LʼULTIMO SHOW DI RENZI È AMARO: PIAZZA

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LʼULTIMO SHOW DI RENZI È AMARO: PIAZZA
d’Italia
LʼULTIMO SHOW DI RENZI È AMARO: PIAZZA DEL POPOLO
NON SI RIEMPIE E CʼÈ ANCHE CHI LO CONTESTA
ANNO LXII N.119
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Gabriele Alberti
Pensava di fare un bagno di
folla il premier Matteo Renzi
giunto a piazza del Popolo, ma
è rimasto deluso. Come dimostrano le immagini. Anche se
lui, ostentando sicumera,
esordisce così: «Stanno discutendo di elezioni europee
solo per capire di chi vincerà.
Il problema è risolto perché le
elzioni le vinciamo noi e non lo
dico perché dobbiamo fare
training autogeno ma perché è
la realtà dei fatti». La piazza
non è piena come si attendeva
ed è stato anche contestato,
ma ugualmente risponde ad
alcuni manifestanti del Movimento per la casa che, con
trombette e fischietti, provano
a sovrastare la sua voce: «Se
qualcuno pensava che avessimo paura, anche oggi dimostriamo che la piazza è casa
nostra», ribatte. Alcuni militanti
del movimento per il diritto
allʼabitare hanno cercato di
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srotolare uno striscione ma sono
stati portati in questura per essere identificati. Non cʼera solo
gente plaudent. Tra le bandiere
del Pd sono in molti a mostrare
cartelli con scritte “esodati, pensionati, precari”. Renzi non se ne
cura e parte con lʼattacco a
Beppe Grillo: «Quando dice “daremo a tutti il reddito di cittadi-
venerdì 23/5/2014
nanza” fa bene, perché segna la
profonda differenza tra noi e loro.
Noi non vogliamo dare a tutti il
reddito di cittadinanza, vogliamo
dare a tutti il lavoro, perché lavoro è dignità». E ancora:
«Quando ho perso le primarie
del Pd mi sono sentito a casa
mia perché Bersani non mi ha
cacciato, non ha fatto un post sul
blog. Sono rimasto a casa, una
casa in cui si può anche perdere
e quando ho vinto ho sentito la
lealtà di chi non era con me alle
primarie». Poi passa aallʼEuropa. «Uscire dallʼeuro porterebbe solo disperazione ma
questa Europa va cambiata.
LʼEuropa non è un luogo diverso
da quello dal quale partiamo,
quelli che ci dicono usciamo dallʼEuropa non si rendono conto
che ci condannerebbero a un futuro di disperazione. Però questa
Europa va cambiata». Insomma,
nulla che non avesse già ripetuto
in altro occasioni. «In questi anni
lʼEuropa ha smesso di identificarsi coi nostri sogni», ha aggiunto, «è diventata un insieme
di austerity, di vincoli. È mai possibile che lʼEuropa faccia le regole per la pesca del pesce
spada e del tonno e non si renda
conto che ci sono i barconi con i
bambini a bordo? Noi quei bambini li vogliamo salvare».non
avevano rilievo penale.
permettendo di abolire il reato
di immigrazione clandestina.
Lo stesso vale per i provvedimenti che consentono di svuotare le patrie galere, mettendo
a serio rischio i cittadini onesti
o di non essere determinati
nellʼopporsi allo strapotere dei
banchieri rossi. Siamo giunti al
paradosso che la sinistra –
grazie al fatto che ha nelle
mani gran parte dei grandi
giornali – bolla e fa bollare
come intolleranti tutti quelli che
si dicono orgogliosi di essere
italiani. La rivoluzione parta
proprio da qui, visto che cʼè chi
ha mortificato la nostra dignità
nazionale in nome degli interessi della Merkel e dei poteri
forti. Sarebbe unʼottima ripartenza.
E ora il centrodestra abbia il coraggio di cambiare fino in fondo (e senza bluff)
Francesco Signoretta
E ora andiamo fino in fondo, rivoluzioniamo il centrodestra. E
che sia una rivoluzione vera,
senza pastrocchi, perché cʼè
un mondo – il nostro mondo –
che non si limita a chiederlo
ma lo pretende. Non si facciano i soliti passi, non si parli
di rifondazione e non solo per
motivi scaramantici (non cʼè
stata rifondazione che abbia
avuto risultati accettabili, ne sa
qualcosa Bertinotti), ma perché al Paese serve qualcosa
di più. A cominciare da
unʼazione di riappropriazione
chiara e definitiva di quelle
idee che ci hanno sempre caratterizzato e che sono state il
fattore trainante del consenso.
Non culliamoci nellʼillusione
che sia sufficiente andare in tv:
basta dare unʼocchiata al web
per rendersi conto che lʼidentificazione in questo o quel leader è un fenomeno molto
ridotto. A contare sono le ideeforza, i temi caldi della politica
e le risposte che si danno. Rivoluzionare il centrodestra significa porre fine alla stagione
del né carne né pesce, alle
scelte prese in funzione di un
non meglio identificato bene
del Paese, magari sacrificando dei princìpi saldi, ammorbidendoli, prostituendoli.
