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2 n. 14/16 - 26 luglio 2014 n. 14/16 - 26 luglio 2014 Sommario La Goccia n. 14/16 - 26 luglio 2014 La Goccia REGISTRAZIONE DEL TRIBUNALE N. 430/92 DEL 15 MAGGIO 1992 Registro Nazionale della Stampa n. 10084 PROPRIETÀ PRO.GE.CO. SOC. COOP. A R.L. VIALE M. D’UNGHERIA, 52 – GINOSA DIRETTORE RESPONSABILE: STEFANO GIOVE DIREZIONE: GIULIO PINTO ADELE CARRERA COMITATO DI REDAZIONE ROSAMARIA BUSTO ERASMO MAZZONE PALMA MARTINO DOMENICO RANALDO HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: GIUSEPPE CARRERA MARIO D’ALCONZO ROBERTO MUSCOLINO GIANLUCA CATUCCI DAVIDE GIOVE GIORGIO MOREA GIOVANNI MATERA BALDASSARRE D’ANGELO SARAH SCORPATI VINCENZO D’ANGELO CANTA STORIE MASSIMILIANO DORO GIUSEPPE PIZZULLI PIETRO LOSPINUSO MINO NOIA DAGI CARMELO MONACO MARIA FLORENZIO NICOLA CARENZA PAULA M. LUCA LIBORIO PATIMISCO ANTONIO SABATO DON FRANCO CONTE PAOLO NICO M. C. OLIVARI fOTO: ERASMO MAZZONE MICHELE GRECUCCI Maria Olivari Antonio Gatti AMMINISTRAZIONE VITO CONTE IMPAGINAZIONE E GRAFICA: STEFANO GIOVE STAMPA Studio Grafico DIGITAL PRINT Questo numero de La Goccia è stato chiuso alle ore 12.00 del 23 luglio 2014 Editoriale… Il santo… Ginosa… Natuzzi… Le poesie… Si rinnova… Ricorso… Vescovo… Serata di… Miroglio… Muzzopappa… Inutile… Ricordo… Gli anziani… Continuano… Le favole di Grim Mario Aloe… Indizi… Le caricature… Ricerca e … Lettera aperta… Notizie Flash… ‘Na voscji… Appello… Int. Inglese… Il dono… E…state Insieme… Noi e… Tempa Rossa… Parma Club… Int. Zicari… Giustizia è… Buttati… Fiera Blu… Lettera aperta… Che ne pensi… 80Anni… Tèrre… di Stefano Giove pag. 4 di Canta Storie pag. 5 di Canta Storie pag. 5 di Massimiliano Doro pag. 6 di Redazione pag. 6 di Grim pag. 7 di Giorgio Morea pag. 7 di Giulio Pinto pagg. 8/9 di Stefano Giove -Liborio Patimisco pagg. 10/12 di Mario D’Alconzo pag. 12 di Stefano Giove pag. 14 di Avis Ginosa pag. 14 di Paula M Luca pag. 17 di Adele Carrera pagg. 18/19 di Don Franco Conte pagg. 20/21 di Carmelo Monaco pag. 21 di Paolo Nico pagg. 22/23 di Canta Storie pagg. 24/25 di Canta Storie pag. 26 di Antonio Sabato pag. 27 di Giovanni Matera pag. 28 di Stefano Giove pag. 31 di Da Gi pag. 32 di Pietro Lospinuso pag. 32 di Maria Florenzio pag. 34 di Maria Florenzio pag. 35 di Giuseppe Pizzulli pagg. 36/37 di Canta Storie pag. 37 di Domenico Ranaldo pag. 38 di M C Olivari pag. 38 di Massimiliano Doro pag. 39 di Massimiliano Doro pag. 39 di Addetto Stampa pag. 40 di Canta Storie pag. 40 di Nicola Carenza pag. 41 di Canta Storie pag. 41 di Mino Noia pag. 42 di Baldassarre D’Angelo pag. 42 3 46 4 n. 14/16 - 26 luglio 2014 Tempo di vacanza Ci siamo, finalmente, anche per noi de La Goccia arrivano le tante sospirate vacanze. Ritorneremo in edicola il prossimo 6 settembre e per qualche settimana cercheremo di ricaricare le pile. Ad essere sincero per alcuni di noi non si tratta di vacanze vere, si tratta di dedicarsi ad altro senza dover pensare anche al giornale. Scrivere un pezzo prima di andare in vacanza è operazione piuttosto complessa in quanto la mente è già proiettata verso altro. Eppure argomenti sui quali riflettere non mancano, anzi. Proprio in questi giorni ve ne sono alcuni che si stanno imponendo in maniera drammatica. Penso al dramma palestinese, alla situazione in Ucraina e alla moltitudine di migranti che fuggono verso un mondo migliore e molto spesso trovano la morte. Indubbiamente le immagini che ci giungono dalla Palestina sono immagini di violenza inaudita, nessuno nega il diritto del popolo israeliano di difendersi, ma non si può calpestare la dignità umana, come fanno loro con i palestinesi. Nessuno riesce a fermare il governo di Israele in questa folle vendetta… Non so se si rendono conto che il loro atteggiamento alimenta l’odio e il rancore di frange sempre più consistenti di opinione pubblica, anche in Occidente e le manifestazioni parigine di questi giorni ne sono la prova più evidente. Anche la crisi Ucraina sta volgendo verso una situazione di non ritorno e pensare di scaricare, con la propaganda, la responsabilità della situazione sulla spalle della Russia è un esercizio poco efficace. La Merkel e Obama farebbero bene a cambiare atteggiamento, altrimenti rischiano di trascinare il mondo verso una catastrofe. Che dire poi di quanto avviene sulle nostre coste? Gli sbarchi di tanti profughi sembra sia un problema tutto italiano e non una questione che deve vedere impegnata l’Europa. E molti si chiedono perché è cresciuto il partito degli euroscettici… Se l’UE continua ad occuparsi di banche e di finanza e lascia marcire le questioni sociali, diventa difficile sostenere le ragioni dell’importanza di una Europa Unita. Ai temi, diciamo di carattere internazionale, si aggiungono quelli di carattere nazionale, con la crisi che diventa sempre più drammatica, giorno dopo giorno. Il tema del lavoro è il tema di grande attualità e devo dire che molto spesso rimango basito quando sento dire da governanti ed economisti che se aumenta il Pil aumenta l’occupazione. Il problema dell’occupazione non è più solo un problema della crescita del Prodotto Interno lordo, è soprattutto una diversa distribuzione della ricchezza prodotta, attraverso degli investimenti mirati nel campo del terziario avanzato. Dalla crisi del 1929 si uscì con lo stato sociale che permise a tanti di avere i soldi da spendere e rimettere in moto l’economia, oggi, invece si pensa di uscire dalla crisi tagliando lo stato sociale e tutto quello che vi è intorno. In Italia, in particolar modo, si vive una situazione di perenne immobilismo… con la politica che non riesce più a dare risposte concrete ai bisogni della gente. Provare a seguire e ascoltare il dibattito sulle riforme istituzionali… viene il voltastomaco. Cosa significa presentare 8mila emendamenti? E chi sono i paladini della democrazia, quelli che accettano ordini da un blog? Insomma, siamo seri e cerchiamo di disegnare un modello di Stato moderno ed efficiente, che sappia coniugare democrazia, partecipazione e distinzione di ruoli. Le guerre di posizione (o di rendita di posizione) non servono e appaiono incomprensibili a tanti cittadini. Per finire, che dire delle questioni locali? Come diceva una vecchia canzone di Fabrizio De Andrè «…non tutti nella capitale nascono i fiori del male, qualche assassinio senza pretese lo abbiamo anche noi in paese». Il tema del lavoro, con le vicende Miroglio e Natuzzi tengono banco, la stagione estiva ci sta creando problemi con un tempo incerto, con l’estate l’editoriale Pubblicità Concessionario esclusivo per la pubblicità PRO GE CO Viale Martiri D’Ungheria, 52 74013 Ginosa (Ta) Arretrati (costo € 2,50) I numeri arretrati si richiedono in edicola Per inviare e-mail a “La Goccia” [email protected] Per inviare lettere a “La Goccia” Le lettere al giornale vanno inviate presso: La Goccia Via M. D’Ungheria n. 52 74013 Ginosa (TA) indirizzo di posta elettronica: [email protected] La Goccia on line arcipikkia.it Tel. 099.8294879 - Cell. 3474969189 Cell. 368.3561703 - 330.624347 che tarda ad arrivare… I danni per il turismo e per l’agricoltura sono più che evidenti. Ma un tema oggi viene vissuto con molta preoccupazione ed è quello della sicurezza e i fatti che si sono verificati in questi ultimi giorni sono un preoccupante campanello d’allarme. Insomma, si capisce bene che ci apprestiamo ad andare in vacanza con la mente piena di pensieri e di preoccupazioni. D’altra parte il periodo intercorso tra le passate vacanze, tra la passata estate e oggi, è stato ricco di fatti terribili che hanno segnato profondamente la storia della nostra comunità. Ieri dal ponte di san Leonardo guardavo le macerie di via Matrice e mi chiedevo quando saremo capaci di rimuoverle e ridare nuova vita a quella parte della nostra città? Ecco con questo pensiero andiamo in vacanza e con la speranza che alla fine si trovino modi e risorse per affrontare in maniera adeguata questi problemi. Adesso non ci resta che sperare di svagarci con le manifestazioni estive… e devo dire in tutta sincerità che non mi pare che quelle ginosine offrano tante possibilità… Vi auguro buone vacanze, nonostante il mio pessimismo, ci rileggiamo il 6 settembre prossimo. Stefano Giove cronaca n. 14/16 - 26 luglio 2014 Natuzzi, cose turche 5 Il Nuovo Centro Destra ricorre alla Corte dei Conti Nel mirino dei consiglieri Bradascio e Di Franco i lavori di somma urgenza al Castello Normanno. Sarebbero chiacchiere partigiane e di marketing informativo, la notizia secondo cui noti industriali turchi starebbero per fare ingresso nel capitale sociale del Gruppo Natuzzi. La quota di rappresentanza si sarebbe aggirata tra il 10 e il 20 per cento. In realtà, l’incontro avvenuto a Santeramo lo scorso due luglio, questo è inconfutabile, tra il management e la proprietà di Natuzzi con la delegazione dei finanzieri in specie, è servito per impostare una possibile partnership commerciale, al fine di sviluppare per il mobile imbottito attività di vendita al dettaglio in Turchia. Quanto questo ‘difetto di informazione’ abbia contribuito ad alzare il tono della vertenza occupazionale? Di certo, ha contribuito ad agitare ulteriormente gli animi per una vicenda di ristrutturazione aziendale che coinvolgerebbe circa 3000 lavoratori votati, evidentemente, alla precarietà e all’incertezza del futuro. A questo riguardo, le parti in causa stanno cercando contatti costruttivi, sempre che si abbia qualcosa fattibile da proporre, ma la situazione è complicata e lo dimostra il susseguirsi di assemblee aziendali con l’ingrediente degli ‘spintoni’ volti a disarcionare dall’esterno l’unione sindacale e istituzionale. Vale a dire, quella condivisione unanime che, il 10 ottobre dello scorso anno, portò all’accordo che scongiurava il licenziamento di 1726 lavoratori operanti negli stabilimenti lucani e pugliesi. Quell’intesa conteneva un ‘intrigato’ processo di riorganizzazione produttiva e di reindustrializzazione dell’area murgiana, ma sancì la riduzione immediata degli esuberi, portandoli a 1506 unità, in luogo della ricollocazione di 220 nello stabilimento materano di Jesce, la cui attività era stata precedentemente azzerata. Fu anche concordato che 650 lavoratori sarebbero stati occupati entro quest’anno e altri 200 fino al 2018. Tutto ciò attraverso la creazione di due newco (new company, nuova azienda) che avrebbero ricevuto commesse dal Gruppo Natuzzi per il marchio Leather Edition ed i complementi di arredo. Poi sarebbe stata incentivata la mobilità per un massimo di 600 persone (in media 30 mila euro lordi a testa) e una proroga della cassa integrazione per riorganizzazione aziendale. Una nuova creazione d’impresa che tutti ritennero storica e l’inizio di un percorso anticrisi, ma che adesso viene contestata da oppositori extra sindacali che alle rispettive organizzazioni confederali e di categoria ne sollecitano il disconoscimento formale di quanto sottoscritto e sollecitano l’avvio di azioni unitarie con le maestranze in un territorio già fortemente mortificato dalla disoccupazione. Canta Storie foto Erasmo Mazzone -Dopo il dietrofront del Governo locale sulla richiesta di esclusione dal pagamento dell’Imposta sulle case donate dai genitori ai figli, in aggiunta alla non accettazione di modifiche a provvedimenti di natura fiscale e di oggettivazione tributaria, il gruppo consiliare del Nuovo Centro Destra accende la battaglia sulla trasparenza amministrativa. I due consiglieri, Antonio Bradascio e Francesco Di Franco, puntano l’obiettivo sui lavori di somma urgenza al Castello Normanno. Il capogruppo Bradascio si aggancia al profilo soggettivo e procedurale che riconducono la materia alla contabilità pubblica, connessa al corretto impegno e ordinazione della spesa dei lavori in specie. “Abbiamo inoltrato l’attinente fascicolo all’approfondimento della Magistratura Contabile (Corte dei Conti). Noi abbiamo intravisto un distacco della gestione dal bene comune. Per questo, vogliamo sapere se, nel momento della sua registrazione, l’impegno di spesa di 230 mila euro aveva già la copertura finanziaria e se il suo computo metrico sia da ritenere corretto nelle somme redatte. E’ essenziale capire –aggiunge Bradascio- anche se è stata rispettata la tempistica di approvazione dell’ordinazione dei lavori a terzi e la legittimità degli stessi nella forma dell’affidamento diretto”. Canta Storie 6 cronaca n. 14/16 - 26 luglio 2014 Miroglio, giallo su Mr QBELL: “Non volevano che l’investimento di Ginosa andasse in porto” In Ricordo di “Manuele” coinvolti (rivolgendosi a istituzioni e operai). Ritengo inoltre che la stampa, anche quella locale, non sia stata per nulla generosa nei miei confronti. Vi volevo quindi informare, che in data odierna è stata emessa la sentenza di assoluzione, per i reati che mi avevano contestato e per i quali hanno fatto chiudere il Gruppo. Assolto con formula piena: perché il fatto non sussiste. Questo processo penale è stato, credo, il più veloce della storia della repubblica Italiana tenuto conto che la prima udienza è stata il 14 febbraio 2014 e la sentenza l’11 luglio”. Ma le cose erano così clamorose che il giudice non ha e non poteva Assolto dall’accusa di frode fiscale allo Stato, l’ex A.D. del Gruppo che assemblava TV Lcd Si tinge di giallo la vicenda occupazionale che vede coinvolti i 181 ex operai delle fabbriche tessili di Ginosa e Castellaneta del Gruppo Miroglio di Alba, successivamente cedute ai rispettivi Comuni. I fatti si riferiscono ad una proposta di riconversione del sito di Ginosa avanzata tempo fa dalla QBell, azienda che assemblava televisori e monitor LCD di ultima generazione e che si era ritagliata una buona fetta di mercato nazionale (5%), fornendo monitor LCD anche a “Poste Italiane”. Forse troppo per un mercato agguerrito quale quello dell’ Hi-Tech. Le trattative subirono un brusco stop a seguito della vicenda giudiziaria che vedeva coinvolto l’allora A.D. del Gruppo, Giuliano Macripò, indagato per frode fiscale allo stato. Il processo, ed è lo stesso Macripò a darne notizia, si è chiuso l’ 11 luglio scorso con l’assoluzione dell’ingegnere originario di Fragagnano (TA). “Contro di me - rivendica Macripò - è stata condotta una campagna infamante e denigratoria nella quale, gioco forza, siete stati avere dubbi (si tenga conto che il PM, già a metà della prima udienza, aveva di fatto smesso i controinterrogatori e successivamente avrebbe confidato al mio legale che avrebbe chiesto lei stessa l’assoluzione se non fosse per l’imbarazzo nei confronti della GDF”. Una notizia, quella appresa per mano dell’ex Amministratore del Gruppo QBell, che inquieta soprattutto i lavoratori della ex Miroglio, alla luce di un’altra notizia divulgata qualche tempo fa da alcuni organi di stampa, riguardante un’altra inchiesta giudiziaria a carico della “Logistic&Trade” di Castellaneta Marina che manifestò interesse per la reindustrializzazione del sito di Castellaneta. di Massimiliano Doro Una banale caduta ha stroncato la vita di Emanuele Castellano, noto e stimato commerciante di Ginosa, in pensione. Il suo negozio era il luogo più conosciuto di Ginosa e dei paesi limitrofi per chi doveva provvedere per il corredo da dare in dote ai figli. Emanuele Castellano qualche sera fa si accingeva a varcare la soglia di un circolo associativo, in via Gigli, che era solito frequentare, ha perso l’equilibrio ed è caduto. Difficile stabilire se la perdita di equilibrio sia stata provocata da un improvviso malore o da un piede messo in fallo. Sul posto sono giunti i sanitari del 118 ed i carabinieri della locale stazione. Castellano, le cui condizioni sono apparse da subito gravi, si è spento poco dopo. Con la scomparsa di Emanuele Castellano Ginosa perde una delle figure storiche che hanno saputo dare una impronta importante nelle attività commerciali della nostra città. Alla famiglia Castellano va il nostro cordoglio per la scomparsa di Emanuele. La Redazione scherzi a parte im Le fa i Gr d e l o v n. 14/16 - 26 luglio 2014 Caccia al teso ro 7 C’era una volta, non lontano di qui, il paese di Occhiocitrullo. In tutto il contado era ben noto che il villaggio era diviso in quello di sopra e quello di sotto. Gli occhiocitrullesi di sopra venivamo chiamati capoverdi, perché lì, in passato, facevano il nido strani uccelli dal capo piumato di verde… quelli di sotto si chiamavano marinesi in quanto il loro territorio era lambito dal mare. Sebbene fosse lo stesso villaggio, però, vi era, da sempre, tra gli abitanti, una certa rivalità e mentre quelli di sopra pensavano che si sperperassero molti dobloni reali per quelli di sotto, quelli di sotto pensavano che l’avidità e l’ignoranza di quelli di sopra impediva loro di crescere come avrebbero potuto. Col tempo, quelli di sotto diventarono di un gran numero e lo diventarono a tal punto che venne il giorno in cui il sovrano vincitore del torneo fu proprio uno di loro. Messer Dellepalmecheviendalmare, si fregiò del titolo di primo occhiocitrullese di sotto, re di tutto Occhiocitrullo! E fu che non solo il sovrano, ma anche molti gran ciambellani al suo servizio erano della parte di sotto. Questo fece arricciare il naso ai capoverdi di sopra e lo fecero arricciare a tal punto che per dimostrare tutto il loro naso arricciato, decisero di fare la festa del naso arricciato e arricciarono il naso del polpo! Cosa c’entrasse questo con Occhiocitrullo e con quelli di sopra nessuno lo capì (tranne il geniale inventore, che volle dimostrare a tutto il popolo che si poteva (de)ridere dei governanti, senza che loro se ne rendessero conto!). Infatti, la festa del naso arricciato fu fatta in pompa magna, con il gran ciambellano marinaro che, in pompa (altrettanto) magna, diede inizio all’arricciamento. Tuttavia, nonostante il naso arricciato, i capoverdi di Occhiocitrullo di sopra, quando il sole diventava spietato e coi suoi raggi bruciava le messi, si armavano di grandi ombrelli e di comodi sedili e si trasferivano di sotto, a godersi il meritato sollievo, che il bagnarsi nelle acque blu di quel mare, dava loro. Sicché, per un certo periodo dell’anno, quelli di sopra diventavano tutti di sotto e da capoverdi si mutavano in marinesi. Proprio per dare loro la giusta accoglienza, gli occhiocitrullesi di sotto preparavano grandi festeggiamenti e il compito di organizzarli era affidato al gran ciambellano del regno. In passato, gran ciambellano dei festeggiamenti era stato messer Brasciola ma il sovrano, che riteneva inadeguate le sue capacità, lo sostituì prontamente con un marinese che «Sicuramente!» - a suo dire - avrebbe fatto di più e di meglio. E chi poteva fare di più e di meglio fra i suoi cortigiani, se non messer Tomotomo Lemmelemme!? E, a onor del vero, al nuovo gran ciambellano venne subito in mente una trovata geniale per rendere divertenti e allegre le serate degli occhicitrullesi, quando la calura li spingeva fuori dalle loro case. Quello pensò bene di scrivere su dei biglietti, tanti nomi e tanti accadimenti (alcuni veri e altri inventati), li mise tutti in un cesto e affidò l’incarico a un banditore di andare di strada in strada, sia per la parte di sopra che per quella di sotto a leggere, con tono forte e chiaro, uno alla volta, i biglietti, in modo che il popolo udisse e fosse a conoscenza di ogni piacevole accadimento… la sorpresa consisteva nel fatto che poteva esserci o non poteva esserci l’accadimento… il popolo lo avrebbe scoperto solo alla fine! (Che trovata!) Immaginate quanto trambusto creò questa genialata! A Occhiocitrullo sia quelli di sopra sia quelli di sotto erano in continuo peregrinare alla ricerca dell’accadimento perduto! A quel punto il gran ciambellano si recò dal sovrano e gli disse: «Maestà, ammirate quanta allegria c’è nel nostro paese, sia in quello di sopra che in quello di sotto. Da una parte arricciamo il naso e dall’altra fanno la caccia al tesoro.» Il re che era uno che la sapeva lunga, gli rispose mogio: «Messere, io non sarei tanto entusiasta per quel che sta accadendo… non vorrei che ad essere arricciato fosse il nostro naso… se questi con la caccia al tesoro pensano di trovare il mio scettro!» Morale della favola: a ciascuno il suo 8 cronaca n. 14/16 - 26 luglio 2014 Notizie Flash Rubrica a cura di Giulio Pinto Presentato il CLUB UNESCO GINOSA Mentre usciamo in edicola è in corso, nel Teatro Alcanices di Ginosa, la presentazione ufficiale del Club Unesco Ginosa cp. Relatore il presidente del Club , ing Giulio Pinto che affiancato dal presidente del Club Unesco di Gioia del Colle, dott. Franco Fasano, illustrerà gli scopi e gli obiettivi che il club intende promuovere e raggiungere. Il prestigioso riconoscimento deliberato