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n. 14/16 - 26 luglio 2014
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Sommario
La Goccia n. 14/16 - 26 luglio 2014
La Goccia
REGISTRAZIONE DEL TRIBUNALE N.
430/92 DEL 15 MAGGIO 1992
Registro Nazionale della Stampa n. 10084
PROPRIETÀ PRO.GE.CO.
SOC. COOP. A R.L.
VIALE M. D’UNGHERIA, 52 – GINOSA
DIRETTORE RESPONSABILE:
STEFANO GIOVE
DIREZIONE:
GIULIO PINTO
ADELE CARRERA
COMITATO DI REDAZIONE
ROSAMARIA BUSTO
ERASMO MAZZONE
PALMA MARTINO
DOMENICO RANALDO
HANNO COLLABORATO
A QUESTO NUMERO:
GIUSEPPE CARRERA
MARIO D’ALCONZO
ROBERTO MUSCOLINO
GIANLUCA CATUCCI
DAVIDE GIOVE
GIORGIO MOREA
GIOVANNI MATERA
BALDASSARRE D’ANGELO
SARAH SCORPATI
VINCENZO D’ANGELO
CANTA STORIE
MASSIMILIANO DORO
GIUSEPPE PIZZULLI
PIETRO LOSPINUSO
MINO NOIA
DAGI
CARMELO MONACO
MARIA FLORENZIO
NICOLA CARENZA
PAULA M. LUCA
LIBORIO PATIMISCO
ANTONIO SABATO
DON FRANCO CONTE
PAOLO NICO
M. C. OLIVARI
fOTO:
ERASMO MAZZONE
MICHELE GRECUCCI
Maria Olivari
Antonio Gatti
AMMINISTRAZIONE
VITO CONTE
IMPAGINAZIONE E GRAFICA:
STEFANO GIOVE
STAMPA
Studio Grafico
DIGITAL PRINT
Questo numero de
La Goccia è stato chiuso
alle ore 12.00
del 23 luglio 2014
Editoriale…
Il santo…
Ginosa…
Natuzzi…
Le poesie…
Si rinnova…
Ricorso…
Vescovo…
Serata di…
Miroglio…
Muzzopappa…
Inutile…
Ricordo…
Gli anziani…
Continuano…
Le favole di Grim
Mario Aloe…
Indizi…
Le caricature…
Ricerca e …
Lettera aperta…
Notizie Flash…
‘Na voscji…
Appello…
Int. Inglese…
Il dono…
E…state Insieme…
Noi e…
Tempa Rossa…
Parma Club…
Int. Zicari…
Giustizia è…
Buttati…
Fiera Blu…
Lettera aperta…
Che ne pensi…
80Anni…
Tèrre…
di Stefano Giove
pag. 4
di Canta Storie
pag. 5
di Canta Storie
pag. 5
di Massimiliano Doro
pag. 6
di Redazione
pag. 6
di Grim
pag. 7
di Giorgio Morea
pag. 7
di Giulio Pinto
pagg. 8/9
di Stefano Giove -Liborio Patimisco
pagg. 10/12
di Mario D’Alconzo
pag. 12
di Stefano Giove
pag. 14
di Avis Ginosa
pag. 14
di Paula M Luca
pag. 17
di Adele Carrera
pagg. 18/19
di Don Franco Conte
pagg. 20/21
di Carmelo Monaco
pag. 21
di Paolo Nico
pagg. 22/23
di Canta Storie
pagg. 24/25
di Canta Storie
pag. 26
di Antonio Sabato
pag. 27
di Giovanni Matera
pag. 28
di Stefano Giove
pag. 31
di Da Gi
pag. 32
di Pietro Lospinuso
pag. 32
di Maria Florenzio
pag. 34
di Maria Florenzio
pag. 35
di Giuseppe Pizzulli
pagg. 36/37
di Canta Storie
pag. 37
di Domenico Ranaldo
pag. 38
di M C Olivari
pag. 38
di Massimiliano Doro
pag. 39
di Massimiliano Doro
pag. 39
di Addetto Stampa
pag. 40
di Canta Storie
pag. 40
di Nicola Carenza
pag. 41
di Canta Storie
pag. 41
di Mino Noia
pag. 42
di Baldassarre D’Angelo
pag. 42
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n. 14/16 - 26 luglio 2014
Tempo di vacanza
Ci siamo, finalmente, anche per noi de La Goccia arrivano le tante sospirate vacanze. Ritorneremo in edicola il prossimo 6 settembre e per qualche settimana cercheremo di ricaricare le pile. Ad essere sincero per alcuni di noi non si tratta di vacanze vere, si tratta di dedicarsi ad altro senza
dover pensare anche al giornale.
Scrivere un pezzo prima di andare in vacanza è operazione piuttosto complessa in quanto la mente è già proiettata verso altro. Eppure argomenti
sui quali riflettere non mancano, anzi. Proprio in questi giorni ve ne sono
alcuni che si stanno imponendo in maniera drammatica.
Penso al dramma palestinese, alla situazione in Ucraina e alla moltitudine di migranti che fuggono verso un mondo migliore e molto spesso trovano la morte.
Indubbiamente le immagini che ci giungono dalla Palestina sono immagini di violenza inaudita, nessuno nega il diritto del popolo israeliano di difendersi, ma non si può calpestare la dignità umana, come fanno loro con
i palestinesi. Nessuno riesce a fermare il governo di Israele in questa folle vendetta… Non so se si rendono conto che il loro atteggiamento alimenta l’odio e il rancore di frange sempre più consistenti di opinione pubblica, anche in Occidente e le manifestazioni parigine di questi giorni ne sono la prova più evidente.
Anche la crisi Ucraina sta volgendo verso una situazione di non ritorno e
pensare di scaricare, con la propaganda, la responsabilità della situazione sulla spalle della Russia è un esercizio poco efficace. La Merkel e Obama farebbero bene a cambiare atteggiamento, altrimenti rischiano di trascinare il mondo verso una catastrofe.
Che dire poi di quanto avviene sulle nostre coste? Gli sbarchi di tanti profughi sembra sia un problema tutto italiano e non una questione che deve
vedere impegnata l’Europa. E molti si chiedono perché è cresciuto il partito degli euroscettici… Se l’UE continua ad occuparsi di banche e di finanza e lascia marcire le questioni sociali, diventa difficile sostenere le
ragioni dell’importanza di una Europa Unita.
Ai temi, diciamo di carattere internazionale, si aggiungono quelli di carattere nazionale, con la crisi che diventa sempre più drammatica, giorno
dopo giorno. Il tema del lavoro è il tema di grande attualità e devo dire
che molto spesso rimango basito quando sento dire da governanti ed economisti che se aumenta il Pil aumenta l’occupazione. Il problema dell’occupazione non è più solo un problema della crescita del Prodotto Interno
lordo, è soprattutto una diversa distribuzione della ricchezza prodotta, attraverso degli investimenti mirati nel campo del terziario avanzato.
Dalla crisi del 1929 si uscì con lo stato sociale che permise a tanti di avere i soldi da spendere e rimettere in moto l’economia, oggi, invece si pensa di uscire dalla crisi tagliando lo stato sociale e tutto quello che vi è intorno.
In Italia, in particolar modo, si vive una situazione di perenne immobilismo… con la politica che non riesce più a dare risposte concrete ai bisogni della gente. Provare a seguire e ascoltare il dibattito sulle riforme istituzionali… viene il voltastomaco. Cosa significa presentare 8mila emendamenti? E chi sono i paladini della democrazia, quelli che accettano ordini da un blog? Insomma, siamo seri e cerchiamo di disegnare un modello di Stato moderno ed efficiente, che sappia coniugare democrazia,
partecipazione e distinzione di ruoli. Le guerre di posizione (o di rendita
di posizione) non servono e appaiono incomprensibili a tanti cittadini.
Per finire, che dire delle questioni locali? Come diceva una vecchia canzone di Fabrizio De Andrè «…non tutti nella capitale nascono i fiori del
male, qualche assassinio senza pretese lo abbiamo anche noi in paese».
Il tema del lavoro, con le vicende Miroglio e Natuzzi tengono banco, la
stagione estiva ci sta creando problemi con un tempo incerto, con l’estate
l’editoriale
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che tarda ad arrivare… I danni per il turismo e per l’agricoltura sono più che evidenti.
Ma un tema oggi viene vissuto con molta preoccupazione ed è quello della sicurezza e i fatti che si sono verificati in questi ultimi giorni sono un preoccupante
campanello d’allarme.
Insomma, si capisce bene che ci apprestiamo ad andare in vacanza con la mente piena di pensieri e di preoccupazioni. D’altra parte il periodo intercorso tra le
passate vacanze, tra la passata estate e oggi, è stato
ricco di fatti terribili che hanno segnato profondamente la storia della nostra comunità.
Ieri dal ponte di san Leonardo guardavo le macerie di
via Matrice e mi chiedevo quando saremo capaci di rimuoverle e ridare nuova vita a quella parte della nostra città?
Ecco con questo pensiero andiamo in vacanza e con la
speranza che alla fine si trovino modi e risorse per affrontare in maniera adeguata questi problemi.
Adesso non ci resta che sperare di svagarci con le manifestazioni estive… e devo dire in tutta sincerità che
non mi pare che quelle ginosine offrano tante possibilità…
Vi auguro buone vacanze, nonostante il mio pessimismo, ci rileggiamo il 6 settembre prossimo.
Stefano Giove
cronaca
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Natuzzi, cose turche
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Il Nuovo Centro
Destra ricorre
alla Corte dei
Conti
Nel mirino dei consiglieri Bradascio e Di
Franco i lavori di somma urgenza al Castello
Normanno.
Sarebbero chiacchiere partigiane e di marketing informativo, la notizia secondo cui noti
industriali turchi starebbero per fare ingresso
nel capitale sociale del Gruppo Natuzzi. La
quota di rappresentanza si sarebbe aggirata
tra il 10 e il 20 per cento. In realtà, l’incontro
avvenuto a Santeramo lo scorso due luglio,
questo è inconfutabile, tra il management e
la proprietà di Natuzzi con la delegazione dei
finanzieri in specie, è servito per impostare
una possibile partnership commerciale, al
fine di sviluppare per il mobile imbottito attività di vendita al dettaglio in Turchia. Quanto
questo ‘difetto di informazione’ abbia contribuito ad alzare il tono della vertenza occupazionale? Di certo, ha contribuito ad agitare
ulteriormente gli animi per una vicenda di ristrutturazione aziendale che coinvolgerebbe
circa 3000 lavoratori votati, evidentemente,
alla precarietà e all’incertezza del futuro. A
questo riguardo, le parti in causa stanno cercando contatti costruttivi, sempre che si abbia
qualcosa fattibile da proporre, ma la situazione è complicata e lo dimostra il susseguirsi
di assemblee aziendali con l’ingrediente degli ‘spintoni’ volti a disarcionare dall’esterno l’unione sindacale e istituzionale. Vale a
dire, quella condivisione unanime che, il 10
ottobre dello scorso anno, portò all’accordo
che scongiurava il licenziamento di 1726 lavoratori operanti negli stabilimenti lucani e
pugliesi. Quell’intesa conteneva un ‘intrigato’
processo di riorganizzazione produttiva e di
reindustrializzazione dell’area murgiana, ma
sancì la riduzione immediata degli esuberi,
portandoli a 1506 unità, in luogo della ricollocazione di 220 nello stabilimento materano
di Jesce, la cui attività era stata precedentemente azzerata. Fu anche concordato che
650 lavoratori sarebbero stati occupati entro
quest’anno e altri 200 fino al 2018. Tutto ciò
attraverso la creazione di due newco (new
company, nuova azienda) che avrebbero ricevuto commesse dal Gruppo Natuzzi per
il marchio Leather Edition ed i complementi
di arredo. Poi sarebbe stata incentivata la
mobilità per un massimo di 600 persone (in
media 30 mila euro lordi a testa) e una proroga della cassa integrazione per riorganizzazione aziendale. Una nuova creazione
d’impresa che tutti ritennero storica e l’inizio
di un percorso anticrisi, ma che adesso viene
contestata da oppositori extra sindacali che
alle rispettive organizzazioni confederali e di
categoria ne sollecitano il disconoscimento
formale di quanto sottoscritto e sollecitano
l’avvio di azioni unitarie con le maestranze in
un territorio già fortemente mortificato dalla
disoccupazione.
Canta Storie
foto Erasmo Mazzone
-Dopo il dietrofront del Governo locale
sulla richiesta di esclusione dal pagamento dell’Imposta sulle case donate
dai genitori ai figli, in aggiunta alla non
accettazione di modifiche a provvedimenti di natura fiscale e di oggettivazione tributaria, il gruppo consiliare del
Nuovo Centro Destra accende la battaglia sulla trasparenza amministrativa.
I due consiglieri, Antonio Bradascio
e Francesco Di Franco, puntano l’obiettivo sui lavori di somma urgenza
al Castello Normanno. Il capogruppo
Bradascio si aggancia al profilo soggettivo e procedurale che riconducono la materia alla contabilità pubblica,
connessa al corretto impegno e ordinazione della spesa dei lavori in specie.
“Abbiamo inoltrato l’attinente fascicolo
all’approfondimento della Magistratura
Contabile (Corte dei Conti). Noi abbiamo intravisto un distacco della gestione
dal bene comune. Per questo, vogliamo
sapere se, nel momento della sua registrazione, l’impegno di spesa di 230
mila euro aveva già la copertura finanziaria e se il suo computo metrico sia
da ritenere corretto nelle somme redatte. E’ essenziale capire –aggiunge
Bradascio- anche se è stata rispettata
la tempistica di approvazione dell’ordinazione dei lavori a terzi e la legittimità
degli stessi nella forma dell’affidamento
diretto”.
Canta Storie
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cronaca
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Miroglio, giallo su Mr QBELL: “Non
volevano che l’investimento di
Ginosa andasse in porto”
In Ricordo di
“Manuele”
coinvolti (rivolgendosi a istituzioni e operai). Ritengo inoltre che la stampa, anche
quella locale, non sia stata per nulla generosa nei miei confronti. Vi volevo quindi informare, che in data odierna è stata emessa la sentenza di assoluzione, per i reati
che mi avevano contestato e per i quali
hanno fatto chiudere il Gruppo. Assolto con
formula piena: perché il fatto non sussiste.
Questo processo penale è stato, credo,
il più veloce della storia della repubblica
Italiana tenuto conto che la prima udienza
è stata il 14 febbraio 2014 e la sentenza
l’11 luglio”. Ma le cose erano così clamorose che il giudice non ha e non poteva
Assolto dall’accusa di frode fiscale allo
Stato, l’ex A.D. del Gruppo che assemblava TV Lcd
Si tinge di giallo la vicenda occupazionale
che vede coinvolti i 181 ex operai delle fabbriche tessili di Ginosa e Castellaneta del
Gruppo Miroglio di Alba, successivamente
cedute ai rispettivi Comuni. I fatti si riferiscono ad una proposta di riconversione
del sito di Ginosa avanzata tempo fa dalla
QBell, azienda che assemblava televisori e
monitor LCD di ultima generazione e che si
era ritagliata una buona fetta di mercato nazionale (5%), fornendo monitor LCD anche
a “Poste Italiane”. Forse troppo per un mercato agguerrito quale quello dell’ Hi-Tech.
Le trattative subirono un brusco stop a seguito della vicenda giudiziaria che vedeva
coinvolto l’allora A.D. del Gruppo, Giuliano
Macripò, indagato per frode fiscale allo stato. Il processo, ed è lo stesso Macripò a
darne notizia, si è chiuso l’ 11 luglio scorso
con l’assoluzione dell’ingegnere originario
di Fragagnano (TA).
“Contro di me - rivendica Macripò - è stata
condotta una campagna infamante e denigratoria nella quale, gioco forza, siete stati
avere dubbi (si tenga conto che il PM, già
a metà della prima udienza, aveva di fatto
smesso i controinterrogatori e successivamente avrebbe confidato al mio legale che
avrebbe chiesto lei stessa l’assoluzione se
non fosse per l’imbarazzo nei confronti della GDF”.
Una notizia, quella appresa per mano
dell’ex Amministratore del Gruppo QBell,
che inquieta soprattutto i lavoratori della
ex Miroglio, alla luce di un’altra notizia divulgata qualche tempo fa da alcuni organi
di stampa, riguardante un’altra inchiesta
giudiziaria a carico della “Logistic&Trade”
di Castellaneta Marina che manifestò interesse per la reindustrializzazione del sito
di Castellaneta.
di Massimiliano Doro
Una banale caduta ha stroncato la vita di
Emanuele Castellano, noto e stimato commerciante di Ginosa, in pensione. Il suo negozio era il luogo più conosciuto di Ginosa
e dei paesi limitrofi per chi doveva provvedere per il corredo da dare in dote ai figli.
Emanuele Castellano qualche sera fa si
accingeva a varcare la soglia di un circolo
associativo, in via Gigli, che era solito frequentare, ha perso l’equilibrio ed è caduto.
Difficile stabilire se la perdita di equilibrio
sia stata provocata da un improvviso malore o da un piede messo in fallo. Sul posto
sono giunti i sanitari del 118 ed i carabinieri
della locale stazione. Castellano, le cui
condizioni sono apparse da subito gravi, si
è spento poco dopo.
Con la scomparsa di Emanuele Castellano
Ginosa perde una delle figure storiche che
hanno saputo dare una impronta importante nelle attività commerciali della nostra città.
Alla famiglia Castellano va il nostro cordoglio per la scomparsa di Emanuele.
La Redazione
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n. 14/16 - 26 luglio 2014
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C’era una volta, non lontano di qui, il paese di
Occhiocitrullo. In tutto il contado era ben noto che il villaggio era
diviso in quello di sopra e quello di sotto.
Gli occhiocitrullesi di sopra venivamo chiamati capoverdi, perché lì, in passato, facevano il nido strani uccelli dal capo piumato di verde… quelli di sotto si chiamavano marinesi in quanto il loro territorio era lambito dal mare.
Sebbene fosse lo stesso villaggio, però, vi era, da sempre, tra gli abitanti, una certa rivalità e mentre quelli di sopra pensavano che si sperperassero molti dobloni reali per quelli di sotto, quelli di sotto pensavano che l’avidità e l’ignoranza di
quelli di sopra impediva loro di crescere come avrebbero potuto.
Col tempo, quelli di sotto diventarono di un gran numero e lo diventarono a tal punto che venne il giorno in cui il sovrano
vincitore del torneo fu proprio uno di loro. Messer Dellepalmecheviendalmare, si fregiò del titolo di primo occhiocitrullese
di sotto, re di tutto Occhiocitrullo!
E fu che non solo il sovrano, ma anche molti gran ciambellani al suo servizio erano della parte di sotto.
Questo fece arricciare il naso ai capoverdi di sopra e lo fecero arricciare a tal punto che per dimostrare tutto il loro naso arricciato, decisero di fare la festa del naso arricciato e arricciarono il naso del polpo! Cosa c’entrasse questo con
Occhiocitrullo e con quelli di sopra nessuno lo capì (tranne il geniale inventore, che volle dimostrare a tutto il popolo che
si poteva (de)ridere dei governanti, senza che loro se ne rendessero conto!). Infatti, la festa del naso arricciato fu fatta in
pompa magna, con il gran ciambellano marinaro che, in pompa (altrettanto) magna, diede inizio all’arricciamento.
Tuttavia, nonostante il naso arricciato, i capoverdi di Occhiocitrullo di sopra, quando il sole diventava spietato e coi suoi
raggi bruciava le messi, si armavano di grandi ombrelli e di comodi sedili e si trasferivano di sotto, a godersi il meritato
sollievo, che il bagnarsi nelle acque blu di quel mare, dava loro.
Sicché, per un certo periodo dell’anno, quelli di sopra diventavano tutti di sotto e da capoverdi si mutavano in marinesi.
Proprio per dare loro la giusta accoglienza, gli occhiocitrullesi di sotto preparavano grandi festeggiamenti e il compito di
organizzarli era affidato al gran ciambellano del regno.
In passato, gran ciambellano dei festeggiamenti era stato messer Brasciola ma il sovrano, che riteneva inadeguate le sue
capacità, lo sostituì prontamente con un marinese che «Sicuramente!» - a suo dire - avrebbe fatto di più e di meglio.
E chi poteva fare di più e di meglio fra i suoi cortigiani, se non messer Tomotomo Lemmelemme!?
E, a onor del vero, al nuovo gran ciambellano venne subito in mente una trovata geniale per rendere divertenti e allegre le
serate degli occhicitrullesi, quando la calura li spingeva fuori dalle loro case.
Quello pensò bene di scrivere su dei biglietti, tanti nomi e tanti accadimenti (alcuni veri e altri inventati), li mise tutti in un
cesto e affidò l’incarico a un banditore di andare di strada in strada, sia per la parte di sopra che per quella di sotto a leggere, con tono forte e chiaro, uno alla volta, i biglietti, in modo che il popolo udisse e fosse a conoscenza di ogni piacevole
accadimento… la sorpresa consisteva nel fatto che poteva esserci o non poteva esserci l’accadimento… il popolo lo avrebbe
scoperto solo alla fine! (Che trovata!)
Immaginate quanto trambusto creò questa genialata!
A Occhiocitrullo sia quelli di sopra sia quelli di sotto erano in continuo peregrinare alla ricerca dell’accadimento perduto!
A quel punto il gran ciambellano si recò dal sovrano e gli disse: «Maestà, ammirate quanta allegria c’è nel nostro paese,
sia in quello di sopra che in quello di sotto. Da una parte arricciamo il naso e dall’altra fanno la caccia al tesoro.»
Il re che era uno che la sapeva lunga, gli rispose mogio: «Messere, io non sarei tanto entusiasta per quel che sta accadendo… non vorrei che ad essere arricciato fosse il nostro naso… se questi con la caccia al tesoro pensano di trovare il mio
scettro!»
