LʼULTIMO SHOW DI RENZI È AMARO: PIAZZA
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LʼULTIMO SHOW DI RENZI È AMARO: PIAZZA
d’Italia LʼULTIMO SHOW DI RENZI È AMARO: PIAZZA DEL POPOLO NON SI RIEMPIE E CʼÈ ANCHE CHI LO CONTESTA ANNO LXII N.119 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Gabriele Alberti Pensava di fare un bagno di folla il premier Matteo Renzi giunto a piazza del Popolo, ma è rimasto deluso. Come dimostrano le immagini. Anche se lui, ostentando sicumera, esordisce così: «Stanno discutendo di elezioni europee solo per capire di chi vincerà. Il problema è risolto perché le elzioni le vinciamo noi e non lo dico perché dobbiamo fare training autogeno ma perché è la realtà dei fatti». La piazza non è piena come si attendeva ed è stato anche contestato, ma ugualmente risponde ad alcuni manifestanti del Movimento per la casa che, con trombette e fischietti, provano a sovrastare la sua voce: «Se qualcuno pensava che avessimo paura, anche oggi dimostriamo che la piazza è casa nostra», ribatte. Alcuni militanti del movimento per il diritto allʼabitare hanno cercato di WWW.SECOLODITALIA.IT srotolare uno striscione ma sono stati portati in questura per essere identificati. Non cʼera solo gente plaudent. Tra le bandiere del Pd sono in molti a mostrare cartelli con scritte “esodati, pensionati, precari”. Renzi non se ne cura e parte con lʼattacco a Beppe Grillo: «Quando dice “daremo a tutti il reddito di cittadi- venerdì 23/5/2014 nanza” fa bene, perché segna la profonda differenza tra noi e loro. Noi non vogliamo dare a tutti il reddito di cittadinanza, vogliamo dare a tutti il lavoro, perché lavoro è dignità». E ancora: «Quando ho perso le primarie del Pd mi sono sentito a casa mia perché Bersani non mi ha cacciato, non ha fatto un post sul blog. Sono rimasto a casa, una casa in cui si può anche perdere e quando ho vinto ho sentito la lealtà di chi non era con me alle primarie». Poi passa aallʼEuropa. «Uscire dallʼeuro porterebbe solo disperazione ma questa Europa va cambiata. LʼEuropa non è un luogo diverso da quello dal quale partiamo, quelli che ci dicono usciamo dallʼEuropa non si rendono conto che ci condannerebbero a un futuro di disperazione. Però questa Europa va cambiata». Insomma, nulla che non avesse già ripetuto in altro occasioni. «In questi anni lʼEuropa ha smesso di identificarsi coi nostri sogni», ha aggiunto, «è diventata un insieme di austerity, di vincoli. È mai possibile che lʼEuropa faccia le regole per la pesca del pesce spada e del tonno e non si renda conto che ci sono i barconi con i bambini a bordo? Noi quei bambini li vogliamo salvare».non avevano rilievo penale. permettendo di abolire il reato di immigrazione clandestina. Lo stesso vale per i provvedimenti che consentono di svuotare le patrie galere, mettendo a serio rischio i cittadini onesti o di non essere determinati nellʼopporsi allo strapotere dei banchieri rossi. Siamo giunti al paradosso che la sinistra – grazie al fatto che ha nelle mani gran parte dei grandi giornali – bolla e fa bollare come intolleranti tutti quelli che si dicono orgogliosi di essere italiani. La rivoluzione parta proprio da qui, visto che cʼè chi ha mortificato la nostra dignità nazionale in nome degli interessi della Merkel e dei poteri forti. Sarebbe unʼottima ripartenza. E ora il centrodestra abbia il coraggio di cambiare fino in fondo (e senza bluff) Francesco Signoretta E ora andiamo fino in fondo, rivoluzioniamo il centrodestra. E che sia una rivoluzione vera, senza pastrocchi, perché cʼè un mondo – il nostro mondo – che non si limita a chiederlo ma lo pretende. Non si facciano i soliti passi, non si parli di rifondazione e non solo per motivi scaramantici (non cʼè stata rifondazione che abbia avuto risultati accettabili, ne sa qualcosa Bertinotti), ma perché al Paese serve qualcosa di più. A cominciare da unʼazione di riappropriazione chiara e definitiva di quelle idee che ci hanno sempre caratterizzato e che sono state il fattore trainante del consenso. Non culliamoci nellʼillusione che sia sufficiente andare in tv: basta dare unʼocchiata al web per rendersi conto che lʼidentificazione in questo o quel leader è un fenomeno molto ridotto. A contare sono le ideeforza, i temi caldi della politica e le risposte che si danno. Rivoluzionare il centrodestra significa porre fine alla stagione del né carne né pesce, alle scelte prese in funzione di un non meglio identificato bene del Paese, magari sacrificando dei princìpi saldi, ammorbidendoli, prostituendoli. Rivoluzionare il centrodestra significa che non cʼè ragion di Stato che tenga quando si parla di spinelli liberi o depenalizzazione della droga. Rivoluzionare il centrodestra significa che non è consentito a nessuno di annacquare la lotta allʼimmigrazione selvaggia porgendo lʼaltra guancia e Mezzo chilometro di tricolore a via del Corso. Il day after la “sorpresa” di Fratelli d'Italia 2 Secolo d’Italia VENERDì 23 MAGGIO 2014 Romana Fabiani Una coreografia perfetta dal forte impatto emotivo che ha lasciato stupiti passanti, turisti e persino gli agenti in borghese. «È