Aria di ottima gestione

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Aria di ottima gestione
PROTAGONISTI NELLA SELEZIONE
Aria di ottima gestione
di Marie Vida
L’allevamento di Michele ed Andrea Porcari a Fidenza in provincia
di Parma, 10338 kg di media latte e 90 giorni tra parto e concepimento, linear score cellule 2.42,
nella zona tipica di produzione del
Parmigiano Reggiano
M
ichele Porcari mostra un iniziale stupore che Bianconero
si interessi all’azienda che gestisce
con il fratello ed il padre: a detta
sua, piccola e molto simile ad altre
della zona. Ciò che la rende speciale
è l’eccellente livello delle medie dei
principali caratteri gestionali, che ci
hanno portato a voler approfondire
la conoscenza di questo allevamento
della provincia di Parma: media di 83
giorni tra parto e prima fecondazione, 90 giorni di parto-concepimento,
74% di vacche gravide alla prima
fecondazione, un trend costante di
crescita di produzione dal 2001 fino
ai 10337 kg di oggi.
“Ah, beh – commenta – quei numeri ci devono essere per forza: il
latte c’è perché ci sono i parti e son
le fresche che fanno il latte, altrimenti le medie stanno alte per un anno,
ma poi non durano”.
In poche parole, Michele ha chiarito le linee fondamentali della gestione dell’allevamento da latte, grande o piccolo. “La stalla è il fulcro
dell’azienda e io faccio sempre in
modo di attraversarla, quando mi
devo spostare da una parte all’altra,
per tenere d’occhio gli animali, osservare i calori, specie quelli che si
vedono poco. Non uso il computer,
ho diverse agende che riguardo tutte
le mattine, e posso dire di conoscere
a memoria tutta la situazione… per
questo riesco a fecondare presto!”.
La via Emilia costituisce una barriera al di là della quale, lasciate
strade, tangenziali, rotonde e centri
commerciali, il paesaggio di Fidenza
si inclina e si addolcisce nelle colline che diventeranno Appennino.
La brezza più fresca già si sente alla
cascina Fenilazzo a Fornio di Fidenza
che, sebbene in pianura, guadagna
qualche grado di benessere dalla vicinanza. Linda e ordinata, nell’azienda della famiglia Porcari si avverte
decisamente la sensazione che ogni
cosa venga fatta con cura, dedizione
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BIANCONERO . OTTOBRE 2006
La famiglia Porcari, da destra Valentino, Andrea, Michele con la moglie Lorella e la figlia
Gaia
Il “fenilazzo” che da il nome alla cascina. Le grandi porte finestre scorrevoli erano state
poste per facilitare i lavori nella stalla delle vacche legate. La struttura è stata trasformata
a lettiera permanente ed ospita le vacche asciutte. Grazie alle ottime prestazioni riproduttive della mandria, tutti gli anni sono disponibili alcune manze e vitelle per la vendita
e competenza: “Il nostro lavoro è
fatto di tante piccole cose che non
sempre sono chiare a chi sta al di
fuori – dice Michele – o le fai con
amore, altrimenti è meglio che cambi mestiere”.
IL FENILAZZO
La famiglia Porcari si trasferisce alla
cascina Fenilazzo nel 1929, l’anno
dopo nasce Valentino, il padre di Michele ed Andrea, che successivamente prenderà le redini dell’azienda. Il
nome della cascina è dato dal grande
fienile – una bella struttura con capriate e grandi finestre a volta che al
di sotto alloggiava la stalla delle vacche legate. L’azienda era fornita di
un caseificio nel quale si è lavorato
anche il latte delle aziende del circondario, fino agli anni 60. Nel 1972,
la decisione di risanare dalla TBC
porta un grosso cambiamento, il passaggio dalle vacche originali olandesi
e svizzere alla Frisona. Michele, testi-
A sinistra: dallo scorso febbraio è entrato in funzione il separatore di liquami e i suoi molti benefici si sono subito notati, sostiene Michele: “Un consumo minore di paglia, migliore gestione dei liquami, con un prodotto più pulito e nessun deposito sui prati: prima si doveva
sperare che piovesse perché il concime si sciogliesse”. Anche il residuo secco viene utilizzato per concimazione. A destra: la stalla dove
sono alloggiati i vitelli svezzati fino a 6 mesi di età. Dopo il parto, il vitello viene immediatamente tolto dalla madre: “Intervengo solo
se ci sono problemi, le vacche devono partorire da sole. Faccio in modo di dare il colostro nelle prime ore, tassativamente e non il prima possibile, tengo una scorta in freezer di colostro delle pluripare, lo scongelo e arrivo a dare anche 5 litri nelle prime 24 ore. Per una
settimana o 10 giorni il vitello beve tutto il latte della madre, praticamente fino a quando è idoneo ad essere conferito al caseificio. Poi
il primo giorno dimezzo il latte della madre con quello in polvere e poi passo ad un altro tipo di latte, con aggiunta di fieno, fino a 70
giorni. Ho una mortalità dei vitelli pressoché zero: se nascono vivi, stanno sani”
mone oculare, racconta: “Nella zona
erano le prime Frisone, delle manze
incredibilmente alte che venivano
dal milanese con nomi stranieri che,
qui, non si erano mai sentiti. Da quegli anni abbiamo adottato sempre
solamente la fecondazione artificiale,
con l’obiettivo di selezione, come
diceva mio padre al veterinario,“toro
buono e da spendere poco”. Poi mi
sono diplomato all’istituto agrario
di Fidenza, sono entrato in azienda a
tempo pieno ed ho frequentato un
corso di F.A. e di mascalcia. I tori che
sceglievo stavano nelle posizioni più
alte in classifica, con la convinzione
che, per spendere un prezzo medio
su una dose, era meglio comprare un
toro italiano che uno straniero. Anche adesso uso tori principalmente
italiani ed attualmente, dopo un periodo di pausa, ho ripreso ad utilizzare il Programma di Accoppiamento
Anafi che trovo molto comodo, sotto
diversi punti di vista. Seguo alla lettera le prescrizioni, ma, alla terza
fecondazione, passo al toro in prova,
di cui uso una percentuale, più o
meno intorno al 20%, con poche dosi per molti soggetti. Primo, ottengo
un risparmio sui costi, e poi ho la
genetica più nuova: del resto dalle
prove mi è uscita una figlia di Velox
che è stata punteggiata 88 punti!
