di Marie Vida
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di Marie Vida
COLLABORAZIONI CO O LL LL A A BB O O RR A A ZZ II O ON N II C ALTA PRODUTTIVITÀ EFFICIENTE di Marie Vida Poco distante da Padova, i fratelli Codogno conducono un’azienda agricola da latte tra le prime per produzione nella provincia e significativa per efficienza e razionalità per la propria regione e per tutto il mondo dell’allevamento da latte. S e parliamo di costi rapportati ai benefici, per un’azienda produttrice di latte che mantiene una media intorno ai 100 quintali, ottimizzando i costi in rapporto ai benefici, siamo di fronte ad un esempio di impresa sicuramente cardine della realtà economica del proprio paese. Questo è l’allevamento Orfeo dei fratelli Stefano e Tiziano Codogno di Vigonza, con 120 vacche in mungitura che hanno chiuso il 1997 con una media di 11.190 (3,37% di grasso e 3,18% di proteine), ed è un risultato ottenuto controllando diligentemente i costi e, come in ogni successo produttivo, con concomitanza di scelte oculate e continuità di attenzione scrupolosa per gli animali. Stefano Codogno considera la media produttiva come qualcosa di facilmente variabile. “Siamo arrivati ad avere questo esito anche perché, nella selezione, il toro con indice latte alto è sempre stato il nostro preferito, ma mantenere costantemente una media alta negli anni, è una questione di passione e anche di fortuna, perché è facile perdere 3 o 4 quintali in circostanze particolari, climatiche o incidentali”. Stefano ha quindi introdotto nella normale routine di stalla, una serie di pratiche che contribuiscono a minimizzare questi eventi e a rendere maggiore il comfort delle vacche: “La mungitura ogni 12 ore “secche”, con tolleranza di 5-10 minuti solo al mattino, perché sono più riposate. Poi effettuiamo il pareggio degli unghioni due volte l’anno su ogni vacca, al passaggio di gruppo dalle fresche alle meno produttive ed all’asciutta. Si tratta di un lavoro faticoso, ma è un aspetto che si impara a curare vedendone continuamente i risultati positivi. Pratichiamo il pareggio secondo il metodo olandese ed ho notato che, con questo schema di intervento, le vacche vanno in asciutta senza quei piccoli problemi, come ulcere o ammaccature che creano disagio e perdite produttive. Se penso alla sofferenza che ci provoca un paio di scarpe non adatte, posso immaginare quella di un animale che fatica a muoversi ed in più deve produrre”. Il benessere della vacca è un argomento che sta particolarmente a cuore a Stefano, che recentemente ha frequentato il corso di esperto di razza per migliorare le proprie conoscenze personali, ma esclude di poter entrare nel circuito delle mostre con i propri animali, perché le considera eventi stressanti per le vacche. Stazione di monta L’azienda è condotta interamente dai due fratelli Codogno, con l’aiuto di un’altra persona a tempo parziale Stefano si occupa in prevalenza della stalla e della mungitura, ma spesso interviene anche Tiziano, quando è libero dall’attività agricola di cui è competente, nei 10 ettari di proprietà Da sinistra: Tiziano e Stefano Codogno e 20 in affitto, divisi tra la produzione di mais e loietto. Entrambi i fratelli praticano mascalcia e fecondazione artificiale, poiché queste attività sono una sorta di tradizione familiare. Infatti, dal dopoguerra fino agli anni 80, i Codogno hanno gestito una stazione di monta pubblica, dove gli animali venivano accompagnati per essere fecondati dal toro e, a richiesta, al servizio si univa anche il pareggio degli unghioni. “Nostro padre Orfeo, al quale abbiamo dedicato l’allevamento usando il suo nome come prefisso, teneva per questo servizio tori di diverse razze, un paio di razza Frisona, che andava ad acquistare nel cremonese e poi di razze Grigio Alpina, Charolais, Friulana o meticci, secondo le diverse richieste degli allevatori del posto. Le vacche venivano accompagnate lì per essere fecondate, oppure andavamo a prenderle con il trattore e ricevevano fecondazione e pareggio”. La