stata una grande manifestazione di popolo, realizzata all'antica maniera, con gioia e volontà, l'Italia non è finita se non molliamo», commenta soddisfatto Fabio Rampelli, ideatore della "sorpresa" confezionata da Fratelli d'Italia a conclusione della lunga marcia elettorale. Il day after è un tam tam di commenti che inondano la rete in una rincorsa virale di tweet, blog e forum. Un enorme striscione tricolore lungo quasi mezzo chilometro ha percorso via del Corso da piazza Goldoni verso piazza del Popolo, storica piazza della destra. Un serpentone di decine e decine di giovani, donne e anziani con la t-shirt "io voto italiano", che hanno tenuto in mano per oltre un'ora i lembi del gigantesco tricolore facendolo ondeggiare come un'onda ideale dall'Altare della Patria fino alla piazza ai piedi del Pincio. Un capolavoro di sartoria realizzato dalla storica Azienda Tessile Romana di largo Argentina, cucita a mano dagli «italiani, non dai cinesi». «È stata una indimenticabile giornata tricolore! Grazie a tutti, uno per uno!», scrive su Twitter Andrea De Priamo, responsabile capitolino di Fratelli d'Italia e organizzatore della kermesse insieme a decine di volontari. In testa al corteo Giorgia Meloni, in jeans, maglietta e scarpe da ginnastica, Fabio Rampelli, Guido Crosetto, Marco Marsilio e Marco Scurria, candidato ed eurodeputato in carica di Fratelli d'Italia. Poco dietro i sindaci con la fascia tricolore. A riprendere lo spettacolo dall'alto non solo una piattaforma aerea ma anche un drone che volteggiava in testa al corteo. «Votate! Qualunque cosa vogliate, ma votate, perché se non votate voi sceglie qualcun altro al posto vostro. Noi vogliamo andare in Europa per rappresentare lʼItalia orgogliosa che non prende ordini – ha detto la Meloni dal palco di piazza del Popolo sommersa da bandiere e palloncini sulle note di Rino Gaetano – Un voto a Fratelli d'Italia è un voto per lʼItalia, mentre un voto per il Pd è un voto per la Germania della Merkel come lo è un voto per Forza Italia o il Nuovo centrodestra che sono nel Ppe guidato dalla cancelliera tedesca. L'Italia non si difende votando Grillo che vorrebbe fischiare l'inno nazionale o la Lega che vuole la scissione della Padania e del Veneto». In serata la chiusura ufficiale al Salone delle Fontane all'Eur e poi il rush finale per raggiungere il quorum del 4 per cento. «Ce la faremo – ha detto Caterina, una militante – non sono i sondaggisti che decidono chi è un partito grande e chi no, non lo decide la televisione e non lo decidono i poteri forti. Il potere più forte di tutti sono gli italiani». Bianca Conte I temi caldi dell'agenda di politica estera sviscerati a profusione dal ministro Mogherini ai microfoni di Radio 24: da dove, tra ossequi alla prudenza diplomatica e captatio benevolentiae indirizzate direttamente al premier Renzi, la titolare della Farnesina dimentica le mancanze del governo in carica in materia di politica estera. A partire dalla silente inadempienza rispetto al caso dei nostri marò, passando per la “bomba immigrazione”, i cui effetti nefasti – per le vite perse in mare in questi viaggi della disperazione – e per le conseguenze interne a casa nostra non finiscono di deflagrare pericolosamente, fino alla polveriera libica. Così, mentre da un lato il mi- nistro degli Esteri democrat rivendica partigianamente al governo Renzi la scelta di puntare alla «internazionalizzazione della vicenda» dei due marò trattenuti in India (cosa che «non era stata fatta prima» aggiunge persino), dall'altra dimentica che dopo la tanto autosponsorizzata mossa diplomatica c'è stato poco a cui plaudire: i due fucilieri di Marina sono stati abbandonati al loro destino processuale, in una sorta di limbo impaludante, in cui le settimane e i mesi passano, senza che la situazione evolva e si sblocchi positivamente una volta per tutte. E sono passati già due anni. Due anni di detenzione coatta, anche se in una sorta di domiciliari, senza che i governi di centrosinistra, da Monti a Renzi, passando per l'esecutivo Letta, che si sono succeduti, siano riusciti a riportare a casa dalle loro famiglie i nostri due militari. Tanto che lo stesso ministro Mogherini sul caso è costretta a concludere (molto poco ottimisticamente): «Non sarà un percorso facile: bisogna essere realisti e dire la verità, a loro e agli italiani». Come non sarà facile, lascia intuire l'inquilina della Farnesina, sciogliere il nodo immigrazione che a Bruxelles hanno tutto l'interesse a lasciare ben intrecciato nelle nostre mani. Anche a questo proposito, allora, cerchiobottisticamente il ministro da un lato riconosce che «ci sono sicuramente della mancanze che la Ue ha avuto in questi anni, nel capire la gravità del fenomeno e nelle politiche capaci di gestire l'immigrazione», dall'altro aggiunge che «il nostro Paese ha adottato la politica del respingimento in passato, ed è stato uno dei momenti più bui della nostra immagine internazionale e della nostra coscienza nazionale». Concludendo con la ovvia e non contestabile osservazione secondo cui «è un dovere morale» soccorrere i migranti