riforme, è bagarre nel pd: venti senatori contro
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riforme, è bagarre nel pd: venti senatori contro
d’Italia RIFORME, È BAGARRE NEL PD: VENTI SENATORI CONTRO LʼINTESA BOSCHI-FINOCCHIARO ANNO LXII N.129 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Mariano Folgori È bagarre nel Pd sulla riforma del Senato. Dopo un incontro tra il ministro Boschi e la presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato Finocchiaro era prevalsa la linea del modello francese, cioè dellʼelezione indiretta dei membri di Palazzo Madama, come soluzione allʼimpasse di questi giorni. Poi però, a seguito di una assemblea dei senatori dem, 20 parlamentari si sono dissociati, riproponendo la bozza presentata a suo tempo da Vannino Chiti che prevede al contrario lʼelezione diretta. Non se ne parla proprio, « lʼelezione diretta dei senatori non è più unʼipotesi in campo», taglia corto la Finocchiaro: «Oggi in campo ci sono due opzioni di modifica: la prima è un sistema di scelta che prevede un listino dei consiglieri regionali eletti dallʼ assemblea dei sindaci, e unʼaltra, che è quello che viene chiamato sistema francese, con una platea molto WWW.SECOLODITALIA.IT ampia di elettori». Ma i “dissidenti” non demordono. Se ne fa portavoce il presidente della Commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti, che si affida a un celebre frase di Totò: «ma siamo uomini o caporali»? Sul proprio blog e su Twitter, il parlamentare Pd spiega di aver riproposto sotto forma di emendamenti il ddl Chiti, «assieme agli altri 19 che lo avevano firmato». «Sui casi Telecom e Banca dʼItalia, si può anche rinunciare alle proprie ragioni – af- ferma Mucchetti – per disciplina di gruppo parlamentare, ancorché sul primo caso ci fosse lʼunanimità non del gruppo, ma del Senato. Ma ora è in gioco la Costituzione e sulla Costituzione nessun governo può chiedere la fiducia e nessun partito può imporre una disciplina militare». Sembra destinato a cadere nel vuoto lʼappello del capogruppo Luigi Zanda, che ha lanciato questa esortazione ai suoi: «Il risultato elettorale – ha detto Zanda – ci consegna una grande responsabilità. E cambia in maniera rilevantissima la situazione del gruppo del Pd al Senato dove la maggioranza ha margini più ristretti. Il percorso delle riforme ha bisogno in Parlamento di gruppi parlamentari di maggioranza pronti a lavorare sulle riforme per consolidare il consenso conquistato». Quando ci sono in gioco gli equilibri istituzionali, non tutti saranno però disposti a seguire la rigida disciplina di partito. Siamo uomini o… renziani? Madonna va alla guerra contro Marine Le Pen: dai video sadomaso a eroina antifascista Francesco Signoretta La tattica è sempre la stessa: i volti noti, le popstar, le rockstar, gli attori, le attrici, le ballerine e magari anche qualche clown prelevato dal circo. Una quantità incredibile di show per demolire il nemico politico, quello che dà fastidio, che vince, che ti toglie la polpetta dal piatto a dispetto dei poteri forti e della sinistra. In questo momento il nemico (o meglio, la nemica) si chiama Marine Le Pen, la trionfatrice delle elezioni europee in Francia. Partono le cannonate nel tentativo di gettarle fango addosso, con le solite argomentazioni da centri sociali, «è fascista», «è intollerante» e via col repertorio infinito che conosciamo da decenni. È entrata in campo, per dare lezioni alla leader del Front National, una star dʼeccellenza: Madonna. La popstar americana ha pubblicato sul social network Instagram (seguito da 1,6 milioni di abbonati) una foto della prima pagina del quotidiano francese Liberation allʼindomani del voto che titolava sulla vittoria del Fn con lʼimmagine di Marine Le Pen a braccia levate esultante. La foto su Instagram è affiancata da una serie di hashtag e commenti di denuncia contro il fascismo e le discriminazioni: «Russia, Ucraina, Venezuela… ora Francia?!!!!!», scrive Madonna. E ancora: «#fight Fascism #fightdiscrimination #fightlynchmobmentality #fighthatred #fightdorffreedom #revolutionforlove». Non è la prima volta che Madonna si scaglia contro Marine Le Pen: nel 2012, la popstar aveva trasmesso, durante la tappa parigina del tour “Mdna“, un video in cui appariva brevemente unʼimmagine della leader del Fn con una svastica sulla fronte, per accompagnare la canzone “Nobody Knows Me (Nessuno mi conosce)”. La Le Pen in quellʼoccasione aveva sporto denuncia contro Madonna per ingiuria. Ma chi è che vorrebbe dare lezioni di moralità a Marine? Quali credenziali politiche ed etiche ha Madonna? Ne elenchiamo qualcuna, solo qualcuna, quel che basta a rinfrescare la memoria: fu lei a spogliarsi sul palco del suo concerto a Istambul; fu lei con Katy Perry a confezionare un servizio fotografico in salsa lesso-sadomaso per la rivista V Magazine. Fu sempre Madonna la protagonista di un videoclip trasgessivo durante il quale danzava in una selva di crocefissi bruciati e poi baciava un Cristo di colore allʼinterno di una chiesa. Provocatoria? No, blasfema. Ironica? No, insultante. Ma la sinistra lʼarruola contro Marine Le Pen. Che anche per questo continuerà a vincere. Perché la differenza cʼè e si vede. mercoledì 4/6/2014 Non facciamoci prendere dal panico. Adestra urge un poʼ di sano conflitto Mario Aldo Stilton È sempre meglio che lʼacqua sia mossa. Che scorra. Che quella stagnante è vecchia, putrida. Che quando è impetuosa e travolgente produce energia. Ecco, appunto. È di