riforme, è bagarre nel pd: venti senatori contro

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riforme, è bagarre nel pd: venti senatori contro
d’Italia
RIFORME, È BAGARRE NEL PD: VENTI SENATORI
CONTRO LʼINTESA BOSCHI-FINOCCHIARO
ANNO LXII N.129
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Mariano Folgori
È bagarre nel Pd sulla riforma
del Senato. Dopo un incontro tra
il ministro Boschi e la presidente
della Commissione Affari costituzionali del Senato Finocchiaro
era prevalsa la linea del modello
francese, cioè dellʼelezione indiretta dei membri di Palazzo Madama,
come
soluzione
allʼimpasse di questi giorni. Poi
però, a seguito di una assemblea dei senatori dem, 20 parlamentari si sono dissociati,
riproponendo la bozza presentata a suo tempo da Vannino
Chiti che prevede al contrario
lʼelezione diretta. Non se ne
parla proprio, « lʼelezione diretta
dei senatori non è più unʼipotesi
in campo», taglia corto la Finocchiaro: «Oggi in campo ci sono
due opzioni di modifica: la prima
è un sistema di scelta che prevede un listino dei consiglieri regionali eletti dallʼ assemblea dei
sindaci, e unʼaltra, che è quello
che viene chiamato sistema
francese, con una platea molto
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ampia di elettori». Ma i “dissidenti”
non demordono. Se ne fa portavoce il presidente della Commissione Industria del Senato
Massimo Mucchetti, che si affida a
un celebre frase di Totò: «ma
siamo uomini o caporali»? Sul proprio blog e su Twitter, il parlamentare Pd spiega di aver riproposto
sotto forma di emendamenti il ddl
Chiti, «assieme agli altri 19 che lo
avevano firmato». «Sui casi Telecom e Banca dʼItalia, si può anche
rinunciare alle proprie ragioni – af-
ferma Mucchetti – per disciplina di
gruppo parlamentare, ancorché sul
primo caso ci fosse lʼunanimità non
del gruppo, ma del Senato. Ma ora
è in gioco la Costituzione e sulla
Costituzione nessun governo può
chiedere la fiducia e nessun partito
può imporre una disciplina militare». Sembra destinato a cadere
nel vuoto lʼappello del capogruppo
Luigi Zanda, che ha lanciato questa esortazione ai suoi: «Il risultato
elettorale – ha detto Zanda – ci
consegna una grande responsabilità. E cambia in maniera rilevantissima la situazione del gruppo del
Pd al Senato dove la maggioranza
ha margini più ristretti. Il percorso
delle riforme ha bisogno in Parlamento di gruppi parlamentari di
maggioranza pronti a lavorare sulle
riforme per consolidare il consenso
conquistato». Quando ci sono in
gioco gli equilibri istituzionali, non
tutti saranno però disposti a seguire la rigida disciplina di partito.
Siamo uomini o… renziani?
Madonna va alla guerra contro Marine Le Pen: dai video
sadomaso a eroina antifascista
Francesco Signoretta
La tattica è sempre la stessa: i volti
noti, le popstar, le rockstar, gli attori, le attrici, le ballerine e magari
anche qualche clown prelevato dal
circo. Una quantità incredibile di
show per demolire il nemico politico, quello che dà fastidio, che
vince, che ti toglie la polpetta dal
piatto a dispetto dei poteri forti e
della sinistra. In questo momento
il nemico (o meglio, la nemica) si
chiama Marine Le Pen, la trionfatrice delle elezioni europee in
Francia. Partono le cannonate nel
tentativo di gettarle fango addosso, con le solite argomentazioni da centri sociali, «è fascista»,
«è intollerante» e via col repertorio
infinito che conosciamo da decenni. È entrata in campo, per
dare lezioni alla leader del Front
National, una star dʼeccellenza:
Madonna. La popstar americana
ha pubblicato sul social network
Instagram (seguito da 1,6 milioni di
abbonati) una foto della prima pagina del quotidiano francese Liberation allʼindomani del voto che
titolava sulla vittoria del Fn con
lʼimmagine di Marine Le Pen a
braccia levate esultante. La foto su
Instagram è affiancata da una
serie di hashtag e commenti di denuncia contro il fascismo e le discriminazioni: «Russia, Ucraina,
Venezuela… ora Francia?!!!!!»,
scrive Madonna. E ancora: «#fight
Fascism #fightdiscrimination #fightlynchmobmentality #fighthatred
#fightdorffreedom #revolutionforlove». Non è la prima volta che
Madonna si scaglia contro Marine
Le Pen: nel 2012, la popstar aveva
trasmesso, durante la tappa parigina del tour “Mdna“, un video in
cui appariva brevemente unʼimmagine della leader del Fn con una
svastica sulla fronte, per accompagnare la canzone “Nobody
Knows Me (Nessuno mi conosce)”.
La Le Pen in quellʼoccasione aveva
sporto denuncia contro Madonna
per ingiuria. Ma chi è che vorrebbe
dare lezioni di moralità a Marine?
Quali credenziali politiche ed etiche
ha Madonna? Ne elenchiamo qualcuna, solo qualcuna, quel che basta
a rinfrescare la memoria: fu lei a
spogliarsi sul palco del suo concerto a Istambul; fu lei con Katy
Perry a confezionare un servizio fotografico in salsa lesso-sadomaso
per la rivista V Magazine. Fu sempre Madonna la protagonista di un
videoclip trasgessivo durante il
quale danzava in una selva di crocefissi bruciati e poi baciava un Cristo di colore allʼinterno di una
chiesa. Provocatoria? No, blasfema. Ironica? No, insultante. Ma
la sinistra lʼarruola contro Marine Le
Pen. Che anche per questo continuerà a vincere. Perché la differenza cʼè e si vede.
mercoledì 4/6/2014
Non facciamoci prendere dal panico.
Adestra urge un poʼ di sano conflitto
Mario Aldo Stilton
È sempre meglio che lʼacqua sia
mossa. Che scorra. Che quella stagnante è vecchia, putrida. Che quando
è impetuosa e travolgente produce
energia. Ecco, appunto. È di energia
che cʼè bisogno nel centrodestra. Energia che è movimento, confronto. Energia che si nutre di conflitti.