dalla Federazione dei Club Unesco, lo scorso 28 maggio, è stato ottenuto grazie al supporto culturale del segretario generale, d.ssa Annateresa Rondinella, della d.ssa Pina Catino e del dr Franco Fasano, questi ultimi presidenti, rispettivamente, dei clubs di Bisceglie e Gioia del Colle. Il riconoscimento rappresenta un valore aggiunto al territorio ginosino ed alla sua comunità per la qualità del suo ambiente, della ricchezza artistica ed archeologica dei suoi siti e della bontà della sua gastronomia che affonda le sue radici nei secoli trascorsi. E’ un giusto sprone per tutti coloro che supportati dalla passione per il territorio che si estende dalla collina al mare Ionio, aderiranno all’associazione costituita. Nel corso della serata verranno illustrati gli scopi e le finalità dei CLUBS, figli legali dell’Unesco, con il diritto di portarne il nome, tra cui quello di aiutare la comunità ed i giovani a mettere in pratica il messaggio dell’Unesco. In questo spirito, nel corso della serata, verrà effettuata una raccolta fondi di beneficenza per avviare i tirocini formativi a giovani laureati, soci Unesco, onde arricchirne la propria formazione. Sul palco accanto al presidente del club, siederà il sindaco di Ginosa che riceverà la nomina di socio onorario conferita alla Città di Ginosa. Furti…furti ed ancora furti! Nonostante la presenza di due stazioni di carabinieri, uno a Ginosa ed uno a Ginosa Marina ed all’encomiabile azine di protezione e vigilanza attuata, nonostante i continui tagli che i governi nazionali eseguono su questa parte della spesa pubblica…..per garantire gli stipendiucci di decine di migliaia di euri a parlamentari &Co., sono ormai all’ordine del giorno i furti che vengono quotidianamente compiuti nelle abitazioni di Ginosa e Ginosa Marina. Le manifestazioni di rabbia e di disappunto vengono espresse per strada da gente comune che non può allontanarsi dalla propria abitazione per timore di essere derubata. L’esasperazione potrebbe indurre a gesti inconsulti. E’ invece auspicabile che l’amministrazione e le forze dell’ordine trovino una soluzione per tranquillizzare i cittadini. Anna Vittoria torna a Ginosa!!! Dopo un periodo di vera e propria reclusione torna a casa, nella sua amata Ginosa Anna Vittoria Rochira. In uno scorso numero avevamo raccontato l’odissea di questa nostra concittadina che “colpevole” di vivere un momento di depressione, non potendo contare su parenti, era stata avviata, per un periodo di pochi giorni, in una RSA, nei pressi di Torricella. La cura era stata accettata da Anna Vittoria al solo pensiero che presto sarebbe tornata alla sua vita quotidiana, fatti di scritti e dipinti , nel palazzo signorile, nel centro storico di Ginosa, ricevuto in eredità dai genitori. Pian piano i giorni, diventavano settimane e poi mesi e poi anni, sei lunghi anni, durante i quali le sono state iniettate “per curarla” medicinali sempre più importanti. La nomina del tutor, un giovane avvocato castellanetano, avrebbe dovuto semplificare l’iter per riportare a casa Anna Vittori, ma non è stato così. C’è voluto l’amore, la determinazione della educatrice psicosociale, d.ssa Domenica Sollazzo e del gruppo di Cittadinanzattiva e del Tribunale dei diritti del malato della sezione di Ginosa, supportati da Marina Venezia ed Angelo Fanelli, avvocati di Cittadinanza Attiva, a convincere il giudice Sergio Merlo a concedere il ritorno a Ginosa, nella vicina Casa Famiglia in contrada Madonna Dattoli di Anna Vittoria. La riforma Basaglia degli anni ottanta che aveva voluto la chiusura dei manicomi, dimostratisi veri lager, per l’annientamento mentale dei cittadini colpevoli di soffrire il disagio mentale, è stata pian piano mutata, trasformando luoghi, ruoli, le case famiglie prima le Rsa e le Rssa, in luoghi con gestione personalizzata. In alcuni massima cura per i pazienti, accuditi con l’amore, che è il migliore medicamento per curare il disagio mentale ed in altri, tanti altri, piccoli manicomi, dove il profitto ha prevalso e prevale sulla cura, i 4500 euri di retta mensile, dove si dimentica che di fronte, ci sono esseri umani, come noi, bisognosi di essere solo aiutati con un buongiorno, con una parola. Grazie a questa terapia, Anna Vittoria è di nuovo fra di noi. Bentornata!! Finisce in tragedia un presunto fitto non pagato E’ un sabato di estate, Marco Innone si reca a ritirare il fitto di una abitazione ad una famiglia rumena. Alla richiesta dell’uomo, l’affittuario risponde affermando che il fitto era stato già pagato; alle prime parole seguono altre sempre più minacciose, fino a quando, secondo quanto ricostruito, ma ancora ufficialmente non accertato, il giovane italiano tira fuori un coltello e colpisce all’addome il rumeno, allontanandosi di fretta. Non passa molto tempo che Innone viene raggiunto dal rumeno che affiancato da altri connazionali lo aggrediscono, colpendolo violentemente. Tutti, alla fine, in ospedale, gravi e con il probabile rischio di vedersi contestare l’accusa di tentato omicidio. E tutto per un fitto di poche centinaia di euri!! In che paese con la P maiuscola viviamo? Il genocidio palestinese : una lettera di Jean-Moïse Braitberg scrittore israeliano ! Cancellate il nome di mio nonno a Yad Vashem Jean-Moïse Braitberg LE MONDE cronaca | 28.01.09 “Signor Presidente dello Stato d’Israele, le scrivo affinché intervenga presso chi ne ha competenza affinché si tolga dal Memoriale di Yad Vashem, dedicato alla memoria delle vittime ebree del nazismo, il nome di mio nonno, Moshe Brajtberg, gasato a Treblinka nel 1943, come quelli degli altri membri della mia famiglia morti in deportazione in diversi campi nazisti durante la seconda guerra mondiale. Le chiedo di acconsentire alla mia richiesta, signor presidente, perché quel che è accaduto a Gaza, e più in generale, la sorte imposta al popolo arabo di Palestina da 60 anni, squalifica ai miei occhi Israele come centro della memoria del male fatto agli ebrei, e quindi a tutta l’umanità. Veda, sin dall’infanzia ho vissuto nell’ambiente dei sopravvissuti dai campi della morte. Ho visto i numeri tatuati sulle braccia, ho sentito il racconto delle torture; ho conosciuto lutti impossibili e ho condiviso i loro incubi. Bisognava, mi hanno insegnato, che questi crimini non accadano più; che mai più un uomo, per la sua appartenenza ad un’etnia o ad una religione disprezzi un altro, lo schernisca nei suoi diritti più elementari che sono una vita degna nella sicurezza, l’assenza di ostacoli e la luce, per quanto sia lontana, di un avvenire di serenità e prosperità. Ora, signor presidente, io osservo che malgrado molteplici decine di risoluzioni adottate dalla comunità internazionale, malgrado l’evidenza lampante dell’ingiustizia inferta al popolo palestinese dal 1948, malgrado le speranze nate a Oslo e malgrado il riconoscimento del diritto degli ebrei israeliani a vivere in pace e sicurezza, più volte riaffermati dall’Autorità palestinese, le uniche risposte dei governi che si sono succeduti nel suo paese sono state la violenza, il sangue versato, la chiusura, i controlli incessanti, la colonizzazione, le spogliazioni. Lei mi dirà, signor presidente, che è legittimo, per il suo paese, difendersi contro chi lancia razzi su Israele, o contro i kamikaze che portano via con loro numerose vite israeliane innocenti. A questo io le risponderò che il mio senso umanitario non varia a secondo della cittadinanza delle vittime. Invece, signor presidente, lei dirige i destini di un paese che pretende, non solo di rappresentare tutti gli ebrei, ma anche la memoria di coloro che furono vittime del nazismo. E’ questo che mi riguarda e mi è insopportabile. Conservando nel Memoriale di Yad Vashem, nel cuore dello Stato ebraico, il nome dei miei cari, il suo Stato tiene prigioniera la mia memoria familiare dietro il filo spinato del sionismo per renderlo ostaggio di una sedicente autorità morale che commette ogni giorno un abominio che è la negazione della giustizia. Allora, la prego, tolga il nome di mio nonno dal santuario dedicato alla crudeltà fatta agli ebrei affinché non giustifichi n. 14/16 - 26 luglio 2014 9 più quella fatta ai Palestinesi. Voglia gradire, signor presidente, l’assicurazione della mia rispettosa considerazione. Jean-Moïse Braitberg ( n.d.r.: lo sterminio palestinese dura da …..quattromila anni. E’ giunto il momento di costruire un percorso di pace!!) AAA cercasi pronto soccorso.. un altro caso di malasanità Alla cortese attenzione di Cittadinanzattiva TDM – Ginosa. La sottoscritta G. T. , cittadina del comune di Ginosa, nonché membro dell’associazione “Tribunale dei Diritti del Malato – Cittadi nanzattiva”, denuncia quanto accadutole il giorno 18 luglio c.a., allorché, recatasi alle ore 02.40 (am) presso il distretto sanitario di via Palatrasio, con una ferita profonda alla mano destra, non riceveva alcun aiuto, ma veniva indirizzata all’ospedale di Castellaneta. Motivazione addotta dalla Guardia medica: il pronto soccorso è chiuso da 3 anni e non c’è materiale per la medicazione in struttura. La sottoscritta, recatasi qualche ora dopo a Castellaneta, veniva medicata al pronto soccorso dell’ospedale, dove il medico firmatario della relazione di dimissioni mostrava stupore per il mancato soccorso a Ginosa e informava che, nelle ore mattutine, al distretto di Ginosa, vi è personale disponibile alla medicazione (la Guardia Medica, però, non aveva parlato di questa possibilità). E’ normale che un centro di 20000 abitanti manchi di un pronto soccorso? Se accade di ferirsi di notte e si è impossibilitati a raggiungere Castellaneta, come si fa? LOSPINUSO: “SI SOSTENGA IL POLO UNIVERSITARIO DI TARANTO”. “Chiedo ai colleghi consiglieri della Provincia di Taranto di condividere insieme un ordine del giorno per salvare il polo universitario jonico”. Lo dichiara in una nota il consigliere regionale del PDL-FI, Pietro Lospinuso. “Taranto è una città che sta soffrendo troppo e va risarcita”, prosegue. “La cultura e la formazione sono il primo passo per consentire ai cittadini di scrivere una pagina nuova per il futuro del territorio. Non possiamo non raccogliere, quindi, l’appello del mondo universitario tarantino, che vive con apprensione la carenza di fondi. Fino ad oggi, Comune e Provincia si sono spesi per finanziare l’Università, ma la crisi che incombe anche sugli enti pubblici sta mettendo a rischio l’attività didattica. Tra l’altro, parliamo della più importante sede decentrata dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro, che registra un elevato numero di iscrizioni annue e rappresenta una risorsa importante per la seconda città della Puglia con oltre 200 mila abitanti. Per questo, credo sia opportuno chiedere al governo regionale di intervenire presso il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca affinché l’offerta formativa del polo resti invariata e si possa dare una prospettiva stabile all’Università. È un atto dovuto –conclude Lospinuso- ad una comunità che sta già patendo le conseguenze di tanti problemi, come l’Ilva, e a cui va data una concreta opportunità di crescita e sviluppo che certamente l’Università può concorrere a costruire”. 10 attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 Intervista ai consiglieri comunali della “Lista Inglese” Consigliere Inglese, sono passati tre anni dall’elezione del consiglio comunale. Consigliere Inglese, vogliamo dare un giudizio sull’operato di quest’amministrazione? «La nostra valutazione resta sempre non classificabile perché, a tre anni di distanza dall’elezione, non ci sono ancora atti rilevanti da considerare. È questa un’amministrazione che, piuttosto che farsi assistere ed aiutare da gente competente (come noi da tanto tempo suggeriamo) preferisce navigare a vista. Due esempi concreti concernenti due servizi essenziali per la comunità: la pubblica illuminazione e la raccolta dei rifiuti. In entrambi i casi ci si era presentati dai baldacchini della campagna elettorale declamando la concretizzazione degli appalti, mentre ad oggi su quello relativo alla pubblica illuminazione non sappiamo nulla (l’unica certezza dei cittadini si chiama TASI, ossia l’imposta con cui il comune farà fronte ai relativi costi), mentre quello sui rifiuti è arrivato dopo circa due anni dalla sua aggiudicazione (per colpa di chi non è un problema stabilirlo). Quest’ultimo appalto prevedeva l’impiego di somme, da parte dei cittadini di Ginosa, sia per il controllo delle esecuzioni che per le campagne di sensibilizzazione della differenziata; soldi buttati al vento poiché stiamo ancora pagando una figura professionale che monitora la corretta esecuzione del servizio. Assistiamo inoltre ad interventi straordinari finanziati dal comune per pulire aree che dovrebbero invece essere servite dalla ditta appaltatrice.» Ma secondo i dati riportati da LegAmbiente provinciale il nostro comune ha raggiunto percentuali elevati di raccolta differenziata. Almeno questo merito va ascritto all’amministrazione oppure anche qui ci sono degli aspetti che vanno evidenziati e che non emergo- no dai dati statistici? «I risultati prodotti dalla differenziata sono sotto gli occhi di tutti, e diventano evidenti se si visitano sia i cassonetti adibiti alla raccolta del vetro che le periferie. Questi riconoscimenti esterni servono solo a celare un servizio mal eseguito. Fidatevi: di virtuoso c’è molto meno di quello che appare.» Consigliere Castria, a vostro modo di vedere come ha reagito l’ente locale di fron- ché di fronte a simili eventi ognuno ha delle responsabilità. Meglio avrebbe fatto a dar voce ai cittadini, mediante i comitati da loro costituiti, al fine di individuare le priorità e le risorse da investire verso le famiglie e verso le situazioni che venivano prospettate come le più critiche. Invece si è chiusa a riccio e ha fatto di tutto per veicolare quanto meno informazioni possibili. Ad esempio si parla di un deposito, presso il comune, di una relazione del CNR di cui nessuno sa niente, nemmeno la commissione di protezione civile. Non si rispettano Cristiano Inglese le forme. La democrazia è anche forma, oltre che sostanza. Noi consiglieri di opposizione abbiamo avuto risposte solo a fine maggio, cioè ben cinque mesi dopo i crolli di via Matrice! Poi abbiamo scoperto che proprio in quello stesso periodo in cui attendevamo informazioni vi era stato uno scambio epistolare tra il primo cittadino ed altre istituzioni. Se si fosse coinvolto il consiglio comunale e si fossero fatti, piuttosto che lettere di amorosi sensi, delibere comunali avremmo sicuramente avuto risultati più soddisfacenti.» In questi giorni è venuto fuori un manifesto di un comitato cittadino che esultava per i risultati conseguiti a Roma in occasione del viaggio di protesta che ha visto partecipe la stessa amministrate alle situazioni di disagio che la nostra zione comunale. Come avete visto voi comunità ha recentemente vissuto?, Mi ri- questa contrapposizione che c’è stata ferisco all’alluvione del 7 ottobre e ai crolli per un certo periodo tra amministraziodi via Matrice … ne comunale da una parte e regione e «Ha reagito seguendo quello che è il suo mo- stato dall’altra? dus operandi, ossia non facendo chiarezza Consigliere Inglese «Non c’è stata alin merito a queste vicende. Sono stati disat- cuna contrapposizione. Registro tuttavia tesi anche gli stessi istituti e le commissioni che, per quel che concerne la costituzione volute dalla maggioranza. La commissione del comitato cittadino, si sta utilizzando un di protezione civile, voluta dall’attuale mag- evento eccezionale (qual è quello della cagioranza (e approvata anche da noi), dove- lamità naturale) per impostare discorsi pova essere convocata prima della definizione litici. L’invito a partire per Roma a noi perdel COC (Centro Operativo Comunale), ma venuto era a firma di Pardo, Felice Vizzielli in realtà non è mai stata minimamente inter- e Ciriello, cioè di noti esponenti di partiti pellata. L’amministrazione meglio avrebbe politici locali, attualmente in maggioranza. fatto ad aprirsi alle altre forze politiche poi- Fermo restando che non è stato certo il attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 viaggio a Roma ad aver indotto il governo a firmare lo stato di emergenza.» Nell’intervista uscita sullo scorso numero il sindaco, rispondendo ad una domanda inerente la viabilità rurale, lamentava il ritardo con cui gli uffici comunali sono soliti consegnare i progetti. Guarda caso proprio in questi giorni si è aperto un dibattito rispetto al trasferimento di alcune persone che da anni svolgevano attività nell’ambito del settore dei lavori pubblici. Tra l’altro si è anche verificato un fatto increscioso al quale voi avete risposto con una lettera di sostegno nei confronti del geometra Malagnini. Secondo voi ci sono delle inadempienze del comune o sono gli uffici che impediscono al sindaco di svolgere la sua funzione nel miglior modo possibile? Consigliere Inglese «Il problema è proprio l’arbitrarietà con cui la maggioranza considera la questione: quando conviene l’apparato amministrativo del comune è diretta dal sindaco, in caso contrario non solo viene considerata come una cosa a se stante, ma addirittura viene additata come d’intralcio alla normale attività dell’amministrazione comunale. Non intendono (o fanno finta di non intendere) che potere politico e potere amministrativo non sono la stessa cosa. La manutenzione di una strada è prerogativa del settore amministrativo. Oggi, a fronte dei soldi stanziati dalla regione, non siamo ancora riusciti a presentare i progetti completi per il miglioramento della viabilità rurale. Ci devono spiegare il motivo e il perché non provvedono, qualora la responsabilità fosse davvero dell’apparato tecnico del comune (come loro declamano) a sostituire il dipendente o ad affidare l’incarico ad altri. Occorrono concretezze. Non ci si può sempre nascondere dietro l’alibi che qualcuno rema contro l’amministrazione.» Consigliere Castria, c’è poi una questione che è emersa nel corso di questi ultimi mesi: un disagio sociale molto forte che ha trovato dei riferimenti in comitati (ad es. quello del 7 ottobre, Rinascita cittadina, dei residenti del centro storico), cioè tante piccole realtà che si sono mosse e che hanno mobilitato buona parte dell’opinione pubblica. Tutto questo fermento cosa dimostra dal punto di vista politico? «La costituzione di questi comitati testimoniano l’insofferenza dei cittadini di fronte a disagi davanti ai quali l’attuale amministrazione comunale sta mostrando, ancora una volta, delle deficienze. Ricordiamo che i cittadini sono i veri destinatari materiali dei disagi (in termini di imposte e mancanza di servizi) ed è naturale quindi che in presenza di un’immobilità amministrativa c’è l’insorgere di persone le quali, ormai stanche ed esaspe- Massimo Castria 11 rate da una serie di situazioni poco piacevoli – mancata manutenzione dell’impianto di illuminazione, delle strade, raccolta dei rifiuti non efficiente al quale segue una TARES elevata, a una presenza indiscriminata di extracomunitari dai quali non sanno se la raccolta o l’imposta sui rifiuti è correttamente distribuita anche a cittadini non residenti – manifestano le proprie difficoltà. La situazione precipiterà a settembre quando le famiglie verranno caricate di un altro 1,2milione di euro per via della TASI. Per essere più chiari tutti coloro che non hanno pagato l’IMU pagheranno sulle prime case residenziali un’imposta di circa dell’1,5% pari a cinquanta/settanta euro a famiglia. Tutto questo per finanziare un servizio, cioè la pubblica illuminazione, mai usufruito dai cittadini e del quale stiamo ancora aspettando l’aggiudicazione dell’appalto. Quindi tutte queste anomalie si ripercuotono in maniera terminale sui cittadini i quali insorgono, mediante la costituzione dei comitati, proprio per avere risposte in merito alle mille problematiche che oggi abbiamo.» Il tema della sicurezza è abbastanza avvertito dall’opinione pubblica; non dimentichiamo che lo stesso comitato di “Rinascita cittadina” nasceva come risposta immediata a dei piccoli furti. Nei giorni scorsi tre auto sono state incendiate nell’agro ginosino, non si sa da chi e non si sa il perché; quel che è certo è che molte abitazioni rurali sono visitati da cittadini stranieri. Tutto questo sta creando un clima di insofferenza che non sappiamo quali sbocchi potrebbe produrre. Sul tema della sicurezza, in che modo pensate che si debba intervenire? Quali sono i compiti che l’amministrazione comunale non è stata capace di soddisfare? Consigliere Inglese «Per quel che concerne la sicurezza dei cittadini il miglioramento del