LaFondazioneAnsimobilitaperimarò.Mugnai
Transcript
LaFondazioneAnsimobilitaperimarò.Mugnai
LaFondazioneAnsimobilitaperimarò.Mugnai:«Cisono valoririspettoaiqualituttopassainsecondopiano» ANNO LXII N.41 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Girolamo Fragalà «Ci sono valori rispetto ai quali tutto passa in secondo piano: già sarebbe sufficiente il destino personale di due soldati dʼItalia a giustificare la mobilitazioni di tutte le nostre forze per tenere alta lʼattenzione sulla vicenda dei nostri marò. Ma ora cʼè di più: è in discussione la dignità del nostro Paese». La Fondazione Alleanza nazionale, che questi valori li ha cuciti nel Dna, scende in prima linea nella persona del suo presidente, Franco Mugnai, e ancora una volta non si tira indietro quando cʼè da attivarsi per sensibilizzare e informare su una vicenda che riguarda il valore dei nostri militari e «il senso profondo del nostro essere Nazione: una certa idea dʼItalia che fa parte della mission culturale della Fondazione stessa e della comunità umana e politica che essa rappresenta», precisa Franco Mugnai. Presidente, lʼennesimo rinvio della Corte Suprema indiana sul caso marò suona offensivo nei confronti dellʼItalia, un momento indecoroso segnato da levate di scudi tardive da parte del ministro Bonino, a due anni dal calvario di Latorre e Girone. Motivo di più per fare qualcosa? Certo, un motivo in più per procedere con una volata di iniziative che, come abbiamo fatto con il tema delle Foibe, culminerà con la pubblicazione di un manifesto per tenere desta, anche visivamente, lʼattenzione sulla vicenda marò, che per noi è da sempre una priorità nazionale. Come definisce la gestione dellʼintera vicenda? Caotica e imbelle. Vorrei ricordare che nel febbraio di due anni fa, allʼinizio del dramma dei WWW.SECOLODITALIA.IT d’Italia mercoledì 19/2/2014 operazioni di guardia e di protezione, dai conflitti mondiali a quelli coloniali fino agli attuali teatri di guerra. LʼItalia attraverso gli uomini del San Marco ha messo a disposizione le proprie risorse da sempre, ma soprattutto negli ultimi anni: con il perpetrarsi di numerosi atti di pirateria nei confronti di unità mercantili in transito nelle acque dellʼOceano indiano, è stato richiesto lʼintervento dello Stato italiano per la protezione delle unità mercantili. LʼIndia ne ha beneficiato. nostri due fucilieri di marina, la Fondazione An si mise subito a disposizione del governo: ci offrimmo, qualora lʼesecutivo non lo avesse fatto, di pagare la cauzione per Latorre e Girone. Nel corso di questi anni abbiamo poi assistito allʼincapacità di difendere la dignità del nostro Paese: troppo tardi si è cercato di porre la questione al centro dellʼinteresse internazio- } In questi anni abbiamo assistito all’incapacità di difendere la dignità del nostro Paese nale. Strumenti di pressione da perseguire ci sarebbero stati, eppure… Vedere oggi degli appartenenti alle forze armate italiane rischiare di essere sottoposti a una normativa scritta per i terroristi è qualcosa di inaccettabile per dei militari come i nostri, che sono stati inviati lì per combattere la pirateria, per la sicurezza dei mari, con grandi benefici per lʼIndia stessa. Quale contributo vuole dare ora la Fondazione An? Unʼ opera di informazione costante, ad alta voce, continuare a parlarne, a raccontare, a dare notizie, in collaborazione con il Secolo dʼItalia, con approfondimenti quotidiani e iniziative che metteremo a punto giorno per giorno in relazione allʼevolversi della vicenda. Per esempio? Per esempio sarebbe utile far conoscere, soprattutto ai giovani, la storia gloriosa dei fucilieri di Marina del San Marco, reparto ufficializzato nel 1919, distintosi in ogni circostanza in Una presenza cruciale quella dei nostri fanti di Marina, ma di cui si sa poco: evidenziare la loro funzione nei mari è un altro obiettivo della Fondazione? Cosa conoscono molti italiani della lotta alla pirateria, piaga sempre più diffusa? Ecco, noi metteremo a disposizione documenti, protocolli dʼintesa tra il ministero della Difesa e altri Stati, Rapporti ufficiali, che del resto sono reperibili su internet. Pochi conoscono la quantità e la qualità delle operazioni in cui si richiede lʼoperato dei nostri fanti di Marina. Nel 2012 è stato soddisfatto lʼ80% delle richieste di scorta avanzate. Nel corso delle 125 missioni assolte, i nostri uomini hanno prevenuto numerosi tentativi di sequestro, fornendo un contributo notevole per la sicurezza e la serenità del commercio internazionale. Per il contrasto alla piaga della pirateria la nostra Marina ha assunto un ruolo leader in campo internazionale. Unʼeccellenza che fa parte della vita e dellʼorgoglio nazionale. Faremo di tutto per tenere alta lʼattenzione sui nostri ragazzi. Fino a che non li riavremo a casa. Il giudice che deciderà sulla compravendita dei senatori prodiani ammette di essere un fan di Prodi… 2 Redazione Per fare un paragone calcistico, è come se lʼarbitro che deve decidere se dare un calcio di rigore alla Juventus, confessasse di aver sempre tifato