. La drastica revisione delle stime sull' Italia, secondo la capoeconomista dell' Ocse Catherine Mann, è dovuta in parte al fatto che l' impatto delle riforme, pur molto positivo, si sia rivelato insufficiente in termini strutturali e in parte al fatto che il nostro Paese, a causa soprattutto della composizione del suo export, è più esposto all' andamento complessivo dell' eurozona e alle conseguenze del Brexit. «Il contesto generale ha spiegato la Mann ha un effetto più importante per l' Italia rispetto ad altri Paesi. Per quanto attiene inoltre alla situazione interna, l' Italia ha una vasta gamma di sfide da raccogliere. Ci sono stati progressi importanti, per esempio con la riforma del lavoro che ha avuto conseguenze positive sull' occupazione, ma la speranza che questo slancio positivo proseguisse e anzi si ampliasse è stata delusa. Ci inoltre problemi di fiducia, legati anche all' incertezza politica dovuta al prossimo referendum». Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 3 22 settembre 2016 Pagina 10 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione In compenso l' Ocse mette i piedi nel piatto della questione "flessibilità", spezzando una lancia a favore delle posizioni italiane: «L' applicazione delle regole del Patto d i stabilità scrive e ribadisce in conferenza stampa la Mann dovrebbe essere modificata per consentire delle politiche di bilancio più mirate al sostegno della crescita. Per esempio escludendo le spese per investimento dai budget». Nel citare le scelte espansionistiche fatte da Stati Uniti, Canada e Giappone e confermare che «la politica monetaria è giunta al limite delle sue possibilità di intervento», la Mann sottolinea che il persistere di tassi eccezionalmente bassi pur avendo conseguenze potenzialmente pericolose sull' equilibrio dei mercati finanziari, come dimostra peraltro l' andamento dei titoli bancari libera risorse che possono appunto essere usate per sostenere la crescita, in particolare sul fronte degli investimenti pubblici in infrastrutture e dell' educazione. E l' Italia, essendo il Paese che più ha beneficiato dei tassi bassi (con un impatto sul budget superiore al 2% nel periodo 20152017), è quindi anche quello che potrebbe, a fronte di regole più flessibili da parte della Commissione europea, utilizzare importanti risorse per rafforzare una crescita che stenta ad arrivare. © RIPRODUZIONE RISERVATA. MARCO MOUSSANET Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 4 22 settembre 2016 Pagina 43 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Cassazione/1. I giudici di legittimità rendono più agevole il taglio del 50% nel caso di immobili inagibili Riduzione Imu senza denuncia Il proprietario ha diritto allo sconto se la situazione è nota al Comune Il contribuente ha diritto alla riduzione a metà dell' Ici/Imu in presenza di fabbricato inagibile o inabitabile, anche se non ha presentato la denuncia, se tale situazione era già a conoscenza del Comune. Il principio è stato affermato dalla Corte di cassazione nella sentenza n. 18453 depositata ieri. Ai fini Ici, l' articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 504/92, prevedeva una duplice procedura, alternativa, per il riconoscimento dell' agevolazione. In particolare, il proprietario poteva richiedere una perizia all' ufficio tecnico comunale, con spese a suo carico, oppure presentare dichiarazione sostitutiva di notorietà, attestante la sussistenza dei requisiti di legge. In entrambe le ipotesi, e ancor più ovviamente nella seconda di esse, il contribuente doveva presentare la denuncia annuale, allegando idonea documentazione. Questa disciplina non è mutata con l' Imu, poiché il Dl n. 201/11 ha recepito le regole Ici. I principi affermati dalla Cassazione devono dunque ritenersi tuttora validi. Nella controversia in questione, il soggetto p a s s i v o s i e r a a u t o r i d o t t o l ' imposta, omettendo di denunciare lo stato di inagibilità al Comune, il quale aveva pertanto emesso avviso di accertamento per l' imposta non versata. La difesa della parte privata si era incentrata, tra l' altro, sulla circostanza che l' effettiva situazione dell' immobile era in