servizio, tanto vantato dall’amministrazione comunale, è solo fittizio. Non ha senso, infatti, estendere il servizio anche alle ore notturne e, al tempo stesso, concedere la mobilità ai dipendenti della polizia municipale. Anche qui l’amministrazione si ostina a non capire che il problema della sicurezza va affrontato in sinergia con le altre forze, politiche e non. Forze che possono e devono dare il proprio contributo per rafforzare il controllo dell’ente sul territorio. Un controllo del territorio che deve avere il fine, se non proprio di eliminare, di ridurre i fenomeni della criminalità e dell’immigrazione clandestina. Vogliamo poi parlare dell’impianto di videosorveglianza? Un impianto tanto declamato prima della sua installazione e che poi, una volta accuratamente disposto, viene abbandonato a se stesso, senza cura né manutenzione. Possibile che ogniqualvolta ci serve la registrazione di un dato momento le telecamere non funzionano?» Un altro argomento molto attuale è quello relativo all’occupazione. Molte cose si sono dette e si sono scritte rispetto all’acquisizione dei capannoni della ex Miroglio. Volevo conoscere, da parte della Lista Inglese, un giudizio su come si è intervenuti e cosa si poteva fare secondo la vostra opinione. Consigliere Castria «L’acquisizione dello stabilimento Miroglio non è segue a pag. 12 12 attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 segue da pag. 11 una manovra o un obiettivo che si può ascrivere al merito di qualcuno. Era previsto per legge che l’immobile fosse cedibile a titolo gratuito da parte dell’imprenditore che lo aveva edificato con la base di costituzione pubblica. Il problema è, ancora una volta, la scorsa comunicazione. Possibile che il sindaco, che rappresenta tutti i ginosini, va all’incontro del MISE e, una volta tornato da Roma, anziché presentare i risultati alla cittadinanza si perde dietro manie di protagonismo?» Nel 2011 il voto dato alla Lista Inglese esprimeva un certo malcontento dei cittadini nei confronti dei partiti tradizionali. Questo malcontento si è poi confermato con le politiche del 2013 e le europee del 2014 con la preferenza che i cittadini hanno dato al M5S. Il vostro voto e quello al M5S hanno una, come dire, certa sintonia o si tratta di due fatti separati? Consigliere Inglese «Solo un miope può vedere un parallelo tra i nostri risultati elettorali del 2011 e quelli odierni del M5S. Del resto è evidente che se il voto dei cittadini prende strade diverse c’è di sicuro un motivo alla base. Esso testimonia un’insofferenza della gente nei confronti dei partiti tradizionali; la costituzione dei tanti comitati presenti in loco ne sono la chiara dimostrazione. Si è persa l’antica prassi di risolvere i problemi chiedendo favori.» Consigliere Inglese, in quali termini la vostra lista guarda alle prossime elezioni? E, senza giri di parole, Cristiano Inglese, che da tutti viene indicato come il probabile antagonista dell’esponente di centrodestra, in che modo sta lavorando per svolgere fino in fondo questo ruolo di “pretendente al trono” (per dirla alla Grillo)? «Intanto stiamo lavorando per portare a termine questo mandato e per migliorare, giorno dopo giorno, la nostra condotta. Di noi inizialmente hanno detto che non eravamo sufficientemente preparati ad affrontare la vita amministrativa del paese (anche se, vedendo come si sta amministrando, difficilmente avremmo potuto fare di peggio). In seguito ci hanno accusati di non saper fare opposizione, infine che lavoriamo troppo e che perdiamo tempo dietro le carte. È vero, non abbiamo esperienza in merito. Ma è anche altrettanto vero che abbiamo preso un impegno morale e giuridico nei confronti dei cittadini e siamo decisi ad espletarlo fino in fondo. E questo senza la personale ambizione di coprire dei ruoli. Siamo decisi, oggi più che mai, a preservare il valore sacro del denaro pubblico e a vigilare affinché i soldi della comunità vengano spesi nel miglior modo possibile. Abbiamo opere del recente passato che gravano non poco sulle casse comunali. Per dirne una: prima di affrontare il famoso consiglio comunale inerente la situazione di via Matrice, da sprovveduto amministratore quale sono, mi sono posto la domanda di vedere che opere pubbliche sono state recentemente fatte in quella zona. Per poter partecipare in modo consapevole e per non prendere in giro nessuno ho chiesto all’ufficio tecnico notizie in merito alla pavimentazione. E da quelle poche carte che sono riuscito ad analizzare pare che quei lavori non sono ancora stati contabilmente chiusi. Non possiamo permetterci questi costi. Ripeto: oggi più che mai è necessario preservare il valore sacro del denaro pubblico che deriva dai sacrifici delle persone.» Il tema delle alleanze. In quali termini la Lista Inglese, indipendentemente dal ruolo che ognuno dovrà svolgere, si pone per costruire uno schieramento in grado di avere il consenso del famoso 51%? «Facendo un raffronto con quanto accaduto nelle precedenti legislazioni notiamo, in seno al consiglio comunale di Ginosa, un’inversione di tendenza rispetto al passato. Ovvero, invece di essere i consiglieri di opposizione a passare all’altro fronte, abbiamo assistito ad una mera diaspora di alcuni consiglieri di maggioranza che, stanchi dell’autorità del sindaco, hanno scelto di sedere tra i banchi dell’opposizione. Le motivazioni saranno sicuramente serie visto che si tratta di gente responsabile. Con i nuovi consiglieri di minoranza stiamo conducendo battaglie non funzionali ad alleanze politiche future, ma battaglie consapevoli della necessità di arginare determinate prassi politiche, per esempio quella di ritenere che il consiglio comunale non sia un’istituzione degna di poter deliberare un atto da inviare al presidente della Repubblica o al governo. Se non ci fosse la penna facile del sindaco probabilmente si ignorerebbero del tutto.» Consigliere Castria, una valutazione sul cartellone estivo che da molti è stato anche criticato duramente, soprattutto dal consigliere che occupava l’incarico di delegato alla cultura? «Quando si programma un cartellone estivo occorre innanzitutto fare una corretta analisi di quelle che sono le reali risorse che si possono devolvere ad esse e, una volta individuatele, fare una cernita delle attività scegliendo quelle che realmente possono contribuire alla crescita culturale ed economica della comunità. Invece nel cartellone estivo presentato dalla maggioranza c’è di tutto, e questo, a fronte anche di una disponibilità economica sempre più esigua, va a scapito delle attività di maggior valore.» Stefano Giove Liborio Patimisco Noi e il Fisco Agevolazioni per la Sicurezza Sulla Gazzetta Ufficiale n. 165 del 18 luglio scorso, è stato pubblicato il bando dell’INAIL per finanziare le micro e piccole imprese che investono in progetti di innovazione tecnologica per impianti, macchine ed attrezzature, finalizzati al miglioramento delle condizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Naturalmente il contributo finanziario ha come obiettivo quello di favorire l’abbassamento del tasso di infortunio e di malattia professionale. I settori interessati sono quelli delle attività agricolo - forestale e dell’edilizia. Per la Regione Puglia sono stati stanziati i seguenti fondi: - Agricoltura euro 1.110.400 - Costruzioni euro 654.675 - Lapidei euro 328.16 E’ previsto un contributo in conto capitale fino a una misura massima del 65% dei costi sostenuti al netto dell’IVA ed è soggetto al regime “de minimis”. A ciascun soggetto richiedente non potrà essere assegnato un contributo superiore a euro 50.000,00. Il contributo minimo ammissibile è di euro 1.000,00. La domanda di accesso alle agevolazioni finanziarie previste dal bando dovrà essere presentata con procedura informatica dal 3 novembre fino alle ore 18 del 3 dicembre corrente anno. Tutte le domande selezionate ed ammissibili saranno inserite in una graduatoria con i relativi punteggi ed i progetti ammessi verranno finanziati fino alla concorrenza dei fondi stanziati. Dott. Mario D’Alconzo attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 13 14 attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 Intervista a Antonello Zicari Rsu stabilimento Natuzzi Laterza Quali le motivazioni alla base della lotta di questi ultimi giorni dei lavoratori Natuzzi? «Perché siamo ormai vicini alla scadenza dell’anno di CIGS concessa dal Ministero del Lavoro, nell’accordo firmato lo scorso ottobre a Roma ed ancora non si intravede un destino certo per gli esuberi del gruppo. Perché nonostante i numerosi incontri al MISE per discutere dell’attuazione dell’Accordo di Programma che prevede ingenti finanziamenti per le imprese intenzionate ad investire nel distretto murgiano del salotto, nessuna delle numerose manifestazioni d’interesse pervenute al Ministero ha portato a nuovi insediamenti produttivi capaci di riassorbire la manodopera attualmente in cassa integrazione. A maggio di quest’anno sarebbe dovuta già partire la formazione per gli operai da ricollocare nelle New.Co., invece qualcosa sembra bloccare l’intero processo.» L’accordo sottoscritto sta trovando attuazione? «In base all’accordo del 9 ottobre 2013 degli 800 lavoratori in esubero 500 sarebbero già dovuti essere riassorbiti dalle New.Co. con il rientro dalla Romania della “Linea Edition”. Per gli altri 300, invece, era previsto che il reimpiego nella produzione di complementi d’arredo (cd. Linea notte) si completasse nel 2018. Quindi, quello che è stato definito al momento della sottoscrizione un accordo storico, poiché basato sul ritorno in Italia di produzioni precedentemente delocalizzate, non è mai stato attuato se non, ahimè, esclusivamente per la parte relativa agli incentivi volonta- ri all’esodo accettati finora da circa 450 collaboratori sui 600 previsti. I Sindacati lo avevano sottoscritto per scongiurare la mobilità paventata dall’azienda per i lavoratori e perché offriva loro una prospettiva di ritorno nel ciclo produttivo grazie ai fondi, 101 milioni di euro, messi a disposizione delle nuove aziende da Stato, Regione Puglia e Regione Basilicata. Ma qualcosa si è bloccato o comunque è in ritardo rispetto al cronoprogramma.» A suo giudizio quali sono le prospettive reali per il gruppo Natuzzi e per i lavoratori occupati? «Purtroppo, a mio parere, non sembrano delle più rosee. In primis perché Natuzzi non ha rispettato l’accordo suddetto visto ancora il mancato rientro delle produzioni estere, anzi abbiamo appreso da poco del lancio del marchio Natuzzi Edition per i divani prodotti al di fuori dei confini italiani e questo non ci lascia ben sperare per l’evolversi delle cose. Poi il processo di riorganizzazione produttiva che non trova mai conclusione e per la quale lo Stato ha finanziato per anni la cassa integrazione straordinaria. Ed ancora l’alto tasso di turn over del management che da un lato porta a discontinue e poco proficue relazioni industriali e dall’altro denota una scarsa chiarezza di visione dell’azienda sulle politiche future da attuare.» Quali le prospettive per lo stabilimento ginosino? «La riutilizzazione del sito produttivo di Ginosa era stata inserita come punto fondamentale dall’accordo del 9 ottobre ma senza la creazione delle New.Co. questa possibilità diventa al momento irrealizzabile. Dal canto loro le organizzazioni sindacali si incontreranno con i rappresentanti del gruppo Natuzzi i prossimi 24 e 25 luglio presso la Federlegno di Roma per capire le reali intenzioni dell’azienda e prospettare un l’eventuale ricorso ai contratti di solidarietà al fine di far rientrare tutti i lavoratori nel ciclo produttivo dell’azienda.» Stefano Giove BUTTATI A PESCE… dona il sangue AVIS Ginosa ti invita a non soffermarti a paure e timori perché è semplice “buttarsi” ed entrare a far parte del mondo dei donatori AVIS ed essere coinvolti in un piccolo gesto d’amore che fa una grande differenza. Il 17 non porta sfortuna all’AVIS Ginosa vista la notevole affluenza di donatori di giovedì u.s. E’ proprio vero che un donatore si riconosce sempre: prima di correre in vacanza, corre a donare!!! Nell’assolato pomeriggio del 17 luglio infatti abbiamo raccolto ben 68 sacche che in questo periodo sono particolarmente preziose dato che la nostra regione purtroppo è in carenza di sangue in questi mesi. Da alcuni anni, a dire il vero si era raggiunta, con la collaborazione e l’orgoglio di tutti i soggetti interessati, l’autosufficienza del sangue intero e del plasma in Puglia. Ora invece si assiste, in modo preoccupante, alla riduzione della quantità di raccolta di sangue intero con una crescita di richiesta dei malati/bisognosi. Ognuno può dedicare un momento della propria quotidianità agli altri attraverso il dono del sangue e la pubblicizzazione delle giornate di donazione (a volte anche un “CONDIVIDI” su facebook risulta utilissimo!). Vi aspettiamo numerosi alla prossima donazione di agosto, e ricordati: chi va col donatore impara a donare! AVIS Comunale di Ginosa e Marina di Ginosa Profilo facebook: “Avis Città Di Ginosa” attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 15 16 n. 14/16 - 26 luglio 2014 n. 14/16 - 26 luglio 2014 Lettera aperta al sindaco di Ginosa Sono mesi che aspetto un chiarimento da parte dell’amministrazione ginosina sulla questione che avevo posto, insieme ad altri genitori, a proposito della preoccupante situazione che riguarda la scuola d’infanzia Giovanni Paolo II sita in via Costa della Crognola. Avevamo sollecitato gli amministratori comunali prima dell’alluvione del 7-8 ottobre 2013 affinché avvenisse la riparazione del tubo di scolo e la pulizia del pendio antistante, ma anche dopo il nefasto evento calamitoso nonostante le ordinanze di evacuazione dei fabbricati ubicati a monte della scuola; il continuo spostamento del muro perimetrale della stessa e il Piano Interventi della Protezione Civile Regionale, con ordinanza emessa il 27 novembre 2013, che specificava i lavori urgenti da effettuare in quasi tutte le scuole ginosine, non abbiamo ottenuto le garanzie che i nostri figli frequentassero una scuola sicura. Garanzie che abbiamo richiesto nel corso di due diversi incontri con i rappresentanti dell’amministrazione. L’ultimo incontro in ordine di tempo si è tenuto il giorno 7 febbraio e vedeva presenti oltre ad alcuni genitori, anche l’assessore alla Pubblica Istruzione prof.ssa. Mongelli, il dirigente del uff. tecnico arch. Venneri, il dirigente scolastico Alfonso e il sig. Clemenza impiegato del uff. tecnico comunale, e lungi dal darci le rassicurazioni che richiedevamo, se possibile ha peggiorato la situazione. A tutti i nostri quesiti, pertinenti peraltro visto che fra i genitori c’erano un ingegnere ed un geometra che hanno presentato la questione in termini tecnici, abbiamo avuto la stessa risposta: non sussiste il problema, non c’è alcun rischio. Anzi per consolidare la loro teoria i nostri amministratori usarono frasi come: “i miei figli hanno frequentato la suddetta scuola e per me è la più sicura di Ginosa” o “le vostre preoccupazioni sono l’effetto della psicosi generale del paese in seguito al evento calamitoso e continuando con questi comunicati ed istanze non fate altro che alimentarla” o “ è sufficiente sapere che la scuola in causa è frequentata dal figlio di un noto geologo ginosino”. Chiedemmo subito il dovuto rispetto, perche inaccettabile l’atteggiamento dei rappresentanti dell’amministrazione nel trattare un aspetto cosi importante come la sicurezza dei nostri figli, ritenendo che al sarcasmo spicciolo sarebbe stato preferibile un sopraluogo immediato alla scuola. L’architetto Venneri si disse d’accordo e ci rassicurò sulla tempestività degli studi di stabilità che andavano comunque effettuati sul perimetro scolastico. Rimanemmo d’accordo che saremo stati contattati dal dirigente scolastico Alfonso non appena fossero ultimati gli studi, fatto che non e mai avvenuto. A oggi non sappiamo che cosa hanno rilevato gli studi di stabilità che i proprietari delle case erano tenuti a fare in base all’ordinanza di sgombero, non sappiamo se l’ordinanza di sgombero e stata revocata, non sappiamo chi sono i proprietari del pendio antistante e quando eseguiranno la pulizia dello stesso perché in quelle condizioni e anche a rischio incendio ( come già successo in passato), non sappiamo quando si svolgeranno i lavori di messa in sicurezza della scuola. Non sappiamo quando sarà pulita l’area verde della scuola, non sappiamo che altre garanzie esibiranno i nostri amministratori verso i genitori visto che le classi della scuola primaria non si sono formate per il prossimo anno scolastico e che il figlio del geologo frequenterà un altro plesso. Il comunicato stampa del amministrazione comunale del 7 luglio annunciava la partecipazione al piano scuola messo in 17 atto dal Premier Renzi, e devo dire che le affermazioni del Sindaco DE PALMA e quelle del Vicesindaco MONGELLI mi hanno suscitato una grande indignazione e non soltanto a causa dell’esperienza sopracitata. Di quali capacità progettuali parlano i nostri amministratori, quale superiore interesse della tutela degli interessi diffusi del territorio e della popolazione residente, quale efficienza e quale lungimiranza quando i cittadini vengono privati del più elementare rispetto? Il Governo RENZI ha fatto un appello a tutti i sindaci italiani sul tema dell’edilizia scolastica presentando una proposta di soluzione personalizzata, predisposta sulla base del bilancio del Comune, per realizzare tempestivamente l’intervento che ogni sindaco ha ipotizzato. Il 3 marzo il Premier RENZI ha inviato una lettera, a 4400 sindaci d’Italia che hanno aderito al progetto, chiedendo ad ogni sindaco di sollecitare il finanziamento per ciascuna delle tre categorie presentate (scuole sicure, scuole belle, nuove scuole) in base alla situazione di ciascuna realtà amministrativa, specificando anche, se la scuola in causa aveva chiesto altri finanziamenti e attraverso quale legge. Nella lettera erano allegati due moduli con le regole, le istruzioni e gli esempi di come sarebbero dovuti essere compilati. Vorrei che il Sindaco DE PALMA portasse alla conoscenza dei cittadini, non soltanto la cifra del finanziamento ottenuto, ma soprattutto il contenuto della sua sollecitazione, le scuole interessate dal progetto e come si interverrà su ciascuna di esse. Vorrei capire che significato hanno, per questa amministrazione, parole come: sicurezza, rischio, ambiente, urgenza, rispetto, diritto? Quelle già sentite annunciavano una straordinaria visione del futuro, invece ci hanno lasciato tonnellate di macerie, tanto disagio e un torrente di P.I.R.P.lessità. Paula Maria LUCA 18 attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 Ottant’anni, non li dimostra ma neanche li nasconde! Non è un segreto. Tonino Scorpati ha compiuto, in questi giorni, 80 anni e chi non credeva che li avesse tutti, con meraviglia se ne è convinto. Diciamoci la verità, oggi, non è straordinario tagliare il traguardo degli ottant’anni, capita a molti (per fortuna!) tuttavia per Tonino Scorpati una straordinarietà c’è, ed è la forma in cui c’è arrivato! Non soltanto la forma di tutti i giorni, che ha lasciato increduli molti, sul numero degli anni, quanto la gioia e la felicità che ha sprizzato da tutti i pori per tutta la serata (lunga!) del festeggiamento del suo compleanno. Idea geniale, da attribuire tutta a sua moglie Anna e ai suoi figli, quella della festa con parenti, amici e collaboratori, nonché autorità locali, di domenica 20 luglio, al Vecchio Frantoio a Laterza. Non è stata una festa di compleanno come in genere ci si aspetta… ma un vero Nel suo ambito lavorativo è stato il primo a intuire che il futuro avrebbe richiesto studio e competenze di livello internazionale e ha speso molto del suo tempo nella formazione, ma la sua proiezione professionale non si è fermata alla specializzazione tout-curt ma ha guardato oltre, e e proprio revival, servito su petali d’amore che tutta la sua famiglia ha, con infinita tenerezza, affiancato come uno straordinario puzzle, dedicato alla sua vita. E, organizzare per Tonino, una serata così, non è stata un’impresa impossibile, perché i suoi ricordi, la sua memoria fanno parte della storia ginosina, che lui ha contribuito a scrivere, non aspettando che altri gli facessero da mentore ma impegnandosi in prima persona per lasciare tracce ben visibili del suo passaggio nella nostra comunità. questo lo ha portato ad essere organizzatore di eventi promozionali che poi sarebbero divenuti consuetudine nella nostra città e la memoria storica alla quale ha prestato molta attenzione, l’ha visto protagonista della