riforme, renzi incassa il sì del cdm. ma i senatori

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riforme, renzi incassa il sì del cdm. ma i senatori
d’Italia
RIFORME, RENZI INCASSA IL SÌ DEL CDM.
MA I SENATORI DEM AFFILANO I COLTELLI
ANNO LXII N.75
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Corrado Vitale
Renzi ha annunciato che il Consiglio dei ministri ha approvato allʼunanimità il ddl di riforma del
Senato e conferma che lʼAssemblea di Palazzo Madama non sarà
elettiva, aggiungendo poi che si
tratta di «una grandissima svolta
per la politica e le istituzioni». Sembra quindi rientrato il dissenso del
ministro dellʼIstruzione Stefania
Giannini, che in mattinata aveva
tentato un altolà: i«Qualche momento di riflessione e maturazione
in più».
Il superamento dello scoglio in
Cdm non fa comunque stare tranquillo Renzi. Se il presidente del
Senato Pietro Grasso ribadisce il
suo diritto allʼesternazione, il Pd si
presenta diviso. Una non tanto
velata minaccia a Renzi è partita
ad esempio dai senatori dem.
«Vogliamo riformare il Senato ma
non possiamo accettare un progetto a scatola chiusa. Serve confronto e spero che Renzi lo
accetti». Ad affermarlo è stata la
senatrice Pd Angelica Saggese, la
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quale ha rivelato che il gruppo dei
25 senatori Pd contro la riforma
Renzi «potrebbe essere anche più
ampio». E i numeri di Renzi in Senato sono, come è noto, piuttosto
precari. E del rischio sembra consapevole lo stesso Renzi quando
dice di non essere certo sul«lieto
fine» ancorché lʼapprovazione del
ddl costituzionale in Consiglio dei
ministri sia un «buon inizio». Il tema
riforme sʼè infiammato nella giornata
anche per le perplessità manifestate
da Forza Italia, che hanno fatto
emergere il rischio di unʼincrinatura
del patto Berlusconi-Renzi. Ed è
stato lo stesso Berlusconi a denunciare i rischi del cambiamento di pro-
gramma del premier invitando Renzi
a «coerente» e di accelerare sullʼItalicum. Uno dei punti che non
piace agli azzurri è infatti la precedenza accordata alla riforma del Senato rispetto a quella elettorale. Ma
anche il merito della riforma della
Camera Alta è fortemente criticato
dai parlamentari di FI. Molto dura è
la crtica di Maurizio Gasparri: «Il Senato che vuole Renzi, fatto di amici
suoi non eletti direttamente dal popolo, è inaccettabile. Vuole abolire la
Camera Alta perché a suo dire inutile e onerosa e poi si inventa un
simil Senato con una super casta
scelta dal Presidente della Repubblica di turno, libero di scegliere sodali e protetti. Un abominio che non
consentiremo». «La sinistra – continua lʼesponente di FI – la smetta
di dire sciocchezze e sia seria. Lʼimbroglio è chiaro e non passerà. Intanto si approvi rapidamente la
legge elettorale perché bisogna
creare le condizioni per permettere
al Paese di andare in qualsiasi momento alle elezioni».
Abusi sessuali sui minori: giudici troppo “buoni”
con i colpevoli, lo dimostrano i dati
Francesco Signoretta
Che fine fanno i pedofili, i molestatori, chi colpisce i minori? Non
quella che meritano perché la giustizia italiana ha corridoi imprevedibili e scorciatoie improvvise. Così
da una parte ci inventiamo i sacrosanti telefoni azzurri e dallʼaltra
consentiamo che le piccole vittime
continuino a vivere, in molti casi, a
stretto contatto con i propri carnefici. Un incubo. Unʼingiustizia colossale, che la dice lunga sullo
stato di salute dei nostri tribunali.
Archiviazioni, condanne modeste,
troppe attenuanti e grossi benefici:
gli abusi sessuali sui minori,
quando vengono denunciati – in ritardo e con grande difficoltà da
parte della vittima – spesso non
trovano in sede di giudizio una
sanzione adeguata allʼorrore che
viene perpetrato ai danni di bambini e bambine al di sotto dei 14
anni. E così allʼorrore della violenza si aggiunge quello del mancato “castigo“ dei carnefici. Questo
è ciò che emerge da una ricerca
(resa nota da un Focus dellʼAnsa)
effettuata da Giuliana Olzai che ha
analizzato i 288 procedimenti giudiziari del Tribunale penale di
Roma nel quadriennio 2000-2003.
Gli esiti dello studio, inseriti nel volume Abuso sessuale sui minori.
Scenari, dinamiche e testimonianze (Antigone edizioni) rivelano
un fenomeno inquietante sotto tutti
gli aspetti, da quello giudiziario a
quello sociale e psicologico. Le
drammatiche storie, raccontate attraverso le evidenze processuali e
i racconti delle vittime nel corso
dellʼiter giudiziale, aprono squarci
sulle dinamiche familiari sottese a
questi casi, sul ruolo della madre
nellʼabuso, sugli atteggiamenti di
omertà e i silenzi allʼinterno della
famiglia. Le sentenze impongono
più di un interrogativo. La legge
prevede lʼinasprimento delle pene,
ma anche il riconoscimento allʼimputato della circostanza attenuante a effetto speciale per casi
definibili “di minore entità“, lasciando ampia discrezionalità ai
giudici di merito. Lʼanalisi rivela
che il 37% circa delle denunce
viene archiviato. La percentuale
dei condannati tra i rinviati a giudizio è piuttosto alta (77%), ma le
pene sono in genere alquanto modeste: al di sotto dei due anni nel
61% dei casi, superiori ai 4 anni in
meno del 10%. Per oltre la metà
dei condannati (il 51,7%), inoltre,
«sussistono le condizioni e i presupposti della sospensione condizionale della pena, in genere con
la presunzione che, nel futuro,
queste persone possano astenersi
dal commettere» nuovamente vio-
martedì 1/4/2014
lenza. Inoltre, quasi un terzo
(30,8%) di coloro ai quali è stata
sospesa la pena, cioè il 16,8% dei
condannati, ha avuto il beneficio
della non-menzione. «Molto
spesso agli abusanti che compiono sui bambini atti sessuali diversi dal congiungimento carnale
viene riconosciuta lʼattenuante
speciale del caso di minore gravità: così capita che un padre, uno
zio, un amico di famiglia o un vicino di casa che ha abusato per
anni di un bambino o di una bambina venga condannato alla stregua di un molestatore in autobus»,
commenta lʼautrice. E la famiglia,
invece di svolgere una funzione
protettiva, si trasforma in un inferno dal quale è difficile per il
bambino difendersi, come ha evidenziato lo psichiatra Luigi Cancrini. E la chiamano giustizia
giusta.