Morale della favola: a ciascuno il suo
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cronaca
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Notizie
Flash
Rubrica a cura di Giulio Pinto
Presentato il CLUB UNESCO GINOSA
Mentre usciamo in edicola è in corso, nel
Teatro Alcanices di Ginosa, la presentazione ufficiale del Club Unesco Ginosa
cp. Relatore il presidente del Club , ing
Giulio Pinto che affiancato dal presidente
del Club Unesco di Gioia del Colle, dott.
Franco Fasano, illustrerà gli scopi e gli
obiettivi che il club intende promuovere e
raggiungere. Il prestigioso riconoscimento deliberato dalla Federazione dei Club
Unesco, lo scorso 28 maggio, è stato
ottenuto grazie al supporto culturale del
segretario generale, d.ssa Annateresa
Rondinella, della d.ssa Pina Catino e del
dr Franco Fasano, questi ultimi presidenti, rispettivamente, dei clubs di Bisceglie e
Gioia del Colle. Il riconoscimento rappresenta un valore aggiunto al territorio ginosino ed alla sua comunità per la qualità
del suo ambiente, della ricchezza artistica
ed archeologica dei suoi siti e della bontà della sua gastronomia che affonda le
sue radici nei secoli trascorsi. E’ un giusto
sprone per tutti coloro che supportati dalla passione per il territorio che si estende dalla collina al mare Ionio, aderiranno all’associazione costituita. Nel corso
della serata verranno illustrati gli scopi e
le finalità dei CLUBS, figli legali dell’Unesco, con il diritto di portarne il nome,
tra cui quello di aiutare la comunità ed i
giovani a mettere in pratica il messaggio
dell’Unesco. In questo spirito, nel corso
della serata, verrà effettuata una raccolta
fondi di beneficenza per avviare i tirocini
formativi a giovani laureati, soci Unesco,
onde arricchirne la propria formazione.
Sul palco accanto al presidente del club,
siederà il sindaco di Ginosa che riceverà
la nomina di socio onorario conferita alla
Città di Ginosa.
Furti…furti ed ancora furti!
Nonostante la presenza di due stazioni di
carabinieri, uno a Ginosa ed uno a Ginosa
Marina ed all’encomiabile azine di protezione e vigilanza attuata, nonostante i continui
tagli che i governi nazionali eseguono su
questa parte della spesa pubblica…..per
garantire gli stipendiucci di decine di migliaia di euri a parlamentari &Co., sono ormai all’ordine del giorno i furti che vengono
quotidianamente compiuti nelle abitazioni
di Ginosa e Ginosa Marina. Le manifestazioni di rabbia e di disappunto vengono
espresse per strada da gente comune che
non può allontanarsi dalla propria abitazione per timore di essere derubata. L’esasperazione potrebbe indurre a gesti inconsulti.
E’ invece auspicabile che l’amministrazione
e le forze dell’ordine trovino una soluzione
per tranquillizzare i cittadini.
Anna Vittoria torna a Ginosa!!!
Dopo un periodo di vera e propria reclusione torna a casa, nella sua amata Ginosa
Anna Vittoria Rochira. In uno scorso numero avevamo raccontato l’odissea di questa
nostra concittadina che “colpevole” di vivere un momento di depressione, non potendo contare su parenti, era stata avviata,
per un periodo di pochi giorni, in una RSA,
nei pressi di Torricella. La cura era stata
accettata da Anna Vittoria al solo pensiero che presto sarebbe tornata alla sua vita
quotidiana, fatti di scritti e dipinti , nel palazzo signorile, nel centro storico di Ginosa,
ricevuto in eredità dai genitori.
Pian piano i giorni, diventavano settimane e poi mesi e poi anni, sei lunghi anni,
durante i quali le sono state iniettate “per
curarla” medicinali sempre più importanti.
La nomina del tutor, un giovane avvocato
castellanetano, avrebbe dovuto semplificare l’iter per riportare a casa Anna Vittori,
ma non è stato così. C’è voluto l’amore, la
determinazione della educatrice psicosociale, d.ssa Domenica Sollazzo e del
gruppo di Cittadinanzattiva e del Tribunale dei diritti del malato della sezione di
Ginosa, supportati da Marina Venezia ed
Angelo Fanelli, avvocati di Cittadinanza
Attiva, a convincere il giudice Sergio Merlo a concedere il ritorno a Ginosa, nella
vicina Casa Famiglia in contrada Madonna Dattoli di Anna Vittoria. La riforma Basaglia degli anni ottanta che aveva voluto la chiusura dei manicomi, dimostratisi
veri lager, per l’annientamento mentale
dei cittadini colpevoli di soffrire il disagio
mentale, è stata pian piano mutata, trasformando luoghi, ruoli, le case famiglie
prima le Rsa e le Rssa, in luoghi con gestione personalizzata. In alcuni massima
cura per i pazienti, accuditi con l’amore,
che è il migliore medicamento per curare
il disagio mentale ed in altri, tanti altri, piccoli manicomi, dove il profitto ha prevalso
e prevale sulla cura, i 4500 euri di retta
mensile, dove si dimentica che di fronte,
ci sono esseri umani, come noi, bisognosi
di essere solo aiutati con un buongiorno,
con una parola. Grazie a questa terapia,
Anna Vittoria è di nuovo fra di noi. Bentornata!!
Finisce in tragedia un presunto fitto
non pagato
E’ un sabato di estate, Marco Innone si
reca a ritirare il fitto di una abitazione
ad una famiglia rumena. Alla richiesta
dell’uomo, l’affittuario risponde affermando che il fitto era stato già pagato; alle prime parole seguono altre sempre più minacciose, fino a quando, secondo quanto
ricostruito, ma ancora ufficialmente non
accertato, il giovane italiano tira fuori un
coltello e colpisce all’addome il rumeno,
allontanandosi di fretta. Non passa molto tempo che Innone viene raggiunto dal
rumeno che affiancato da altri connazionali lo aggrediscono, colpendolo violentemente. Tutti, alla fine, in ospedale, gravi e
con il probabile rischio di vedersi contestare l’accusa di tentato omicidio. E tutto
per un fitto di poche centinaia di euri!! In
che paese con la P maiuscola viviamo?
Il genocidio palestinese : una lettera di
Jean-Moïse Braitberg scrittore israeliano !
Cancellate il nome di mio nonno a Yad
Vashem
Jean-Moïse Braitberg LE MONDE
cronaca
| 28.01.09
“Signor Presidente dello Stato d’Israele,
le scrivo affinché intervenga presso chi ne ha competenza
affinché si tolga dal Memoriale di Yad Vashem, dedicato
alla memoria delle vittime ebree del nazismo, il nome di mio
nonno, Moshe Brajtberg, gasato a Treblinka nel 1943, come
quelli degli altri membri della mia famiglia morti in deportazione in diversi campi nazisti durante la seconda guerra
mondiale. Le chiedo di acconsentire alla mia richiesta, signor presidente, perché quel che è accaduto a Gaza, e più
in generale, la sorte imposta al popolo arabo di Palestina da
60 anni, squalifica ai miei occhi Israele come centro della
memoria del male fatto agli ebrei, e quindi a tutta l’umanità.
Veda, sin dall’infanzia ho vissuto nell’ambiente dei sopravvissuti dai campi della morte. Ho visto i numeri tatuati sulle braccia, ho sentito il racconto delle torture; ho
conosciuto lutti impossibili e ho condiviso i loro incubi.
Bisognava, mi hanno insegnato, che questi crimini non
accadano più; che mai più un uomo, per la sua appartenenza ad un’etnia o ad una religione disprezzi un altro, lo
schernisca nei suoi diritti più elementari che sono una vita
degna nella sicurezza, l’assenza di ostacoli e la luce, per
quanto sia lontana, di un avvenire di serenità e prosperità.
Ora, signor presidente, io osservo che malgrado molteplici decine di risoluzioni adottate dalla comunità internazionale, malgrado l’evidenza lampante dell’ingiustizia
inferta al popolo palestinese dal 1948, malgrado le speranze nate a Oslo e malgrado il riconoscimento del diritto degli ebrei israeliani a vivere in pace e sicurezza,
più volte riaffermati dall’Autorità palestinese, le uniche
risposte dei governi che si sono succeduti nel suo paese sono state la violenza, il sangue versato, la chiusura,
i controlli incessanti, la colonizzazione, le spogliazioni.
Lei mi dirà, signor presidente, che è legittimo, per il suo paese, difendersi contro chi lancia razzi su Israele, o contro i
kamikaze che portano via con loro numerose vite israeliane
innocenti. A questo io le risponderò che il mio senso umanitario non varia a secondo della cittadinanza delle vittime.
Invece, signor presidente, lei dirige i destini di un paese che
pretende, non solo di rappresentare tutti gli ebrei, ma anche
la memoria di coloro che furono vittime del nazismo. E’ questo che mi riguarda e mi è insopportabile. Conservando nel
Memoriale di Yad Vashem, nel cuore dello Stato ebraico, il
nome dei miei cari, il suo Stato tiene prigioniera la mia memoria familiare dietro il filo spinato del sionismo per renderlo ostaggio di una sedicente autorità morale che commette
ogni giorno un abominio che è la negazione della giustizia.
Allora, la prego, tolga il nome di mio nonno dal santuario
dedicato alla crudeltà fatta agli ebrei affinché non giustifichi
n. 14/16 - 26 luglio 2014
9
più quella fatta ai Palestinesi.
Voglia gradire, signor presidente, l’assicurazione della mia rispettosa
considerazione.
Jean-Moïse Braitberg
( n.d.r.: lo sterminio palestinese dura da …..quattromila anni. E’ giunto
il momento di costruire un percorso di pace!!)
AAA cercasi pronto soccorso.. un altro caso di malasanità
Alla cortese attenzione di Cittadinanzattiva TDM – Ginosa.
La sottoscritta G. T. , cittadina del comune di Ginosa, nonché membro
dell’associazione “Tribunale dei Diritti del Malato – Cittadi nanzattiva”,
denuncia quanto accadutole il giorno 18 luglio c.a., allorché, recatasi
alle ore 02.40 (am) presso il distretto sanitario di via Palatrasio, con
una ferita profonda alla mano destra, non riceveva alcun aiuto, ma
veniva indirizzata all’ospedale di Castellaneta. Motivazione addotta
dalla Guardia medica: il pronto soccorso è chiuso da 3 anni e non
c’è materiale per la medicazione in struttura. La sottoscritta, recatasi
qualche ora dopo a Castellaneta, veniva medicata al pronto soccorso
dell’ospedale, dove il medico firmatario della relazione di dimissioni
mostrava stupore per il mancato soccorso a Ginosa e informava che,
nelle ore mattutine, al distretto di Ginosa, vi è personale disponibile
alla medicazione (la Guardia Medica, però, non aveva parlato di questa possibilità). E’ normale che un centro di 20000 abitanti manchi di
un pronto soccorso? Se accade di ferirsi di notte e si è impossibilitati
a raggiungere Castellaneta, come si fa?
LOSPINUSO: “SI SOSTENGA IL POLO UNIVERSITARIO DI
TARANTO”.
“Chiedo ai colleghi consiglieri della Provincia di Taranto di condividere insieme un ordine del giorno per salvare il polo universitario
jonico”. Lo dichiara in una nota il consigliere regionale del PDL-FI,
Pietro Lospinuso. “Taranto è una città che sta soffrendo troppo e va
risarcita”, prosegue. “La cultura e la formazione sono il primo passo
per consentire ai cittadini di scrivere una pagina nuova per il futuro del territorio. Non possiamo non raccogliere, quindi, l’appello del
mondo universitario tarantino, che vive con apprensione la carenza
di fondi. Fino ad oggi, Comune e Provincia si sono spesi per finanziare l’Università, ma la crisi che incombe anche sugli enti pubblici sta
mettendo a rischio l’attività didattica. Tra l’altro, parliamo della più importante sede decentrata dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro,
che registra un elevato numero di iscrizioni annue e rappresenta una
risorsa importante per la seconda città della Puglia con oltre 200 mila abitanti. Per questo, credo sia opportuno chiedere al governo regionale di intervenire presso il Ministero dell’Istruzione, Università e
Ricerca affinché l’offerta formativa del polo resti invariata e si possa
dare una prospettiva stabile all’Università. È un atto dovuto –conclude
Lospinuso- ad una comunità che sta già patendo le conseguenze di
tanti problemi, come l’Ilva, e a cui va data una concreta opportunità
di crescita e sviluppo che certamente l’Università può concorrere a
costruire”.
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attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Intervista ai consiglieri comunali
della “Lista Inglese”
Consigliere Inglese, sono passati tre anni dall’elezione del consiglio comunale.
Consigliere Inglese, vogliamo dare un
giudizio sull’operato di quest’amministrazione?
«La nostra valutazione resta sempre non
classificabile perché, a tre anni di distanza
dall’elezione, non ci sono ancora atti rilevanti da considerare. È questa un’amministrazione che, piuttosto che farsi assistere
ed aiutare da gente competente
(come noi da tanto tempo suggeriamo) preferisce navigare
a vista. Due esempi concreti
concernenti due servizi essenziali per la comunità: la pubblica
illuminazione e la raccolta dei
rifiuti. In entrambi i casi ci si era
presentati dai baldacchini della
campagna elettorale declamando la concretizzazione degli appalti, mentre ad oggi su quello
relativo alla pubblica illuminazione non sappiamo nulla (l’unica certezza dei cittadini si chiama TASI, ossia l’imposta con cui
il comune farà fronte ai relativi
costi), mentre quello sui rifiuti
è arrivato dopo circa due anni
dalla sua aggiudicazione (per
colpa di chi non è un problema
stabilirlo). Quest’ultimo appalto
prevedeva l’impiego di somme,
da parte dei cittadini di Ginosa,
sia per il controllo delle esecuzioni che per
le campagne di sensibilizzazione della differenziata; soldi buttati al vento poiché stiamo
ancora pagando una figura professionale
che monitora la corretta esecuzione del servizio. Assistiamo inoltre ad interventi straordinari finanziati dal comune per pulire aree
che dovrebbero invece essere servite dalla
ditta appaltatrice.»
Ma secondo i dati riportati da
LegAmbiente provinciale il nostro comune ha raggiunto percentuali elevati
di raccolta differenziata. Almeno questo
merito va ascritto all’amministrazione
oppure anche qui ci sono degli aspetti
che vanno evidenziati e che non emergo-
no dai dati statistici?
«I risultati prodotti dalla differenziata sono
sotto gli occhi di tutti, e diventano evidenti
se si visitano sia i cassonetti adibiti alla raccolta del vetro che le periferie. Questi riconoscimenti esterni servono solo a celare un
servizio mal eseguito. Fidatevi: di virtuoso c’è
molto meno di quello che appare.»
Consigliere Castria, a vostro modo di vedere come ha reagito l’ente locale di fron-
ché di fronte a simili eventi ognuno ha delle
responsabilità. Meglio avrebbe fatto a dar
voce ai cittadini, mediante i comitati da loro
costituiti, al fine di individuare le priorità e le
risorse da investire verso le famiglie e verso
le situazioni che venivano prospettate come
le più critiche. Invece si è chiusa a riccio e
ha fatto di tutto per veicolare quanto meno
informazioni possibili. Ad esempio si parla
di un deposito, presso il comune, di una relazione del CNR di cui nessuno sa
niente, nemmeno la commissione di
protezione civile. Non si rispettano
Cristiano Inglese le forme. La democrazia è anche
forma, oltre che sostanza. Noi consiglieri di opposizione abbiamo avuto risposte solo a fine maggio, cioè
ben cinque mesi dopo i crolli di via
Matrice! Poi abbiamo scoperto che
proprio in quello stesso periodo in
cui attendevamo informazioni vi era
stato uno scambio epistolare tra il
primo cittadino ed altre istituzioni.
Se si fosse coinvolto il consiglio comunale e si fossero fatti, piuttosto
che lettere di amorosi sensi, delibere comunali avremmo sicuramente
avuto risultati più soddisfacenti.»
In questi giorni è venuto fuori un
manifesto di un comitato cittadino che esultava per i risultati conseguiti a Roma in occasione del
viaggio di protesta che ha visto
partecipe la stessa amministrate alle situazioni di disagio che la nostra zione comunale. Come avete visto voi
comunità ha recentemente vissuto?, Mi ri- questa contrapposizione che c’è stata
ferisco all’alluvione del 7 ottobre e ai crolli per un certo periodo tra amministraziodi via Matrice …
ne comunale da una parte e regione e
«Ha reagito seguendo quello che è il suo mo- stato dall’altra?
dus operandi, ossia non facendo chiarezza Consigliere Inglese «Non c’è stata alin merito a queste vicende. Sono stati disat- cuna contrapposizione. Registro tuttavia
tesi anche gli stessi istituti e le commissioni che, per quel che concerne la costituzione
volute dalla maggioranza. La commissione del comitato cittadino, si sta utilizzando un
di protezione civile, voluta dall’attuale mag- evento eccezionale (qual è quello della cagioranza (e approvata anche da noi), dove- lamità naturale) per impostare discorsi pova essere convocata prima della definizione litici. L’invito a partire per Roma a noi perdel COC (Centro Operativo Comunale), ma venuto era a firma di Pardo, Felice Vizzielli
in realtà non è mai stata minimamente inter- e Ciriello, cioè di noti esponenti di partiti
pellata. L’amministrazione meglio avrebbe politici locali, attualmente in maggioranza.
fatto ad aprirsi alle altre forze politiche poi- Fermo restando che non è stato certo il
attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
viaggio a Roma ad aver indotto il governo a firmare lo stato di
emergenza.»
Nell’intervista uscita sullo scorso numero il sindaco, rispondendo ad una domanda inerente la viabilità rurale,
lamentava il ritardo con cui gli uffici comunali sono soliti
consegnare i progetti. Guarda caso proprio in questi giorni
si è aperto un dibattito rispetto al trasferimento di alcune
persone che da anni svolgevano attività nell’ambito del settore dei lavori pubblici. Tra l’altro si è anche verificato un
fatto increscioso al quale voi avete risposto con una lettera
di sostegno nei confronti del geometra Malagnini. Secondo
voi ci sono delle inadempienze del comune o sono gli uffici
che impediscono al sindaco di svolgere la sua funzione nel
miglior modo possibile?
Consigliere Inglese «Il problema è proprio l’arbitrarietà con cui
la maggioranza considera la
questione: quando conviene
l’apparato amministrativo del
comune è diretta dal sindaco, in caso contrario non solo
viene considerata come una
cosa a se stante, ma addirittura viene additata come
d’intralcio alla normale attività
dell’amministrazione comunale. Non intendono (o fanno
finta di non intendere) che
potere politico e potere amministrativo non sono la stessa cosa. La manutenzione di
una strada è prerogativa del
settore amministrativo. Oggi,
a fronte dei soldi stanziati dalla regione, non siamo ancora
riusciti a presentare i progetti
completi per il miglioramento
della viabilità rurale. Ci devono spiegare il motivo e il perché non provvedono, qualora
la responsabilità fosse davvero dell’apparato tecnico del comune (come loro declamano) a
sostituire il dipendente o ad affidare l’incarico ad altri. Occorrono
concretezze. Non ci si può sempre nascondere dietro l’alibi che
qualcuno rema contro l’amministrazione.»
Consigliere Castria, c’è poi una questione che è emersa nel
corso di questi ultimi mesi: un disagio sociale molto forte che ha trovato dei riferimenti in comitati (ad es. quello
del 7 ottobre, Rinascita cittadina, dei residenti del centro
storico), cioè tante piccole realtà che si sono mosse e che
hanno mobilitato buona parte dell’opinione pubblica. Tutto
questo fermento cosa dimostra dal punto di vista politico?
«La costituzione di questi comitati testimoniano l’insofferenza
dei cittadini di fronte a disagi davanti ai quali l’attuale amministrazione comunale sta mostrando, ancora una volta, delle deficienze. Ricordiamo che i cittadini sono i veri destinatari materiali
dei disagi (in termini di imposte e mancanza di servizi) ed è
naturale quindi che in presenza di un’immobilità amministrativa
c’è l’insorgere di persone le quali, ormai stanche ed esaspe-
Massimo
Castria
11
rate da una serie di situazioni poco piacevoli – mancata manutenzione
dell’impianto di illuminazione, delle strade, raccolta dei rifiuti non efficiente al quale segue una TARES elevata, a una presenza indiscriminata di
extracomunitari dai quali non sanno se la raccolta o l’imposta sui rifiuti
è correttamente distribuita anche a cittadini non residenti – manifestano
le proprie difficoltà. La situazione precipiterà a settembre quando le famiglie verranno caricate di un altro 1,2milione di euro per via della TASI.
Per essere più chiari tutti coloro che non hanno pagato l’IMU pagheranno
sulle prime case residenziali un’imposta di circa dell’1,5% pari a cinquanta/settanta euro a famiglia. Tutto questo per finanziare un servizio, cioè la
pubblica illuminazione, mai usufruito dai cittadini e del quale stiamo ancora aspettando l’aggiudicazione dell’appalto. Quindi tutte queste anomalie si ripercuotono in maniera terminale sui cittadini i quali insorgono,
mediante la costituzione dei comitati, proprio per avere risposte in merito
alle mille problematiche che oggi abbiamo.»
Il tema della sicurezza è abbastanza avvertito dall’opinione pubblica;
non dimentichiamo che lo stesso
comitato di “Rinascita cittadina”
nasceva come risposta immediata a
dei piccoli furti. Nei giorni scorsi tre
auto sono state incendiate nell’agro
ginosino, non si sa da chi e non si
sa il perché; quel che è certo è che
molte abitazioni rurali sono visitati
da cittadini stranieri. Tutto questo
sta creando un clima di insofferenza che non sappiamo quali sbocchi
potrebbe produrre. Sul tema della
sicurezza, in che modo pensate che
si debba intervenire? Quali sono i
compiti che l’amministrazione comunale non è stata capace di soddisfare?
Consigliere Inglese «Per quel che
concerne la sicurezza dei cittadini il miglioramento del servizio, tanto vantato
dall’amministrazione comunale, è solo
fittizio. Non ha senso, infatti, estendere
il servizio anche alle ore notturne e, al
tempo stesso, concedere la mobilità ai dipendenti della polizia municipale. Anche qui l’amministrazione si ostina a non capire che il problema
della sicurezza va affrontato in sinergia con le altre forze, politiche e non.
