Quanto buon cibo gettato ho visto nella spazzatura SABATO 10

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Quanto buon cibo gettato ho visto nella spazzatura SABATO 10
La Provincia
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SPAZIO APERTO
Gli Stati Uniti ce lo insegnano:
gli evasori vanno in prigione
Egregio direttore,
c’è un modo per combattere
efficacemente l’evasione fiscale:
imprigionare gli evasori, come si fa
negli Stati Uniti; ma in Italia non si fa,
forse perché parte della stessa classe
dominante lo teme.
Ruggero Ruggeri
(Cremona)
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I gay sono emarginati?
E Vendola, Crocetta, Ferro...?
Egregio direttore,
per anni ho taciuto riguardo alle
affermazioni del signor Bartoli. Ora
basta! (‘La Provincia’ 03-01-2015). (...)
A me risulta che l’omosessualità sia
fondamentalmente una
«scelta» e non un qualcosa
di innato; tutt’al più ci
possono essere delle
predisposizioni. Una
scelta pertanto
certamente influenzabile,
e per questo si pone un
problema di
responsabilità e di
moralità. Riguardo
all’emarginazione dei gay
mi pare che i signori
Vendola e Crocetta, il
cantante Ferro... siano la
più sonora smentita alle
sue affermazioni. Se mai è
vero il contrario, persone
danneggiate e addirittura
messe in galera per aver
espresso pareri contrari,
nelle cosiddette «civili e
moderne democrazie»
quindi, essere contrari ai
matrimoni gay è tutt’altro che «in
contraddizione» con la dottrina
cristiana (e tante altre), anzi,
pienamente in sintonia. (...) Ma da un
po’ di tempo c’è chi, per interessi
privati, cerca di promuovere leggi e
cultura ad personam, e per scardinare
questo principio fondamentale della
società civile e del diritto naturale.
Pertanto non basta che due persone
abbiano una «relazione stabile ed
affettiva»; né credo non solo che sia un
desiderio naturale, ma anche che
corrisponda al loro vero bene, quello
dei figli di «non essere interessati
all’orientamento sessuale dei
genitori». Definire infine «morbosa»
L’INTERVENTO
dalla prima pagina
na riforma religiosa, questa, che ha notoriamente inciso sullo sviluppo civile, sulla vitalità economica e sulla solidità stessa del
capitalismo sviluppatosi nell’area sociale del
bacino anseatico danubiano. Stiamo con questo sottovalutando la capacità d’indirizzo
morale della Chiesa cattolica? No. Ma è innegabile che quest’ultima ha prevalentemente
posto l’accento sulla dimensione privata del
vizio, (trasgressione sessuale anzitutto) senza
esprimere, se non per settori circoscritti, un
organico decalogo circa i deficit riguardanti
l’etica della responsabilità pubblica e professionale. Certo, anche la politica cattolica ha
avuto i suoi giganti di rigore morale: Sturzo e
De Gasperi, anzitutto. Ma non a caso la loro
biografia politica fu uno stremante remare
controcorrente più per colpa dei colleghi di
partito che degli avversari.
2) Secondo elemento da non sottovalutare è stata la presenza di dominazioni straniere che ci ha accompagnato dal mondo
antico fin quasi all’altro ieri: bizantini, arabi, normanni, spagnoli, francesi, austriaci… Questa prolungata convivenza con
l’occupante di turno ci ha spinti a fare del
compromesso un’arte dotandoci di quella
naturale vocazione trasformistica che, a
Italia unificata, è stata fondamentale strumento di governo per salvare la politica dal
costante agguato dell’instabilità. Siamo un
ibrido ad alta capacità di adattamento che
raramente insorge quando sono in gioco le
grandi questioni morali. Ancora e sempre:
Franza o Spagna, purché se magna. Restiamo gli eterni protagonisti di un’amara
U
l’educazione cattolica, oltre che
risultare falso e perciò offensivo, tende
a demonizzare il conflitto ed il senso di
colpa, ovvero i fondamenti della nostra
coscienza, nel rapporto con noi stessi e
col prossimo. Venendo a mancare i
quali, come lei auspica, la sua agognata
società civile e moderna si
trasformerebbe in barbarie.