energia che cʼè bisogno nel centrodestra. Energia che è movimento, confronto. Energia che si nutre di conflitti. Contrapposizioni. Divergenze. Diverse visioni, che magari ci fossero. E fossero ancora più marcate. Quotidiane. Invece la sensazione è opposta. Che invece di attizzarlo, il fuoco delle idee, ci si affanni a spegnerlo. A silenziare le differenze. Ad invocare la calma. Per cui, giorno dopo giorno, su giornali e tv è a questo teatrino che assistiamo. Discutiamo, ma senza contrapposizioni. Ragioniamo, ma con pacatezza. Riflettiamo, ma non estremizziamo. Appelli che suonano non solo inutili, ma pure controproducenti. Snervanti. Perché invece, no. Non è di questo che si avverte il bisogno. Che è proprio di passione, di calore, di fuoco per lʼappunto che cʼè necessità a destra. Urge un fottutissimo e sano botta e risposta. Urge un poʼ di scontro duro. Deciso. Non serve a nulla farsi prendere dal panico. Le macerie sono ancora fumanti, su questa sponda del fiume. Un patrimonio è andato distrutto. O forse solo lʼillusione. Ma in ogni caso la colpa va divisa, se non proprio condivisa. Il giovane toscano che è venuto dal nulla ed ha espugnato il Palazzo non dà certo lʼimpressione di essere una meteora. Ha le vele gonfie ed ha sbaragliato il campo. Soprattutto il suo. Che il nostro siamo stati bravissimi a distruggercelo da soli. Ma ha comunque indicato una strada. Un percorso. Che si può recepire in toto o solo come esempio. Ma non si può snobbare. Anche se la traversata potrebbe risultare più lunga e più faticosa. È meglio cominciare. Da subito. Ebbene: accontentiamo Repubblica. E il Fatto. E persino il Corriere. Facciamo poi sbizzarrire vignettisti e opinionisti. Diamo altro pane alla comicità irriverente. Rischiamo persino il ridicolo. Ma, per la miseria, diamoci una mossa. Alzando il volume. E aprendo gli spazi. Per chi ha qualcosa da dire. Di nuovo. Di originale. Di fresco. Parla Salvini: «Incontro la Meloni per possibili battaglie comuni. Ma lʼindipendenza resta per noi una priorità» 2 Gloria Sabatini «Nelle prossime ore mi incontrerò con Giorgia Meloni per fare un primo punto». Matteo Salvini, più che soddisfatto del risultato elettorale che ha mandato in soffitta le previsioni della Cassandre sulla fine della Lega, guarda con attenzione alla ricomposizione di un centrodestra rinnovato con tutti i soggetti politici non di sinistra. «Ma non è tempo di sommare le pere con le mele, bisogna lavorare su un progetto comune e non sulla somma algebrica delle percentuali elettorali…». Insomma, vi candidate a essere il motore delle rifondazione del centrodestra? Sulla stampa si fa un gran parlare di nuove alleanze e ritorni di fiamma… Ci candidiamo a fare la nostra parte con chi è alternativo alla sinistra e si oppone al disegno di Matteo Renzi. Stiamo lavorando in questa direzione e al nostro interno cʼè un dibattito in corso. Con Forza Italia stiamo valutando un percorso comune ma da qui a dire che è tutto risolto ce ne passa. Il partito di Berlu- Secolo d’Italia sca… Anche sullʼabolizione del reato di immigrazione clandestina hanno avuto una posizione molto soft. Per inaugurare un percorso nuovo bisogna anche riconoscere gli errori commessi. Con il Nuovo Centrodestra di Alfano? sconi sta vivendo un grande travaglio e dovranno chiarire cosa vogliono fare, insieme amministriamo molti Comuni ma non possiamo ignorare le posizioni di Forza Italia degli ultimi tre anni, dallʼappoggio al governo Monti alla sudditanza alla Merkel. Per ore cʼè lʼimpegno sui nostri referendum, è un punto di partenza. Si aspettava il risultato di Forza Italia al di sotto del 20 per cento? Che ci fossero difficoltà era palese a tutti. Oggi cʼè sicuramente unʼanima forzista con cui dialogare, penso allʼEuropa delle identità, ma finché restano aggrappati alla cancelliera tede- Matteoli: Fini torna in campo? Forse solo a sinistra può trovare spazio Romana Fabiani Fini si appresta a tornare nellʼagone? A leggere un sondaggio promosso da “Il Tempo”, gli elettori si mostrano «possibilisti», almeno se lʼidea dellʼex presidente della Camera è davvero quella di creare una nuova destra, diversa da quella attuale. Al contrario lʼeventuale guida di Angelino Alfano in una futura alleanza di centrodestra non è molto apprezzata. Lʼex presidente della Camera, dopo un periodo sabbatico, starebbe lavorando seriamente a un nuovo movimento che però non dovrebbe includere nessuno dei vecchi esponenti, né di An né di Futuro e Libertà. Dopo lʼesperienza fallimentare alle elezioni del 2013, culminata con la sua mancata elezione, ha tagliato i ponti con tutti quelli, concedendosi qualche sporadica apparizione pubblica e in tv. Lʼultimo endorsement per Scelta civica, poi passata dal 10 allo 0,7%, non è stata una grande mossa. I primi commenti tra gli ex alleati e sul web non sono molto lusinghieri. Per lʼazzurro Altero Matteoli, ex ministro, un passato nel Msi e in An, lʼipotesi è “stravagante”. Ha visto, lʼex leader di An non intende appendere gli scarpini al chiodo. È unʼaspettativa legittima? Per uno che ha fatto politica per tutta la vita è normale avere nostalgia di tornare. Il punto è che da presidente della Camera Fini già non era più di destra. Se ha intenzione È un partito di sinistra che sorregge tutti i provvedimenti del governo e con un ministro dellʼInterno con “delega allʼinvasione”. Su alcuni temi sembra alleato di Vendola. In unʼintervista al “Secolo dʼItalia” Fabio Rampelli ha confermato la possibilità di sinergie