Piemonte: gli azzurri lanciano Pichetto.
FdI e Lega reagiscono: niente forzature
2
Gabriele Farro
Ancora acque agitate nel centrodestra per le elezioni regionali in Piemonte. Forza Italia insiste, anticipa
i tempi e lancia come candidato Gilberto Pichetto. Ma questa mossa
provoca lʼimmediata reazione delle
altre forze politiche della coalizione,
che non accettano forzature.
«Spero che anche gli altri partiti
della coalizione convergano sulle
nostre posizioni, altrimenti si rischia
di consegnare la Regione alle sinistre», ha detto Pichetto in conferenza stampa. Nessun accenno,
invece, alle primarie invocate da
Ncd e FdI, che le hanno indette per
il 6 aprile: «Dobbiamo tutti concentrarci sul territorio e sulle sue necessità più impellenti, partendo non
tanto da mere promesse, ma da
quanto questa Regione ha fatto in
questi anni, queste sono le nostre
migliori credenziali. Punteremo su
serietà ed equilibrio – ha concluso
– e mi auguro che tutte le forze del
centrodestra oggi al governo in Piemonte ritrovino le ragioni per andare avanti insieme e rivincere. Ci
sono stati sicuramente disguidi e
fraintendimenti, ed è giusto che le
Secolo
d’Italia
varie anime della colazione abbiamo voce, si potrebbe, per esempio, per fare una similitudine
calcistica, pensare ad un programma centrato sulle quattro
punte, per raccogliere i contributi di
tutti».
Richiamo, quello a continuare con
«il buon governo del centrodestra»
raccolto da Fratelli dʼItalia. Il portavoce piemontese, Agostino Ghiglia,
però, ha avvisato che perché que-
sto si possa verificare è necessario
«preservare lʼunità della coalizione».
«FdI è nato proponendo un modo diverso di far politica – ha detto – e una
scelta popolare, meritocratica e, per
quanto possibile, oggettiva dei candidati migliori a tutti i livelli. Per questo motivo continuiamo a chiedere
agli alleati, a cominciare da quello più
importante, di non voler sfasciare la
coalizione facendo vincere la sinistra,
ma di scegliere un metodo condiviso
che ci porti allʼindividuazione del candidato migliore per battere “Indebitator“ Chiamparino. Per mettere in
campo la squadra più forte non basta
lʼimposizione di un presidente, ma
occorre un allenatore che scelga i
giocatori più in forma».
Anche la Lega ha lanciato segnali.
«Se non si troverà una soluzione –
ha affermato Roberto Cota – correremo da soli». Sul tavolo cʼè sempre
il problema delle primarie che, ovviamente, non possono essere primarie
delle singole forze politiche, ma consultazioni che interessano lʼintero
centrodestra. «Fino a oggi però – argomenta Cota – non si sono fatte e
mi sembra che il tempo per questo
sia finito».
duro”, già delfino di Chavez, niente
di tutto questo. La morte di Roberto
è stata silenziata sul nascere. Il giovane italo-venezuelano, originario di
Molfetta, doppio passaporto, cugino
dellʼex presidente della camera di
commercio di Maracaibo, si trovava
insieme ad altri giovani in una “guarimba” (barricata) durante le manifestazioni anti-governative. Roberto è
stato raggiunto al petto da un colpo
dʼarma da fuoco esploso in una
zona dove si trovava un gruppo armato. Alcuni media riferiscono che a
sparare sono stati uomini della polizia regionale della città. «Lʼuomo è
stato ucciso alle 4,40 di sabato mattina raggiunto da una pallottola nel
quartiere El Naranjal», dove era residente, afferma il giornale La Verdad de Maracaibo. Dopo aver visto il
gruppo di uomini armati che si avvicinavano sul posto «i giovani sono
saliti sul tetto di una casa dove
hanno cercato riparo: è stato lì che
Annese è stato colpito. I suoi compagni – ha precisato il quotidiano – sono
subito scesi per aiutarlo ed alcuni di
loro sono stati arrestati». La versione
del governo? Annese è morto mentre
cercava di preparare un mortaio artigianale. Insomma, si sarebbe sparato
da solo. Il giovane italiano non è stato
lʼunica vittima in queste ore, nellʼambito dei disordini che sta vivendo il
Paese visto che, nella città di san Cristobal, ha perso la vita anche un venezuelano di 44 anni, Omar Busto,
rimasto fulminato da un cavo elettrico
– è questa la versione data dal governo – mentre cercava insieme ad alcuni compagni di smantellare un posto
di blocco. Ancora più crude e drammatiche le immagini fornite dalla Cnn
che, proprio dalla città dove Annese è
stato assassinato, ha mostrato il tentativo di stupro da parte delle forze di
Maduro ai danni di una manifestante.
