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ANNO LXII N.14
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
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d’Italia
Governo Letta in coma irreversibile, I bersaniani minacciano Renzi:
«Se ti accordi con il Cav scoppia lʼinferno»
si stacchi la spina
o è accanimento terapeutico
Girolamo Fragalà
È accanimento terapeutico, sono
tutti attorno al lettino del governo,
somministrano medicine su medicine, goccia dopo goccia, attraverso le flebo. In pochi giorni le
condizioni si sono aggravate, il
coma è irreversibile. Hanno detto
che è stato un tentativo di omicidio, sono stati diffusi gli identikit (i
volti somigliavano a Renzi o a
Berlusconi, a seconda dei casi), i
cronisti si sono gettati sulle tracce
dei presunti killer, “dovʼera lei a
quellʼora?”, ma poi si è capito che
è stato un suicidio. Perché i fatti
accertati dicono proprio questo, il
governo Letta è andato verso il
burrone e non è stato capace di
fermarsi in tempo, finendoci dentro.
E ora, se dovesse sopravvivere
anche allʼultima crisi respiratoria,
rimarrà legato mani e piedi a chi
gli ha permesso di avere una
bombola dʼossigeno. Il giorno cru-
ciale è stato proprio quello della fiducia, quando avvenne la traumatica scissione del Pdl, fedelissimi di
Berlusconi da una parte e alfaniani
dallʼaltra. Il Pd ebbe la sensazione
di aver tirato lʼasso dalla manica,
convinto comʼera che il centrodestra ne sarebbe uscito indebolito e
la maggioranza rinsaldata. Non è
stato così perché – al di là dellʼesigenza o meno di andare alle elezioni anticipate – qualcuno ha
cercato di imporre al Ncd una
nuova agenda, con temi lontani
anni luce dalla concezione moderata, dalle unioni e le adozioni gay
alla cancellazione del reato di clandestinità. Le prime avvisaglie si
erano avute sin dai primi giorni del
“dopo-fiducia” e lʼintesa di Palazzo
Chigi cominciava a scricchiolare.
Poi cʼè stato il pasticcio dellʼImu, il
trappolone teso proprio ad Alfano
che aveva giurato che lʼimposta
sulla prima casa sarebbe stato solo
un lontano ricordo. E invece è tornata, forse anche peggio di prima,
non tanto per la mini-Imu ma per
sabato 18/1/2014
quel che sarà riservato in futuro.
Nel mezzo, la tormentata vicenda
dei Marò, con il governo balbettante per troppe settimane. Difficile
quindi sostenere che ci sia stato un
killer. Ora tutto verte su una domanda: chi staccherà la spina?
Forse Renzi, alla prima occasione
utile. O forse il Nuovo centrodestra,
visto che cʼè qualcuno che lo vuole
ai margini della maggioranza. O
forse una faida interna.
E ne usciranno vincitori tutti coloro
che sono allʼopposizione, da Forza
Italia a Fratelli dʼItalia. Mentre sarà
più difficile che Renzi possa trarne
il vantaggio che sʼillude di avere: il
governo è a guida Pd, Letta è del
Pd, i ministri più in vista sono del
Pd, il ritorno dellʼImu è stato voluto
dal Pd, le unioni gay e le adozioni
dei bambini da parte delle coppie
omosessuali sono volute dal Pd. E
Renzi è il leader del Pd. Il giochetto
dellʼuomo nuovo o del rottamatore
gettato nella mischia per far dimenticare il recente passato è ormai fin
troppo evidente, difficile che lʼelettorato possa finire nel tranello. A
Renzi non servirebbe nemmeno ripresentarsi con il look alla Happy
Days e nemmeno tornare ad Amici
e magari sfidare le ugole con una
performance canora al microfono.
Dopo i finocchi e la faccia nera, il leghista tocca il fondo: non prendo
lezioni da Lerner lʼebreo. Ma che cʼentra tutto questo con la destra?
Annalisa Terranova
È con un certo fastidio che accogliamo lʼennesima caduta di stile
della Lega che, nella versione
“moderata” di Roberto Maroni, sta
facendo (se è possibile) molto
peggio dellʼera Bossi, considerando che i privilegi del Trota (che
almeno è stato mandato a zappare) non erano molto diversi, per
gravità e ricadute “simboliche”,
dal rimborso chiesto dal governatore del Piemonte Roberto Cota
per le mutande verdi. Accade che,
per recuperare terreno sul piano
elettorale, la Lega si è consegnata a un movimentismo caciarone che ogni giorno ci regala
qualche chicca.
Bossi era quello che, ogni tanto,
diceva di avere i fucili nascosti
pronti per la rivoluzione padana.
Oggi abbiamo le cialtronerie di un
Gianluca Buonanno, deputato leghista, che si tinge la faccia di
nero per protestare contro gli immigrati: “Facciamoci neri per
avere gli aiuti che hanno gli stranieri”. Buonanno è vulcanico nelle
sue trovate (è quello che si è portato i finocchi in aula contro la
legge anti-omofobia). Infaticabile
negli scivoloni verso un politicamente scorretto che sconfina
nella rozzezza e nel cattivo gusto.
Vuole replicare a Gad Lerner?
Ecco le sue argomentazioni: ”Non
prendo certo lezioni da gente
come Lerner, quellʼebreo… È un
tirchio pieno di quattrini che fa il
comunista”. Un “volgare stereotipo”, afferma il presidente della
comunità ebraica italiana. Certo,
cʼè questo indiscutibile elemento
che – in prossimità della Giornata
della Memoria – risulta assai urti-
cante. Ma cʼè anche di più: Buonanno sembra compiacersi dei
suoi atteggiamenti indifendibili.
