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PORTOFRANCO
IL CINEMA INVISIBILE AL BARETTI
PORTOFRANCO
IL CINEMA INVISIBILE AL BARETTI
29 maggio 2012
E nel mese di luglio riprende la rassegna
PORTOFRANCO SUMMER NIGHT !
Tuƫ i martedì di luglio, alle ore 22.00,
un film gratuito nel corƟle della Casa del QuarƟere.
A breve pubblicheremo il programma.
IL DONO
PORTOFRANCO è realizzato:
Con il contributo di:
Unicredit Group - Cineforum Circolo Torino
In collaborazione con: Goethe Institut di Torino - Associazione culturale Russkij Mir
Wic.it - Web Image Communications - Libreria Trebisonda
Agenzia Formativa tuttoEUROPA - Neon Video
PROFIT, casa di distribuzione cinematografica - Mosca
Portofranco rispetta l'ambiente e sceglie la carta riciclata
di Michelangelo Frammar no
Con:
Durata:
Genere:
Nazionalità:
Sceneggiatura:
Sogge o:
Musiche:
Angelo Frammar no, Gabriella Maiolo
80 minu
Dramma co
Italia, 2002
Michelangelo Frammar no
Michelangelo Frammar no
Davide Sampieri
Via Baretti 4 - 10125 Torino - Tel./Fax 011 655187
www.cineteatrobaretti.it - [email protected]
A Caulonia, un piccolo paesino in
provincia di Reggio Calabria, la vita
di un anziano solo e solitario ha un
sussulto solo quando si ritrova per
caso in mano un telefono cellulare
ed una foto porno…
Un languido racconto autunnale
faƩo di piani sequenza e macchina
fissa dove a parlare sono i rumori
ed i suoni della natura.
allo status quo, alla vita stessa.
Non si sono invece arrese alcune
vecchie di questo piccolo paesino
in provincia di Reggio Calabria,
che so opongono la “scema
del villaggio” a con nui ri an malocchio. Ma in entrambi i casi
appare chiaro come sarà la vita ad
avere l’ul ma parola, anche senza
l’ausilio di dialoghi.
Primo lungometraggio di un regista
milanese di origini calabresi, Il Dono
è un film anomalo nel panorama
commerciale del cinema italiano.
Non tanto per il budget di 5.000
euro con il quale è stato girato e in
soli 14 giorni, quanto per il po di
racconto che fa.
Il Dono
Dono,, in effe , non racconta tanto
una storia quanto una situazione,
un luogo. Un luogo fi zio, perché
la Caulonia qui mostrataci, il suo
paese d’origine, non è quella
reale in cui il film è stato girato,
nonostante la con nua proposta
di immagini delle tante carre e del
mare che ne affollano le spiaggie.
Ma è tu o il film ad essere un
con nuo ritornare di immagini e
momen , che esalta il senso di
quo dianità – di inelu abilità – che
circonda i personaggi.
Il Dono è stato presentato al
Fes val di Locarno nel 2003 come
un film “senza dialoghi”. E così è,
in effe ; ma non è un film muto.
Non lo è innanzi tu o perché ha
un’intensa colonna sonora fa a di
suoni e rumori (ma non di musica)
che raccontano splendidamente
l’ambiente che fa da cornice alla
storia – no: che è la storia. Ma
“senza dialoghi” è una definizione
corre a anche per un altro mo vo:
perché questo non è un film “senza
parole”. I personaggi parlano, in
effe , ma non dialogano mai: non
c’è mai un vero scambio di ba ute,
c’è sempre e solo un personaggio
che parla – senza o enere
risposta – all’interno della scena.
«Senza o enere risposta»? No:
«senza bisogno di avere risposta»,
perché Frammar no sa far dire ai
suoi personaggi il numero giusto
di parole per impedire che la
scena sembri finta e sa limitarle
al minimo per poter narrare
u lizzando appieno il linguaggio
filmico. Linguaggio, in questo caso,
fa o di piani sequenza e macchina
La vita dell’anziano protagonista ha
un sussulto solo quando si ritrova
in mano un telefono cellulare ed
una foto porno, ma la lentezza con
cui decide il da farsi ci fa capire
quanto profondamente si sia arreso
fissa, inquadrature volutamente
prolungate e luce naturale.
A raverso
interpre
non
professionis , legami affe vi
personali e lunghe sequenze di
addentramento, Frammar no ha
esposto al pubblico l’avvicinamento
tra generazioni differen che si
uniscono e si rifocillano per frenare
un naufragio, quello di un paesino,
pi orescamente a raente, ma
fa vamente morto. L’autore ne
conosce vizi e virtù, perché è il paese
del nonno, splendido protagonista
di questo film. Caulonia diviene,
durante una proiezione in cui si
perde la cognizione del tempo,
contemporaneamente
uno
stereo po ed una metafora: di
quello che eravamo e di quel che
siamo. Vicinanza e dipendenza. Un
trait-d’union tra giovani ed anziani,
che non hanno neppure il coraggio
di “avvicinare” quello strumento di
controllo a loro sconosciuto. Ma
sopra u o inu le. Frammar no
associa a Caulonia una visione di
speranza. Ripeto, quella di vicinanza
e di dono. Il dono è qualcosa di
fragile, è imperce bile come il
suo confine con lo scambio.Perché
il rispe o è il miglior dono che ci
possiamo fare.
Frammar no in questo film
propone un’ambiguità esposi va:
poche sono le cose spiegate in
maniera evidente, in questo suo
racconto – non lo è nemmeno il
dono che dà il tolo al film. Questa
cercata ambiguità appia sce le
emozioni che il film vorrebbe far
nascere nel cuore dello spe atore,
ma aumenta il fascino di una
pellicola che si offre a molteplici
interpretazioni.
Proveniente dal mondo delle
installazioni
mul mediali
ma
con una discreta esperienza nei
cortometraggi, Frammar no ha
bene in mente il po di cinema che
vuole fare e sa raccontare storie
per nulla banali.
Ci vediamo ad oƩobre
con la nuova edizione
di PORTOFRANCO.
Per chi rimane in ciƩà
l’appuntamento è tuƫ
i martedì di luglio
con PORTOFRANCO
SUMMER NIGHT.