Rivoluzionare il centrodestra
significa che non cʼè ragion di
Stato che tenga quando si
parla di spinelli liberi o depenalizzazione della droga. Rivoluzionare il centrodestra
significa che non è consentito
a nessuno di annacquare la
lotta allʼimmigrazione selvaggia porgendo lʼaltra guancia e
Mezzo chilometro di tricolore a via del Corso.
Il day after la “sorpresa” di Fratelli d'Italia
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Secolo
d’Italia
VENERDì 23 MAGGIO 2014
Romana Fabiani
Una coreografia perfetta dal
forte impatto emotivo che ha
lasciato stupiti passanti, turisti e persino gli agenti in borghese. «È stata una grande
manifestazione di popolo,
realizzata all'antica maniera,
con gioia e volontà, l'Italia
non è finita se non molliamo»,
commenta soddisfatto Fabio
Rampelli, ideatore della "sorpresa" confezionata da Fratelli d'Italia a conclusione
della lunga marcia elettorale.
Il day after è un tam tam di
commenti che inondano la
rete in una rincorsa virale di
tweet, blog e forum. Un
enorme striscione tricolore
lungo quasi mezzo chilometro
ha percorso via del Corso da
piazza Goldoni verso piazza
del Popolo, storica piazza
della destra. Un serpentone di
decine e decine di giovani,
donne e anziani con la t-shirt
"io voto italiano", che hanno
tenuto in mano per oltre
un'ora i lembi del gigantesco
tricolore facendolo ondeggiare come un'onda ideale
dall'Altare della Patria fino
alla piazza ai piedi del Pincio.
Un capolavoro di sartoria realizzato dalla storica Azienda
Tessile Romana di largo Argentina, cucita a mano dagli
«italiani, non dai cinesi». «È
stata una indimenticabile giornata tricolore! Grazie a tutti,
uno per uno!», scrive su Twitter Andrea De Priamo, responsabile capitolino di Fratelli
d'Italia e organizzatore della
kermesse insieme a decine di
volontari. In testa al corteo
Giorgia Meloni, in jeans, maglietta e scarpe da ginnastica,
Fabio Rampelli, Guido Crosetto, Marco Marsilio e Marco
Scurria, candidato ed eurodeputato in carica di Fratelli
d'Italia. Poco dietro i sindaci
con la fascia tricolore. A riprendere lo spettacolo dall'alto non solo una piattaforma
aerea ma anche un drone che
volteggiava in testa al corteo.
«Votate! Qualunque cosa vogliate, ma votate, perché se
non votate voi sceglie qualcun
altro al posto vostro. Noi vogliamo andare in Europa per
rappresentare lʼItalia orgogliosa che non prende ordini –
ha detto la Meloni dal palco di
piazza del Popolo sommersa
da bandiere e palloncini sulle
note di Rino Gaetano – Un
voto a Fratelli d'Italia è un voto
per lʼItalia, mentre un voto per
il Pd è un voto per la Germania della Merkel come lo è un
voto per Forza Italia o il
Nuovo centrodestra che sono
nel Ppe guidato dalla cancelliera tedesca. L'Italia non si difende votando Grillo che
vorrebbe fischiare l'inno nazionale o la Lega che vuole la
scissione della Padania e del
Veneto». In serata la chiusura
ufficiale al Salone delle Fontane all'Eur e poi il rush finale
per raggiungere il quorum del
4 per cento. «Ce la faremo –
ha detto Caterina, una militante – non sono i sondaggisti
che decidono chi è un partito
grande e chi no, non lo decide
la televisione e non lo decidono i poteri forti. Il potere più
forte di tutti sono gli italiani».
Bianca Conte
I temi caldi dell'agenda di politica
estera sviscerati a profusione dal ministro Mogherini ai microfoni di Radio
24: da dove, tra ossequi alla prudenza diplomatica e captatio benevolentiae indirizzate direttamente al
premier Renzi, la titolare della Farnesina dimentica le mancanze del
governo in carica in materia di politica estera. A partire dalla silente inadempienza rispetto al caso dei nostri
marò, passando per la “bomba immigrazione”, i cui effetti nefasti – per le
vite perse in mare in questi viaggi
della disperazione – e per le conseguenze interne a casa nostra non finiscono
di
deflagrare
pericolosamente, fino alla polveriera
libica. Così, mentre da un lato il mi-
nistro degli Esteri democrat rivendica
partigianamente al governo Renzi la
scelta di puntare alla «internazionalizzazione della vicenda» dei due
marò trattenuti in India (cosa che
«non era stata fatta prima» aggiunge
persino), dall'altra dimentica che
dopo la tanto autosponsorizzata
mossa diplomatica c'è stato poco a
cui plaudire: i due fucilieri di Marina
sono stati abbandonati al loro destino
processuale, in una sorta di limbo impaludante, in cui le settimane e i mesi
passano, senza che la situazione
evolva e si sblocchi positivamente
una volta per tutte. E sono passati
già due anni. Due anni di detenzione
coatta, anche se in una sorta di domiciliari, senza che i governi di centrosinistra, da Monti a Renzi,
passando per l'esecutivo Letta, che
si sono succeduti, siano riusciti a riportare a casa dalle loro famiglie i nostri due militari. Tanto che lo stesso
ministro Mogherini sul caso è costretta a concludere (molto poco ottimisticamente): «Non sarà un
percorso facile: bisogna essere realisti e dire la verità, a loro e agli italiani».