Più si levano urla contro di lui più
lui si sente personaggio e va giù
duro con la politica trash. Brandendo lʼarticolo 21 della Costituzione la Lega va a occupare lo
spazio del qualunquismo più
sciatto e prevedibile. Magari i voti
arriveranno pure, ma stupisce
leggere su alcuni blog dellʼarea di
destra che tutto questo attivismo
sarebbe spiazzante per quelle formazioni di destra che non hanno
saputo
ancora
elaborare
unʼagenda populista degna di
questo nome. Questo è infatti, a
nostro avviso, un punto di vantaggio e non certo un handicap. Se
la destra si mettesse a inseguire
la Lega sul terreno delle provocazioni razziste sarebbe, per quel-
lʼarea, un passo indietro di alcuni
decenni. E ricordiamo che Giorgio
Almirante – icona di certi ambienti
che di sicuro non amano Cecile
Kyenge – incitava i missini a passare dalle proteste alle proposte.
E ricordiamo ancora che il ripudio
di ogni forma di antisemitismo era
alla base della fondazione di An il
cui simbolo oggi è tanto desiderato… I
nsomma, prima di dire che la
Lega sta più avanti perché eccita
gli animi contro gli immigrati sarà
bene pensarci due volte. Si perde
in identità e visibilità sia inseguendo la sinistra (critica molto in
voga negli ultimi anni) sia imitando le camicie verdi per spartirsi
il gruzzoletto elettorale dei padani
incazzati che al posto di Roma ladrona inveiscono contro la
Kyenge. Sarà il caso di rifletterci.
IbersanianiminaccianoRenzi:«Setiaccordi
conBerlusconièlacrisi».EnelPdscoppialarissa
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Corrado Vitali
La cena, giovedì sera, tra Letta e
Renzi è andata di traverso non
solo ai commensali, ma anche a
un buon numero di parlamentari
della maggioranza. Il boccone più
indigesto, cioè lʼaccordo tra il segretario del Pd e Berlusconi sul
cosiddetto “Verdinium” (legge elettorale sul modello spagnolo), ha
provocato diffusi maldipancia sia
nei partiti minori della maggioranza (Ncd, Sc e Popolari per lʼItalia) sia nella minoranza stessa del
Partito democratico. La minaccia
a Renzi, a poche ore dal suo fatidico incontro con Berlusconi, è la
stessa che il premier aveva lanciato “riservatamente” al segretario: «Se firmi con il Cavaliere è
crisi». Ma si tratta di una minaccia
che può seriamente impensierire
il leader del Pd? Sono in molti a
chiederselo in queste ore di suspence. Mentre Renzi e i suoi
fanno sapere che tireranno dritto
per la sua strada, i disegnatori di
scenari possibili sono già al lavoro. Cʼè chi parla di elezioni anticipate con il “porcellinum” (il
Secolo
d’Italia
sistema bocciato dalla Consulta
senza il premio di maggioranza,
cosa che comporterebbe un voto
con il proporzionale puro), oppure
un “governo di scopo” (ma appoggiato da chi?).
Il leit motiv degli “antirenziani” punterebbe in realtà a ricompattare il
governo: prima accordo in seno
alla maggioranza sulla legge elettorale e poi confronto con lʼopposizione. È quello che sia
Franceschini sia Lupi hanno detto
a Renzi nella mattinata di venerdì.
È anche quello che poi hanno ribadito gli “alleati minori” in una nota
congiunta. Ed è infine quello che lo
stesso Letta ha fatto trapelare nel
tardo pomeriggio. Ma la bordata
più pesante è arrivata dai bersaniani. «Se domani si chiude il patto
Berlusconi-Renzi che esclude tutti
gli altri, la maggioranza finisce domani», ha sibilato Alfredo DʼAttorre,
che ha poi aggiunto: «Lo spagnolo
in salsa italica è costituzionalmente
e politicamente invotabile». Più diplomatico nel tono, ma egualmente
duro nel contenuto, è stato Gianni
Cuperlo: «Dobbiamo assolutamente partire dalla maggioranza di
governo, con lʼobiettivo di allargare
a tutti». A quel punto nel Pd sʼè
scatenata la rissa. La risposta dei
pasdaran del segretario non sʼè
fatta attendere. E, con Ernesto
Carbone, sʼè fatta anche beffarda:
«Le mezze minacce di DʼAttorre
servono a poco». Non meno dura
la risposta di Francesco Nicodemo,
responsabile Comunicazione del
Partito democratico: «DʼAttorre minaccia (paura eh!). Ma di che
stiamo parlando? Consiglio bagno
dʼumiltà e un poʼ di rispetto per i nostri elettori». Maria Elena Boschi
lancia una sorta di bellicoso non
prevalebunt: «Abbiamo promesso
che avremmo fatto una legge elettorale seria. Non ci fermeranno». E
Renzi? In mezzo a tanto ronzar di
orecchie ostenta imperturbabilità. A
chi gli chiede «il Pd balla?» il leader risponde serafico: «Dici? A me
non sembra. Abbiamo votato ieri,
votiamo lunedì. E soprattutto abbiamo votato lʼ8 dicembre». Se lo
dice lui…
Paolo in Brasile e di uno dellʼuniversità di Mosca. La realtà, dunque, potrebbe essere più semplice
di come è stata raccontata dallʼuniversità: visti i disordini, lʼamministrazione dellʼateneo potrebbe aver
sospeso il convegno per placare gli
animi degli antagonisti. Del resto,
non sarebbe la prima volta che accade. Nemmeno intorno al convegno del Gruppo Alpha. Lʼincontro,
infatti, inizialmente doveva tenersi
alla Statale e lì si erano dati appuntamento i “compagni”, per
quello che sul sito del centro sociale Cantiere hanno definito «un
happening culurale (sic) contro
lʼannunciato convegno neonazista». Lʼautorizzazione però era già
stata ritirata dopo il tam tam su internet, un volantinaggio e le pressioni vis à vis che avevano messo
in piedi nei giorni scorsi. «È solo
grazie allʼintervento della Statale
antifascista e antirazzista che lʼamministrazione della Statale ha revocato il permesso precedentemente
dato per il convegno della vergogna previsto per oggi», si legge sul
sito, tra un delirio di appellativi
come «neonazisti», «stragisti»,
«accoltellatori» che suona giusto
un tantino paranoico. In un altro
proclama gli antagonisti, che lanciano allarmi sui contenuti del convegno di geopolitica come se si
trattasse di un incontro pedopornografico, spiegano che «lʼannuncio
(della sospensione) arriva dopo
lʼassemblea pubblica di ieri pomeriggio e alla (sic) visita alla presidenza di Lettere e Filosofia, che
aveva accolto la prenotazione
dellʼaula 111 da parte dei neoazisti». Per chi ha pratica di politica
nelle università non sarà difficile immaginare cosa possa essere successo durante quella “visita”, così
come non sarà difficile trarre il bilancio della giornata: ancora una
volta a decidere chi può e chi non
può parlare nelle università è la
prepotenza di pochi estremisti, di
fronte alla quale la debolezza delle
istituzioni – in questo caso universitarie – diventa complicità.