in mare». Non senza, però, aver detto prima che «la frase con la quale viene accolta ogni mia richiesta di condividere con l'Italia la responsabilità nel salvataggio delle vite umane è: riconosciamo con grande favore che l'Italia ha cambiato politica». Sui marò la Mogherini scopre l'acqua calda: non sarà facile riportarli in Italia Ultimi fuochi prima del voto. Toti: «Alfano e Lorenzin devono tutto a Berlusconi e l'hanno tradito» VENERDì 23 MAGGIO 2014 Secolo d’Italia 3 E Alfano se la prende con la Lega: per guadagnare voti fa campagna sui morti Franco Bianchini «Alfano e Lorenzin dovevano tutto a Berlusconi e l'hanno tradito, il che non depone a favore della loro statura umana. Beatrice Lorenzin oggi si lamenta di non essere stata valorizzata da Berlusconi dovrebbe accendere un cero alla Madonna ogni mattina». Lo afferma Giovanni Toti, nel corso della puntata di “Taxi Populiʼ in onda su La3. «Questa è una campagna elettorale in cui i moderati entrano con il loro campione che ha le mani legate. Questo falserà il risultato elettorale ed è un danno per la nostra democrazia. La sentenza contro Berlusconi prosegue - è sentenza turpe, la decadenza dal Senato perche che sia stata ancora più ignobile. Il Tribunale di sorveglianza di Milano con un minimo di serietà ha rimediato ad una serie di errori consentendo a Berlusconi di fare la campagna elettorale». Io numero due di Forza Italia? «Noi abbiamo un numero uno che è Silvio Berlusconi, tanti numero due che dovrebbero remare per contribuire al successo del partito. I problemi interni di partito mi appassionano francamente poco, forse riusciamo a creare delle idee migliori confrontandoci l'uno con l'altro». «Chiunque conosca Berlusconi sa che è facilissimo parlargli. Non può esistere un cerchio magico perché la sua personalità è tale che rinchiuderlo all'interno di un cerchio, un quadrato a triangolo è impossibile – ha specificato sempre Toti. Parlando di Sandro Bondi, il consigliere politico dell'ex premier aggiunge: «Posso dire con assoluta certezza che Sandro Bondi lo troveremo ancora accanto al presidente Berlusconi fino all'ultimo giorno. Non è neanche lontanamente come Alfano, non è Bonaiuti, non è Cicchitto. La riforma della giustizia è la prima cosa che va affrontata, ma temo che Renzi non riuscirà a fare neanche questo. Questa mole di inchieste buttata su una campagna elettorale così difficile, fatte uscire sui giornali, così disarticolate, senza una necessità immediatamente comprensibile (come la custodia caute- lare di Scajola), dà l'idea che i magistrati influenzino la campagna elettorale, che ci sia un disegno per destabilizzare. Senza contare la diffusione delle immagini di Scajola, le immagini della signora Matacena, che non so che colpe abbia commesso, decideranno i magistrati ma sicuramente non c'è una pericolosità sociale tale da essere portata in manette in mezzo agli agenti della Dia. Ci sono tutta una serie di cose - conclude - che suonano come la famosa “giustizia a orologeria”, l'abbiamo detto e non ci stuferemo mai di ripeterlo ma questo è un Paese in cui la giustizia influenza davvero troppo la politica fino al punto da commissariare la libera scelta dei cittadini». Fulvio Carro «Per quanto valgono, i sondaggi ci dicono che abbiamo superato il quorum. Ma noi facciamo battaglia sui contenuti, l'ansia del quorum è determinante solo per quei partiti che esistono da anni e che sono in caduta libera». Ad affermarlo è Guido Crosetto, candidato con Fratelli d'Italia, in un'intervista alla “Stampa” in cui aggiunge: «Se Ncd si ferma al 3,9%, è un disastro. Per noi il 3,9% vorrebbe dire raddoppiare i voti rispetto a un anno fa. Certo, il 3,9% sarebbe come andare a Roma senza vedere il Papa. Più perde consensi FI, più sarà facile ricostruire il centrodestra. Attorno a un'idea di Paese, non attorno a una persona», aggiunge. «Vedo molti punti in comune con Salvini – conclude Crosetto – abbiamo lo stesso giudizio nei confronti dell'Ue». Mentre Ncd e Forza Italia «è inconcepibile che si ostinino a restare nel Ppe, dove non contano nulla. Quello è un partito contro l'Italia, in cui comanda la Merkel». Fratelli d'Italia-An, primi firmatari Ignazio La Russa e Giorgia Meloni, ha depositato alla Camera una proposta di legge costituzionale, analoga ad una presentata da Giulio Tremonti al Senato, per abolire quelle modifiche legislative che hanno imposto all'Italia di accettare supinamente tutte le decisioni europee. In particolare, recentemente è stato costituzionalizzato il fatto che vengano automaticamente a sovrapporsi alle nostre leggi non solo le direttive ma anche i regolamenti europei. Se la proposta di legge costituzionale presentata da Fratelli d'Italia-An venisse approvata si ritornerebbe al testo precedente, decisamente più accettabile nel definire il rapporto con la normativa europea. «Infatti – dichiara Ignazio La Russa – il nuovo Titolo V della Costituzione, in specie con il nuovo articolo 117, primo comma, ha introdotto il nostro dovere di sottomissione all'Europa. Tutte le decisioni del collegio dei Commissari europei ma anche