Forze che possono e devono dare il proprio contributo per rafforzare il
controllo dell’ente sul territorio. Un controllo del territorio che deve avere
il fine, se non proprio di eliminare, di ridurre i fenomeni della criminalità e
dell’immigrazione clandestina. Vogliamo poi parlare dell’impianto di videosorveglianza? Un impianto tanto declamato prima della sua installazione e che poi, una volta accuratamente disposto, viene abbandonato a se
stesso, senza cura né manutenzione. Possibile che ogniqualvolta ci serve la registrazione di un dato momento le telecamere non funzionano?»
Un altro argomento molto attuale è quello relativo all’occupazione.
Molte cose si sono dette e si sono scritte rispetto all’acquisizione
dei capannoni della ex Miroglio. Volevo conoscere, da parte della
Lista Inglese, un giudizio su come si è intervenuti e cosa si poteva
fare secondo la vostra opinione.
Consigliere Castria «L’acquisizione dello stabilimento Miroglio non è
segue a pag. 12
12
attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
segue da pag. 11
una manovra o un obiettivo che si può
ascrivere al merito di qualcuno. Era previsto per legge che l’immobile fosse cedibile
a titolo gratuito da parte dell’imprenditore
che lo aveva edificato con la base di costituzione pubblica. Il problema è, ancora una
volta, la scorsa comunicazione. Possibile
che il sindaco, che rappresenta tutti i ginosini, va all’incontro del MISE e, una volta
tornato da Roma, anziché presentare i risultati alla cittadinanza si perde dietro manie di protagonismo?»
Nel 2011 il voto dato alla Lista Inglese
esprimeva un certo malcontento dei cittadini nei confronti dei partiti tradizionali. Questo malcontento si è poi confermato con le politiche del 2013 e le
europee del 2014 con la preferenza che
i cittadini hanno dato al M5S. Il vostro
voto e quello al M5S hanno una, come
dire, certa sintonia o si tratta di due fatti
separati?
Consigliere Inglese «Solo un miope può
vedere un parallelo tra i nostri risultati elettorali del 2011 e quelli odierni del M5S. Del
resto è evidente che se il voto dei cittadini prende strade diverse c’è di sicuro un
motivo alla base. Esso testimonia un’insofferenza della gente nei confronti dei
partiti tradizionali; la costituzione dei tanti
comitati presenti in loco ne sono la chiara
dimostrazione. Si è persa l’antica prassi di
risolvere i problemi chiedendo favori.»
Consigliere Inglese, in quali termini la
vostra lista guarda alle prossime elezioni? E, senza giri di parole, Cristiano
Inglese, che da tutti viene indicato come il probabile antagonista dell’esponente di centrodestra, in che modo sta
lavorando per svolgere fino in fondo
questo ruolo di “pretendente al trono”
(per dirla alla Grillo)?
«Intanto stiamo lavorando per portare a
termine questo mandato e per migliorare,
giorno dopo giorno, la nostra condotta.
Di noi inizialmente hanno detto che non
eravamo sufficientemente preparati ad
affrontare la vita amministrativa del paese
(anche se, vedendo come si sta amministrando, difficilmente avremmo potuto fare
di peggio). In seguito ci hanno accusati
di non saper fare opposizione, infine che
lavoriamo troppo e che perdiamo tempo
dietro le carte. È vero, non abbiamo esperienza in merito. Ma è anche altrettanto vero che abbiamo preso un impegno morale
e giuridico nei confronti dei cittadini e siamo
decisi ad espletarlo fino in fondo. E questo
senza la personale ambizione di coprire dei
ruoli. Siamo decisi, oggi più che mai, a preservare il valore sacro del denaro pubblico
e a vigilare affinché i soldi della comunità
vengano spesi nel miglior modo possibile. Abbiamo opere del recente passato che
gravano non poco sulle casse comunali. Per
dirne una: prima di affrontare il famoso consiglio comunale inerente la situazione di via
Matrice, da sprovveduto amministratore quale sono, mi sono posto la domanda di vedere
che opere pubbliche sono state recentemente fatte in quella zona. Per poter partecipare
in modo consapevole e per non prendere
in giro nessuno ho chiesto all’ufficio tecnico
notizie in merito alla pavimentazione. E da
quelle poche carte che sono riuscito ad analizzare pare che quei lavori non sono ancora stati contabilmente chiusi. Non possiamo
permetterci questi costi. Ripeto: oggi più che
mai è necessario preservare il valore sacro
del denaro pubblico che deriva dai sacrifici
delle persone.»
Il tema delle alleanze. In quali termini la
Lista Inglese, indipendentemente dal ruolo che ognuno dovrà svolgere, si pone
per costruire uno schieramento in grado
di avere il consenso del famoso 51%?
«Facendo un raffronto con quanto accaduto
nelle precedenti legislazioni notiamo, in seno
al consiglio comunale di Ginosa, un’inversione di tendenza rispetto al passato. Ovvero,
invece di essere i consiglieri di opposizione
a passare all’altro fronte, abbiamo assistito
ad una mera diaspora di alcuni consiglieri di
maggioranza che, stanchi dell’autorità del
sindaco, hanno scelto di sedere tra i banchi
dell’opposizione. Le motivazioni saranno sicuramente serie visto che si tratta di gente
responsabile. Con i nuovi consiglieri di minoranza stiamo conducendo battaglie non funzionali ad alleanze politiche future, ma battaglie consapevoli della necessità di arginare
determinate prassi politiche, per esempio
quella di ritenere che il consiglio comunale
non sia un’istituzione degna di poter deliberare un atto da inviare al presidente della
Repubblica o al governo. Se non ci fosse la
penna facile del sindaco probabilmente si
ignorerebbero del tutto.»
Consigliere Castria, una valutazione sul
cartellone estivo che da molti è stato anche criticato duramente, soprattutto dal
consigliere che occupava l’incarico di delegato alla cultura?
«Quando si programma un cartellone estivo
occorre innanzitutto fare una corretta analisi di quelle che sono le reali risorse che si
possono devolvere ad esse e, una volta individuatele, fare una cernita delle attività scegliendo quelle che realmente possono contribuire alla crescita culturale ed economica
della comunità. Invece nel cartellone estivo
presentato dalla maggioranza c’è di tutto, e
questo, a fronte anche di una disponibilità
economica sempre più esigua, va a scapito
delle attività di maggior valore.»
Stefano Giove
Liborio Patimisco
Noi e il Fisco
Agevolazioni per la
Sicurezza
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 165 del 18 luglio
scorso, è stato pubblicato il bando dell’INAIL
per finanziare le micro e piccole imprese che
investono in progetti di innovazione tecnologica per impianti, macchine ed attrezzature,
finalizzati al miglioramento delle condizioni
in materia di salute e sicurezza nei luoghi di
lavoro. Naturalmente il contributo finanziario
ha come obiettivo quello di favorire l’abbassamento del tasso di infortunio e di malattia
professionale.
I settori interessati sono quelli delle attività
agricolo - forestale e dell’edilizia.
Per la Regione Puglia sono stati stanziati i
seguenti fondi:
-
Agricoltura euro 1.110.400
-
Costruzioni euro 654.675
-
Lapidei euro 328.16
E’ previsto un contributo in conto capitale fino a una misura massima del 65% dei costi
sostenuti al netto dell’IVA ed è soggetto al
regime “de minimis”. A ciascun soggetto richiedente non potrà essere assegnato un
contributo superiore a euro 50.000,00. Il
contributo minimo ammissibile è di euro
1.000,00.
La domanda di accesso alle agevolazioni finanziarie previste dal bando dovrà essere
presentata con procedura informatica dal 3
novembre fino alle ore 18 del 3 dicembre
corrente anno.
Tutte le domande selezionate ed ammissibili saranno inserite in una graduatoria con i
relativi punteggi ed i progetti ammessi verranno finanziati fino alla concorrenza dei
fondi stanziati.
Dott. Mario D’Alconzo
attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
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attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Intervista a Antonello Zicari
Rsu stabilimento Natuzzi Laterza
Quali le motivazioni alla base della lotta di questi ultimi giorni dei lavoratori
Natuzzi?
«Perché siamo ormai vicini alla scadenza
dell’anno di CIGS concessa dal Ministero
del Lavoro, nell’accordo firmato lo scorso
ottobre a Roma ed ancora non si intravede
un destino certo per gli esuberi del gruppo.
Perché nonostante i numerosi incontri al
MISE per discutere dell’attuazione dell’Accordo di Programma che prevede ingenti
finanziamenti per le imprese intenzionate ad investire nel distretto murgiano del
salotto, nessuna delle numerose manifestazioni d’interesse pervenute al Ministero
ha portato a nuovi insediamenti produttivi
capaci di riassorbire la manodopera attualmente in cassa integrazione. A maggio
di quest’anno sarebbe dovuta già partire
la formazione per gli operai da ricollocare
nelle New.Co., invece qualcosa sembra
bloccare l’intero processo.»
L’accordo sottoscritto sta trovando attuazione?
«In base all’accordo del 9 ottobre 2013 degli 800 lavoratori in esubero 500 sarebbero
già dovuti essere riassorbiti dalle New.Co.
con il rientro dalla Romania della “Linea
Edition”. Per gli altri 300, invece, era previsto che il reimpiego nella produzione di
complementi d’arredo (cd. Linea notte) si
completasse nel 2018. Quindi, quello che
è stato definito al momento della sottoscrizione un accordo storico, poiché basato
sul ritorno in Italia di produzioni precedentemente delocalizzate, non è mai stato
attuato se non, ahimè, esclusivamente
per la parte relativa agli incentivi volonta-
ri all’esodo accettati finora da circa 450
collaboratori sui 600 previsti. I Sindacati
lo avevano sottoscritto per scongiurare la
mobilità paventata dall’azienda per i lavoratori e perché offriva loro una prospettiva di ritorno nel ciclo produttivo grazie
ai fondi, 101 milioni di euro, messi a disposizione delle nuove aziende da Stato,
Regione Puglia e Regione Basilicata. Ma
qualcosa si è bloccato o comunque è in
ritardo rispetto al cronoprogramma.»
A suo giudizio quali sono le prospettive reali per il gruppo Natuzzi e per i
lavoratori occupati?
«Purtroppo, a mio parere, non sembrano
delle più rosee. In primis perché Natuzzi
non ha rispettato l’accordo suddetto visto
ancora il mancato rientro delle produzioni estere, anzi abbiamo appreso da poco
del lancio del marchio Natuzzi Edition per
i divani prodotti al di fuori dei confini italiani
e questo non ci lascia ben sperare per l’evolversi delle cose. Poi il processo di riorganizzazione produttiva che non trova mai conclusione e per la quale lo Stato ha finanziato
per anni la cassa integrazione straordinaria.
Ed ancora l’alto tasso di turn over del management che da un lato porta a discontinue e
poco proficue relazioni industriali e dall’altro
denota una scarsa chiarezza di visione dell’azienda sulle politiche future da attuare.»
Quali le prospettive per lo stabilimento ginosino?
«La riutilizzazione del sito produttivo di Ginosa
era stata inserita come punto fondamentale
dall’accordo del 9 ottobre ma senza la creazione delle New.Co. questa possibilità diventa
al momento irrealizzabile. Dal canto loro le
organizzazioni sindacali si incontreranno con
i rappresentanti del gruppo Natuzzi i prossimi
24 e 25 luglio presso la Federlegno di Roma
per capire le reali intenzioni dell’azienda e
prospettare un l’eventuale ricorso ai contratti
di solidarietà al fine di far rientrare tutti i lavoratori nel ciclo produttivo dell’azienda.»
Stefano Giove
BUTTATI A PESCE… dona il sangue
AVIS Ginosa ti invita a non soffermarti a paure e timori perché è semplice
“buttarsi” ed entrare a far parte del mondo dei donatori AVIS ed essere
coinvolti in un piccolo gesto d’amore che fa una grande differenza.
Il 17 non porta sfortuna all’AVIS
Ginosa vista la notevole affluenza di
donatori di giovedì u.s. E’ proprio vero
che un donatore si riconosce sempre:
prima di correre in vacanza, corre a
donare!!! Nell’assolato pomeriggio del
17 luglio infatti abbiamo raccolto ben
68 sacche che in questo periodo sono
particolarmente preziose dato che la
nostra regione purtroppo è in carenza
di sangue in questi mesi.
Da alcuni anni, a dire il vero si era
raggiunta, con la collaborazione e
l’orgoglio di tutti i soggetti interessati, l’autosufficienza del sangue intero e del plasma in
Puglia. Ora invece si assiste, in modo preoccupante, alla riduzione della quantità di raccolta
di sangue intero con una crescita di richiesta dei malati/bisognosi.
Ognuno può dedicare un momento della propria quotidianità agli altri attraverso il dono del
sangue e la pubblicizzazione delle giornate di donazione (a volte anche un “CONDIVIDI” su
facebook risulta utilissimo!).
Vi aspettiamo numerosi alla prossima donazione di agosto, e ricordati: chi va col donatore
impara a donare!
AVIS Comunale di Ginosa e Marina di Ginosa
Profilo facebook: “Avis Città Di Ginosa”
attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
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Lettera aperta al sindaco di Ginosa
Sono mesi che aspetto un chiarimento da
parte dell’amministrazione ginosina sulla
questione che avevo posto, insieme ad altri genitori, a proposito della preoccupante
situazione che riguarda la scuola d’infanzia Giovanni Paolo II sita in via Costa della
Crognola.
Avevamo sollecitato gli amministratori comunali prima dell’alluvione del 7-8 ottobre
2013 affinché avvenisse la riparazione del
tubo di scolo e la pulizia del pendio antistante, ma anche dopo il nefasto evento
calamitoso nonostante le ordinanze di evacuazione dei fabbricati ubicati a monte della
scuola; il continuo spostamento del muro
perimetrale della stessa e il Piano Interventi
della Protezione Civile Regionale, con ordinanza emessa il 27 novembre 2013, che
specificava i lavori urgenti da effettuare in
quasi tutte le scuole ginosine, non abbiamo
ottenuto le garanzie che i nostri figli frequentassero una scuola sicura.
Garanzie che abbiamo richiesto nel corso
di due diversi incontri con i rappresentanti
dell’amministrazione.
L’ultimo incontro in ordine di tempo si è
tenuto il giorno 7 febbraio e vedeva presenti oltre ad alcuni genitori, anche l’assessore alla Pubblica Istruzione prof.ssa.
Mongelli, il dirigente del uff. tecnico arch.
Venneri, il dirigente scolastico Alfonso e il
sig. Clemenza impiegato del uff. tecnico comunale, e lungi dal darci le rassicurazioni
che richiedevamo, se possibile ha peggiorato la situazione.
A tutti i nostri quesiti, pertinenti peraltro visto che fra i genitori c’erano un ingegnere
ed un geometra che hanno presentato la
questione in termini tecnici, abbiamo avuto
la stessa risposta: non sussiste il problema,
non c’è alcun rischio.
Anzi per consolidare la loro teoria i nostri
amministratori usarono frasi come: “i miei
figli hanno frequentato la suddetta scuola e
per me è la più sicura di Ginosa” o “le vostre
preoccupazioni sono l’effetto della psicosi
generale del paese in seguito al evento
calamitoso e continuando con questi comunicati ed istanze non fate altro che alimentarla” o “ è sufficiente sapere che la
scuola in causa è frequentata dal figlio di
un noto geologo ginosino”.
Chiedemmo subito il dovuto rispetto, perche inaccettabile l’atteggiamento dei rappresentanti dell’amministrazione nel trattare un aspetto cosi importante come la
sicurezza dei nostri figli, ritenendo che al
sarcasmo spicciolo sarebbe stato preferibile un sopraluogo immediato alla scuola.
L’architetto Venneri si disse d’accordo e
ci rassicurò sulla tempestività degli studi
di stabilità che andavano comunque effettuati sul perimetro scolastico.
Rimanemmo d’accordo che saremo stati
contattati dal dirigente scolastico Alfonso
non appena fossero ultimati gli studi, fatto
che non e mai avvenuto.
A oggi non sappiamo che cosa hanno rilevato gli studi di stabilità che i proprietari delle case erano tenuti a fare in base
all’ordinanza di sgombero, non sappiamo
se l’ordinanza di sgombero e stata revocata, non sappiamo chi sono i proprietari
del pendio antistante e quando eseguiranno la pulizia dello stesso perché in quelle condizioni e anche a rischio incendio (
come già successo in passato), non sappiamo quando si svolgeranno i lavori di
messa in sicurezza della scuola.
Non sappiamo quando sarà pulita l’area
verde della scuola, non sappiamo che
altre garanzie esibiranno i nostri amministratori verso i genitori visto che le classi
della scuola primaria non si sono formate per il prossimo anno scolastico e che
il figlio del geologo frequenterà un altro
plesso.
Il comunicato stampa del amministrazione comunale del 7 luglio annunciava la
partecipazione al piano scuola messo in
17
atto dal Premier Renzi, e devo dire che le
affermazioni del Sindaco DE PALMA e quelle
del Vicesindaco MONGELLI mi hanno suscitato una grande indignazione e non soltanto
a causa dell’esperienza sopracitata.
Di quali capacità progettuali parlano i nostri
amministratori, quale superiore interesse
della tutela degli interessi diffusi del territorio
e della popolazione residente, quale efficienza e quale lungimiranza quando i cittadini
vengono privati del più elementare rispetto?
Il Governo RENZI ha fatto un appello a tutti
i sindaci italiani sul tema dell’edilizia scolastica presentando una proposta di soluzione
personalizzata, predisposta sulla base del
bilancio del Comune, per realizzare tempestivamente l’intervento che ogni sindaco ha
ipotizzato.
Il 3 marzo il Premier RENZI ha inviato una
lettera, a 4400 sindaci d’Italia che hanno
aderito al progetto, chiedendo ad ogni sindaco di sollecitare il finanziamento per ciascuna delle tre categorie presentate (scuole sicure, scuole belle, nuove scuole) in base alla
situazione di ciascuna realtà amministrativa,
specificando anche, se la scuola in causa
aveva chiesto altri finanziamenti e attraverso
quale legge. Nella lettera erano allegati due
moduli con le regole, le istruzioni e gli esempi
di come sarebbero dovuti essere compilati.
Vorrei che il Sindaco DE PALMA portasse
alla conoscenza dei cittadini, non soltanto la
cifra del finanziamento ottenuto, ma soprattutto il contenuto della sua sollecitazione, le
scuole interessate dal progetto e come si interverrà su ciascuna di esse.
Vorrei capire che significato hanno, per
questa amministrazione, parole come: sicurezza, rischio, ambiente, urgenza, rispetto,
diritto?
Quelle già sentite annunciavano una straordinaria visione del futuro, invece ci hanno
lasciato tonnellate di macerie, tanto disagio e
un torrente di P.I.R.P.lessità.
Paula Maria LUCA
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attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Ottant’anni, non li dimostra
ma neanche li nasconde!
Non è un segreto. Tonino
Scorpati ha compiuto, in
questi giorni, 80 anni e
chi non credeva che li
avesse tutti, con meraviglia se ne è convinto.
Diciamoci la verità, oggi, non è straordinario
tagliare il traguardo degli ottant’anni, capita a
molti (per fortuna!) tuttavia per Tonino Scorpati
una straordinarietà c’è,
ed è la forma in cui c’è
arrivato!
Non soltanto la forma
di tutti i giorni, che ha
lasciato increduli molti,
sul numero degli anni, quanto la gioia e la
felicità che ha sprizzato da tutti i pori per
tutta la serata (lunga!) del festeggiamento
del suo compleanno.
Idea geniale, da attribuire tutta a sua moglie Anna e ai suoi figli, quella della festa
con parenti, amici e collaboratori, nonché
autorità locali, di domenica 20 luglio, al
Vecchio Frantoio a Laterza.
Non è stata una festa di compleanno come in genere ci si aspetta… ma un vero
Nel suo ambito
lavorativo è stato
il primo a intuire che il futuro
avrebbe richiesto studio e competenze di livello
internazionale e
ha speso molto
del suo tempo
nella formazione, ma la sua
proiezione professionale non
si è fermata alla
specializzazione
tout-curt ma ha
guardato oltre, e
e proprio revival, servito su petali d’amore
che tutta la sua famiglia ha, con infinita tenerezza, affiancato come uno straordinario
puzzle, dedicato alla sua vita.
E, organizzare per Tonino, una serata così,
non è stata un’impresa impossibile, perché
i suoi ricordi, la sua memoria fanno parte
della storia ginosina, che lui ha contribuito a
scrivere, non aspettando che altri gli facessero da mentore ma impegnandosi in prima
persona per lasciare tracce ben visibili del
suo passaggio nella nostra comunità.
questo lo ha portato ad essere organizzatore di eventi promozionali che poi sarebbero
divenuti consuetudine nella nostra città e la
memoria storica alla quale ha prestato molta attenzione, l’ha visto protagonista della
istituzione del museo cittadino del parrucchiere e del barbiere. Tutti questi aspetti,
nella serata della festa di compleanno, venivano rimarcati dalla presenza, nel cortile
del Vecchio Frantoio laertino, non soltanto
dei numerosi amici ma anche dai filmati au
attualità
gurali, inviati da tutto il mondo, proiettati
con gli occhi lucidi e il petto gonfio di orgoglio di sua moglie e dei suoi figli.
Ero tra gli ospiti della serata e non nascondo che mai un compleanno mi aveva, in passato, coinvolta fino a quel punto… sarà stato che Tonino è una persona
coinvolgente, sarà stato che Anna, sua
moglie, è un “tornado”, che nel suo vortice, non ti travolge ma ti accoglie abbracciandoti caldamente o, sarà stato che
l’amore per quell’artigiano-artista-maritopadre trasudava da ogni gesto dei suoi
cari ma, un ottant’anni di quella portata
lascerà il segno… come tutto quello che,
fino ad oggi, Tonino ha scelto di fare!