famiglia di Orfeo Codogno mungeva già una ventina di vacche, tra le quali una decina di vacche importate direttamente dall’Olanda nel 1972, quando decide la chiusura del27 BIANCO NERO 6/98 K Y C M - p. 27 Stefano con una Aerostar sotto contratto pronta al parto la stazione di monta, a seguito della diffusione della fecondazione artificiale. Fu questa l’occasione per costruire la stalla all’aperto con lettiera permanente e, nel 1986, aggiungervi la sala di mungitura, acquistando anche delle manze nelle zone di Brescia e Vicenza. Intanto Tiziano si abilita alla pratica di fecondazione artificiale e successivamente anche Stefano, per partire subito con un programma di selezione dell’allevamento. Aggiunge Stefano: “Per latte, chili di proteine e mammelle, ma, come dicevo, il latte alto ci ha sempre attratto, anche a costo di una mammella media. Nelle scelte dei tori, ai valori relativi all’angolo del piede non dedico molta attenzione: secondo il mio punto di vista, fa molto di più per i piedi corretti un buon pareggio che fecondare con un toro +2 in questo carattere. Negli accoppiamenti cerco di fare una scelta migliorativa, ma sono un fanatico dell’incrocio secondo le linee di sangue. Una volta ottenuti i dati dei tori, confronto il loro lineare con la morfologia della vacca che devo accoppiare, ma i tori delle prove di progenie li accoppio casualmente, come deve effettivamente essere, altrimenti che affidabilità daranno le prove? Mi piace seguire le classifiche e ho sempre voglia di provare i nuovi tori. Per questo motivo uso i tori di prima uscita, non in grande misura, ma subito. Poi vedo se si confermano nella seconda ed, eventualmente, li ricompro. Cerco di sceglierli con attendibilità alta, ma ho sempre un grande numero di figlie di tori diversi in stalla, un fatto che spesso i tecnici mi contestano. Unica eccezione, le Atreius di cui ho 10 figlie di cui 8 in mungitura, sinora dai risultati validi; infatti mi riprometto di riusare il toro. In generale sono contento delle figlie dei tori italiani, a parte qualche eccezione nelle progenie, anche dei tori non più recenti, come Complete, Pinestar, Gegania Chairman Arlinda, Sting. In particolare la linea Chairman è quella che ha dato gli animali che preferisco, come la vacca che è attualmente rank 99, Orfeo Aerostar Iberia (Aerostar x Gegania C.A.). Spesso a casa mia, tori che non hanno una enorme reputazione hanno dato ottimi risultati. È il caso di una delle mie vacche sotto contratto, una Aerostar figlia di una Bell Shogun, un toro poco noto che avevo scelto proprio perché alto a latte. Questa vacca di terzo parto, con nonna Complete, è convenzionata con due Centri per i maschi che nasceranno dagli embrioni trapiantati in allevamento con Bristol, Mattie G e Demand”. Gli animali dell’allevamento Orfeo hanno una media ILQM di 940, con 829 di latte ma, spiega Stefano, i loro sforzi di selezione si sono rivolti anche ad ottenere un superiore livello di sanità del prodotto. “Il nostro latte è sempre stato usato per uso alimentare, quindi ci siamo concentrati a migliorare la media di cellule somatiche e la carica batterica. La conta delle cellule era attestata su valori alti che non riuscivamo ad abbassare e quindi decidemmo, nel 1994, di fare una seconda trasformazione della stalla dalla lettiera permanente. Nel sistemare le cuccette poi, abbiamo approfittato per ristrutturare anche le corsie in modo più funzionale. Subi- to dopo la sistemazione, la conta delle cellule è scesa alla metà ed ora si mantiene sotto le 150.000. Il nostro latte ha ricevuto una media di 44 lire di premio nel 1997”. La latteria, alla quale sono arrivati a conferire da 2 anni - dopo essere passati attraverso una serie di esperienze in cooperativa, in gruppi di produttori, come conferenti di una grande industria e poi di caseifici privati - attua una politica di remunerazione della qualità che ha ovviamente prodotto un miglioramento marcato sul livello medio del latte dei suoi conferenti. Ogni punto decimale superiore a 