quelle dei vari Consigli europei, proprio per effetto dell'art.117 diventano per noi fonte di vincoli addirittura costituzionalmente rafforzati. In sostanza ci siamo volontariamente e follemente “desovranizzati”. Nelle Costituzioni degli altri Paesi fondatori dell'Ue non si trovano norme così automatiche e così sottomesse all'Ue. Mi auguro – conclude La Russa – che il più ampio schieramento politico possa concordare su questa nostra proposta di legge affinché venga corretto al più presto un clamoroso errore che ci ha portato ad essere dei meri esecutori di decisioni altrui». Non si vive di solo quorum. Da Fratelli dʼItalia un'accelerata: la nostra è una battaglia di idee Redazione Sull'immigrazione e il problema dei rifugiati il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha rivendicato di fare «cose concrete». Ma questo, ha detto parlando a Milano, ci sta separando fortemente dalla Lega Nord che fa campagna elettorale ritenendo di prendere uno 0,2% in più giocando con 20 mila vite, 20 mila morti». Alfano, che ha tenuto una conferenza stampa coi candidati alle Europee del Nordovest per Ncd, rivendica il diverso atteggiamento rispetto alla Lega. «Noi – ha sostenuto il ministro dell'Interno parlando dell'immigrazione – non abbaiamo alla luna, ma vogliamo risolvere i problemi». Anche dopo la notizia del recente arresto del presidente del Consiglio regionale della Campania, esponente del suo partito, «i sondaggi ci confermano una tendenza positiva. Tutti i sondaggi ci danno certezze importanti e siamo convinti e sicuri che avremo un buonissimo risultato». «Secondo me quest'anno non sarà il primo partito», ha aggiunto Alfano parlando del Movimento 5 Stelle. Ricordo che nel 2013 Grillo in Italia è già stato il primo partito, quindi in teoria la notizia sarebbe il contrario'» Chiudendo la campagna elettorale per le Europee a Milano, accompagnato fra gli altri dal ministro Maurizio Lupi e dall'ex governatore Roberto Formigoni, Alfano ha detto che Ncd «chiede il voto di quelle persone che sono serene» in alternativa «alla rabbia di chi vota Grillo, che in 18 mesi non ha fatto nessuna proposta»'. Usa: si chiude la parabola dei Tea Party, la politica urlata non trova più consenso 4 Secolo d’Italia VENERDì 23 MAGGIO 2014 Lesa Maestà in America: al via reality show di “Fox” con un falso principe Harry Redazione Un sonoro schiaffo ai Tea Party, un trionfo per i candidati di punta, quelli appoggiati dall'establishment del partito repubblicano. Questo il responso del cosiddetto "Supertuesday'", il super martedì in cui negli Usa si è votato per le primarie in ben sei stati, in vista delle elezioni di metà mandato del prossimo novembre. Quelle in cui sarà rinnovata la Camera, attualmente in mano alla destra, e un terzo del Senato, a maggioranza democratica. Il messaggio uscito dalle urne - a partire dai due stati chiave del Kentucky e della Georgia - è chiaro, anche guardando alla corsa per la Casa Bianca del 2016: gli elettori repubblicani, nonostante la crescente disaffezione per il Congresso e la politica di Washington, sembrano essersi stancati della politica urlata e votata allo scontro della destra più estrema e conservatrice, che negli ultimi anni ha tenuto in ostaggio il partito. Basta con la strategia del "non si fanno prigionieri", sfociata nelle sonore sconfitte nelle presidenziali 2012 e nelle elezioni statali e comunali del 201. Certo è presto dire se un'era è finita, ma il declino dei Tea Party è oramai nei fatti. Sembra chiudersi una parabola iniziata nel 2010, col movimento populista che favorì la vittoria repubblicana nel voto di midterm, sull'onda delle proteste per il salvataggio delle banche e la riforma sanitaria di Barack Obama. Ma la destra ostile al dialogo - spiegano gli osservatori - paga ora il suo estremismo, quello che lo scorso ottobre ebbe come conseguenza lo shutdown, la paralisi del governo federale, portato sull'orlo della bancarotta con gravi conseguenze economiche e sul fronte dell'occupazione. Così, nel Kentucky il senatore Mitch McConnell, attuale leader della minoranza repubblicana al Senato, ha facilmente liquidato l'imprenditore Matt Bevin, sponsorizzato dall'ala più conservatrice del partito. E ora si appresta allo scontro più costoso, a suon di migliaia di dollari, della prossima campagna elettorale: quello con Alison Lundergan Grimes, 35 anni, giovane emergente del partito democratico, attuale segretaria di Stato in Kentucky e obamiana di ferro. «Un voto per lei è un voto per il presidente», ha più volte detto McConnell. Redazione Attenzione studenti: "Huckleberry Finn" può scatenare traumi in ragazzi sensibili alle offese razziste. Vade retro Virginia Woolf, se la depressione degli anni universitari scivola pericolosamente verso pensieri suicidi. E anche classici apparentemente innocui, dalle tragedie greche al "Grande Gatsby", meritano di essere segnalati con un "campanello d'allarme". Nel gergo dei campus americani si chiamano trigger warnings, con un linguaggio derivato dal trattamento dello stress post-traumatico dei veterani. E c'è chi pensa che sia opportuno