Ancora tanti auguri, maestro Scorpati
e… al prossimo!
Adele Carrera
foto Maria Olivari
n. 14/16 - 26 luglio 2014
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attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
IL SANTO PADRE FRANCESCO HA NOMINATO VESCOVO DI
CASTELLANETA SUA ECCELLENZA MONS. CLAUDIO MANIAGO
L’annuncio è stato dato alle ore 12 di sabato 12 luglio al Clero riunito a Castellaneta presso il
Centro pastorale Lumen gentium in contemporanea con la Sala Stampa Vaticana.
CURRICULUM VITAE
È nato l’8 febbraio 1959 a Firenze.
Dopo la maturità classica entra nel seminario maggiore, frequentando lo studio teologico fiorentino. Alunno dell’Almo collegio Capranica, ha conseguito
la licenza in liturgia, presso la Pontificia
Università di Sant’Anselmo.
Il 19 aprile 1984 viene ordinato
sacerdote. Dal 1987 al 1994 è rettore del
seminario minore, direttore del centro
diocesano per le vocazioni e membro
del consiglio pastorale diocesano e
assistente ecclesiastico del Serra Club.
Nel
1988 diviene
cerimoniere
dellarcivescovo di Firenze e incomincia
ad insegnare Liturgia, presso la facoltà
teologica dell’Italia centrale; nel 1991 è
direttore dell’ufficio liturgico diocesano
e membro della commissione ordinandi.
Nel 1994 diviene pro-vicario generale
dell’arcidiocesi
metropolitana,
moderatore della curia arcivescovile
e canonico onorario della chiesa
cattedrale di Firenze.
Nel 2001 è vicario generale
dell’arcidiocesi fiorentina.
Il 18 luglio 2003 papa Giovanni Paolo
II lo nomina vescovo ausiliare di Firenze,
assegnandogli la sede titolare di Satafi.
L’8 settembre 2003, ad appena 44 anni, è
consacrato vescovo dal cardinale Silvano
Piovanelli ed è salutato dalla stampa come
il vescovo più giovane d’Italia. Nel 2008 il
nuovo arcivescovo di Firenze Giuseppe
Betori lo
conferma vicario
generale dell’arcidiocesi.
Il 12 luglio 2014 papa Francesco lo
nomina vescovo di Castellaneta.
Il messaggio del Vescovo eletto alla comunità diocesana
“Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro
e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie
continuamente al mio Dio per voi…” (1 Cor
1,3s)
Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di
Dio che è in Castellaneta: prendo in prestito le parole dell’apostolo Paolo per portarvi
il mio primo saluto e per esprimere l’emozione e la gioia che ho nel cuore in questo
giorno per me veramente benedetto dal
Signore! Sento l’emozione della responsabilità a cui
il Signore mi chiama affidandomi la Diocesi
di Castellaneta attraverso il ministero del
Santo Padre; a Papa Francesco, in questo momento, va il mio affettuoso pensiero
carico di riconoscenza per la fiducia che
mi ha voluto dimostrare e a lui garantisco insieme a tutti voi il costante e intenso ricordo
nella preghiera a sostegno del suo prezioso
ministero per la Chiesa e per il mondo intero.
Il mio cuore è anche colmo di
gioia perché vi accolgo come un
dono che viene ad arricchire la
mia vita e il mio ministero episcopale. Vengo da una città famosa
nel mondo per la sua bellezza e
non vedo l’ora di essere fra voi
per contemplare le tante bellezze
naturali, culturali ed ecclesiali che
arricchiscono la “nostra” diocesi
di Castellaneta per poterne godere con l’impegno a valorizzarle
secondo quanto il Signore ci farà
capire. In questo senso saluto con deferenza e stima tutte le autorità civili
e militari presenti nel territorio della “nostra” Diocesi ringraziandole
già per il loro servizio e assicurando fin d’ora la disponibilità ad una
collaborazione fattiva e rispettosa. Idealmente vi ho già presenti agli
occhi del cuore e prego per voi,
cari sacerdoti, indispensabili punti di riferimento per il Vescovo. A
voi vanno le mie prime parole di
saluto e di gratitudine: aiutatemi a
guidarvi in un cammino alla luce della Parola
di Dio, nel rispetto della storia della “nostra”
Diocesi e nella comune passione, in un ministero che vogliamo vivere come autentico
servizio al popolo di Dio che il Signore affida
alle nostre cure pastorali. Accanto a voi vedo
e saluto il diacono permanente e i carissimi
seminaristi a cui prometto fin d’ora una particolare vicinanza nel loro delicato cammino di
formazione e di discernimento.
Un saluto di vero cuore e un ricordo nella
preghiera che chiedo di ricambiare con generosità, anche ai religiosi e alle religiose
presenti nella Diocesi: a voi chiedo con forza
di vivere intensamente quello che il Signore
attualità
vi chiama ad essere nella sua Chiesa.
Abbiamo bisogno del vostro carisma come
segno concreto della presenza di Dio fra
noi e come richiamo alla bellezza del suo
Regno. Un abbraccio paterno a tutti voi fratelli e sorelle nel Signore e nell’attesa di incontrare
i vostri volti voglio rivolgermi in particolare
ai poveri e alle persone sofferenti nel corpo
e nello spirito, per assicurar loro la mia vicinanza e una benedizione particolare. Ma
davvero non vedo l’ora di incontrare i giovani
e di sperimentare il loro caldo entusiasmo,
le famiglie con le loro gioie e le loro fatiche,
gli anziani con la loro esperienza e la loro
saggezza.
Cammineremo insieme, come popolo di Dio
che è in Castellaneta, edificando la Chiesa,
sposa di Cristo, in questa terra e in questo
tempo, confessando Gesù Cristo Crocifisso
CON TUTTO
IL .....
AUGURI
PAPÀ
CI sono momenti nella vita in cui non si può
strare in silenzio,...situazioni ed eventi che
non possono assolutamente passare inosservati e, tra questi, i tuoi 80 anni, caro papy.
Noi tutti tuoi 6 figli e 7 nipoti, capitanati dalla
tua dolce mogliettina Vogliamo cogliere
questa fantastica occasione per dirti infinitamente grazie per tutto l’amore che ci hai
dato e ci dai, e per tutto ciò di un uomo super
speciale. Grazie di esistere papy. A te che
sei la forza della nostra famiglia....con tutti i
nostri cuori.....con immenso amore.... buon
compleanno papà.
Anna, Romolo, Remo, Danilo, Carmela,
Angela, Sara, Jessica, Martina, Federica,
Antonio, Annangela, Stella e Riccardo.
n. 14/16 - 26 luglio 2014
e Risorto, nostro Signore e nostra salvezza.
Permettete che concluda queste parole di
saluto rivolgendomi ai confratelli Vescovi
della Puglia, iniziando dal presidente della
Conferenza episcopale pugliese, S. Ecc.
Mons. Francesco Cacucci e dal nostro
metropolita S.Ecc Mons. Filippo Santoro:
la stima e l’affetto che già mi lega a molti
di loro diventa richiesta umile di vicinanza
e di fraterno aiuto perché mi possa inserire in modo rispettoso e costruttivo in un
contesto culturale ed ecclesiale che nella
storia è stato plasmato dalla testimonianza di tanti Santi e da un popolo che ha
vissuto con semplicità e fedeltà il vangelo del Signore. Ringrazio anche Mons.
Giuseppe Favale per il suo prezioso servizio alla Chiesa di Castellaneta in questo
delicato momento di transizione e invio un
fraterno saluto al Vescovo Pietro Maria
21
Fragnelli che mi ha preceduto alla guida di
questa Docesi.
Affido il mio impegno a spendere senza riserve in mezzo a voi i due spiccioli della mia
povera persona per guidare la Diocesi di
Castellaneta, al sostegno materno di Maria
che spero di venerare presto nei nostri
Santuari e alla intercessione dei nostri santi
patroni S. Nicola e S. Francesco da Paola.
Vi benedico tutti di vero cuore.
+ Claudio Maniago, vescovo eletto
Mi sia concesso invitare tutti i lettori de LA
GOCCIA a lasciar perdere tutti i “zignramìnd”
che in questi giorni, come spesso accade, si
stanno blaterando in giro nei nostri paesi:
SONO DEL TUTTO INFONDATI!!
Ringraziamo, invece, il Signore per questo
dono che è stato dato alla nostra Diocesi e
prepariamoci ad accogliere il nuovo Vescovo
con la preghiera e con il rispetto dovuto.
don Franco Conte
Le poesie di Carmelo Monaco
Carezze
Tra massi e sassi
Invoglianti sussurrate parole
Come passi in punta di piedi
La paura di fare rumore
E sciupare l’alone presente
S’affaccia un giorno uguale a ieri
Si aspetta domani che non sia come oggi
Cambia la data ma non cambia la vita
Si trascinano giorni senza emozioni
Momenti di vita, l’ebbrezza che sale
Lucidi sguardi di tacita intesa
Una carezza che scivola lenta
Un intreccio di mani confuse
Il vento solleva braccia tese di camicie stese
Un bimbo che dialoga con un gatto distratto
Un’anziano all’ombra di una vita vissuta
Ed aspetta con me quel giorno diverso
Ed affiorano tocchi sensuali
Corpi pronti in respiri ansimanti
Fremono carni che vanno in fusione
Mentre i sensi toccano il cielo
Giovani donne con passo veloce
Ritornano a casa dal lavoro nei campi
Sono allegre e leggiadre, sorridono sempre
Sull’uscio le mamme si raccontano sogni
E il respiro affannoso si quieta
Poi silenzio, è il riposo dei sensi
Pudichi quegli occhi socchiusi
Ritorna il pudore, pacato è il desio
Una radio che suona inonda la valle
Canta una mamma, lei conosce il motivo
Da lontano s’ode un rumore, è un motore
È un padre, è un marito che torna.
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argomenti
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Ufficio Comunicazioni Sociali Diocesi di Castellaneta
LE PRIME PAROLE DEL VESCOVO DI
CASTELLANETA, MONS CLAUDIO MANIAGO
Ascolto di tutti e valorizzazione dei giovani e dei laici
Eccellenza come giornalisti l’abbiamo
presentata stralciando articoli di giornale e pezzi di biografia da internet. Ma ci
può presentare lei stesso don Claudio
Maniago ed il suo stemma episcopale?
«Don Claudio è un fiorentino di nascita, ma
con il sangue friulano. Un ragazzo che è
cresciuto nella parrocchia, vivendola come
ministrante prima e nei gruppi parrocchiali
dopo. Alla fine del liceo ho preso la decisione di entrare nel seminario maggiore, una
scelta faticosa da accettare per la mia famiglia che comunque mi ha sempre sostenuto. Una volta diventato sacerdote nel 1984,
pensavo di aver finito di studiare, invece
fui mandato a Roma, nel collegio Capranica dove ho conosciuto anche sacerdoti
pugliesi e ho perfezionato i miei studi in liturgia presso il Pontificio Istituto Liturgico
a S. Anselmo. Tornai a Firenze alla fine
degli anni 80 per assumere la guida del
Seminario minore e iniziare a collaborare
con la curia. Nel 1994 il cardinale Piovanelli mi affidò l’incarico di provicario generale:
un’esperienza arricchente, impegnativa.
Incarico che mi fu confermato nel 2001
dal Cardinal Antonelli, prima che lo stesso
mi nominasse, nel 2003, Vicario generale
e Vescovo ausiliare, una figura che nella
diocesi mancava da molto tempo. Qualche
anno dopo, il nuovo Arcivescovo, oggi Cardinale, Giuseppe Betori, mi ha confermato
in questo servizio di collaborazione che ho
svolto fino ad oggi. Insomma, se non altro
questo è segno di un alto grado di sopportazione che la Curia fiorentina ha avuto nei
miei confronti (dice sorridendo).
Lo stemma nacque nel 2003, è opera di un
esperto di araldica. Lo sfondo azzurro e la
stella rappresentano il riferimento e l’ispirazione mariana della mia spiritualità e della
vita cristiana. La mano alata che impugna
il pastorale ha una duplice valenza: la prima la missione di pastore che mi è stata
affidata dal Signore; la seconda rimanda al
motto “In manus Tuas”, ovvero, consapevole della mia piccolezza, mi affido a Lui
perché mi tenga nella sua mano e mi condu-
ca in questo cammino.»
Eccellenza, come intende, alla luce della
sua esperienza episcopale fiorentina, il
rapporto tra il Vescovo e la sua Chiesa:
con i sacerdoti e con i laici?
«In questo, un grande esempio oggi lo offre
a tutti Papa Francesco, nel suo modo di fare,
nelle sue movenze, nel suo stare insieme
alla gente, sacerdoti compresi. Con tutto il
rispetto per il Pontefice, cerco di far lo stesso. Nella mia esperienza fiorentina ho avuto
spesso un ruolo di mediazione, stando in
mezzo alla gente, senza pormi al di sopra
di nessuno. Quindi, stare con le persone e
in particolare con i sacerdoti, rispettando
comunque il ruolo che il mio mandato mi
assegna.
Riguardo ai laici voglio prestare loro molta
attenzione, valorizzandone il ruolo all’interno alla Chiesa, e rispettando la loro
“laicità”. Per promuovere i laici infatti non
si devono clericalizzare, ma vanno aiutati
a vivere il loro specifico ruolo nella Chiesa
e nel mondo: dobbiamo aiutarli a essere
protagonisti nel mondo, non nelle sagrestie. Tra l’altro, la stessa liturgia ci mostra il
volto della Chiesa che vive la sua profonda
unità intorno al mistero di Cristo, pur nella diversità di carismi e ruoli, una diversità
che è ricchezza.»
Come spesso ricorda Papa Francesco,
la parrocchia è la casa di Dio tra le case
della gente. Non è sufficiente però “avere una struttura” per essere presenti tra
la gente, bisogna far percepire una vicinanza, l’amore di Dio per tutti gli uomini.
Come esprimere questa vicinanza alle
persone, alle famiglie, ai giovani?
«Alla parrocchia bisogna riconoscere una
duplice importanza. In primis è un luogo
popolare nel senso più ampio del termine.
Qui si incontra la gente più diversa per età,
condizione di vita, razza, provenienza …
tutti vengono accolti, tutti portano la loro
esperienza di vita. Secondo aspetto è che
le parrocchie sono diffuse capillarmente
su tutto il territorio, e ad esso sono legate. Hanno tutte la stessa matrice ma tutte son diverse tra loro, come una goccia
d’acqua uguale eppure diversa dalle altre.
Tuttavia, non dobbiamo fermarci solo alle
parrocchie. Ci sono molte persone che,
per un motivo e o per un altro, non riusciamo a raggiungere con la vita delle nostre
parrocchie. Come Chiesa dobbiamo far di
tutto per diventare una comunità sempre
più missionaria, presente in ogni ambiente
e lì far risuonare la Parola di Dio. Ci sono
occasioni con le quali riesci a incontrare e
muovere persone che altrimenti non riusci
attualità
resti a raggiungere.»
Paolo IV denunciava la frattura tra cultura e fede come uno dei drammi più grandi del nostro tempo. Oggi sembra incidere sulla mentalità, soprattutto dei più
giovani, più un programma televisivo o
un social network, che una catechesi o
un incontro in oratorio. La sua azione
pastorale in che modo può essere una
strada per formare in modo più incisivo
le coscienze?
«Partiamo da una consapevolezza: arriva il
nuovo vescovo e non il salvatore della patria. Né tanto meno pretendo di avere la soluzione di ogni problema (afferma ridendo).
Tornando seri dico che quella delle nuove
generazioni è una sfida dura, difficile, dalla
quale però non possiamo chiamarci fuori come Chiesa. I giovani sono una realtà
complessa, in un contesto culturale spesso
devastante. Ma non dobbiamo arrenderci,
dobbiamo spenderci con generosità per
promuovere un nuovo risveglio culturale
sfruttando anche le nuove tecnologie, le
loro enormi potenzialità. I giovani le utilizzano, e chi vuol dialogare con loro deve incontrarli dove loro sono: senza paura, nella
verità, senza scoraggiarsi.
Attualmente la Chiesa, nei confronti dei
grandi interessi che muovono i nuovi media, sembra trovarsi come nella situazione
di Davide contro Golia. Noi, tuttavia, abbiamo le nostre pietruzze da scagliare e la
fede ci aiuterà a indirizzarle nel verso giusto, al cuore delle nuove generazioni. Abbiamo il dovere di comunicare loro qualcosa che abbiamo ricevuto dalla nostra storia:
la bellezza della vita illuminata e plasmata
dalla fede in Gesù Cristo. Le nuove tecnologie possono essere strumento utilissimo
se utilizzate nel modo giusto: pensate,
stiamo facendo questa intervista come se
fossimo nella stessa stanza grazie a questa scatoletta (l’intervista è stata realizzata
utilizzando skype, ndr)»
La realtà giovanile castellanetana, pur
caratterizzata come quella del resto del
Paese da potenzialità, ricchezze ma anche da criticità, ha sempre guardato con
attenzione ed interesse al suo Vescovo.
C’è qualche messaggio che già da ora
intende far giungere ai giovani che frequentano le parrocchie e gli oratori e
quelli che, per mille motivi, si sono allontanati?
«Bisogna mettersi in ascolto dei giovani e
donargli parole cariche di attenzione, ma
n. 14/16 - 26 luglio 2014
anche esigenti per indicare loro la strada
giusta per realizzare una vita buona. Questo è un impegno solenne che mi prendo
e che mi impegnerò a realizzare. Saranno
i primi che vorrò incontrare non appena
arrivato a Castellaneta. Giovani e famiglie
avranno le attenzioni migliori.
A tutti coloro che si sono allontanati chiederei una chance: la Chiesa non è perfetta, lo
sappiamo bene, ha le sue rughe perché è
fatta di uomini. Ma è stato il Signore stesso
a volere così la sua Chiesa: fatta di uomini. Ho molto da dir loro e son pronto a discutere con loro di tutto. Oggi nel mondo
mediatico tutto viene affrontato con molta
leggerezza, anche temi importanti e delicati come la fede e la vita della Chiesa.
Parliamo e confrontiamoci su tutto: sulla
ricchezza e sulla povertà, sulla fede e sulla
ragione, sulle relazioni, sulla coerenza, sulla vera felicità, sulla vita come vocazione…
E non dimentichiamo gli anziani. Di loro, di
solito, si parla meno proprio perché sono
coloro che sono più presenti nelle nostre
chiese. Sono molto importanti per la ricchezza delle loro esperienza e la forza della loro fedeltà: anche a loro vorrò dedicare
le attenzioni che meritano.»
Il territorio tarantino, e quindi anche
quello della Diocesi negli ultimi mesi
sta diventando il nuovo punto di arrivo
di molti immigrati che cercano quel benessere che i Paesi di origine non possono garantire loro. Per molti questa
presenza è una risorsa, per tanti altri un
problema. Nel corso del suo episcopato
ha mai avuto modo di pronunciarsi o di
invitare alla riflessione su questo tema?
«La Diocesi di Firenze dove sono nato e
cresciuto, ha una tradizione di carità molto
consolidata. Le Misericordie, che son presenti sul territorio, sono impegnate quotidianamente in un lavoro di accoglienza, di
ascolto, di sostegno alle povertà. Io personalmente sono presidente dell’associazione di volontariato Solidarietà Caritas –
onlus, una sorta di braccio operativo della
Caritas diocesana fiorentina. Nella nostra
azione abbiamo sempre dato un’importanza fondamentale al rapporto umano ed
all’idea di spendersi per l’altro. Anche questa è una sfida dalla quale non possiamo
esimerci. In questo caso il nostro impegno
deve essere anche politico, di pungolo ai
nostri governanti perché l’immigrazione è
un fenomeno che non può essere affrontato dalla singola diocesi o da una singola
23
comunità.»
Quello di nominare vescovi molto lontani
dalle loro terre di origine è un elemento
che sta caratterizzando il papato di Francesco, Lei nel suo saluto alla diocesi di
Castellaneta ha paragonato le bellezze
fiorentine a quelle pugliesi. Con orgoglio
le dico di essere d’accordo con Lei. La
realtà sociale, culturale ed economica da
cui proviene è molto differenza da quella
castellanetana. In che modo la sua azione pastorale sarà influenzata da questi
stimoli che una realtà così differente può
darle?
«E’ vero che negli ultimi anni si tendeva a
scegliere i vescovi nella stessa regione e
questo giustifica un po’ anche la sorpresa
per la mia nomina, anche a Firenze. Durante l’incontro con la stampa, nel quale il card.
Betori dava l’annuncio della mia destinazione, una giornalista mi dice «Pensando alla
Puglia, viene in mente la malavita…». Io l’ho
subito interrotta e le ho risposto: «Un attimo,
io quando penso alla Puglia, mi vengono in
mente tre cose: le bellezze naturalistiche e
paesaggistiche che ho avuto modo di visitare con i vescovi della Toscana nel 2012; le
grandi opere artistiche, e qui fra le altre mi
veniva in mente Lecce, la Firenze del sud!
(dice ridendo); l’accoglienza, lo spirito che
solidarietà che la terra pugliese ha mostrato
nella storia moderna degli ultimi vent’anni.
Poi ovviamente conosciamo tutti anche le
difficoltà che vive questo territorio, Taranto
e la sua provincia stanno vivendo un periodo difficile, di cui il vescovo Filippo (Mons.
Santoro, ndr) mi ha già detto. La malavita?
Il male purtroppo lavora in ogni regione!».
Quindi, ritornando alla domanda, sì son rimasto piacevolmente sorpreso e quando
martedì scorso (8 luglio, ndr) il Santo Padre
mi ha comunicato le sue intenzioni, in meno
di un’ora ho dato la mia risposta positiva con
tanto di lettera firmata.
Arriverò a Castellaneta e mi metterò in
ascolto, con grande rispetto, di tutti. Cercherò di sintonizzarmi con la storia, la società,
la realtà, anche ecclesiale, castellanetana.
Il tutto sempre tenendo ben in mente il ruolo
e la responsabilità che il mio mandato pastorale mi impone.