Come non sarà facile, lascia intuire
l'inquilina della Farnesina, sciogliere
il nodo immigrazione che a Bruxelles
hanno tutto l'interesse a lasciare ben
intrecciato nelle nostre mani. Anche
a questo proposito, allora, cerchiobottisticamente il ministro da un lato
riconosce che «ci sono sicuramente
della mancanze che la Ue ha avuto
in questi anni, nel capire la gravità del
fenomeno e nelle politiche capaci di
gestire l'immigrazione», dall'altro aggiunge che «il nostro Paese ha adottato la politica del respingimento in
passato, ed è stato uno dei momenti
più bui della nostra immagine internazionale e della nostra coscienza
nazionale». Concludendo con la
ovvia e non contestabile osservazione secondo cui «è un dovere morale» soccorrere i migranti in mare».
Non senza, però, aver detto prima
che «la frase con la quale viene accolta ogni mia richiesta di condividere
con l'Italia la responsabilità nel salvataggio delle vite umane è: riconosciamo con grande favore che l'Italia
ha cambiato politica».
Sui marò la Mogherini
scopre l'acqua calda:
non sarà facile riportarli in Italia
Ultimi fuochi prima del voto. Toti: «Alfano e Lorenzin
devono tutto a Berlusconi e l'hanno tradito»
VENERDì 23 MAGGIO 2014
Secolo
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E Alfano se la prende con
la Lega: per guadagnare
voti fa campagna sui morti
Franco Bianchini
«Alfano e Lorenzin dovevano tutto a Berlusconi e l'hanno tradito, il che non depone a favore della loro statura umana.
Beatrice Lorenzin oggi si lamenta di non
essere stata valorizzata da Berlusconi
dovrebbe accendere un cero alla Madonna ogni mattina». Lo afferma Giovanni Toti, nel corso della puntata di “Taxi
Populiʼ in onda su La3. «Questa è una
campagna elettorale in cui i moderati entrano con il loro campione che ha le mani
legate. Questo falserà il risultato elettorale ed è un danno per la nostra democrazia. La sentenza contro Berlusconi prosegue - è sentenza turpe, la decadenza dal Senato perche che sia stata
ancora più ignobile. Il Tribunale di sorveglianza di Milano con un minimo di serietà ha rimediato ad una serie di errori
consentendo a Berlusconi di fare la campagna elettorale». Io numero due di
Forza Italia? «Noi abbiamo un numero
uno che è Silvio Berlusconi, tanti numero
due che dovrebbero remare per contribuire al successo del partito. I problemi
interni di partito mi appassionano francamente poco, forse riusciamo a creare
delle idee migliori confrontandoci l'uno
con l'altro».
«Chiunque conosca Berlusconi sa che è
facilissimo parlargli. Non può esistere un
cerchio magico perché la sua personalità
è tale che rinchiuderlo all'interno di un
cerchio, un quadrato a triangolo è impossibile – ha specificato sempre Toti. Parlando di Sandro Bondi, il consigliere
politico dell'ex premier aggiunge: «Posso
dire con assoluta certezza che Sandro
Bondi lo troveremo ancora accanto al
presidente Berlusconi fino all'ultimo
giorno. Non è neanche lontanamente
come Alfano, non è Bonaiuti, non è Cicchitto. La riforma della giustizia è la prima
cosa che va affrontata, ma temo che
Renzi non riuscirà a fare neanche questo. Questa mole di inchieste buttata su
una campagna elettorale così difficile,
fatte uscire sui giornali, così disarticolate,
senza una necessità immediatamente
comprensibile (come la custodia caute-
lare di Scajola), dà l'idea che i magistrati
influenzino la campagna elettorale, che ci
sia un disegno per destabilizzare. Senza
contare la diffusione delle immagini di
Scajola, le immagini della signora Matacena, che non so che colpe abbia commesso, decideranno i magistrati ma
sicuramente non c'è una pericolosità sociale tale da essere portata in manette in
mezzo agli agenti della Dia. Ci sono tutta
una serie di cose - conclude - che suonano come la famosa “giustizia a orologeria”, l'abbiamo detto e non ci stuferemo
mai di ripeterlo ma questo è un Paese in
cui la giustizia influenza davvero troppo
la politica fino al punto da commissariare
la libera scelta dei cittadini».
Fulvio Carro
«Per quanto valgono, i sondaggi ci
dicono che abbiamo superato il quorum. Ma noi facciamo battaglia sui
contenuti, l'ansia del quorum è determinante solo per quei partiti che
esistono da anni e che sono in caduta libera». Ad affermarlo è Guido
Crosetto, candidato con Fratelli d'Italia, in un'intervista alla “Stampa” in
cui aggiunge: «Se Ncd si ferma al
3,9%, è un disastro. Per noi il 3,9%
vorrebbe dire raddoppiare i voti rispetto a un anno fa. Certo, il 3,9%
sarebbe come andare a Roma
senza vedere il Papa. Più perde consensi FI, più sarà facile ricostruire il
centrodestra. Attorno a un'idea di
Paese, non attorno a una persona»,
aggiunge. «Vedo molti punti in comune con Salvini – conclude Crosetto – abbiamo lo stesso giudizio
nei confronti dell'Ue». Mentre Ncd e
Forza Italia «è inconcepibile che si
ostinino a restare nel Ppe, dove non
contano nulla. Quello è un partito
contro l'Italia, in cui comanda la Merkel».