con la Lega su alcuni temi importanti ma vi “rimprovera” un peccato originale: la secessione, e parla di pregiudizio “patriottico”… Ci chiamiamo Lega Nord ed è vero: allʼarticolo 1 del nostro statuto cʼè lʼindipendenza. Sono i popoli a dover scegliere e io ho il dovere di rispettarli. Se i veneti vogliono lʼindipendenza non dipende da me: è un sentimento forte anche al Sud, nel Salento ad esempio. Che senso ha par- MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014 lare di unità nazionale, di Patria e di tricolore in un Paese che ha il 46 per cento di disoccupazione giovanile? Una Repubblica che se ne frega di esodati e alluvionati, dovrebbe risparmiare ai suoi sudditi sfilate, applausi e festeggiamenti. Da anni proponiamo il federalismo e il modello di macro-regioni che il centrodestra non ha mai appoggiato con forza né compreso. DallʼUcraina alla Catalogna la politica deve prendere atto del responso dei referendum popolari. Patriottismo? Non ho pregiudiziali per niente e per nessuno, oggi cʼè la necessità di far convergere gli sforzi per rifondare un centrodestra che sta colando a picco. Con quali partiti dellʼattuale centrodestra la Lega è maggiormente in sintonia? Con Fratelli dʼItalia ci accomunano le tematiche europee, la lotta alla moneta sbagliata, il no allʼuomo come consumatore e non come essere pensante, la visione sullo strapotere delle banche. Nella Lega sono in corso diversi ragionamenti senza smarrire natura e identità. singoli. Si è parlato molto di campagna elettorale azzoppata e del sostegno indiretto di Berlusconi al premier. Penso invece che Berlusconi non poteva non dire a Beppe Grillo tutto quello che ha detto, se poi gli italiani hanno privilegiato il Pd è un altro conto. di rientrare in gioco lo farà con posizioni di sinistra. Un partitino lo aveva già creato, ma gli è scoppiato in mano. Per carità, molti giocatori non intendono appendere gli scarpini al chiodo ma il futuro dipende da chi li ha ingaggiati… Anche Forza Italia non gode di ottima salute… Sono nel massimo organo del partito e posso dire che è necessaria una rifondazione, una riorganizzazione importante di Forza Italia, che finora si è mossa sulla volontà dei Come giudica una ricomposizione unitaria del centrodestra oggi diviso? Se sommiamo tra loro i partiti prima della diaspora, si arriva al 32 per cento. Non credo inoltre che il 40 per cento di Renzi sia un risultato stabile. Certo, occorre che Fratelli dʼItalia chiarisca le sue posizioni estreme sullʼeuro. Il Nuovo Centrodestra, invece, ha enormi problemi di leadership. Alfano si è trovato a gestire un partito di governo senza unʼinvestitura. La Lega non è molto diversa da quando era nostra alleata, al suo interno convergono due anime. Insomma dobbiamo lavorare molto. LʼIlo lancia lʼallarme: il 70% della popolazione non ha unʼadeguata protezione sociale MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014 Redazione Dalla pensione all'assicurazione per le persone disoccupate, il 73% della popolazione mondiale non è coperto da una protezione sociale adeguata, essendo questa parziale o del tutto assente. Lo denuncia l'ultimo rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). Secondo i dati del "Rapporto globale sulla protezione sociale 2014/15" , reso noto oggi a Ginevra, solo il 27 % della popolazione mondiale ha accesso a una sicurezza sociale completa, mentre quasi la metà (49%) delle persone che hanno raggiunto l'età di cessare l'attività lavorativa non ricevono alcuna pensione. Il rapporto afferma inoltre che solo il 12% dei senza lavoro nel mondo riceve prestazioni di disoccupazione, con notevoli disparità tra le regioni, dal 64% in Europa occidentale al 3% nel Medio Oriente e Africa. Inoltre, piu' del 90% della popolazione che vive nei paesi a basso reddito non gode di alcun diritto alla copertura sanitaria. «Nel 2014, la promessa di una protezione sociale universale non è ancora raggiunta per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale», ha commentato il vice direttore generale dell'Ilo Sandra Polaski. Gli autori del rapporto, hanno calcolato che globalmente, circa il 2,3% del Pil mondiale è destinato alle spese per garantire una sicurezza del reddito per le Secolo d’Italia Picchia la ex in spiaggia e fugge in canoa: arrestato persone in età lavorativa, con uno scarto importante tra regioni che va dal 5,9% in Europa occidentale allo 0,5% in Africa. Se si escludono le spese per la salute, risulta che il Danimarca è il paese ad alto livello di reddito che dedica la piu' alta percentuale del Pil (circa il 10%) per la protezione sociale delle persone in età attiva mentre l'Italia è 28esima (meno del 4%), sempre tra i paesi ricchi. Con circa il 16%, l'Italia risulta invece prima nel grafico dei Paesi ad alto reddito per la percentuale del Pil destinata alle pensioni ed altre spese per le persone anziane (spese per la salute escluse). Secondo l'Ilo, il ruolo della protezione sociale è particolarmente importante in questo periodo di incertezza economica. Si tratta infatti di «uno strumento politico essenziale per ridurre la povertà e le disuguaglianze», tramite la promozione della crescita inclusiva, il miglioramento della salute e delle capacità di segmenti vulnerabili della società, l'aumento della produttività o il sostegno della domanda interna. occupazione, non di metterlo in crisi con interventi rozzi e presunte azioni antitrust che sono ridicole nel momento in cui Murdoch fonde le sue televisioni creando