Paolo Nico
Direttore Paese7
www.paese7.it
d. Oronzo Marraffa
Direttore Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali
24
attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Francesco Muzzopappa, lo scrittore
che sa ammaliare riga dopo riga
Francesco Muzzopapa
-Francesco Muzzopappa torna in libreria
con il suo secondo romanzo: ‘Affari di famiglia’. Il volume è stato pubblicato dalla
casa editrice Fazi. L’autore ha 38 anni ed
è ginosino, nato a Bari, ma vive a Milano
dove di professione fa il copywriter, ricercatissimo soprattutto nella pubblicità radiofonica. Il suo primo libro, ‘Una posizione
scomoda’, che corteggiava l’hard e il porno con ironia e senza volgarità, ha ottenuto
un grande successo di vendite ed a breve
diventerà la trama di un film. Linguaggio cinematografico per una significativa opera
letteraria che lo scrittore Muzzopappa auspica frapporre a confronto con una eventuale trasposizione teatrale del suo nuovo
romanzo. L’opera in specie racconta la realtà della crisi economico-finanziaria nella
sua complessità psicologica che attanaglia anche l’aristocrazia. La protagonista
è una nobildonna torinese: Maria Vittoria
dal Pozzo della Cisterna, già il nome è tutto
un programma. Naviga sull’orlo di una crisi
di nervi causa l’avvicinarsi galoppante del
collasso economico familiare. La scarsezza
di quattrini la costringe a cambiare stile e
abitudini di vita (è atterrita dal dover far uso
e consumo di prodotti di massa), nonché a
vendere e pignorare beni, licenziare personale. A servizio le rimane solo Orlando,
devoto maggiordomo con la forte passione
per le poesie di William Blake. Alla bancarotta del ‘casato’ concorre anche il figlio
30enne della contessa, Emanuele: persona
di bell’aspetto, laureato in architettura, ma
beone e con l’attitudine allo sperpero delle ultime ricchezze. E’ l’esempio tipico del
giovane viziato che ha avuto tutto dalla vita
e che spende e spande soldi comprando
cose che rappresentano l’inutilità assoluta.
Ma Muzzopappa gli darà la possibilità di una
rinascita e la sua trasformazione lascerà a
bocca aperta non solo la contessa-madre,
ma i lettori stessi. ‘Affari di famiglia’ ha un
vantaggio imbattibile: sa creare il regno ide-
ale dei sentimenti, aiutando a vivere attraverso una scrittura umoristica che ricorda
autori anglosassoni come Pelham Grenville
Wodehouse, Alan Bennett, Patrick Dennis,
David Sedaris, Tom Sharpe. In Affari di famiglia si ride e allo stesso tempo quello che
accade a tutti gli squattrinati personaggi è
la dimostrazione che un riscatto umano, o
se si vuole chiamarla una seconda possibilità, può davvero trasformare le persone.
Come nel caso di Emanuele il cui ruolo riconduce al profilo di ogni progènie accudito. Bamboccione, direbbe un noto politico
italiano. “Nelle grandi città –spiega il dottor
Muzzopappa- si incontrano spesso dei giovani idioti che viaggiano in macchine di lusso, bevono drink col mignolo alzato e sanno
perfettamente come abbinare una giacca
alla moda a una cravatta firmata, senza però sapere nulla di cosa accade nel mondo
in cui vivono. Potrebbero metter il cervello
sotto formalina e nella loro vita non cambierebbe una virgola. Figli viziati, scansafatiche, felici di essere mantenuti, incapaci di
darsi da fare. Vite sprecate”. Di qui è d’obbligo l’interrogativo sullo scontro generazionale in atto: “Nel romanzo ho narrato una lotta
impari tra una madre desiderosa di salvare
le sorti di famiglia e un figlio menefreghista
e spendaccione. Non c’è dialogo tra loro. La
mia paura è che, dati i tempi, non ci sia più
spazio per scontri generazionali. E’ un lusso
che non ci possiamo più permettere. Ormai
ognuno corre per sè. Prospettiva paurosa,
se ci si pensa”. Muzzopappa, con i suoi
scritti si esprime con creatività e allegria,
senza vittimismi, ma mettendo in evidenza
soprattutto l’infinita grazia delle persone. La
sua personalità è un mix di qualità intellettivo-caratteriale e culturale, integrate e fuse
da costituire un unicum di grande spessore.
Come sempre, non si sottrae all’intervista
partendo dalla riflessione su quanto sta accadendo nel Medioriente, alle porte di casa
nostra e del mondo. Caro Francesco, è di
nuovo guerra dalle parti della Striscia di
Gaza: Dio? “Dio è un gran
attualità
bel pretesto per imbracciare le armi.
Gli interessi, si sa, sono ben altri”. In
un mondo inquieto ci si può ancora divertire con leggerezza? “Si
può e si deve. Non ci vorremo mica
prendere così sul serio?”. Dopo la
pubblicazione del secondo libro
cosa le piacerebbe ricevere come
dono? “Il primo libro mi ha portato a
sorpresa un contratto per trasporre
il romanzo al cinema. Di questa seconda fatica mi piacerebbe ricavarne una versione teatrale. ‘Affari di
famiglia’ è una commedia con tempi
comici adatti al palcoscenico”. Ha
mai aspettato una telefonata con
ansia? “Se abbandoniamo la sfera
privata, diciamo che ho atteso con
ansia una mail, più che una telefonata”. Da
parte di chi? “Dalla casa editrice. Per sapere se il nuovo romanzo poteva funzionare. Fortuna a metà lettura mi hanno subito
rassicurato. E’ piaciuto immediatamente”. Di
solito le narrazioni prendono ispirazione
da materie prime dei territori. Perché l’incursione nell’aristocrazia? C’è ancora futuro per la nobiltà? “Perché dopo aver narrato la crisi economica dal punto di vista di
un trentenne disoccupato in “Una posizione
scomoda”, ho voluto cambiare punto di vista
e spostarmi agli antipodi. La nobiltà esiste e
frequenta i salotti buoni, visti e parodiati ne
“La grande bellezza” di Sorrentino. Io ne ho
fatto metafora per narrare la decadenza di
una generazione ed esaltare una classe di
‘apparenti rottamati’ che in realtà hanno ancora tra le mani le redini del nostro Paese”.
‘Affari di famiglia’, sembra essere un titolo di ordine e genesi meridionale. Lei, però, la storia l’ha ambientata in Piemonte:
perché? “Ho visitato più volte Torino, città
magnifica, risorta in seguito ai giochi olimpici
invernali del 2006. Ho deciso di ambientare il romanzo in una territorio che dell’aria
sabauda respira ancora tutta la decadente
grandezza. Da questa decadenza il romanzo prende avvio per una nuova rinascita”.
Nella società attuale prevale l’ossessione
per l’ego, l’interesse personale prima di
tutto. Non le sembra che questo equipaggiamento racchiuda la paura di assunzione di responsabilità? “Certo. Ma non solo.
La paura è un bellissimo alibi. Un calcio in
n. 14/16 - 26 luglio 2014
culo a volte è fondamentale per rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Non siamo al
mondo per dormire”. Gesualdo Bufalino
diceva che “i giovani mangiano i vecchi, ma non sanno digerirli”. Un vecchio… facciamo di 70 anni! non ha più
nulla da dire alla vita? “Scherza? Ormai
si parla di quarta, quinta età. Gli occhi di
un settantenne hanno visto molto e sanno
usare l’esperienza per dribblare le fregature della vita. I giovani, certi giovani che si
credono furbi, al confronto sono dei poppanti”. Un vecchio (aridaje) è da ritenere
un fagotto di ossa, oppure uno stoppino che più si consuma e più si accende
di luce e memoria? “Nessuna delle due.
Sono contrario alle definizioni. Non siamo
auto pronte allo sfasciacarrozze. Sa cosa?
Si è sempre pronti a giudicare, a puntare
il dito contro. Abbiamo sempre un giudizio pronto su tutto. Sarà un mio problema,
ma io proprio non riesco a generalizzare”. Quali sono gli anni che segnano
per sempre? “I più belli e più difficili. Nel
mio caso l’adolescenza, il periodo peggiore. Per fortuna mi sono ripreso negli anni
dell’università. Sono gli anni in cui ho preso consapevolezza delle mie capacità, di
ciò che avrei voluto essere”. Nella quotidianità la posta in palio è la verità. Qual
è la sua idea di verità? “Essere sempre
fedeli a se stessi. Io sono la prima persona che non voglio tradire”. ‘Una posizione
scomoda’, tra le altre cose, è passato
come un libro consigliato alla Sinistra
italiana. ‘Affari di famiglia’, invece? “È
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il libro che farà a brandelli un certo
concetto di gioventù rampante. Uno
specchio spietato per tanti tontoloni
sfaticati che popolano il mondo. Ma
quelli, forse, il libro non si prenderanno nemmeno la briga di leggerlo.
Avranno da seguire qualche replica di Uomini e Donne, sognando
una carriera da tronisti”. Le piace il
decisionismo del Presidente del
Consiglio, Matteo Renzi? “Charles
Dickens, se non sbaglio in Great
Expectations, diceva che più di ogni
altra cosa contano i fatti. A quelli mi
attengo e non mi sposto da lì. Io lavoro in pubblicità, e di spot da destra e sinistra ne vedo di continuo. Il
marketing lo so riconoscere. Non mi
faccio abbindolare da un Power Point, così
come non mi abbindolavano le casette costruite in due mesi all’Aquila dal cosiddetto
‘governo del fare’”. Sogna ancora la pasta
con i fagiolini conditi con abbondante
cacio ricotta? “A Milano di continuo. Quelli
comprati da papà e cucinati da mamma,
col sugo fresco dei pomodori che sanno
di pomodori, come dice Vasco Rossi che
delle nostre terre ormai è un grande fan”.
Un messaggio ai ginosini e agli italiani?
“Sa cosa? Ogni volta che torno a Ginosa
mi auguro di ritrovarla rinata, quanto meno migliorata, cambiata, rilanciata da un
nuovo spirito imprenditoriale, lontana dalla
depressione, proiettata verso prospettive
future più legate alla bellezza del territorio
e meno alle industrie, che negli anni hanno
purtroppo trattato il paese come una vacca da mungere e nulla più. Mi piacerebbe
vedere una Ginosa che riprende quota dal
suo mare, dalla sua spiaggia, dalla sua
gente, che capitalizza su forze giovani e rimette in sesto la Gravina e, finalmente, la
sfrutti per bene. A trascurarla persino l’ambiente s’incazza, e l’abbiamo visto. E che
scommetta anche sulla cultura, insieme a
sagre e feste. È giusto riempire la pancia
come è giusto riempire il cervello. Per l’Italia mi auguro meno fantocci. Non c’è più
tempo per manichini, parassiti e sciacalli. E
nemmeno di cattiveria. Abbiamo bisogno di
vivere in un Paese tranquillo, in un Paese
finalmente normale”.
Canta Storie
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attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Gli anziani scappano all’estero
Sono sempre di più i pensionati che espatriano verso Stati dove il costo della vita è molto basso.
In Italia vi sono 16150 centenari, l’80% sono donne. A Ginosa l’indice di vecchiaia è di 133,6 anziani ogni 100 giovani; attualmente, sono 10 i centenari (un solo maschio), dei quali la metà over.
del Paese la considerazione delle interrelazioni, quella della compatibilità virtuosa
da perseguire e quella della necessaria
presa in carico dei problemi economici
e sociali, che riguardano due fasi fondamentali di passaggio nella vita delle persone quali la giovinezza e l’età anziana.
Ne conseguono due effetti perversi: una
perdita secca in termini di risorse e di
capitale sociale per lo sviluppo e il deterioramento della qualità della vita e della
convivenza collettiva di giovani e anziani.
La crisi in atto dipende, oltre che da evidenti dinamiche economiche e finanziarie, anche dagli squilibri che investono
i rapporti tra generazioni, che ormai si
contendono sempre di più gli spazi sociali e lavorativi. Come conseguenza, la
mobilità professionale, specie nei settori
di maggiore responsabilità, è bloccata e
i giovani rimangono ai margini della vita
attiva. Il paradosso di questo fenomeno,
definito in maniera impropria ‘gerontocrazia’, è che gli anziani tendono a rifiutare la loro condizione e a rincorrere, in una
sorta di mimetismo giovanile, un’immagine
innaturale e falsificata che penalizza quanti
di essi sono soli, non autosufficienti o poveri. Simili contraddizioni richiedono delle
politiche di segmento, cioè personalizzate
a seconda delle specifiche circostanze, in
grado di promuovere una longevità attiva
intesa come possibilità di vivere piacevolmente la terza età. Che l’Italia sia un Paese,
collettivamente inteso, poco amichevole nei
confronti dei giovani e degli anziani è cosa
nota. Meno scontata è la considerazione
del rapporto che intercorre tra questione generazionale e tematiche dello sviluppo. Due
dimensioni problematiche ciascuna per sé,
ma la cui interazione provoca un ulteriore
cortocircuito negativo che sembra sfuggire
alla riflessione, soprattutto alla programmazione e ai processi di governance, di quanto
sia importante per lo sviluppo e il benessere
Verrebbe da dire, riprendendo le parole di
Zygmunt Bauman, che “la crisi che viviamo è l’interregno tra il vecchio che sta morendo e il nuovo che non è ancora nato”,
il che dovrebbe consigliare una riflessione
più attenta sui trend di lungo periodo. Nel
frattempo, c’è una ‘transizione sommersa’ , cioè di cambiamenti poco osservati,
ma molto importanti, della nostra realtà
sociale. Si sa dei giovani che emigrano;
si ignora, invece, che gli anziani facciano altrettanto. Il bisogno assistenziale, di
quest’ultimi, si associa e si affianca, nella
maggior parte dei casi, a un altro importante aspetto, che è quello dello sviluppo di
una longevità attiva, come modo di vivere
piacevolmente la terza età da parte di chi
è perfettamente in salute, ma anche come
opzione per chi aspira a una modulazione
dell’esistenza per diversi stadi di autonomia. E ciò sarebbe realizzabile ‘fuggendo’
all’estero. Sono circa mezzo milione gli over
55-60enni italiani che, arrivati alla pensione,
sono espatriati nei Paesi Baltici e, di recente, anche in Sudafrica, nella Repubblica
Domenicana e, soprattutto, in Thailandia.
Marocco, Senegal e Portogallo sono diventate anche mete preferite per trasformare
i mille euro di pensione in villa con vista
mare, colf e dolce-far-niente. In Portogallo,
addirittura, per chi sceglie di risiedervi, è
possibile fruire dell’esonero dal pagamento
delle tasse per dieci anni. I nonni contemporanei, insomma, volano via verso il
sole, lontani dal caro vita, con in tasca
la pensione, tanti anni davanti e, perché no? sogni ancora da realizzare. E
sì, perché il motivo che spinge i ‘senior’
all’estero è anche il desiderio di rimettersi in gioco, di vivere in modo attivo e,
magari, anche con coraggio, altri 20 o
30 anni di vita in buona forma fisica. E
non per questo si spezzano i legami tra
le generazioni: figli e nipoti sono aspettati a braccia aperte. Intanto, non guasta uno sguardo ai dati Istat riferiti alla
popolazione anziana insistente a tutto l’anno passato. In Italia sono 16 mila 150 coloro
che hanno spento le candeline centenarie.
Una popolazione in discreta salute composta per l’80,8 per cento da donne. Longevità
che si riflette anche a Ginosa: l’indice di
vecchiaia dice che su 22555 abitanti ci sono 133,6 anziani ogni 100 giovani. Cinque
hanno compiuto o si apprestano a fare i 100
anni e 5 sono ultracentenari. Nove femmine
e un maschio che hanno vissuto un secolo di storia difficile e dolorosa, soffrendo la
fame e il freddo, la miseria e l’incertezza
del domani. Sofferenze di anime permeate
da genuina sincerità, umiltà e buon senso.
Custodi degli odori della terra che trova testimonianza di vita dura nei 2172 coetanei
di età dai 75 ai 99 anni, nella cui cifra si annoverano 1211 donne.
Canta Storie
attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
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Mario Aloe – “La Fine di un Sogno”
(Storia di un Italiano)
“Cosa potevano fare quegli uomini alla fine di un’epoca quando sembrava che la
tirannia fosse ritornata a prendere possesso delle terre italiche? (…) andarono
poche decine di coraggiosi con la speranza di sollevare le Calabrie, di risalirle alla
testa di un esercito di italiani. Finalmente
si sentivano liberi, liberi di rischiare e di
morire…”
Il romanzo storico dell’autore calabrese
Mario Aloe analizza, attraverso le vicissitudini del protagonista Luigi Baffa, un periodo molto controverso della nostra storia,
quello che sull’onda delle idee giacobine
successive alla Rivoluzione Francese
portò nel 1799 alla proclamazione della
Repubblica Napoletana.
Il libro racconta la vita di Luigi dapprima
ragazzo nella Calabria sconvolta dopo il
terribile terremoto del 1783: è una terra
dura, in cui convivono povertà, nobiltà e
brigantaggio, ma il protagonista, attraverso
nuove amicizie e frequentazioni, durante il
periodo degli studi lontano dal suo paese
natale, riesce ad entrare in contatto con le
nuove idee massoniche e rivoluzionarie.
Idee e teorie che infondono in lui un razionalismo illuministico che lo porteranno in
breve tempo ad emergere ed ad arrivare
persino ai salotti più importanti di Napoli. Ed
è proprio lì che, attraverso gli incontri con
personaggi illustri dell’epoca quali Carlo
Lauberg, Mario Pagano e l’ammiraglio
Caracciolo, arriverà la presa di coscienza di
Luigi che da fedelissimo capitano dell’eser-
cito borbonico si sposterà sul lato opposto
del fronte per difendere il Forte di Vigliena
dall’attacco dei Sanfedisti del cardinale
Ruffo.
Nel racconto traspare, dalle vite di personaggi del Sud, quasi un desiderio di abbandonare l’ignoranza per poi cercare con
grande forza d’animo e coraggio di ribellarsi
alle imposizioni e consuetudini dovute alla
propria classe sociale di appartenenza e
provare a creare, con la cooperazione e la
collaborazione di tutti, un nuovo modello di
società e di governo. L’autore nel suo romanzo descrive alla perfezione un periodo
caratterizzato da uno spirito nuovo, da un
forte senso patriottico, da un’idea, per la prima volta condivisa da tanti, di molti italiani di
farsi Nazione.
Mario Aloe presenterà “La Fine di un Sogno”
e incontrerà i lettori giovedì 7 Agosto alle
19.30 nell’ambito de “Le serate nel chiostro” della manifestazione “Tèrre de u’
Munachicchie” presso il museo civico Santa
Parasceve di Ginosa.
Chiunque voglia acquistare una copia del
libro può rivolgersi al circolo Arci in viale
Martiri d’Ungheria 52 o in libreria.
ANTONIO SABATO
Buon compleanno
nonno Ciccio
Francesco Sgobba alias Ciccio, il 9 luglio 2014 ha
compiuto 90anni e ha festeggiato con 6 dei suoi 8
figli, le nuore, i generi, i nipoti
e le pronipoti ed i fidanzati delle nipoti, nonchè
colui che scrive con la moglie.
Tantissimi auguri allo zio più importante
del mondo, fonte di tanta saggezza
e padre esemplare.
Ti voglio bene “zè Cicce”.
Domenico Di Canio
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n. 14/16 - 26 luglio 2014
n. 14/16 - 26 luglio 2014
RICERCA & FORMAZIONE
Cosa si aspetta chi entra in negozio?
Pensiamo alle nostre esperienze di consumatori, quando varchiamo la soglia di un
punto vendita, viviamo un piccolo evento
con una tensione emotiva e insieme razionale.
Oggi i negozi sono definiti come dei centri
di “retail entertainment”, dove il cliente desidera non solo informarsi e acquistare, ma
anche essere protagonista e divertirsi.
Il consumatore cerca risposte su alcuni valori come l’innovazione, l’affidabilità, la
moda o la tradizione... e cerca perciò un’atmosfera, un sistema ambiente, una visual,
colori, illuminazione, mobili ben esposti,
empatia con il personale che favorisca la
permanenza nel punto vendita, come parte del processo di acquisto. Desidera che
il suo tempo sia valorizzato non solo per
acquistare ma anche per imparare a usare i
beni: il recupero della sensorialità e del gusto e il successo dei corsi di cucina possono
suggerire qualcosa?
Ma anche la presentazione di soluzioni di
arredo in video stimola i consumatori, intercettandone la creatività; così come mostre
culturali in negozio creano socializzazione
e senso di appartenenza.
Il visitatore del negozio di arredamento, inoltre, apprezza un “merchandising
friendly” orientato a mettere i clienti a contatto con molte soluzioni d’arredo in modo
piacevole e “democratico”, per favorirne il
senso di protagonismo nelle scelte.
Il potenziale cliente di arredamento ha
un’infinità di aspettative, che occorre mettere in ordine. Si potrebbero suddividere le
attese del consumatore in requisiti di base:
(minimali), requisiti prestazionali (indicazioni del cliente), requisiti di attrattività
(sorprese positive).
Quali sono i livelli di qualità del nostro
punto vendita? Vediamo insieme alcune idee guida:
1.
Rendere chiara
e trasparente la missione
del punto vendita. Su cosa
ci distinguiamo? L’ampiezza
della gamma? L’innovazione
estetica? Il prezzo?
Il cliente compra un messaggio-promessa chiaro e coerente. Federmobili da anni
ha lanciato meritoriamente una scheda per i
requisiti minimi del servizio di arredamento
individuando quattro segmenti di rivenditore
(distributore, commerciante, progettista d’interni e progettista con interventi strutturali).
Ciascuno di questi negozi deve fornire i servizi secondo la norma Uni 10573 rispettandone i requisiti (progettazione, informazioni,
contratto, approvvigionamento, istruzione del
personale, consegna e montaggio).
2.
Rilevare le performance del punto
vendita su una scala di valutazione (da 1 a 5)
e darsi un voto. Emergeranno punti forti/deboli e aree di miglioramento da organizzare.
