S. Antonio / Locatelli: attenzione alla gestione

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S. Antonio / Locatelli: attenzione alla gestione
PROTAGONISTI NELLA SELEZIONE
S. Antonio / Locatelli:
attenzione alla gestione
L’allevamento della famiglia Locatelli alla cascina
Sant’Antonio di Castelvisconti in provincia di Cremona.
di Marie Vida
C
astelvisconti, un piccolo borgo con un’imponente
chiesa, domina le ultime propaggini della provincia
cremonese verso il bresciano, dalla costa che guarda il
bacino del fiume Oglio. È una campagna verde e rigogliosa, costellata di diverse belle ed efficienti aziende agricole, sia sulla riva destra e sinistra del fiume, per coincidenza geografica e territoriale. Una di queste è l’azienda
della famiglia Locatelli alla cascina S. Antonio, fondata,
come tante, dai diversi ordini monastici che hanno reso
coltivabile ed irrigua la Pianura Padana, da zona paludosa
e soggetta a piene a territorio agricolo dall’eccezionale
e unica produttività, una qualità che, nel nostro tempo,
viene considerata marginale rispetto ad altri interessi di
sfruttamento del suolo. La famiglia Locatelli si è stabilita
su questo allevamento negli anni sessanta, passando dalle Brune alle Frisone negli anni settanta; ha aumentato
progressivamente, fino a tre anni fa, il numero di vacche
ed ha acquistato quote per arrivare all’attuale quantità
di oltre 60.000 quintali. “Vicende complesse, quelle con
le quote, compensate nell’anno in cui avevamo sforato
e soggette a multa quando avevamo prodotto con fiducia”, commenta Enrico Locatelli, conduttore dell’azienda
insieme con il padre Ezio, lo zio Carlo e la cugina Laura
che, mentre prosegue gli studi di agraria all’Università
di Piacenza, si è sostituita al padre Valter, recentemente
scomparso. Enrico pratica anche la libera professione
veterinaria nel circondario, a margine dell’impegno a
casa. L’azienda agricola è composta di circa 300 ettari
divisi in tre diverse compagini confinanti tra loro, in una
delle quali vengono anche tenute le manze da dieci mesi
di età, fino a sette mesi di gravidanza. Si coltiva mais per
silo, granella e pastone, loietto per insilato e, nelle annate
favorevoli, sorgo estivo nei campi poco irrigui, destinato
a insilato per i giovani animali dell’allevamento. Enrico
sottolinea di come abbiano voluto impostare la gestione
sull’economicità di tutti gli aspetti di questo allevamento, con analisi sempre molto approfondite e controlli
continui sulla convenienza di ciascuna scelta, sia essa
alimentare, sanitaria, genetica, agronomica o investimento umano o strutturale. Il risultato è un’azienda dai dati
medi descrittivi di gestione su un livello ottimo Ecofert
(Rank 96), che si basano su un Linear Score Cellule di
2.85, 61 giorni di Parto/1a fecondazione, età al primo parto di 25.2 mesi, 117 giorni parto-concepimento. E anche
i dati genetici non sono da meno, con una media di PFT
940, Rank 98 su 444 vacche indicizzate. Le medie produttive continuano il trend con medie degli ultimi tre anni
di 10.937 kg, 11.242 kg e 11.012 kg. con proteine 3,28%,
3,32%, 3,29% e grasso 4,04%, 4,10% e 4,13%. “Lo scorso
anno – dice Enrico – “abbiamo venduto 188 femmine da
vita, oltre 120 vacche da macello. Oggi in mungitura ci
sono 506 vacche e abbiamo in carico 850 manze.”
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Laura ed Enrico Locatelli nell’azienda S. Antonio di Castelvisconti (CR)
Antico e moderno alla cascina San Antonio: il possedimento dei
monaci di Santa Maria della Scala che nel quattrocento resero fiorente questa parte di campagna, e le strutture costruite per rendere più funzionale l’odierna azienda agricola. Sembra che la cascina
fosse unita alla chiesa del paese da un camminamento sotterraneo,
per consentire ai monaci che lavoravano in campagna di accedere
alle funzioni religiose
■ Come fate ad avere un numero così alto di femmine
da vendere?
Enrico Locatelli. “Buona fertilità e seme sessato, direi. Ho
limitato l’uso del seme sessato su manze, primipare e
secondipare, altrimenti l’allevamento cresce troppo: ci
troviamo in una zona vulnerabile dal punto di vista ambientale e, con i nitrati siamo al limite consentito. Delle
188 femmine, 30 erano manze gravide, 8 post parto e
150 pluripare. Sono molto richieste anche le vitelle entro i 40 giorni e, considerato il rapporto tra costi e ricavi
per allevarle, si arriva ad un margine di guadagno simile,
nella vendita tra una manza ed una vitella. Il nostro acquirente è un allevatore che ci chiede latte e sanità, con
il certificato, ma non è prioritario l’interesse per la genetica di livello.