Cʼè un convegno degli studenti di destra al Politecnico
di Milano. E i centri sociali si scatenano
Annamaria Gravino
Mattinata di tensioni al Politecnico
di Milano, dove i centri sociali
hanno tentato lʼassalto a un convegno promosso dal Gruppo Alpha,
espressione studentesca dellʼassociazione di destra Lealtà e Azione.
Gli antagonisti, fra i quali cʼè stato
un identificato, sono scappati dopo
alcune cariche di alleggerimento
della polizia. Il loro piano, però, è
riuscito lo stesso grazie allʼintervento del rettore: dopo i tafferugli,
che non hanno coinvolto i promotori del convegno, i vertici dellʼateneo hanno fatto sospendere
lʼincontro intitolato ”Il mondo verso
un futuro multipolare”. Secondo un
comunicato del direttore generale
del Politecnico, Graziano Dragoni,
la richiesta «è stata inoltrata da
unʼassociazione studentesca riconosciuta dallʼAteneo, “Azione Politecnica”, per una propria iniziativa.
Nel momento in cui il Politecnico di
Milano è venuto a conoscenza
della presenza di gruppi non autorizzati, presenza ignorata dagli
stessi proponenti dellʼiniziativa, lʼincontro è stato immediatamente sospeso». Ma i ragazzi del Gruppo
Alpha raccontano una realtà diversa, spiegando che con “Azione
Politecnica”, associazione riconosciuta dallʼateneo e che esprime
anche due consiglieri di facoltà,
esiste una collaborazione consolidata su iniziative politiche e culturali, che la richiesta era stata
inoltrata in piena sintonia e che,
anzi, la stessa associazione aveva
collaborato fattivamente allʼorganizzazione del convegno, al quale
erano previsti gli interventi di giornalisti di riviste geopolitiche, di
esponenti di centri studi e di rappresentanti di movimenti anti-globalisti di vari Paesi oltre che, in
video conferenza, il contributo di un
relatore dellʼUniversità di San
SABATO 18 GENNAIO 2014
La difesa di Nunzia De Girolamo:
«Contro di me un linciaggio». Il Pd diviso
SABATO 18 GENNAIO 2014
Redazione
«Mai e poi mai ho abusato del mio
ruolo di deputato e mai ho violato
la Costituzione». Alle 10 in punto
Nunzia De Girolamo ha iniziato il
suo intervento in aula rispondendo
allʼinterrogazione del Pd sulla vicenda della Asl di Benevento. Accanto a lei c'è il vicepremier
Angelino Alfano e il ministro Gaetano Quagliariello. Assente il premier Enrico Letta. «La mia vita di
politico, di persona e di donna è
stata travolta da un linciaggio e un
accanimento senza precedenti. Il
mio riserbo dei primi giorni era dettato dal rispetto per il lavoro magistratura – ha detto – Questa
vicenda è kafkiana, a leggere i
giornali sembra che sia io ad essere sotto inchiesta ma la realtà è
diversa, io non sono indagata, indagato è Pisapia e lʼintercettazione è abusiva». Il ministro ha
chiarito di non aver «esercitato
pressioni né direttamente né indirettamente» e che la truffa della
Asl di Benevento «riguarda altre
persone, una delle quali ha costruito un dossier contro di me,
frutto di un complotto ai miei
danni». Nelle carte sulla vicenda
Asl si parla di «pericolosità dei
soggetti coinvolti, di capacità e at-
Secolo
d’Italia
Si moltiplicano gli appelli
nel centrodestra: si ponga fine
all'agonia del governo
titudine delinquenziale», in particolare dello «spessore delinquenziale di Pisapia». Subito dopo il
suo intervento si sono scatenate le
polemiche. Il dem Andre De Maria:
«Valuteremo le sue parole, e saremo molto, molto esigenti. Per
molto meno una sua collega, Josefa Idem, iscritta nel Pd, si è dimessa». A distanza è intervenuto
anche il presidente dellʼassemblea
Pd, Gianni Cuperlo: «Esiste una
dimensione della politica, della responsabilità politica che viene
prima. Sia Letta a valutare il da
farsi. Ma penso che un gesto del
ministro le consentirebbe di difendere la sua onorabilità». Ma i Cinque stelle in una nota hanno
ribadito «la richiesta di calendarizzare in tempi rapidi la mozione di
sfiducia. E chiediamo al Pd di firmarla». Mentre Scelta civica con il
suo capogruppo Andrea Romano
ha spedito la patata bollente al
premier Letta. In replica all'interpellanza del Pd, Barbara Saltamartini ha replicato: «Vorremmo
vivere liberi di poter parlare in
casa propria, senza che un lestofante possa prelevare allʼestero le
nostre conversazioni».