per la Vecchia Signora e chiedesse, per correttezza, di essere esonerato dal compito per manifesta parzialità. La vicenda che si sta consumando in questi giorni in un aula di giustizia napoletana è simile, solo che in questo caso il giudice tifoso – non della Juve ma di Prodi – resterà al suo posto per esprimere il verdetto contro Berlusconi, nonostante lʼammissione di “fede”. Nicola Russo, il presidente del collegio Secolo d’Italia del Tribunale davanti al quale è in corso il processo per la compravendita dei senatori, ha segnalato al presidente del Tribunale di Napoli di aver fatto parte 19 anni fa di un comitato MERCOLEDì 19 FEBBRAIO 2014 che sosteneva la candidatura a premier di Romano Prodi. Eppure, incredibile ma vero, lʼastensione è stata esclusa con la motivazione che allʼepoca Russo non era ancora magi- strato. La segnalazione da parte di Russo è stata fatta perché si valutasse la sussistenza di eventuali motivi di opportunità tali da determinare lʼastensione del magistrato. Il presidente del Tribunale di Napoli Carlo Alemi ha escluso lʼastensione proprio in considerazione del fatto che allʼepoca, nel 1995, Russo non era magistrato. Russo attualmente presiede il collegio della prima sezione dove Berlusconi è imputato di corruzione per aver indotto, in cambio di soldi, lʼex senatore De Gregorio a cambiare schieramento favorendo la caduta del governo Prodi. Quel Prodi idolo politico dellʼarbitro… Francesco Signoretta La peggiore esclamazione, dopo lʼultimo schiaffo rifilato dallʼIndia allʼItalia sul caso dei marò, è firmata da Emma Bonino: «Adesso basta». Due parole che sanno di beffa perché non è «adesso» che è stato oltrepassato ogni limite, non si contano più i giorni, è unʼeternità che i nostri ragazzi in divisa sono piombati in un tunnel, offesi, accusati di tutto, trattati come criminali. È unʼeternità che sul web cʼè una mobilitazione enorme per la liberazione dei due fucilieri, gruppi nati spontaneamente su facebook, immagini che circolano in modo vorticoso. E in questa eternità ci sono stati i grandi assenti. O meglio, i colpevoli. È infatti evidente che si sono sommati due anni di fallimenti, con Monti e Letta che dovrebbero salire sul banco degli imputati. Hanno permesso, senza battere ciglio, che il nostro Paese fosse deriso, umiliato, offeso. Non sono stati presi per i fondelli solo Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ma tutti gli italiani. Dal governo tecnico al governo di strane intese a guida Pd a primeggiare è stato lʼimmobilismo ed è stato necessario non il secondo o terzo rinvio delle autorità indiane ma addirittura il trentesimo per richiamare il nostro ambasciatore a Nuova Delhi. Per ventiquattro mesi, invece, nulla di nulla, il vuoto assoluto, solo parole vuote. A tutto questo va aggiunta la politica balbettante della Bonino che, se si fosse mobilitata per i marò come si è mobilitata per Luxuria, avrebbe avuto comunque qualche risultato. E invece, anche grazie a lei, non è stata salvaguardata la dignità nazionale, un elemento – questo – che avrebbe indotto chiunque alle dimissioni. Chiunque ma non gli esponenti del centrosinistra e nemmeno i finti tecnici vestiti da professori, capaci solo di stangare la gente comune. Viene un sospetto: i marò – di per sé – non sono stati mai digeriti da una certa fazione politica per motivi ideologici. E questa sarebbe la cosa peggiore, unʼaggravante per chi non ha mosso un dito per la liberazione dei nostri militari. La cui colpa, per una sinistra ancora legata ai vecchi schemi, è quella di indossare una divisa. Basta masochismo: il centrodestra Marò. Italia umiliata e derisa grazie a Monti, la smetta di farsi del male da solo Letta, Bonino e ai pregiudizi della sinistra Girolamo Fragalà Chiamatela anomalia, chiamatela diaspora, chiamatela come volete. I fatti sono chiari: Forza Italia, Lega e Fratelli dʼItalia sono allʼopposizione, il Nuovo Centrodestra è un poʼ dentro e un poʼ fuori. Non solo. Forza Italia parla di opposizione «responsabile» e a molti elettori questa parola appare insidiosa, hanno paura che ci sia un appoggio “nascosto” a Renzi. Anche Fratelli dʼItalia annuncia unʼopposizione «responsabile» ponendo lʼaccento sulle riforme e prendendo le distanze dagli azzurri sul tema delle preferenze. La Lega usa termini bellici, dichiarando unʼaltra forma di opposizione, quella fatta «al di là della barricata». Tutto giusto, tutto legittimo, tutto motivato perché Forza Italia si è caratterizzata per la “grande intesa” raggiunta con il Pd, interpretata dagli opinionisti come una svolta storica; Fratelli dʼItalia, sin dallʼinizio, si è battuta per le preferenze contro il Parlamento dei nominati; la Lega, dal canto suo, ha fatto la sua fortuna con il linguaggio duro ereditato da Bossi. Il Nuovo Centrodestra è nato in contrapposizione a chi voleva la crisi di governo e le elezioni anticipate. A restare disorientato è però lʼelettorato, che assiste a un incontro di pugilato con troppi round. Lʼultimo, in ordine cronologico, vede di nuovo gli azzurri contro gli alfaniani. Alfanostaipocosereno, si