istituzione del museo cittadino del parrucchiere e del barbiere. Tutti questi aspetti, nella serata della festa di compleanno, venivano rimarcati dalla presenza, nel cortile del Vecchio Frantoio laertino, non soltanto dei numerosi amici ma anche dai filmati au attualità gurali, inviati da tutto il mondo, proiettati con gli occhi lucidi e il petto gonfio di orgoglio di sua moglie e dei suoi figli. Ero tra gli ospiti della serata e non nascondo che mai un compleanno mi aveva, in passato, coinvolta fino a quel punto… sarà stato che Tonino è una persona coinvolgente, sarà stato che Anna, sua moglie, è un “tornado”, che nel suo vortice, non ti travolge ma ti accoglie abbracciandoti caldamente o, sarà stato che l’amore per quell’artigiano-artista-maritopadre trasudava da ogni gesto dei suoi cari ma, un ottant’anni di quella portata lascerà il segno… come tutto quello che, fino ad oggi, Tonino ha scelto di fare! Ancora tanti auguri, maestro Scorpati e… al prossimo! Adele Carrera foto Maria Olivari n. 14/16 - 26 luglio 2014 19 20 attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 IL SANTO PADRE FRANCESCO HA NOMINATO VESCOVO DI CASTELLANETA SUA ECCELLENZA MONS. CLAUDIO MANIAGO L’annuncio è stato dato alle ore 12 di sabato 12 luglio al Clero riunito a Castellaneta presso il Centro pastorale Lumen gentium in contemporanea con la Sala Stampa Vaticana. CURRICULUM VITAE È nato l’8 febbraio 1959 a Firenze. Dopo la maturità classica entra nel seminario maggiore, frequentando lo studio teologico fiorentino. Alunno dell’Almo collegio Capranica, ha conseguito la licenza in liturgia, presso la Pontificia Università di Sant’Anselmo. Il 19 aprile 1984 viene ordinato sacerdote. Dal 1987 al 1994 è rettore del seminario minore, direttore del centro diocesano per le vocazioni e membro del consiglio pastorale diocesano e assistente ecclesiastico del Serra Club. Nel 1988 diviene cerimoniere dellarcivescovo di Firenze e incomincia ad insegnare Liturgia, presso la facoltà teologica dell’Italia centrale; nel 1991 è direttore dell’ufficio liturgico diocesano e membro della commissione ordinandi. Nel 1994 diviene pro-vicario generale dell’arcidiocesi metropolitana, moderatore della curia arcivescovile e canonico onorario della chiesa cattedrale di Firenze. Nel 2001 è vicario generale dell’arcidiocesi fiorentina. Il 18 luglio 2003 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo ausiliare di Firenze, assegnandogli la sede titolare di Satafi. L’8 settembre 2003, ad appena 44 anni, è consacrato vescovo dal cardinale Silvano Piovanelli ed è salutato dalla stampa come il vescovo più giovane d’Italia. Nel 2008 il nuovo arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori lo conferma vicario generale dell’arcidiocesi. Il 12 luglio 2014 papa Francesco lo nomina vescovo di Castellaneta. Il messaggio del Vescovo eletto alla comunità diocesana “Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi…” (1 Cor 1,3s) Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di Dio che è in Castellaneta: prendo in prestito le parole dell’apostolo Paolo per portarvi il mio primo saluto e per esprimere l’emozione e la gioia che ho nel cuore in questo giorno per me veramente benedetto dal Signore! Sento l’emozione della responsabilità a cui il Signore mi chiama affidandomi la Diocesi di Castellaneta attraverso il ministero del Santo Padre; a Papa Francesco, in questo momento, va il mio affettuoso pensiero carico di riconoscenza per la fiducia che mi ha voluto dimostrare e a lui garantisco insieme a tutti voi il costante e intenso ricordo nella preghiera a sostegno del suo prezioso ministero per la Chiesa e per il mondo intero. Il mio cuore è anche colmo di gioia perché vi accolgo come un dono che viene ad arricchire la mia vita e il mio ministero episcopale. Vengo da una città famosa nel mondo per la sua bellezza e non vedo l’ora di essere fra voi per contemplare le tante bellezze naturali, culturali ed ecclesiali che arricchiscono la “nostra” diocesi di Castellaneta per poterne godere con l’impegno a valorizzarle secondo quanto il Signore ci farà capire. In questo senso saluto con deferenza e stima tutte le autorità civili e militari presenti nel territorio della “nostra” Diocesi ringraziandole già per il loro servizio e assicurando fin d’ora la disponibilità ad una collaborazione fattiva e rispettosa. Idealmente vi ho già presenti agli occhi del cuore e prego per voi, cari sacerdoti, indispensabili punti di riferimento per il Vescovo. A voi vanno le mie prime parole di saluto e di gratitudine: aiutatemi a guidarvi in un cammino alla luce della Parola di Dio, nel rispetto della storia della “nostra” Diocesi e nella comune passione, in un ministero che vogliamo vivere come autentico servizio al popolo di Dio che il Signore affida alle nostre cure pastorali. Accanto a voi vedo e saluto il diacono permanente e i carissimi seminaristi a cui prometto fin d’ora una particolare vicinanza nel loro delicato cammino di formazione e di discernimento. Un saluto di vero cuore e un ricordo nella preghiera che chiedo di ricambiare con generosità, anche ai religiosi e alle religiose presenti nella Diocesi: a voi chiedo con forza di vivere intensamente quello che il Signore attualità vi chiama ad essere nella sua Chiesa. Abbiamo bisogno del vostro carisma come segno concreto della presenza di Dio fra noi e come richiamo alla bellezza del suo Regno. Un abbraccio paterno a tutti voi fratelli e sorelle nel Signore e nell’attesa di incontrare i vostri volti voglio rivolgermi in particolare ai poveri e alle persone sofferenti nel corpo e nello spirito, per assicurar loro la mia vicinanza e una benedizione particolare. Ma davvero non vedo l’ora di incontrare i giovani e di sperimentare il loro caldo entusiasmo, le famiglie con le loro gioie e le loro fatiche, gli anziani con la loro esperienza e la loro saggezza. Cammineremo insieme, come popolo di Dio che è in Castellaneta, edificando la Chiesa, sposa di Cristo, in questa terra e in questo tempo, confessando Gesù Cristo Crocifisso CON TUTTO IL ..... AUGURI PAPÀ CI sono momenti nella vita in cui non si può strare in silenzio,...situazioni ed eventi che non possono assolutamente passare inosservati e, tra questi, i tuoi 80 anni, caro papy. Noi tutti tuoi 6 figli e 7 nipoti, capitanati dalla tua dolce mogliettina Vogliamo cogliere questa fantastica occasione per dirti infinitamente grazie per tutto l’amore che ci hai dato e ci dai, e per tutto ciò di un uomo super speciale. Grazie di esistere papy. A te che sei la forza della nostra famiglia....con tutti i nostri cuori.....con immenso amore.... buon compleanno papà. Anna, Romolo, Remo, Danilo, Carmela, Angela, Sara, Jessica, Martina, Federica, Antonio, Annangela, Stella e Riccardo. n. 14/16 - 26 luglio 2014 e Risorto, nostro Signore e nostra salvezza. Permettete che concluda queste parole di saluto rivolgendomi ai confratelli Vescovi della Puglia, iniziando dal presidente della Conferenza episcopale pugliese, S. Ecc. Mons. Francesco Cacucci e dal nostro metropolita S.Ecc Mons. Filippo Santoro: la stima e l’affetto che già mi lega a molti di loro diventa richiesta umile di vicinanza e di fraterno aiuto perché mi possa inserire in modo rispettoso e costruttivo in un contesto culturale ed ecclesiale che nella storia è stato plasmato dalla testimonianza di tanti Santi e da un popolo che ha vissuto con semplicità e fedeltà il vangelo del Signore. Ringrazio anche Mons. Giuseppe Favale per il suo prezioso servizio alla Chiesa di Castellaneta in questo delicato momento di transizione e invio un fraterno saluto al Vescovo Pietro Maria 21 Fragnelli che mi ha preceduto alla guida di questa Docesi. Affido il mio impegno a spendere senza riserve in mezzo a voi i due spiccioli della mia povera persona per guidare la Diocesi di Castellaneta, al sostegno materno di Maria che spero di venerare presto nei nostri Santuari e alla intercessione dei nostri santi patroni S. Nicola e S. Francesco da Paola. Vi benedico tutti di vero cuore. + Claudio Maniago, vescovo eletto Mi sia concesso invitare tutti i lettori de LA GOCCIA a lasciar perdere tutti i “zignramìnd” che in questi giorni, come spesso accade, si stanno blaterando in giro nei nostri paesi: SONO DEL TUTTO INFONDATI!! Ringraziamo, invece, il Signore per questo dono che è stato dato alla nostra Diocesi e prepariamoci ad accogliere il nuovo Vescovo con la preghiera e con il rispetto dovuto. don Franco Conte Le poesie di Carmelo Monaco Carezze Tra massi e sassi Invoglianti sussurrate parole Come passi in punta di piedi La paura di fare rumore E sciupare l’alone presente S’affaccia un giorno uguale a ieri Si aspetta domani che non sia come oggi Cambia la data ma non cambia la vita Si trascinano giorni senza emozioni Momenti di vita, l’ebbrezza che sale Lucidi sguardi di tacita intesa Una carezza che scivola lenta Un intreccio di mani confuse Il vento solleva braccia tese di camicie stese Un bimbo che dialoga con un gatto distratto Un’anziano all’ombra di una vita vissuta Ed aspetta con me quel giorno diverso Ed affiorano tocchi sensuali Corpi pronti in respiri ansimanti Fremono carni che vanno in fusione Mentre i sensi toccano il cielo Giovani donne con passo veloce Ritornano a casa dal lavoro nei campi Sono allegre e leggiadre, sorridono sempre Sull’uscio le mamme si raccontano sogni E il respiro affannoso si quieta Poi silenzio, è il riposo dei sensi Pudichi quegli occhi socchiusi Ritorna il pudore, pacato è il desio Una radio che suona inonda la valle Canta una mamma, lei conosce il motivo Da lontano s’ode un rumore, è un motore È un padre, è un marito che torna. 22 argomenti n. 14/16 - 26 luglio 2014 Ufficio Comunicazioni Sociali Diocesi di Castellaneta LE PRIME PAROLE DEL VESCOVO DI CASTELLANETA, MONS CLAUDIO MANIAGO Ascolto di tutti e valorizzazione dei giovani e dei laici Eccellenza come giornalisti l’abbiamo presentata stralciando articoli di giornale e pezzi di biografia da internet. Ma ci può presentare lei stesso don Claudio Maniago ed il suo stemma episcopale? «Don Claudio è un fiorentino di nascita, ma con il sangue friulano. Un ragazzo che è cresciuto nella parrocchia, vivendola come ministrante prima e nei gruppi parrocchiali dopo. Alla fine del liceo ho preso la decisione di entrare nel seminario maggiore, una scelta faticosa da accettare per la mia famiglia che comunque mi ha sempre sostenuto. Una volta diventato sacerdote nel 1984, pensavo di aver finito di studiare, invece fui mandato a Roma, nel collegio Capranica dove ho conosciuto anche sacerdoti pugliesi e ho perfezionato i miei studi in liturgia presso il Pontificio Istituto Liturgico a S. Anselmo. Tornai a Firenze alla fine degli anni 80 per assumere la guida del Seminario minore e iniziare a collaborare con la curia. Nel 1994 il cardinale Piovanelli mi affidò l’incarico di provicario generale: un’esperienza arricchente, impegnativa. Incarico che mi fu confermato nel 2001 dal Cardinal Antonelli, prima che lo stesso mi nominasse, nel 2003, Vicario generale e Vescovo ausiliare, una figura che nella diocesi mancava da molto tempo. Qualche anno dopo, il nuovo Arcivescovo, oggi Cardinale, Giuseppe Betori, mi ha confermato in questo servizio di collaborazione che ho svolto fino ad oggi. Insomma, se non altro questo è segno di un alto grado di sopportazione che la Curia fiorentina ha avuto nei miei confronti (dice sorridendo). Lo stemma nacque nel 2003, è opera di un esperto di araldica. Lo sfondo azzurro e la stella rappresentano il riferimento e l’ispirazione mariana della mia spiritualità e della vita cristiana. La mano alata che impugna il pastorale ha una duplice valenza: la prima la missione di pastore che mi è stata affidata dal Signore; la seconda rimanda al motto “In manus Tuas”, ovvero, consapevole della mia piccolezza, mi affido a Lui perché mi tenga nella sua mano e mi condu- ca in questo cammino.» Eccellenza, come intende, alla luce della sua esperienza episcopale fiorentina, il rapporto tra il Vescovo e la sua Chiesa: con i sacerdoti e con i laici? «In questo, un grande esempio oggi lo offre a tutti Papa Francesco, nel suo modo di fare, nelle sue movenze, nel suo stare insieme alla gente, sacerdoti compresi. Con tutto il rispetto per il Pontefice, cerco di far lo stesso. Nella mia esperienza fiorentina ho avuto spesso un ruolo di mediazione, stando in mezzo alla gente, senza pormi al di sopra di nessuno. Quindi, stare con le persone e in particolare con i sacerdoti, rispettando comunque il ruolo che il mio mandato mi assegna. Riguardo ai laici voglio prestare loro molta attenzione, valorizzandone il ruolo all’interno alla Chiesa, e rispettando la loro “laicità”. Per promuovere i laici infatti non si devono clericalizzare, ma vanno aiutati a vivere il loro specifico ruolo nella Chiesa e nel mondo: dobbiamo aiutarli a essere protagonisti nel mondo, non nelle sagrestie. Tra l’altro, la stessa liturgia ci mostra il volto della Chiesa che vive la sua profonda unità intorno al mistero di Cristo, pur nella diversità di carismi e ruoli, una diversità che è ricchezza.» Come spesso ricorda Papa Francesco, la parrocchia è la casa di Dio tra le case della gente. Non è sufficiente però “avere una struttura” per essere presenti tra la gente, bisogna far percepire una vicinanza, l’amore di Dio per tutti gli uomini. Come esprimere questa vicinanza alle persone, alle famiglie, ai giovani? «Alla parrocchia bisogna riconoscere una duplice importanza. In primis è un luogo popolare nel senso più ampio del termine. Qui si incontra la gente più diversa per età, condizione di vita, razza, provenienza … tutti vengono accolti, tutti portano la loro esperienza di vita. Secondo aspetto è che le parrocchie sono diffuse capillarmente su tutto il territorio, e ad esso sono legate. Hanno tutte la stessa matrice ma tutte son diverse tra loro, come una goccia d’acqua uguale eppure diversa dalle altre. Tuttavia, non dobbiamo fermarci solo alle parrocchie. Ci sono molte persone che, per un motivo e o per un altro, non riusciamo a raggiungere con la vita delle nostre parrocchie. Come Chiesa dobbiamo far di tutto per diventare una comunità sempre più missionaria, presente in ogni ambiente e lì far risuonare la Parola di Dio. Ci sono occasioni con le quali riesci a incontrare e muovere persone che altrimenti non riusci attualità resti a raggiungere.» Paolo IV denunciava la frattura tra cultura e fede come uno dei drammi più grandi del nostro tempo. Oggi sembra incidere sulla mentalità, soprattutto dei più giovani, più un programma televisivo o un social network, che una catechesi o un incontro in oratorio. La sua azione pastorale in che modo può essere una strada per formare in modo più incisivo le coscienze? «Partiamo da una consapevolezza: arriva il nuovo vescovo e non il salvatore della patria. Né tanto meno pretendo di avere la soluzione di ogni problema (afferma ridendo). Tornando seri dico che quella delle nuove generazioni è una sfida dura, difficile, dalla quale però non possiamo chiamarci fuori come Chiesa. I giovani sono una realtà complessa, in un contesto culturale spesso devastante. Ma non dobbiamo arrenderci, dobbiamo spenderci con generosità per promuovere un nuovo risveglio culturale sfruttando anche le nuove tecnologie, le loro enormi potenzialità. I giovani le utilizzano, e chi vuol dialogare con loro deve incontrarli dove loro sono: senza paura, nella verità, senza scoraggiarsi. Attualmente la Chiesa, nei confronti dei grandi interessi che muovono i nuovi media, sembra trovarsi come nella situazione di Davide contro Golia. Noi, tuttavia, abbiamo le nostre pietruzze da scagliare e la fede ci aiuterà a indirizzarle nel verso giusto, al cuore delle nuove generazioni. Abbiamo il dovere di comunicare loro qualcosa che abbiamo ricevuto dalla nostra storia: la bellezza della vita illuminata e plasmata dalla fede in Gesù Cristo. Le nuove tecnologie possono essere strumento utilissimo se utilizzate nel modo giusto: pensate, stiamo facendo questa intervista come se fossimo nella stessa stanza grazie a questa scatoletta (l’intervista è stata realizzata utilizzando skype, ndr)» La realtà giovanile castellanetana, pur caratterizzata come quella del resto del Paese da potenzialità, ricchezze ma anche da criticità, ha sempre guardato con attenzione ed interesse al suo Vescovo. C’è qualche messaggio che già da ora intende far giungere ai giovani che frequentano le parrocchie e gli oratori e quelli che, per mille motivi, si sono allontanati? «Bisogna mettersi in ascolto dei giovani e donargli parole cariche di attenzione, ma n. 14/16 - 26 luglio 2014 anche esigenti per indicare loro la strada giusta per realizzare una vita buona. Questo è un impegno solenne che mi prendo e che mi impegnerò a realizzare. Saranno i primi che vorrò incontrare non appena arrivato a Castellaneta. Giovani e famiglie avranno le attenzioni migliori. A tutti coloro che si sono allontanati chiederei una chance: la Chiesa non è perfetta, lo sappiamo bene, ha le sue rughe perché è fatta di uomini. Ma è stato il Signore stesso a volere così la sua Chiesa: fatta di uomini. Ho molto da dir loro e son pronto a discutere con loro di tutto. Oggi nel mondo mediatico tutto viene affrontato con molta leggerezza, anche temi importanti e delicati come la fede e la vita della Chiesa. Parliamo e confrontiamoci su tutto: sulla ricchezza e sulla povertà, sulla fede e sulla ragione, sulle relazioni, sulla coerenza, sulla vera felicità, sulla vita come vocazione… E non dimentichiamo gli anziani. Di loro, di solito, si parla meno proprio perché sono coloro che sono più presenti nelle nostre chiese. Sono molto importanti per la ricchezza delle loro esperienza e la forza della loro fedeltà: anche a loro vorrò dedicare le attenzioni che meritano.» Il territorio tarantino, e quindi anche quello della Diocesi negli ultimi mesi sta diventando il nuovo punto di arrivo di molti immigrati che cercano quel benessere che i Paesi di origine non possono garantire loro. Per molti questa presenza è una risorsa, per tanti altri un problema. Nel corso del suo episcopato ha mai avuto modo di pronunciarsi o di invitare alla riflessione su questo tema? «La Diocesi di Firenze dove sono nato e cresciuto, ha una tradizione di carità molto consolidata. Le Misericordie, che son presenti sul territorio, sono impegnate quotidianamente in un lavoro di accoglienza, di ascolto, di sostegno alle povertà. Io personalmente sono presidente dell’associazione di volontariato Solidarietà Caritas – onlus, una sorta di braccio operativo della Caritas diocesana fiorentina. Nella nostra azione abbiamo sempre dato un’importanza fondamentale al rapporto umano ed all’idea di spendersi per l’altro. Anche questa è una sfida dalla quale non possiamo esimerci. In questo caso il nostro impegno deve essere anche politico, di pungolo ai nostri governanti perché l’immigrazione è un fenomeno che non può essere affrontato dalla singola diocesi o da una singola 23 comunità.» Quello di nominare vescovi molto lontani dalle loro terre di origine è un elemento che sta caratterizzando il papato di Francesco, Lei nel suo saluto alla diocesi di Castellaneta ha paragonato le bellezze fiorentine a quelle pugliesi. Con orgoglio le dico di essere d’accordo con Lei. La realtà sociale, culturale ed economica da cui proviene è molto differenza da quella castellanetana. In che modo la sua azione pastorale sarà influenzata da questi stimoli che una realtà così differente può darle? «E’ vero che negli ultimi anni si tendeva a scegliere i vescovi nella stessa regione e questo giustifica un po’ anche la sorpresa per la mia nomina, anche a Firenze. Durante l’incontro con la stampa, nel quale il card. Betori dava l’annuncio della mia destinazione, una giornalista mi dice «Pensando alla Puglia, viene in mente la malavita…». Io l’ho subito interrotta e le ho risposto: «Un attimo, io quando penso alla Puglia, mi vengono in mente tre cose: le bellezze naturalistiche e paesaggistiche che ho avuto modo di visitare con i vescovi della Toscana nel 2012; le grandi opere artistiche, e qui fra le altre mi veniva in mente Lecce, la Firenze del sud! (dice ridendo); l’accoglienza, lo spirito che solidarietà che la terra pugliese ha mostrato nella storia moderna degli ultimi vent’anni. Poi ovviamente conosciamo tutti anche le difficoltà che vive questo territorio, Taranto e la sua provincia stanno vivendo un periodo difficile, di cui il vescovo Filippo (Mons. Santoro, ndr) mi ha già detto. La malavita? Il male purtroppo lavora in ogni regione!». Quindi, ritornando alla domanda, sì son rimasto piacevolmente sorpreso e quando martedì scorso (8 luglio, ndr) il Santo Padre mi ha