Fratelli d'Italia-An, primi firmatari
Ignazio La Russa e Giorgia Meloni,
ha depositato alla Camera una proposta di legge costituzionale, analoga ad una presentata da Giulio
Tremonti al Senato, per abolire
quelle modifiche legislative che
hanno imposto all'Italia di accettare
supinamente tutte le decisioni europee. In particolare, recentemente è
stato costituzionalizzato il fatto che
vengano automaticamente a sovrapporsi alle nostre leggi non solo
le direttive ma anche i regolamenti
europei. Se la proposta di legge costituzionale presentata da Fratelli
d'Italia-An venisse approvata si ritornerebbe al testo precedente, decisamente più accettabile nel definire il
rapporto con la normativa europea.
«Infatti – dichiara Ignazio La Russa –
il nuovo Titolo V della Costituzione,
in specie con il nuovo articolo 117,
primo comma, ha introdotto il nostro
dovere di sottomissione all'Europa.
Tutte le decisioni del collegio dei
Commissari europei ma anche
quelle dei vari Consigli europei, proprio per effetto dell'art.117 diventano
per noi fonte di vincoli addirittura costituzionalmente rafforzati. In sostanza ci siamo volontariamente e
follemente “desovranizzati”. Nelle
Costituzioni degli altri Paesi fondatori
dell'Ue non si trovano norme così
automatiche e così sottomesse all'Ue. Mi auguro – conclude La Russa
– che il più ampio schieramento politico possa concordare su questa
nostra proposta di legge affinché
venga corretto al più presto un clamoroso errore che ci ha portato ad
essere dei meri esecutori di decisioni
altrui».
Non si vive di solo quorum. Da Fratelli dʼItalia
un'accelerata: la nostra è una battaglia di idee
Redazione
Sull'immigrazione e il problema dei
rifugiati il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha rivendicato di fare
«cose concrete». Ma questo, ha
detto parlando a Milano, ci sta separando fortemente dalla Lega Nord
che fa campagna elettorale ritenendo di prendere uno 0,2% in più
giocando con 20 mila vite, 20 mila
morti». Alfano, che ha tenuto una
conferenza stampa coi candidati
alle Europee del Nordovest per Ncd,
rivendica il diverso atteggiamento rispetto alla Lega. «Noi – ha sostenuto il ministro dell'Interno parlando
dell'immigrazione – non abbaiamo
alla luna, ma vogliamo risolvere i
problemi». Anche dopo la notizia del
recente arresto del presidente del
Consiglio regionale della Campania,
esponente del suo partito, «i sondaggi ci confermano una tendenza
positiva. Tutti i sondaggi ci danno
certezze importanti e siamo convinti
e sicuri che avremo un buonissimo
risultato».
«Secondo me quest'anno non sarà
il primo partito», ha aggiunto Alfano
parlando del Movimento 5 Stelle. Ricordo che nel 2013 Grillo in Italia è
già stato il primo partito, quindi in
teoria la notizia sarebbe il contrario'» Chiudendo la campagna elettorale per le Europee a Milano,
accompagnato fra gli altri dal ministro Maurizio Lupi e dall'ex governatore Roberto Formigoni, Alfano
ha detto che Ncd «chiede il voto di
quelle persone che sono serene» in
alternativa «alla rabbia di chi vota
Grillo, che in 18 mesi non ha fatto
nessuna proposta»'.
Usa: si chiude la parabola dei Tea Party,
la politica urlata non trova più consenso
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Secolo
d’Italia
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Lesa Maestà in America:
al via reality show di “Fox”
con un falso principe Harry
Redazione
Un sonoro schiaffo ai Tea Party, un
trionfo per i candidati di punta,
quelli appoggiati dall'establishment
del partito repubblicano. Questo il
responso del cosiddetto "Supertuesday'", il super martedì in cui negli
Usa si è votato per le primarie in
ben sei stati, in vista delle elezioni
di metà mandato del prossimo novembre. Quelle in cui sarà rinnovata la Camera, attualmente in
mano alla destra, e un terzo del Senato, a maggioranza democratica.
Il messaggio uscito dalle urne - a
partire dai due stati chiave del Kentucky e della Georgia - è chiaro,
anche guardando alla corsa per la
Casa Bianca del 2016: gli elettori
repubblicani, nonostante la crescente disaffezione per il Congresso e la politica di Washington,
sembrano essersi stancati della politica urlata e votata allo scontro
della destra più estrema e conservatrice, che negli ultimi anni ha tenuto in ostaggio il partito. Basta con
la strategia del "non si fanno prigionieri", sfociata nelle sonore sconfitte nelle presidenziali 2012 e nelle
elezioni statali e comunali del 201.