legge sulla nota politica del “Mattinale”, redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera, che conia un nuovo hashtag dedicato al leader del Ncd parafrasando con ironia quelli ormai noti di Renzi (Enricostaisereno) diretto a Letta, e di Pippo Civati (Matteostaisereno) indirizzato al segretario Pd. «Tu che a Berlusconi devi tutto, ma proprio tutto, tu che avevi nelle mani il primo partito in Italia e lo hai trascinato al 12% dei consensi, tu che hai offeso chi ti ha inventato. Tu caro Angelino, staipocosereno. Gli elettori hanno capito». La risposta arriva da LʼOccidentale: «Dopo mesi di veleno gettato a piene mani, di insulti e provocazioni , il Nuovo Centrodestra si è limitato a rendere pan per focaccia. Se il cannoneggiamento prosegue, non porgeremo di certo lʼaltra guancia». Il tutto proprio quando Roberto Maroni lanciava lʼappello «ai litiganti perché si mettano dʼaccordo» perché alle elezioni la coalizione non può arrivare divisa. Forse sarebbe bene una piccola pausa in silenzio. Perché fare del male agli altri è un peccato. Ma farsi del male da soli è da manuale del masochismo politico. Governo, La Russa: «Il programma di Renzi è carente sulle riforme» MERCOLEDì 19 FEBBRAIO 2014 Redazione «Quando un governo ha il suo interno programmi così diversi come quello della sinistra che si deve sommare a quello di Alfano che si dice di centrodestra, difficilmente ne esce fuori qualcosa di buono. Siamo in attesa di capire cosa succede e non lesineremo il nostro voto a favore se ci fosse qualche provvedimento utile agli italiani. Detto ciò va detto che sulle riforme, almeno nelle dichiarazioni, il programma di Renzi è molto carente». A parlare è il presidente di Fratelli d'Italia, Ignazio La Russa, che certo non trasuda entusiasmo dopo l'incontro con il premier incaricato. «Nel colloquio che abbiamo avuto con lui - spiega- abbiamo insistito soprattutto su due punti: riteniamo che non sia sufficiente cambiare il Senato ma chiediamo che il Presidente della Repubblica venga eletto direttamente dai cittadini; Secolo d’Italia vorremmo poi una legge elettorale che non lasciasse ai capi di partito la possibilità di nominare i parlamentari ma li facesse scegliere agli italiani attraverso le preferenze. Ma su questi due punti non abbiamo trovato una grande intesa». Il senatore di Forza Italia, Altero Matteoli, si sofferma invece sulla vicenda dello scherzo telefonico con Barca alla "Zanzara”, che ha parlato di pressioni di De Benedetti sulla formazione del governo: «Barca non è l'ultimo arrivato, è un ex ministro, un politico che aspirava ad un ruolo di primo piano nel Pd, ed è anche un dirigente generale dello Stato. Non si indigni quindi per la violazione della sua privacy. Piuttosto si assuma la responsabilità di quanto ha affermato e spieghi, se ha altro da spiegare e da dire. Ma soprattutto sia Renzi a dimostrare di non essere condizionato da nessuno nella formazione del suo governo. Le pressioni, in questi frangenti, arrivano da più parti e sono forse inevitabili, gravissimo sarebbe subirle e farsi condizionare». Per FdI è poi Giorgia Meloni ad esprimere forti perplessità di metodo: «Abbiamo ribadito la nostra protesta per il metodo che vede il terzo governo passare sopra la testa italiani e che appare distante anche dall'idea che Renzi ha dato di sé». Al termine delle consultazioni con Matteo Renzi, la Meloni ha ribadito che il partito farà comunque «un'opposizione responsabile». «Fdi - dice infatti - valuterà il merito dei provvedimenti. Noi siamo interessati al tema delle riforme». Spazio poi soprattutto per i Marò: Fdi poco prima di lasciare la sala ha infatti mostrato alcuni manifesti nei quali si chiede di salvare i due fucilieri. Emanuele Fiano. Invece M5S, ha detto Roberta Lombardi, presenterà le proprie proposte di modifica direttamente in Aula oggi. «L'intesa di massima – ha detto ai cronisti il presidente della commissione Francesco Paolo Sisto – è di confermare il testo così come lo ha modificato il Senato, per evitare che decada». «Non presenteremo emendamenti – ha spiegato il Pd Andrea Giorgis – il che non significa che non abbiamo perplessità. L'abolizione del finanziamento pubblico è di per sé discutibile, perché espone la politica all'influenza dell'economia. E poi il Senato ha anche peggiorato il testo. Comunque c'è l'impegno del gruppo a non presentare emendamenti». Sel contesta il decreto e presenterà emendamenti, ha spiegato Sergio Boccadutri, anche se sta valutando ancora se presentarli in commissione o direttamente in Aula. Una delle otto proposte di modifica di Sel prevede il finanziamento pubblico, con 18 milioni di euro, delle campagna elettorali. Quanto a M5s, Lombardi e Danilo Toninelli non hanno precisato quanti emendamenti presenteranno in Aula e che atteggiamento terranno, il che spinge il relatore Fiano a temere l'ostruzionismo: «Credo che avremo delle sedute complicate – ha detto ai cronisti – ma se M5s dovesse riuscire a far decadere il decreto si assumerebbe la responsabilità di tenere in vita il finanziamento pubblico ai