realtà comunque nota al Comune. La Cassazione ha accolto le ragioni del contribuente, ponendosi in linea di continuità con i precedenti in termini, a partire dalla sentenza n. 23531/2008. È certamente degna di rilievo l' argomentazione utilizzata dalla Suprema Corte che ha fatto leva sui principi dello Statuto dei diritti del contribuente. Al contribuente, infatti, non può essere richiesta documentazione già in possesso della pubblica amministrazione. Si tratta peraltro di previsione espressiva del più ampio principio di collaborazione e buona fede nei rapporti tra Fisco e contribuente. La Corte ha quindi concluso che nessuna altra prova avrebbe dovuto essere richiesta al contribuente. Il criterio di diritto affermato appare sacrosanto e ineccepibile. Non sono chiare però le circostanze concrete che dimostrerebbero l' intervenuta conoscenza dello stato di inagibilità dell' immobile. Si menziona in proposito la dichiarazione di variazione catastale in unità collabente presentata però dal soggetto passivo nel 2007, a distanza di anni da quello di competenza (2002). Viene anche richiamata Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 5 22 settembre 2016 Pagina 43 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione una Ctu disposta nel corso del giudizio di appello riferito all' annualità 2001, ma anche questa non si vede come possa comprovare il fatto che il Comune non potesse non sapere dell' inagibilità già dall' anno d' imposta. In altri precedenti, le conclusioni della Corte sono state più lineari. Si trattava infatti di situazioni in cui il Comune aveva emesso ordinanza di sgombero dell' immobile. Forse la strada più semplice, sotto il profilo giuridico, è quella di qualificare l' onere della dichiarazione Ici/Imu non come un elemento costitutivo del diritto all' agevolazione ma, più semplicemente, come un obbligo informativo. Il mancato assolvimento di tale obbligo, pertanto, non dovrebbe pregiudicare il diritto all' agevolazione ma tutt' al più comporterà l' irrogazione di una sanzione di carattere formale. © RIPRODUZIONE RISERVATA. LUIGI LOVECCHIO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 6 22 settembre 2016 Pagina 47 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Tar di Palermo. Annullato un contratto per servizi concluso con l' affidatario precedente Appalti con principio di rotazione Nelle procedure negoziate a cui può partecipare un numero limitato di operatori economici, il principio di rotazione è tutt' altro che marginale: al contrario, proprio l' accesso "filtrato" dalla stazione appaltante secondo una propria soglia economicofinanziaria e tecnico organizzativa è una «garanzia minima» che si concilia con le regole di trasparenza e concorrenzialità ed è tale da vietare l' invito anche al gestore uscente pur se idoneo e affidabile. Anche il Tar di Palermo sentenza 1916/2016, Terza sezione, 27 luglio interviene nell' ampio dibattito sull' equilibrio tra massima partecipazione delle imprese e rischio di rendite di posizione negli appalti pubblici, promuovendo un' interpretazione «rigorosa» della disciplina sulla procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara (comma 6, articolo 57, Dlgs 163/2006, ex Codice appalti). Queste norme prevedono la selezione delle aziende «sulla base di informazioni​desunte dal mercato, nel rispetto dei princìpi di trasparenza, concorrenza, rotazione», quindi la scelta di «almeno tre, se sussistono in tale numero soggetti idonei». I giudici hanno così annullato un contratto per la raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani che una centrale unica di committenza aveva sottoscritto con un precedente gestore (affidatario con due proroghe) anziché con una delle altre imprese "invitate". Accogliendo la tesi di una di queste, il Tar ha spiegato che in questi casi la prescrizione sull' avvicendamento delle ditte con i requisiti per avere rapporti con la Pa «non è banale o secondario, e costituisce la garanzia minima affinché possa essere ritenuta compatibile con le regole di trasparenza e concorrenzialità, che presidiano il settore degli appalti pubblici, una procedura che, in sé, contiene significative