Certo è presto dire se un'era è finita, ma il declino dei Tea Party è
oramai nei fatti. Sembra chiudersi
una parabola iniziata nel 2010, col
movimento populista che favorì la
vittoria repubblicana nel voto di
midterm, sull'onda delle proteste
per il salvataggio delle banche e la
riforma sanitaria di Barack Obama.
Ma la destra ostile al dialogo - spiegano gli osservatori - paga ora il
suo estremismo, quello che lo
scorso ottobre ebbe come conseguenza lo shutdown, la paralisi del
governo federale, portato sull'orlo
della bancarotta con gravi conseguenze economiche e sul fronte
dell'occupazione. Così, nel Kentucky il senatore Mitch McConnell,
attuale leader della minoranza repubblicana al Senato, ha facilmente
liquidato l'imprenditore Matt Bevin,
sponsorizzato dall'ala più conservatrice del partito. E ora si appresta
allo scontro più costoso, a suon di
migliaia di dollari, della prossima
campagna elettorale: quello con Alison Lundergan Grimes, 35 anni,
giovane emergente del partito democratico, attuale segretaria di
Stato in Kentucky e obamiana di
ferro. «Un voto per lei è un voto per
il presidente», ha più volte detto
McConnell.
Redazione
Attenzione studenti: "Huckleberry
Finn" può scatenare traumi in ragazzi sensibili alle offese razziste.
Vade retro Virginia Woolf, se la depressione degli anni universitari
scivola pericolosamente verso
pensieri suicidi. E anche classici
apparentemente innocui, dalle tragedie greche al "Grande Gatsby",
meritano di essere segnalati con
un "campanello d'allarme". Nel
gergo dei campus americani si
chiamano trigger warnings, con un
linguaggio derivato dal trattamento
dello stress post-traumatico dei veterani. E c'è chi pensa che sia opportuno apporli sui testi dati in
lettura per i corsi. La richiesta è
stata fatta ufficialmente dal Consiglio Studentesco dell'Università di
California a Santa Barbara, ma
anche, a livello informale, in posti
come Oberlin College, Rutgers in
New Jeresey, The University of Michigan, la George Washington Uni-
versity nel Distretto di Columbi.
Nella bozza sottoposta al vaglio del
Senato accademico a Rutgers si
cita "Mrs. Dalloway" della Wolff
come un libro in cui «le tendenze
suicide» della protagonista hanno
il potenziale di «far scattare memorie dolorose in ragazzi che soffrono di autolesionismo». E'
dunque necessario, scrivono gli
studenti, arrivare a un compromesso con trigger warnings che
«non rovinino la trama» ma al contempo mettano i ragazzi nelle condizioni di sapere «se nel corso
saranno discusse situazioni traumatiche». Il dibattito ha provocato
perplessità, in alcuni casi aperta indignazione, tra molti professori,
convinti che la provocazione in
molti casi faccia parte del loro mandato. «I trigger warnings - ha detto
al New York Times la sociologa di
Santa Barbara Lisa Hajjar che
spesso usa immagini esplicite di
tortura nei suoi corsi sulla guerra -
sono nemici della libertà accademica». Chiaro che uno studente,
caso per caso, può chiedere di essere esonerato, ma non può esserci una regola che vale per tutti.
La polemica divampa. Secondo
Kathleen Parker, editorialista sul
Washington Post, «la provocazione
è lo scopo della letteratura», mentre «lo scopo di uno studio universitario non è di far sentire bene o
male, ma stimolato, eccitato da
nuove idee, allargato mentalmente
dalle prospettive di altri». Tutta
colpa del "politically correct" portato
all'estremo? Per Greg Lukianoff,
presidente della Foundation for Individiual Rights in Education, la
corsa ai trigger warnings è «il frutto
di una società che cerca sempre
più conforto fisico e intellettuale. Diventa così più difficile insegnare
che c'è un valore e un'importanza
nell'essere offeso, e parte di questo
e parlare di temi veramente seri e
veramente scomodi».
Il politically correct irrompe nelle scuole Usa:
certi testi classici possono turbare gli studenti
Redazione
Un reality show con un principe che
non è un principe: parliamo di “I Wanna
Marry Harry” (Voglio sposare Harry),
andato in onda su Fox. A dispetto del titolo che può trarre in inganno, il protagonista non è il principe del Galles,
quarto in linea di successione al trono
di sua maestà britannica, ma Matthew
Hicks, un consulente ambientale che
somiglia straordinariamente al vero
principe, anche se con mascelle più
decise e uno sguardo più spento.
Come vuole la tradizione dei reality in
cui l'obiettivo è formare coppie, c'è un
conteso e delle contendenti, in questo
caso dodici scatenate donne americane che vanno in Gran Bretagna con
la speranza di incontrare l'uomo che
pensano sia lo scapolo britannico più
conteso, il principe Harry. Il mistero
però viene subito svelato, la prima
notte, quando Matthew organizza un
sontuoso party in maschera dove rivela
sé stesso. «Scoprite quale potenziale
“principessa” – recita il comunicato
stampa della Fox – ruberà il suo cuore
dall'inizio e chi invece dovrà lasciare la
dimora prima che scocchi la mezzanotte». Lo show segue le orme di “Joe
Millionaire” del 2003 in cui delle donne
si contendevano un muratore che pensavano fosse ricco. In questo caso, le
contendenti pensano di “atterrare” sul
trono inglese invece si ritrovano a fare
la corte a tale Matt Hicks. Inoltre –
come scrive il “Guardian online”, il
sosia di Harry non è credibile come
personaggio perché manca sia di personalità che di carisma.