partiti». Finanziamento pubblico ai partiti: da Forza Italia e maggioranza nessun emendamento Redazione Continua il confronto e si fa sempre più acceso, con i grillini che cercano comunque visibilità. La maggioranza e Forza Italia non presenteranno in commissione Affari costituzionali emendamenti al decreto sul finanziamento pubblico ai partiti. Lo ha riferito al termine della seduta della commissione il relatore 3 Scuola, nuove proteste: scenderanno in piazza i lavoratori delle pulizie Redazione Sciopero nazionale dei lavoratori che si occupano delle pulizie nelle scuole il prossimo 4 marzo. A dieci giorni dalla scadenza della proroga degli appalti di servizi di pulizia nelle scuole definita dalla Legge di Stabilità 2014 i sindacati di categoria, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltrasporti Uil, scendono nuovamente in campo lamentando la mancata individuazione di soluzioni finalizzate alla salvaguardia occupazionale e del reddito degli oltre 24mila addetti ex Lsu e dei cosiddetti Appalti Storici coinvolti da una vertenza che – avvertono – «rischia di avere pesantissime ripercussioni sociali». Lo hanno fatto stamane promuovendo una conferenza stampa congiunta con l'obiettivo di sensibilizzare il nuovo governo e i dicasteri competenti a ripristinare il confronto così come previsto dalle norme in vigore. «Dal primo marzo – ha affermato Elisa Camellini segretaria nazionale della Filcams Cgil – non sappiamo se e come proseguirà la gestione del servizio, con conseguenze disastrose su lavoratori, scuole, alunni e famiglie, nonché sulla prosecuzione delle attività didattiche". Entro il 31 gennaio il tavolo governativo costituito avrebbe dovuto stabilire un percorso condiviso con le organizzazioni sindacali, i ministeri preposti, enti locali, nonché le associazioni datoriali, per la definizione di soluzioni che rispondessero alla tutela dell'occupazione e l'erogazione dei servizi di pulizia negli oltre 4mila istituti scolastici italiani, dove oggi operano i lavoratori Ex Lsu e i c.d. Appalti Storici. Tre anni dopo il linciaggio del “tiranno”, la Libia sta molto peggio di prima 4 Secolo d’Italia Antonio Pannullo Nel terzo anniversario dell'inizio della rivoluzione libica - che portò alla fine di Muammar Gheddafi, il 17 febbraio 2011, instabilità politica ed economica, violenze sanguinose, attentati suicidi, rapimenti, omicidi politici continuano ad attraversare il Paese. I libici hanno però già dato il via alle celebrazioni in diverse città e si preparano a un momento storico: le elezioni per l'assemblea costituente. Nei giorni scorsi i festeggiamenti sono iniziati con fuochi d'artificio concerti in piazza per celebrare "la libertà" dopo oltre 40 anni di dittatura del Colonnello, salito al potere il primo settembre 1969 con un colpo di stato senza spargimento di sangue che pose fine alla monarchia del re Idris. Ma c'è poco da festeggiare: la Libia del postGheddafi è sospesa tra instabilità e insicurezza, mentre imperversano l'azione delle milizie e, nell'est, la minaccia jihadista. A peggiorare il quadro si aggiunge la crisi economica provocata dal blocco dei maggiori terminal petroliferi sempre nell'est, da dove aveva preso il via la rivolta contro Gheddafi. Il tutto reso possibile dalla debolezza delle istituzioni libiche, incapaci di porre la situazione sotto controllo e dalla mancanza di vere e proprie forze di sicurezza che per il momento vengono addestrate all'estero. Nonostante ciò, la popolazione non si fa scoraggiare e si prepara alle prossime elezioni per la Costituente. I residenti all'estero hanno cominciato a votare sabato e domenica in 13 Paesi mentre in Libia le elezioni sono state fissate per il 20 febbraio. Secondo la dichiarazione costituzionale del 2011, ad elezioni avvenute, l'assemblea avrebbe 4 mesi di tempo per redigere una nuova Costituzione e sottoporla, entro un mese, a referendum. La formazione dell'assemblea avrebbe dovuto essere una delle priorità del Congresso generale nazionale libico (Gnc), il parlamento eletto nel mese di luglio 2012. Ma crisi politica, problemi burocratici e instabilità hanno causato ritardi. Sempre secondo il calendario fissato dalla dichiarazione costituzionale la costituente avrebbe dovuto essere eletta mesi fa mentre il mandato del Gnc sarebbe dovuto terminare il 7 febbraio del 2014. Ma lo scorso dicembre il parlamento ha ovviamente esteso il suo mandato di un anno suscitando numerose polemiche sulla legittimità del Congresso e in molti sono scesi in piazza a più riprese per protestare contro l'estensione del mandato e per chiedere elezioni parlamentari anticipate, richiesta che potrebbe essere accolta nei giorni a venire. La futura costituente sarà composta da 60 membri eletti e divisi fra le tre regioni: Tripolitania (ovest), Fezzan (sud) e Cirenaica (est). Sei seggi saranno assegnati a donne mentre altri sei divisi tra le tre minoranze: tebu, tuareg e amazigh (berberi). Perfino le operazioni di registrazione per votare la costituente sono terminate in ritardo, con poco più di 1 milione di iscritti, su