deroghe all' ordinario criterio di aggiudicazione degli appalti». Ciò, come precisato, pur se parte della giurisprudenza non citata, ma tra la più recente si veda la sentenza del Tar Lazio n. 3319/2016 non ha ritenuto la rotazione una regola assoluta prevalente che a priori esclude i gestori uscenti se stata accertata la trasparenza della procedura selettiva. Per la Sezione, questo principio «anche dalla piena lettura della normasi affianca a quello di trasparenza e di parità di trattamento, e non può essere eluso per il rispetto degli altri concorrenti principi che devono essere seguiti», a maggior ragione in questi casi dove la rotazione «assume un valore ancor più pregnante a fronte del limitato numero di ditte». Perciò, anche a voler condividere l' interpretazione normativa più estensiva, «difficilmente potrebbero essere ritenute rispettate le garanzie Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 7 22 settembre 2016 Pagina 47 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione minime previste dalle norme di legge in materia». Nella sentenza si è sottolineato che la mancata rotazione dell' affidatario in queste gare non può essere dettata dall' insuccesso della pubblicazione dell' avviso sull' albo pretorio: è sempre illegittima sia perché questa pubblicità ha una «limitata efficacia» sia perché la Pa, dopo l' invito e prima dell' affidamento, conosce il numero delle manifestazioni d' interesse ricevute. Nel caso in questione, oltre a quella dell' ex gestore non più ammissibile, erano due, cioè un «esiguo numero non...idoneo a consentire il pieno rispetto alle garanzie di legge». © RIPRODUZIONE RISERVATA. FRANCESCO CLEMENTE Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 8 22 settembre 2016 Pagina 26 Italia Oggi Pubblica Amministrazione Atti pubblici informatici, niente firme scannerizzate Per la firma grafometrica degli atti pubblici informatici non va bene la scansione della sottoscrizione sul foglio di carta. Lo spiega il Consiglio n a z i o n a l e d e l n o t a r i a t o , i n u n documento diffuso ieri, che illustra le modifiche al Codice dell' amministrazione digitale (dlgs 82/2005) apportate dal dlgs 179/2016. Il correttivo ha creato problemi interpretativa. Come quello dell' art. 21, c. 2ter del Cad. La norma prevede che gli atti pubblici redatti su documento informatico sono sottoscritti dalle parti, in presenza del pubblico ufficiale, oltre che con firma digitale o avanzata o qualificata, anche con firma autografa acquisita digitalmente e allegata agli atti. La questione, interpretativa e pratica, concerne proprio la firma autografa acquisita digitalmente. Nella circolare in commento, innanzi tutto, si sottolinea l' ambiguità della disposizione, per poi passare ad escludere tassativamente che la firma autografa possa essere acquisita con uno scanner. In effetti l' acquisizione della scansione della firma apposta su carta non integra un' ipotesi di firma elettronica. Inoltre la scansione di per sé non garantisce un collegamento del file con il documento cartaceo. Anzi la scansione non è in grado di rilevare tutti i parametri della sottoscrizione autografa (tratto o forma grafica, pressione, velocità, direzione dei tratti). La semplice scansione di un documento cartaceo acquisita informaticamente costituisce, invece, copia per immagine su supporto informatico di documento analogico. Lasciar passare la tesi della sufficienza della scansione rischia, si legge nella circolare di creare un mostro giuridico. Con la perdita delle caratteristiche della firma autografa si preclude definitivamente al firmatario l' esperimento della querela di falso. Inoltre si avranno documenti pubblici senza firme autentiche: secondo i notai, una vera e propria assurdità. Altro rilievo riguarda lo Spid, il sistema pubblico di identità digitale: i notai precisano che la modalità «point and click», per cui si presume che chi usa le credenziali sia il vero interessato, sarà valida nei rapporti tra cittadino e p.a., ma non nei rapporti tra privati. ANTONIO CICCIA MESSINA Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 9 22 settembre 2016 Pagina 30 Italia Oggi Pubblica Amministrazione In Toscana il 77% dei comuni è con Equitalia. In Abruzzo un ente su 5 Sono la Toscana e il FriuliVenezia Giulia le regioni ancora legate a doppio filo a Equitalia. M e n t r e n e l r e s t o d ' I t a l i a i comuni tendenzialmente fuggono dal concessionario pubblico di riscossione (tanto che dal 2011 al 2015 gli affidamenti sono passati da 6.161 a 3 . 