«Tutti in prima a 5 anni»: la proposta
del ministro Giannini fa infuriare i sindacati
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Secolo
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Al via la campagna contro
la sclerosi multipla: in Italia
ogni anno duemila nuovi casi
Redazione
Tutti alla primaria a 5 anni. L'idea è
di Stefania Giannini, ma i sindacati
non hanno apprezzato la sortita. «Lo
strumento migliore non è una scuola
superiore di soli quattro anni ma - ha
osservato il ministro dell'Istruzione
parlando a Radio Capital dell'ipotesi
di abbreviare il corso delle superiori
- la possibilità di mandare i figli a
scuola un anno prima, una scuola
dell'infanzia che duri solo due anni,
come accade già in altri paesi».
Un'idea sulla quale la titolare del dicastero di viale Trastevere rimugina
da un po'. La sperimentazione del
liceo di 4 anni avviata da Profumo e
ripresa dalla Carrozza (coinvolge
per ora sei scuole) non la convince.
«Utilizzare come strumento di accelerazione degli studi soltanto il taglio
di un anno delle superiori, senza rimodulare il resto non mi sembra la
strada giusta», ha spiegato qualche
giorno fa e già a fine febbraio aveva
espresso perplessità: «Ho l'impressione che ci sia un'ottima scuola primaria, licei e scuole superiori con
punte di eccellenza, ma la scuola inferiore dovrebbe essere rivisitata».
Stavolta è stata più esplicita, ma
l'idea di anticipare l'obbligo a 5 anni
non è affatto nuova. Già alla fine
degli anni Novanta quando il ministro era Luigi Berlinguer venne
messa sul tavolo questa ipotesi ma
la si accantonò perché ritenuta di dif-
ficile realizzazione. Ora ci si riprova,
ma i sindacati scuotono la testa.
«Stupisce - commenta il segretario
generale della Cisl scuola, Francesco Scrima - come si possa considerare il sistema scolastico alla
stregua di un armadio che è possibile semplicemente spostare un po'
più in qua o un po' più in là. Né la
scuola si può montare e smontare a
piacimento, da una parte o dall'altra,
come se fosse un componibile Ikea.
I percorsi di studio vanno costruiti
avendo come essenziale riferimento
le diverse tappe dell'età evolutiva.
Ogni ipotesi di riforma deve tenerne
debitamente conto: non sono consentite improvvisazioni e approssimazioni». E lancia una frecciata al
ministro: «È comprensibile che al
giorno d'oggi, e specialmente in
campagna elettorale, si sia portati a
inseguire la massima visibilità attraverso esternazioni che tuttavia,
quando si ricoprono ruoli di grande
responsabilità, andrebbero sempre
attentamente misurate». Dura la
reazione del leader della Flc-Cgil
che stigmatizza il metodo: «Non si
può aprire una discussione sulla durata dei percorsi di studio sui giornali».
Redazione
Normative e vincoli europei
vanno in certi casi stretti alla tavola italiana, rendendo impossibile il consumo di piatti della
tradizione come la laziale pajata o la piemontese finanziera
per via delle restrizioni all'utilizzo di interiora di bovino imposte nel 2001 con l'allarme
Mucca pazza e da allora mai rimosse. Ma in generale la legislazione comunitaria non tutela
il made in Italy, lasciando troppe
maglie larghe nell'indicazione
d'origine sulle etichette, tanto
che in Europa il 50% della
spesa è "anonima". È quanto
denuncia Coldiretti nell'aprire
l'esposizione "Con trucchi ed inganni l'Unione europea apparecchia le tavole degli italiani" a
MICo - Fiera Milano Congressi
dove sono convenuti diecimila
agricoltori. Ora anche vongole
e cannolicchi rischiano di scomparire dalle tavole - osserva
Coldiretti - in quanto non si possono più raccogliere a causa di
normative ambientali. Di converso - sottolinea l'organizzazione agricola - nessuna misura
è stata adottata per impedire
che carne o formaggi da animali clonati importati arrivino in
tavola. E altrettanto si può dire
per la permissività nelle indicazioni sull'etichetta che consentono a diversi prodotti di essere
fatti con materie prime di importazione straniera senza che il
consumatore ne sia informato.
Più di un italiano su tre (36%),
secondo un'indagine Coldi-
retti/Ixé, ritiene che le norme varate dall'Ue abbiano peggiorato
l'alimentazione e il cibo servito
a tavola; il 31% pensa invece
che l'Ue non abbia modificato
nulla, il 25% che abbia addirittura migliorato l'alimentazione
degli italiani. Dall'indagine si
evidenza anche che il 52%
degli italiani ritiene che l'Ue non
dovrebbe decidere sui cibi che
si consumano, mentre il 42%
afferma il contrario. «L'Europa afferma il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo - non è
solo rigore dei conti ed euro ma
decide anche la nostra vita quotidiana, a partire dalla tavola.