Una situazione esplosiva che si è
estesa anche a Caracas con scene di
guerriglia per le strade. Oltre allʼOnu,
nelle ultime ore è intervenuto anche il
segretario di Stato vaticano, monsignor Parolin, che ha offerto la sua disponibilità a fare da mediatore tra
Maduro e le forze di opposizione.
Prima che si scateni una vera e propria guerra civile.
Sullʼitaliano ucciso dalla polizia venezuelana
il silenzio dei media: fosse accaduto in Russia?
Redazione
Si chiamava Roberto Annese, era italiano, aveva 33 anni, ed è stato assassinato in una piazza venezuelana
perché chiedeva libertà. La notizia è
passata pressoché sotto silenzio sui
nostri media (poche righe confinate
nella pagina degli esteri) e dimenticata dai nostri telegiornali. Ignorata
perché il Venezuela è troppo lontano
o, semplicemente, perché il regime
di Caracas è di sinistra? Il dubbio
non è peregrino. Provate solo a
cambiare latitudine allʼepisoodio: immaginate fosse accaduto nella Russia di Putin. Sarebbe stata la notizia
principale di tutti i tg e la ministra
degli Esteri Mogherini avrebbe già
fatto sentire la sua voce con Mosca.
Con il regime del “compagno Ma-
MARTEDì 1 APRILE 2014
Processo Kabobo: sit in di Fratelli dʼItalia
per chiedere la certezza della pena
MARTEDì 1 APRILE 2014
Valter Delle Donne
Ad Adam Kabobo, il ghanese che
lo scorso 11 maggio uccise tre
passanti a colpi di piccone a Milano, deve essere inflitta «una
pena severa, giusta e certa». Lo
ha affermato il deputato di Fratelli
d'Italia - Alleanza nazionale, Ignazio La Russa, nel corso di un sit-in
davanti al Tribunale del capoluogo
lombardo, organizzato dal partito
per chiedere «giustizia per le vittime» e per manifestare contro
«l'ingiustizia per tutte quelle sentenze che umiliano le vittime e i
loro parenti». Per Kabono il pm
nelle scorse settimane ha chiesto
una condanna a 20 anni di carcere
e a 6 anni di casa di cura e custodia come misura di sicurezza. I tre
omicidi commessi dal ghanese,
secondo l'ex ministro La Russa,
sono «reati da ergastolo», ma il
pm, ha spiegato ancora il deputato, «ha correttamente applicato
la legge», chiedendo 20 anni (il
massimo della pena con lo sconto
del rito abbreviato e il riconoscimento della semi-infermità mentale). Per il capogruppo Fdi al
Consiglio comunale di Milano, Riccardo De Corato, «se non merita
l'ergastolo Kabobo che ha ammazzato tre persone a sangue
freddo, chi lo merita?». Per La
Russa, «questa non è una mani-
Secolo
d’Italia
Scoperto un nuovo gene
che contrasta
le cellule tumorali
festazione contro la giustizia, noi
chiediamo il massimo del garantismo per gli imputati e il massimo
della severità per i condannati.
Guai - ha concluso La Russa - a
privilegiare chi commette reati e
ad abbandonare le famiglie delle
vittime». Nel processo con rito abbreviato a porte chiuse il pm nella
sua requisitoria, si è richiamato
principalmente alla perizia psichiatrica depositata lo scorso ottobre che aveva riconosciuto la
seminfermità mentale ma aveva
anche sottolineato che la capacità
di intendere del ghanese non era
«totalmente assente» e quella di
volere era «sufficientemente conservata». Il pm ha indicato in particolare tre elementi come moventi
delle atroci aggressioni: il rancore
verso la società da parte di Ka-
bobo che nei colloqui con lo psichiatra parlava anche di un odio
verso i ''bianchi'' dettato dalle voci
che avrebbe sentito, una finalità
depredatoria che si è manifestata
nel rubare i
cellulari alle vittime; l'esigenza da
parte di Kabobo «di attirare su di
sé l'attenzione» attraverso quegli
omicidi, proprio perché non si sentiva accettato dalla società. Inoltre,
secondo il pm, malgrado Kabobo
soffra di una forma di schizofrenia,
avrebbe agito con lucidità perché
ad esempio quando uno dei passanti che aveva cercato di aggredire si è riparato all'interno di un
portone, il ghanese se ne è andato
cercando altri obiettivi per le sue
aggressioni. Tre passanti infatti
quel giorno erano riusciti a salvarsi
dalla sua follia.
così ampia. Non è il caso - ha concluso Lombardi - di fare prematuramente delle previsioni precise,
lasciamogli valutare serenamente».
Sui pellegrini attesi in occasione di
questo evento straordinario, il portavoce vaticano ha spiegato che
quando la gente arriva dalla piazza a
tutta via della Conciliazione, gli organizzatori valutano alcune centinaia di migliaia di persone, che - ha
detto Lombardi - «è già una bella
cifra, se si considera che Roma una
città di tre milioni e settecentomila
persone». «Non ci sono cifre - ha
concluso - venite pure tranquilli, e la
Prefettura della casa pontificia ribadisce che l'ingresso è libero, non ci
sono biglietti da richiedere». In vista
del 27 aprile è particolarmente attiva
la diocesi di Bergamo, sede di pro-
venienza di Angelo Roncalli. Come
ha spiegato monsignor Giulio Dellavite, segretario generale della curia
di Bergamo, sono state avviate, in
vista della canonizzazione, iniziative
benefiche per alcuni paesi del terzo
mondo, in particolare in Albania, per
le famiglie più bisognose del territorio e per delle borse di studio a beneficio dei giovani tra i 18 e i 35 anni.