oltre 4 milioni di aventi diritto. Il termine ultimo era stato infatti posticipato ripetutamente a causa del basso numero di iscritti. Redazione Cristiani ancora sotto tiro in Nigeria nell'ennesima strage che ha insanguinato il sempre più incontrollabile nord-est del Paese. Oltre cento persone - secondo una prima ricostruzione - sono state uccise nel corso di un massiccio attacco attribuito agli estremisti islamici di Boko Haram, che hanno incendiato le case e devastato l'intero villaggio di Izghe, nello stato di Borno. Sono arrivati di sera, hanno raccontato gli scampati, a bordo di camion e moto, travestiti da militari. Hanno costretto gli uomini a radunarsi in un'area del villaggio e li hanno massacrati a colpi d'arma da fuoco e con coltelli e machete, al grido di "Allah è grande". Poi hanno setacciato le abitazioni alla ricerca di chi si era nascosto, hanno saccheggiato magazzini e depositi di generi alimentari e sono fuggiti nella boscaglia. Tra le vittime del massacro anche musulmani moderati. E il bilancio a Izghe è di al- meno 106 morti, come ha fatto sapere il senatore Ali Ndume. Dei morti, i 60 scoperti per primi sono già stati sepolti, ha precisato l'esponente politico, che ha ribadito il sospetto su Boko Haram, i cui attacchi - ha detto Ndume - «diventano ogni giorno più sanguinosi e frequenti». Nessuna resistenza, nemmeno un poliziotto o un soldato nel villaggio, nonostante gli ultimi giorni siano stati scanditi da eccidi e decine di morti in tutta l'area. E nonostante la guerra dichiarata dal presidente cristiano Goodluck Jonathan a Boko Haram e la costituzione di milizie armate di autodifesa, formate anche da musulmani moderati, da affiancare alle forze di sicurezza. Secondo alcune fonti, il massacro è stata la reazione a una serie di bombardamenti aerei da parte delle forze nigeriane contro postazioni degli estremisti islamici non lontano da Izghe, verso il confine con il Camerun. Ad arginare la "guerra santa" non è ser- vito neppure il siluramento, a metà gennaio, di tutti i vertici militari, sostituiti dal presidente nigeriano perché incapaci di fermare la furia di Boko Haram contro la minoranza cristiana del nord-est. L'offensiva lanciata in maggio per riportare sotto controllo gli Stati di Borno, Adamawa e Yobe, tutti e tre in stato di emergenza, non dà risultati. La dinamica dell'ultimo massacro, di alcuni giorni fa, che aveva provocato una quarantina di morti, era stata simile. E il 27 gennaio la violenza integralista si era abbattuta su una chiesa - più di venti morti - e contro un altro villaggio, sempre nel nord-est. Ancora domenica, centinaia di abitanti della città di Bama, attaccata a più riprese, sono scappati verso Maiduguri per paura di un ennesimo raid. Ad essi si sono aggiunti i fuggiaschi di Izghe, che attraversano a piedi la boscaglia rischiando un nuovo massacro. Nigeria, orrore in tutto il Paese per lʼennesima strage di cristiani MERCOLEDì 19 FEBBRAIO 2014 Continuano le ritorsioni e i ricatti della Ue contro la popolazione della Svizzera Redazione «I negoziati per l'estensione dei trattati per la Ricerca Horizon 2020 e l'Istruzione Erasmus+ sono per ora rinviati finché non avremo la notificazione formale che la Svizzera non ha la volontà di firmare l'accordo di libera circolazione con la Croazia». Lo ha detto la portavoce della Commissione Ue. Difficile non intenderlo come un ricatto o un diktat. Anche perché quello che viene ufficialmente definito come rinvio prelude in realtà a uno stop definitivo. Il ministro della Giustizia svizzera, Simonetta Sommaruga, ha infatti informato telefonicamente il ministro degli affari esteri croato, Vesna Pusic, che la Confederazione - come conseguenza del voto del referendum sull'immigrazione - non è nelle condizioni di poter firmare l'accordo bilaterale con la Croazia sulla libera circolazione dei lavoratori. La firma di tale accordo, previsto in conseguenza dell'ingresso della Croazia nella Ue il primo luglio 2013, deve arrivare entro il 30 giugno prossimo. Sommaruga ha spiegato a Pusic che la nuova disposizione costituzionale del referendum si applica immediatamente e non permette la firma nella forma attuale di un accordo che prevede la libera circolazione assoluta dei croati in Svizzera entro 10 anni. Di qui la decisione della Commissione di bloccare le trattative su Horizon 2020 e Erasmus+. La settimana scorsa la Ue aveva annunciato di aver rinviato o congelato i negoziati su altri due accordi (quello sull'elettricità e quello sull'accordo quadro istituzionale). Il marchio più influente al mondo? La Ferrari soppianta la Coca-Cola MERCOLEDì 19 FEBBRAIO 2014 Valter Delle Donne Il marchio del Cavallino rampante si aggiudica il titolo di più "powerful", ossia influente al mondo, secondo l'annuale classifica di Brand-finance. Il marchio della casa automobilistica modenese ha superato quello della Coca Cola, 2/a, della società finanziaria Pwc, 3/a, e addirittura il marchio di Google, finito al quinto posto e quello della Walt Disney in decima posizione. La classifica riguarda i 500 marchi più influenti