Contrapposizioni. Divergenze. Diverse
visioni, che magari ci fossero. E fossero
ancora più marcate. Quotidiane. Invece
la sensazione è opposta. Che invece di
attizzarlo, il fuoco delle idee, ci si affanni
a spegnerlo. A silenziare le differenze.
Ad invocare la calma. Per cui, giorno
dopo giorno, su giornali e tv è a questo
teatrino che assistiamo. Discutiamo,
ma senza contrapposizioni. Ragioniamo, ma con pacatezza. Riflettiamo,
ma non estremizziamo. Appelli che
suonano non solo inutili, ma pure controproducenti. Snervanti. Perché invece, no. Non è di questo che si
avverte il bisogno. Che è proprio di passione, di calore, di fuoco per lʼappunto
che cʼè necessità a destra. Urge un fottutissimo e sano botta e risposta. Urge
un poʼ di scontro duro. Deciso. Non
serve a nulla farsi prendere dal panico.
Le macerie sono ancora fumanti, su
questa sponda del fiume. Un patrimonio è andato distrutto. O forse solo lʼillusione. Ma in ogni caso la colpa va
divisa, se non proprio condivisa. Il giovane toscano che è venuto dal nulla ed
ha espugnato il Palazzo non dà certo
lʼimpressione di essere una meteora.
Ha le vele gonfie ed ha sbaragliato il
campo. Soprattutto il suo. Che il nostro
siamo stati bravissimi a distruggercelo
da soli. Ma ha comunque indicato una
strada. Un percorso. Che si può recepire in toto o solo come esempio. Ma
non si può snobbare. Anche se la traversata potrebbe risultare più lunga e
più faticosa. È meglio cominciare. Da
subito. Ebbene: accontentiamo Repubblica. E il Fatto. E persino il Corriere.
Facciamo poi sbizzarrire vignettisti e
opinionisti. Diamo altro pane alla comicità irriverente. Rischiamo persino il ridicolo. Ma, per la miseria, diamoci una
mossa. Alzando il volume. E aprendo
gli spazi. Per chi ha qualcosa da dire.
Di nuovo. Di originale. Di fresco.
Parla Salvini: «Incontro la Meloni per possibili battaglie
comuni. Ma lʼindipendenza resta per noi una priorità»
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Gloria Sabatini
«Nelle prossime ore mi incontrerò con Giorgia Meloni per fare
un primo punto». Matteo Salvini,
più che soddisfatto del risultato
elettorale che ha mandato in
soffitta le previsioni della Cassandre sulla fine della Lega,
guarda con attenzione alla ricomposizione di un centrodestra
rinnovato con tutti i soggetti politici non di sinistra. «Ma non è
tempo di sommare le pere con le
mele, bisogna lavorare su un
progetto comune e non sulla
somma algebrica delle percentuali elettorali…».
Insomma, vi candidate a essere il motore delle rifondazione del centrodestra? Sulla
stampa si fa un gran parlare di
nuove alleanze e ritorni di
fiamma…
Ci candidiamo a fare la nostra
parte con chi è alternativo alla
sinistra e si oppone al disegno di
Matteo Renzi. Stiamo lavorando
in questa direzione e al nostro
interno cʼè un dibattito in corso.
Con Forza Italia stiamo valutando un percorso comune ma
da qui a dire che è tutto risolto
ce ne passa. Il partito di Berlu-
Secolo
d’Italia
sca… Anche sullʼabolizione del
reato di immigrazione clandestina hanno avuto una posizione
molto soft. Per inaugurare un
percorso nuovo bisogna anche
riconoscere gli errori commessi.
Con il Nuovo Centrodestra di
Alfano?
sconi sta vivendo un grande travaglio e dovranno chiarire cosa
vogliono fare, insieme amministriamo molti Comuni ma non
possiamo ignorare le posizioni di
Forza Italia degli ultimi tre anni,
dallʼappoggio al governo Monti
alla sudditanza alla Merkel. Per
ore cʼè lʼimpegno sui nostri referendum, è un punto di partenza.
Si aspettava il risultato di
Forza Italia al di sotto del 20
per cento?
Che ci fossero difficoltà era palese a tutti. Oggi cʼè sicuramente
unʼanima forzista con cui dialogare, penso allʼEuropa delle
identità, ma finché restano aggrappati alla cancelliera tede-
Matteoli: Fini torna in campo? Forse
solo a sinistra può trovare spazio
Romana Fabiani
Fini si appresta a tornare nellʼagone? A leggere un sondaggio
promosso da “Il Tempo”, gli elettori
si mostrano «possibilisti», almeno
se lʼidea dellʼex presidente della
Camera è davvero quella di creare
una nuova destra, diversa da quella
attuale. Al contrario lʼeventuale
guida di Angelino Alfano in una futura alleanza di centrodestra non è
molto apprezzata. Lʼex presidente
della Camera, dopo un periodo sabbatico, starebbe lavorando seriamente a un nuovo movimento che
però non dovrebbe includere nessuno dei vecchi esponenti, né di An
né di Futuro e Libertà. Dopo lʼesperienza fallimentare alle elezioni del
2013, culminata con la sua mancata elezione, ha tagliato i ponti con
tutti quelli, concedendosi qualche
sporadica apparizione pubblica e in
tv. Lʼultimo endorsement per Scelta
civica, poi passata dal 10 allo 0,7%,
non è stata una grande mossa. I
primi commenti tra gli ex alleati e
sul web non sono molto lusinghieri.
Per lʼazzurro Altero Matteoli, ex ministro, un passato nel Msi e in An,
lʼipotesi è “stravagante”.
Ha visto, lʼex leader di An non intende appendere gli scarpini al
chiodo. È unʼaspettativa legittima?
Per uno che ha fatto politica per
tutta la vita è normale avere nostalgia di tornare. Il punto è che da presidente della Camera Fini già non
era più di destra. Se ha intenzione
È un partito di sinistra che sorregge tutti i provvedimenti del
governo e con un ministro dellʼInterno con “delega allʼinvasione”. Su alcuni temi sembra
alleato di Vendola.