un colosso rispetto alle nostre aziende». A sottolinearlo è Maurizio Gasparri (FI). «Una contro-riforma oscurantista - afferma l'ex ministro in una nota metterebbe in ginocchio un sistema che è cresciuto. Quanto agli sprechi, un intervento razionale è giusto purché non sia demagogico. Si possono ridimensionare faraoniche sedi, ma non sopprimere del tutto la presenza della Rai sul territorio. Peraltro se Renzi vuole togliere 150 milioni alla Rai lo sfidiamo a mettere questa cifra a disposizione dei cittadini, riducendo per un analogo valore il canone. Perché non lo fa? Oppure perché non vincola la Rai a utilizzare queste risorse in investimenti di modernizzazione? Se ha a cuore il servizio pubblico perché non applica la legge vigente avviando un progressivo processo di privatizzazione della Rai? La verità è che il centrodestra ha modernizzato il sistema radiotelevisivo aumentando il pluralismo. Altri vogliono fare interventi spot o, tra le righe, rispondere alle consuete ideologie che stroncano il settore. Vogliamo una discussione seria e trasparente. Non tagli a casaccio». Rai, Gasparri: «Lo sciopero non si farà. Renzi applichi la legge» Redazione «È evidente che l'Usigrai revocherà lo sciopero, e lo farà fingendo di aver vinto perché si aprirà un dibattito su un'ipotetica riforma. Resta il fatto che c'è un approccio rozzo al sistema radiotelevisivo. Grazie alla legge Gasparri la Rai ha moltiplicato la sua offerta, Mediaset e La7 sono ben presenti sul mercato e Sky, che nacque fondendo due televisioni traballanti, è un'impresa dai grandi numeri. Si tratta quindi di continuare a far crescere un settore che in questi ultimi dieci anni ha generato più investimenti e più 3 Redazione Ha picchiato la ex compagna trentottenne in una spiaggia di Ostia e poi è fuggito con una canoa. Il responsabile, un pregiudicato di 40 anni, è stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di atti persecutori. Il fatto è avvenuto in uno stabilimento balneare sul lungomare Caio Duilio. La donna stava trascorrendo il pomeriggio sull'arenile quando ad un tratto si è vista spuntare alle spalle l'ex compagno che, visibilmente agitato, pretendeva di vedere loro figlio. Dopo avergli detto che il piccolo si trovava in piscina con gli amichetti, la donna gli si è avvicinata perché intimorita che potesse fargli del male. A questo punto l'uomo l'ha colpita con un pugno al torace facendola cadere a terra. Alcuni bagnanti si sono avvicinati per evitare il peggio ma quando l'aggressore ha capito di averla fatta grossa si è diretto verso il mare ed è fuggito a bordo di una canoa. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Nucleo radiomobile della compagnia di Ostia. La donna è stata trasportata in ospedale dove gli è stata riscontrata una forte contusione al torace, guaribile con 21 giorni di riposo e cure mediche. Dai primi accertamenti è emerso che l'uomo, già in passato, si era reso responsabile di episodi violenti nei confronti della ex.. Dopo la formazione della “Grosse Koalition” Hamas-Fatah, più lontani israeliani e palestinesi Secolo 4 Antonio Pannullo Nuovo governo, nuovo scontro: i rapporti tra palestinesi e israeliani sembrano aver raggiunto un nuovo peggioramento. Poco prima che a Ramallah, nel palazzo presidenziale della Muqata, il nuovo governo di unità nazionale, nato dalla riconciliazione tra Fatah e Hamas, giurasse davanti al presidente palestinese Abu Mazen, da Gerusalemme il premier Benyamin Netanyahu ha condannato il fatto, esortando la comunità internazionale, e l'Ue in particolare, a prenderne le distanze. Poi ha convocato il Gabinetto di sicurezza per i primi provvedimenti di contrasto. Fatto sta che il nuovo esecutivo palestinese - capeggiato dall'attuale premier dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Rami Hamdallah - sembra mettere fine a una storica divisione nel campo palestinese. Ed Hamas da Gaza, felicitandosi per l'evento, ha sottolineato che quello di Hamdallah «è il governo dell'intero popolo palestinese». «Oggi (lunedì, ndr) - ha detto Abu Mazen nel suo discorso dopo il giuramento - annunciamo la fine della divisione palestinese che ha grandemente danneggiato la nostra causa nazionale». Poi, dopo aver chiarito che è interesse dei palestinesi avere un governo di unità nazionale, ha ribadito che esso ha il sostegno della comunità internazionale. Per questo ha riaffermato che la nuova amministrazione si atterrà alle linee previste dal Quartetto: riconoscimento d’Italia Dopo la Casa Bianca, Obama pensa di trasferirsi nella Grande Mela di Israele, rifiuto della violenza e mantenimento di tutti gli attuali accordi. Da Gaza il capo dell'esecutivo uscente di Hamas, Ismail Haniyeh, nel suo discorso di congedo, ha tuttavia minacciosamente avvertito che «rimane un esercito composto dalle Brigate Ezzedin al-Qassam (Hamas). La resistenza è in condizioni eccellenti: ha deterrente ed è capace di difendere il popolo». Un discorso certo non sfuggito ad Israele, tanto che il Gabinetto di sicurezza ha sottolineato che riterrà l'Autorità nazionale palestinese responsabile per ogni razzo sparato da Gaza. Poi ha deciso di astenersi da ogni negoziato con il nuovo governo palestinese, dando al premier Netanyahu ampia mandato per approntare ulteriori sanzioni nei confronti dell'Anp stesso. Del resto lo stesso Netanyahu - con il quale si è schierata la destra del Paese - aveva già avvertito che «il terrorismo islamico risolleva la testa in Europa e la manifestazione più