Obama annuncia la fine del programma
di spionaggio della Nsa
Franco Bianchini
Barack Obama ha deciso di limitare
«fortemente» il controverso programma di monitoraggio telefonico
per la raccolta dati ad opera della
National Security Agency, cancellando la procedura operata finora.
Parte così una fase di transizione in
cui ogni intercettazione dovrà essere
autorizzata da una "Corte Segreta" e
in cui l'amministrazione non avrà più
in suo possesso l'enorme mole di
dati raccolti. Sono queste le novità
più rilevanti anticipate dalla stampa
americana a poche ore dall'attesissimo discorso sulla riforma della Nsa
(tenuto ieri alle 17 ora italiana) al Dipartimento di Giustizia. Il presidente,
pressato da mesi dall'indignazione
internazionale, alla luce delle rivelazioni della talpa Edward Snowden,
3
intende arrivare così ad un sistema
in cui il governo americano non sarà
più considerato il "grande spione" dei
cittadini. Nelle intenzioni di Obama
c'è la cancellazione dell'articolo 215
del Patriot Act, la legge antiterrorista
voluta da George W. Bush all'indomani dell'11 settembre, che di fatto
autorizza ogni agenzia di intelligence
a spiare senza alcun limite ogni
utenza telefonica. Il presidente Usa,
ovviamente, non cancellerà del tutto
questo importantissimo strumento di
indagine per garantire la sicurezza
nazionale, ma imporrà «nuovi e forti
limiti». L'obiettivo è passare a un programma che conservi comunque le
capacità necessarie alla lotta al terrorismo ma senza che l'amministrazione abbia la possibilità di tenere
nelle proprie un'enorme mole di in-
formazioni personali'. Una mossa
con cui Obama, accusato da mesi di
aver sostituito al suo slogan yes we
can con l'imbarazzante yes we scan,
intende non deludere la maggior
parte dell'opinione pubblica che chi
si batte a difesa dei diritti civili e della
privacy delle persone. In particolare,
per quanto riguarda i capi di stato
stranieri, Obama annuncerà un piano
specifico di rafforzamento della privacy a loro favore. Prevista inoltre la
proposta di una nuova figura di difensore pubblico per rappresentare
le preoccupazioni dei privati cittadini
di fronte alla "Corte Segreta".
Redazione
La crisi è nei fatti, anche se c'è
chi non vuol prenderne atto.
«Sarebbe più dignitoso se si
facesse risparmiare agli italiani
almeno l'agonia di questo governo – ha affermato Maurizio
Gasparri – non ci sono presupposti per andare avanti. Si
deve fare subito la legge elettorale e poi andare alle elezioni. Tra Renzi e Letta è un
continuo botta e risposta, mentre il Nuovo centrodestra ha
ormai capito che per il nuovo
segretario del Partito democratico contano ben poco.
L'accordo sulla legge elettorale
che veda il pieno coinvolgimento di Forza Italia, il più
grande partito del centrodestra
e di opposizione, si può trovare per portarci dritti alle
urne. Questa – ha concluso il
vicepresidente del Senato – è
l'unica strada possibile, che
anche al Quirinale deve ormai
sembrare chiara». Per Altero
Matteoli, «i nodi stanno venendo tutti al pettine. La nota
congiunta dei capigruppo di
Nuovo centrodestra, Scelta civica e Pi dimostra che Forza
Italia era nel giusto quando ha
deciso di uscire dalla maggioranza. Il governo Letta è ormai
entrato nella fase terminale,
ma una legge elettorale si
deve approvare e non può essere bloccata dal ricatto dei
piccoli partiti».
Risale la tensione in Medio Oriente:
razzi da Gaza su Israele, i militari sparano
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Antonio Pannullo
Risale la tensione in Medio Oriente.
Il ministero degli Esteri israeliano,
guidato da Avigdor Lieberman, ha
convocato gli ambasciatori di Italia,
Gb, Francia e Spagna, per «chiarimenti sulle posizioni espresse da
questi Paesi sul conflitto israelo-palestinese». Secondo il ministero, riferiscono i media, le posizioni di
questi Paesi non sono equilibrate.
Posizioni che, a giudizio del ministero degli Esteri israeliano, rischiano di pregiudicare l'esito delle
trattative in corso. La convocazione
giunge dopo che nelle ultime ore
Netanyahu aveva bacchettato l'Ue
per aver convocato gli ambasciatori
di Israele per comunicare loro la disapprovazione rispetto alla decisione israeliana di rilanciare la
costruzione di nuove case per coloni in Cisgiordania. Netanyahu
aveva definito ipocriti questi giudizi.