al mondo ed era già stata capeggiata dalla Ferrari lo scorso anno. Secondo Brand-finance «il Cavallino rampante su sfondo giallo è immediatamente riconoscibile in tutto il mondo anche dove non ci sono ancora le strade. Nel suo paese natale e tra i suoi molti ammiratori in tutto il mondo la Ferrari ispira molto più della lealtà al brand, più di un culto e una devozione quasi religiosa». Nonostante quello della Ferrari sia il marchio più influente al mondo in termine di valore, prosegue Brand-finance, il marchio si piazza in 350/a posizione con un valore di quattro miliardi di dollari. Nelle prime dieci posizioni per influenza del marchio in quarta po- Secolo d’Italia Le sigarette elettroniche “conquistano” gli adolescenti ed è subito allarme sizione si è classificata la società finanziaria americana McKinsey, seguita da Google, da Unilever, da Hermes, da Rolex, da Red Bull e dalla Walt Disney. L'incoronazione, da parte di Brand-Finanze, come marchio più forte al mondo strappa un commento positivo al presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, intervenuto a Modena all'inaugu- razione del museo Enzo Ferrari. «Siamo contenti - ha osservato : nonostante le dimensioni dell'azienda abbiamo fatto un buon lavoro per migliorare l'esclusività del brand». Montezemolo ha poi confermato che per il 2013 «l'azienda ha battuto tutti i record di risultati economici e di grandi sforzi in investimento tecnologico». sul podio”. In ogni caso i medicinali sono il primo settore hi-tech per valore dell'export. '«Ancora una volta da questi dati si capisce la potenzialità del nostro settore per l'economia del paese – ha commentato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria di fronte ai dati diffusi dall'Istat sul commercio estero – ma serve credere in questo. Se non ci fosse stato l'export, l'attività produttiva sarebbe diminuita del 3,5%». E questi risultati hanno così permesso di salvaguardare, in gran parte, l'occupazione del settore. A contribuire ad un miglioramento così forte della situazione, sottolinea Scaccabarozzi, «è bastato poco, che il ministro Lorenzin ci desse un'idea di stabilità». Il settore farmaceutico italiano vanta alcuni punti di forza produttivi nel ventaglio delle 174 fabbriche dislocate sul territorio nazionale: solo per citarne alcune in Italia è concentrata la produzione di insulina e di farmaci innovativi, per l'Hiv e i tumori. Fra le italiane spiccano la Menarini, Chiesi e Recordati. E arriva anche un record: il nostro settore farmaceutico è campione di export Redazione Il settore farmaceutico è campione di export con un +13,8 per cento rispetto alla contrazione dello 0,1 per cento complessivo del totale manifatturiero, migliore rispetto a tutti, seguito al secondo posto dal settore alimentare con un +5,3 per cento. Un risultato di gran lunga superiore alla media che consolida una forte ascesa nel ranking dei comparti manifatturieri. Tra 119 settori, nel periodo gennaio-novembre i medicinali (dettaglio per il quale il consuntivo si avrà tra un mese) sono al quarto posto per valore assoluto delle esportazioni, preceduti solo da settori della meccanica, il comparto di punta dell'export made in Italy. E sono in forte recupero tanto che a fine anno potrebbero anche “salire 5 Redazione Le sigarette elettroniche piacciono sempre di più agli adolescenti, con il consumo che è raddoppiato negli ultimi anni fino ad arrivare al dieci per cento. Lo afferma un rapporto del Cdc, il Centro di controllo delle malattie statunitense, secondo cui in un caso su cinque chi inizia a “svapare” non aveva mai fumato prima. L'analisi, pubblicata sul Morbidity and Mortality Weekly Report dell'agenzia, mostra che tra il 2011 e il 2012 la percentuale degli studenti delle superiori che ha usato almeno una volta le sigarette elettroniche è passata dal 4,8 al 10 per cento. In totale circa due milioni di adolescenti statunitensi hanno usato il dispositivo, il 75% dei quali insieme alle sigarette tradizionali. Ad attirare sempre più giovani verso le e-cigarette, spiegano gli esperti del Cdc, sono anche i vari aromi che vi si possono associare, con quelli “dolci” tra i preferiti. In alcuni Stati è vietato l'acquisto prima dei diciott'anni, ma le sigarette elettroniche sono facilmente reperibili sul web. «L'uso sempre maggiore delle e-cigarette da parte degli adolescenti è preoccupante – sottolinea Tom Frieden, direttore del Cdc – la nicotina è una sostanza che dà forte dipendenza, e molti ragazzi che iniziano con questi dispositivi potrebbero poi dover fare i conti con una dipendenza per tutta la vita che potrebbero associare anche alle sigarette normali». Insicurezza e degrado nella Milano dimenticata dalla Giunta Pisapia 6 Redazione «La situazione in alcune zone di Milano non è più sostenibile. Ho presentato in Consiglio una mozione per denunciare i gravi problemi di sicurezza, degrado, vivibilità e integrazione che i cittadini e i commercianti di via Arquà, Clitumno, Padova, Predabissi, Grigna, sono costretti a vivere quotidianamente, dinanzi alla totale immobilità