comunicato le sue intenzioni, in meno di un’ora ho dato la mia risposta positiva con tanto di lettera firmata. Arriverò a Castellaneta e mi metterò in ascolto, con grande rispetto, di tutti. Cercherò di sintonizzarmi con la storia, la società, la realtà, anche ecclesiale, castellanetana. Il tutto sempre tenendo ben in mente il ruolo e la responsabilità che il mio mandato pastorale mi impone. Paolo Nico Direttore Paese7 www.paese7.it d. Oronzo Marraffa Direttore Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali 24 attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 Francesco Muzzopappa, lo scrittore che sa ammaliare riga dopo riga Francesco Muzzopapa -Francesco Muzzopappa torna in libreria con il suo secondo romanzo: ‘Affari di famiglia’. Il volume è stato pubblicato dalla casa editrice Fazi. L’autore ha 38 anni ed è ginosino, nato a Bari, ma vive a Milano dove di professione fa il copywriter, ricercatissimo soprattutto nella pubblicità radiofonica. Il suo primo libro, ‘Una posizione scomoda’, che corteggiava l’hard e il porno con ironia e senza volgarità, ha ottenuto un grande successo di vendite ed a breve diventerà la trama di un film. Linguaggio cinematografico per una significativa opera letteraria che lo scrittore Muzzopappa auspica frapporre a confronto con una eventuale trasposizione teatrale del suo nuovo romanzo. L’opera in specie racconta la realtà della crisi economico-finanziaria nella sua complessità psicologica che attanaglia anche l’aristocrazia. La protagonista è una nobildonna torinese: Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, già il nome è tutto un programma. Naviga sull’orlo di una crisi di nervi causa l’avvicinarsi galoppante del collasso economico familiare. La scarsezza di quattrini la costringe a cambiare stile e abitudini di vita (è atterrita dal dover far uso e consumo di prodotti di massa), nonché a vendere e pignorare beni, licenziare personale. A servizio le rimane solo Orlando, devoto maggiordomo con la forte passione per le poesie di William Blake. Alla bancarotta del ‘casato’ concorre anche il figlio 30enne della contessa, Emanuele: persona di bell’aspetto, laureato in architettura, ma beone e con l’attitudine allo sperpero delle ultime ricchezze. E’ l’esempio tipico del giovane viziato che ha avuto tutto dalla vita e che spende e spande soldi comprando cose che rappresentano l’inutilità assoluta. Ma Muzzopappa gli darà la possibilità di una rinascita e la sua trasformazione lascerà a bocca aperta non solo la contessa-madre, ma i lettori stessi. ‘Affari di famiglia’ ha un vantaggio imbattibile: sa creare il regno ide- ale dei sentimenti, aiutando a vivere attraverso una scrittura umoristica che ricorda autori anglosassoni come Pelham Grenville Wodehouse, Alan Bennett, Patrick Dennis, David Sedaris, Tom Sharpe. In Affari di famiglia si ride e allo stesso tempo quello che accade a tutti gli squattrinati personaggi è la dimostrazione che un riscatto umano, o se si vuole chiamarla una seconda possibilità, può davvero trasformare le persone. Come nel caso di Emanuele il cui ruolo riconduce al profilo di ogni progènie accudito. Bamboccione, direbbe un noto politico italiano. “Nelle grandi città –spiega il dottor Muzzopappa- si incontrano spesso dei giovani idioti che viaggiano in macchine di lusso, bevono drink col mignolo alzato e sanno perfettamente come abbinare una giacca alla moda a una cravatta firmata, senza però sapere nulla di cosa accade nel mondo in cui vivono. Potrebbero metter il cervello sotto formalina e nella loro vita non cambierebbe una virgola. Figli viziati, scansafatiche, felici di essere mantenuti, incapaci di darsi da fare. Vite sprecate”. Di qui è d’obbligo l’interrogativo sullo scontro generazionale in atto: “Nel romanzo ho narrato una lotta impari tra una madre desiderosa di salvare le sorti di famiglia e un figlio menefreghista e spendaccione. Non c’è dialogo tra loro. La mia paura è che, dati i tempi, non ci sia più spazio per scontri generazionali. E’ un lusso che non ci possiamo più permettere. Ormai ognuno corre per sè. Prospettiva paurosa, se ci si pensa”. Muzzopappa, con i suoi scritti si esprime con creatività e allegria, senza vittimismi, ma mettendo in evidenza soprattutto l’infinita grazia delle persone. La sua personalità è un mix di qualità intellettivo-caratteriale e culturale, integrate e fuse da costituire un unicum di grande spessore. Come sempre, non si sottrae all’intervista partendo dalla riflessione su quanto sta accadendo nel Medioriente, alle porte di casa nostra e del mondo. Caro Francesco, è di nuovo guerra dalle parti della Striscia di Gaza: Dio? “Dio è un gran attualità bel pretesto per imbracciare le armi. Gli interessi, si sa, sono ben altri”. In un mondo inquieto ci si può ancora divertire con leggerezza? “Si può e si deve. Non ci vorremo mica prendere così sul serio?”. Dopo la pubblicazione del secondo libro cosa le piacerebbe ricevere come dono? “Il primo libro mi ha portato a sorpresa un contratto per trasporre il romanzo al cinema. Di questa seconda fatica mi piacerebbe ricavarne una versione teatrale. ‘Affari di famiglia’ è una commedia con tempi comici adatti al palcoscenico”. Ha mai aspettato una telefonata con ansia? “Se abbandoniamo la sfera privata, diciamo che ho atteso con ansia una mail, più che una telefonata”. Da parte di chi? “Dalla casa editrice. Per sapere se il nuovo romanzo poteva funzionare. Fortuna a metà lettura mi hanno subito rassicurato. E’ piaciuto immediatamente”. Di solito le narrazioni prendono ispirazione da materie prime dei territori. Perché l’incursione nell’aristocrazia? C’è ancora futuro per la nobiltà? “Perché dopo aver narrato la crisi economica dal punto di vista di un trentenne disoccupato in “Una posizione scomoda”, ho voluto cambiare punto di vista e spostarmi agli antipodi. La nobiltà esiste e frequenta i salotti buoni, visti e parodiati ne “La grande bellezza” di Sorrentino. Io ne ho fatto metafora per narrare la decadenza di una generazione ed esaltare una classe di ‘apparenti rottamati’ che in realtà hanno ancora tra le mani le redini del nostro Paese”. ‘Affari di famiglia’, sembra essere un titolo di ordine e genesi meridionale. Lei, però, la storia l’ha ambientata in Piemonte: perché? “Ho visitato più volte Torino, città magnifica, risorta in seguito ai giochi olimpici invernali del 2006. Ho deciso di ambientare il romanzo in una territorio che dell’aria sabauda respira ancora tutta la decadente grandezza. Da questa decadenza il romanzo prende avvio per una nuova rinascita”. Nella società attuale prevale l’ossessione per l’ego, l’interesse personale prima di tutto. Non le sembra che questo equipaggiamento racchiuda la paura di assunzione di responsabilità? “Certo. Ma non solo. La paura è un bellissimo alibi. Un calcio in n. 14/16 - 26 luglio 2014 culo a volte è fondamentale per rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Non siamo al mondo per dormire”. Gesualdo Bufalino diceva che “i giovani mangiano i vecchi, ma non sanno digerirli”. Un vecchio… facciamo di 70 anni! non ha più nulla da dire alla vita? “Scherza? Ormai si parla di quarta, quinta età. Gli occhi di un settantenne hanno visto molto e sanno usare l’esperienza per dribblare le fregature della vita. I giovani, certi giovani che si credono furbi, al confronto sono dei poppanti”. Un vecchio (aridaje) è da ritenere un fagotto di ossa, oppure uno stoppino che più si consuma e più si accende di luce e memoria? “Nessuna delle due. Sono contrario alle definizioni. Non siamo auto pronte allo sfasciacarrozze. Sa cosa? Si è sempre pronti a giudicare, a puntare il dito contro. Abbiamo sempre un giudizio pronto su tutto. Sarà un mio problema, ma io proprio non riesco a generalizzare”. Quali sono gli anni che segnano per sempre? “I più belli e più difficili. Nel mio caso l’adolescenza, il periodo peggiore. Per fortuna mi sono ripreso negli anni dell’università. Sono gli anni in cui ho preso consapevolezza delle mie capacità, di ciò che avrei voluto essere”. Nella quotidianità la posta in palio è la verità. Qual è la sua idea di verità? “Essere sempre fedeli a se stessi. Io sono la prima persona che non voglio tradire”. ‘Una posizione scomoda’, tra le altre cose, è passato come un libro consigliato alla Sinistra italiana. ‘Affari di famiglia’, invece? “È 25 il libro che farà a brandelli un certo concetto di gioventù rampante. Uno specchio spietato per tanti tontoloni sfaticati che popolano il mondo. Ma quelli, forse, il libro non si prenderanno nemmeno la briga di leggerlo. Avranno da seguire qualche replica di Uomini e Donne, sognando una carriera da tronisti”. Le piace il decisionismo del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi? “Charles Dickens, se non sbaglio in Great Expectations, diceva che più di ogni altra cosa contano i fatti. A quelli mi attengo e non mi sposto da lì. Io lavoro in pubblicità, e di spot da destra e sinistra ne vedo di continuo. Il marketing lo so riconoscere. Non mi faccio abbindolare da un Power Point, così come non mi abbindolavano le casette costruite in due mesi all’Aquila dal cosiddetto ‘governo del fare’”. Sogna ancora la pasta con i fagiolini conditi con abbondante cacio ricotta? “A Milano di continuo. Quelli comprati da papà e cucinati da mamma, col sugo fresco dei pomodori che sanno di pomodori, come dice Vasco Rossi che delle nostre terre ormai è un grande fan”. Un messaggio ai ginosini e agli italiani? “Sa cosa? Ogni volta che torno a Ginosa mi auguro di ritrovarla rinata, quanto meno migliorata, cambiata, rilanciata da un nuovo spirito imprenditoriale, lontana dalla depressione, proiettata verso prospettive future più legate alla bellezza del territorio e meno alle industrie, che negli anni hanno purtroppo trattato il paese come una vacca da mungere e nulla più. Mi piacerebbe vedere una Ginosa che riprende quota dal suo mare, dalla sua spiaggia, dalla sua gente, che capitalizza su forze giovani e rimette in sesto la Gravina e, finalmente, la sfrutti per bene. A trascurarla persino l’ambiente s’incazza, e l’abbiamo visto. E che scommetta anche sulla cultura, insieme a sagre e feste. È giusto riempire la pancia come è giusto riempire il cervello. Per l’Italia mi auguro meno fantocci. Non c’è più tempo per manichini, parassiti e sciacalli. E nemmeno di cattiveria. Abbiamo bisogno di vivere in un Paese tranquillo, in un Paese finalmente normale”. Canta Storie 26 attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 Gli anziani scappano all’estero Sono sempre di più i pensionati che espatriano verso Stati dove il costo della vita è molto basso. In Italia vi sono 16150 centenari, l’80% sono donne. A Ginosa l’indice di vecchiaia è di 133,6 anziani ogni 100 giovani; attualmente, sono 10 i centenari (un solo maschio), dei quali la metà over. del Paese la considerazione delle interrelazioni, quella della compatibilità virtuosa da perseguire e quella della necessaria presa in carico dei problemi economici e sociali, che riguardano due fasi fondamentali di passaggio nella vita delle persone quali la giovinezza e l’età anziana. Ne conseguono due effetti perversi: una perdita secca in termini di risorse e di capitale sociale per lo sviluppo e il deterioramento della qualità della vita e della convivenza collettiva di giovani e anziani. La crisi in atto dipende, oltre che da evidenti dinamiche economiche e finanziarie, anche dagli squilibri che investono i rapporti tra generazioni, che ormai si contendono sempre di più gli spazi sociali e lavorativi. Come conseguenza, la mobilità professionale, specie nei settori di maggiore responsabilità, è bloccata e i giovani rimangono ai margini della vita attiva. Il paradosso di questo fenomeno, definito in maniera impropria ‘gerontocrazia’, è che gli anziani tendono a rifiutare la loro condizione e a rincorrere, in una sorta di mimetismo giovanile, un’immagine innaturale e falsificata che penalizza quanti di essi sono soli, non autosufficienti o poveri. Simili contraddizioni richiedono delle politiche di segmento, cioè personalizzate a seconda delle specifiche circostanze, in grado di promuovere una longevità attiva intesa come possibilità di vivere piacevolmente la terza età. Che l’Italia sia un Paese, collettivamente inteso, poco amichevole nei confronti dei giovani e degli anziani è cosa nota. Meno scontata è la considerazione del rapporto che intercorre tra questione generazionale e tematiche dello sviluppo. Due dimensioni problematiche ciascuna per sé, ma la cui interazione provoca un ulteriore cortocircuito negativo che sembra sfuggire alla riflessione, soprattutto alla programmazione e ai processi di governance, di quanto sia importante per lo sviluppo e il benessere Verrebbe da dire, riprendendo le parole di Zygmunt Bauman, che “la crisi che viviamo è l’interregno tra il vecchio che sta morendo e il nuovo che non è ancora nato”, il che dovrebbe consigliare una riflessione più attenta sui trend di lungo periodo. Nel frattempo, c’è una ‘transizione sommersa’ , cioè di cambiamenti poco osservati, ma molto importanti, della nostra realtà sociale. Si sa dei giovani che emigrano; si ignora, invece, che gli anziani facciano altrettanto. Il bisogno assistenziale, di quest’ultimi, si associa e si affianca, nella maggior parte dei casi, a un altro importante aspetto, che è quello dello sviluppo di una longevità attiva, come modo di vivere piacevolmente la terza età da parte di chi è perfettamente in salute, ma anche come opzione per chi aspira a una modulazione dell’esistenza per diversi stadi di autonomia. E ciò sarebbe realizzabile ‘fuggendo’ all’estero. Sono circa mezzo milione gli over 55-60enni italiani che, arrivati alla pensione, sono espatriati nei Paesi Baltici e, di recente, anche in Sudafrica, nella Repubblica Domenicana e, soprattutto, in Thailandia. Marocco, Senegal e Portogallo sono diventate anche mete preferite per trasformare i mille euro di pensione in villa con vista mare, colf e dolce-far-niente. In Portogallo, addirittura, per chi sceglie di risiedervi, è possibile fruire dell’esonero dal pagamento delle tasse per dieci anni. I nonni contemporanei, insomma, volano via verso il sole, lontani dal caro vita, con in tasca la pensione, tanti anni davanti e, perché no? sogni ancora da realizzare. E sì, perché il motivo che spinge i ‘senior’ all’estero è anche il desiderio di rimettersi in gioco, di vivere in modo attivo e, magari, anche con coraggio, altri 20 o 30 anni di vita in buona forma fisica. E non per questo si spezzano i legami tra le generazioni: figli e nipoti sono aspettati a braccia aperte. Intanto, non guasta uno sguardo ai dati Istat riferiti alla popolazione anziana insistente a tutto l’anno passato. In Italia sono 16 mila 150 coloro che hanno spento le candeline centenarie. Una popolazione in discreta salute composta per l’80,8 per cento da donne. Longevità che si riflette anche a Ginosa: l’indice di vecchiaia dice che su 22555 abitanti ci sono 133,6 anziani ogni 100 giovani. Cinque hanno compiuto o si apprestano a fare i 100 anni e 5 sono ultracentenari. Nove femmine e un maschio che hanno vissuto un secolo di storia difficile e dolorosa, soffrendo la fame e il freddo, la miseria e l’incertezza del domani. Sofferenze di anime permeate da genuina sincerità, umiltà e buon senso. Custodi degli odori della terra che trova testimonianza di vita dura nei 2172 coetanei di età dai 75 ai 99 anni, nella cui cifra si annoverano 1211 donne. Canta Storie attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 27 Mario Aloe – “La Fine di un Sogno” (Storia di un Italiano) “Cosa potevano fare quegli uomini alla fine di un’epoca quando sembrava che la tirannia fosse ritornata a prendere possesso delle terre italiche? (…) andarono poche decine di coraggiosi con la speranza di sollevare le Calabrie, di risalirle alla testa di un esercito di italiani. Finalmente si sentivano liberi, liberi di rischiare e di morire…” Il romanzo storico dell’autore calabrese Mario Aloe analizza, attraverso le vicissitudini del protagonista Luigi Baffa, un periodo molto controverso della nostra storia, quello che sull’onda delle idee giacobine successive alla Rivoluzione Francese portò nel 1799 alla proclamazione della Repubblica Napoletana. Il libro racconta la vita di Luigi dapprima ragazzo nella Calabria sconvolta dopo il terribile terremoto del 1783: è una terra dura, in cui convivono povertà, nobiltà e brigantaggio, ma il protagonista, attraverso nuove amicizie e frequentazioni, durante il periodo degli studi lontano dal suo paese natale, riesce ad entrare in contatto con le nuove idee massoniche e rivoluzionarie. Idee e teorie che infondono in lui un razionalismo illuministico che lo porteranno in breve tempo ad emergere ed ad arrivare persino ai salotti più importanti di Napoli. Ed è proprio lì che, attraverso gli incontri con personaggi illustri dell’epoca quali Carlo Lauberg, Mario Pagano e l’ammiraglio Caracciolo, arriverà la presa di coscienza di Luigi che da fedelissimo capitano dell’eser- cito borbonico si sposterà sul lato opposto del fronte per difendere il Forte di Vigliena dall’attacco dei Sanfedisti del cardinale Ruffo. Nel racconto traspare, dalle vite di personaggi del Sud, quasi un desiderio di abbandonare l’ignoranza per poi cercare con grande forza d’animo e coraggio di ribellarsi alle imposizioni e consuetudini dovute alla propria classe sociale di appartenenza e provare a creare, con la cooperazione e la collaborazione di tutti, un nuovo modello di società e di governo. L’autore nel suo romanzo descrive alla perfezione un periodo caratterizzato da uno spirito nuovo, da un forte senso patriottico, da un’idea, per la prima volta condivisa da tanti, di molti italiani di farsi Nazione. Mario Aloe presenterà “La Fine di un Sogno” e incontrerà i lettori giovedì 7 Agosto alle 19.30 nell’ambito de “Le serate nel chiostro” della manifestazione “Tèrre de u’ Munachicchie” presso il museo civico Santa Parasceve di Ginosa. Chiunque voglia acquistare una copia del libro può rivolgersi al circolo Arci in viale Martiri d’Ungheria 52 o in libreria. ANTONIO SABATO Buon compleanno nonno Ciccio Francesco Sgobba alias Ciccio, il 9 luglio 2014 ha compiuto 90anni e ha festeggiato con 6 dei suoi 8 figli, le nuore, i generi, i nipoti e le pronipoti ed i fidanzati delle nipoti, nonchè colui che scrive con la moglie. Tantissimi auguri allo zio più importante del mondo, fonte di tanta saggezza e padre esemplare. Ti voglio bene “zè Cicce”. Domenico Di Canio 28 n. 14/16 - 26 luglio 2014 n. 14/16 - 26 luglio 2014 RICERCA & FORMAZIONE Cosa si aspetta chi entra in negozio? Pensiamo alle nostre esperienze di consumatori, quando varchiamo la soglia di un punto vendita, viviamo un piccolo evento con una tensione emotiva e insieme razionale. Oggi i negozi sono definiti come dei centri di “retail entertainment”, dove il cliente desidera non solo informarsi e acquistare, ma anche essere protagonista e divertirsi. Il consumatore cerca risposte su alcuni valori come l’innovazione, l’affidabilità, la moda o la tradizione... e cerca perciò un’atmosfera, un sistema ambiente, una visual, colori, illuminazione, mobili ben esposti, empatia con il personale che favorisca la permanenza nel punto vendita, come parte del processo di acquisto. Desidera che il suo tempo sia valorizzato non solo per acquistare ma anche per imparare a usare i beni: il recupero della sensorialità e del gusto e il successo dei corsi di cucina possono suggerire qualcosa? Ma anche la presentazione di soluzioni di arredo in video stimola i consumatori, intercettandone la creatività; così come mostre culturali in negozio creano socializzazione e senso di appartenenza. Il visitatore del negozio di arredamento, inoltre, apprezza un “merchandising friendly” orientato a mettere i clienti a contatto con molte soluzioni d’arredo in modo piacevole e “democratico”, per favorirne il senso di protagonismo nelle scelte. Il potenziale cliente di arredamento ha un’infinità di aspettative, che occorre mettere in ordine. Si potrebbero suddividere le attese del consumatore in requisiti di base: (minimali), requisiti prestazionali (indicazioni del cliente), requisiti di attrattività (sorprese positive). Quali sono i livelli di qualità del nostro punto vendita? Vediamo insieme alcune idee guida: 1. Rendere chiara e trasparente la missione del punto vendita. Su cosa ci distinguiamo? L’ampiezza della gamma? L’innovazione estetica? Il prezzo? Il cliente compra un messaggio-promessa chiaro e coerente. Federmobili da anni ha lanciato meritoriamente una scheda per i requisiti minimi del servizio di arredamento individuando quattro segmenti di rivenditore (distributore, commerciante, progettista d’interni e progettista con interventi strutturali). Ciascuno di questi negozi deve fornire i servizi secondo la norma Uni 10573 rispettandone i requisiti (progettazione, informazioni, contratto, approvvigionamento, istruzione del personale, consegna e montaggio). 