recente è stato l'omicidio disgustoso nel Museo ebraico di Bruxelles. È per me incomprensibile - ha proseguito come gli stessi governi che condannano duramente quell'omicidio, si esprimono invece in forma sfumata e perfino con amicizia verso il governo di unità palestinese con Hamas, che è un'organizzazione terroristica che conduce ed elogia quegli stessi crimini». Il nuovo governo palestinese è composto da 17 ministri, tutti definite indipendenti con cinque di loro che vengono da Gaza. Tre di loro sono donne. Alla guida della diplomazia resta Riad al-Malki, nome eccellente sul quale si erano appuntati alcuni dissensi da parte di Hamas. Il premier Hamdallah assume anche la responsabilità del ministero degli Interni. futuri sovrani di Svezia, i reali di Spagna, e il principe ereditario del Giappone, Naruhito, con la principessa Masako. In attesa di sapere se Elisabetta abdicherà in favore del figlio Carlo, mentre manda sempre più in giro per il mondo il nipote William con la bella moglie, la principessa Kate, non va dimenticato che quella di re Juan Carlos di Borbone a favore di Felipe in Spagna è la quinta abdicazione negli ultimi anni. Eccole: la regina Beatrice ha abdicato nel luglio 2013 dopo 33 anni di regno, a favore di suo figlio Guglielmo Alessandro. Si tratta di una tradizione consolidata in Olanda: la madre di Beatrice, regina Giuliana, aveva abdicato nel 1980, e la nonna, regina Guglielmina, aveva fatto altrettanto. Alberto II ha abdicato il 21 luglio 2013, giorno della festa nazionale belga, in favore del giovane Filippo. Nel 2000 ha abdicato il Granduca Jean di Lussemburgo. Giunto all'età di 79 anni, dopo 35 anni di guida del piccolo Paese, ha voluto passare il trono al figlio Henri. Già sua madre Charlotte aveva abdicato in suo favore dopo 45 anni al potere. Nel piccolo principato del Liechtenstein, il principe Giovanni Adamo II ha ceduto i poteri di governo al figlio Luigi Filippo nell'agosto 2004, mantenendo il ruolo di capo dello Stato. Se si vuole poi tornare indietro nella storia non si può dimenticare la Gran Bretagna, dove nel 1936 Edoardo VIII rinuncia alla corona per sposare l'americana Wallis Simpson. Suo fratello, Alberto, padre della Regina Elisabetta II, viene incoronato re con il nome di Giorgio VI, nel maggio 1937. Dieci anni più tardi in Italia, nel 1946, Vittorio Emanuele III, re dal 1900, abdica. Suo figlio Umberto I, il "re di maggio", regna fino al referendum che sancì la fine della monarchia. Reali europei, largo ai giovani: in pochi anni ben cinque abdicazioni Redazione Il rapporto con fotografi e telecamere è quello che ti aspetti spontaneo e naturale. E alla cerimonia per l'incoronazione di Guglielmo Alessandro e Maxima d'Olanda nel luglio dello scorso anno con tutte le case reali europee presenti, un'immagine saltava all'occhio: quanto in gran parte fossero giovani e belli i nuovi sovrani e futuri eredi al trono. Il nuovo sovrano Guglielmo Alessandro aveva raccolto in quell'occasione il testimone dalla madre, la regina Beatrice, che a 75 anni aveva deciso di abdicare dopo 33 anni spesi sul trono d'Olanda. Tra i più ammirati ci fu anche Haakon di Norvegia con la moglie Mett Marit. E ad attirare i flash c'erano anche Vittoria di Svezia con il marito David Westling, MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014 Redazione Con due terzi della presidenza alle spalle e gli slogan "Hope" e "Yes, We Can" al passato remoto, il presidente americano, Barack Obama, ha cominciato a pensare seriamente al giorno in cui lascerà la Casa Bianca. C'è una fondazione mirata ad aiutare giovani neri a trovare la loro strada nel futuro del primo Commander in Chief di colore, e soprattutto c'è una città, New York, dove Barack e Michelle potrebbero "atterrare" nel gennaio 2017 una volta usciti dai cancelli di Pennsylvania Avenue. «Non c'è niente che desideri di più che fare una passeggiata a Central Park», aveva detto di recente il presidente laureato alla Columbia University che qualche settimana fa, di nuovo nella Grande Mela per un evento elettorale, si è concesso un "fuori programma" da Gap per comprare regali alle figlie Sasha e Malia come un normale papà. Vero è che la biblioteca presidenziale di Obama andrà a Chicago, la città della First Lady dove lui ha cominciato la sua carriera politica dopo aver passato l'infanzia e l'adolescenza tra Hawaii e Indonesia. Ma è lo spirito vibrante di una metropoli come New York, ricca di cultura e che si gira a piedi, che attira gli Obama dopo sei anni e mezzo nella "bolla" della Casa Bianca, come scrive il giornale online Politico prendendo il polso alla presidenza. Una bolla, che, sempre secondo Politico, sta sempre più stretta al presidente al punto che, proprio per sfuggirne, Obama si farebbe organizzare di frequente "cene segrete" con ospiti che nulla o poco hanno a che fare con i palazzi di Washington. Minori scomparsi, è allarme: oltre 5000 casi nel 2013 in Europa MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014 Redazione In fuga dagli “orchi” o sottratti da un genitore all'altro o emigrati senza nessuno. Sono oltre 5.000 i minori presi in carico nel 2013 da Missing Children Europe (la rete di associazioni non governative che si occupano di bambini scomparsi o sfruttati sessualmente); 172 quelli trattati in Italia da Telefono Azzurro che, grazie anche a un protocollo d'intesa con il ministero dell' Interno, riceve sulle sue linee telefoniche dedicate gli sos di chi non ce la fa più, o dei testimoni