del sindaco e dei suoi: Rozza, Majorino e gli attuali consiglieri di maggioranza non hanno fatto davvero nulla per risolvere questi problemi». Lo dichiara Giulio Gallera, consigliere del Comune di Milano e coordinatore cittadino di Forza Secolo d’Italia Italia. «Con la mozione ho chiesto al sindaco e alla Giunta di definire un piano di interventi che preveda in quelle zone prima di tutto un maggiore presidio del territorio e poi la promozione di progetti che abbiano come obiettivi principali il sostegno alla legalità, la mediazione culturale ed intergenerazionale, la promozione di cittadinanza attiva, la prevenzione e gestione dei conflitti, la promozione della coesione sociale. Richieste che nel 2010 lʼattuale maggioranza, allora allʼopposizione, poneva in una mozione, mi vien da pensare, del tutto strumentale se nulla è stato fatto. Tutti i giorni ri- cevo precise segnalazioni da parte di cittadini e commercianti di quella parte di Milano dimenticata da Pisapia, stanchi di situazioni al limite della dignità. Come il caso del locale sotto sequestro al civico 16 di via Arquà, riaperto abusivamente e frequentato da stranieri fino a notte fonda che disturbano la quiete pubblica e producono ingenti quantità di rifiuti. Segnalazioni – continua Gallera - che riguardano la mancata pulizia delle strade in via Arquà e via Clitumno o la fatiscenza dellʼasilo sito nellʼimmobile Aler di via Mottarone/Grigna. E poi sporcizia e problemi di ordine pubblico anche notturno nei giardini di via Predabissi/Leoncavallo, in piazza Sire Raul e unʼintensa attività di prostituzione in via Leoncavallo. Tutte situazioni più volte segnalate al sindaco e al vicesindaco e agli assessori competenti, ma evidentemente cadute nel nulla. Sindaco e Giunta – conclude Gallera – si impegnino, fra l'altro, a chiedere al prefetto che parte dei finanziamenti del governo sul progetto Milano Sicura per Expo 2015 siano destinati alla zona di via Padova e a chiedere a Regione Lombardia e Aler di intervenire per la riqualificazione del quartiere Aler di via Grigna (con relativo asilo)». giorni e giunto così al Forlanini alla sua quindicesima tappa. «Il Forlanini con i suoi circa 28 mila metri quadrati coperti non può essere di certo alienato, essendo tra l'altro formalmente condizionato al vincolo di cessione dell'ex Pio Istituto per finalità benefiche e socio-sanitarie. Già nel 2006, grazie al professor Martelli e al comitato “Salviamo il Forlanini", furono raccolte 50 mila firme per chiedere la riconversione in ambulatori, Residenze Sanitarie per Anziani (Rsa), hospice e centro per disabili. Ma da allora nulla a livello politico si è mosso. Il 90% delle sue strutture è intanto abbandonato e fatiscente, ma con i termosifoni assurda- mente ancora accesi, padiglioni vuoti lasciati allʼincuria, carcasse di piccione nei corridoi, aree oramai completamente inagibili. Esiste il rischio di incolumità per gli operatori e i cittadini che frequentano le poche strutture ancora aperte, oltre che il fattore legato alle condizioni igienico-sanitarie di molti locali. Cʼè la possibilità – conclude Santori – di valorizzare il Forlanini, non solo, come avviene oggi, con l'affitto di alcuni locali per la realizzazione di fiction e film ma, ad esempio, con il trasferimento di strutture di interesse collettivo. Un'operazione che porterebbe a un contenimento di costi di altre strutture su cui ora la Regione e altri enti pubblici pagano affitti salati». Roma, non più rinviabile la riconversione dell'ospedale Forlanini Redazione «Il Forlanini è unʼeccellenza culturale, patrimoniale e sociosanitaria della nostra Regione che vive un degrado impressionante, denunciato da operatori sanitari, pazienti e dai cittadini di Monteverde e Portuense. Una sua riconversione, che sia nelle condizioni di valorizzare le strutture, offrendo alla città servizi sociali di primaria importanza e alle casse regionali economie di notevole rilevanza, non è quindi più rinviabile». Così dichiara Fabrizio Santori, consigliere di La Destra alla Regione Lazio e componente della commissione Salute, a commento del “tour della sanità malata” organizzato negli scorsi MERCOLEDì 19 FEBBRAIO 2014 Provincia di Torino, una sinistra autoreferenziale nega la parola alle guardie ecologiche Redazione «La sinistra al governo della Provincia di Torino ha scritto una brutta pagina nella storia dell'istituzione che sta volgendo al termine. L'aver negato la facoltà ai consiglieri di interloquire con le guardie ecologiche volontarie, presenti in nutrito gruppo alla seduta del Consiglio, ha dimostrato la scarsa considerazione che la maggioranza di centrosinistra ha nei confronti delle regole democratiche e del mandato ricevuto dagli elettori». Lo ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d'Italia, Franco Papotti, che ha aggiunto: «Senza poi parlare dello scivolone in cui è incorso il capogruppo del Pd nel definire il Consiglio provinciale come "casa sua"... dimostrando evidentemente scarsa sensibilità nei confronti di tutti quei cittadini che pure lo hanno eletto a loro