Dobbiamo cambiarla. Basta al
formaggio senza latte e al vino
senza uva o alla carne annacquata».
Per la Ue vongole e pajata sono proibite: la Coldiretti
contro le norme che uccidono il Made in Italy
Redazione
Ogni 4 ore nel mondo una persona riceve una diagnosi di Sclerosi multipla (Sm), mentre in Italia
sono 2mila i nuovi casi l'anno: per
lo più si tratta di persone giovani e
donne, con un'età tra 20 e 40
anni, per un totale di 72 mila persone con Sm in Italia e 3 milioni
nel mondo. A ricordare i numeri
della malattia e' l'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), che
da sabato 24 maggio al primo giugno promuove, sotto l'alto Patronato del Presidente della
Repubblica, la Settimana nazionale "Accessibilità: ai diritti e alle
cure" per sensibilizzare e sostenere la ricerca su questa patologia. Tante le iniziative in
programma su tutto il territorio: a
Roma si svolgerà il 28 maggio un
convengo scientifico promosso
da Aism che vedrà la partecipazione di oltre 200 ricercatori da
tutto il mondo, e sempre il 28
maggio si celebrerà il World MS
Day, la Giornata Mondiale della
sclerosi multipla, promossa dalla
Federazione Internazionale della
Sm, che vedrà centinaia di iniziative e manifestazioni contemporaneamente in tutto il mondo. Tra le
altre iniziative in Italia, anche un
Open Day promosso dall'Osservatorio Nazionale della Salute
della Donna ONDA, che vedrà
coinvolti circa 100 ospedali tra
quelli che hanno ottenuto il Bollino
Rosa per i loro servizi dedicati alla
diagnosi e cura per la Sm. L'obiettivo è offrire - attraverso il canale
ospedaliero - un supporto ulteriore alle donne integrandosi ai
progetti Aism sul territorio.
Milano, conAlbertini 5 miliardi in appalti senza indagini
della magistratura, con Pisapia riecco Tangentopoli
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Redazione
«Le recenti indagini sulla “cupola” degli appalti per Expo
2015 in Lombardia hanno dimostrato per lʼennesima volta
che Pisapia è più attento allʼimmagine che alla sostanza. Tutto
questo è accaduto perché il sindaco non è stato attento in
prima persona alla gestione
degli appalti. Ha pensato di più
allʼimmagine, firmando protocolli e creando commissioni antimafia. Ma, quando si è trattato
di passare ai fatti, e cioè di controllare le imprese che partecipavano agli appalti, è stato del
tutto assente». Lo ha affermato
Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale e
capogruppo di Fratelli d'ItaliaAlleanza Nazionale in Regione
Lombardia, che ha poi così proseguito: «Quando Gabriele Albertini e noi del centrodestra
eravamo a Palazzo Marino,
tutte le aziende che partecipavano agli appalti dovevano invece firmare i patti d'integrità,
con i quali si impegnavano a dichiarare che non facevano
parte di alcun cartello pena
l'esclusione da ogni altra gara.
Così siamo stati in grado di ge-
Secolo
d’Italia
Mille firme al prefetto
contro il trasloco
del mercato
stire appalti per opere pubbliche per un totale di cinque miliardi di euro senza mai ricevere
un solo avviso di garanzia. Proprio grazie a questi patti di integrità furono escluse dalle gare
del Comune oltre 500 imprese
per centinaia e centinaia di milioni. Invece Pisapia, che
avrebbe solo dovuto seguire
solo questo appalto fondamentale per la città, ha perso il controllo e adesso queste opere
sono finite in mano alla magi-
stratura. Noi come Fratelli dʼItalia-An – ha concluso De Corato
– ribadiamo che tutte le società
coinvolte nello scandalo non
possano più partecipare alle
gare indette dalla pubblica amministrazione. Per fare pulizia e
chiarezza non bastano regole,
controlli e l'Autorità Anticorruzione presieduta da Raffaele
Cantone. Serve il divieto assoluto per tutte le aziende toccate
dalle inchieste di partecipare
alle gare pubbliche».
menti da parte della Regione
Lazio”. Se ciò corrispondesse a
verità, sarebbe un fatto gravissimo utilizzare due pesi e due
misure, e per la precisione dare
cospicui finanziamenti a Cotral
e tagliarne altrettanti ad Atac:
azienda che, a differenza della
prima, gestisce circa il 60% dellʼintero trasporto pubblico regionale». Lo dichiara il consigliere
di Forza Italia della Regione
Lazio Antonello Aurigemma che
così prosegue: «Quindi, se per
Cotral possiamo essere soddisfatti - seppur solo in parte, visti
i numerosi tagli alle linee e ai
depositi - dallʼaltro siamo molto
preoccupati della situazione finanziaria di Atac. Azienda, questa, che effettua il servizio di
trasporto pubblico non solo per
i cittadini della capitale, ma
anche per tutti i cittadini della
Regione che ogni mattina vengono a lavorare a Roma. Non
riusciamo a capire perché il
presidente Zingaretti si comporti in modo incoerente, finanziando con cospicue risorse
una azienda (Cotral) a discapito
di una azienda altrettanto importante come Atac, che ad
oggi è a rischio fallimento. Basti
pensare che sui 575 milioni che
la Regione Lazio ha destinato
al trasporto pubblico regionale
– conclude Aurigemma – neanche il 20% viene destinato ad
Atac che è una azienda – ripetiamo - che effettua il 60% dellʼintero trasporto regionale».