2. Rilevare le performance del punto vendita su una scala di valutazione (da 1 a 5) e darsi un voto. Emergeranno punti forti/deboli e aree di miglioramento da organizzare. Saper ascoltare i clienti (organizzare focus group con campioni di clientela) può darci suggerimenti preziosi sul servizio. 3. Costruire una squadra multidisciplinare nel punto vendita. Oggi le imprese commerciali abbisognano anche di nuove competenze e professionalità: dallo store manager al visual merchandiser, dal progettista di luci e suoni al coordinatore della logistica e degli acquisti. E non dimentichiamo gli aspetti tecnologici (le ICT). 4. Guardare oltre i confini del nostro settore (visitare ad esempio fiere di moda, di logistica industriale, di cultura) può fornirci suggerimenti innovativi. 5. Saper cambiare (mestiere difficile per tutti). Ad esempio, incentivare i collaboratori sul miglioramento misurabile dei nostri punti deboli (se riduciamo le diseconomie del 5% è in palio un premio ad personam). Conquistare l’alleanza dei collaboratori, come ‘soci’ automotivati e sempre ben formati. 6. Comunicare i nostri fattori distintivi. Rileggiamo le nostre campagne pubblicitarie e promozionali: perché il sig. Rossi dovrebbe comprare proprio da noi? In cosa siamo ‘speciali’? 7. La vendita è una promessa di affidabilità costante; ad esempio attivare per i clienti un servizio di “tagliando” post-acquisto, con controllo periodico dei mobili da noi venduti e suggerimenti per il miglior uso degli elettrodomestici. 8. Conquistare l’alleanza dei fornitori strategici: misurare le performance dell’industria, fornisce indicazioni utili. Esaminare i dati storici (acquisti, disservizi, investimenti comuni, partnership nei servizi logistici ecc.) può guidarci nelle scelte di acquisto. 9. Attuare il marketing relazionale. Chiedere all’agenzia di comunicazione che ci gestisca una newsletter verso i nostri clienti. Dare un premio a chi ci procura nuovi contatti, come il regalo di una lampada da ritirare per i migliori clienti in occasione dell’anniversario del negozio, ad esempio. La Matera Arredamenti, della quale sono il titolare, sta sviluppando nel territorio un programma di customer satisfaction verso i propri clienti, velocizzando e migliorando i tempi di intervento per quanto riguarda il postacquisto riducendo al minimo eventuali disaggi. Interessanti anche le sinergie commerciali, come fiere locali in co-branding, per attirare clienti nel punto vendita con una comunicazione di qualità. Inoltre, la Matera Arredamenti sta sviluppando una serie d’iniziative sul territorio, che vanno dalla formazione per imprenditori e giovani imprenditori, interventi nella scuola col progetto “un’impresa che funzioni”, pubblicazione di articoli e di un libro “La Cassetta degli Attrezzi” a iniziative più divertenti come Passeggiate in gravina, corse podistiche, ciclo passeggiate e oratori estivi per i nostri piccoli. Vorrei chiudere con una frase del mio libro, da cui si evince la filosofia che persegue la Matera Arredamenti: “Pensare che dalla vita si debba soltanto ricevere, oltre che un’illusione, è soprattutto un errore poiché è lo scambio che ci migliora e arricchisce. Ciò, penso sia l’insegnamento più importante che abbia potuto trarre dalla mia lunga esperienza di imprenditore e di uomo”. Giovanni Matera Per consultare altri miei articoli: www.giovannimatera.it 29 30 n. 14/16 - 26 luglio 2014 FIAT 500 1.2 lounge2012grigio FIAT 500 1.2 lounge2012grigio FIAT 500 1.2 lounge2013bianco FIAT 500 1.2 l 1.3 m. jet 85 cv pop star 2013 Grigio media FIAT 500 1.2 l 1.3 m. jet 85 cv pop star 2013 bianco FIAT panda 1.2 classic 2012argento FIAT panda 1.2 classic 2012argento FIAT panda 1.2 lounge 2013 Argento FIAT PUNTO 1.2 easy 2012argento FIAT Bravo 1.6 m. jet 105 cv dynamic 2011grigio medio FIAT qubo 1.2 m. jet dynamic 2012 blu m. 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La sua descrizione, tra prosa e versi, che racconta della sua vita, che è la vita di un giovane che va a bottega e piange perché lascia la scuola dopo aver frequentato la terza elementare… e il Maestro (con la M maiuscola) che gli consiglia di leggere qualsiasi cosa gli capiti di poter leggere. Tanti ragazzi come Carmelo non riuscirono a poter frequentare la scuola, la dura legge della miseria e della povertà impediva loro di potersi acculturare. Eppure, la “fame di conoscenza” ha permesso a tanti di quei ragazzi di poter raggiungere livelli straordinari di competenza e cultura. Il professor Enzo Monaco, nella “presentazione” di “Na vòscij”, scrive: «…Un lavoro che ha del prodigioso, quello di Carmelo: quanta strada ha percorso quel bambino che sapeva a fatica leggere e scrivere quando l’impietosa selezione di una società iniqua lo espulse precocemente dalla scuola; quel giovane autodidatta che leggeva con assiduità maniacale tutto il leggibile che veniva affisso sui muri; quel lavoratore che attraverso il sacrificio quotidiano e la dura esperienza dei campi e delle officine, giunse a maturare una austera coscienza di classe; quel cittadino che guardandosi attorno seppe comprendere il senso della vita e del mondo e costruire un organico e saldo sistema di valori…» Sempre dalla “presentazione” leggiamo: «…Così il racconto si dipana naturale e avvincente, enucleandosi in spunti di riflessione, diramandosi in appropriate digressioni, soffermando su gruppi di argomenti di volta in volta ispirato allo Scrittore da immagini dissodate dal profondo della sua memoria e delicatamente accarezzate nella contemplazione (torna il legame tra l’impianto narrativo e la rielaborazione lirica…» Ho conosciuto Carmelo sia perché lui era “un pendolare” e gli capitava di viaggiare sul mio autobus (mio nel senso che ci lavoravo) sia perché abbiamo condiviso la militanza politica e sindacale. Quante volte abbiamo discusso durante il viaggio e si avvertiva il piacere di discutere con lui perché le sue argomentazioni erano profonde e capaci di aiutarti a comprendere meglio fatti e avvenimenti. Il libro di Carmelo Caponio sarà presentato, il prossimo 6 agosto, alle ore 19,00 presso il Museo Civico “Santa Parasceve” a Ginosa nell’ambito delle “Serate nel chiostro” organizzate dal Circolo Arci di Ginosa in collaborazione con lo Spi Cgil di Taranto. Il libro edito da Antonio Dellisanti Editore costa 9 euro e sarà in vendita la sera della presentazione. Stefano Giove 32 n. 14/16 - 26 luglio 2014 argomenti Il Teatro del Mare in collaborazione con il CENTRO DIURNO di Ginosa e di Taranto “M. D’Enghien” Presentano “Il dono delle mani vuote” “Dite: è faticoso frequentare i bambini –Avete ragione- Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inchinarsi, curvarsi, farsi piccoli – Ora avete torto – non è questo che più stanca – E’ piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti – Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi – Per non ferirli”. Il Centro Diurno di Ginosa, Unità di Riabilitazione Psichiatrica e il Centro Diurno “M. D’Enghien” di Taranto, in collaborazione con il Teatro del Mare, Regia di Maria Elena Leone, hanno presentato Martedì 22 luglio alle ore 20.30 lo spettacolo “Il dono delle mani vuote” presso il “Palazzo Marchesale di Laterza (Ta). Si può dire che finalmente anche al Sud la Salute Mentale diviene argomento non più marginale che porta dietro di sè racconti bui, che fanno paura, da tenere lontani perchè potrebbero, come un parassita infettare il resto della gente cosiddetta “normale”. Il progetto di teatro, che ha visto coinvolti gli utenti di entrambi i Centri di Riabilitazione Psichiatrica è un grande strumento di contrasto all’emarginazione sociale, che legittima un contatto con il mondo, sollecitando lo sviluppo di una cultura dell’integrazione e dell’emancipazione delle diversità. Lo spettacolo ha voluto offrire spunti di riflessione, creare un’occasione di confronto ti di prevenzione messi in campo con tutta e di scambio per tutti coloro che fanno della l’equipe della struttura. Il teatro è uno dei lotta contro l’esclusione sociale un momenprogetti realizzati presso la struttura, ma le to centrale della propria attività e creatività. Teatro delle “diversità”e teatro sociale, fra tutte presentato al territorio il Centro Diurno di attività riabilitative si aprono ad ampio spetle arti, ha una posizione di privilegio, perché Ginosa, sito presso la nuova struttura in tro, offrendo ai ragazzi/utenti in trattamento, le sue forme (commedia, farsa, tragedia) sono via Cavese, sottolineando l’importanza diverse prospettive riabilitative, come attività degli interventi riabilitativi e dei progetmanipolativo espressive, ossia “lavomezzi per incontrare la realtà rare” la ceramica, e vincitori nell’ottoe accettarla per quello che è, Centro Diurno di Ginosa bre del 2013, del Concorso di scultudove l’individuo e la società “Unità di Riabilitazione Psichiatrica” ra, pittura e fotografia “Espressioni di sono inseparabili e l’individuo donna”, organizzata presso il Palazzo si conosce lì dov’è, in mezzo Giancipoli a Ginosa. alle persone fra le quali esiIn seguito sono intervenuti gli ste, nel gioco di specchi che Società Cooperativa Sociale Multiservice Sud Psichiatri del C.S.M., Centro di Salute tale rapporto crea. Sede Legale: via Appia ,n 206 85100- Potenza Mentale di Castellaneta e Ginosa, Al termine dello spettacol’Associazione dei Famigliari Ta/1, il lo si è svolto un dibattito Coordinatrice : dott.ssa Marianna Liotino Tribunale del Malato, Cittadinanza “Abbattere le barriere fra Operatrice Francesca Latorre Attiva i Servizi Sociali dei Comuni di la sofferenza psichica e la Centro Diurno “M.D’Enghien” di Taranto Laterza e di Ginosa, prospettando società civile” Progetti riaalla Comunità maggiore integrazione bilitativi e di prevenzione, Società Cooperativa Sociale Seriana 2000 dei Servizi e promozione alla tutela al quale sono intervenuti dei diritti del malato e delle famiglie. la Coordinatrice del Centro Sede Legale: viale G. Cecchini,56 - 47042 Cesenatico (Fc) Da Gi Diurno di Ginosa la Dott.ssa Coordinatrice: dott.ssa Annamaria Mortato Marianna Liotino, che ha Operatrice Angela Mastropietro argomenti n. 14/16 - 26 luglio 2014 33 “Tempa Rossa” e Porto: l’opinione di Pietro Lospinuso TEMPA ROSSA, LOSPINUSO: “NEL 2011 PER IL COMUNE NON C’ERA DANNO AMBIENTALE, OGGI CHE COSA E’ CAMBIATO?”. “Il Comune di Taranto approva documenti contro il progetto Eni di Tempa Rossa. Una sorta di karakiri di cui se ne dovranno prendere le responsabilità davanti ai cittadini. Eppure, solo nel 2011 il Comune espresse parere favorevole al progetto sostenendo l’inesistenza di danni per l’ambiente e la salute. Chissà, magari qualcosa è cambiato”. Lo dichiara in una nota il consigliere regionale del Pdl-Fi, Pietro Lospinuso. “C’è chi spaccia questo progetto come un attentato all’ambiente”, prosegue. “Non capisco se lo si faccia per ignoranza o per malafede, giacché l’ambiente e la salute dei tarantini stanno a cuore a tutti, ma non c’entrano nulla con l’investimento. Come si evince dalla delibera di Giunta Regionale n.189/2011, il Comune di Taranto e la Provincia espressero parere favorevole a Tempa Rossa, così come la Regione stessa. Che cosa è cambiato oggi? Ieri per gli uffici tecnici tarantini non esistevano rischi per l’ambiente ed oggi si. Davvero non capiamo il cambio di rotta, perché i 300 milioni che l’Eni vorrebbe investire rappresentano solo una grande opportunità che Taranto rischia di perdere per la cecità di qualcuno, assieme ai circa 1000 posti di lavoro. Tra l’altro, così come da prescrizioni ministeriali, il livello delle emissioni derivanti dall’attività della raffineria non potrebbesuperare quello attuale. Condizione accettata anche dall’Eni. Nel progetto, infatti, non esistono forni, caldaie, reattori, bruciatori, colonne di distillazione. Nulla di tutto questo. Le apparecchiature dell’impianto previste sono un tronco di tubo per il collegamento dell’eleodotto esistente e due nuovi serbatoi; due pompe per trasferire il grezzo verso il pontile, due tubazioni nuove dalle pompe ai punti ormeggio; un pontile prolungato; e tutta la strumentazione operativa e di sicurezza necessaria. Dal punto di vista tecnologico, è l’impianto più semplice esistente nel settore petrolifero. Per quanto riguarda il traffico navale, anche questo nel mirino di sedicenti difensori dell’ambiente, si prevede un massimo di 90 navi l’anno, con ormeggio contemporaneo al pontile massimo di due petroliere, una per lato. Solo quando queste saranno partite cariche si potranno far entrare nel porto altre navi. Anche qui, dunque, nulla di quanto paventato fino ad oggi. Tanto basta a smontare ogni ricostruzione catastrofica, ma c’è di più: se Tempa Rossa –rea di poter portare all’assunzione di centinaia di tarantini e dare un contributo significativo all’economia di Taranto- è una sciagura come alcuni sostengono, in altre città italiane dovremmo portare l’esercito! Si pensi che a Taranto transitano ogni anno circa 5.252 tonnellate di petrolio, contro i 35.900 di Trieste, Augusta, Cagliari, Genova, Messina, Venezia… ed altre, in ordine decrescente. Che succede a Venezia o Genova? Non ci risulta nessuno scandalo ambientale, ma un normale flusso navale e di traffici economici che, in ogni altra parte del mondo, dovrebbero essere inseguiti dall’azione amministrativa. A Taranto, però, le cose girano nel senso opposto e si vorrebbe radere al suolo, evidentemente, ogni suo futuro industriale. Oggi è la raffineria, ieri l’Ilva, e domani chissà. Mi auguro che i governi nazionale e regionale si sveglino dal sonno in cui sono piombati e facciano la loro parte per la verità su questo investimento e sulle sue eventuali criticità. Criticità fino ad oggi inesistenti per il sindaco Stefano, visto il parere favorevole del Comune. A meno che in tutto ciò non si debba leggere tra le righe la volontà del sindaco di far decidere al governo nazionale al posto suo… Davanti a tanto allarmismo senza informazione, fatto di luoghi comuni, mi pare doveroso un atto di chiarezza e di responsabilità – conclude Lospinuso- perché non si può bruciare ogni prospettiva di sviluppo e di crescita in nome del qualunquismo”. ***** PORTO TARANTO, LOSPINUSO: “CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA”. “Avvisatori, piloti di porto, guardie, operatori del pontile, personale super specializzato, chimici, dipendenti statali, guardia di finanza, capitaneria, agenzie, misuratori fiscali e tanti altri. Sono solo alcune delle professionalità che qualcuno vuole polverizzare condannando a morte il Porto di Taranto”. Lo dichiara in una nota il consigliere regionale del Pdl- Fi, Pietro Lospinuso. “Non avremo il diritto di protestare, quando chiuderà il porto”, prosegue. “Abbiamo perso metà flotta di Evergreen, la Marcegaglia non c’è più, l’Ilva è nello stato che tutti conosciamo ed ora si vorrebbero sbarrare le porte anche agli investimenti dell’Eni per la raffineria Tempa Rossa. Siamo già in ritardo rispetto al crono programma delle opere di ammodernamento e adeguamento; se poi, ad ogni forma di nuovo investimento, qualcuno sfila prontamente il cartellino rosso, è chiaro che il nostro porto andrà incontro alla chiusura. Infatti, è vero che il porto di Taranto sia turistico, ma è lapalissiano che senza il settore industriale un porto non riesca a reggersi: non esiste un solo porto al mondo che, seppur turistico come Genova o Venezia, non sia anche industriale. A Taranto, tra l’altro, il flusso industriale rappresenta l’80% dei movimenti totali. Non c’è, quindi, né da lamentarsi né tantomeno da sorprendersi quando si ipotizza anche un’eventuale soppressione dell’Autorità Portuale di Taranto, che non potrebbe certamente rimanere in piedi solo con le tasse di ancoraggio delle barche private. A nulla sono servite le dichiarazioni dell’ad dell’Eni Descalzi che, senza mezzi termini, ha affermato la difficoltà per l’azienda di mantenere aperta la raffineria e per questo a Taranto si sta tirando davvero troppo la corda: il pericolo che l’Eni decida di chiudere Tempa Rossa è dietro l’angolo e sono a rischio oltre 1000 posti di lavoro. A tutto ciò si aggiungerebbe il lucro cessante delle attività commerciali, dei ristoranti ed una compressione dei consumi in generale. Conseguenze che rendono incomprensibili le posizioni assunte da alcune associazioni di categoria sul progetto di Tempa Rossa. Dati alla mano, infatti, l’investimento Eni non risulta possa avere un impatto dannoso sull’ambientale, posto che il Ministero ha dato parere favorevole a condizione che il livello delle emissioni non superi quello attuale. Quindi, non esiste alcun pericolo per l’ambiente e per la salute dei cittadini, ed il Comune di Taranto ha anche dimenticato di aver dato parere positivo al progetto nel 2011. Insomma, non è chiaro a chi gioverà questa escalation di protesta, ma una cosa è certa: non ai taranti, a cui si sta scippando il futuro industriale ed occupazionale”. Pietro Lospinuso 34 attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 GIUSTIZIA FATTA. L’IMPRENDITORE EDILE FRANCO CAPONIO ASSOLTO. “IL FATTO NON SUSSISTE” GINOSA. Qualche errore commesso da altri e la vita che cambia irreparabilmente, per sei mesi, forse per sempre. Un’accusa che pesa, poi l’assoluzione. Ma, ormai, il tempo perso è andato e non si torna indietro. Fa riflettere la storia di Francesco Caponio, noto imprenditore edile di Ginosa. “Assolto dai reati ascrittigli, perché il fatto non sussiste”. Con sentenza emessa dal giudice Giovanni Pomarico, il 5 luglio 2013 e depositata il 14 ottobre scorso, finisce la lunga vicenda giudiziaria, che lo aveva visto coinvolto. Era iniziata nel 2006, per alcune denunce. Poi, le indagini, durate circa un anno e l’epilogo. Il 6 febbraio del 2007, dai Carabinieri della stazione di Marina di Ginosa, Caponio viene sottoposto agli arresti domiciliari, su richiesta del pubblico ministero Ida Perrone, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal giudice per le indagini preliminari Pio Guarna. L’imprenditore edile, allora 47enne, è accusato di attentati incendiari e dinamitardi a danno di alcuni clienti e di aver indotto i suoi ex dipendenti a rinunciare alle vertenze di lavoro. Ed, ancora, a suo carico, pesano danneggiamenti ed episodi estorsivi. Ben 23 capi di accusa per Caponio. La sua, sino ad allora, era stata la vita di un semplice uomo, dedito alla propria attività, agli affetti familiari. Una vita fatta di onesto lavoro e di assoluto rispetto per le istituzioni e per le persone. Ogni iniziativa culturale, sportiva, sociale, in paese, portava il segno del suo servizio per il territorio. Sponsorizzazioni fatte, soprattutto, con il cuore di ginosino e non solo con la tasca… Poi, ad un tratto, il vuoto, la solitudine, l’indifferenza della gente e, peggio ancora, il giudizio di chi, sino ad allora, gli era stato vicino: un tempo, amici; poi, da quel momento, insospettabili giudici morali. Prima dell’arresto, nella sua ditta, lavoravano in media 40 - 50 dipendenti, tutti regolarmente assunti. Una ditta modello, creata dal nulla, unicamente con la forza e la volontà di un lavoratore infaticabile. Un’azienda di pitturazione, nata nel 1986 e diventata una grande realtà edile nel 2000. Poi, dal 2007, sei mesi di arresti domiciliari e, quindi, il baratro. Oggi, quella stessa ditta, conta solo due - tre dipendenti. La reputazione infangata, la famiglia annientata, un’attività distrutta. Intanto, il processo si è concluso e Caponio è stato assolto in primo grado, con formula piena e non dubitativa, per non aver commesso il fatto. Innocente, quindi, per i giudici, ‹‹ma privato - ci dice - della libertà di uomo, di imprenditore, di padre, di marito, di semplice cittadino, per indagini troppo superficiali e lacunose. Ho perso tutto››. E, nonostante giustizia sia stata fatta, l’amarezza resta: il giudizio della gente pesa come un macigno. Oggi, Franco Caponio termina le sue ore in azienda e si chiude in casa. ‹‹Tutti - dice - mi hanno voltato le spalle. Sono sdegnato e non riesco a fidarmi più degli altri. Non meritavo di essere giudicato dagli uomini, ancor prima che mi giudicasse la legge. Ne sono uscito pulito, ma svuotato nell’anima. Nessuno può restituirmi la vita, che mi è stata indegnamente ed ingiustamente rubata. Chi paga per questo? Solo e, chissà per quanto tempo ancora, Franco Caponio e la sua famiglia. «A costruire un palazzo, ci vogliono mesi; a distruggerlo, solo minuti››. La battaglia di Caponio, ora più che mai, è quella di trovare i mezzi per continuare a garantire un lavoro, uno stipendio, una vita più o meno dignitosa a quei pochi operai che, da oltre quindici anni, continuano ad affiancarlo con fiducia. Cosa chiede, oggi, Caponio? Forse che ‹‹i Ginosini si ricordino chi era Franco prima di questa terribile vicenda: la stessa persona che è oggi: pulita, trasparente, innocente, ma profondamente delusa … non dalla vita, ma dagli uomini!