3,25% per le proteine viene pagato 16 lire, 4 lire per il grasso sopra il 3,70%, le cellule sotto le 150.000 ricevono 30 lire. Lo scorso anno ai conferenti esterni l’azienda ha liquidato un prezzo medio di 768 lire, con una media di 40 lire di premio, mentre i soci della cooperativa hanno diviso con gli utili un prezzo di 788 lire. La destinazione del latte lavorato è prevalentemente diretto alla produzione di latte fresco, gelati e yogurt, per i quali questa azienda lattiero-casearia ha sviluppato un’interessante nicchia di mercato locale. Bassi costi Il grasso nel latte non è particolarmente alto nelle loro medie produttive, precisa Stefano Codogno, non solo per il tentativo di recuperare qualche quintale di quota latte, ma soprattutto per l’introduzione di un nuovo prodotto alimentare, il pasto- La stalla delle vacche recentemente ristrutturata a cuccette e sistemata nelle corsie 29 BIANCO NERO 6/98 K Y C M - p. 29 ne di mais: “Non avendo delle grosse realtà aziendali in zona con cui confrontarsi, abbiamo iniziato a produrre il pastone integrale senza esperienza; è risultato un po’ umido e la quantità che abbiamo messo nella razione forse troppo alta. Ora, modificando la fermentescibilità, abbiamo migliorato: ne diamo 6 kg, con 18 di insilato, 3,5 kg di fieno di medica che acquistiamo, 2 kg di cotone, 1 kg di farina di mais e 4,5 kg di nucleo grassato al 33% di proteine, 100 grammi di carbonato di calcio e 100 di bicarbonato di sodio e 1,5 kg di lievito di birra liquido, un sottoprodotto della lavorazione di una distilleria qui vicina. Lo acquistiamo ogni 15 giorni e lo conserviamo in una cisterna da vino seminterrata per mantenerlo più fresco ed abbiamo riscontrato risultati migliori con questo prodotto che non con il melasso e con i lieviti secchi. Questa è la razione base, che viene data alle vacche del secondo gruppo. A quelle del primo gruppo, che hanno un numero tenuto fisso di 24, per corrispondere a due giri di sala mungitura, viene aggiunto mezzo chilo di nucleo. Alle manze diamo 8 kg di polpe di bietola soppressate che acquistiamo in campo in agosto ed insiliamo noi, 3,5 kg di paglia e uguale quantità di fieno, 1,8 kg di nucleo al 30% di proteine, 2 kg di lievito di birra. La razione è la stessa per le asciutte, alle quali vengono aggiunte vitamine del gruppo ADE, mentre alle manze vengono date solo nel gruppo di fecondazione”. L’impostazione aziendale dei fratelli Codogno, basata sull’efficiente bilanciamento tra costi e ricavi, si riflette anche sulla filosofia alimentare: “Mi capita di sentire allevatori che spendono milioni al mese in vitamine o integratori. Certo, anch’io do una ‘passata’ di ADE 7 giorni al mese nelle fresche, ma credo che le vitamine debbano venire naturalmente dagli ingredienti della razione e non possano essere usate per sopperire sistematicamente alla scarsa qualità delle materie prime”. L’uso dell’unifeed è cominciato nel 1985. Da poco è stata invece introdotta la pratica di dare fieno in accoppiata con una parte di unifeed fino a 3-4 giorni dopo il parto e poi iniziare con l’alimentazione normale, per evitare qualche blocco ruminale e farle partire meglio, una volta nel gruppo. Tuttavia la maggiore innovazione, oltre ad arrivare ad un numero di animali intorno ai 150 è introdurre un robot di mungitura, secondo Stefano, una nuova frontiera dell’allevamento da latte. “Sia io che mio fratello siamo concordi nel pensare che con 150 vacche sia indispensabile una persona fissa per la mungitura e, con la difficoltà di reperimento dei mungitori, l’alternativa resti solo il robot. Aspettiamo che si arrivi con una maggiore competizione di ditte produttrici che consenta una diminuzione dei prezzi. Negli allevamenti dove ho visto funzionare il robot di mungitura, dicono che cambi soprattutto il tipo di impegno che è richiesto all’allevatore, non più la presenza fissa a certe ore del giorno e della notte, ma una supervisione quotidiana, con una maggiore flessibilità d’orario”. 30 BIANCO NERO 6/98 K Y C M - p. K - p. 30