Saper ascoltare i clienti (organizzare focus
group con campioni di clientela) può darci
suggerimenti preziosi sul servizio.
3.
Costruire una squadra multidisciplinare nel punto vendita. Oggi le imprese
commerciali abbisognano anche di nuove
competenze e professionalità: dallo store manager al visual merchandiser, dal progettista
di luci e suoni al coordinatore della logistica e
degli acquisti. E non dimentichiamo gli aspetti tecnologici (le ICT).
4.
Guardare oltre i confini del nostro
settore (visitare ad esempio fiere di moda, di
logistica industriale, di cultura) può fornirci
suggerimenti innovativi.
5. Saper cambiare (mestiere difficile
per tutti). Ad esempio, incentivare i collaboratori sul miglioramento misurabile dei nostri
punti deboli (se riduciamo le diseconomie
del 5% è in palio un premio ad personam).
Conquistare l’alleanza dei collaboratori, come
‘soci’ automotivati e sempre ben formati.
6.
Comunicare i nostri fattori distintivi. Rileggiamo le nostre campagne pubblicitarie e promozionali: perché il sig. Rossi
dovrebbe comprare proprio da noi? In cosa
siamo ‘speciali’?
7.
La vendita è una promessa di affidabilità costante; ad esempio attivare per i
clienti un servizio di “tagliando” post-acquisto, con controllo periodico dei mobili da noi
venduti e suggerimenti per il miglior uso degli
elettrodomestici.
8. Conquistare l’alleanza dei fornitori strategici: misurare le performance dell’industria, fornisce indicazioni utili. Esaminare i
dati storici (acquisti, disservizi, investimenti
comuni, partnership nei servizi logistici ecc.)
può guidarci nelle scelte di acquisto.
9.
Attuare il marketing relazionale.
Chiedere all’agenzia di comunicazione che ci
gestisca una newsletter verso i nostri clienti.
Dare un premio a chi ci procura nuovi contatti,
come il regalo di una lampada da ritirare per i
migliori clienti in occasione dell’anniversario
del negozio, ad esempio.
La Matera Arredamenti, della quale sono
il titolare, sta sviluppando nel territorio un
programma di customer satisfaction verso i
propri clienti, velocizzando e migliorando i
tempi di intervento per quanto riguarda il postacquisto riducendo al minimo eventuali disaggi. Interessanti anche le sinergie commerciali,
come fiere locali in co-branding, per attirare
clienti nel punto vendita con una comunicazione di qualità. Inoltre, la Matera Arredamenti
sta sviluppando una serie d’iniziative sul territorio, che vanno dalla formazione per imprenditori e giovani imprenditori, interventi nella
scuola col progetto “un’impresa che funzioni”, pubblicazione di articoli e di un libro “La
Cassetta degli Attrezzi” a iniziative più divertenti come Passeggiate in gravina, corse podistiche, ciclo passeggiate e oratori estivi per i
nostri piccoli.
Vorrei chiudere con una frase del mio libro,
da cui si evince la filosofia che persegue la
Matera Arredamenti: “Pensare che dalla vita
si debba soltanto ricevere, oltre che un’illusione, è soprattutto un errore poiché è lo scambio
che ci migliora e arricchisce. Ciò, penso sia
l’insegnamento più importante che abbia potuto trarre dalla mia lunga esperienza di imprenditore e di uomo”.
Giovanni Matera
Per consultare altri
miei articoli:
www.giovannimatera.it
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n. 14/16 - 26 luglio 2014
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“Na voscij”, la strada
percorsa dal bambino
che voleva leggere.
A Ginosa sarà presentato
il libro di Carmelo
Caponio
n. 14/16 - 26 luglio 2014
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Ho letto il libro di Carmelo Caponio “Na vòscij” tutto d’un fiato. La sua descrizione, tra prosa e versi, che racconta della sua vita, che è la vita di un giovane che
va a bottega e piange perché lascia la scuola dopo aver frequentato la terza elementare… e il Maestro (con la M maiuscola) che gli consiglia di leggere qualsiasi cosa gli capiti di poter leggere. Tanti ragazzi come Carmelo non riuscirono a
poter frequentare la scuola, la dura legge della miseria e della povertà impediva
loro di potersi acculturare. Eppure, la “fame di conoscenza” ha permesso a tanti
di quei ragazzi di poter raggiungere livelli straordinari di competenza e cultura.
Il professor Enzo Monaco, nella “presentazione” di “Na vòscij”, scrive: «…Un
lavoro che ha del prodigioso, quello di Carmelo: quanta strada ha percorso quel
bambino che sapeva a fatica leggere e scrivere quando l’impietosa selezione
di una società iniqua lo espulse precocemente dalla scuola; quel giovane autodidatta che leggeva con assiduità maniacale tutto il leggibile che veniva affisso
sui muri; quel lavoratore che attraverso il sacrificio quotidiano e la dura esperienza dei campi e delle officine, giunse a maturare una
austera coscienza di classe; quel cittadino che guardandosi attorno seppe comprendere il senso della vita e del mondo e costruire un
organico e saldo sistema di valori…»
Sempre dalla “presentazione” leggiamo: «…Così il racconto si dipana naturale e avvincente, enucleandosi in spunti di riflessione, diramandosi in appropriate digressioni, soffermando su gruppi di argomenti di volta in volta ispirato allo Scrittore da immagini dissodate dal
profondo della sua memoria e delicatamente accarezzate nella contemplazione (torna il legame tra l’impianto narrativo e la rielaborazione
lirica…»
Ho conosciuto Carmelo sia perché lui era “un pendolare” e gli capitava di viaggiare sul mio autobus (mio nel senso che ci lavoravo) sia
perché abbiamo condiviso la militanza politica e sindacale. Quante volte abbiamo discusso durante il viaggio e si avvertiva il piacere di
discutere con lui perché le sue argomentazioni erano profonde e capaci di aiutarti a comprendere meglio fatti e avvenimenti.
Il libro di Carmelo Caponio sarà presentato, il prossimo 6 agosto, alle ore 19,00 presso il Museo Civico “Santa Parasceve” a Ginosa
nell’ambito delle “Serate nel chiostro” organizzate dal Circolo Arci di Ginosa in collaborazione con lo Spi Cgil di Taranto.
Il libro edito da Antonio Dellisanti Editore costa 9 euro e sarà in vendita la sera della presentazione.
Stefano Giove
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n. 14/16 - 26 luglio 2014
argomenti
Il Teatro del Mare in collaborazione con il
CENTRO DIURNO di Ginosa e di Taranto “M. D’Enghien” Presentano
“Il dono delle mani vuote”
“Dite: è faticoso frequentare i bambini –Avete ragione- Poi aggiungete: perché bisogna mettersi
al loro livello, abbassarsi, inchinarsi, curvarsi, farsi piccoli – Ora avete torto
– non è questo che più stanca – E’ piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino
all’altezza dei loro sentimenti – Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi – Per non ferirli”.
Il Centro Diurno di Ginosa, Unità di
Riabilitazione Psichiatrica e il Centro Diurno “M. D’Enghien” di Taranto, in collaborazione
con il Teatro del Mare, Regia di Maria Elena
Leone, hanno presentato Martedì 22 luglio
alle ore 20.30 lo spettacolo “Il dono delle
mani vuote” presso il “Palazzo Marchesale di
Laterza (Ta). Si può dire che finalmente anche al Sud la
Salute Mentale diviene argomento non più
marginale che porta dietro di sè racconti bui,
che fanno paura, da tenere lontani perchè potrebbero, come un parassita infettare il resto
della gente cosiddetta “normale”. Il progetto
di teatro, che ha visto coinvolti gli utenti di entrambi i Centri di Riabilitazione Psichiatrica è
un grande strumento di contrasto all’emarginazione sociale, che legittima un contatto con il
mondo, sollecitando lo sviluppo di una cultura
dell’integrazione e dell’emancipazione delle diversità. Lo spettacolo ha voluto offrire spunti
di riflessione, creare un’occasione di confronto
ti di prevenzione messi in campo con tutta
e di scambio per tutti coloro che fanno della
l’equipe della struttura. Il teatro è uno dei
lotta contro l’esclusione sociale un momenprogetti realizzati presso la struttura, ma le
to centrale della propria attività e creatività.
Teatro delle “diversità”e teatro sociale, fra tutte presentato al territorio il Centro Diurno di attività riabilitative si aprono ad ampio spetle arti, ha una posizione di privilegio, perché Ginosa, sito presso la nuova struttura in tro, offrendo ai ragazzi/utenti in trattamento,
le sue forme (commedia, farsa, tragedia) sono via Cavese, sottolineando l’importanza diverse prospettive riabilitative, come attività
degli interventi riabilitativi e dei progetmanipolativo espressive, ossia “lavomezzi per incontrare la realtà
rare” la ceramica, e vincitori nell’ottoe accettarla per quello che è, Centro Diurno di Ginosa
bre del 2013, del Concorso di scultudove l’individuo e la società “Unità di Riabilitazione Psichiatrica”
ra, pittura e fotografia “Espressioni di
sono inseparabili e l’individuo
donna”, organizzata presso il Palazzo
si conosce lì dov’è, in mezzo
Giancipoli a Ginosa.
alle persone fra le quali esiIn seguito sono intervenuti gli
ste, nel gioco di specchi che
Società Cooperativa Sociale Multiservice Sud
Psichiatri del C.S.M., Centro di Salute
tale rapporto crea.
Sede Legale: via Appia ,n 206 85100- Potenza
Mentale di Castellaneta e Ginosa,
Al termine dello spettacol’Associazione dei Famigliari Ta/1, il
lo si è svolto un dibattito Coordinatrice : dott.ssa Marianna Liotino
Tribunale del Malato, Cittadinanza
“Abbattere le barriere fra Operatrice Francesca Latorre
Attiva i Servizi Sociali dei Comuni di
la sofferenza psichica e la
Centro Diurno “M.D’Enghien” di Taranto
Laterza e di Ginosa, prospettando
società civile” Progetti riaalla Comunità maggiore integrazione
bilitativi e di prevenzione,
Società Cooperativa Sociale Seriana 2000 dei Servizi e promozione alla tutela
al quale sono intervenuti
dei diritti del malato e delle famiglie.
la Coordinatrice del Centro Sede Legale: viale G. Cecchini,56 - 47042 Cesenatico (Fc)
Da Gi
Diurno di Ginosa la Dott.ssa Coordinatrice: dott.ssa Annamaria Mortato
Marianna Liotino, che ha Operatrice Angela Mastropietro
argomenti
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“Tempa Rossa” e Porto: l’opinione di Pietro Lospinuso
TEMPA ROSSA, LOSPINUSO:
“NEL 2011 PER IL COMUNE
NON C’ERA DANNO AMBIENTALE, OGGI CHE COSA E’
CAMBIATO?”.
“Il Comune di Taranto approva documenti
contro il progetto Eni di Tempa Rossa. Una
sorta di karakiri di cui se ne dovranno
prendere le responsabilità davanti ai cittadini. Eppure, solo nel 2011 il Comune
espresse parere favorevole al progetto sostenendo l’inesistenza di danni per l’ambiente e la salute. Chissà, magari qualcosa è cambiato”. Lo dichiara in una nota il
consigliere regionale del Pdl-Fi, Pietro Lospinuso. “C’è chi spaccia questo progetto
come un attentato all’ambiente”, prosegue. “Non capisco se lo si faccia per ignoranza o per malafede, giacché l’ambiente
e la salute dei tarantini stanno a cuore a
tutti, ma non c’entrano nulla con l’investimento. Come si evince dalla delibera di
Giunta Regionale n.189/2011, il Comune
di Taranto e la Provincia espressero parere favorevole a Tempa Rossa, così come
la Regione stessa. Che cosa è cambiato
oggi? Ieri per gli uffici tecnici tarantini non
esistevano rischi per l’ambiente ed oggi si.
Davvero non capiamo il cambio di rotta,
perché i 300 milioni che l’Eni vorrebbe investire rappresentano solo una grande opportunità che Taranto rischia di perdere
per la cecità di qualcuno, assieme ai circa
1000 posti di lavoro. Tra l’altro, così come
da prescrizioni ministeriali, il livello delle
emissioni derivanti dall’attività della raffineria non potrebbesuperare quello attuale.
Condizione accettata anche dall’Eni. Nel
progetto, infatti, non esistono forni, caldaie, reattori, bruciatori, colonne di distillazione. Nulla di tutto questo. Le apparecchiature dell’impianto previste sono un tronco
di tubo per il collegamento dell’eleodotto
esistente e due nuovi serbatoi; due pompe
per trasferire il grezzo verso il pontile, due
tubazioni nuove dalle pompe ai punti ormeggio; un pontile prolungato; e tutta la
strumentazione operativa e di sicurezza
necessaria. Dal punto di vista tecnologico,
è l’impianto più semplice esistente nel settore petrolifero. Per quanto riguarda il traffico navale, anche questo nel mirino di sedicenti difensori dell’ambiente, si prevede
un massimo di 90 navi l’anno, con ormeggio
contemporaneo al pontile massimo di due
petroliere, una per lato. Solo quando queste
saranno partite cariche si potranno far entrare nel porto altre navi. Anche qui, dunque,
nulla di quanto paventato fino ad oggi. Tanto
basta a smontare ogni ricostruzione catastrofica, ma c’è di più: se Tempa Rossa –rea
di poter portare all’assunzione di centinaia di
tarantini e dare un contributo significativo
all’economia di Taranto- è una sciagura come alcuni sostengono, in altre città italiane
dovremmo portare l’esercito! Si pensi che a
Taranto transitano ogni anno circa 5.252 tonnellate di petrolio, contro i 35.900 di Trieste,
Augusta, Cagliari, Genova, Messina, Venezia… ed altre, in ordine decrescente. Che
succede a Venezia o Genova? Non ci risulta
nessuno scandalo ambientale, ma un normale flusso navale e di traffici economici che,
in ogni altra parte del mondo, dovrebbero essere inseguiti dall’azione amministrativa. A
Taranto, però, le cose girano nel senso opposto e si vorrebbe radere al suolo, evidentemente, ogni suo futuro industriale. Oggi è la
raffineria, ieri l’Ilva, e domani chissà. Mi auguro che i governi nazionale e regionale si
sveglino dal sonno in cui sono piombati e
facciano la loro parte per la verità su questo
investimento e sulle sue eventuali criticità.
Criticità fino ad oggi inesistenti per il sindaco
Stefano, visto il parere favorevole del Comune. A meno che in tutto ciò non si debba leggere tra le righe la volontà del sindaco di far
decidere al governo nazionale al posto suo…
Davanti a tanto allarmismo senza informazione, fatto di luoghi comuni, mi pare doveroso un atto di chiarezza e di responsabilità –
conclude Lospinuso- perché non si può bruciare ogni prospettiva di sviluppo e di crescita in nome del qualunquismo”.
*****
PORTO TARANTO, LOSPINUSO:
“CRONACA DI UNA MORTE
ANNUNCIATA”.
“Avvisatori, piloti di porto, guardie, operatori
del pontile, personale super specializzato,
chimici, dipendenti statali, guardia di finanza,
capitaneria, agenzie, misuratori fiscali e tanti
altri. Sono solo alcune delle professionalità
che qualcuno vuole polverizzare condannando a morte il Porto di Taranto”. Lo dichiara
in una nota il consigliere regionale del Pdl-
Fi, Pietro Lospinuso. “Non avremo il diritto di protestare, quando chiuderà il porto”,
prosegue. “Abbiamo perso metà flotta di
Evergreen, la Marcegaglia non c’è più, l’Ilva è nello stato che tutti conosciamo ed ora
si vorrebbero sbarrare le porte anche agli
investimenti dell’Eni per la raffineria Tempa
Rossa. Siamo già in ritardo rispetto al crono programma delle opere di ammodernamento e adeguamento; se poi, ad ogni
forma di nuovo investimento, qualcuno sfila
prontamente il cartellino rosso, è chiaro che
il nostro porto andrà incontro alla chiusura.
Infatti, è vero che il porto di Taranto sia turistico, ma è lapalissiano che senza il settore
industriale un porto non riesca a reggersi:
non esiste un solo porto al mondo che, seppur turistico come Genova o Venezia, non
sia anche industriale. A Taranto, tra l’altro, il
flusso industriale rappresenta l’80% dei movimenti totali. Non c’è, quindi, né da lamentarsi né tantomeno da sorprendersi quando
si ipotizza anche un’eventuale soppressione dell’Autorità Portuale di Taranto, che non
potrebbe certamente rimanere in piedi solo con le tasse di ancoraggio delle barche
private. A nulla sono servite le dichiarazioni
dell’ad dell’Eni Descalzi che, senza mezzi
termini, ha affermato la difficoltà per l’azienda di mantenere aperta la raffineria e
per questo a Taranto si sta tirando davvero
troppo la corda: il pericolo che l’Eni decida
di chiudere Tempa Rossa è dietro l’angolo
e sono a rischio oltre 1000 posti di lavoro. A
tutto ciò si aggiungerebbe il lucro cessante
delle attività commerciali, dei ristoranti ed
una compressione dei consumi in generale.
Conseguenze che rendono incomprensibili
le posizioni assunte da alcune associazioni
di categoria sul progetto di Tempa Rossa.
Dati alla mano, infatti, l’investimento Eni
non risulta possa avere un impatto dannoso sull’ambientale, posto che il Ministero ha
dato parere favorevole a condizione che il
livello delle emissioni non superi quello attuale. Quindi, non esiste alcun pericolo per
l’ambiente e per la salute dei cittadini, ed
il Comune di Taranto ha anche dimenticato
di aver dato parere positivo al progetto nel
2011. Insomma, non è chiaro a chi gioverà
questa escalation di protesta, ma una cosa
è certa: non ai taranti, a cui si sta scippando
il futuro industriale ed occupazionale”.
Pietro Lospinuso
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attualità
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GIUSTIZIA FATTA. L’IMPRENDITORE EDILE FRANCO
CAPONIO ASSOLTO. “IL FATTO NON SUSSISTE”
GINOSA. Qualche errore commesso da altri
e la vita che cambia irreparabilmente, per sei
mesi, forse per sempre. Un’accusa che pesa,
poi l’assoluzione. Ma, ormai, il tempo perso è
andato e non si torna indietro. Fa riflettere la
storia di Francesco Caponio, noto imprenditore edile di Ginosa.
“Assolto dai reati ascrittigli, perché il fatto non
sussiste”. Con sentenza emessa dal giudice
Giovanni Pomarico, il 5 luglio 2013 e depositata il 14 ottobre scorso, finisce la lunga vicenda giudiziaria, che lo aveva visto coinvolto. Era iniziata nel 2006, per alcune denunce.
Poi, le indagini, durate circa un anno e l’epilogo. Il 6 febbraio del 2007, dai Carabinieri
della stazione di Marina di Ginosa, Caponio
viene sottoposto agli arresti domiciliari, su
richiesta del pubblico ministero Ida Perrone,
in esecuzione di un’ordinanza di custodia
cautelare, emessa dal giudice per le indagini
preliminari Pio Guarna.
L’imprenditore edile, allora 47enne, è accusato di attentati incendiari e dinamitardi
a danno di alcuni clienti e di aver indotto i
suoi ex dipendenti a rinunciare alle vertenze
di lavoro. Ed, ancora, a suo carico, pesano
danneggiamenti ed episodi estorsivi. Ben 23
capi di accusa per Caponio. La sua, sino ad
allora, era stata la vita di un semplice uomo,
dedito alla propria attività, agli affetti familiari.
Una vita fatta di onesto lavoro e di assoluto
rispetto per le istituzioni e per le
persone. Ogni iniziativa culturale,
sportiva, sociale, in paese, portava il segno del suo servizio per il
territorio. Sponsorizzazioni fatte,
soprattutto, con il cuore di ginosino e non solo con la tasca…
Poi, ad un tratto, il vuoto, la solitudine, l’indifferenza della gente
e, peggio ancora, il giudizio di chi,
sino ad allora, gli era stato vicino: un tempo, amici; poi, da quel
momento, insospettabili giudici
morali.
Prima dell’arresto, nella sua ditta, lavoravano in media 40 - 50
dipendenti, tutti regolarmente assunti. Una ditta modello, creata dal nulla,
unicamente con la forza e la volontà di un
lavoratore infaticabile. Un’azienda di pitturazione, nata nel 1986 e diventata una
grande realtà edile nel 2000. Poi, dal 2007,
sei mesi di arresti domiciliari e, quindi, il
baratro. Oggi, quella stessa ditta, conta
solo due - tre dipendenti.
La reputazione infangata, la famiglia annientata, un’attività distrutta. Intanto, il
processo si è concluso e Caponio è stato
assolto in primo grado, con formula piena
e non dubitativa, per non aver commesso
il fatto. Innocente, quindi, per i giudici, ‹‹ma
privato - ci dice - della libertà di uomo, di
imprenditore, di padre, di marito, di semplice cittadino, per indagini troppo superficiali
e lacunose. Ho perso tutto››. E, nonostante giustizia sia stata fatta, l’amarezza resta: il giudizio della gente pesa come un
macigno. Oggi, Franco Caponio termina
le sue ore in azienda e si chiude in casa.
‹‹Tutti - dice - mi hanno voltato le spalle.
Sono sdegnato e non riesco a fidarmi più
degli altri. Non meritavo di essere giudicato dagli uomini, ancor prima che mi giudicasse la legge. Ne sono uscito pulito, ma
svuotato nell’anima. Nessuno può restituirmi la vita, che mi è stata indegnamente
ed ingiustamente rubata. Chi paga per
questo? Solo e, chissà per quanto tempo
ancora, Franco Caponio e la sua famiglia.
«A costruire un palazzo, ci vogliono mesi;
a distruggerlo, solo minuti››.
La battaglia di Caponio, ora più che mai, è
quella di trovare i mezzi per continuare a
garantire un lavoro, uno stipendio, una vita
più o meno dignitosa a quei pochi operai
che, da oltre quindici anni, continuano ad
affiancarlo con fiducia. Cosa chiede, oggi,
Caponio? Forse che ‹‹i Ginosini si ricordino chi era Franco prima di questa terribile
vicenda: la stessa persona che è oggi: pulita, trasparente, innocente, ma profondamente delusa … non dalla vita, ma dagli
uomini!››.