Stefano Araldi
(Cremona)
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Ho votato Gandolfi
ma non sono al suo comando
Egregio direttore,
rispondo a Roberto Gandolfi. In 57 anni
di vita ho visto uomini sospettosi di altri
e mai di se stessi, è nella natura umana
questo. (...) Ho votato Gandolfi alle
recenti amministrative, lo rifarei. (...)
Stona una ripetuta
sottolineatura già usata
da Gandolfi su quanto
altri politici guadagnino,
c’è chi, usando il ‘pensarla
male’ cui si riconduce lui
stesso, in questo può
legittimamente leggere
solo mal celata invidia.
Che poi debba scrivere
tutto quanto Gandolfi
suggerisce è fuori luogo,
non sono al suo comando e
toni da santa inquisizione
dimostrano fragilità in chi
ne fa uso. Non ho tessere di
partito e posso garantire
che quanto ho scritto di
Ghidotti è del tutto
disinteressato. Così come
è pur vero che chi è in
cerca di un partito che lo
accolga è Gandolfi.
Dario Grandi
(Cremona)
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Costituzione del partito fascista
Un divieto da cancellare
Signor direttore,
‘La Provincia’ ci informa che, a Sospiro,
sono state consegnate ai
neo-diciottenni copie della nostra
Costituzione risalente al 1.1.1948. Non
credo che i beneficiati abbiano già
rilevato che nel testo di detto
documento — espressione della rinata
democrazia — siano tuttora vigenti le
disposizioni «transitorie» del capo XII
tra le quali è compreso il divieto della
GIOVEDÌ
8 GENNAIO 2015
IL CASO
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Quanto buon cibo gettato
ho visto nella spazzatura
Caro direttore,
sono qui allibita con gli operatori ecologici che mi hanno interpellato mentre camminavo e mi rendono partecipe di ciò che
stanno costatando. Questo è un angolo
dove approdano da più parti per depositare dentro e fuori dai cassonetti porcherie di ogni genere, ma questa mattina sono
rimasta senza parole. Gli operatori sono
quelli che al mercoledì hanno il gravoso
compito di raccogliere ciò che gli sporcaccioni lasciano vicino ai cassonetti e alla loro verifica per lo smistamento scoprono
che in certi sacchi ci sono innumerevoli cibi ancora sigillati e non scaduti buttati come se fosse spazzatura. Il nostro commento lo si può immaginare ed il pensiero
corre a quelle persone che veramente sono in difficoltà, ma che con grande dignità faticano a chiedere. Penso anche al
Cibo confezionato sprecato
banco alimentare dove tanta gente offre il
proprio contributo in nome di quella solidarietà che distingue tanti e mi domando
anche con quale criterio vengono distribuiti questi alimenti; ancor peggio queste
persone che approfittano impietose della
generosità altrui abituate a fare i parassiti
con la pretesa che altri pensino al loro sostentamento. E non si vergognano.
Siamo qui davanti a questi sacchi aperti e
spuntano ravioli, buste di prosciutto, uova e altri (troppi) generi alimentari tutti
intatti nella loro confezione e ci guardiamo sconsolati per tanto spreco; che ingiustizia!
Non voglio tirare delle conclusioni più
grosse delle premesse ma non so se davanti a queste deplorevoli azioni coloro che
con il cuore e magari con fatica offriranno
ancora agli altri ciò che poi viene senza ritegno buttato nella spazzatura. La solidarietà appartiene a tanti, ma in molti, davanti a certe cose gli scivola a ragion veduta, in fondo ai piedi.
