Donne al timone: Carla e Tiziana passione dalle radici

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Donne al timone: Carla e Tiziana passione dalle radici
PROTAGONISTE NELLA SELEZIONE
Donne al timone:
Carla e Tiziana
passione dalle radici
Carla e Tiziana Pattonieri, con Anna ed Elsa, a Cumignano sul Naviglio in provincia di Cremona
di Marie Vida
L
e sorelle Pattonieri, Anna, Elsa,
Tiziana e Carla, cresciute nella
campagna di Cumignano, suggestivo
paese agricolo tra Crema e Soncino,
in provincia di Cremona, sono state presto coinvolte dalla profonda
passione del padre Celeste per la
sua terra ed il suo lavoro. Nel 1979,
egli, dividendosi dal fratello, decide
di costruire una nuova stalla per 70
capi su un terreno fuori dal paese
e cointesta le quattro figlie nella
gestione. “Un gesto coraggioso, fu
un pioniere, nel coinvolgere le figlie,
senza la remora di avere “nessun maschio”- osservano le figlie Adina, Carla e Tiziana. – Nostro padre sapeva
precorrere i tempi e accoglieva con
entusiasmo tutte le innovazioni che
si presentavano: dalla sala di mungitura, agli autoalimentatori, all’unifeed, al back flushing in sala, siamo
sempre stati tra i primi ad impiegarli.
La sua scomparsa, lo scorso agosto,
ci ha lasciato un grande vuoto. Noi
siamo cresciute insieme a lui, sui
trattori, ci piaceva aiutare e portiamo con noi tanti bei ricordi, come
del periodo in cui si produceva mais
da seme; una gran fatica, quando
c’era da cimare, ma allora non pesava e alla fine si faceva un bagno nel
Naviglio”.
Carla, la più giovane delle quattro sorelle, ha frequentato l’istituto
Agrario Stanga di Cremona e poi la
facoltà di Agraria di Milano, creando
le basi per diventare una brava agronoma, e da oltre vent’anni conduce
l’azienda di famiglia, con la collaborazione della sorella Tiziana. Carla
coltiva la campagna, fa piani colturali, concimazioni, rotazioni, contabilità e supervisiona mungitura e stalla,
con l’aiuto di un mungitore e due
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BIANCONERO . NOVEMBRE 2012
Da sinistra Tiziana, Carla con il figlio Giovanni Celeste e Anna Pattonieri
operai per la campagna. Tiziana si
dedica ai vitelli, cura la pulizia delle
cuccette e del controllo calori e si
prende cura di Giovanni Celeste, il
figlio adolescente di Carla, anche lui
spesso coinvolto nei lavori aziendali.
“Abbiamo fatto la scelta di lasciare
fuori i nostri mariti dall’azienda,
spiegano le Pattonieri - per qualsiasi
decisione ci consultiamo e decidiamo noi quattro sorelle.”
L’allevamento al Podere Giardino munge circa 170 vacche con
una media che da tempo supera
costantemente i 110 quintali (nel
2011, 11.692 kg con 4,31% di grasso
e 3,37% di proteine), 155 vacche
indicizzate hanno media PFT 691 –
Rank 91 – oltre ad avere buonissimi
dati gestionali, quali 129 giorni parto
concepimento, 2.3 interventi per
gravidanza e 26.3 mesi di età al primo parto. Sono dati che descrivono
in pratica quello che sostiene Carla
Pattonieri: “La genetica è importante,
ma non bisogna lasciarla mai sola”.
■ Carla, come è strutturata l’azienda agricola?
Sono una settantina di ettari coltivati, di cui 40 a mais di primo raccolto,
la maggioranza trinciato e il resto
destinato a granella. Sugli ettari rimanenti coltiviamo erba medica, il cui
primo taglio, da anni, viene insilato
e usato nella razione estiva delle vacche da latte, per rendere la miscelata
appetibile e con maggiore umidità
intrinseca. Questo permette di mantenere costante la produzione anche
nei periodi più caldi, accanto ad una
corretta ventilazione con 6 ventilatori verticali a pale di 7 metri di diametro. La stalla è stata ristrutturata nel
2005, per aumento del numero dei
capi e della quota latte, con una nuova sala di mungitura 10 + 10 a 70°.
Siamo riusciti a collegare in modo
armonico la struttura originale ad U,
costruita da nostro padre, ricavando
dallo spazio centrale adibito a paddock 240 cuccette, metà delle quali
per le vacche in lattazione e metà
per asciutte e rimonta, migliorando
efficienza e benessere.
■ Che scelte avete fatto sui tori, in
passato e attualmente?