Analoghe iniziative di carità sono
state illustrate dal vicario di Roma, il
cardinale Agostino Vallini. Circa le
iniziative per accompagnare spiritualmente la canonizzazione, la diocesi ha puntato su un incontro per i
giovani con i postulatori delle cause,
monsignor Slavomir Oder e padre
Giovangiuseppe Califano. Inoltre ci
sarà una notte bianca di preghiera, il
sabato precedente la canonizzazione, e le chiese del centro di Roma
saranno aperte e sarà possibile pregare e confessarsi.
Alla canonizzazione di Roncalli e Wojtyla
atteso anche Ratzinger
Redazione
Due pontefici in San Pietro per la canonizzazione di due papi. L'incrocio,
senza precedenti nella storia del cristianesimo, potrebbe verificarsi il
prossimo 27 aprile, in concomitanza
con la canonizzazione di Giovanni
XXIII e Giovanni Paolo II. «È chiaro
che c'è una certa attesa» per una
eventuale presenza di Benedetto
XVI alla canonizzazione di Roncalli
e Wojtyla «dopo che - ha ricordato
padre Federico Lombardi - lo abbiamo visto al concistoro e papa
Francesco ha detto che è una istituzione per la Chiesa. Possiamo dare
per chiaro - ha proseguito padre
Lombardi - che è stato invitato, però
manca ancora un mese, è una possibilità aperta, ma non c'è alcuna sicurezza, a una distanza di tempo
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Redazione
Si annuncia una svolta storica
nella lotta ai tumori. E' stato
scoperto che c'è un “Drago“ a
fare la guardia al nostro genoma, ed è importantissimo,
proprio per evitare che si sviluppino i tumori. Si tratta di un
nuovo gene, che si chiama proprio come l'animale mitologico,
ed è appena stato scoperto grazie ad uno studio dell'Istituto di
Ricerche
Farmacologiche
Mario Negri pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the
National Cancer Institute.
Il gene Drago, spiegano gli
esperti, è un inibitore di cellule
tumorali: «La struttura e la sequenza sono simili nelle diverse
specie animali, e questo fa pensare a un suo ruolo importante.
Il gene coopera con p53, una
proteina coinvolta nel ciclo cellulare e quindi nella loro proliferazione.
E
in
animali
geneticamente modificati in cui
mancano sia p53 sia Drago si
sviluppano tumori in un tempo
molto più rapido rispetto agli
animali privati della sola p53».
Come spiega Massimo Broggini, responsabile del Laboratorio di Farmacologia Molecolare
del Mario Negri, «in diversi tumori la diminuzione dei livelli di
Drago è direttamente correlata
all'aggressività del tumore, a
conferma del suo potenziale
ruolo come onco-soppressore.
I risultati ottenuti - conclude
l'esperto - aggiungono un importante tassello alle funzioni
antitumorali di p53 e, vista la regolazione molto stretta dei livelli
di Drago, la prossima sfida è
trovare strategie per ripristinarne la sua presenza in tumori
dove è venuta meno la sua funzione di contrasto della crescita
tumorale».
Si allenta la tensione al confine russo-ucraino:
Mosca sta progressivamente ritirando le truppe
4
Secolo
d’Italia
Antonio Pannullo
Si allenta la tensione in Ucraina: la
Russia sta ritirando progressivamente le truppe alla frontiera: lo ha
detto alla France Presse un portavoce del ministero ucraino della Difesa, Olexii Dmytrashkivski, secondo
cui i movimenti potrebbero essere
legati o «a un avvicendamento dei
militari oppure ai negoziati tra Russia e Stati Uniti». Che la situazione
sul confine orientale dell'Ucraina sia
stabile e che sia diminuito il numero
di soldati russi alla frontiera lo ha
confermato il vice comandante dello
Stato maggiore ucraino, Oleksandr
Rozmaznin, senza tuttavia fornire
una cifra dei militari russi nei pressi
del confine. L'Ucraina deve cercare
il dialogo con la Russia, ma non
sulla questione della Crimea né sull'
integrazione europea. Ad affermarlo
è Petro Poroshenko, l'oligarca che
ha sostenuto la rivolta antigovernativa di Maidan e che i sondaggi
danno nettamente in testa per le
presidenziali di maggio. «Il Paese sostiene Poroshenko - non potrà
sentirsi sicuro finché non avrà un
dialogo trasparente con la Russia».
Ma sull'annessione a Mosca della
Crimea non transige: «Ricorreremo
alla Corte internazionale di giustizia,
alla Corte europea per i diritti dell'Uomo e alle sanzioni». Intanto si
apprende che sono 46 i cittadini
ucraini che hanno annunciato di volersi candidare alle presidenziali del
prossimo 25 maggio, ma appena
scaduto il termine per la presentazione delle domande, i candidati registrati sono al momento sette,
mentre a 12 è stata negata la candidatura e sui restanti 27 la Commissione elettorale centrale si
pronuncerà entro il 4 aprile. Sembra
però che, a parte i sette già registrati, solo altri 17 aspiranti candidati
abbiano presentato tutti i documenti
richiesti, incluso un deposito da
165.000 euro. Tra i pretendenti alla
poltrona di presidente ci sono il "re
del cioccolato" Petro Poroshenko,
l'oligarca ed ex ministro dato nettamente per favorito nei sondaggi, e la
ex pasionaria della Rivoluzione
arancione Iulia Timoshenko. Si è invece ritirato dalla corsa alla presidenza Vitali Klitschko, che pure un
recente sondaggio dava al secondo
posto con l'8,9% dei suffragi: l'ex pugile ha deciso di appoggiare Poroshenko e di puntare a diventare
sindaco di Kiev alle elezioni comunali che si terranno sempre il 25
maggio. Il partito delle Regioni dell'ex presidente Viktor Ianukovich ha
invece il suo candidato ufficiale in
Mikhail Dobkin, ex governatore della
regione di Kharkiv (nell'est russofono) arrestato a inizio mese con
l'accusa di aver tentato di violare l'integrità territoriale dell'Ucraina non riconoscendo le nuove autorità
filo-occidentali della capitale. Ma altri
politici che erano vicini a Ianukovich
si sono candidati, evidenziando la
spaccatura interna al partito. Tra loro
l'ex vice premier Iuri Boiko.