apporli sui testi dati in lettura per i corsi. La richiesta è stata fatta ufficialmente dal Consiglio Studentesco dell'Università di California a Santa Barbara, ma anche, a livello informale, in posti come Oberlin College, Rutgers in New Jeresey, The University of Michigan, la George Washington Uni- versity nel Distretto di Columbi. Nella bozza sottoposta al vaglio del Senato accademico a Rutgers si cita "Mrs. Dalloway" della Wolff come un libro in cui «le tendenze suicide» della protagonista hanno il potenziale di «far scattare memorie dolorose in ragazzi che soffrono di autolesionismo». E' dunque necessario, scrivono gli studenti, arrivare a un compromesso con trigger warnings che «non rovinino la trama» ma al contempo mettano i ragazzi nelle condizioni di sapere «se nel corso saranno discusse situazioni traumatiche». Il dibattito ha provocato perplessità, in alcuni casi aperta indignazione, tra molti professori, convinti che la provocazione in molti casi faccia parte del loro mandato. «I trigger warnings - ha detto al New York Times la sociologa di Santa Barbara Lisa Hajjar che spesso usa immagini esplicite di tortura nei suoi corsi sulla guerra - sono nemici della libertà accademica». Chiaro che uno studente, caso per caso, può chiedere di essere esonerato, ma non può esserci una regola che vale per tutti. La polemica divampa. Secondo Kathleen Parker, editorialista sul Washington Post, «la provocazione è lo scopo della letteratura», mentre «lo scopo di uno studio universitario non è di far sentire bene o male, ma stimolato, eccitato da nuove idee, allargato mentalmente dalle prospettive di altri». Tutta colpa del "politically correct" portato all'estremo? Per Greg Lukianoff, presidente della Foundation for Individiual Rights in Education, la corsa ai trigger warnings è «il frutto di una società che cerca sempre più conforto fisico e intellettuale. Diventa così più difficile insegnare che c'è un valore e un'importanza nell'essere offeso, e parte di questo e parlare di temi veramente seri e veramente scomodi». Il politically correct irrompe nelle scuole Usa: certi testi classici possono turbare gli studenti Redazione Un reality show con un principe che non è un principe: parliamo di “I Wanna Marry Harry” (Voglio sposare Harry), andato in onda su Fox. A dispetto del titolo che può trarre in inganno, il protagonista non è il principe del Galles, quarto in linea di successione al trono di sua maestà britannica, ma Matthew Hicks, un consulente ambientale che somiglia straordinariamente al vero principe, anche se con mascelle più decise e uno sguardo più spento. Come vuole la tradizione dei reality in cui l'obiettivo è formare coppie, c'è un conteso e delle contendenti, in questo caso dodici scatenate donne americane che vanno in Gran Bretagna con la speranza di incontrare l'uomo che pensano sia lo scapolo britannico più conteso, il principe Harry. Il mistero però viene subito svelato, la prima notte, quando Matthew organizza un sontuoso party in maschera dove rivela sé stesso. «Scoprite quale potenziale “principessa” – recita il comunicato stampa della Fox – ruberà il suo cuore dall'inizio e chi invece dovrà lasciare la dimora prima che scocchi la mezzanotte». Lo show segue le orme di “Joe Millionaire” del 2003 in cui delle donne si contendevano un muratore che pensavano fosse ricco. In questo caso, le contendenti pensano di “atterrare” sul trono inglese invece si ritrovano a fare la corte a tale Matt Hicks. Inoltre – come scrive il “Guardian online”, il sosia di Harry non è credibile come personaggio perché manca sia di personalità che di carisma. «Tutti in prima a 5 anni»: la proposta del ministro Giannini fa infuriare i sindacati VENERDì 23 MAGGIO 2014 Secolo d’Italia 5 Al via la campagna contro la sclerosi multipla: in Italia ogni anno duemila nuovi casi Redazione Tutti alla primaria a 5 anni. L'idea è di Stefania Giannini, ma i sindacati non hanno apprezzato la sortita. «Lo strumento migliore non è una scuola superiore di soli quattro anni ma - ha osservato il ministro dell'Istruzione parlando a Radio Capital dell'ipotesi di abbreviare il corso delle superiori - la possibilità di mandare i figli a scuola un anno prima, una scuola dell'infanzia che duri solo due anni, come accade già in altri paesi». Un'idea sulla quale la titolare del dicastero di viale Trastevere rimugina da un po'. La sperimentazione del liceo di 4 anni avviata da Profumo e ripresa dalla Carrozza (coinvolge per ora sei scuole) non la convince. «Utilizzare come strumento di accelerazione degli studi soltanto il taglio di un anno delle superiori, senza rimodulare il resto non mi sembra la strada giusta», ha spiegato qualche giorno fa e già a fine febbraio aveva espresso perplessità: «Ho l'impressione che ci sia un'ottima scuola primaria, licei e scuole superiori con punte di eccellenza, ma la scuola inferiore dovrebbe essere rivisitata». Stavolta è stata più esplicita, ma l'idea di anticipare l'obbligo a 5 anni non è affatto nuova. Già alla fine degli anni Novanta quando il ministro era Luigi Berlinguer venne messa sul tavolo