Tina Milanesi
(Picenengo, Cremona)
a Fao calcola che ogni anno si
L
sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di
cibo, pari a un terzo della produzione
totale destinata al consumo umano. Solo
in Italia, questo fenomeno ha un valore
economico che si aggira intorno ai 13
miliardi di euro all’anno. Sono cifre da
brividi, che dovrebbero farci riflettere
tutti.
riorganizzazione del disciolto partito
fascista. Il fenomeno fascismo, sul
quale hanno scritto numerosi storici,
nostrani e stranieri, continua così a
rimanere politicamente affossato. A
questo proposito, è interessante la
lettera, apparsa su Spazio aperto del
giornale del medesimo giorno, a firma
Forza Nuova. L’autore, in essa,
rifacendosi alle istituzioni cubane
vigenti, riafferma la propria posizione
politica favorevole alla scelta della
«Terza via». E’ noto che la Terza via fa
parte del pensiero fascista che, circa un
secolo fa, «andò oltre» il fallimento
delle già allora vetuste posizioni
liberista e marxista. Mi pare perciò
opportuno che tutte quelle forze
politiche, sostenitrici della terza via, si
dessero fa fare per la cancellazione
della sunnominata disposizione
transitoria.
Claudio Fedeli
(Cremona)
Lotta alla sclerosi multipla
Vi invitiamo a darci un aiuto
Il concerto di Capodanno
nel nostro bellissimo teatro
Pregiatissimo signor direttore,
desidereremmo poter ringraziare tutti
coloro che ci hanno dato un aiuto
concreto e ci hanno consentito di
operare concretamente a favore dei
portatori di sclerosi multipla .
Cogliamo l’occasione, se ci è
consentito, per rinnovare l’invito a chi
ha necessità di aiuto sia portatore di sm
o di malattie genetiche, di rivolgersi
alla nostra sede di Cremona di via
Calatafimi 2 (0372-807984) e nel
contempo di rivolgere anche un invito a
chi desiderasse darci una mano
volontariamente come autista per i
pulmini per i disabili, per le raccolte
fondi, o per l’assistenza ai portatori di
sm sia a Cremona che a Crema
Antonietta Lottici
(presidente Ccsvi nella sclerosi multipla
onlus, Cremona)
Egregio direttore,
si parla spesso come valorizzare
Cremona.
Sappiamo benissimo che la musica è
uno dei valori più importanti della città
ma tutte le sue potenzialità non
vengono sfruttate in tutti i periodi
dell’anno e questo a mio avviso porta a
non beneficiare, oltre di un valore
culturale, anche un indotto notevole di
turismo che avrebbe importanti
riscontri per tutta l’economia locale. A
tal proposito un iniziativa lodevole e
significativa potrebbe essere
l’organizzazione del Concerto di
Capodanno che dovrebbe svolgersi nel
nostro meraviglioso teatro Ponchielli,
rinomato sia per la sua bellezza che per
acustica a livello internazionale. (...)
Maurizio Buonfantino
(Cremona)
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LA POLEMICA
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ITALIA PAESE DI ETERNI FURBI
CORROTTI E SPRECONI
commedia all’italiana popolata di papalini, borbonici, democristiani flessibili sui comandamenti di Dio e comunisti flessibili su
quelli di Marx: quel che è tuo è mio, e quel
che è mio è… mio. Siamo insomma sostanzialmente convinti che il mondo è dei furbi.
3) La storia ha voluto che a questa società
ad alta concentrazione di furbi la tentazione sia stata offerta sul classico piatto d’argento. Perché? Grazie al modo in cui fra
’800 e ’900 s’è strutturato il rapporto fra sfera economico-affaristica e sfera politico-istituzionale. La gracilità del nostro capitalismo, debole e tardivo, con scarsa propensione privata al rischio e limitati capitali disponibili rendeva difficilissimo il nostro
decollo industriale compromettendo lo sviluppo italiano in una Europa già da tempo
in corsa. L’intervento dello stato nell’economia si rese dunque necessario per supplire carenze e anomalie e per stimolare un sistema debolmente reattivo. Nasce così il famoso Stato interventista che entra nell’economia, si fa imprenditore, stringe rapporti
con banche e industrie, assembla cordate,
costruisce un complicato e sempre più opaco sistema pubblico privato e, da garante
delle regole del gioco, diventa giocatore. E
giocando in proprio, coi soldi pubblici, mette le leve di questo spericolato mix politico
affaristico in mano ad uomini che non sono
i classici manager pubblici altamente professionalizzati e fidelizzati alla causa nazio-
nale di cui si è dotata, per esempio, la Francia con un’alta Scuola di formazione. No, è
gente espressa dai partiti. In teoria devono
rispondere allo Stato e alla comunità nazionale ma in realtà rispondono solo alla cordata politico affaristica che li sponsorizza
in quello che, col tempo, è diventato uno
spietato torneo avente per palio non il successo del sistema Italia bensì quello di privatissime abbuffate.