Redazione
Dopo la disfatta alle amministrative, il
presidente francese socialista François
Hollande prova a correggere la rotta
del governo e procede al rimpasto. È
quindi ormai questione di ore, il candidato numero uno a sostituire il primo
ministro Jean-Marc Ayrault è il ministro
dell'Interno, Manuel Valls. Il quale era
atteso lunedì mattina all'Eliseo, ma l'appuntamento è stato posticipato.
C'erano giornalisti e fotografi alle 10 davanti alla presidenza ad attendere
Valls, ma l'esponente della destra socialista - popolare tra i francesi ma non
troppo nel partito - non è uscito dal suo
ufficio, che si trova esattamente di
fronte all'Eliseo. Non si era presentato
neppure alle 8:30 ad un appuntamento
con Ayrault, del quale potrebbe prendere il posto. Entrambe le scadenze,
secondo i servizi di Manuel Valls, sono
state posticipate. L'ambizioso ministro
dell'Interno - che alcuni paragonano a
Matteo Renzi - è la personalità favorita
dai francesi per sostituire l'attuale premier francese Jean-Marc Ayrault alla
guida del governo: è quanto emerge da
un sondaggio realizzato dall'istituto Bva
per Le Parisien/Aujourd'hui en France,
dopo la dèbacle socialista nelle elezioni
municipali. Secondo lo studio, quasi tre
quarti degli intervistati, il 74%, non vogliono che Ayrault resti primo ministro.
Valls arriva in testa, con il 31%, molto
avanti a Martine Aubry (17%) e Laurent
Fabius (16%), Bertrand Delanoë (8%),
Jean-Yves Le Drian (6%), Claude Bartolone (5%) e Michel Sapin (3%). Hollande si è intrattenuto per oltre un'ora e
mezza con Ayrault all'Eliseo. Resta in
piedi l'ipotesi che Hollande possa rivolgersi con un discorso in tv ai francesi
per spiegare la sconfitta già nelle prossime ore. Cambio di uomini e cambio
di programma, questo chiede ormai
non soltanto l'opposizione ma anche
buona parte della maggioranza. I Verdi,
ad esempio, hanno intimato il ritiro immediato del Patto di responsabilità, l'intesa con gli industriali per il rilancio che
è stato il pilastro della politica economica di Hollande negli ultimi mesi ma
che comporterebbe nuovi sacrifici per i
francesi. «Il Front National ha superato
gli obiettivi che si era fissato - ha dichiarato da parte sua Marine Le Pen
alla tv Bfm - sia in termini di liste, sia in
numero di consiglieri, sia per quantità
di città conquistate». Per l'Ump, l'opposizione uscita vincente dai ballottaggi
conquistando 151 nuove città, ha parlato il sindaco di Bordeaux (già rieletto
al primo turno con il 60%), Alain Juppé,
da molti indicato come il "grande vecchio" atteso per una riconquista dell'Eliseo nel 2017: «Adesso dobbiamo
preparare l'alternanza - ha dichiarato ai
microfoni di Europe 1 - Hollande dovrà
realizzare un cambiamento profondo,
inserendo politici esperti».
Francia, dopo la disfatta della sinistra,
Hollande procede al rimpasto di governo
MARTEDì 1 APRILE 2014
La Corte dell'Aja proibisce
la caccia alle balene
in Antartide
Redazione
La Corte internazionale di Giustizia
dell'Aja ha deciso che la caccia alle
balene sostenuta dal Giappone nell'oceano Antartico «è illegale» e,
non riconoscendo i fini scientifici, ha
disposto la sospensione. Lo ha riferito la tv pubblica Nhk. La Corte dell'Aja dell'Onu ha così risolto il duro
contenzioso sollevato nel 2010 dall'Australia che aveva citato il Giappone in giudizio chiedendo una
pronuncia sulla caccia alle balene
ritenuta «mera attività commerciale». L'accusa, infatti, era di aggirare con la scappatoia della ricerca
scientifica il divieto di caccia alle balene del 1986. «Il Giappone deve
revocare i permessi, le autorizzazioni o le licenze già rilasciate nell'ambito del Jarpa II (il piano sulla
ricerca, ndr) e di non concedere
eventuali nuove licenze nell' ambito
dello stesso programma», ha detto
il giudice Peter Tomka, nel corso
dell'udienza al Palazzo della Pace
all'Aja. Il Giappone, pur notando
rammarico e delusione, si atterrà
alla sentenza della Corte internazionale di giustizia dell'Aja sullo stop
e il carattere illegale della caccia alle
balene in quanto «Stato che pone
grande importanza all'ordinamento
giuridico internazionale e allo Stato
di diritto come fondamento della comunità internazionale». Lo si legge
in una nota diffusa dal ministero
degli Esteri di Tokyo che riprende un
commento rilasciato da Koji Tsuruoka, rappresentante nipponico
davanti alla Corte. Il Giappone tuttavia si dice molto «deluso e si rammarica che la Corte abbia dichiarato
che la Jarpa II non rientrava nell'ambito di applicazione dell'articolo
VIII, par.1,» della International Whaling Commission (Iwc), vale a dire
nel caso di caccia a fini scientifici.
Tokyo, si legge ancora, ha aderito
alla Iwc oltre 60 anni fa e malgrado
«le profonde divisioni in seno alla
Commissione stessa e l'incapacità
negli ultimi anni a funzionare in
modo efficace, ha accettato di rimanere all'interno della Iwc e tentare di
trovare soluzioni generalmente accettabili ai problemi».