In unʼintervista al “Secolo
dʼItalia” Fabio Rampelli ha
confermato la possibilità di sinergie con la Lega su alcuni
temi importanti ma vi “rimprovera” un peccato originale: la
secessione, e parla di pregiudizio “patriottico”…
Ci chiamiamo Lega Nord ed è
vero: allʼarticolo 1 del nostro statuto cʼè lʼindipendenza. Sono i
popoli a dover scegliere e io ho il
dovere di rispettarli. Se i veneti
vogliono lʼindipendenza non dipende da me: è un sentimento
forte anche al Sud, nel Salento
ad esempio. Che senso ha par-
MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014
lare di unità nazionale, di Patria
e di tricolore in un Paese che ha
il 46 per cento di disoccupazione
giovanile? Una Repubblica che
se ne frega di esodati e alluvionati, dovrebbe risparmiare ai
suoi sudditi sfilate, applausi e festeggiamenti. Da anni proponiamo il federalismo e il modello
di macro-regioni che il centrodestra non ha mai appoggiato con
forza né compreso. DallʼUcraina
alla Catalogna la politica deve
prendere atto del responso dei
referendum popolari. Patriottismo? Non ho pregiudiziali per
niente e per nessuno, oggi cʼè la
necessità di far convergere gli
sforzi per rifondare un centrodestra che sta colando a picco.
Con quali partiti dellʼattuale
centrodestra la Lega è maggiormente in sintonia?
Con Fratelli dʼItalia ci accomunano le tematiche europee, la
lotta alla moneta sbagliata, il no
allʼuomo come consumatore e
non come essere pensante, la
visione sullo strapotere delle
banche. Nella Lega sono in
corso diversi ragionamenti
senza smarrire natura e identità.
singoli. Si è parlato molto di campagna elettorale azzoppata e del
sostegno indiretto di Berlusconi al
premier. Penso invece che Berlusconi non poteva non dire a Beppe
Grillo tutto quello che ha detto, se
poi gli italiani hanno privilegiato il
Pd è un altro conto.
di rientrare in gioco lo farà con posizioni di sinistra. Un partitino lo
aveva già creato, ma gli è scoppiato
in mano. Per carità, molti giocatori
non intendono appendere gli scarpini al chiodo ma il futuro dipende
da chi li ha ingaggiati…
Anche Forza Italia non gode di
ottima salute…
Sono nel massimo organo del partito e posso dire che è necessaria
una rifondazione, una riorganizzazione importante di Forza Italia, che
finora si è mossa sulla volontà dei
Come giudica una ricomposizione unitaria del centrodestra
oggi diviso?
Se sommiamo tra loro i partiti prima
della diaspora, si arriva al 32 per
cento. Non credo inoltre che il 40
per cento di Renzi sia un risultato
stabile. Certo, occorre che Fratelli
dʼItalia chiarisca le sue posizioni
estreme sullʼeuro. Il Nuovo Centrodestra, invece, ha enormi problemi
di leadership. Alfano si è trovato a
gestire un partito di governo senza
unʼinvestitura. La Lega non è molto
diversa da quando era nostra alleata, al suo interno convergono
due anime. Insomma dobbiamo lavorare molto.
LʼIlo lancia lʼallarme: il 70% della popolazione
non ha unʼadeguata protezione sociale
MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014
Redazione
Dalla pensione all'assicurazione
per le persone disoccupate, il 73%
della popolazione mondiale non è
coperto da una protezione sociale
adeguata, essendo questa parziale o del tutto assente. Lo denuncia
l'ultimo
rapporto
dell'Organizzazione internazionale
del lavoro (Ilo). Secondo i dati del
"Rapporto globale sulla protezione
sociale 2014/15" , reso noto oggi a
Ginevra, solo il 27 % della popolazione mondiale ha accesso a una
sicurezza sociale completa, mentre quasi la metà (49%) delle persone che hanno raggiunto l'età di
cessare l'attività lavorativa non ricevono alcuna pensione. Il rapporto afferma inoltre che solo il
12% dei senza lavoro nel mondo
riceve prestazioni di disoccupazione, con notevoli disparità tra le
regioni, dal 64% in Europa occidentale al 3% nel Medio Oriente e
Africa. Inoltre, piu' del 90% della
popolazione che vive nei paesi a
basso reddito non gode di alcun diritto alla copertura sanitaria. «Nel
2014, la promessa di una protezione sociale universale non è ancora raggiunta per la stragrande
maggioranza della popolazione
mondiale», ha commentato il vice
direttore generale dell'Ilo Sandra
Polaski. Gli autori del rapporto,
hanno calcolato che globalmente,
circa il 2,3% del Pil mondiale è destinato alle spese per garantire
una sicurezza del reddito per le
Secolo
d’Italia
Picchia la ex in spiaggia
e fugge in canoa:
arrestato
persone in età lavorativa, con uno
scarto importante tra regioni che
va dal 5,9% in Europa occidentale
allo 0,5% in Africa. Se si escludono
le spese per la salute, risulta che il
Danimarca è il paese ad alto livello
di reddito che dedica la piu' alta
percentuale del Pil (circa il 10%)
per la protezione sociale delle persone in età attiva mentre l'Italia è
28esima (meno del 4%), sempre
tra i paesi ricchi. Con circa il 16%,
l'Italia risulta invece prima nel grafico dei Paesi ad alto reddito per la
percentuale del Pil destinata alle
pensioni ed altre spese per le persone anziane (spese per la salute
escluse). Secondo l'Ilo, il ruolo
della protezione sociale è particolarmente importante in questo periodo di incertezza economica. Si
tratta infatti di «uno strumento politico essenziale per ridurre la povertà e le disuguaglianze», tramite
la promozione della crescita inclusiva, il miglioramento della salute
e delle capacità di segmenti vulnerabili della società, l'aumento della
produttività o il sostegno della domanda interna.
occupazione, non di metterlo in
crisi con interventi rozzi e presunte azioni antitrust che sono
ridicole nel momento in cui Murdoch fonde le sue televisioni
creando un colosso rispetto alle
nostre aziende». A sottolinearlo
è Maurizio Gasparri (FI). «Una
contro-riforma oscurantista - afferma l'ex ministro in una nota metterebbe in ginocchio un sistema che è cresciuto. Quanto
agli sprechi, un intervento razionale è giusto purché non sia
demagogico. Si possono ridimensionare faraoniche sedi,
ma non sopprimere del tutto la
presenza della Rai sul territorio.