4) Là dove transitano i grandi flussi del
danaro pubblico, moltiplicati dalle crescenti esigenze del cosiddetto stato sociale,
è dunque in agguato non la politica, parola
che vogliamo continuare a rispettare, ma
una fauna partitica che negli ultimi decenni non ha conosciuto alcun decente percorso formativo e selettivo. E siamo così all’ultimo anello: il sistematico nesso perverso
fra spreco ed enti locali. Il folle drenaggio fiscale che massacra gli italiani non pompa
soldi direttamente nel circuito dello sviluppo ma in quello dei partiti e il dramma è che
a consentirglielo sono proprio i livelli di governo locale -comuni e regioni- storicamente nati per ‘difendere’ la società civile dalle
manifestazioni variamente oppressive del
centralismo statale. Stiamo parlando di
quella ‘politica di vicinato’ che dovrebbe
parlare il linguaggio della comunità che
rappresenta, curarne gli interessi e sottoporsi in trasparenza al suo controllo. Emblematico il caso delle regioni. Sulla Carta
Costituzionale erano strumenti di partecipazione democratica, di ricambio dal basso
della classe dirigente, di tutela di interessi
locali e professionali che la lontana burocrazia romana non vede, non conosce e non
protegge. Ma fra la regione pensata dai Costituenti negli anni ’40 e quella realizzata
all’aprirsi degli anni ’70, già insanguinati
dal terrorismo, c’è un abisso. Tutt’altre infatti erano le esigenze da soddisfare: esaurita la formula del centro sinistra, urgeva trovare palestre locali per sperimentare e circoscrivere nuove forme di dialogo fra democristiani e comunisti, pena la guerra civile di cui si avevano inquietanti avvisaglie.
Non la fede autonomistica ma l’urgenza
della politica è dunque all’origine della regione e ne ipoteca il futuro. Fatte salve prestazioni eccellenti e alcuni degnissimi rappresentanti, cosa siano diventate le regioni
è sotto gli occhi di tutti: spazio di manovra
politica per regolamenti di conti col potere
centrale, dorato parcheggio di carriere politiche fallite, macchina amministrativa in
grado di moltiplicare a piacimento troni,
poltrone, sedie e sgabelli con relativo seguito di vassalli, emolumenti e vitalizi. C’è
quanto basta e avanza per procedere a una
onesta dissacrazione della retorica autonomistica e per guardare in faccia il problema
regione sul piano, prosaico ma sacrosanto,
del rapporto dare-avere. Quanti i costi e
quanti i benefici? Questa è la domanda. E
dalla risposta si traggano finalmente adeguate conseguenze operative.
Ada Ferrari
(ordinaria di Storia contemporanea
all’Università degli studi di Milano)
NO A PENSIONATI
NEL CDA AEM
Egregio direttore,
da qualche giorno ‘impazza’ sul
giornale la polemica riguardante la
nomina del cda Aem.
Premetto che non trovo affatto disdicevole che per incarichi di natura politica le nomine avvengano
attraverso la consultazione tra sindaco, consiglio comunale e partiti,
ivi compresi quelli di opposizione
ai quali, per un gentlement agreement, non sempre in passato rispettato, spetta un componente.
Ciò che trovo paradossale è l’enfasi
che si è data alla lettera del signor
Tagliasacchi e all’intervento del signor Sciacca, entrambi pensionati.
E’ sfuggito ai due signori e anche al
suo giornale che la legge 11 agosto
2014 n.114, meglio conosciuto come decreto Madia, fa espressamente divieto di conferire a lavoratori
privati o pubblici collocati in quiescienza incarichi dirigenziali o direttivi o cariche in organi di governo di enti controllati da pubbliche
amministrazioni. Si legga a tal proposito l’art. 6.
Certo sarebbe ancora più paradossale scoprire che tra i nominati ci
sono dei pensionati.....
Germano Gerevini
(Cremona)
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