rappresentante. I lavoratori pongono un problema annoso, non derivante dalla riforma Del Rio, in corso di approvazione; la richiesta delle guardie ecologiche volontarie è relativa al riconoscimento della funzione di agenti di polizia giudiziaria che sta attendendo da almeno dieci anni. Ecco perché giudichiamo pretestuoso il richiamo alla riforma in atto che il Pd ha espresso nella dichiarazione di diniego alla sospensione del Consiglio». Ha proseguito Erica Botticelli, consigliere provinciale: «È incredibile che proprio chi spesso si dice vicino a loro oggi abbia negato anche solo la possibilità di un confronto». La solitudine di un camionista: arriva “Tir”, vincitore del Festival di Roma Secolo MERCOLEDì 19 FEBBRAIO 2014 d’Italia Priscilla del Ninno Quasi un documentario in tempo reale sulla solitudine di un camionista. “Tir” di Alberto Fasulo, (coprodotto con la Croazia) e vincitore dell'ottava edizione del Festival di Roma e ora nella sale dal 27 febbraio distribuito dalla Tucker, si svolge infatti quasi tutto nella sofisticata cabina di un Tir Scania-Saab dove Branko (Branko Zavrsan), ex professore croato e uomo colto e triste, ha pensato bene di convertirsi al lavoro di camionista. Lavorare per lui è solo un modo di aiutare la famiglia lontana e il telefono il solo mezzo per parlare con moglie e figlio. Unica colonna sonora del film i rumori della strada, quelli del motore, degli sportelli, i pochi dialoghi con il collega Maki (Marijan Sestak) e le telefonate alla moglie. Conversazioni in cui si ricuciono abitudini, si rappresentano potenziali gelosie, si discute se è giusto dare al loro figlio tutti i loro risparmi per comprare una casa... Ma in “Tir” sono percepibili anche aspetti inediti di questo lavoro, l'angolo esterno dell'autotreno che si trasforma, di volta in volta, in doccia o cucinino. E poi il lavoro scandito dagli orari obbligati di riposo (un'ora ogni quattro ore e mezzo), il tutto controllato da una sorta di scatola nera che, per guadagnare di più, si cerca di aggirare in tutti i modi. Un mestiere duro, quello del camionista, in cui bisogna essere abituati a stare soli e a trovare compagnia solo nelle piccole pause con i colleghi, ma anche un lavoro di sacrificio in cui si guadagna bene, 7 almeno tre volte dello stipendio di un professore. Il film racconta la solitudine, esplora i limiti di resistenza di una persona che ha compiuto una scelta lavorativa più o meno consapevole e adesso ne paga le conseguenze, vivendola fino in fondo», aveva detto il regista al Festival. Ma “Tir” è anche un paradosso: quello di un lavoro che ti porta a vivere lontano dalle persone care per cui, in fondo, stai lavorando. Rodin in mostra alle Terme di Diocleziano Redazione Dal celeberrimo Bacio alla Mano di Dio ai ritratti di Puvis de Chevannes, controversi e abbaglianti, i marmi di Rodin arrivano a Roma (dopo il successo milanese) per la mostra allestita fino al 25 maggio negli spazi straordinari delle Terme di Diocleziano. Nelle immense aule spoglie, esposte come nell'atelier di uno scultore, 62 opere provenienti dal Museo Rodin (attualmente in via di restauro) raccontano la passione del grande maestro francese per l'Italia e l'arte di Michelangelo e per una materia come il marmo per la quale elaborò una nuova, diversa poetica. L'importante rassegna è il risultato dei recenti studi condotti dall'istituto museale parigino, che ha ricominciato ad analizzare il ponderoso corpus delle sculture marmoree molto di- scusso in passato. «Rodin non scolpiva, non toccava la materia, era un magistrale modellatore, faceva i bozzetti in argilla o gesso, poi affidava la realizzazione dell'opera agli sbozzatori del suo atelier, seguendo però passo passo il loro lavoro», ha spiegato Falvio Arensi che ha curato la mostra con Aline Magnien, conservatore capo del Musée Rodin. Il problema è venuto dal fatto che dopo la morte dell'artista alcuni artigiani della bottega hanno continuato a lavorare quei marmi, determinando una forte incertezza per le attribuzioni. Gli esperti del museo in questi anni sono riusciti a fare chiarezza nel corpus dei marmi, puntando a una rivalutazione di questa produzione che conta in totale 400 opere e rappresenta un aspetto cruciale nella poetica del maestro parigino. Se i bronzi sono il buio, la notte, l'anima romantica dello scultore, i marmi, ha proseguito Arensi, soprattutto nei "non finiti", sono la luce, che mutua dai capolavori di Michelangelo conosciuti a partire dal 1876 in numerosi soggiorni italiani. Usando questo materiale, lo sguardo di Rodin è sempre rivolto al Buonarroti e all'arte di Donatello e Bernini. Con il marmo, ha Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi sottolineato il curatore, Rodin elabora un nuovo linguaggio, così potente da traghettare in 50 anni di attività la scultura classica verso il segno contemporaneo. La mostra, suddivisa in tre sezioni, prende appunto l'avvio con uno dei più famosi capolavori, il Bacio, marmo monumentale che esprime una straordinaria sensualità. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250