Intanto si è appreso che la Farnesina, così come i ministeri degli
Esteri di Londra, Parigi e Madrid,
aveva convocato giovedì l'ambasciatore israeliano a Roma, Naor
Gilon, per manifestare la preoccupazione del governo italiano per gli
annunci di nuovi insediamenti che
non aiutano il processo di pace
israelo-palestinese. Lo conferma la
stessa Farnesina, precisando che
Secolo
d’Italia
Turismo, la Spagna strappa
alla Cina il terzo posto
come destinazione mondiale
l'ambasciatore è stato ricevuto dal
segretario generale Michele Valensise. L'Italia - è stato chiarito - ha
compiuto «un passo su entrambe le
parti» del negoziato israelo-palestinese con un invito a sedersi al tavolo negoziale e ad evitare
contrapposizioni frontali. È quanto si
apprende alla Farnesina dopo l'annuncio da parte di Israele della convocazione degli ambasciatori
dell'Ue seguita alla convocazione
degli ambasciatori israeliani da
parte dei ministeri degli Esteri di
Roma, Parigi, Londra e Madrid. Da
un lato, si apprende alla Farnesina,
si è voluta comunicare la preoccupazione di fronte ai continui annunci
sugli insediamenti; dall'altro si è voluto invitare a non alzare i toni di
fronte a questi annunci. E si era
scelto di non annunciare il passo
per non irritare nessuno. Intanto un
elevato stato di allerta resta in vigore nel Sud di Israele dopo che
giovedì da Gaza sono stati sparati,
in due riprese, sette razzi verso la
città di Ashqelon. Nella vicina città
di Ashdod tutte le scuole soro rimaste chiuse nel timore di altri attacchi
palestinesi. Fonti militari israeliane
affermano con preoccupazione che
nelle ultime settimane si stanno allentando le intese maturate un anno
fa con Hamas, con la mediazione
dell'Egitto. A quanto pare, i militari
israeliani hanno aperto il fuoco per
disperdere decine di dimostranti palestinesi provenienti da Gaza che
avevano inscenato una manifestazione a breve distanza dai reticolati
di confine presso il valico di Nahal
Oz. Secondo fonti palestinesi, almeno due dimostranti sarebbero rimasti feriti.
gione di Hermel, altro bastione
del movimento sciita Hezbollah. Si è poi appreso che negli
attacchi cinque bambini sono
rimasti uccisi. I bambini uccisi
farebbero tutti parte della
stessa famiglia, la cui casa è
stata centrata da un razzo.
Altre 15 persone sono rimaste
ferite, come si era appreso subito dopo l'attacco. Intanto si
apprende che Damasco è
pronto a prendere una serie di
misure umanitarie dopo gli appelli di Washington e Mosca al
regime e ai ribelli a favore di un
cessate il fuoco in vista della
conferenza di pace Ginevra 2:
lo ha annunciato il capo della
diplomazia russa Serghiei Lavrov: «Notiamo che il governo
siriano è pronto a fare una serie
di passi concreti di carattere
umanitario», ha detto Lavrov,
precisando che si tratta in particolare del trasporto di aiuti
umanitari a Guta est, ad Aleppo
e nei dintorni di Damasco. Il governo siriano inoltre è pronto a
uno scambio di prigionieri con i
ribelli: lo ha annunciato a
Libano, attacco con razzi su basi di Hezbollah
(alleato di Assad): sette morti tra cui cinque bambini
Giovanni Trotta
I razzi non piovono solo su
Israele. Un numero imprecisato di morti e feriti è stato provocato dal lancio di due razzi
dal territorio siriano che si sono
abbattuti in Libano nella regione di Arsaal. Lo riferisce
l'agenzia libanese Nna. A
quanto pare, almeno 7 persone sono morte e 15 sono
state ferite da uno dei razzi
provenienti dalla Siria. Arsal è
una località a maggioranza
sunnita solidale con la rivolta in
Siria, però è una zona controllata da Hezbollah, notoriamente alleati del governo
siriano. Un'altra ventina di razzi
sono stati lanciati successivamente dal territorio siriano e
hanno colpito anche altre località libanesi, compresa la re-
SABATO 18 GENNAIO 2014
Redazione
La Spagna è tornata ad essere la
terza destinazione turistica a livello mondiale nel 2013, dopo
Francia e Stati Uniti, recuperando
il podio che le era stato strappato
dalla Cina nel 2010. A confermare
il dato è stata la segretaria di
Stato al turismo, Isabel Borrego,
nella presentazione della prossima edizione di Fitur, la fiera internazionale del turismo, in
programma dal 22 al 26 gennaio
al parco fieristico Ifema di Madrid.
Nonostante non siano ancora disponibili i dati relativi a dicembre
scorso degli arrivi turistici, il numero di viaggiatori in Spagna registrato fino a novembre, quasi
57,6 milioni di stranieri, già supera i 55,4 milioni di turisti contabilizzati dal gigante asiatico per
l'intero 2013. La Spagna «è una
potenza mondiale nel turismo e i
buoni risultati sono state ottenuti
grazie al nostro settore turistico e
alla sforzo delle nostre imprese,
competitive e capaci di internazionalizzare e rafforzare il marchio Spagna all'estero», ha
celebrato la sottosegretaria al
ramo. Gli operatori e il patronato
del settore (Exceltur) stimano in
oltre 6,4 milioni il numero di turisti
stranieri che hanno visitato la
Spagna lo scorso anno. Un dato
che dovrà essere confermato
dalle cifre ufficiali, che saranno
pubblicate dal ministero al ramo il
prossimo 27 gennaio. Ma è già
record anche per entrate e spesa
turistica registrate al novembre
2013, che segnano un incremento dell'8% - fino a un totale di
55,896 milioni di euro - rispetto
allo stesso periodo dell'anno precedente.
Mosca il ministro degli Esteri siriano Walid al Muallim, dopo un
incontro con il suo collega russo
Serghiei Lavrov. «Ho informato
il ministro Lavrov che siamo
pronti a scambiare detenuti contro prigionieri catturati dal
campo avverso», ha dichiarato.
Mercato parallelo dei farmaci, e scatta
la caccia al tesoro in tutta Italia
SABATO 18 GENNAIO 2014
Secolo
d’Italia
Redazione
Farmaci antitumorali, eparine, antipsicotici e broncodilatatori diventati quasi introvabili a Roma e
in tutta Italia.
Tutta «colpa del mercato parallelo» delle medicine, sostiene Federfarma. Che a luglio scorso
aveva presentato un esposto in
Procura. E l'altroieri ha scritto all'Afa, l'Agenzia del Farmaco.