Francesco Caponio è stato difeso dagli avvocati Giovanni Vinci di Massafra e Gianvito Bruno di Laterza.
Maria Florenzio
Una notte di luglio
Che vanitosa stasera che è la luna
Si mette in mostra per innamorati
Giovani amanti vanno in delirio
Intraprendono viaggi per altri pianeti
Su un muro da poco imbiancato
Qualcuno ci scrive ti amo Maria
Un lampione illumina un balcone
C´è un uomo seduto che fuma la pipa
Ci sono pure amori senza più sogni
Che guardano il cielo e cercano ali
Misurano distanze per andarci in volo
Oltre il cielo a cercarsi un rifugio
L´orologio da tempo segna le dodici
S´è fermato di giorno o a mezzanotte
Un cane stanco e digiuno si perde nel buio
Come tanti pensieri in una notte di luglio
Carmelo Monaco
attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
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TUTTO PRONTO PER LA 5ª FIERA DEL MARE BLU
Si parte sabato, 26 luglio. Circa 80 gli espositori, provenienti da tutta Italia.
Si punta sull’enogastronomia locale. Divertimento assicurato
MARINA DI GINOSA (TA): Al via, sabato, 26 luglio, la 5^ edizione della Fiera del Mare
Blu. Taglio del nastro previsto per le ore 18.00.
L’iniziativa, che ben si configura come uno degli appuntamenti clou dell’estate marinese,
è stata presentata lunedì scorso, in conferenza stampa, all’hotel “Mille Pini”, per spiegarne le finalità ed illustrarne i dettagli, lì si sono dati appuntamento il sindaco Vito De
Palma, l’assessore al Turismo Leonardo Galante e Francesco Giannino, presidente ed
organizzatore dell’evento fieristico.
Sono circa ottanta gli espositori, che metteranno in vetrina le ultime novità dell’artigianato,
dell’arredo casa, della tecnologia. Attenzione riservata anche al commercio, al turismo
e all’agricoltura. A farla da padrona sarà, però, soprattutto, l’enogastronomia: non solo
stand per la vendita di prodotti nostrani, come alimenti sott’olio, vino locale e birra artigianale, ma anche una sagra delle orecchiette, tipicamente pugliesi, in programma per il 28
e 29 luglio. Si replica il 2 e 3 agosto.
Tutti i giorni, poi, a disposizione dei visitatori, primi piatti, arrosto e pesce fritto. Tra le novità di quest’edizione, la location. La fiera ritorna in Piazza Eventi, di recente battezzata
come “Piazza della Croce Rossa Italiana”, alle spalle del Parco Comunale. Un luogo,
questo, che ben si presta ad una migliore organizzazione fieristica, garantendo, tra l’altro,
nei dintorni, una più ampia disponibilità di parcheggi per i visitatori.
Resta, invece, identica l’organizzazione, curata da Francesco Giannino, con la collaborazione della PC Eventi. Importante il supporto dell’Amministrazione Comunale, che punta
su quest’iniziativa per promuovere il territorio e calamitare l’interesse, la curiosità, l’apprezzamento dei turisti, anche di quelli occasionali.
5mila metri quadri circa, a disposizione di espositori, che, quest’anno, arriveranno, oltre che dalla Puglia, anche dalla Campania, Lazio, Umbria, Veneto, Basilicata, Calabria,
Trentino ed Abruzzo.
Enogastronomia, quindi, commercio, ma anche riflettori puntati sugli amici a quattro zampe. Dopo il successo dello scorso anno, infatti, a grande richiesta, ritorna la sfilata canina
“Bau Bau”, alla sua 2^ edizione, organizzata con la collaborazione di “Mangimi e Giardini”
di Annalisa Bastelli, in calendario per il prossimo 1° agosto. Iscrizioni aperte sino al 31
luglio. Sono già un centinaio i cani in lista per salire su uno dei tre gradini del podio.
Una Fiera, quella del Mare Blu, che, a dispetto della crisi, sopravvive, tra mille sforzi organizzativi. Per visitarla, solo due raccomandazioni: tempo libero a volontà, per curiosare
con molta calma tra i vari stand e disponibilità a deliziare il palato. Ingresso, rigorosamente gratuito. Apertura al pubblico, tutti i giorni, dalle ore 18 alle 24. Marina di Ginosa e la
sua Fiera del Mare Blu vi aspettano!
Maria Florenzio
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riceviamo e
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Che ne pensi di questo Papa?
Ti piace papa Francesco?2
Continua dal precendte articolo
pubblicato nel n. 12 del 2014
Dopo gli accordi di Oslo, Arafat andò a
Johannesburg in una Moschea, dove fece
un discorso, dicendo: “Pensate che io abbia firmato con i Giudei qualcosa che sia
contrario alle regole dell’Islam? No, io sto
facendo esattamente ciò che fece il profeta
Maometto, quando fece un accordo con la
tribù di Kuraish per 10 anni. Giorni dopo inizio ad addestrare 10.000 soldati, e dopo soli
2 anni marciò contro la loro città: la Mecca”.
Per l’Islam gli accordi sono fatti per essere
stracciati. Quale grave inganno per tutta la
Cristianità Mondiale! Ma possibile che tanti
bravi teologi, esegeti e professori di storia di
Antico e Nuovo testamento, non si rendono
conto in quale trappola diabolica sono caduti, il Clero Romano e altri personaggi influenti
del Consiglio mondiale delle chiese, ingannati
dal principe delle tenebre di questo mondo?
Questa è la grande apostasia, il grande sviamento dalla purezza dell’Evangelo di Cristo,
(2Tess.2,3,4) per portare tutta la cristianità,
sotto il potere dell’Anticristo. Perché non si sono resi conto che la religione Musulmana e
fortemente assolutistica e Anticristiana? La
stesura del testo “Un accordo in comune tra
Noi e Voi” (titolo originale dall’inglese: A common word between Us and You) veniva formulata dal principe Ghazi bin Muhammad bin
Talal, e rielaborata dalle massime autorità teologiche Islamiche quindi, successivamente,
fatta sottoscrivere dai 300 leader delle chiese
cristiane sparse nel mondo e da quasi tutte
le denominazioni, per invitare a ritrovarsi tutti
insieme onde cercare di elaborare un accordo
in comune, basandosi sul tema dell’amore del
Dio unico (intendendo Allah) e l’amore per il
prossimo. Quale inganno! Perché l’hanno sottoscritta? Perché hanno aderito alle condizioni
dell’Islam?
Questa lettera aperta Islamica non fa alcun
minimo riferimento alla feroce persecuzione
inflitta dai musulmani ai cristiani in varie parti
del mondo, né si riconosce rea di esercitare la
repressione contro chiunque professi la fede
in Cristo nei paesi Islamici. Nel testo, l’Islam
lamenta ai cristiani tutta la responsabilità per
le Crociate. I frutti dell’Accordo di Yale sono
le frasi di Papa Francesco sull’Islam. Vero è,
purtroppo, che molti insegnanti (e falsi dotto-
ri) evangelici esperti in islamistica firmatari di
quell’accordo, in questi anni si sono introdotti
nelle chiese e nelle missioni internazionali per inserire di soppiatto metodologie di tipo
“Chrislam”, cioè l’idea di una possibilità di combinare l’Evangelo all’Islam. Evangelici, dunque,
ma per convinzione “Chrislamici”. Questi cedimenti alle larghe intese suonano come un
vero tradimento, un grave compromesso che
ripercuoterà un serio danno al progresso dell’evangelo nel mondo perché, come sta scritto:
la via della verità sarà diffamata. I veri credenti Evangelici e Cattolici devono essere più
vigilanti e preparati per confrontare le nuove
tendenze della teologia e della missiologia che
cerca di indebolire il Vangelo di Cristo, nello
sforzo di renderlo più appetibile all’uomo comune. Invece di seguire le onde del relativismo, occorre riaffermare con forza la verità
biblica. Come dice il documento “Evangelo e
Islam”: “Affermiamo la necessità della missione
cristiana in tutto il mondo, comprese le nazioni e le popolazioni islamiche, quale risposta al
mandato biblico di benedire le nazioni e di discepolarle nel nome di Gesù Cristo (Impegno
di Città del Capo [2010] par. I.10). Essa deve
essere svolta con sensibilità, umiltà, spirito di
dialogo e adattamento, ma senza perdere i
tratti distintivi della fede biblica e che prevedono l’annuncio della Buona Notizia, l’attesa di
conversioni a Gesù Cristo e l’avvio di un cammino di discepolato nella chiesa”. da: Alleanza
evangelica italiana: News/Attualità. La grande
pretesa dell’Islam è che solo Allah è il vero Dio,
e con questo rifiutano ogni accostamento alla
religione Cristiana ed Ebraica. Nel Corano diverse volte viene ripetuto, che non ci sono altre
divinità insieme ad Allah, dicendo: “non c’é altro dio all’infuori di lui” “allontanati dai politeisti”
(Corano 6:19,106). E noi che facciamo? Ci lasciamo portare mano a mano sotto un egemonia Anticristiana? Dobbiamo fidarci del Papa o
di Gesù Cristo? Non ci accorgiamo che questa
è una sottile mistificazione e falsificazione della
Verità, del puro Evangelo? L’inganno è subdolo. E’ una coniazione diabolica della verità in
menzogna; agli occhi ignari e incauti, sembra
un meraviglioso gioiello vero, ma è un autentico falso. Il grande falsario è Satana, l’artefice
seduttore con le sue millenarie astuzie. Ecco
perché Gesù dice: …sorgeranno falsi cristi e
falsi profeti, e faranno gran segni e prodigi da
sedurre, se fosse possibile anche gli eletti.
(Mat.24,24). Allora, riflettendo bene su queste
lapidaree affermazioni del Corano, possiamo ancora dire noi cristiani che il dio unico
e singolare del Corano, è lo stesso Dio della
Bibbia Cristiana? Mi dispiace per tanti che
non conoscono le Sacre Scritture, attenzione
ad accettare un altro vangelo privo della
salvezza di Cristo, il Salvatore. La seduzione è mascherata, camuffata, subdola; sapete
perché? Perché si dirà: anche loro credono
in Abramo, in Mosè, nei profeti, hanno anche
loro Maria vergine, credono anche in Gesù,
ma quale Gesù? Il Gesù del Corano non è
lo stesso Gesù della Bibbia Cristiana. Loro
rifiutano che Gesù è il Figlio di Dio, rifiutano
il Gesù crocifisso, che muore per espiare i
peccati dell’Umanità, è solo un profeta minore, meno importante di Maometto. Allora, cari
amici cristiani, crediamo veramente a ciò ch’è
scritto nella Bibbia? L’apostolo Giovanni dice:
Chi è il mendace se non colui che nega
che Gesù è il Cristo? Esso è l’anticristo,
che nega il Padre e il Figliuolo. Chiunque
nega il Figliuolo, non ha neppure il Padre;
chi confessa il Figliuolo ha anche il Padre.
Quant’è a voi, dimori in voi quel che avete
udito dal principio. Se quel che avete udito
dal principio dimora in voi, anche voi dimorerete nel Figliuolo e nel Padre. E questa
è la promessa ch’egli ci ha fatta: cioè la vita
eterna. Vi ho scritto queste cose intorno a
quelli che cercano di sedurvi. (1Giov. 2:2226). E quando leggete la frase di Gesù, che
dice: Io sono la Via, la Verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me.
(Giov.14,5) Cosa vuol dire Gesù? Ci rendiamo
conto di quale grande Verità inoppugnabile
abbiamo noi per contestare altre presunte
verità? Gesù Cristo è il Figlio dell’Altissimo,
(Lu.1,30-33), Unico mediatore fra Dio e gli uomini. Così dichiarò Paolo apostolo:“Poiché v’è
un solo Dio ed anche un solo mediatore fra
Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se stesso qual prezzo di riscatto per
tutti”. 1Tim. 2:5,6. Oh, quanto vorrei che vi
lasciaste illuminare dallo Spirito Santo! Che
dite voi, sarebbe stato mai possibile che Dio
dopo aver parlato a Mosè e a tutti profeti, ed
infine aver mandato Gesù dal Cielo, e aver
immolato la sua vita sulla croce per la salvezza dell’Umanità, e dopo essere risuscitato dai
morti, elevato alla destra del Padre; possibile
dico, che DIO avrebbe fatto altre rivelazione
del tutto contrastanti a Maometto? Si contraddice Dio? Dopo del Verbo incarnato, la Parola
fatta carne, definitiva rivelazione di Dio, si
possono accettare ancora nuove pseudo rivelazioni? Attenzione, e Gesù che parla e
dice, quale
riceviamo e
suggello alle Scritture: “Io lo dichiaro a ognuno che ode le parole della
profezia di questo libro: Se alcuno vi
aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai
suoi mali le piaghe descritte in questo
libro; e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia,
Iddio gli torrà la sua parte dell’albero
della vita e della città santa, delle cose
scritte in questo libro”. (Ap. 22:18,19).
Perciò non lasciatevi ingannare da alcun compromesso con coloro che sono i “nemici giurati della fede Ebraica
e Cristiana”, anche se queste sollecitazioni vengono da Papa Bergoglio,
capo del Cattolicesimo Romano. Dio
ama anche i musulmani, ma sono loro che hanno bisogno di convertirsi a
quel Gesù, inviato da Dio Padre, quale ultima rivelazione (Eb.1,1-4). Se i
Cristiani accettano supinamente la
fusione tra il Cristianesimo e L’islam,
non si potrà dire più che Gesù Cristo,
il Figlio di Dio, è l’Unico Salvatore, e
non si potrà più pregare: “Padre nostro che sei nei Cieli”. Se la Cristianità
Occidentale non apre gli occhi OGGI,
quando si accorgerà sarà troppo tardi,
perché saranno costretti a: l’abiura, o
la morte. Ricordate: L’Islam non farà
sconti a nessuno, nemmeno ai cristiani associati. La nostra comunione
è col Padre e col suo Figliuolo, Gesù
Cristo, il benedetto in eterno. Che Dio
illumini tutti cristiani.
Giuseppe Pizzulli
([email protected])
n. 14/16 - 26 luglio 2014
‘Tèrre de U’ Munachicchie’
-Fervono i preparativi per la nona edizione ‘Tèrre de U’ Munachicchie’. Si
terrà nei giorni 11 e 12 agosto prossimi con anticipazioni quotidiane che
partiranno dal prossimo 4 agosto in
luogo di una serie di iniziative che si
svilupperanno come un collage di scene di vita e del rito collettivo dell’allegria, della cultura e delle tradizioni. Il
protagonista sarà il Monachicchio, folletto del folclore contadino che fu indicato e raccontato in termini esistenzialistici dallo scrittore Carlo Levi e
dell’antropologo Ernesto De Martino.
Il Monachicchio è amante degli scherzi e dei dispetti dai quali ci si può difendere solo togliendogli il cappuccio
(u’ cuppulicchij) di colore rosso, ma
è inafferrabile. Visto dall’ottica della
civiltà industriale, il tempo contadino
appare immobile, quasi non scorra,
un anno è uguale ad ogni altro anno,
precedente o seguente. Ma ogni suo
momento non è mai statico ed ha valore identificativo che si proietta nel
futuro; ossia, nella speranza di tramandare la memoria e le tradizioni. E,
soprattutto, la grande sapienza che il
Monachicchio, con il suo estro e giocondità, sapeva trasfondere anche
quando rideva a crepapelle quando
vedeva i contadini che non riuscivano
a slegare i nodi che aveva fatto ai peli
della coda di asini e muli e alla criniera
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dei cavalli. La tradizione, quindi, come ‘radice’ ricostruita
sulla base delle figure del ricordo che di volta in volta verranno riattivate con spettacoli musicali, teatrali, culturali,
di celebrazione del cibo e della sua degustazione. Una festa popolare dove i colori i suoni, i racconti si incontreranno e confronteranno attraverso la creatività, l’energia e la
spigliatezza. Momenti preziosi per preservare le migliori
tracce della storia del popolo di Ginosa, espressioni di
uomini e donne che hanno incentivato la promozione del
senso di appartenenza e di responsabilità, con sentimenti
di amicizia, condivisione e solidarietà. Si dirà: è attuale
solo il passato, allora? Questo paradosso del vecchio
contiene sicuramente qualcosa di vero. Perlomeno nel
senso che la quantità di passato accumulatasi nel corso
dei secoli è talmente grande da proiettare un’ombra, tanto
possente quanto continua, sulla contemporaneità. Ed è il
caso del cibo sulla cui arte pone il focus la nona edizione
della ‘Terre de U’ Munachcchie’, organizzata dalla locale
sezione dell’Arci ‘Il Ponte’ e dal sindacato provinciale dei
pensionati, Spi Cgil. Il patrocinio è dell’Ente comunale.
Con filmati e testimonianze, nonché con una argomentata brochure, verrà approfondita la cucina locale che nella
preparazione dei piatti diveniva quasi un problema ‘politico’ e di esclusiva competenza patriarcale. Nutrirsi: metafora di vita, amore e identità. C’è chi mangia per vivere
e chi vive per mangiare. C’è chi cucina per mangiare e
per dovere e chi lo fa per passione o mestiere. La cucina è un’arte dai mille colori, profumi, sapori, odori. Ed è
proprio per questo che è memoria che riporta al passato
rievocando immagini, sensazioni, ricordi. I dolci, il pane,
la pasta (frscièdd, cavatièdd e recchietèdd), i minestroni
di legumi e verdure, la frutta degli orti, il misto delle insalate (la ciallèdd), la zuppa di telline (le cuquigghie), il
ragù, le braciole di cavallo legate con il filo di spago, il
Latte ed i suoi derivati (mozzarelle, cacio, ricotta dolce e
quella forte (ascuand). Prodotti e piatti semplici e incontaminati, impreziositi dai principi della tavola: l’olio prodotto
da possenti ulivi secolari e dal vino di piante autoctone a
spalliera. A Ginosa tutto è esuberante: il caldo d’estate,
l’accento della parlata, la cucina ricca di spezie e peperoncino. L’ospitalità è conosciuta, una persona che si siede a tavola deve essere coccolata e accolta come un vero
Re. L’attaccamento alle tradizioni, poi, in alcune famiglie,
arriva al parossismo: ci si scandalizza, per esempio, se la
vicina di casa confessa di mettere il basilico nel sugo delle polpette. “Mai!”. A volte gli odori ed i sapori hanno una
forza incredibile. Riescono a penetrare nei meandri più
reconditi di quel gomitolo grigio chiamato cervello e sollevano lembi che parevano perfettamente cuciti, spalancando la porta a ricordi, sensazioni, personaggi e luoghi
che se ne stavano acquattati. Come la rotellina del tagliere per la pasta. Il suo girare avanti e indietro per i bambini
emanava un’attrazione irresistibile. Ma non era permesso
toccarlo altrimenti con il loro estro avrebbero disegnato
sulla pasta le forme più improponibili. Che grande potere
aveva quella rotellina! Come lo spandersi nell’aria del delicato profumo di un dolce… I cibi sono il fiato caldo di una
casa, capace di far rivivere un tempo che non è ‘perduto’,
ma soltanto ‘passato’
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eventi
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Si rinnova la magia della “Festa del grano”
Per l’undicesimo anno consecutivo nel centro storico di Ginosa
si è svolta la manifestazione denominata Festa del Grano.
L’ evento organizzato dall’Associazione Cavalieri Madonna
d’Attoli in collaborazione con l’Ass. Arci il Ponte, è divenuto
ormai un appuntamento fisso dell’estate Ginosina, capace di
attirare puntualmente numerosi turisti nel centro storico.
Presentata da Maria Giovanna Labruna ed Enzo Carducci,
la manifestazione, ha avuto inizio dal frantoio sociale in “via
Lama”, con sfilata di cavalli e traini carichi di covoni e figuranti
in costumi d’epoca per le vie cittadine.
La sfilata si è conclusa in Piazza Orologio, dove si è poi realizzata la “pesatura” e i cavalli hanno girato “nell’era” allestita
sulla piazza, che voleva rappresentare l’aia delle masserie.
Durante la serata si sono susseguiti ospiti d’eccezione, il grande tenore Gianni Mazzone e ancora cantanti, poeti e ballerini. Il tutto accompagnato dalla voce del cabarettista Gianni
Cifarelli, che, nascosto dietro le quinte, con un pizzico di ironia
n. 14/16 - 26 luglio 2014
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Inutile piangere sul latte versato, meglio
“recuperarlo” e farne latticini”
Piuttosto che cercare un altro lavoro, perchè non inventarne uno,
o meglio riscoprirne uno? Magari puntando sulle proprie capacità,
investendo nell’autoimpresa. E’ la scelta fatta da due ex operai del
gigante del mobile imbottito, Natuzzi. Massimo e Monica Vasco, ora
marito e moglie con due figli, svolgevano la mansione di tappezzieri,
presso la fabbrica divani Natuzzi di Ginosa, dove si sono conosciuti.
Ma l’illusione di un futuro sereno e dignitoso, è svanita quando l’azienda, per scelte di mercato, ha chiuso i battenti dirottando i propri
interessi altrove. Prima del lavoro in fabbrica, Massimo aveva maturato una discreta esperienza nella lavorazione artigianale di prodotti
caseari, nel piccolo laboratorio gestito dal padre a Marina di Ginosa.
si insediava tra le voci dei presentatori stile Gialappas.
Concludendo, una serata piacevole e divertente che ha reso felici adulti
e bambini.
hanno animato la serata i presentatori ENZO CARDUCCI E
MARIA GIOVANNA LABRUNA, oltre a GIANNI CIFARELLI
(CABARETTISTA),GIANNI MAZZONE (tenore), il DUO LE MOULINE
ROUGE, la SCUOLA DI BALLO ACQUAVIVA DANCE DI GIANNI
COLACICCO con le COREOGRAFIE DI VALENTINA PALADINI e agli
artisti Rosalba Pellegrini ,Green Poison Miky, poesia Imma Panetta,
Mago ALBUS, Daniele Carducci, Federica Leone, Enriko Dintrono,
Rosanna De Ruvo, Annarita Angiuli, MaxPirovano, Ivana Spaccavento,
per la poesia Vitanna Panetta, infine, il ballo della pizzica è stato accompagnato dal fisarmonicista ALFREDO BARBERIO.