questa ipotesi ma la si accantonò perché ritenuta di dif- ficile realizzazione. Ora ci si riprova, ma i sindacati scuotono la testa. «Stupisce - commenta il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima - come si possa considerare il sistema scolastico alla stregua di un armadio che è possibile semplicemente spostare un po' più in qua o un po' più in là. Né la scuola si può montare e smontare a piacimento, da una parte o dall'altra, come se fosse un componibile Ikea. I percorsi di studio vanno costruiti avendo come essenziale riferimento le diverse tappe dell'età evolutiva. Ogni ipotesi di riforma deve tenerne debitamente conto: non sono consentite improvvisazioni e approssimazioni». E lancia una frecciata al ministro: «È comprensibile che al giorno d'oggi, e specialmente in campagna elettorale, si sia portati a inseguire la massima visibilità attraverso esternazioni che tuttavia, quando si ricoprono ruoli di grande responsabilità, andrebbero sempre attentamente misurate». Dura la reazione del leader della Flc-Cgil che stigmatizza il metodo: «Non si può aprire una discussione sulla durata dei percorsi di studio sui giornali». Redazione Normative e vincoli europei vanno in certi casi stretti alla tavola italiana, rendendo impossibile il consumo di piatti della tradizione come la laziale pajata o la piemontese finanziera per via delle restrizioni all'utilizzo di interiora di bovino imposte nel 2001 con l'allarme Mucca pazza e da allora mai rimosse. Ma in generale la legislazione comunitaria non tutela il made in Italy, lasciando troppe maglie larghe nell'indicazione d'origine sulle etichette, tanto che in Europa il 50% della spesa è "anonima". È quanto denuncia Coldiretti nell'aprire l'esposizione "Con trucchi ed inganni l'Unione europea apparecchia le tavole degli italiani" a MICo - Fiera Milano Congressi dove sono convenuti diecimila agricoltori. Ora anche vongole e cannolicchi rischiano di scomparire dalle tavole - osserva Coldiretti - in quanto non si possono più raccogliere a causa di normative ambientali. Di converso - sottolinea l'organizzazione agricola - nessuna misura è stata adottata per impedire che carne o formaggi da animali clonati importati arrivino in tavola. E altrettanto si può dire per la permissività nelle indicazioni sull'etichetta che consentono a diversi prodotti di essere fatti con materie prime di importazione straniera senza che il consumatore ne sia informato. Più di un italiano su tre (36%), secondo un'indagine Coldi- retti/Ixé, ritiene che le norme varate dall'Ue abbiano peggiorato l'alimentazione e il cibo servito a tavola; il 31% pensa invece che l'Ue non abbia modificato nulla, il 25% che abbia addirittura migliorato l'alimentazione degli italiani. Dall'indagine si evidenza anche che il 52% degli italiani ritiene che l'Ue non dovrebbe decidere sui cibi che si consumano, mentre il 42% afferma il contrario. «L'Europa afferma il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo - non è solo rigore dei conti ed euro ma decide anche la nostra vita quotidiana, a partire dalla tavola. Dobbiamo cambiarla. Basta al formaggio senza latte e al vino senza uva o alla carne annacquata». Per la Ue vongole e pajata sono proibite: la Coldiretti contro le norme che uccidono il Made in Italy Redazione Ogni 4 ore nel mondo una persona riceve una diagnosi di Sclerosi multipla (Sm), mentre in Italia sono 2mila i nuovi casi l'anno: per lo più si tratta di persone giovani e donne, con un'età tra 20 e 40 anni, per un totale di 72 mila persone con Sm in Italia e 3 milioni nel mondo. A ricordare i numeri della malattia e' l'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), che da sabato 24 maggio al primo giugno promuove, sotto l'alto Patronato del Presidente della Repubblica, la Settimana nazionale "Accessibilità: ai diritti e alle cure" per sensibilizzare e sostenere la ricerca su questa patologia. Tante le iniziative in programma su tutto il territorio: a Roma si svolgerà il 28 maggio un convengo scientifico promosso da Aism che vedrà la partecipazione di oltre 200 ricercatori da tutto il mondo, e sempre il 28 maggio si celebrerà il World MS Day, la Giornata Mondiale della sclerosi multipla, promossa dalla Federazione Internazionale della Sm, che vedrà centinaia di iniziative e manifestazioni contemporaneamente in tutto il mondo. Tra le altre iniziative in Italia, anche un Open Day promosso dall'Osservatorio Nazionale della Salute della Donna ONDA, che vedrà coinvolti circa 100 ospedali tra quelli che hanno ottenuto il Bollino Rosa per i loro servizi dedicati alla diagnosi e cura per la Sm. L'obiettivo è offrire - attraverso il canale ospedaliero - un supporto ulteriore alle donne integrandosi ai progetti Aism sul territorio. Milano, conAlbertini 5 miliardi in appalti senza indagini della magistratura, con Pisapia riecco Tangentopoli 6 Redazione «Le recenti indagini sulla “cupola” degli appalti per Expo 2015 in Lombardia hanno dimostrato per lʼennesima volta che Pisapia è più attento allʼimmagine che alla sostanza. Tutto questo è accaduto perché il sindaco non è stato