All’inizio preferivo utilizzare tori canadesi, poi, dato che il nostro obiettivo non era avere soggetti da mostra,
ma animali con maggiore spinta
a latte, mi sono orientata sui tori
americani e attualmente i tori sono
italiani in maggioranza. Uso il 15%
o più di tori in prova di progenie e
ho iniziato ad utilizzare i genomici.
Di un toro mi piace la struttura forte
e aperta, ma, nella scelta, il primo
criterio è la mammella, poi il latte e
i kg proteine. Conferendo il latte alla
Latteria Soresinese, ci si confronta
con una media di caseificio molto
alta, che è uno stimolo a lavorare bene e, con una media di 116 quintali,
non è irrilevante. Il problema attuale,
nella scelta di un toro, è ridurre la
consanguineità. Per questo intendo
utilizzare un piano di accoppiamento, come il WebPac. E poi c’è un altro
criterio per la scelta dei tori…
La prima stalla delle vacche da latte fu costruita da Celeste Pattonieri fuori paese, in un
campo dal nome “Giardino” da cui prese il nome il podere. Originariamente con una forma
ad U, è stata ristrutturata nel 2005 per ospitare cuccette ed un numero di vacche maggiore. “Siamo contente di essere riuscite a fondere bene le due strutture ed il paddock - dice
Carla Pattonieri - La stalla è molto funzionale, con la sala mungitrice di testa 10+10, semiparallela a 70°.”
I vitelli sono svezzati a tre mesi, dal decimo giorno viene messo a disposizione un mangime medicato che viene aumentato sino ad un kg al giorno. Dal secondo mese viene
somministrata una miscelata secca appositamente preparata per loro, a base di fieno di
medica, loietto, mais e sali minerali. Il programma consente un bello sviluppo delle manze,
che vengono fecondate sui 14-15 mesi e partoriscono con un’età media di 26,5 mesi, media in calo, dagli ultimi dati di stalla. Le primipare arrivano in produzione con una media di
30 kg, alcune di 35
■ Quale?
A qualcuno fa sorridere, ma quando
scelgo un toro mi lascio influenzare
dal colore del mantello: mi piace
bianco, fiorito, del tipo di animali
che dava Allegro. Nasce dal fatto che
mio figlio si era affezionato ad un vitello con questo mantello e, quando
abbiamo dovuto venderlo, cercavamo di averne di simili che lo sostituissero, per non dispiacergli. Ho usato
molto Shottle e Blitz anche per questo motivo. Le vacche bianco fiorite
balzano all’occhio più facilmente e
attraggono la mia attenzione, dato
che passo tanto tempo in stalla e fa
piacere avere intorno animali che mi
piacciono. Ho notato che sono delle
vacche forti, sempre in mangiatoia.
Credo anche che la prevalenza di
bianco le renda anche più resistenti
al caldo.
■ Usa seme sessato?
Solo sulle manze, il costo è maggiore, ma ci permette di fecondare le
manze a 14-15 mesi e avere meno timori per il parto, sperando che effettivamente nasca femmina. Nel 2011
sono nate 94 femmine e 64 maschi,
per quest’anno l’obiettivo è arrivare
a 100 femmine.
■ Lavora da sempre nell’allevamento, ma, come donna, si sente una
mosca bianca?
No, mi sento perfettamente integrata
e non ho mai avvertito diffidenza o
differenza dai miei colleghi, quando mi confronto con loro. Per me
lavorare qui è stato naturale e sono
cresciuta in questa attività. Il nostro
è un lavoro impegnativo e richiede
passione, attenzione, sacrificio, basta
un attimo di distrazione per correre
grossi rischi. Purtroppo ci si lascia
spesso prendere, un po’ troppo,
dall’impegno e ci si chiude un po’,
riducendo il tempo dedicato a se
stessi o alla famiglia, ma sono felice e
sto bene qui, altrimenti non avrei dipinto le pareti del mio ufficio di lilla,
il mio colore preferito. Vivo in modo
diverso. A volte, quando vado in città,
vedo le persone per strada correre
frenetiche e mi sento fortunata a vivere in mezzo alla natura, mi riempie
di gioia e non cambierei mai mestiere. È bello il contatto con gli animali,
poterli accudire, venire incontro ai
loro bisogni e interpretare se stanno
bene o male.
■ Che cosa prevedete di fare, nel
futuro del vostro allevamento?
Certamente non di arrivare a 600
vacche, l’azienda è già abbastanza
impegnativa così com’è. La stalla è
stata migliorata ed incentrata sulle
vacche in lattazione, quello che
manca ora è una struttura adatta per
ospitare gli animali più giovani. L’obiettivo è di mantenere costante il
numero di capi e aumentare la produttività, anche se siamo già arrivate
ad un buon livello.
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