Maria Carmela Olivari
CALCIO LOCALE / Primi passi della società per la nuova stagione agonistica
Ginosa, allestimento di una
squadra giovane ma esperta
Il sodalizio biancazzurro esce
allo scoperto ed annuncia
che, per la nuova stagione agonistica, allestirà una
squadra giovane ma esperta.
Michele Pavone (nella foto)
nuovo Direttore Generale che
avrà il compito di gestire i rapporti tra società e giocatori.
Dopo aver richiamato alla
guida della juniores il tecnico
Francesco Russo, la dirigenza biancazzurra si è riunita
nei giorni scorsi per tracciare
eventi
le linee guida e stabilire
gli obiettivi per il prossimo campionato di Prima
Categoria. Per prima
cosa si è pensato di stabilire l’assetto societario
inserendo una figura che
si inquadra nel Direttore
Generale, corrispondente al nome di Michele
Pavone che dovrebbe
avere il compito di gestire i rapporti tra società
e giocatori. Da indiscre-
zioni pare che il nuovo d.g. abbia già individuato alcuni giocatori di esperienza ed alcuni under
locali da sottoporre all’attenzione della dirigenza
ed eventualmente inserire nello scacchiere biancazzurro. Anche se la situazione economica nel
panorama nazionale e, soprattutto, nel calcio
dilettantistico non sia delle più rosee, la società
dovrebbe comunque allestire una squadra giovane ma esperta che possa ben figurare nel prossimo campionato. Da voci di corridoio, sembra che
potrebbero esserci dei ritorni eccellenti di giovani
in casa biancazzurra, ma al momento la società
non si sbilancia sui nomi. Per quanto riguarda la
guida tecnica della prima squadra, dovrebbe essere riconfermato Antonio Pizzulli ma al momento
non ci sono conferme in merito. Non resta che
aspettare gli sviluppi nei prossimi giorni per avere
qualche certezza in più sia per il tecnico e sia per
la rosa della squadra.
Domenico Ranaldo
([email protected] - www.asginosa.it)
“Impara l’arte e mettila da parte”, recita un popolare detto! E così
il giovane artigiano, trovandosi ad un bivio, cedette alle lusinghiere quanto bugiarde promesse della grande industria. Anni
di incertezze e preoccupazioni hanno profondamente segnato i
due ex operai che nell’autoimpresa hanno intravisto l’unica via di
salvezza. Ed è stato così, che dallo scorso 14 luglio, l’ex bottega
di famiglia ha ricominciato a produrre latticini. Negli occhi dei due
ex operai, tutta l’emozione di chi , invece di piangere sul latte
versato, ne ha voluto fare tesoro per poter continuare a guardare
al futuro con maggiore serenità.
di Massimiliano Doro
Serata di cabaret a Marina di Ginosa con “Il Filo delle Arti”
Una calda domenica estiva, quella trascorsa a Marina di Ginosa lo scorso 20 luglio, all’insegna dello svago e del puro divertimento a suon di
battute ed esilaranti gag. Al loro primo debutto assoluto, gli attori dilettanti dell’Associazione marinese “Il filo delle Arti”, che con un tocco
personale, affidandosi talvolta all’improvvisazione, hanno arricchito di sfumature i vari personaggi interpretati. Una serata
di cabaret che ha divertito i tantissimi presenti che hanno affollato per l’occasione, Piazza della Stazione. Uno spettacolo a
tutto tondo, nel corso del quale si sono esibiti anche i giovani
ballerini della scuola di danza Club One con coreografie che
hanno spaziato dal classico al moderno. Hanno invece suonato live, i giovani e talentuosi musicisti locali, capeggiati dalla
voce del gruppo Davide Cella che hanno interpretato diversi
brani famosi di artisti stranieri. La serata è stata condotta dal
sempre più bravo Ivan Lampaca che ben si è destreggiato anche con la recitazione. Un esperienza sicuramente positiva e
gratificante per i soci de “Il Filo delle Arti” che hanno voluto
mettersi in gioco per offrire a residenti e turisti, qualche ora di
spensieratezza.
di Massimiliano Doro
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attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
Indizi non gravi per tentato omicidio. Gli arresti sono
stati confermati per il resto dei titoli accusatori.
-Insussistenti i gravi indizi di colpevolezza
per il tentato omicidio. Per gli otto arrestati
e un nono latitante, invece, la misura cautelare è stata confermata per il possesso
di armi clandestine in concorso e per favoreggiamento. Lo ha deciso il Giudice delle
indagini preliminari (Gip) di Taranto, dottor
Martino Rosati. Questo magistrato si sta
occupando della vicenda della nota sala ricevimenti di Laterza la cui gestione avreb-
be scatenato particolari ‘attenzioni’.
L’attività di servizio della Magistratura
di Taranto è sottoposta alla competenza territoriale rilevata dalla dottoressa
Angela Rosa Nettis, Giudice delle indagini preliminari di Matera. La storia
sarebbe cominciata con gli attentati
ad una sala ricevimenti di Matera: il
‘gruppo’ voleva ‘convincere’ il titolare
a rinunciare alla gara per l’assegnazione di analoga sala di Laterza, che
stava per essere sganciata dall’amministrazione controllata in cui si trovava. La denuncia dell’imprenditore fece
scattare l’allerta della Polizia di Matera
verificandone la sussistenza dell’attività
criminosa che sarebbe stata portata avanti
con atti intimidatori, anche di tipo spicciolo.
Le finalità sarebbero state quelle di ‘appropriarsi’ della notissima struttura ricettiva
laertina, in gestione commissariale e prossima alla liquidazione, ad un prezzo irrisorio. Gli attentati dinamitardi sarebbero stati
ben cinque. Esplosioni, via via sempre più
dannose. In una occasione, per esempio,
sarebbero state tirate diverse bombe carta
contro la struttura, in quel momento presidiata da alcuni guardiani notturni. I quali, sarebbero riusciti a scansare gli ordigni senza
danno alcuno. Nell’ultimo e recente attentato, inoltre, secondo gli inquirenti, i malviventi
alzarono il tiro innescando una bomba di circa 1 chilo e 600 grammi di tritolo. Il micidiale
ordigno, fortunatamente, rimase inesploso
grazie al pronto intervento di uno dei guardiani in servizio, che riuscì a disattivare in
tempo la miccia accesa. La svolta alle complesse indagini, comunque, si fece strada
solo quando gli investigatori, tramite intercettazioni telefoniche e innumerevoli appostamenti e pedinamenti, appresero di un
presunto piano omicida che il ‘gruppo’ stava
ordendo nei confronti di altro imprenditore
tarantino. Di qui gli arresti e le conseguenti perquisizioni domiciliari che permisero di
rinvenire a Laterza una moto, un casco, due
pistole rispettivamente di calibro 9 e di 7,6
millimetri, oltre a diverse pallottole.
Canta Storie
Continuano i severi controlli
contro l’abusivismo commerciale.
Nel corso delle normali attività di contrasto ai fenomeni di abusivismo commerciale locale la Polizia Municipale di
Ginosa, in stretta collaborazione con il
personale del Dipartimento di Prevenzione della A.S.L. di Taranto e dei militari della Stazione Carabinieri di Marina
di Ginosa, ha rinvenuto all’interno di una
piccola abitazione allestita con ventidue
posti letti ed in stato igienico sanitario
non idoneo ad ospitare tale numero di
occupanti, merci verosimilmente contraffatte e detenute per la vendita, da
alcuni degli occupanti lo stesso immobile. “In questo difficile momento per l’intera economia locale – ha dichiarato il
Sindaco della Città di Ginosa, dott. Vito
De Palma – bisogna saper distinguere il
giusto e sempre vivo sentimento di diffusa solidarietà, unito al legittimo spirito
di accoglienza delle persone in stato di
bisogno, dal preciso rispetto delle regole poste a tutela della stessa dignità
umana e del giusto profitto, eticamente
fondato, di ogni operatore economico,
legittimato ad agire e chiamato quindi
ad assolvere con puntualità ogni obbligo
di legge in materia retributiva, previdenziale, tributaria e di sicurezza sui luoghi
di lavoro”. Nel corso delle operazioni, gli
agenti di Polizia Municipale, al comando del Ten. Antonio Costantino, hanno
avviato la procedura di sequestro nei
termini di legge della merce rinvenuta.
“Ringrazio tutto il personale della Polizia
Municipale di Ginosa – ha dichiarato il
Consigliere incaricato alla Polizia Municipale, Giovanni Perniola – per la serie
di brillanti risultati conseguiti, di concerto con i locali Comandi di Stazione dei
Carabinieri e delle altre forze di polizia,
nella lotta all’abusivismo commerciale
sul territorio comunale e nelle azioni di
controllo finalizzate alla repressione delle violazioni delle norme di tutela urbana
ed ambientale”.
L’addetto stampa
attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
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Appello dell’Avis alle Istituzioni: dialoghiamo
La Direzione provinciale jonica si interfaccia con autorevolezza e credibilità.
L’obiettivo è la condivisione di strategie e modelli organizzativi per la raccolta sangue.
Dopo una crescita culturale e organizzativa
che l’ha portata a ricoprire un ruolo cruciale
nella sanità, adesso in Puglia non vi è più
autosufficienza di sangue intero e di plasma.
Tra l’altro, senza il loro apporto in quantità
adeguate e di livello qualitativo elevato, non
è possibile fare buona Medicina e buona
Chirurgia. Le tecniche spostano di giorno in
giorno in avanti i limiti dell’operabilità, i trapianti sono risolutivi per sempre più patologie, la terapia dei tumori apre sempre nuove
frontiere, l’età media continua ad aumentare, e tutto ciò, necessariamente, comporta
il bisogno di sangue sempre più importante. Il preoccupante trend negativo interessa
anche la provincia Jonica e Nicola Carenza,
responsabile generale dell’Associazione volontari sangue (Avis), scrive una lettera aperta al fine di stimolare la consapevolezza di
azioni incisive collaborative fra istituzioni e
volontariato. Ad essere chiamata in causa è
soprattutto l’Asl e il suo management con lo
sprono di farli uscire da una visione monodimensionale. “Sembra un dialogo fra sordi,
ma non voglio entrare nel merito di quanto
sta accadendo. Il mio auspicio – spiega Carenza - e che si lavori insieme per l’autosufficienza che è frutto di un delicatissimo
equilibrio tra capacità di dono e necessità
di utilizzo, tra potenzialità del volontariato
e sviluppo della scienza medico-chirurgica,
tra organizzazione della raccolta e attento
monitoraggio del consumo”. Una sfida che
Carenza dice di non usare come traguardo
da raggiungere, ma come cammino da percorrere uno vicino all’altro: istituzioni, associazionismo di volontariato del sangue, operatori sanitari, in condivisione di ideali e di
concreto impegno. Di qui l’appello ai dirigenti
dell’Asl tarantina con quattro richieste: la prima riguarda la convocazione del Comitato di
Dipartimento, che da anni non viene preso in
considerazione, luogo in cui si potrà esporre
in dettaglio tutte le problematiche ed i metodi
per uniformare programmazione e obiettivi. Poi l’apertura di un confronto sul futuro
della raccolta sangue e, successivamente,
l’emanazione di formali accreditamenti delle strutture pubbliche che dovranno operare
fino alla fine di quest’anno. Le autorizzazioni dovranno riferire con chiarezza i requisiti
tecnologici e strutturali idonei e normati per
la raccolta esterna, che in Provincia di Taranto ricopre il 70 per cento del fabbisogno.
Il terzo punto richiama l’indicazione delle
strutture pubbliche che potranno agire dal
prossimo anno e, infine, l’urgenza di stabilire il ruolo delle associazioni dei donatori del
sangue e delle strutture trasfusionali al fine
di superare in sinergia il momento critico e
di crisi. “Di certo, l’operosità dell’Avis sarà
sempre pronta a collaborare ed a contribuire al perfezionamento e al miglioramento dei
meccanismi della donazione e della raccolta
del sangue, nonché dell’appropriatezza
ed efficacia del controllo volto a contrastare l’illegalità che è il contrario dell’etica
solidale”. Il pensiero di tutti gli avisini jonici
viaggia spedito nella profondità della frase di Franz Kafka (grande letterato del XX
secolo): “Nessun regalo è troppo piccolo
da donare, e nemmeno troppo semplice
da ricevere, se è scelto con giudizio e
dato con amore”. Quell’amore che dà la
speranza e la vita. Con il Cuore del Cuore
della Fede.
Canta storie
Lettera aperta dell’Avis di Terra Jonica
“Guai al solo”. Pronunciava così un noto economista per marcare il bisogno di ognuno di noi
dell’Altro, il divario che separa il Nord dal Sud deve essere colmato. Non è poco. Questo spinge
tutti, a costo di sacrifici e rinunce, ad una serena riflessione sui metodi e sui tempi per iniziare
una inversione di tendenza, finora in negativo, dell’intero sistema sanitario e, non da meno, anche sul sistema trasfusionale/donazionale della nostra Regione. Da alcuni anni, a dire il vero si
era raggiunta, con la collaborazione e l’orgoglio di tutti i soggetti interessati, l’autosufficienza del
sangue intero e del plasma in Puglia. Ora invece si assiste, in modo preoccupante, alla riduzione della quantità di raccolta di sangue intero con una crescita di richiesta dei malati/bisognosi.
Come sempre nei momenti di crisi o di risultati negativi si salvi chi può: la colpa è sempre
dell’altro. Questa non è una nostra difesa, anzi, vuole essere il principio di una consapevole
collaborazione fra le Associazioni di donatori di sangue e l’ASL/Ta , come più volte sollecitato
dal sottoscritto responsabile dell’Avis Provinciale di Taranto,
Noi non vorremmo entrare nel merito o demerito di quanto sta accadendo, ma sicuramente
lamentiamo la scarsa considerazione e collaborazione fra l’ASL in senso generale e le Associazioni di donatori di sangue.
Pertanto, tutti insieme, ciascuno nel ruolo che gli compete, possiamo, anzi, i tempi che viviamo
ci portano a dire dobbiamo lavorare insieme costantemente affinchè i nostri sforzi possano portare ad una ottimizzazione e a una razionalizzazione del “ Sistema Sangue “. A nostro avviso,
qualcosa da subito si può fare, utilizzando strumenti e procedure che le norme ci impongono:
a)
La convocazione del Comitato di Dipartimento, che da anni non viene preso in considerazione, luogo in cui si potrà esporre in dettaglio tutte le problematiche e i metodi per conformarsi il più possibile alla programmazione e agli obiettivi che le regole ci obbligano;
b)
Confronto sul futuro della raccolta di sangue, previsioni per le autorizzazioni al
31.12.2014 e, a seguire, l’accreditamento delle strutture pubbliche adeguate ai requisiti tecnologici e strutturali che la direttiva impone per continuare le raccolte esterne, che ricoprono circa
il 70% del fabbisogno di sangue intero per la nostra provincia;
c)
Stabilire quali strutture pubbliche potranno essere pronte a partire dal 1 gennaio 2015.
d)
Stabilire quale ruolo possono svolgere le Associazioni dei donatori di Sangue, insieme alle strutture trasfusionali, per superare momenti critici e di crisi come in questo periodo.
La nostra operosità sarà sempre pronta a collaborare e quindi a contribuire a mantenere a livello di autosufficienza il fabbisogno di sangue intero ed emocomponenti nella nostra Provincia.
Questa, per chi si adopera ad allievare le sofferenze dei bisognosi, è la soddisfazione di una
responsabilità solidale di alto valore etico e di esempio per i giovani e per i nostri figli.
Responsabile Avis Provinciale Taranto - Nicola Carenza
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avvenimenti
n. 14/16 - 26 luglio 2014
attualità
n. 14/16 - 26 luglio 2014
MASSERIE SOTTO LE STELLE … INSIEME CON LA PIZZICA
E … STATE INSIEME CON LA PIZZICA
Presso la Sala del Mare della Camera di Commercio di Taranto si è svolta la conferenza
stampa di presentazione degli eventi estate 2014 della Cia Confederazione Italiana
Agricoltori, “Masserie sotto le stelle ...
insieme con la pizzica“ che si terrà sabato 26 luglio con inizio alle ore 18.00 e
si svolgerà in quattro masserie del territorio di Castellaneta e ”E ... state insieme
con la pizzica“ organizzata in tre giorni
da giovedì 7 a sabato 9 agosto in piazza
Umberto 1° a Castellaneta.
In questa particolare momento di crisi del
settore agricolo la Cia è impegnata anche
sul fronte della promozione, per cercare di
valorizzare il nostro territorio, le bellezze
artistiche e architettoniche, l’enogastronomia, mettendo in risalto i talenti del nostro
territorio, per realizzare ciò collabora in
sinergia con altre associazioni ed enti presenti
sul territorio.
I due eventi estivi sono stati organizzati dalla
Cia Confederazione Italiana Agricoltori e
dall’associazione culturale Gaia con il patrocinio di Regione Puglia, Unioncamere, Camera di Commercio di Taranto e Comune di
Castellaneta.
La manifestazione “Masserie sotto le stelle
... insieme con la pizzica“ 3a edizione è una
iniziativa per far conoscere il nostro territorio
e soprattutto le bellezze che sono parte integrante dell’agricoltura. Lo scorso anno la
prima masseria ad essere visitata fu “Santa
Margherita” in origine casina di caccia, ubicata in contrada Le Grotte di proprietà dell’Ing.
Vito Miccoli. La seconda azienda, Masseria
Scarano, la cui costruzione fu voluta dal sig.
Nicola Scarano nella metà del secolo scorso,
attualmente di proprietà della famiglia Miccolis.
L’ultima azienda ad essere visitata fu la Masseria Specchia, un antico fabbricato risalente
secondo il catasto onciario al 1750, condotta
dalla famiglia Antonicelli, Leonardo e i nipoti
Nicola e Rosanna.
Anche quest’anno, come ormai consuetudine,
non è stato svelato il nome delle masserie che
saranno visitate, poiché le stesse saranno raggiunte in autobus dai partecipanti. In ogni masseria la storia e le tradizioni saranno raccontate direttamente dai proprietari e nelle visite è
prevista la degustazione di vari prodotti e piatti
tipici e, nell’ultima masseria, oltre alla degu-
stazioni, il gruppo di danze popolari dell’associazione Gaia, composto da bambini ed
adulti, si esibirà in balli della tradizione che
si svolgevano proprio in queste masserie. Il
costo del biglietto è di 25 euro comprensivo
del viaggio e della degustazione dei prodotti.
La manifestazione ”E ... state insieme con
la pizzica“ 7a edizione quest’anno si articolerà su tre serate e si svolgerà in piazza
Umberto 1° a Castellaneta e vedrà la partecipazione di altre associazioni del territorio in
sinergia con Cia e Gaia.
Il programma prevede: il 7 agosto corteo di
carrozze e cavalli organizzato dai Cavalieri
di San Domenico, sfilata di auto storiche a
cura del Club Volare di Polignano a Mare,
sfilata di abiti per bambini a cura di Baby
Fashion, balli e canti con Gabriella Sergio e
Pasquale Losito e canti con Laura Perniola,
sfilata di moda del noto stilista Michele Gaudiomonte, la serata sarà condotta da Piero
De Lucia del cast di Mudu; l’8 agosto sfilata
di auto Fiat 500, premiazione del quadrangolare di calcio e concerto dei Terraross; il 9
passeggiata delle 12 chiese di Castellaneta
in collaborazione con il Club Runner, balli a
cura dell’associazione Gaia, la serata sarà
condotta dal cabarettista lucano Dino Paradiso. In piazza ci saranno i gazebo delle
produzioni, l’artigianato locale e quelli della
gastronomia.
Tre serate quindi all’insegna della valorizzazione dei talenti, dell’enogastronomia, della
spensieratezza e del sano divertimento.
Alla conferenza stampa erano presenti al-
cuni bambini vestiti con i costumi caratteristici dell’associazione Gaia, il Presidente della
Camera di Commercio di Taranto Luigi
Sportelli, il past president della CCIAA
Emanuele Papalia, lo stilista Michele
Gaudiomonte, Roberto De Petro (direttore delle testate Telenorba Verde,
Telepuglia ed Agrisud), Carmela Losito (vicepresidente associazione Gaia),
diversi soci dell’associazione e collaboratori della Cia di Castellaneta, Francesco Passeri (presidente Cia Taranto),
Vito Rubino (direttore Cia Taranto), la
troupe di ViviCastellaneta con il direttore Francesco Tanzarella, Daniele
Lavarra e Mirko Quarto, numerosi
giornalisti delle varie testate televisive
e giornalistiche; a tutti loro va il nostro
ringraziamento per l’attenzione che dedicano a tutte le iniziative della Cia e dell’associazione Gaia. Un doveroso ringraziamento alla
Camera di Commercio che ha voluto ospitare la
presentazione degli eventi alla stampa.
Mino Noia
PARMA CLUB GINOSA:
PRESENTATA
ISCRIZIONE ALLA
SECONDA CATEGORIA
Come vi avevamo annunciato nel
comunicato precedente, il Parma Club
Ginosa proseguirà il progetto iniziato nella
stagione scorsa. La domanda di iscrizione
al campionato di Seconda Categoria è stata
presentata in Federazione e ora, si resterà
in attesa del prossimo comunicato ufficiale
della Figc Puglia.
Nel contempo, alcuni tesserati (che avevano
espressamente richiesto tale opzione) sono
stati svincolati nei termini stabiliti.
La Società ricorda agli interessati, che sarà
possibile partecipare ai primi allenamenti
stagionali che dovrebbero svolgersi nella
seconda metà di agosto.
Baldassarre (Baldo) D’Angelo
Addetto Stampa Parma Club Ginosa
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