attento in prima persona alla gestione degli appalti. Ha pensato di più allʼimmagine, firmando protocolli e creando commissioni antimafia. Ma, quando si è trattato di passare ai fatti, e cioè di controllare le imprese che partecipavano agli appalti, è stato del tutto assente». Lo ha affermato Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d'ItaliaAlleanza Nazionale in Regione Lombardia, che ha poi così proseguito: «Quando Gabriele Albertini e noi del centrodestra eravamo a Palazzo Marino, tutte le aziende che partecipavano agli appalti dovevano invece firmare i patti d'integrità, con i quali si impegnavano a dichiarare che non facevano parte di alcun cartello pena l'esclusione da ogni altra gara. Così siamo stati in grado di ge- Secolo d’Italia Mille firme al prefetto contro il trasloco del mercato stire appalti per opere pubbliche per un totale di cinque miliardi di euro senza mai ricevere un solo avviso di garanzia. Proprio grazie a questi patti di integrità furono escluse dalle gare del Comune oltre 500 imprese per centinaia e centinaia di milioni. Invece Pisapia, che avrebbe solo dovuto seguire solo questo appalto fondamentale per la città, ha perso il controllo e adesso queste opere sono finite in mano alla magi- stratura. Noi come Fratelli dʼItalia-An – ha concluso De Corato – ribadiamo che tutte le società coinvolte nello scandalo non possano più partecipare alle gare indette dalla pubblica amministrazione. Per fare pulizia e chiarezza non bastano regole, controlli e l'Autorità Anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone. Serve il divieto assoluto per tutte le aziende toccate dalle inchieste di partecipare alle gare pubbliche». menti da parte della Regione Lazio”. Se ciò corrispondesse a verità, sarebbe un fatto gravissimo utilizzare due pesi e due misure, e per la precisione dare cospicui finanziamenti a Cotral e tagliarne altrettanti ad Atac: azienda che, a differenza della prima, gestisce circa il 60% dellʼintero trasporto pubblico regionale». Lo dichiara il consigliere di Forza Italia della Regione Lazio Antonello Aurigemma che così prosegue: «Quindi, se per Cotral possiamo essere soddisfatti - seppur solo in parte, visti i numerosi tagli alle linee e ai depositi - dallʼaltro siamo molto preoccupati della situazione finanziaria di Atac. Azienda, questa, che effettua il servizio di trasporto pubblico non solo per i cittadini della capitale, ma anche per tutti i cittadini della Regione che ogni mattina vengono a lavorare a Roma. Non riusciamo a capire perché il presidente Zingaretti si comporti in modo incoerente, finanziando con cospicue risorse una azienda (Cotral) a discapito di una azienda altrettanto importante come Atac, che ad oggi è a rischio fallimento. Basti pensare che sui 575 milioni che la Regione Lazio ha destinato al trasporto pubblico regionale – conclude Aurigemma – neanche il 20% viene destinato ad Atac che è una azienda – ripetiamo - che effettua il 60% dellʼintero trasporto regionale». Roma, Zingaretti incoerente: finanza Cotral e penalizza Atac Redazione «Apprendiamo da agenzie stampa dellʼapprovazione nel Cda di Cotral del bilancio 2013, che per la prima volta – come riportato nella nota – chiuderebbe in utile. Da quanto si evince sempre dal comunicato, tutto ciò sarebbe stato possibile grazie al “frutto di una azione di risanamento che ha visto mettere in campo cospicui investi- VENERDì 23 MAGGIO 2014 Redazione «Contro il trasloco del mercato al parcheggio Pagano siamo stati ricevuti dal prefetto io e i rappresentati delle Asco di zona e del Comitato residenti Pagano, che hanno presentato una petizione con oltre mille firme». Lo ha dichiarato Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale di Milano e capogruppo di Fratelli dʼItalia–Alleanza Nazionale in Regione. «Per prima cosa abbiamo parlato della sicurezza – ha continuato – chiedendo assicurazioni sia per quanto riguarda il controllo dellʼintera zona, sia per la sicurezza stradale, dato che oltre ai pullman e alle 300 auto costantemente presenti nel parcheggio ogni domenica, ci saranno anche cento furgoni degli ambulanti. Già adesso il parcheggio è intasato di macchine e bus, dove andranno quelli che sosteranno per Expo? Oltretutto non va dimenticato che a poca distanza cʼè il Parco Vergani, dove sono presenti anche giochi per bambini, che potrebbe facilmente venir preso dʼassalto dagli abusivi. In secondo luogo abbiamo reso noto al prefetto che ci rivolgeremo a lui per il ricorso, appena verrà approvata la delibera di chiusura dellʼarea con ordinanza del sindaco. Infatti ai sensi del Dpr. 1971 n. 1199 i cittadini possono presentare ricorso gerarchico al prefetto in quanto autorità per la sicurezza stradale. A questo aggiungeremo il ricorso al Tar. Il prefetto ha ascoltato attentamente le nostre ragioni. Se Pisapia e la sua Giunta pensano che la partita sia chiusa, si sbagliano». Dal duello Frost-Nixon a Cocteau: dal caleidoscopio teatrale, tante offerte per il weekend Secolo VENERDì 23 MAGGIO 2014 d’Italia Priscilla Del Ninno Il duello tra politica e media di Frost/Nixon. L'amore ai