Peraltro se Renzi vuole togliere
150 milioni alla Rai lo sfidiamo
a mettere questa cifra a disposizione dei cittadini, riducendo
per un analogo valore il canone.
Perché non lo fa? Oppure perché non vincola la Rai a utilizzare
queste
risorse
in
investimenti di modernizzazione? Se ha a cuore il servizio
pubblico perché non applica la
legge vigente avviando un progressivo processo di privatizzazione della Rai? La verità è che
il centrodestra ha modernizzato
il sistema radiotelevisivo aumentando il pluralismo. Altri vogliono fare interventi spot o, tra
le righe, rispondere alle consuete ideologie che stroncano il
settore. Vogliamo una discussione seria e trasparente. Non
tagli a casaccio».
Rai, Gasparri: «Lo sciopero
non si farà. Renzi applichi la legge»
Redazione
«È evidente che l'Usigrai revocherà lo sciopero, e lo farà fingendo di aver vinto perché si
aprirà un dibattito su un'ipotetica riforma. Resta il fatto che
c'è un approccio rozzo al sistema radiotelevisivo. Grazie
alla legge Gasparri la Rai ha
moltiplicato la sua offerta, Mediaset e La7 sono ben presenti
sul mercato e Sky, che nacque
fondendo due televisioni traballanti, è un'impresa dai grandi
numeri. Si tratta quindi di continuare a far crescere un settore
che in questi ultimi dieci anni ha
generato più investimenti e più
3
Redazione
Ha picchiato la ex compagna
trentottenne in una spiaggia di
Ostia e poi è fuggito con una
canoa. Il responsabile, un pregiudicato di 40 anni, è stato arrestato
dai carabinieri con l'accusa di atti
persecutori. Il fatto è avvenuto in
uno stabilimento balneare sul lungomare Caio Duilio. La donna
stava trascorrendo il pomeriggio
sull'arenile quando ad un tratto si
è vista spuntare alle spalle l'ex
compagno che, visibilmente agitato, pretendeva di vedere loro figlio. Dopo avergli detto che il
piccolo si trovava in piscina con
gli amichetti, la donna gli si è avvicinata perché intimorita che potesse fargli del male. A questo
punto l'uomo l'ha colpita con un
pugno al torace facendola cadere
a terra. Alcuni bagnanti si sono
avvicinati per evitare il peggio ma
quando l'aggressore ha capito di
averla fatta grossa si è diretto
verso il mare ed è fuggito a bordo
di una canoa. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Nucleo
radiomobile della compagnia di
Ostia. La donna è stata trasportata in ospedale dove gli è stata
riscontrata una forte contusione
al torace, guaribile con 21 giorni
di riposo e cure mediche. Dai
primi accertamenti è emerso che
l'uomo, già in passato, si era reso
responsabile di episodi violenti
nei confronti della ex..
Dopo la formazione della “Grosse Koalition”
Hamas-Fatah, più lontani israeliani e palestinesi
Secolo
4
Antonio Pannullo
Nuovo governo, nuovo scontro: i rapporti tra palestinesi e israeliani sembrano aver raggiunto un nuovo
peggioramento. Poco prima che a Ramallah, nel palazzo presidenziale
della Muqata, il nuovo governo di unità
nazionale, nato dalla riconciliazione
tra Fatah e Hamas, giurasse davanti
al presidente palestinese Abu Mazen,
da Gerusalemme il premier Benyamin
Netanyahu ha condannato il fatto,
esortando la comunità internazionale,
e l'Ue in particolare, a prenderne le distanze. Poi ha convocato il Gabinetto
di sicurezza per i primi provvedimenti
di contrasto. Fatto sta che il nuovo
esecutivo palestinese - capeggiato
dall'attuale premier dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Rami Hamdallah - sembra mettere fine a una storica
divisione nel campo palestinese. Ed
Hamas da Gaza, felicitandosi per
l'evento, ha sottolineato che quello di
Hamdallah «è il governo dell'intero popolo palestinese». «Oggi (lunedì, ndr)
- ha detto Abu Mazen nel suo discorso
dopo il giuramento - annunciamo la
fine della divisione palestinese che ha
grandemente danneggiato la nostra
causa nazionale». Poi, dopo aver
chiarito che è interesse dei palestinesi
avere un governo di unità nazionale,
ha ribadito che esso ha il sostegno
della comunità internazionale. Per
questo ha riaffermato che la nuova
amministrazione si atterrà alle linee
previste dal Quartetto: riconoscimento
d’Italia
Dopo la Casa Bianca,
Obama pensa di trasferirsi
nella Grande Mela
di Israele, rifiuto della violenza e mantenimento di tutti gli attuali accordi. Da
Gaza il capo dell'esecutivo uscente di
Hamas, Ismail Haniyeh, nel suo discorso di congedo, ha tuttavia minacciosamente avvertito che «rimane un
esercito composto dalle Brigate Ezzedin al-Qassam (Hamas). La resistenza è in condizioni eccellenti: ha
deterrente ed è capace di difendere il
popolo». Un discorso certo non sfuggito ad Israele, tanto che il Gabinetto
di sicurezza ha sottolineato che riterrà
l'Autorità nazionale palestinese responsabile per ogni razzo sparato da
Gaza. Poi ha deciso di astenersi da
ogni negoziato con il nuovo governo
palestinese, dando al premier Netanyahu ampia mandato per approntare
ulteriori sanzioni nei confronti dell'Anp
stesso.