delle loro sofferenze. Se ne parla in questi giorni ad Atene, dove è in corso la Conferenza "Quando ogni Secolo d’Italia minuto conta" per elaborare azioni e strategie ancor più incisive sul problema della scomparsa e della tratta dei minori in Europa. In Italia, dal gennaio 2010 ad oggi - ricorda nell' occasione Telefono azzurro - i casi di bambini scomparsi, fuggiti o rapiti trattati da Telefono Azzurro sono stati 648. Solo nel 2013 sono stati denunciati 172 casi, gestiti non solo attraverso il numero 116000 (attivo in 27 paesi dell'Unione europea, cui si aggiungono Serbia ed Albania), ma anche attraverso altre due linee telefoniche: l'19696 e il 114. Nella maggior parte dei casi si tratta di fughe da casa o da isti- tuto, ma anche di sottrazione di minori, nazionale e internazionale, di minori stranieri non accompagnati e di veri e propri rapimenti. Le segnalazioni hanno riguardato in misura maggiore bambini e adolescenti di sesso femminile (circa il 54%), l'età più incidente in relazione alle segnalazioni è quella compresa tra i 15 ed i 18 anni (intorno al 45%), quella dei bambini fino ai 10 anni riguarda il 38% dei casi. Rispetto alle segnalazioni giunte a Telefono azzurro nel corso del 2013, la percentuale degli stranieri - soprattutto adolescenti - è molto alta (47%), maggiore di quella evidenziata per altre problematiche gestite dall'associazione. Ai 29 centri europei dei Missing Children sono arrivate, solo lo scorso anno, 630.724 segnalazioni, e i casi presi in carico sono stati oltre 5000. Di questi, il 50% ha interessato i cosiddetti “runaways”, cioè i minori in fuga da qualcosa o da qualcuno; il 36% riguarda la sottrazione di minore da parte di uno dei componenti del nucleo familiare a seguito di contrasti o separazioni fra coniugi; il 2% le sottrazioni effettuate da organizzazioni criminali o persone estranee alla famiglia. dati arrivano dal Registro Eyeshot dell'Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco) presentati in occasione del congresso nazionale che tuttavia indicano come la situazione possa ancora migliorare. La prevenzione infatti è tuttora carente e le crisi cardiache si presentano spesso proprio fra coloro che hanno fattori di rischio che sarebbero dovuti essere stati controllati come l'ipertensione, riscontrata nel 67% dei casi o il colesterolo alto, presente nel 45% dei pazienti. In media, ha spiegato Francesco Maria Bovenzi, presidente uscente dell'Anmco, l'età media dei pazienti ricoverati è di 68 anni ma oltre uno su tre ha più di 75 anni e le donne continuano ad essere mediamente più protette dagli attacchi cardiaci, probabilmente anche perchè sono più virtuose nei comportamenti alimentari e negli stili di vita. La buona notizia è però quella che non esistono più le incolmabili differenze fra le regioni e un po' ovunque nelle unità di terapia intensiva coronarica i pazienti ricevono le cure adeguate in tempi brevi. «I dati raccolti mostrano che siamo ormai diventati bravissimi a curare l'infarto - osserva Leonardo De Luca, coordinatore del Registro - e l'angioplastica è eseguita nella maggioranza dei casi e gran parte delle regioni raggiunge l'obiettivo di qualità nelle procedure. Altrettanto efficacemente viene realizzata la terapia farmacologica». L'infarto non fa più paura: prevenzione e assistenza dimezzano la mortalità Redazione In Italia l'assistenza in caso di infarto funziona e una crisi cardiaca fa meno paura rispetto al passato: in dieci anni la mortalità si è più che dimezzata passando dal 9,8% al 3,9%, anche se il numero di infarti è rimasto costante, circa 200 mila l'anno registrati ufficialmente ma si stima che ce ne siano altrettanti (meno gravi e spesso non percepiti neanche dal paziente) non rilevati. Gli ultimi 5 Pannelli solari, l'Europa li fa più “verdi” Redazione I pannelli solari made in China possono far bene al portafogli, ma non giovano all'ambiente. I bassi standard ambientali e la poca efficienza delle fabbriche cinesi fanno sì che, in Europa, installando i moduli fotovoltaici orientali, si abbia un'impronta di carbonio doppia rispetto all'uso di pannelli prodotti localmente. A dirlo è uno studio americano che ha analizzato i costi energetici delle varie fasi produttive. Dall'estrazione delle materie prime all'alimentazione degli impianti, i ricercatori della Northwestern University insieme all'Argonne National Laboratory del Dipartimento dell'energia Usa hanno conteggiato le singole voci di spesa energetica. Supponendo che un pannello cinese sia fatto in silicio e installato nell'assolato sud dell'Europa, dovrebbe lavorare dal 20% al 30% più a lungo, rispetto a un pannello europeo, per produrre lo stesso quantitativo di energia utilizzato per la sua produzione. E il calcolo non tiene conto dell'energia consumata per trasportare i pannelli nei paesi europei, che fa salire ulteriormente la percentuale. La causa, spiegano gli esperti, va ricercata nelle fabbriche cinesi, dove sono in vigore standard ambientali e di efficienza più bassi. In Cina, inoltre, è inferiore la quota di energia prodotta con fonti rinnovabili. Il carbone è infatti la principale fonte della nazione, che da sola brucia circa la metà di tutto il carbone consumato nel mondo. Spostare la produzione dei pannelli dall'Europa alla Cina può essere un'opzione interessante da un punto di vista economico, ma è meno sostenibile dal punto di vista ambientale. Fratelli dʼItalia accusa: la Giunta di Milano aumenta le tasse e non taglia le spese 6 