La stalla delle vacche da latte ospita i due gruppi principali in lattazione, per un totale di circa seicento capi. La sala di mungitura
è contigua alla stalla. L’ultimo gruppo di mungitura è dedicato alle
vacche con mastite. Per le vacche in parto si utilizza la vecchia sala
della prima stalla costruita, che viene mantenuta per poter dare ai
vitelli neonati il colostro entro le sei ore dalla nascita e per poter
meglio gestire il latte delle partorienti
Le tre vasche per i liquami nelle quali avviene la separazione per
tracimazione. La componente secca che rimane nelle due vasche
viene spostata meccanicamente con la pala idraulica, mentre il liquido che cade nella terza viene distribuito sui terreni con sistema
ombelicale. L’azienda Locatelli coltiva circa 300 ettari di terreno su
tre fondi aziendali confinanti
■ Tuttavia il vostro allevamento è Rank 98 e recentemente avete anche ospitato un incontro di allevatori per
mostrare le figlie dei tori... un po’ di genetica c’è!
gruppo post parto, dove si trova una settantina di vacche
per circa un mese; il numero degli animali varia, perché
in quello successivo, da 30 giorni a 200 di lattazione, è
fisso a 224, per via delle poste in mungitura. Dopo i 200
giorni c’è un altro gruppo fisso di 192 vacche. Un ultimo
gruppo che entra in mungitura è il gruppo delle mastitiche, sia le cliniche che le cellule alte. Sono dieci anni che
registro tutti i casi di mastite che si verificano e quindi
ho una casistica dettagliata. I costi indotti dalla mastite,
che sono calcolabili, ma non si riflettono solo sulla perdita di latte, i medicinali, il tempo maggiore dedicato. Da
gennaio sto sperimentando con altri allevatori la vaccinazione per alcuni microrganismi che causano la mastite,
per valutare se il costo vale i vantaggi.
Abbiamo presentato, durante l’incontro che si è tenuto
qui, le figlie di Watha, Active Conformer, Shaker, prese così com’erano in stalla, senza preparazione, per renderle
al naturale. Tendenzialmente, qui la selezione è stata fatta
con tori provati italiani. Il latte non è il principale obiettivo, grasso e proteine sì, e poi cellule e longevità. Normalmente il bugdet medio di spesa sulle dosi si aggira sui 10
euro. Scelgo tori tra i primi cinquanta, che, non essendo
estremi su nessun carattere, difficilmente spariscono, e
niente tori in prima uscita. I tori sessati che usiamo, di
solito, non sono alti sugli indici, ma sono tori che si non
si muovono molto nelle classifiche, perché hanno caratteristiche tali che non possono sparire tutte insieme. Le
prove di progenie finiscono sulle vacche problema, per
questo abbiamo poche figlie di tori giovani. In generale
i risultati sono buoni come fertilità, a differenza di quando abbiamo iniziato ad usare il seme di altre razze sulle
nostre Frisone.
■ Come mai avete fatto questa scelta?
Otto anni fa avevamo un periodo parto concepimento di
141 giorni e non era accettabile. Cercavamo anche una
migliore sanità generale. Abbiamo iniziato ad usare dei
tori di Rossa Svedese e successivamente, Montbeliard, su
questa con tori di primo livello. Dopodiché sono cambiate le cose, negli anni. C’è stato l’avvento del seme sessato holstein e la fertilità è migliorata però, in generale,
anche tutta la nostra gestione è migliorata. Oggi usiamo
la sincronizzazione dopo i 60 giorni dal parto e posso
dire che ci troviamo in una situazione in cui la fertilità è
a buon punto. Nel frattempo continuo ad usare il seme
sessato, che è un’eccezionale innovazione, ha ottima
fertilità, viene preparato con molta cura e lo uso anche
sulle vacche con calore naturale, con un tasso di concepimento del 40% sulle dosi utilizzate.
■ Le vacche sono divise in gruppi di produzione?
Per la produzione e anche per la sequenza di mungitura.
C’è un primo gruppo, nel quale le vacche rimangono
circa 7 giorni, che viene munto nella sala di mungitura
della stalla vecchia; abbiamo mantenuto in attività la sala
per poter dare il colostro ai vitelli il prima possibile e poter meglio gestire il latte che non va in cisterna. Quando
passa in mungitura nella sala principale, la vacca va nel
■ Come è impostata la gestione dei vitelli?