Del resto lo stesso Netanyahu - con il
quale si è schierata la destra del
Paese - aveva già avvertito che «il terrorismo islamico risolleva la testa in
Europa e la manifestazione più recente è stato l'omicidio disgustoso nel
Museo ebraico di Bruxelles. È per me
incomprensibile - ha proseguito come gli stessi governi che condannano duramente quell'omicidio, si
esprimono invece in forma sfumata e
perfino con amicizia verso il governo
di unità palestinese con Hamas, che
è un'organizzazione terroristica che
conduce ed elogia quegli stessi crimini». Il nuovo governo palestinese è
composto da 17 ministri, tutti definite
indipendenti con cinque di loro che
vengono da Gaza. Tre di loro sono
donne. Alla guida della diplomazia
resta Riad al-Malki, nome eccellente
sul quale si erano appuntati alcuni dissensi da parte di Hamas. Il premier
Hamdallah assume anche la responsabilità del ministero degli Interni.
futuri sovrani di Svezia, i reali di Spagna, e il principe ereditario del Giappone, Naruhito, con la principessa
Masako. In attesa di sapere se Elisabetta abdicherà in favore del figlio
Carlo, mentre manda sempre più in
giro per il mondo il nipote William con
la bella moglie, la principessa Kate,
non va dimenticato che quella di re
Juan Carlos di Borbone a favore di Felipe in Spagna è la quinta abdicazione
negli ultimi anni. Eccole: la regina Beatrice ha abdicato nel luglio 2013 dopo
33 anni di regno, a favore di suo figlio
Guglielmo Alessandro. Si tratta di una
tradizione consolidata in Olanda: la
madre di Beatrice, regina Giuliana,
aveva abdicato nel 1980, e la nonna,
regina Guglielmina, aveva fatto altrettanto. Alberto II ha abdicato il 21 luglio
2013, giorno della festa nazionale
belga, in favore del giovane Filippo.
Nel 2000 ha abdicato il Granduca
Jean di Lussemburgo. Giunto all'età di
79 anni, dopo 35 anni di guida del piccolo Paese, ha voluto passare il trono
al figlio Henri. Già sua madre Charlotte
aveva abdicato in suo favore dopo 45
anni al potere. Nel piccolo principato
del Liechtenstein, il principe Giovanni
Adamo II ha ceduto i poteri di governo
al figlio Luigi Filippo nell'agosto 2004,
mantenendo il ruolo di capo dello
Stato. Se si vuole poi tornare indietro
nella storia non si può dimenticare la
Gran Bretagna, dove nel 1936 Edoardo VIII rinuncia alla corona per sposare l'americana Wallis Simpson. Suo
fratello, Alberto, padre della Regina
Elisabetta II, viene incoronato re con il
nome di Giorgio VI, nel maggio 1937.
Dieci anni più tardi in Italia, nel 1946,
Vittorio Emanuele III, re dal 1900, abdica. Suo figlio Umberto I, il "re di maggio", regna fino al referendum che
sancì la fine della monarchia.
Reali europei, largo ai giovani:
in pochi anni ben cinque abdicazioni
Redazione
Il rapporto con fotografi e telecamere è
quello che ti aspetti spontaneo e naturale. E alla cerimonia per l'incoronazione di Guglielmo Alessandro e
Maxima d'Olanda nel luglio dello
scorso anno con tutte le case reali europee presenti, un'immagine saltava
all'occhio: quanto in gran parte fossero
giovani e belli i nuovi sovrani e futuri
eredi al trono. Il nuovo sovrano Guglielmo Alessandro aveva raccolto in
quell'occasione il testimone dalla
madre, la regina Beatrice, che a 75
anni aveva deciso di abdicare dopo 33
anni spesi sul trono d'Olanda. Tra i più
ammirati ci fu anche Haakon di Norvegia con la moglie Mett Marit. E ad
attirare i flash c'erano anche Vittoria di
Svezia con il marito David Westling,
MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014
Redazione
Con due terzi della presidenza alle spalle
e gli slogan "Hope" e "Yes, We Can" al
passato remoto, il presidente americano,
Barack Obama, ha cominciato a pensare
seriamente al giorno in cui lascerà la
Casa Bianca. C'è una fondazione mirata
ad aiutare giovani neri a trovare la loro
strada nel futuro del primo Commander
in Chief di colore, e soprattutto c'è una
città, New York, dove Barack e Michelle
potrebbero "atterrare" nel gennaio 2017
una volta usciti dai cancelli di Pennsylvania Avenue. «Non c'è niente che desideri
di più che fare una passeggiata a Central
Park», aveva detto di recente il presidente laureato alla Columbia University
che qualche settimana fa, di nuovo nella
Grande Mela per un evento elettorale, si
è concesso un "fuori programma" da Gap
per comprare regali alle figlie Sasha e
Malia come un normale papà. Vero è che
la biblioteca presidenziale di Obama
andrà a Chicago, la città della First Lady
dove lui ha cominciato la sua carriera politica dopo aver passato l'infanzia e l'adolescenza tra Hawaii e Indonesia. Ma è lo
spirito vibrante di una metropoli come
New York, ricca di cultura e che si gira a
piedi, che attira gli Obama dopo sei anni
e mezzo nella "bolla" della Casa Bianca,
come scrive il giornale online Politico
prendendo il polso alla presidenza. Una
bolla, che, sempre secondo Politico, sta
sempre più stretta al presidente al punto
che, proprio per sfuggirne, Obama si farebbe organizzare di frequente "cene segrete" con ospiti che nulla o poco hanno
a che fare con i palazzi di Washington.
Minori scomparsi, è allarme:
oltre 5000 casi nel 2013 in Europa
MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014
Redazione
In fuga dagli “orchi” o sottratti da
un genitore all'altro o emigrati
senza nessuno. Sono oltre 5.000 i
minori presi in carico nel 2013 da
Missing Children Europe (la rete di
associazioni non governative che
si occupano di bambini scomparsi
o sfruttati sessualmente); 172
quelli trattati in Italia da Telefono
Azzurro che, grazie anche a un
protocollo d'intesa con il ministero
dell' Interno, riceve sulle sue linee
telefoniche dedicate gli sos di chi
non ce la fa più, o dei testimoni
delle loro sofferenze. Se ne parla
in questi giorni ad Atene, dove è in
corso la Conferenza "Quando ogni
Secolo
d’Italia
minuto conta" per elaborare azioni
e strategie ancor più incisive sul
problema della scomparsa e della
tratta dei minori in Europa. In Italia, dal gennaio 2010 ad oggi - ricorda nell' occasione Telefono
azzurro - i casi di bambini scomparsi, fuggiti o rapiti trattati da Telefono Azzurro sono stati 648.