In leggero calo le bollette di luce e gas:
52 euro di risparmio annuo a famiglia
MARTEDì 1 APRILE 2014
Secolo
d’Italia
Redazione
Bollette in calo nel trimestre che
parte il primo aprile. La boccata
d'ossigeno per le famiglie italiane
arriva dall'Autorità per l'energia,
che ha stabilito la riduzione
dell'1,1% per l'elettricità e del
3,8% per il gas, con un risparmio
totale di 52 euro a famiglia su
base annua. Soddisfatto il ministro dello Sviluppo economico
Federica Guidi, che lavora al taglio del 10% della bolletta elettrica per le Pmi (Piccole e Medie
Imprese): taglio che – ha osser-
vato il presidente dell'Autorità
Guido Bortoni – il governo non
intende scaricare sulle spalle
delle famiglie. Nel dettaglio,
quindi, per l'elettricità si pagheranno 18,975 centesimi per kilowattora, 0,214 centesimi in meno
rispetto al trimestre in corso. La
spesa media annua scende
quindi a circa 512 euro (6 in
meno su base annua): il grosso
(circa il 50% della bolletta) è ovviamente da addebitare alla materia prima, cioè ai costi di
approvvigionamento dell'energia
e commercializzazione al dettaglio. Ma oltre un quinto della
spesa, 110 euro pari al 21%, se
ne andrà negli ormai famigerati
“oneri generali di sistema", in cui
la parte del leone la fanno le rinnovabili: questa voce sale anche
nel prossimo trimestre (+0,5%) e
in un anno ha visto l'aumento
dell'11%. Meglio vanno le cose
sul fronte del gas: la tariffa scenderà a 83,01 centesimi al metro
cubo e la spesa annua scenderà
quindi a 1.162 euro (46 in meno).
Si tratta del frutto della riforma
varata dall'Autorità, tutta centrata
sui prezzi spot, che ha consentito il calo di circa 140 euro negli
ultimi dodici mesi. Il taglio poteva
essere ancora più sostanzioso,
ma è stato in parte limitato dalla
cosiddetta “assicurazione per la
stabilità dei prezzi" (+1,6%), introdotta dall'Autorità per incentivare la rinegoziazione dei
contratti a lungo termine, riducendo allo stesso tempo i rischi
di volatilità delle bollette. L'Autorità ha infatti scelto di varare l'aumento in questo periodo di calo
congiunturale dei prezzi piuttosto
che in inverno, quando il mercato
spot potrebbe evidenziare quotazioni ovviamente più alte.
Redazione
Si comincia solo ora a parlare di "internet delle cose", espressione con
cui si descrive il fatto che tutti gli oggetti, dall'auto al frigorifero, si
stanno man mano collegando al
web, che già fa capolino l'"internet
delle persone". Entro al massimo
dieci anni, afferma Leslie Saxon,
capo della divisione di cardiologia
della University of Southern California, i bambini potrebbero avere il
loro primo tatuaggio dopo poche
ore di vita, contenente un microchip
in grado di monitorare tutti i parametri vitali, dall'elettrocardiogramma in tempo reale allo status
nutrizionale. «I dati potranno essere
trasmessi direttamente allo smartphone dei genitori e dei pediatri –
ha spiegato l'esperta durante una
conferenza organizzata dall'Institute of Electrical and Electronic Engineers, la più grande associazione
sull'innovazione al mondo – per
monitorare la salute dei bimbi in
tempo reale». Negli ultimi anni sono
stati presentati diversi prototipi di
chip. L'università dell'Oregon ne ha
realizzato ad esempio uno in grado
di monitorare i parametri vitali
grande quanto un francobollo, ma
ancora un po' troppo spesso per essere "iniettato", mentre l'università
di Tokyo ha risolto il problema dello
spessore e ora sta affrontando
quello dell'alimentazione. L'azienda
statunitense MC10 ha già realizzato
un chip inseribile in un cerotto,
mentre anche in Italia è disponibile
da pochi mesi un chip impiantabile,
più piccolo di una pila ministilo, che
monitora il cuore del paziente inviando i dati in tempo reale al medico, mentre l'Fda ha approvato da
poco un chip ingeribile che monitora la corretta assunzione dei farmaci. I dispositivi serviranno anche
a sportivi, militari e persone "comuni". «Il 27% degli americani –
nota l'esperta – indossa già qualche
dispositivo che misura i dati corporei ed è connesso in rete, e la naturale evoluzione sarà impiantarli
direttamente nel corpo. Si arriverà
a una vera rivoluzione dell'interfaccia uomo-macchina: si pensi ad
esempio a riuscire a fondere i propri
sensori con quelli di un'automobile
per un'esperienza di guida completamente nuova». Il campo principale di applicazione, sottolinea
Saxon, sarà comunque la salute.
“Internet persone”, un chip tatuato
controlla la salute di bambini e malati
5
Gli architetti ricorrono
al Tar contro il bancomat
in studio
Redazione
Il Consiglio nazionale degli architetti ha presentato ricorso al Tar
contro l'obbligo, per i professionisti, di dotarsi, entro il 30 giugno
prossimo, di un Pos per l'incasso
delle parcelle professionali. «Non
possiamo accettare - affermano gli
architetti - una imposizione meramente vessatoria che nulla ha a
che fare con i principi di tracciabilità e trasparenza dei movimenti di
denaro, realizzabili attraverso altri
strumenti quali il bonifico elettronico. Si tratta di una vera e propria
gabella dal sapore medioevale ingiustificatamente pagata alle banche. Il governo - prosegue il
Consiglio degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori scandalosamente sordo ai nostri
inviti a rimuovere l'obbligo di utilizzo del Pos dalla disciplina attuativa del Decreto Sviluppo, sembra
proprio non voler comprendere la
difficile situazione in cui si trovano
i professionisti italiani costretti ora
a dover sostenere ulteriori costi. Il
peso dell'imposizione fiscale e previdenziale sulle attività professionali, che nel nostro Paese è tra le
più alte al mondo, da un lato, e dall'altro l'interruzione del credito da
parte delle banche stanno mettendo letteralmente in ginocchio il
mondo professionale sul quale, invece, si dovrebbe puntare per perseguire l'obiettivo di agganciare la
ripresa ed uscire dalla crisi: ecco
perché - concludono i professionisti - siamo costretti a questo
passo».