Redazione «E' iniziata la discussione sulla delibera che riguarda lo Iuc, che contiene anche i regolamenti di Imu, Tasi sulla prima casa, Tasi sugli altri immobili e Tari (ex Tares). Insomma, riguarda la maggior parte delle tasse che i milanesi pagheranno nel 2014: 999 milioni di euro in totale. Noi come Fratelli dʼItalia-An – dichiara Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale – siamo pronti alla battaglia a suon di emendamenti perché il Comune la smetta di rastrellare una montagna di soldi ai milanesi. Il preventivo del Bilancio 2014 dimostra che tutte le tasse sono in aumento, mentre la spesa di Palazzo Marino continua a salire. Insomma, la Giunta arancione mette più tasse e spende di più. Entro il 16 giugno i milanesi dovrebbero pagare la prima rata della Tasi. Intanto basta guardare le cifre per capire lʼentità del salasso. Il totale delle entrare da tributi passa da 1.166 milioni di euro del 2013 a 1.342 del 2014. E la previsione per il 2015 e 2016 è di un ulteriore, forte, aumento. LʼIrpef è quasi raddoppiata in due anni: è passata da 62 milioni di euro del 2012 a 180,50 milioni di questʼanno. Dallo Iuc il Comune intascherà 542 milioni di euro in totale, mentre dalla Tasi ne riceverà 234 milioni, che aumenteranno ancora nei prossimi due anni. Lʼimposta di sog- Secolo d’Italia Danni economici e disagi ai passeggeri per il furto di rame sui treni dell'Emilia giorno è passata da poco più di otto milioni di euro del 2012 a oltre 32 del 2014, mentre lʼimposta sulla pubblicità è passata da 18,51 milioni a 20. Per quanto riguarda la Tares, il Comune nel 2013 ha guadagnato 300 milioni di euro e dalla Tari e dalla Tarsu questʼanno ne otterrà, rispettivamente, 289 e 23. Diminuiscono solo le entrate che derivano dallʼattività di controllo e repressione delle irregolarità e degli illeciti, che passano da 408,31 milioni di euro del 2013 a 297 milioni di questʼanno. Nei prossimi due diminuiranno ancora. Particolarmente preoccupante è il capitolo che riguarda la Tasi, visto che il governo, a differenza dellʼanno scorso, non ha previsto detrazioni fisse, ma ha lasciato libertà ai Comuni. Il progetto del sindaco Pisapia e della sua Giunta, per quanto riguarda gli immobili – conclude De Corato – è di alzare al massimo le aliquote su seconde case, uffici e negozi e lasciarle al minimo per gli inquilini. L'imposta che Palazzo Marino conta di far pagare è de 2,5 per mille per le abitazioni principali e dell'11,4 per mille sugli immobili soggetti ad Imu. Una scelta che porterà nelle casse comunali 85 milioni di euro destinati alle detrazioni sulla prima casa». vicepresidente vicario del gruppo Pdl/Fi alla Regione Puglia Erio Congedo. «Non possiamo che essere rammaricati dellʼesito di questa vicenda paradossale dice - che, dopo quasi 8 anni e 19 pareri di varia natura, Valutazioni di ImpattoAmbientale, Conferenze di servizi, modifiche e ricorsi giudiziari, conosce ora uno stop forse definitivo e francamente incomprensibile. Cʼè da chiedersi a questo punto perché un territorio a vocazione turistica come quello pugliese non possa liberamente decidere e autodeterminarsi in merito alla portualità, che è una attrattiva molto importante e quindi una occasione fondamentale per incidere sulle sorti della nostra regione. Del resto, lo hanno capito e stanno procedendo senza intoppi in questa direzione altri Paesi del Mediterraneo, come la Croazia, il Montenegro o lʼAlbania, che ci stanno già sottraendo fasce di turismo pregiato. Una faccenda che ha un valore strategico per il Salento e per la Puglia, che riguarda lo sviluppo o non-sviluppo del territorio, gli investimenti e la libertà di iniziativa di un privato, non può ridursi a un fatto burocratico. Occorre andare oltre, serve che la politica se ne appropri e batta un colpo, che la Regione superi la burocrazia e faccia prevalere la volontà istituzionale, che peraltro ha inserito il porto turistico a Otranto nella propria rete delle nuove infrastrutture portuali. Il futuro - conclude Congedo - non può essere appannaggio dei burocrati». Altro stop al porto di Otranto: il rammarico di Forza Italia Redazione Comʼè noto, la Conferenza dei servizi convocata per il procedimento di Valutazione dʼImpatto Ambientale (Via) sul progetto del porto turistico di Otranto ha ribadito ancora una volta la propria contrarietà, anche sulla base dei precedenti pareri negativi dellʼArpa e della Soprintendenza. Unʼaltra (e forse definitiva bocciatura), duramente contestata dal MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014 Redazione Il furto di rame lungo le reti ferroviarie, come quello verificatosi nei giorni scorsi sulla tratta Carpi-Modena che aveva fatto cancellare otto treni, era stato al centro dellʼinterrogazione del consigliere Pdl Andrea Leoni alla Regione Emilia Romagna per sapere “quali strategie intenda adottare, di concerto con le aziende di trasporto, per contrastare il fenomeno”. Il consigliere chiedeva poi un rafforzamento dei controlli per prevenire e reprimere questo genere di furti. «La cronaca – sottolinea Leoni registra furti di rame che provocano danni economici rilevanti alle aziende di trasporto, ma anche gravi disagi ai cittadini che utilizzano i treni che vengono soppressi. Proprio per questo il piano del governo Renzi, che prevede la chiusura di numerosi uffici della Polizia ferroviaria (Polfer), tra i quali anche quello della stazione ferroviaria di Modena, deve essere rivisto». Da ultimo Leoni chiedeva anche a quanto