Il mio scopo è avere delle vacche
che durino almeno 4 lattazioni, con
mammelle corrette ed arti, su una
taglia media: la vacca grande mangia molto e sporca molto, ma non
sempre produce di più… sui titoli
La stalla a cuccette delle vacche da latte, costruita nel 1999, con annessa sala di mungitura 5+5. Tra i dati positivi dell’allevamento Porcari spicca anche un’età media al parto
di 27 mesi: “Penso di abbassare ancora questo dato perché ho iniziato a fecondare a 15
mesi. Il costo di mantenimento delle manze è pesante, specie per i produttori di latte per
Parmigiano, come noi, cui è proibito l’uso dei trinciati per alimentarle. Prima entrano in
produzione, meglio è, ma non si può trascurare la loro alimentazione e tanto meno perderne i calori. Io cerco di passare spesso nella stalla delle manze, è vero che dicono che si
debba sostare e non solo passare, ma quando le conosci vedi ugualmente la differenza di
comportamento…”
di grasso e proteine non abbiamo
mai fatto una grossa selezione, anche
perché in passato non ci venivano
pagati, nel caseificio sociale di cui
eravamo soci. Ora facciamo parte di
un gruppo di commercializzazione
di allevatori delle vicinanze e conferiamo al caseificio Rinascente di
Fidenza. Stiamo più attenti alla qualità e anche alle caseine, abbiamo più
del 50% delle vacche con caseine
positive per la trasformazione. Per
cui i nostri obiettivi sono produttivi
e morfologici”.
Un grosso aiuto alla morfologia
viene comunque dato dalle pratiche
di gestione, continua Michele, come
a quella degli arti viene dato dal pareggio eseguito secondo una rigorosa routine: “Avendo già l’esperienza
di questo lavoro fatto con mio padre,
quando ho partecipato al corso, ho
solo affinato la tecnica: a tutte le
vacche, nell’asciutta o dopo il parto,
circa ogni 7 mesi, pareggiamo gli unghioni. Mentre, per tenere le cellule
somatiche al di sotto delle 100.000,
per primo evitiamo il sovraffollamento in stalla, con meno stress c’è
più pulizia. Le cuccette sono pulite
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una volta alla settimana e rincalzate
una volta al giorno. In mungitura,
passiamo i capezzoli con un fazzoletto asciutto monouso, dopo i
primi spruzzi attacchiamo il gruppo
e facciamo un post-dipping a base
di iodio. In sostanza, abbiamo due o
tre casi all’anno di mastite, che quasi
sempre guariscono senza antibiotico,
solo con aspirina ed antinfiammatori.
Il segreto è cercare di vedere le cose
prima che accadano, quando stacco
il gruppo di mungitura controllo lo
stato della mammella, la palpo e sento subito se c’è qualcosa in atto…
in mungitura lavoriamo sempre mio
fratello ed io, eccetto la domenica,
in cui ci alterniamo: in due si rende
meglio e si finisce prima”.
FIENO E FRUMENTO
Gli 80 ettari di terra coltivati, di cui
metà sono proprietà della famiglia,
sono prevalentemente coltivati ad
erba medica per produrre fieno, base dell’alimentazione per i produttori di latte per Parmigiano Reggiano.
“Facciamo una media di 4 tagli di
medica, dai primi di maggio in avanti, mentre una decina di ettari sono
coltivati a frumento per rotazione e
produzione di paglia e un poco di
loietto. Il nostro terreno, di medio
impasto tendente al limoso, non è
irriguo e dobbiamo aspettare la pioggia dal cielo. Quest’anno la siccità ci
ha dato problemi sul secondo taglio,
che abbiamo potuto effettuare solo
ad agosto. Anche in campagna lavoriamo in accoppiata, io e Andrea, con
l’aiuto di nostro padre; l’unico intervento esterno del contoterzista avviene per la trebbiatura del grano”.
Il fieno, tutto di produzione propria, viene integrato tramite autoalimentatori:“60 vacche sono troppo
poche per giustificare un carro per
unifeed, che è sicuramente un tipo
di alimentazione positiva, specie
sui parametri di grasso e proteine
(abbiamo sui 3,36% di grasso e proteine 3,22%). L’unifeed è una porta
non chiusa, ma la nostra dimensione
aziendale è un po’ il punto critico
che ci fa essere piuttosto cauti sugli
investimenti. Probabilmente per avere un futuro in questa azienda dovremo prendere in considerazione di
allargarci…cosa difficile da pensare
in questi momenti un po’ foschi per
il settore”. Forse, però, l’aria di collina, che qui stagiona mirabilmente
formaggi e prosciutti, contribuirà a
dissolvere la nebbia più facilmente
che nella pianura…
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