“Terra dei fuochi”: il ministro Martina
favorevole alla proroga delle scadenze
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Secolo
d’Italia
Redazione
Torna in question time della
Camera il grave inquinamento
nellʼAversano e nel Casertano
con unʼinterrogazione del deputato di Fratelli dʼItalia-Alleanza Nazionale Marcello
Taglialatela al ministro per le
Politiche agricole Maurizio
Martina. «Il decreto interministeriale – ha spiegato Taglialatela - prevede una serie di
interventi e stabilisce modalità
per i tempi di esecuzione delle
analisi. La mappatura che ne
è derivata rischia di peccare di
genericità. Per questo sono
convinto che sia necessario
tener conto di tempistiche diverse per la diverse gradualità
del rischio. Il gruppo Fratelli
dʼItalia-An – ha aggiunto - ha
votato a favore del decreto
legge “terra dei fuochi", ciò
non toglie che alcune modifiche sono assolutamente necessarie anche per tutelare la
filiera agro-alimentare campana che è unʼeccellenza. Ci
siamo battuti per una proposta
di legge per la certificazione
dei suoli agricoli. Se noi accedessimo a unʼidea della qualità
del
suolo
sarebbe
possibile arrivare anche alla
etichettatura. Io ne ho fatto
una proposta di legge che potrebbe essere inserita in un
provvedimento del ministero
dellʼAgricoltura». Il ministro
Martina ha affermato che, «in
ragione della complessità
degli accertamenti, reputo necessario riflettere sullʼopportunità di una modifica della
normativa anche per tempistiche diverse a seconda degli
approfondimenti necessari».
Come è noto, il decreto legge
“terra dei fuochi" ha istituito un
gruppo di lavoro che il 10
marzo 2014 ha consegnato la
relazione finale inerente le indagini svolte e le metodologie
utilizzate al fine dell'individuazione dei siti interessati da
sversamenti e smaltimenti
abusivi di rifiuti nel territorio
della Campania. Nellʼarco di
neppure tre mesi il gruppo di
lavoro ha dovuto esaminare i
dati provenienti dalle analisi
condotte in 57 Comuni, suddividendoli in cinque classi di rischio e convivendo le
informazioni con il maggior
numero di organismi istituzionali come Noe, Nas, Cfs e
altri. Secondo il deputato Taglialatela. i tempi previsti dal
decreto interministeriale sono
troppo stretti per poter verificare la salubrità e il livello di rischio di migliaia di siti.
Redazione
«Neanche due settimane e nella
mensa di una scuola elementare
di Monteverde sono tornati i biscotti "segatura". Simili a quelli
ritirati recentemente, di qualità
ugualmente scadente, disgustosi, color giallo paglierino, unti
e con un retrogusto di segatura,
avanzati in quantità perché nessun bambino è disposto a mangiarli. Chiedo che questi biscotti
vengano ritirati da tutte le mense
di Roma». Lo dichiara Marco
Giudici, consigliere e presidente
delle commissione Trasparenza
del Municipio XII di Roma. «Su
richiesta di numerosi genitori –
prosegue Giudici - convocherò
una seduta della commissione
Trasparenza che si aprirà con la
degustazione del biscotto da
parte di tutti i consiglieri presenti.
L'invito a colazione è aperto al
sindaco e all'assessore alla
Scuola Alessandra Cattoi, affinché tutti si rendano conto della
gravità della situazione nelle nostre mense scolastiche. Roma
Capitale deve tagliare gli sprechi
e investire sull'efficenza della refezione, anche perché il nuovo
appalto fa acqua da tutte le parti.
Per l'ennesima volta affiora il
problema della carenza delle
dietiste nelle mense di tutta
Roma e rende necessaria l'assunzione delle 57 vincitrici del
concorso che l'amministrazione
Marino ha lasciato a casa. Lavoratori indispensabili che devono
rafforzare un organico insufficiente che ad oggi conta 52 delle
116 unità di cui Roma avrebbe
bisogno. Grazie al nostro aiuto –
conclude Giudici – anche la
maggioranza di centrosinistra al
Municipio XII ha avviato delle
consultazioni con la categoria.
Entro breve tempo mi auguro
che ci riuniremo in Consiglio per
discutere del tema».
Nelle mense scolastiche di Roma
tornati i biscotti-segatura
MARTEDì 1 APRILE 2014
Milano, la Tasi
di Pisapia
farà impallidire l'Imu
Redazione
«La Giunta Pisapia ha fissato al
2,5 per mille l'aliquota della Tasi
sulla prima casa, prevedendo una
detrazione fissa di 84 euro per le
abitazioni con rendita catastale
fino a 350 euro». Lo ritiene Riccardo De Corato, di Fratelli d'Italia, vicepresidente del Consiglio
comunale, in merito alla delibera
della Tasi licenziata dalla Giunta di
Milano il 28 marzo scorso. «Oltre
tale valore – continua De Corato –
per beneficiare delle riduzioni bisognerà avere un reddito lordo inferiore a 21.000 euro (la stessa
soglia di esenzione che Palazzo
Marino ha fissato per l'addizionale
Irpef). Anzi, la Giunta aveva fissato a 18.000 euro la soglia per
l'Irpef. È una vera mazzata sul
ceto medio che viene nuovamente
impoverito dalla manovra di Renzi
e dalle aliquote fissate da Pisapia.