››. Francesco Caponio è stato difeso dagli avvocati Giovanni Vinci di Massafra e Gianvito Bruno di Laterza. Maria Florenzio Una notte di luglio Che vanitosa stasera che è la luna Si mette in mostra per innamorati Giovani amanti vanno in delirio Intraprendono viaggi per altri pianeti Su un muro da poco imbiancato Qualcuno ci scrive ti amo Maria Un lampione illumina un balcone C´è un uomo seduto che fuma la pipa Ci sono pure amori senza più sogni Che guardano il cielo e cercano ali Misurano distanze per andarci in volo Oltre il cielo a cercarsi un rifugio L´orologio da tempo segna le dodici S´è fermato di giorno o a mezzanotte Un cane stanco e digiuno si perde nel buio Come tanti pensieri in una notte di luglio Carmelo Monaco attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 35 TUTTO PRONTO PER LA 5ª FIERA DEL MARE BLU Si parte sabato, 26 luglio. Circa 80 gli espositori, provenienti da tutta Italia. Si punta sull’enogastronomia locale. Divertimento assicurato MARINA DI GINOSA (TA): Al via, sabato, 26 luglio, la 5^ edizione della Fiera del Mare Blu. Taglio del nastro previsto per le ore 18.00. L’iniziativa, che ben si configura come uno degli appuntamenti clou dell’estate marinese, è stata presentata lunedì scorso, in conferenza stampa, all’hotel “Mille Pini”, per spiegarne le finalità ed illustrarne i dettagli, lì si sono dati appuntamento il sindaco Vito De Palma, l’assessore al Turismo Leonardo Galante e Francesco Giannino, presidente ed organizzatore dell’evento fieristico. Sono circa ottanta gli espositori, che metteranno in vetrina le ultime novità dell’artigianato, dell’arredo casa, della tecnologia. Attenzione riservata anche al commercio, al turismo e all’agricoltura. A farla da padrona sarà, però, soprattutto, l’enogastronomia: non solo stand per la vendita di prodotti nostrani, come alimenti sott’olio, vino locale e birra artigianale, ma anche una sagra delle orecchiette, tipicamente pugliesi, in programma per il 28 e 29 luglio. Si replica il 2 e 3 agosto. Tutti i giorni, poi, a disposizione dei visitatori, primi piatti, arrosto e pesce fritto. Tra le novità di quest’edizione, la location. La fiera ritorna in Piazza Eventi, di recente battezzata come “Piazza della Croce Rossa Italiana”, alle spalle del Parco Comunale. Un luogo, questo, che ben si presta ad una migliore organizzazione fieristica, garantendo, tra l’altro, nei dintorni, una più ampia disponibilità di parcheggi per i visitatori. Resta, invece, identica l’organizzazione, curata da Francesco Giannino, con la collaborazione della PC Eventi. Importante il supporto dell’Amministrazione Comunale, che punta su quest’iniziativa per promuovere il territorio e calamitare l’interesse, la curiosità, l’apprezzamento dei turisti, anche di quelli occasionali. 5mila metri quadri circa, a disposizione di espositori, che, quest’anno, arriveranno, oltre che dalla Puglia, anche dalla Campania, Lazio, Umbria, Veneto, Basilicata, Calabria, Trentino ed Abruzzo. Enogastronomia, quindi, commercio, ma anche riflettori puntati sugli amici a quattro zampe. Dopo il successo dello scorso anno, infatti, a grande richiesta, ritorna la sfilata canina “Bau Bau”, alla sua 2^ edizione, organizzata con la collaborazione di “Mangimi e Giardini” di Annalisa Bastelli, in calendario per il prossimo 1° agosto. Iscrizioni aperte sino al 31 luglio. Sono già un centinaio i cani in lista per salire su uno dei tre gradini del podio. Una Fiera, quella del Mare Blu, che, a dispetto della crisi, sopravvive, tra mille sforzi organizzativi. Per visitarla, solo due raccomandazioni: tempo libero a volontà, per curiosare con molta calma tra i vari stand e disponibilità a deliziare il palato. Ingresso, rigorosamente gratuito. Apertura al pubblico, tutti i giorni, dalle ore 18 alle 24. Marina di Ginosa e la sua Fiera del Mare Blu vi aspettano! Maria Florenzio 36 riceviamo e n. 14/16 - 26 luglio 2014 Che ne pensi di questo Papa? Ti piace papa Francesco?2 Continua dal precendte articolo pubblicato nel n. 12 del 2014 Dopo gli accordi di Oslo, Arafat andò a Johannesburg in una Moschea, dove fece un discorso, dicendo: “Pensate che io abbia firmato con i Giudei qualcosa che sia contrario alle regole dell’Islam? No, io sto facendo esattamente ciò che fece il profeta Maometto, quando fece un accordo con la tribù di Kuraish per 10 anni. Giorni dopo inizio ad addestrare 10.000 soldati, e dopo soli 2 anni marciò contro la loro città: la Mecca”. Per l’Islam gli accordi sono fatti per essere stracciati. Quale grave inganno per tutta la Cristianità Mondiale! Ma possibile che tanti bravi teologi, esegeti e professori di storia di Antico e Nuovo testamento, non si rendono conto in quale trappola diabolica sono caduti, il Clero Romano e altri personaggi influenti del Consiglio mondiale delle chiese, ingannati dal principe delle tenebre di questo mondo? Questa è la grande apostasia, il grande sviamento dalla purezza dell’Evangelo di Cristo, (2Tess.2,3,4) per portare tutta la cristianità, sotto il potere dell’Anticristo. Perché non si sono resi conto che la religione Musulmana e fortemente assolutistica e Anticristiana? La stesura del testo “Un accordo in comune tra Noi e Voi” (titolo originale dall’inglese: A common word between Us and You) veniva formulata dal principe Ghazi bin Muhammad bin Talal, e rielaborata dalle massime autorità teologiche Islamiche quindi, successivamente, fatta sottoscrivere dai 300 leader delle chiese cristiane sparse nel mondo e da quasi tutte le denominazioni, per invitare a ritrovarsi tutti insieme onde cercare di elaborare un accordo in comune, basandosi sul tema dell’amore del Dio unico (intendendo Allah) e l’amore per il prossimo. Quale inganno! Perché l’hanno sottoscritta? Perché hanno aderito alle condizioni dell’Islam? Questa lettera aperta Islamica non fa alcun minimo riferimento alla feroce persecuzione inflitta dai musulmani ai cristiani in varie parti del mondo, né si riconosce rea di esercitare la repressione contro chiunque professi la fede in Cristo nei paesi Islamici. Nel testo, l’Islam lamenta ai cristiani tutta la responsabilità per le Crociate. I frutti dell’Accordo di Yale sono le frasi di Papa Francesco sull’Islam. Vero è, purtroppo, che molti insegnanti (e falsi dotto- ri) evangelici esperti in islamistica firmatari di quell’accordo, in questi anni si sono introdotti nelle chiese e nelle missioni internazionali per inserire di soppiatto metodologie di tipo “Chrislam”, cioè l’idea di una possibilità di combinare l’Evangelo all’Islam. Evangelici, dunque, ma per convinzione “Chrislamici”. Questi cedimenti alle larghe intese suonano come un vero tradimento, un grave compromesso che ripercuoterà un serio danno al progresso dell’evangelo nel mondo perché, come sta scritto: la via della verità sarà diffamata. I veri credenti Evangelici e Cattolici devono essere più vigilanti e preparati per confrontare le nuove tendenze della teologia e della missiologia che cerca di indebolire il Vangelo di Cristo, nello sforzo di renderlo più appetibile all’uomo comune. Invece di seguire le onde del relativismo, occorre riaffermare con forza la verità biblica. Come dice il documento “Evangelo e Islam”: “Affermiamo la necessità della missione cristiana in tutto il mondo, comprese le nazioni e le popolazioni islamiche, quale risposta al mandato biblico di benedire le nazioni e di discepolarle nel nome di Gesù Cristo (Impegno di Città del Capo [2010] par. I.10). Essa deve essere svolta con sensibilità, umiltà, spirito di dialogo e adattamento, ma senza perdere i tratti distintivi della fede biblica e che prevedono l’annuncio della Buona Notizia, l’attesa di conversioni a Gesù Cristo e l’avvio di un cammino di discepolato nella chiesa”. da: Alleanza evangelica italiana: News/Attualità. La grande pretesa dell’Islam è che solo Allah è il vero Dio, e con questo rifiutano ogni accostamento alla religione Cristiana ed Ebraica. Nel Corano diverse volte viene ripetuto, che non ci sono altre divinità insieme ad Allah, dicendo: “non c’é altro dio all’infuori di lui” “allontanati dai politeisti” (Corano 6:19,106). E noi che facciamo? Ci lasciamo portare mano a mano sotto un egemonia Anticristiana? Dobbiamo fidarci del Papa o di Gesù Cristo? Non ci accorgiamo che questa è una sottile mistificazione e falsificazione della Verità, del puro Evangelo? L’inganno è subdolo. E’ una coniazione diabolica della verità in menzogna; agli occhi ignari e incauti, sembra un meraviglioso gioiello vero, ma è un autentico falso. Il grande falsario è Satana, l’artefice seduttore con le sue millenarie astuzie. Ecco perché Gesù dice: …sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno gran segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile anche gli eletti. (Mat.24,24). Allora, riflettendo bene su queste lapidaree affermazioni del Corano, possiamo ancora dire noi cristiani che il dio unico e singolare del Corano, è lo stesso Dio della Bibbia Cristiana? Mi dispiace per tanti che non conoscono le Sacre Scritture, attenzione ad accettare un altro vangelo privo della salvezza di Cristo, il Salvatore. La seduzione è mascherata, camuffata, subdola; sapete perché? Perché si dirà: anche loro credono in Abramo, in Mosè, nei profeti, hanno anche loro Maria vergine, credono anche in Gesù, ma quale Gesù? Il Gesù del Corano non è lo stesso Gesù della Bibbia Cristiana. Loro rifiutano che Gesù è il Figlio di Dio, rifiutano il Gesù crocifisso, che muore per espiare i peccati dell’Umanità, è solo un profeta minore, meno importante di Maometto. Allora, cari amici cristiani, crediamo veramente a ciò ch’è scritto nella Bibbia? L’apostolo Giovanni dice: Chi è il mendace se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Esso è l’anticristo, che nega il Padre e il Figliuolo. Chiunque nega il Figliuolo, non ha neppure il Padre; chi confessa il Figliuolo ha anche il Padre. Quant’è a voi, dimori in voi quel che avete udito dal principio. Se quel che avete udito dal principio dimora in voi, anche voi dimorerete nel Figliuolo e nel Padre. E questa è la promessa ch’egli ci ha fatta: cioè la vita eterna. Vi ho scritto queste cose intorno a quelli che cercano di sedurvi. (1Giov. 2:2226). E quando leggete la frase di Gesù, che dice: Io sono la Via, la Verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me. (Giov.14,5) Cosa vuol dire Gesù? Ci rendiamo conto di quale grande Verità inoppugnabile abbiamo noi per contestare altre presunte verità? Gesù Cristo è il Figlio dell’Altissimo, (Lu.1,30-33), Unico mediatore fra Dio e gli uomini. Così dichiarò Paolo apostolo:“Poiché v’è un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se stesso qual prezzo di riscatto per tutti”. 1Tim. 2:5,6. Oh, quanto vorrei che vi lasciaste illuminare dallo Spirito Santo! Che dite voi, sarebbe stato mai possibile che Dio dopo aver parlato a Mosè e a tutti profeti, ed infine aver mandato Gesù dal Cielo, e aver immolato la sua vita sulla croce per la salvezza dell’Umanità, e dopo essere risuscitato dai morti, elevato alla destra del Padre; possibile dico, che DIO avrebbe fatto altre rivelazione del tutto contrastanti a Maometto? Si contraddice Dio? Dopo del Verbo incarnato, la Parola fatta carne, definitiva rivelazione di Dio, si possono accettare ancora nuove pseudo rivelazioni? Attenzione, e Gesù che parla e dice, quale riceviamo e suggello alle Scritture: “Io lo dichiaro a ognuno che ode le parole della profezia di questo libro: Se alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte in questo libro; e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Iddio gli torrà la sua parte dell’albero della vita e della città santa, delle cose scritte in questo libro”. (Ap. 22:18,19). Perciò non lasciatevi ingannare da alcun compromesso con coloro che sono i “nemici giurati della fede Ebraica e Cristiana”, anche se queste sollecitazioni vengono da Papa Bergoglio, capo del Cattolicesimo Romano. Dio ama anche i musulmani, ma sono loro che hanno bisogno di convertirsi a quel Gesù, inviato da Dio Padre, quale ultima rivelazione (Eb.1,1-4). Se i Cristiani accettano supinamente la fusione tra il Cristianesimo e L’islam, non si potrà dire più che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è l’Unico Salvatore, e non si potrà più pregare: “Padre nostro che sei nei Cieli”. Se la Cristianità Occidentale non apre gli occhi OGGI, quando si accorgerà sarà troppo tardi, perché saranno costretti a: l’abiura, o la morte. Ricordate: L’Islam non farà sconti a nessuno, nemmeno ai cristiani associati. La nostra comunione è col Padre e col suo Figliuolo, Gesù Cristo, il benedetto in eterno. Che Dio illumini tutti cristiani. Giuseppe Pizzulli ([email protected]) n. 14/16 - 26 luglio 2014 ‘Tèrre de U’ Munachicchie’ -Fervono i preparativi per la nona edizione ‘Tèrre de U’ Munachicchie’. Si terrà nei giorni 11 e 12 agosto prossimi con anticipazioni quotidiane che partiranno dal prossimo 4 agosto in luogo di una serie di iniziative che si svilupperanno come un collage di scene di vita e del rito collettivo dell’allegria, della cultura e delle tradizioni. Il protagonista sarà il Monachicchio, folletto del folclore contadino che fu indicato e raccontato in termini esistenzialistici dallo scrittore Carlo Levi e dell’antropologo Ernesto De Martino. Il Monachicchio è amante degli scherzi e dei dispetti dai quali ci si può difendere solo togliendogli il cappuccio (u’ cuppulicchij) di colore rosso, ma è inafferrabile. Visto dall’ottica della civiltà industriale, il tempo contadino appare immobile, quasi non scorra, un anno è uguale ad ogni altro anno, precedente o seguente. Ma ogni suo momento non è mai statico ed ha valore identificativo che si proietta nel futuro; ossia, nella speranza di tramandare la memoria e le tradizioni. E, soprattutto, la grande sapienza che il Monachicchio, con il suo estro e giocondità, sapeva trasfondere anche quando rideva a crepapelle quando vedeva i contadini che non riuscivano a slegare i nodi che aveva fatto ai peli della coda di asini e muli e alla criniera 37 dei cavalli. La tradizione, quindi, come ‘radice’ ricostruita sulla base delle figure del ricordo che di volta in volta verranno riattivate con spettacoli musicali, teatrali, culturali, di celebrazione del cibo e della sua degustazione. Una festa popolare dove i colori i suoni, i racconti si incontreranno e confronteranno attraverso la creatività, l’energia e la spigliatezza. Momenti preziosi per preservare le migliori tracce della storia del popolo di Ginosa, espressioni di uomini e donne che hanno incentivato la promozione del senso di appartenenza e di responsabilità, con sentimenti di amicizia, condivisione e solidarietà. Si dirà: è attuale solo il passato, allora? Questo paradosso del vecchio contiene sicuramente qualcosa di vero. Perlomeno nel senso che la quantità di passato accumulatasi nel corso dei secoli è talmente grande da proiettare un’ombra, tanto possente quanto continua, sulla contemporaneità. Ed è il caso del cibo sulla cui arte pone il focus la nona edizione della ‘Terre de U’ Munachcchie’, organizzata dalla locale sezione dell’Arci ‘Il Ponte’ e dal sindacato provinciale dei pensionati, Spi Cgil. Il patrocinio è dell’Ente comunale. Con filmati e testimonianze, nonché con una argomentata brochure, verrà approfondita la cucina locale che nella preparazione dei piatti diveniva quasi un problema ‘politico’ e di esclusiva competenza patriarcale. Nutrirsi: metafora di vita, amore e identità. C’è chi mangia per vivere e chi vive per mangiare. C’è chi cucina per mangiare e per dovere e chi lo fa per passione o mestiere. La cucina è un’arte dai mille colori, profumi, sapori, odori. Ed è proprio per questo che è memoria che riporta al passato rievocando immagini, sensazioni, ricordi. I dolci, il pane, la pasta (frscièdd, cavatièdd e recchietèdd), i minestroni di legumi e verdure, la frutta degli orti, il misto delle insalate (la ciallèdd), la zuppa di telline (le cuquigghie), il ragù, le braciole di cavallo legate con il filo di spago, il Latte ed i suoi derivati (mozzarelle, cacio, ricotta dolce e quella forte (ascuand). Prodotti e piatti semplici e incontaminati, impreziositi dai principi della tavola: l’olio prodotto da possenti ulivi secolari e dal vino di piante autoctone a spalliera. A Ginosa tutto è esuberante: il caldo d’estate, l’accento della parlata, la cucina ricca di spezie e peperoncino. L’ospitalità è conosciuta, una persona che si siede a tavola deve essere coccolata e accolta come un vero Re. L’attaccamento alle tradizioni, poi, in alcune famiglie, arriva al parossismo: ci si scandalizza, per esempio, se la vicina di casa confessa di mettere il basilico nel sugo delle polpette. “Mai!”. A volte gli odori ed i sapori hanno una forza incredibile. Riescono a penetrare nei meandri più reconditi di quel gomitolo grigio chiamato cervello e sollevano lembi che parevano perfettamente cuciti, spalancando la porta a ricordi, sensazioni, personaggi e luoghi che se ne stavano acquattati. Come la rotellina del tagliere per la pasta. Il suo girare avanti e indietro per i bambini emanava un’attrazione irresistibile. Ma non era permesso toccarlo altrimenti con il loro estro avrebbero disegnato sulla pasta le forme più improponibili. Che grande potere aveva quella rotellina! Come lo spandersi nell’aria del delicato profumo di un dolce… I cibi sono il fiato caldo di una casa, capace di far rivivere un tempo che non è ‘perduto’, ma soltanto ‘passato’ Canta storie 38 eventi n. 14/16 - 26 luglio 2014 Si rinnova la magia della “Festa del grano” Per l’undicesimo anno consecutivo nel centro storico di Ginosa si è svolta la manifestazione denominata Festa del Grano. L’ evento organizzato dall’Associazione Cavalieri Madonna d’Attoli in collaborazione con l’Ass. Arci il Ponte, è divenuto ormai un appuntamento fisso dell’estate Ginosina, capace di attirare puntualmente numerosi turisti nel centro storico. Presentata da Maria Giovanna Labruna ed Enzo Carducci, la manifestazione, ha avuto inizio dal frantoio sociale in “via Lama”, con sfilata di cavalli e traini carichi di covoni e figuranti in costumi d’epoca per le vie cittadine. La sfilata si è conclusa in Piazza Orologio, dove si è poi realizzata la “pesatura” e i cavalli hanno girato “nell’era” allestita sulla piazza, che voleva rappresentare l’aia delle masserie. Durante la serata si sono susseguiti ospiti d’eccezione, il grande tenore Gianni Mazzone e ancora cantanti, poeti e ballerini. Il tutto accompagnato dalla voce del cabarettista Gianni Cifarelli, che, nascosto dietro le quinte, con un pizzico di ironia n. 14/16 - 26 luglio 2014 39 Inutile piangere sul latte versato, meglio “recuperarlo” e farne latticini” Piuttosto che cercare un altro lavoro, perchè non inventarne uno, o meglio riscoprirne uno? Magari puntando sulle proprie capacità, investendo nell’autoimpresa. E’ la scelta fatta da due ex operai del gigante del mobile imbottito, Natuzzi. Massimo e Monica Vasco, ora marito e moglie con due figli, svolgevano la mansione di tappezzieri, presso la fabbrica divani Natuzzi di Ginosa, dove si sono conosciuti. Ma l’illusione di un futuro sereno e dignitoso, è svanita quando l’azienda, per scelte di mercato, ha chiuso i battenti dirottando i propri interessi altrove. Prima del lavoro in fabbrica, Massimo aveva maturato una discreta esperienza nella lavorazione artigianale di prodotti caseari, nel piccolo laboratorio gestito dal padre a Marina di Ginosa. si insediava tra le voci dei presentatori stile Gialappas. Concludendo, una serata piacevole e divertente che ha reso felici adulti e bambini. hanno animato la serata i presentatori ENZO CARDUCCI E MARIA GIOVANNA LABRUNA, oltre a GIANNI CIFARELLI (CABARETTISTA),GIANNI MAZZONE (tenore), il DUO LE MOULINE ROUGE, la SCUOLA DI BALLO ACQUAVIVA DANCE DI GIANNI COLACICCO con le COREOGRAFIE DI VALENTINA PALADINI e agli artisti Rosalba Pellegrini ,Green Poison Miky, poesia Imma Panetta, Mago ALBUS, Daniele Carducci, Federica Leone, Enriko Dintrono, Rosanna De Ruvo, Annarita Angiuli, MaxPirovano, Ivana Spaccavento, per la poesia Vitanna Panetta, infine, il ballo della pizzica è stato accompagnato dal