Il colostro entro le sei ore dalla nascita riusciamo a darlo
grazie alla sala di mungitura addizionale. Se non c’è il colostro della madre, diamo quello artificiale o il congelato
da vacche sane. I vitelli stanno in gabbiette, riscaldate da
infrarossi nella stagione fredda, per 48 ore. Poi passano
nella vitellaia, che è sempre composta di gabbiette individuali, fino ad un mese di età e sono alimentati con latte
di vacca e mangime secco da svezzamento, più acqua
a disposizione due volte al giorno in estate e una volta
in inverno. Dopo il mese vengono spostati in gruppi di
circa 14 pari età, vengono svezzati a 70-80 giorni, passano ad un mangime secco e poi all’unifeed delle vacche
fresche dopo i quattro mesi. Le manze vengono coperte
a 14 mesi con seme sessato, a 15-16 se uso il seme non
sessato. Sebbene abbiamo una età media al parto di 25.2
attualmente, l’obiettivo è di arrivare a 24 mesi. La vita
produttiva di una manza che partorisce giovane è più
alta: molti studi lo hanno dimostrato e noi lo abbiamo
continuamente sperimentato.
■ Dal 2008 in avanti avete una media di 110 quintali:
quali sono le azioni chiave che avete intrapreso per
mantenere una produzione alta?
Da quell’anno abbiamo migliorato diversi criteri e concetti di gestione, ritornando all’uso delle materie prime,
abbiamo una razione con un 64% di sostanza secca da
foraggi nella razione e meno di 10 kg di concentrato. La
razione è molto efficiente, con un indice di conversione
della stalla dell’1,55, costante. Attenzione particolare
all’alimentazione e anche alla fertilità, perché il segreto
sta nel mungere vacche fresche, il che ci porta ad avere
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sto ci dedichiamo meglio alla fecondazione, non avendo
parti e pochi vitelli da seguire, solo quelli nati nel mese
precedente. Il vantaggio è anche sul personale che lavora in azienda, perché riusciamo meglio a fare le rotazioni
per le ferie.
■ In termini di benessere animale, che provvedimenti
adottate?
I vitelli rimangono nella vitellaia a gabbiette individuali fino ad un
mese di età per poi esser trasferiti in gruppi progressivamente
più grandi, fino al nono mese di età, quando vengono trasferiti in
un’altra sede aziendale, dove rimangono sino al settimo mese di
gravidanza. In luglio, agosto la vitellaia rimane vuota, per l’assenza
di parti nella stagione estiva. “Grazie a questa scelta, siamo in grado di avere il “tutto vuoto” che è l’arma migliore per combattere i
batteri nelle zone dei vitelli”, dice Enrico Locatelli
in mungitura vacche che hanno 165 giorni di media di
lattazione (da 130 a 185), nonostante abbiamo un periodo di circa un mese, dal 10 ottobre al 15 novembre, in
cui sospendo la fecondazione, per non avere parti dalla
metà di luglio alla metà di agosto. Questa decisione è nata dall’osservazione del numero elevato di vacche eliminate in seguito al parto estivo. In seguito, però, abbiamo
osservato che ha avuto alcuni effetti collaterali positivi,
come poter fare il “tutto vuoto” nella vitellaia, che è la
miglior arma contro i batteri. Inoltre, nel periodo di fermo della fecondazione, si accumulano i parti che non
sono avvenuti d’estate, ai quali ci possiamo dedicare con
maggiore attenzione, mentre, al contrario, in luglio-ago-
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Diamo a tutte le vacche spazi adeguati, paglia sulle cuccette e il gruppo preparto su lettiera. Distribuiamo la
paglia dopo averla trinciata in un carro unifeed, con aggiunta di acqua e calcio carbonato e calce idrata per alzare il pH delle lettiere e la crescita dei batteri. Abbiamo
il rinfrescamento degli animali in tutti gli stadi di lattazione e asciutta e dei lunghi abbeveratoi all’uscita della sala
di mungitura. E la miscelata fatta sempre bene, per cui
abbiamo uno scarto del 2-3%. Il pareggio degli unghioni
viene praticato dopo il parto sistematicamente, più il
pareggio dei posteriori alle gravide di 4-5 mesi. Abbiamo
una vasca per piedi all’uscita della sala di mungitura, attivata quattro giorni alla settimana che diventano sei, nel
periodo estivo.
■ Quali sono gli obiettivi futuri che vi ponete?
Proseguire a diminuire la mastite, cosa che sta avvenendo, ma che deve continuamente essere in obiettivo, per
continuare ad avere una media di Conta Cellule Somatiche più bassa delle 160-180 mila annuali. Come numero
di animali siamo stabili, ma le produzioni individuali dovranno crescere, con grasso e proteine, fertilità e indice
di conversione alimentare, cercando sempre di andare a
vedere le aziende migliori ed imparando da loro.