Il ceto medio, i piccoli proprietari di
case sono da spennare da parte
di un Comune ogni anno sempre
più vorace. A tale riguardo ricordiamo che per le seconde case,
che sono il frutto di risparmi proprio del ceto medio, la somma di
Imu e Tasi toccherà l'11,4%. Una
famiglia di quattro persone con
due bambini pagherà per un quadrilocale in una zona semi-centrale rendita 890 euro) 75 euro.
Alla faccia di chi aveva assicurato
che sulla prima casa non si sarebbe pagato più nulla. Queste le
promesse dello scorso anno che
la Giunta di centrosinistra non ha
mantenuto. Senza parlare dei tagli
alle spese correnti degli assessori
– conclude De Corato – sui quali è
sceso un silenzio assordante da
parte della maggioranza».
Le mitiche colonne sonore italiane incantano
Washington e scrivono la storia del cinema
Secolo
MARTEDì 1 APRILE 2014
7
d’Italia
Liliana Giobbi
La grande e insuperabile magia delle colonne
sonore italiane rivive a Washington con i Cameristi di Roma. Da Nino Rota a Ennio Morricone, da Nicola Piovani ad Armando
Trovajoli. Le grandi colonne sonore italiane
sono state protagoniste del concerto Italian
Great Movie Classics, ospitato dall'Ambasciata d'Italia a Washington. A rievocare davanti a un folto pubblico la magia del cinema
segnato dalle note dei nostri grandi compositori sono stati i Cameristi di Roma, ensemble
formato da musicisti che hanno suonato con
prestigiose orchestre, quali l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e
l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma,
oltre che da docenti presso vari Conservatori
romani. L'orchestra di nove elementi si è esibita in una serie di arrangiamenti a cura di
Giuseppe Cangialosi, Vincenzo Romano e
Nicola Scardicchio. Impressionante, per vastità, il repertorio di colonne sonore proposte,
che ha spaziato dai film di Totò a quelli di Alberto Sordi e Benigni, dalle pellicole di Fellini
a quelle di Sergio Leone, dal “Padrino, Parte
II” a “La Vita è Bella”, da “C'era una Volta in
America” a “La Dolce Vita”. Incluse in scaletta
anche le musiche di autori come Cicognini,
Umiliani e Lavagnino. «Dalle celebri musiche
da Oscar a quelle di film famosi in Italia ma
forse meno noti all'estero, i Cameristi di
Roma hanno offerto al pubblico di Washington una rara panoramica dell'arte musicale
italiana legata al grande cinema», ha commentato il Vicario dell'Ambasciata Luca Franchetti Pardo, che ha fatto gli onori di casa in
assenza dell'Ambasciatore Bisogniero, a
Roma per la visita del presidente Obama.
«Cinema italiano che – ha ricordato il diplomatico –- quest'anno ha meritato, con la
“Grande Bellezza”, l'Oscar per il miglior film
straniero, categoria in cui l'Italia detiene il
primo posto a livello mondiale». Il concerto si
è concluso con un toccante bis in memoria
del Maestro Claudio Abbado, a cui i Cameristi hanno dedicato l'ouverture del Nabucco di
Verdi.
Lʼalta moda di Roma conquista Pechino
con le grandi firme, da Capucci a Valentino
Roberto Mariotti
Capucci, Valentino, Sorelle Fontana,
Sarli, Gattinoni, Schiaparelli, sono alcune delle grandi maison nate a
Roma, protagoniste della mostra “Discovering Italian Fashion - Made in
Roma” che si è aperta a Pechino.
Una grande installazione artistica di
25 capi, che il pubblico visita durante
la fashion week di Beijing presso la
Tsinghua University, il più grande
ateneo cinese. «L'evento celebra
l'alta moda italiana raccontando, in
particolare, l'espressione del fashion
italiano che ha uno stretto legame
con la città di Roma», ha spiegato
Giampietro Baudo, direttore di Mf Fashion. Lo fa attraverso 25 abiti, di cui
alcuni storici e altri moderni, e 20 accessori pregiati molto particolari che
dialogheranno con le opere d'arte
presenti all'interno del Bejing Tsinghua University Art Museum, dove
l'esibizione terminerà il 30 marzo. Tra
gli abiti esposti alcuni pezzi degli anni
'60 di Roberto Capucci, delle Sorelle
Fontana, le mises total red di Valentino Garavani, le creazioni di alta
moda di Gattinoni, di Fausto Sarli e
di Raffaella Curiel, le pellicce e le baguette di Fendi. Ma anche, a creare
un filo di continuità con il passato,
nella tradizione della moda romana,
l'haute couture di Giambattista Valli,
allievo di Capucci, le prime creazioni
di Marco Zanini per la maison Schiaparelli (Elsa Schiaparelli era nata
proprio a Roma nel 1890). Completano il quadro gli abiti di Antonio Grimaldi, quelli di Sylvio Giardina e una
selezione di accessori e unicum artigianali realizzati da alcuni dei talenti
nuovi del vivaio di Altaroma, nomi tra
i quali Alessandro Di Cola, Benedetta
Bruzziches, Charline De Luca, De
Couture, Lucia Odescalchi, Move Of-
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Antonio Triolo
Ugo Lisi
ficine del Cappello. Nello stesso
giorno dell'inaugurazione della mostra sarà presentato il China-Italy
"Future Master", organizzato dalla
Tsinghua University nell'ambito del
Fashion Talent Cultivation Progam.
Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà
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7 agosto 1990 n. 250