ammontassero i danni per furti di rame nelle tratte ferroviarie dellʼEmilia Romagna negli ultimi cinque anni. «Eʼ positivo – conclude Leoni - che nella risposta alla mia interrogazione sull'eventuale chiusura della Polfer di Modena la Regione Emilia Romagna, attraverso lʼassessore Peri, abbia preso lʼimpegno di scrivere al prefetto di Modena per rappresentare lʼesigenza di mantenere il posto della Polizia Ferroviaria alla stazione dei treni di Modena». Una serie di eventi ricorderà Manfredi, “colonnello” della risata amara scomparso 10 anni fa Secolo MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014 d’Italia Priscilla Del Ninno Come pochi altri insigni rappresentanti della commedia dissacrante di casa nostra ha saputo far ridere di cuore senza mai sgomberare la mente dal dubbio che, in fondo, ridere delle sue maschere, significava ridere amaramente di noi stessi. Gli piaceva definirsi «un artista drammatico che fa dell'ironia», sull'Italia minima, sui sogni e sui tic della provincia anni '50: e pubblico e critica lo hanno consacrato presto come uno dei “quattro moschettieri” della commedia all'italiana, con Sordi, Gassman e Tognazzi. Nino Manfredi, il laureato che si fingeva “burino” – scomparso il 4 giugno del 2004 – è stato tra i più amati “colonnelli” della risata, ricordato soprattutto per uno dei suoi titoli più celebri: In nome del Papa Re di Luigi Magni (1977). Anche se i due ruoli a cui era più affezionato erano quelli interpretati in Pane e cioccolata di Franco Brusati e, prima ancora, in Per grazia ricevuta, diretto nel 1970 da lui stesso. A dieci anni dalla scomparsa, allora, l'attore sarà ricordato fino a settembre con una interessante serie di iniziative: si parte il 7 giugno da Roma con un grande concerto di Roberto Gatto all'Auditorium Concilia- zione, E nasce all'improvviso una canzone; mentre il 14 a Castro dei Volsci verrà proiettato Per Grazia Ricevuta e inaugurata una mostra nella Torre dell'Orologio. Quindi a settembre la 71/a Mostra del Cinema di Venezia ospiterà la proiezione del restauro digitale curato dal Csc dell'episodio L'avventura di un soldato, prima regia di Manfredi, su testo di Italo Calvino. La fase finale vedrà a Roma una mostra multimediale con oltre 140 stampe e inserti video realiz- zati in collaborazione con Rai Teche, accanto alla messa in scena di Ma perché Dio creò il peccato?, un testo inedito di Manfredi a cura di Alessandro Benvenuti. L'omaggio a Nino! si concluderà quindi a New York, e infine a Parigi, dal 26 al 30 novembre 2014, con una rassegna dei suoi film ospitata dallo storico Cinema Arlequin. Tutte occasioni utili per ricordare il talento indiscusso e l'intramontabilità della maschera di un attore per caso, laureato in giurisprudenza ma pronto a dare seguito alla passione coltivata all'Accademia d'arte drammatica. Indimenticabile Rugantino di Garinei e Giovannini che ha mosso i primi passi sulla ribalta, nella storica compagnia Maltagliati-Gassman e col gruppo di Orazio Costa. Insuperabile protagonista di successi come Il padre di famiglia di Nanni Loy (1966), Vedo nudo di Dino Risi (1969), Lo chiameremo Andrea di De Sica (1972), e come l'ambizioso Nudo di donna (1981), avviato in co-regia con Lattuada e terminato in proprio. Quando lo shopping diventa una festa glamour... e benefica Redazione In tempi di crisi la necessità aguzza l'ingegno... e l'estro commerciale. E allora, idea che vince non si archivia, e anzi, la si ri-propone nuovamente: e così, Roma e Milano sono le città scelte per ospitare la nuova edizione della Vogue Fashion's Night Out, la grande festa dello shopping che lo scorso anno ha coinvolto più di 250mila persone. La terza edizione romana della serata delle boutique aperte si terrà l'11 settembre, mentre a Milano l'appuntamento è per il 16 dello stesso mese. I marchi e i negozi più importanti di ogni città che ospita l'iniziativa, nata per dare un impulso al settore, sono coinvolti nell'iniziativa con allestimenti ad hoc nei punti vendita, cocktail party e concerti. E non è tutto: il calendario internazionale si apre il 4 settembre a Berlino, e si chiude il 18 ottobre a Osaka. Ma, soprattutto, la Vogue Fashion's Night Out è anche un'occasione per partecipare a progetti charity: dalla prima edizione, tanti brand hanno realizzato oggetti in edizione limitata a favore di cause benefiche. E allora, per esempio, i fondi raccolti nel corso delle edizioni italiane della Vogue Fashion's Night Out hanno contribuito nel 2009 alla piantumazione di alberi nel comune Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi 7 di Milano e alla realizzazione e sistemazione del giardino pubblico del Villaggio Barona, sempre a Milano, nel 2010. E ancora, il ricavato dei prodotti limited edition 2011 è stato messo a disposizione dell'Associazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi. Con le edizioni Vogue Fashion's Night Out 2012, invece, in seguito al sisma che ha colpito l'Emilia Romagna, Vogue Italia è sceso in campo per le zone coinvolte, e grazie alle vendite di Milano, Roma e Firenze, i fondi sono stati impiegati per iniziative rivolte all'infanzia e all'adolescenza. E infine, con le disponibilità raccolte nell'edizione 2013 si stanno riqualificando e aprendo ai ragazzi del quartiere di Quarto Oggiaro, sempre a Milano, un campo sportivo con spogliatoi e l'intera area verde annessa. E la moda scende dalla passerella per rivestire di nuovo le città. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250