6 2 2 ) , l e d u e regioni restano fedeli alla società guidata da Ernesto Maria Ruffini. In Toscana i comuni gestiti da Equitalia sono 214 su 279 (il 77%), in Friuli 154 su 216 (71%). Chi invece sembra aver già anticipato l' addio a Equitalia, che dovrà compiersi per legge dal 2017, sono i comuni di Molise e Abruzzo, dove si registrano percentuali di fedeltà al riscossore pubblico rispettivamente del 18 e 20%. A snocciolare i dati sugli affidamenti è stato lo stesso ad della società in audizione al senato sulla proposta di legge a firma Lucrezia Ricchiuti (Pd) che detta misure per il recupero dei crediti insoluti nella pubblica amministrazione. Secondo Ruffini il quasi dimezzamento degli affidamenti è i l s e g n a l e d e l l e i n c e r t e z z e normative di questi ultimi anni. Ragion per cui, ha detto, è più che mai necessario «che si giunga in tempi adeguati alla compiuta ridefinizione dell' assetto legislativo della materia, nell' interesse degli enti locali e di tutti gli operatori del settore». Alla riduzione dei comuni che si affidano a Equitalia fanno da contraltare gli ottimi risultati della riscossione, soprattutto quella spontanea. Dal 2000 al 2016 la percentuale di riscossione ottenuta da Equitalia attraverso gli inviti al pagamento («pre ruolo») si attesta al 77,6%. In pratica su quasi 44 miliardi di euro affidati ne sono stati riscossi 34. Alla riscossione coattiva sono invece stati avviati i residui 10 miliardi (22,4% del totale). Ruffini ha anche sfatato un altro mito, quello dell' eccessiva onerosità di Equitalia, sottolineando come, a fronte dell' 1 o del 6 % di oneri di riscossione che il contribuente paga a Equitalia, i circa 100 operatori privati che possono operare per la riscossione della fiscalità locale, applicano aggi che oscillano, in media, dal 15 al 25% del riscosso in caso di gestione unitaria delle fasi di liquidazione, accertamento e riscossione, ovvero, sulla base di quanto emerge dall' analisi dei bandi di gara pubblicati nel 2016, dal 6 al 20% nell' ipotesi di affidamento della sola riscossione coattiva. Nell' audizione il numero uno di Equitalia ha anche parlato della proposta di legge Ricchiuti che punta a consentire agli enti locali la possibilità di avvalersi delle società di recupero crediti per incassare somme Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 10 22 settembre 2016 Pagina 30 < Segue Italia Oggi Pubblica Amministrazione di modesta entità. Secondo Ruffini se il progetto di legge andrà in porto, le amministrazioni dovranno predisporre adeguate verifiche su questo tipo di società che al momento sfuggono ai controlli a cui sono invece sottoposti Equitalia e gli operatori privati abilitati all' attività di liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi. Ruffini ha osservato che le società di recupero crediti si limiterebbero a svolgere, sotto la direzione e il controllo dell' amministrazione, attività meramente propedeutiche e di supporto alla funzione di riscossione e ha evidenziato che tali attività possono già oggi essere affidate alle società di cui all' art. 115 Tulps (agenzie d' affari) anche alla luce di un indirizzo giurisprudenziale ormai consolidato. Inoltre, la scelta dovrebbe avvenire tramite gara, riproponendo le medesime difficoltà che attualmente i comuni incontrano nello svolgimento di tali procedure all' atto della scelta del soggetto incaricato del servizio. Di conseguenza, Ruffini rimette alla commissione finanze del senato la valutazione dell' effettiva esigenza dell' intervento normativo e richiede che sia meglio definito il concetto di «gestione» delle obbligazioni pecuniarie, utilizzato nella proposta di legge, che potrebbe determinare equivoci circa l' esatta delimitazione dei compiti. FRANCESCO CERISANO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 11