E' «un problema che abbiamo già
denunciato», dice, dal canto suo,
il ministro della Salute, Beatrice
Lorenzin. «Se c'è un mercato parallelo, va vigilato e controllato»,
ha spiegato il ministro.
Nel frattempo la mancanza di alcune medicine crea disagi alle
stesse farmacie. Tanto da costringere, dopo l'esposto in Procura a luglio, la Federfarma a
scrivere ieri all'Aifa per chiedere
«immediati provvedimenti».
«A distanza di sei mesi nulla è
cambiato, anzi la situazione è
peggiorata», scrive nella lettera
inviata all'Aifa, Franco Caprino,
presidente di Federfarma Lazio,
che evidenzia come siano oramai
«tantissime le farmacie a Roma
che si lamentano per l'assenza di
molti di questi farmaci».
«Il vantaggio per chi opera nel
mercato parallelo, che siano
aziende produttrici, grossisti o farmacie con autorizzazione all'ingrosso, è meramente economico
- spiega Caprino. L'esportazione
viene infatti effettuata solo per
quei farmaci che in Italia hanno
un prezzo al pubblico o in farmacia inferiore rispetto a quello degli
altri Paesi europei, guadagnando
così sulla plusvalenza che si matura nel vendere il farmaco sul
territorio estero. Per questo - conclude Caprino - chiediamo un intervento deciso per arginare il
fenomeno dell'export parallelo,
ipotizzando addirittura il blocco
temporaneo delle esportazioni
parallele, così da poter garantire
la continuità terapeutica a migliaia di cittadini oramai costretti
ad affannose ricerche per i farmaci che quasi sempre sono poi
introvabili».
Nella "lista dei ricercati" ci sono secondo alcuni - il Clexane, che
evita la formazione di trombi ed
emboli in caso di interventi chirurgici, il Mirabexin, per il trattamento del morbo di Parkinson e
lo Spiriva, per il trattamento delle
malattie respiratorie.
Redazione
Follia e tragedia in una casa famiglia in provincia di Pistoia. Un
litigio banale per una luce accesa in camera ha fatto scoccare
il raptus omicida. Lʼospite di una
casa famiglia, Gianluca Lotti, 38
anni, nelle campagne di Montecatini, a Massa e Cozzile, in Valdinievole, ha afferrato un'accetta
e ha massacrato il compagno di
stanza, Massimo Tarabori, di Pescia, 55 anni, anchʼegli in cura
per disagi mentali. È accaduto
nella notte tra giovedì e venerdì.
Lʼuomo ha continuato a colpire la
vittima fino a quando il personale
di sorveglianza della casa famiglia ha bloccato lʼomicida e ha
avvertito polizia e carabinieri.
Gianluca Lotti tona così ad ucci-
dere dopo che nel 1998 avva
massacrato la fidanzata, Silvia
Gianni, 20 anni, orribilmente colpita con un bastone e poi finita
con una trivella. In primo grado a
Lotti fu riconosciuta la seminfermità mentale e venne condannato a 24 anni di carcere. Silvia
fu uccisa il giorno prima del
21esimo compleanno, in un vialetto lungo via della Quiete. Poco
dopo lʼuccisione Lotti fu rintracciato con i pantaloni ancora sporchi di sangue nella sua
abitazione di viale Italia. Confessò subito. L'uomo ucciso si
chiamava Massimo Tarabori, 54
anni, originario della provincia di
Pistoia. Il litigio, poi degenerato,
sarebbe scoppiato poco dopo la
mezzanotte, quando i due erano
da poco rientrati nella stanza
dopo aver visto la televisione.
Quando il personale della casa
famiglia (che appartiene allʼassociazione di volontariato «Un popolo in cammino») ha sentito le
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Brambilla denuncia: troppi
“allontanamenti facili"
dei minori dalle famiglie
Massacrato a colpi d'ascia: torna a uccidere
Gianluca Lotti. Nel '98 aveva massacrato la fidanzata
Redazione
Segnalazioni e denunce di sospetti maltrattamenti o abusi su
minori, bambini ospitati in casefamiglia dalle condizioni igieniche
intollerabili,
allontanamenti
"troppo facili" dai nuclei familiari,
fiumi di denaro pubblico speso
senza trasparenza. Così Michela
Vittoria Brambilla, presidente
della commissione bicamerale
per l'infanzia e l'adolescenza,
presenta la lunga e dettagliata interpellanza bipartisan, di cui è
prima firmataria. Nel documento
si chiede di realizzare un censimento delle case-famiglia, di istituire un registro degli affidamenti
temporanei, di monitorare le condizioni dei minori in queste comunità, di render noto il numero
di inchieste penali in corso a carico di gestori o operatori di tali
strutture e le relative ipotesi di
reato, di disincentivare il fenomeno dei cosiddetti "allontanamenti facili" dei minori dalla
famiglia d'origine. «Alla commissione - spiega la Brambilla - arrivano
continuamente
segnalazioni e denunce su allontanamenti di minori dalle famiglie,
troppo spesso disposti all'esito di
analisi frettolose di separazioni
conflittuali o di difficoltà economiche familiari, o sulle condizioni
igienico-sanitarie di alcune casefamiglia o, peggio ancora, su casi
di maltrattamenti ed abusi in quel
contesto. È tempo di fare chiarezza non soltanto sulle situazioni particolari, delle quali già si
occupa la magistratura, ma su
tutto un sistema caratterizzato,
nel complesso, da poca trasparenza e troppa discrezionalità».
grida disperate della vittima si è
precipitato nella stanza. Sono in
corso indagini della procura di Pistoia per stabilire la dinamica del
delitto e sono in corso interrogatori.