fisarmonicista ALFREDO BARBERIO. Maria Carmela Olivari CALCIO LOCALE / Primi passi della società per la nuova stagione agonistica Ginosa, allestimento di una squadra giovane ma esperta Il sodalizio biancazzurro esce allo scoperto ed annuncia che, per la nuova stagione agonistica, allestirà una squadra giovane ma esperta. Michele Pavone (nella foto) nuovo Direttore Generale che avrà il compito di gestire i rapporti tra società e giocatori. Dopo aver richiamato alla guida della juniores il tecnico Francesco Russo, la dirigenza biancazzurra si è riunita nei giorni scorsi per tracciare eventi le linee guida e stabilire gli obiettivi per il prossimo campionato di Prima Categoria. Per prima cosa si è pensato di stabilire l’assetto societario inserendo una figura che si inquadra nel Direttore Generale, corrispondente al nome di Michele Pavone che dovrebbe avere il compito di gestire i rapporti tra società e giocatori. Da indiscre- zioni pare che il nuovo d.g. abbia già individuato alcuni giocatori di esperienza ed alcuni under locali da sottoporre all’attenzione della dirigenza ed eventualmente inserire nello scacchiere biancazzurro. Anche se la situazione economica nel panorama nazionale e, soprattutto, nel calcio dilettantistico non sia delle più rosee, la società dovrebbe comunque allestire una squadra giovane ma esperta che possa ben figurare nel prossimo campionato. Da voci di corridoio, sembra che potrebbero esserci dei ritorni eccellenti di giovani in casa biancazzurra, ma al momento la società non si sbilancia sui nomi. Per quanto riguarda la guida tecnica della prima squadra, dovrebbe essere riconfermato Antonio Pizzulli ma al momento non ci sono conferme in merito. Non resta che aspettare gli sviluppi nei prossimi giorni per avere qualche certezza in più sia per il tecnico e sia per la rosa della squadra. Domenico Ranaldo ([email protected] - www.asginosa.it) “Impara l’arte e mettila da parte”, recita un popolare detto! E così il giovane artigiano, trovandosi ad un bivio, cedette alle lusinghiere quanto bugiarde promesse della grande industria. Anni di incertezze e preoccupazioni hanno profondamente segnato i due ex operai che nell’autoimpresa hanno intravisto l’unica via di salvezza. Ed è stato così, che dallo scorso 14 luglio, l’ex bottega di famiglia ha ricominciato a produrre latticini. Negli occhi dei due ex operai, tutta l’emozione di chi , invece di piangere sul latte versato, ne ha voluto fare tesoro per poter continuare a guardare al futuro con maggiore serenità. di Massimiliano Doro Serata di cabaret a Marina di Ginosa con “Il Filo delle Arti” Una calda domenica estiva, quella trascorsa a Marina di Ginosa lo scorso 20 luglio, all’insegna dello svago e del puro divertimento a suon di battute ed esilaranti gag. Al loro primo debutto assoluto, gli attori dilettanti dell’Associazione marinese “Il filo delle Arti”, che con un tocco personale, affidandosi talvolta all’improvvisazione, hanno arricchito di sfumature i vari personaggi interpretati. Una serata di cabaret che ha divertito i tantissimi presenti che hanno affollato per l’occasione, Piazza della Stazione. Uno spettacolo a tutto tondo, nel corso del quale si sono esibiti anche i giovani ballerini della scuola di danza Club One con coreografie che hanno spaziato dal classico al moderno. Hanno invece suonato live, i giovani e talentuosi musicisti locali, capeggiati dalla voce del gruppo Davide Cella che hanno interpretato diversi brani famosi di artisti stranieri. La serata è stata condotta dal sempre più bravo Ivan Lampaca che ben si è destreggiato anche con la recitazione. Un esperienza sicuramente positiva e gratificante per i soci de “Il Filo delle Arti” che hanno voluto mettersi in gioco per offrire a residenti e turisti, qualche ora di spensieratezza. di Massimiliano Doro 40 attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 Indizi non gravi per tentato omicidio. Gli arresti sono stati confermati per il resto dei titoli accusatori. -Insussistenti i gravi indizi di colpevolezza per il tentato omicidio. Per gli otto arrestati e un nono latitante, invece, la misura cautelare è stata confermata per il possesso di armi clandestine in concorso e per favoreggiamento. Lo ha deciso il Giudice delle indagini preliminari (Gip) di Taranto, dottor Martino Rosati. Questo magistrato si sta occupando della vicenda della nota sala ricevimenti di Laterza la cui gestione avreb- be scatenato particolari ‘attenzioni’. L’attività di servizio della Magistratura di Taranto è sottoposta alla competenza territoriale rilevata dalla dottoressa Angela Rosa Nettis, Giudice delle indagini preliminari di Matera. La storia sarebbe cominciata con gli attentati ad una sala ricevimenti di Matera: il ‘gruppo’ voleva ‘convincere’ il titolare a rinunciare alla gara per l’assegnazione di analoga sala di Laterza, che stava per essere sganciata dall’amministrazione controllata in cui si trovava. La denuncia dell’imprenditore fece scattare l’allerta della Polizia di Matera verificandone la sussistenza dell’attività criminosa che sarebbe stata portata avanti con atti intimidatori, anche di tipo spicciolo. Le finalità sarebbero state quelle di ‘appropriarsi’ della notissima struttura ricettiva laertina, in gestione commissariale e prossima alla liquidazione, ad un prezzo irrisorio. Gli attentati dinamitardi sarebbero stati ben cinque. Esplosioni, via via sempre più dannose. In una occasione, per esempio, sarebbero state tirate diverse bombe carta contro la struttura, in quel momento presidiata da alcuni guardiani notturni. I quali, sarebbero riusciti a scansare gli ordigni senza danno alcuno. Nell’ultimo e recente attentato, inoltre, secondo gli inquirenti, i malviventi alzarono il tiro innescando una bomba di circa 1 chilo e 600 grammi di tritolo. Il micidiale ordigno, fortunatamente, rimase inesploso grazie al pronto intervento di uno dei guardiani in servizio, che riuscì a disattivare in tempo la miccia accesa. La svolta alle complesse indagini, comunque, si fece strada solo quando gli investigatori, tramite intercettazioni telefoniche e innumerevoli appostamenti e pedinamenti, appresero di un presunto piano omicida che il ‘gruppo’ stava ordendo nei confronti di altro imprenditore tarantino. Di qui gli arresti e le conseguenti perquisizioni domiciliari che permisero di rinvenire a Laterza una moto, un casco, due pistole rispettivamente di calibro 9 e di 7,6 millimetri, oltre a diverse pallottole. Canta Storie Continuano i severi controlli contro l’abusivismo commerciale. Nel corso delle normali attività di contrasto ai fenomeni di abusivismo commerciale locale la Polizia Municipale di Ginosa, in stretta collaborazione con il personale del Dipartimento di Prevenzione della A.S.L. di Taranto e dei militari della Stazione Carabinieri di Marina di Ginosa, ha rinvenuto all’interno di una piccola abitazione allestita con ventidue posti letti ed in stato igienico sanitario non idoneo ad ospitare tale numero di occupanti, merci verosimilmente contraffatte e detenute per la vendita, da alcuni degli occupanti lo stesso immobile. “In questo difficile momento per l’intera economia locale – ha dichiarato il Sindaco della Città di Ginosa, dott. Vito De Palma – bisogna saper distinguere il giusto e sempre vivo sentimento di diffusa solidarietà, unito al legittimo spirito di accoglienza delle persone in stato di bisogno, dal preciso rispetto delle regole poste a tutela della stessa dignità umana e del giusto profitto, eticamente fondato, di ogni operatore economico, legittimato ad agire e chiamato quindi ad assolvere con puntualità ogni obbligo di legge in materia retributiva, previdenziale, tributaria e di sicurezza sui luoghi di lavoro”. Nel corso delle operazioni, gli agenti di Polizia Municipale, al comando del Ten. Antonio Costantino, hanno avviato la procedura di sequestro nei termini di legge della merce rinvenuta. “Ringrazio tutto il personale della Polizia Municipale di Ginosa – ha dichiarato il Consigliere incaricato alla Polizia Municipale, Giovanni Perniola – per la serie di brillanti risultati conseguiti, di concerto con i locali Comandi di Stazione dei Carabinieri e delle altre forze di polizia, nella lotta all’abusivismo commerciale sul territorio comunale e nelle azioni di controllo finalizzate alla repressione delle violazioni delle norme di tutela urbana ed ambientale”. L’addetto stampa attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 41 Appello dell’Avis alle Istituzioni: dialoghiamo La Direzione provinciale jonica si interfaccia con autorevolezza e credibilità. L’obiettivo è la condivisione di strategie e modelli organizzativi per la raccolta sangue. Dopo una crescita culturale e organizzativa che l’ha portata a ricoprire un ruolo cruciale nella sanità, adesso in Puglia non vi è più autosufficienza di sangue intero e di plasma. Tra l’altro, senza il loro apporto in quantità adeguate e di livello qualitativo elevato, non è possibile fare buona Medicina e buona Chirurgia. Le tecniche spostano di giorno in giorno in avanti i limiti dell’operabilità, i trapianti sono risolutivi per sempre più patologie, la terapia dei tumori apre sempre nuove frontiere, l’età media continua ad aumentare, e tutto ciò, necessariamente, comporta il bisogno di sangue sempre più importante. Il preoccupante trend negativo interessa anche la provincia Jonica e Nicola Carenza, responsabile generale dell’Associazione volontari sangue (Avis), scrive una lettera aperta al fine di stimolare la consapevolezza di azioni incisive collaborative fra istituzioni e volontariato. Ad essere chiamata in causa è soprattutto l’Asl e il suo management con lo sprono di farli uscire da una visione monodimensionale. “Sembra un dialogo fra sordi, ma non voglio entrare nel merito di quanto sta accadendo. Il mio auspicio – spiega Carenza - e che si lavori insieme per l’autosufficienza che è frutto di un delicatissimo equilibrio tra capacità di dono e necessità di utilizzo, tra potenzialità del volontariato e sviluppo della scienza medico-chirurgica, tra organizzazione della raccolta e attento monitoraggio del consumo”. Una sfida che Carenza dice di non usare come traguardo da raggiungere, ma come cammino da percorrere uno vicino all’altro: istituzioni, associazionismo di volontariato del sangue, operatori sanitari, in condivisione di ideali e di concreto impegno. Di qui l’appello ai dirigenti dell’Asl tarantina con quattro richieste: la prima riguarda la convocazione del Comitato di Dipartimento, che da anni non viene preso in considerazione, luogo in cui si potrà esporre in dettaglio tutte le problematiche ed i metodi per uniformare programmazione e obiettivi. Poi l’apertura di un confronto sul futuro della raccolta sangue e, successivamente, l’emanazione di formali accreditamenti delle strutture pubbliche che dovranno operare fino alla fine di quest’anno. Le autorizzazioni dovranno riferire con chiarezza i requisiti tecnologici e strutturali idonei e normati per la raccolta esterna, che in Provincia di Taranto ricopre il 70 per cento del fabbisogno. Il terzo punto richiama l’indicazione delle strutture pubbliche che potranno agire dal prossimo anno e, infine, l’urgenza di stabilire il ruolo delle associazioni dei donatori del sangue e delle strutture trasfusionali al fine di superare in sinergia il momento critico e di crisi. “Di certo, l’operosità dell’Avis sarà sempre pronta a collaborare ed a contribuire al perfezionamento e al miglioramento dei meccanismi della donazione e della raccolta del sangue, nonché dell’appropriatezza ed efficacia del controllo volto a contrastare l’illegalità che è il contrario dell’etica solidale”. Il pensiero di tutti gli avisini jonici viaggia spedito nella profondità della frase di Franz Kafka (grande letterato del XX secolo): “Nessun regalo è troppo piccolo da donare, e nemmeno troppo semplice da ricevere, se è scelto con giudizio e dato con amore”. Quell’amore che dà la speranza e la vita. Con il Cuore del Cuore della Fede. Canta storie Lettera aperta dell’Avis di Terra Jonica “Guai al solo”. Pronunciava così un noto economista per marcare il bisogno di ognuno di noi dell’Altro, il divario che separa il Nord dal Sud deve essere colmato. Non è poco. Questo spinge tutti, a costo di sacrifici e rinunce, ad una serena riflessione sui metodi e sui tempi per iniziare una inversione di tendenza, finora in negativo, dell’intero sistema sanitario e, non da meno, anche sul sistema trasfusionale/donazionale della nostra Regione. Da alcuni anni, a dire il vero si era raggiunta, con la collaborazione e l’orgoglio di tutti i soggetti interessati, l’autosufficienza del sangue intero e del plasma in Puglia. Ora invece si assiste, in modo preoccupante, alla riduzione della quantità di raccolta di sangue intero con una crescita di richiesta dei malati/bisognosi. Come sempre nei momenti di crisi o di risultati negativi si salvi chi può: la colpa è sempre dell’altro. Questa non è una nostra difesa, anzi, vuole essere il principio di una consapevole collaborazione fra le Associazioni di donatori di sangue e l’ASL/Ta , come più volte sollecitato dal sottoscritto responsabile dell’Avis Provinciale di Taranto, Noi non vorremmo entrare nel merito o demerito di quanto sta accadendo, ma sicuramente lamentiamo la scarsa considerazione e collaborazione fra l’ASL in senso generale e le Associazioni di donatori di sangue. Pertanto, tutti insieme, ciascuno nel ruolo che gli compete, possiamo, anzi, i tempi che viviamo ci portano a dire dobbiamo lavorare insieme costantemente affinchè i nostri sforzi possano portare ad una ottimizzazione e a una razionalizzazione del “ Sistema Sangue “. A nostro avviso, qualcosa da subito si può fare, utilizzando strumenti e procedure che le norme ci impongono: a) La convocazione del Comitato di Dipartimento, che da anni non viene preso in considerazione, luogo in cui si potrà esporre in dettaglio tutte le problematiche e i metodi per conformarsi il più possibile alla programmazione e agli obiettivi che le regole ci obbligano; b) Confronto sul futuro della raccolta di sangue, previsioni per le autorizzazioni al 31.12.2014 e, a seguire, l’accreditamento delle strutture pubbliche adeguate ai requisiti tecnologici e strutturali che la direttiva impone per continuare le raccolte esterne, che ricoprono circa il 70% del fabbisogno di sangue intero per la nostra provincia; c) Stabilire quali strutture pubbliche potranno essere pronte a partire dal 1 gennaio 2015. d) Stabilire quale ruolo possono svolgere le Associazioni dei donatori di Sangue, insieme alle strutture trasfusionali, per superare momenti critici e di crisi come in questo periodo. La nostra operosità sarà sempre pronta a collaborare e quindi a contribuire a mantenere a livello di autosufficienza il fabbisogno di sangue intero ed emocomponenti nella nostra Provincia. Questa, per chi si adopera ad allievare le sofferenze dei bisognosi, è la soddisfazione di una responsabilità solidale di alto valore etico e di esempio per i giovani e per i nostri figli. Responsabile Avis Provinciale Taranto - Nicola Carenza 42 avvenimenti n. 14/16 - 26 luglio 2014 attualità n. 14/16 - 26 luglio 2014 MASSERIE SOTTO LE STELLE … INSIEME CON LA PIZZICA E … STATE INSIEME CON LA PIZZICA Presso la Sala del Mare della Camera di Commercio di Taranto si è svolta la conferenza stampa di presentazione degli eventi estate 2014 della Cia Confederazione Italiana Agricoltori, “Masserie sotto le stelle ... insieme con la pizzica“ che si terrà sabato 26 luglio con inizio alle ore 18.00 e si svolgerà in quattro masserie del territorio di Castellaneta e ”E ... state insieme con la pizzica“ organizzata in tre giorni da giovedì 7 a sabato 9 agosto in piazza Umberto 1° a Castellaneta. In questa particolare momento di crisi del settore agricolo la Cia è impegnata anche sul fronte della promozione, per cercare di valorizzare il nostro territorio, le bellezze artistiche e architettoniche, l’enogastronomia, mettendo in risalto i talenti del nostro territorio, per realizzare ciò collabora in sinergia con altre associazioni ed enti presenti sul territorio. I due eventi estivi sono stati organizzati dalla Cia Confederazione Italiana Agricoltori e dall’associazione culturale Gaia con il patrocinio di Regione Puglia, Unioncamere, Camera di Commercio di Taranto e Comune di Castellaneta. La manifestazione “Masserie sotto le stelle ... insieme con la pizzica“ 3a edizione è una iniziativa per far conoscere il nostro territorio e soprattutto le bellezze che sono parte integrante dell’agricoltura. Lo scorso anno la prima masseria ad essere visitata fu “Santa Margherita” in origine casina di caccia, ubicata in contrada Le Grotte di proprietà dell’Ing. Vito Miccoli. La seconda azienda, Masseria Scarano, la cui costruzione fu voluta dal sig. Nicola Scarano nella metà del secolo scorso, attualmente di proprietà della famiglia Miccolis. L’ultima azienda ad essere visitata fu la Masseria Specchia, un antico fabbricato risalente secondo il catasto onciario al 1750, condotta dalla famiglia Antonicelli, Leonardo e i nipoti Nicola e Rosanna. Anche quest’anno, come ormai consuetudine, non è stato svelato il nome delle masserie che saranno visitate, poiché le stesse saranno raggiunte in autobus dai partecipanti. In ogni masseria la storia e le tradizioni saranno raccontate direttamente dai proprietari e nelle visite è prevista la degustazione di vari prodotti e piatti tipici e, nell’ultima masseria, oltre alla degu- stazioni, il gruppo di danze popolari dell’associazione Gaia, composto da bambini ed adulti, si esibirà in balli della tradizione che si svolgevano proprio in queste masserie. Il costo del biglietto è di 25 euro comprensivo del viaggio e della degustazione dei prodotti. La manifestazione ”E ... state insieme con la pizzica“ 7a edizione quest’anno si articolerà su tre serate e si svolgerà in piazza Umberto 1° a Castellaneta e vedrà la partecipazione di altre associazioni del territorio in sinergia con Cia e Gaia. Il programma prevede: il 7 agosto corteo di carrozze e cavalli organizzato dai Cavalieri di San Domenico, sfilata di auto storiche a cura del Club Volare di Polignano a Mare, sfilata di abiti per bambini a cura di Baby Fashion, balli e canti con Gabriella Sergio e Pasquale Losito e canti con Laura Perniola, sfilata di moda del noto stilista Michele Gaudiomonte, la serata sarà condotta da Piero De Lucia del cast di Mudu; l’8 agosto sfilata di auto Fiat 500, premiazione del quadrangolare di calcio e concerto dei Terraross; il 9 passeggiata delle 12 chiese di Castellaneta in collaborazione con il Club Runner, balli a cura dell’associazione Gaia, la serata sarà condotta dal cabarettista lucano Dino Paradiso. In piazza ci saranno i gazebo delle produzioni, l’artigianato locale e quelli della gastronomia. Tre serate quindi all’insegna della valorizzazione dei talenti, dell’enogastronomia, della spensieratezza e del sano divertimento. Alla conferenza stampa erano presenti al- cuni bambini vestiti con i costumi caratteristici dell’associazione Gaia, il Presidente della Camera di Commercio di Taranto Luigi Sportelli, il past president della CCIAA Emanuele Papalia, lo stilista Michele Gaudiomonte, Roberto De Petro (direttore delle testate Telenorba Verde, Telepuglia ed Agrisud), Carmela Losito (vicepresidente associazione Gaia), diversi soci dell’associazione e collaboratori della Cia di Castellaneta, Francesco Passeri (presidente Cia Taranto), Vito Rubino (direttore Cia Taranto), la troupe di ViviCastellaneta con il direttore Francesco Tanzarella, Daniele Lavarra e Mirko Quarto, numerosi giornalisti delle varie testate televisive e giornalistiche; a tutti loro va il nostro ringraziamento per l’attenzione che dedicano a tutte le iniziative della Cia e dell’associazione Gaia. Un doveroso ringraziamento alla Camera di Commercio che ha voluto ospitare la presentazione degli eventi alla stampa. Mino Noia PARMA CLUB GINOSA: PRESENTATA ISCRIZIONE ALLA SECONDA CATEGORIA Come vi avevamo annunciato nel comunicato precedente, il Parma Club Ginosa proseguirà il progetto iniziato nella stagione scorsa. La domanda di iscrizione al campionato di Seconda Categoria è stata presentata in Federazione e ora, si resterà in attesa del prossimo comunicato ufficiale della Figc Puglia. Nel contempo, alcuni tesserati (che avevano espressamente richiesto tale opzione) sono stati svincolati nei termini stabiliti. La Società ricorda agli interessati, che sarà possibile partecipare ai primi allenamenti stagionali che dovrebbero svolgersi nella seconda metà di agosto. Baldassarre (Baldo) D’Angelo Addetto Stampa Parma Club Ginosa Pubblicità pagina intera 43