Solo nel 2013 sono stati denunciati 172 casi, gestiti non solo attraverso il numero 116000 (attivo
in 27 paesi dell'Unione europea,
cui si aggiungono Serbia ed Albania), ma anche attraverso altre
due linee telefoniche: l'19696 e il
114. Nella maggior parte dei casi
si tratta di fughe da casa o da isti-
tuto, ma anche di sottrazione di
minori, nazionale e internazionale,
di minori stranieri non accompagnati e di veri e propri rapimenti.
Le segnalazioni hanno riguardato
in misura maggiore bambini e adolescenti di sesso femminile (circa
il 54%), l'età più incidente in relazione alle segnalazioni è quella
compresa tra i 15 ed i 18 anni (intorno al 45%), quella dei bambini
fino ai 10 anni riguarda il 38% dei
casi. Rispetto alle segnalazioni
giunte a Telefono azzurro nel
corso del 2013, la percentuale
degli stranieri - soprattutto adolescenti - è molto alta (47%), maggiore di quella evidenziata per
altre problematiche gestite dall'associazione. Ai 29 centri europei
dei Missing Children sono arrivate,
solo lo scorso anno, 630.724 segnalazioni, e i casi presi in carico
sono stati oltre 5000. Di questi, il
50% ha interessato i cosiddetti “runaways”, cioè i minori in fuga da
qualcosa o da qualcuno; il 36% riguarda la sottrazione di minore da
parte di uno dei componenti del
nucleo familiare a seguito di contrasti o separazioni fra coniugi; il
2% le sottrazioni effettuate da organizzazioni criminali o persone
estranee alla famiglia.
dati arrivano dal Registro Eyeshot dell'Associazione Nazionale
Medici Cardiologi Ospedalieri
(Anmco) presentati in occasione
del congresso nazionale che tuttavia indicano come la situazione
possa ancora migliorare. La prevenzione infatti è tuttora carente
e le crisi cardiache si presentano
spesso proprio fra coloro che
hanno fattori di rischio che sarebbero dovuti essere stati controllati
come l'ipertensione, riscontrata
nel 67% dei casi o il colesterolo
alto, presente nel 45% dei pazienti. In media, ha spiegato
Francesco Maria Bovenzi, presidente uscente dell'Anmco, l'età
media dei pazienti ricoverati è di
68 anni ma oltre uno su tre ha più
di 75 anni e le donne continuano
ad essere mediamente più protette dagli attacchi cardiaci, probabilmente anche perchè sono
più virtuose nei comportamenti
alimentari e negli stili di vita. La
buona notizia è però quella che
non esistono più le incolmabili differenze fra le regioni e un po'
ovunque nelle unità di terapia intensiva coronarica i pazienti ricevono le cure adeguate in tempi
brevi. «I dati raccolti mostrano
che siamo ormai diventati bravissimi a curare l'infarto - osserva
Leonardo De Luca, coordinatore
del Registro - e l'angioplastica è
eseguita nella maggioranza dei
casi e gran parte delle regioni
raggiunge l'obiettivo di qualità
nelle procedure. Altrettanto efficacemente viene realizzata la terapia farmacologica».
L'infarto non fa più paura: prevenzione
e assistenza dimezzano la mortalità
Redazione
In Italia l'assistenza in caso di infarto funziona e una crisi cardiaca
fa meno paura rispetto al passato: in dieci anni la mortalità si è
più che dimezzata passando dal
9,8% al 3,9%, anche se il numero
di infarti è rimasto costante, circa
200 mila l'anno registrati ufficialmente ma si stima che ce ne
siano altrettanti (meno gravi e
spesso non percepiti neanche dal
paziente) non rilevati. Gli ultimi
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Pannelli solari,
l'Europa
li fa più “verdi”
Redazione
I pannelli solari made in China possono far bene al portafogli, ma non
giovano all'ambiente. I bassi standard ambientali e la poca efficienza
delle fabbriche cinesi fanno sì che, in
Europa, installando i moduli fotovoltaici orientali, si abbia un'impronta di
carbonio doppia rispetto all'uso di
pannelli prodotti localmente. A dirlo è
uno studio americano che ha analizzato i costi energetici delle varie fasi
produttive. Dall'estrazione delle materie prime all'alimentazione degli impianti, i ricercatori della Northwestern
University insieme all'Argonne National Laboratory del Dipartimento
dell'energia Usa hanno conteggiato
le singole voci di spesa energetica.
Supponendo che un pannello cinese
sia fatto in silicio e installato nell'assolato sud dell'Europa, dovrebbe lavorare dal 20% al 30% più a lungo,
rispetto a un pannello europeo, per
produrre lo stesso quantitativo di
energia utilizzato per la sua produzione. E il calcolo non tiene conto
dell'energia consumata per trasportare i pannelli nei paesi europei, che
fa salire ulteriormente la percentuale.
La causa, spiegano gli esperti, va ricercata nelle fabbriche cinesi, dove
sono in vigore standard ambientali e
di efficienza più bassi. In Cina, inoltre, è inferiore la quota di energia
prodotta con fonti rinnovabili. Il carbone è infatti la principale fonte della
nazione, che da sola brucia circa la
metà di tutto il carbone consumato
nel mondo. Spostare la produzione
dei pannelli dall'Europa alla Cina può
essere un'opzione interessante da
un punto di vista economico, ma è
meno sostenibile dal punto di vista
ambientale.