Centrali 118 in Toscana: il Consiglio regionale, unanime,
richiama la Giunta rossa al rispetto delle regole
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Secolo
d’Italia
Redazione
Sulla riorganizzazione delle
centrali del 118 nellʼarea vasta
Centro – quella che comprende
Firenze, Prato e Pistoia – di una
cosa ormai sono sicuri anche in
casa Pd, per il quale «appare
evidente come questo modo di
procedere stia avvenendo non
solo al di fuori ma anche in palese contrasto con quanto previsto dalla delibera 1117 sia nel
metodo che nel merito». È
scritto così nella mozione bipartisan approvata allʼunanimità e
generata dallʼunificazione dei
testi presentati uno già la
scorsa settimana da Roberto
Benedetti e Alberto Magnolfi del
Nuovo Centrodestra e sotto-
scritto anche dal consigliere regionale di Fi Nicola Nascosti,
lʼaltro da Gianfranco Venturi e
da molti altri consiglieri regionali
del Pd. Che le cose stessero
procedendo in modo differente
da quanto normativamente previsto – con la Giunta indaffarata
ad accentrare la gran parte del
servizio di emergenza-urgenza
territoriale su Firenze accorpandovi Prato e lʼarea empolese –
dal Ncd Benedetti (di Pistoia) e
Magnolfi (di Prato). Lʼatto aveva
riscosso fin da subito lʼadesione
di Nascosti (di Empoli) e così è
arrivato in seduta di Consiglio
regionale. Dal canto suo il Pd
ne aveva però preparato un
altro, quasi del tutto sovrappo-
nibile a quello del Nuovo Centrodestra e con dispositivo assolutamente affine. E allora:
perché non comporre un atto
unico? La nuova mozione –
che, oltre ai firmatari originari,
ha raccolto il consenso anche di
Fed-Verdi, Udc e Fdi – chiede
del resto sempre la stessa
cosa: che la Giunta mantenga
gli impegni che essa stessa, attraverso le proprie delibere, si è
assunta. Innanzitutto quello di
garantire omogeneità demografica e territoriale tra le sei centrali 118 protagoniste della fase
di transizione che costituisce il
primo step della riduzione a tre,
una per area vasta. Si tratta di
creare alle sei strutture superstiti le condizioni per ripartire a
pari livello, sia quanto a bacini
di utenza che per ciò che concerne lʼestensione territoriale.
Non solo: la cornice deliberativa
intagliata dalla Giunta prevede
lʼelaborazione entro primavera
di un piano di riordino; ciò nonostante le manovre per accorpare Prato a Firenze avrebbero
dovuto avviarsi già a partire dal
20 gennaio, tra una settimana e
del tutto “a braccio", suscitando
un autentica rivoluzione da
parte di tutti gli operatori coinvolti. Il Consiglio ha dato loro ragione.
Redazione
«Si tratta di una decisione incomprensibile. Sotto la giustificazione
della riorganizzazione del sistema
delle reti, non si possono adottare
misure che penalizzano un intero
territorio. Questo è ciò che sta avvenendo allʼospedale San Paolo di
Civitavecchia, dove sparisce il servizio immunotrasfusionale e resterà
soltanto il centro di raccolta». È
quanto sostengono il capogruppo
regionale di Forza Italia Luca Gramazio e lʼesponente di Forza Italia
di Civitavecchia Emanuela Mari.
«Riteniamo che la logica delle reti
debba innanzitutto tener conto delle
peculiarità di ogni ospedale e dei
loro bacini dʼutenza – continuano i
due – Non si possono prendere
scelte che non tengono conto, in
modo dettagliato, delle istanze dei
cittadini. Civitavecchia è un Comune
di oltre 50mila abitanti che da aprile
ad ottobre, ogni anno, si appresta
ad accogliere oltre 2 milioni di croceristi. Inoltre, il San Paolo è una
struttura di primo livello, che rappresenta un riferimento anche per i Comuni limitrofi. Tra lʼaltro, negli anni
passati proprio la Regione Lazio
aveva autorizzato e finanziato i lavori per gli spazi che sarebbero stati
utilizzati per tutto il servizio immunotrasfusionale, che oggi non ci
sarà più, per una logica che – ripetiamo - non condividiamo. Questa è
lʼennesima dimostrazione di come
la Giunta Zingaretti, soprattutto sulle
tematiche sanitarie, si dimostri lon-
tano dalla realtà e dalle vere esigenze dei territori. Serve un confronto serio, con tutte le parti
interessate, al fine di evitare di penalizzare alcuni Comuni della nostra Regione. E in particolare con
lʼobiettivo di garantire un servizio
sanitario sempre più efficiente con
tempi di intervento celeri mentre,
con questo provvedimento – concludono Gramazio e la Mari – la più
vicina delle strutture attrezzate per
le "emergenze sangue" dista almeno 100 km da Civitavecchia».
Sbagliata la scelta della Regione Lazio
sull'ospedale di Civitavecchia
SABATO 18 GENNAIO 2014
De Corato propone controlli
antidroga nelle scuole
di tutta la Lombardia
Redazione
«L'arresto per spaccio del
14enne che vendeva marijuana
a scuola nell'istituto omnicomprensivo di Vimercate e che obbligava i suoi coetanei a
nascondere stupefacenti a casa
loro è la dimostrazione di come
gli studenti, non solo dei quartieri difficili di Milano ma di tutta
la Lombardia, siano esposti al
rischio droga». Lo afferma Riccardo De Corato, capogruppo di
Fratelli d'Italia in Regione e vicepresidente del Consiglio comunale, sullo spaccio di droga
nelle scuole.. È dei giorni scorsi
la notizia che a Quarto Oggiaro,
grazie a un accordo tra il commissariato e le scuole, la polizia
con i cani antidroga ha controllato le aule di alcuni istituti scolastici del quartiere. Un'iniziativa
importante per ridare fiducia agli
studenti e alle famiglie dopo i
gravi fatti di sangue dei mesi
scorsi, tre omicidi in pochi
giorni, e dopo l'arresto di un ex
studente di un istituto superiore
che aveva organizzato una rete
di minorenni per lo spaccio di
droga. Ma Quarto Oggiaro non
è l'unico quartiere a rischio. Occorre monitorare le scuole di
tutte le periferie e anche del
centro. Noi del centrodestra nel
2007 avevamo avviato una sperimentazione concordando con i
presidi la presenza di poliziotti
in pensione davanti alle scuole
per contrastare spaccio, bullismo, microcriminalità».