tempi della malattia mentale, tra verità e farneticazione. Il ritorno di Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo e, per restare in tema di classici, Adriana Asti alle prese con il doppio Cocteau de La voce umana e Il bell'indifferente: sono solo alcuni degli appuntamenti in cartellone nei prossimi sette giorni, a testimonianza della molteplicità degli stili e delle proposte teatrali. Si comincia a Verona, dove dopo quasi un anno di tournée e oltre 278.000 spettatori, torna venerdì all'Arena Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo, il musical kolossal che David Zard ha tratto da Shakespeare e dall'opera moderna di Gerard Presgurvic. Protagonisti, a giurarsi amore eterno sulle parole di Vincenzo Incenzo, sono Davide Merlini, il giovane cantante rivelazione di XFactor 2012, e Giulia Luzi, già volto delle serie tv I Cesaroni e Un medico in famiglia. Con loro, un cast di 150 fra attori e tecnici. Mentre sceglie la capitale Giuppi Cucciari per la sua Passeggiata di salute, da venerdì per due sole sere al Teatro Quarticciolo con l'anteprima nazionale della commedia di Ni- colas Bedos, finora inedita per l'Italia. Diretto da Veronica Cruciani, il testo racconta di un uomo e una donna su una panchina che si divertono, si piacciono, si desiderano. Solo che la loro panchina si trova nel giardino di un centro psichiatrico: e allora, dov'è la verità al di là dei loro rispettivi deliri, dei loro tortuosi e deformati ragionamenti? Con Filippo Fagotto. E sempre nella capitale, di scena lo scontro tra politica e potere mediatico. Un capo di Stato contro un giornalista. Un duello, davanti al mondo in attesa: sulla prestigiosa ribalta del Teatro Argentina Frost/Nixon, ovvero il match televisivo del 1977 in cui il giornalista britannico David Frost riuscì a far capitolare l'ex presidente degli Stati Uniti Richard Nixon sullo scandalo Watergate. Diretto e interpretato da Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, lo spettacolo è tratto dal testo del 2006 di Peter Morgan, che ha già fruttato a Frank Langella il Tony Award per l'interpretazione di Nixon, e da cui Ron Howard ha realizzato il film del 2008. A Milano, infine, doppio Jean Cocteau per Adriana Asti, che con la regia di Benoit Jacquot, maestro del cinema francese per la prima volta in teatro, porta al L'American Academy di Roma festeggia con una mostra i suoi 100 anni Bianca Conte Cento anni e non sentirli. Ma sicuramente da festeggiare con la solennità che il caso richiede: la sede dell'American Academy di Roma, concepita da tre celebri architetti statunitensi, compie un secolo di vita. Non un semplice edificio, ma un luogo d'ispirazione, ricerca e scambio culturale e umano per artisti e studiosi: con questo obiettivo, infatti, cento anni fa venne inaugurata la sede dell'American Academy di Roma, ideata dagli architetti americani Charles Follen McKim, William Rutheford Mead e Stanford White. Per celebrare l'importante anniversario, la prestigiosa Accademia ha inaugurato dunque la mostra Buil- ding an idea: McKim, Mead & White and the American Academy in Rome, 1914-2014, che sarà aperta al pubblico fino al 29 giugno. «L'edificio è frutto di un intenso dibattito tra Italia e Stati Uniti», ha spiegto la storica dell'architettura e curatrice della mostra Marida Talamone; «abbiamo ricostruito le varie fasi che hanno portato in soli due anni di cantiere alla sua realizzazione, recuperando, oltre a quelli statunitensi, molti documenti provenienti da archivi italiani, come l'Archivio di Stato di Roma e l'Archivio Storico Capitolino». Le fotografie, i disegni, i progetti, gli schizzi presenti nella mostra, evidenziano il lavoro accurato svolto dai tre architetti – tra i più importanti Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi Piccolo Teatro Grassi La voce umana e Il bell'indifferente, dittico sull'amore e sulle donne presentato anche all'ultimo Festival di Spoleto. nel panorama americano di fine '800, progettisti anche della Boston Public Library, della Columbia University e dell'ex Pennsylvania Station di New York – affinché si trovasse la combinazione di stili più adatta alla finalità della sede dell'ac- Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale 7 cademia: «Da un primo approccio più modernista», ha argomentato ancora la curatrice, «si è poi arrivati a un edificio di stile neo rinascimentale, con dimensioni raddoppiate rispetto al progetto originale». Tre piani, un cortile interno, un'ampia corte di ingresso, definiscono lo schema architettonico della maestosa sede, alla cui realizzazione hanno collaborato diversi protagonisti, come John Pierpont Morgan, che acquistò il terreno al Gianicolo, o l'architetto romano Filippo Galassi, che partecipò alla direzione dei lavori. Grazie alla mostra, il cui progetto espositivo è curato dall'architetto Umberto Riva, l'American Academy coglie l'opportunità, dunque, anche di rendere omaggio alle tante persone che, lungo un secolo, hanno vissuto questo luogo come l'ambiente ideale in cui far fiorire la creatività. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250