Fratelli dʼItalia accusa: la Giunta di Milano
aumenta le tasse e non taglia le spese
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Redazione
«E' iniziata la discussione sulla delibera che riguarda lo Iuc, che contiene
anche i regolamenti di Imu, Tasi sulla
prima casa, Tasi sugli altri immobili e
Tari (ex Tares). Insomma, riguarda la
maggior parte delle tasse che i milanesi pagheranno nel 2014: 999 milioni
di euro in totale. Noi come Fratelli dʼItalia-An – dichiara Riccardo De Corato,
vicepresidente del Consiglio comunale
– siamo pronti alla battaglia a suon di
emendamenti perché il Comune la
smetta di rastrellare una montagna di
soldi ai milanesi. Il preventivo del Bilancio 2014 dimostra che tutte le tasse
sono in aumento, mentre la spesa di
Palazzo Marino continua a salire. Insomma, la Giunta arancione mette più
tasse e spende di più. Entro il 16 giugno i milanesi dovrebbero pagare la
prima rata della Tasi. Intanto basta
guardare le cifre per capire lʼentità del
salasso. Il totale delle entrare da tributi
passa da 1.166 milioni di euro del
2013 a 1.342 del 2014. E la previsione
per il 2015 e 2016 è di un ulteriore,
forte, aumento. LʼIrpef è quasi raddoppiata in due anni: è passata da 62 milioni di euro del 2012 a 180,50 milioni
di questʼanno. Dallo Iuc il Comune intascherà 542 milioni di euro in totale,
mentre dalla Tasi ne riceverà 234 milioni, che aumenteranno ancora nei
prossimi due anni. Lʼimposta di sog-
Secolo
d’Italia
Danni economici e disagi
ai passeggeri per il furto
di rame sui treni dell'Emilia
giorno è passata da poco più di otto
milioni di euro del 2012 a oltre 32 del
2014, mentre lʼimposta sulla pubblicità
è passata da 18,51 milioni a 20. Per
quanto riguarda la Tares, il Comune
nel 2013 ha guadagnato 300 milioni di
euro e dalla Tari e dalla Tarsu questʼanno ne otterrà, rispettivamente,
289 e 23. Diminuiscono solo le entrate
che derivano dallʼattività di controllo e
repressione delle irregolarità e degli illeciti, che passano da 408,31 milioni di
euro del 2013 a 297 milioni di questʼanno. Nei prossimi due diminuiranno
ancora. Particolarmente preoccupante
è il capitolo che riguarda la Tasi, visto
che il governo, a differenza dellʼanno
scorso, non ha previsto detrazioni
fisse, ma ha lasciato libertà ai Comuni.
Il progetto del sindaco Pisapia e della
sua Giunta, per quanto riguarda gli immobili – conclude De Corato – è di alzare al massimo le aliquote su
seconde case, uffici e negozi e lasciarle al minimo per gli inquilini. L'imposta che Palazzo Marino conta di far
pagare è de 2,5 per mille per le abitazioni principali e dell'11,4 per mille sugli
immobili soggetti ad Imu. Una scelta
che porterà nelle casse comunali 85
milioni di euro destinati alle detrazioni
sulla prima casa».
vicepresidente vicario del gruppo Pdl/Fi
alla Regione Puglia Erio Congedo. «Non
possiamo che essere rammaricati dellʼesito di questa vicenda paradossale dice - che, dopo quasi 8 anni e 19 pareri
di varia natura, Valutazioni di ImpattoAmbientale, Conferenze di servizi, modifiche
e ricorsi giudiziari, conosce ora uno stop
forse definitivo e francamente incomprensibile. Cʼè da chiedersi a questo
punto perché un territorio a vocazione turistica come quello pugliese non possa liberamente decidere e autodeterminarsi
in merito alla portualità, che è una attrattiva molto importante e quindi una occasione fondamentale per incidere sulle
sorti della nostra regione. Del resto, lo
hanno capito e stanno procedendo
senza intoppi in questa direzione altri
Paesi del Mediterraneo, come la Croazia, il Montenegro o lʼAlbania, che ci
stanno già sottraendo fasce di turismo
pregiato. Una faccenda che ha un valore
strategico per il Salento e per la Puglia,
che riguarda lo sviluppo o non-sviluppo
del territorio, gli investimenti e la libertà di
iniziativa di un privato, non può ridursi a
un fatto burocratico. Occorre andare
oltre, serve che la politica se ne appropri
e batta un colpo, che la Regione superi la
burocrazia e faccia prevalere la volontà
istituzionale, che peraltro ha inserito il
porto turistico a Otranto nella propria rete
delle nuove infrastrutture portuali. Il futuro
- conclude Congedo - non può essere
appannaggio dei burocrati».
Altro stop al porto di Otranto:
il rammarico di Forza Italia
Redazione
Comʼè noto, la Conferenza dei servizi
convocata per il procedimento di Valutazione dʼImpatto Ambientale (Via) sul progetto del porto turistico di Otranto ha
ribadito ancora una volta la propria contrarietà, anche sulla base dei precedenti
pareri negativi dellʼArpa e della Soprintendenza. Unʼaltra (e forse definitiva bocciatura), duramente contestata dal
MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014
Redazione
Il furto di rame lungo le reti ferroviarie, come quello verificatosi nei
giorni scorsi sulla tratta Carpi-Modena che aveva fatto cancellare
otto treni, era stato al centro dellʼinterrogazione del consigliere Pdl
Andrea Leoni alla Regione Emilia
Romagna per sapere “quali strategie intenda adottare, di concerto
con le aziende di trasporto, per
contrastare il fenomeno”. Il consigliere chiedeva poi un rafforzamento dei controlli per prevenire e
reprimere questo genere di furti.