DiCaprio, lupo famelico di Wall Street,
alla conquista dell'agognato Oscar
Secolo
SABATO 18 GENNAIO 2014
d’Italia
Priscilla Del Ninno
Non c'è due senza tre, recita un vecchio adagio.
E allora, la quarta sarà la volta buona per Leonardo Di Caprio? Fresco di Golden Globe, l'attore feticcio di Martin Scorsese ci riprova, e affila
gli artigli per la lunga notte degli Academy
Awards del prossimo 2 marzo, con la nomination
(la quarta, appunto, dal '94 ad oggi), che lo candida per la migliore interpretazione maschile di
The Wolf of Wall Street, diretto dal mitico regista
di Taxi Driver. Il film, ispirato alla storia del broker
Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio), rappresenta
un nuovo tentativo di definire sul grande
schermo contorni, luci e ombre, dell'american
dream. O meglio, dei risvolti da incubo che la fine
del sogno a stelle e strisce ha rivelato. E allora,
droga, sesso e dollari: sembrano essere questi i
confini virtuali al cui interno si muove il protagonista del film, con buona pace di etica e buoni
sentimenti: e la poesia del cinema cede il passo
alla prosaica realtà da cui trae spunto. La vita del
broker Jordan Belfort, il “famelico lupo” di The
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Wolf of Wall Street – in sala dal 23 gennaio con
01 in oltre 400 copie, già forte di cinque candidature all'Oscar, tra cui film, regia e protagonista
– procede inseguendo solo da fallaci simulacri,
alimentata da false speranze e illusorie certezze,
salvo cambiare all'improvviso direzione solo per
il precipitare degli eventi. E tra piedistalli e baratri, il truffatore spregiudicato che alla fine degli
anni Ottanta si arricchì sulle spalle di sprovveduti investitori ai quali, con il bluff di comprare,
gonfiare e poi rivendere azioni-spazzatura, riuscì a sottrarre 200 milioni di dollari, diventa un
condannato al carcere per frode e riciclaggio, attivamente ricercato dalle autorità Usa. Scorsese
e Di Caprio raccontano dunque questa incredibile avventura di un uomo spavaldo e senza morale, avventuratosi nella giungla finanziaria di
trent'anni fa, armato di coraggio e cinismo. Il film
segue dunque le iperboli di ascesa e crollo del
broker, fasi punteggiate da eccessi di ogni tipo:
sesso, sostanze stupefacenti, dimore faraoniche,
auto di lusso e yacht miliardari. Una vita e un
personaggio che prestano decisamente il fianco
ad una rilettura cinematografica, a cui Di Caprio,
alla ricerca della realizzazione del suo personale
sogno di gloria di celluloide, riesce a conferire
spessore e sfaccettature, sperando nella promozione a pieni voti dei giurati dell'Academy.
sua tardiva degenerazione. Così, dopo gli strali
sociologici lanciati contro la Barbie emblema
della casalinga perfetta, poi carrierista, infine
modello social che – dal tatuaggio alla chemioterapia, passando per la candidatura alla
Casa Bianca – non si è fatta mancare nulla, arriva anche un'app che consente, persino ai
bambini dai nove anni in su, di poter modificare
l'aspetto fisico di una bambola ispirata a Barbie, sovrappeso, con la liposuzione. Si chiama
Plastic Surgery & Plastic Doctor & Plastic Ho-
spital Office for Barbie, e al momento è stata rimossa sia dall'Apple Store che dal Google
Play Store, dopo una serie di accese proteste,
amplificate in Rete, che hanno rilanciato in
primo piano sul web la foto di questa applicazione, chiedendo agli addetti ai lavori la rimozione, e agli utenti di ritwittare e postare il
messaggio per diffonderlo il più possibile. Sotto
accusa, oltre al fatto che l'app permettesse
anche ai bambini piccoli di giocare alla liposuzione, l'uso di espressioni in qualche modo
equivoche, e comunque improprie se indirizzate ai più piccoli in virtù di un lessico ludico
atto a veicolare messaggi discriminatori. «Questa ragazza sfortunata è così in sovrappeso
che nessuna dieta può aiutarla. Nella nostra
clinica può essere sottoposta alla liposuzione
per renderla bella e magra. Dobbiamo fare dei
tagli sulle aree con più problemi, la vuoi operare tu?», era la scritta che figuarava come invito al gioco nella descrizione dell'applicazione.
Roba da far rimpiangere il “piccolo chimico”, il
monopoli e tutti i giochi di vecchia concezione...
E un app invita a giocare alla liposuzione: l'ultima sconcertante frontiera varcata in Rete
Bianca Conte
La discriminazione corre sul filo... della Rete.
Ancora una volta è il “prototipo Barbie”, da decenni nel mirino delle polemiche, notoriamente
all'indice dell'opinione pubblica, protagonista –
e più spesso vittima – dell'ennesima crociata
ideologica indetta contro il simbolo che da
sempre incarna: bellezza esile e smagliante,
bionda e aitante. O meglio, più che il prototipo
di stile e perfezione fisica, il bersaglio dell'invettiva mediatica di questi giorni diventa una
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
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d’Italia
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7 agosto 1990 n. 250