«La cronaca – sottolinea Leoni registra furti di rame che provocano danni economici rilevanti alle
aziende di trasporto, ma anche
gravi disagi ai cittadini che utilizzano i treni che vengono soppressi. Proprio per questo il piano
del governo Renzi, che prevede la
chiusura di numerosi uffici della
Polizia ferroviaria (Polfer), tra i
quali anche quello della stazione
ferroviaria di Modena, deve essere rivisto». Da ultimo Leoni
chiedeva anche a quanto ammontassero i danni per furti di
rame nelle tratte ferroviarie dellʼEmilia Romagna negli ultimi cinque anni. «Eʼ positivo – conclude
Leoni - che nella risposta alla mia
interrogazione sull'eventuale chiusura della Polfer di Modena la Regione Emilia Romagna, attraverso
lʼassessore Peri, abbia preso lʼimpegno di scrivere al prefetto di
Modena per rappresentare lʼesigenza di mantenere il posto della
Polizia Ferroviaria alla stazione
dei treni di Modena».
Una serie di eventi ricorderà Manfredi, “colonnello”
della risata amara scomparso 10 anni fa
Secolo
MERCOLEDì 4 GIUGNO 2014
d’Italia
Priscilla Del Ninno
Come pochi altri insigni rappresentanti
della commedia dissacrante di casa nostra
ha saputo far ridere di cuore senza mai
sgomberare la mente dal dubbio che, in
fondo, ridere delle sue maschere, significava ridere amaramente di noi stessi. Gli
piaceva definirsi «un artista drammatico
che fa dell'ironia», sull'Italia minima, sui
sogni e sui tic della provincia anni '50: e
pubblico e critica lo hanno consacrato presto come uno dei “quattro moschettieri”
della commedia all'italiana, con Sordi, Gassman e Tognazzi. Nino Manfredi, il laureato
che si fingeva “burino” – scomparso il 4 giugno del 2004 – è stato tra i più amati “colonnelli” della risata, ricordato soprattutto
per uno dei suoi titoli più celebri: In nome
del Papa Re di Luigi Magni (1977). Anche
se i due ruoli a cui era più affezionato erano
quelli interpretati in Pane e cioccolata di
Franco Brusati e, prima ancora, in Per grazia ricevuta, diretto nel 1970 da lui stesso.
A dieci anni dalla scomparsa, allora, l'attore
sarà ricordato fino a settembre con una interessante serie di iniziative: si parte il 7
giugno da Roma con un grande concerto
di Roberto Gatto all'Auditorium Concilia-
zione, E nasce all'improvviso una canzone;
mentre il 14 a Castro dei Volsci verrà proiettato Per Grazia Ricevuta e inaugurata
una mostra nella Torre dell'Orologio. Quindi
a settembre la 71/a Mostra del Cinema di
Venezia ospiterà la proiezione del restauro
digitale curato dal Csc dell'episodio L'avventura di un soldato, prima regia di Manfredi, su testo di Italo Calvino. La fase finale
vedrà a Roma una mostra multimediale
con oltre 140 stampe e inserti video realiz-
zati in collaborazione con Rai Teche, accanto alla messa in scena di Ma perché Dio
creò il peccato?, un testo inedito di Manfredi a cura di Alessandro Benvenuti.
L'omaggio a Nino! si concluderà quindi a
New York, e infine a Parigi, dal 26 al 30 novembre 2014, con una rassegna dei suoi
film ospitata dallo storico Cinema Arlequin.
Tutte occasioni utili per ricordare il talento
indiscusso e l'intramontabilità della maschera di un attore per caso, laureato in
giurisprudenza ma pronto a dare seguito
alla passione coltivata all'Accademia d'arte
drammatica. Indimenticabile Rugantino di
Garinei e Giovannini che ha mosso i primi
passi sulla ribalta, nella storica compagnia
Maltagliati-Gassman e col gruppo di Orazio Costa. Insuperabile protagonista di successi come Il padre di famiglia di Nanni Loy
(1966), Vedo nudo di Dino Risi (1969), Lo
chiameremo Andrea di De Sica (1972), e
come l'ambizioso Nudo di donna (1981),
avviato in co-regia con Lattuada e terminato in proprio.
Quando lo shopping diventa una festa glamour... e benefica
Redazione
In tempi di crisi la necessità aguzza
l'ingegno... e l'estro commerciale. E
allora, idea che vince non si archivia,
e anzi, la si ri-propone nuovamente:
e così, Roma e Milano sono le città
scelte per ospitare la nuova edizione
della Vogue Fashion's Night Out, la
grande festa dello shopping che lo
scorso anno ha coinvolto più di
250mila persone. La terza edizione
romana della serata delle boutique
aperte si terrà l'11 settembre, mentre a Milano l'appuntamento è per il
16 dello stesso mese. I marchi e i
negozi più importanti di ogni città
che ospita l'iniziativa, nata per dare
un impulso al settore, sono coinvolti
nell'iniziativa con allestimenti ad hoc
nei punti vendita, cocktail party e
concerti. E non è tutto: il calendario
internazionale si apre il 4 settembre
a Berlino, e si chiude il 18 ottobre a
Osaka. Ma, soprattutto, la Vogue Fashion's Night Out è anche un'occasione per partecipare a progetti
charity: dalla prima edizione, tanti
brand hanno realizzato oggetti in
edizione limitata a favore di cause
benefiche. E allora, per esempio, i
fondi raccolti nel corso delle edizioni
italiane della Vogue Fashion's Night
Out hanno contribuito nel 2009 alla
piantumazione di alberi nel comune
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Antonio Triolo
Ugo Lisi
7
di Milano e alla realizzazione e sistemazione del giardino pubblico del
Villaggio Barona, sempre a Milano,
nel 2010. E ancora, il ricavato dei
prodotti limited edition 2011 è stato
messo a disposizione dell'Associazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi. Con le edizioni Vogue
Fashion's Night Out 2012, invece, in
seguito al sisma che ha colpito l'Emilia Romagna, Vogue Italia è sceso in
campo per le zone coinvolte, e grazie alle vendite di Milano, Roma e Firenze, i fondi sono stati impiegati per
iniziative rivolte all'infanzia e all'adolescenza. E infine, con le disponibilità raccolte nell'edizione 2013 si
stanno riqualificando e aprendo ai
ragazzi del quartiere di Quarto Oggiaro, sempre a Milano, un campo
sportivo con spogliatoi e l'intera area
verde annessa. E la moda scende
dalla passerella per rivestire di
nuovo le città.
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7 agosto 1990 n. 250