Roma, Zingaretti incoerente:
finanza Cotral e penalizza Atac
Redazione
«Apprendiamo da agenzie
stampa dellʼapprovazione nel
Cda di Cotral del bilancio 2013,
che per la prima volta – come
riportato nella nota – chiuderebbe in utile. Da quanto si
evince sempre dal comunicato,
tutto ciò sarebbe stato possibile
grazie al “frutto di una azione di
risanamento che ha visto mettere in campo cospicui investi-
VENERDì 23 MAGGIO 2014
Redazione
«Contro il trasloco del mercato al
parcheggio Pagano siamo stati ricevuti dal prefetto io e i rappresentati delle Asco di zona e del
Comitato residenti Pagano, che
hanno presentato una petizione
con oltre mille firme». Lo ha dichiarato Riccardo De Corato, vicepresidente
del
Consiglio
comunale di Milano e capogruppo
di Fratelli dʼItalia–Alleanza Nazionale in Regione. «Per prima cosa
abbiamo parlato della sicurezza –
ha continuato – chiedendo assicurazioni sia per quanto riguarda
il controllo dellʼintera zona, sia per
la sicurezza stradale, dato che
oltre ai pullman e alle 300 auto costantemente presenti nel parcheggio ogni domenica, ci
saranno anche cento furgoni degli
ambulanti. Già adesso il parcheggio è intasato di macchine e bus,
dove andranno quelli che sosteranno per Expo? Oltretutto non va
dimenticato che a poca distanza
cʼè il Parco Vergani, dove sono
presenti anche giochi per bambini, che potrebbe facilmente
venir preso dʼassalto dagli abusivi. In secondo luogo abbiamo
reso noto al prefetto che ci rivolgeremo a lui per il ricorso, appena
verrà approvata la delibera di
chiusura dellʼarea con ordinanza
del sindaco. Infatti ai sensi del
Dpr. 1971 n. 1199 i cittadini possono presentare ricorso gerarchico al prefetto in quanto autorità
per la sicurezza stradale. A questo aggiungeremo il ricorso al Tar.
Il prefetto ha ascoltato attentamente le nostre ragioni. Se Pisapia e la sua Giunta pensano che
la partita sia chiusa, si sbagliano».
Dal duello Frost-Nixon a Cocteau: dal caleidoscopio
teatrale, tante offerte per il weekend
Secolo
VENERDì 23 MAGGIO 2014
d’Italia
Priscilla Del Ninno
Il duello tra politica e media di Frost/Nixon.
L'amore ai tempi della malattia mentale, tra
verità e farneticazione. Il ritorno di Romeo e
Giulietta. Ama e cambia il mondo e, per restare in tema di classici, Adriana Asti alle
prese con il doppio Cocteau de La voce
umana e Il bell'indifferente: sono solo alcuni
degli appuntamenti in cartellone nei prossimi sette giorni, a testimonianza della molteplicità degli stili e delle proposte teatrali.
Si comincia a Verona, dove dopo quasi un
anno di tournée e oltre 278.000 spettatori,
torna venerdì all'Arena Romeo e Giulietta.
Ama e cambia il mondo, il musical kolossal
che David Zard ha tratto da Shakespeare e
dall'opera moderna di Gerard Presgurvic.
Protagonisti, a giurarsi amore eterno sulle
parole di Vincenzo Incenzo, sono Davide
Merlini, il giovane cantante rivelazione di XFactor 2012, e Giulia Luzi, già volto delle
serie tv I Cesaroni e Un medico in famiglia.
Con loro, un cast di 150 fra attori e tecnici.
Mentre sceglie la capitale Giuppi Cucciari
per la sua Passeggiata di salute, da venerdì
per due sole sere al Teatro Quarticciolo con
l'anteprima nazionale della commedia di Ni-
colas Bedos, finora inedita per l'Italia. Diretto da Veronica Cruciani, il testo racconta
di un uomo e una donna su una panchina
che si divertono, si piacciono, si desiderano.
Solo che la loro panchina si trova nel giardino di un centro psichiatrico: e allora, dov'è
la verità al di là dei loro rispettivi deliri, dei
loro tortuosi e deformati ragionamenti? Con
Filippo Fagotto. E sempre nella capitale, di
scena lo scontro tra politica e potere mediatico. Un capo di Stato contro un giornalista. Un duello, davanti al mondo in attesa:
sulla prestigiosa ribalta del Teatro Argentina
Frost/Nixon, ovvero il match televisivo del
1977 in cui il giornalista britannico David
Frost riuscì a far capitolare l'ex presidente
degli Stati Uniti Richard Nixon sullo scandalo Watergate. Diretto e interpretato da
Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, lo
spettacolo è tratto dal testo del 2006 di
Peter Morgan, che ha già fruttato a Frank
Langella il Tony Award per l'interpretazione
di Nixon, e da cui Ron Howard ha realizzato
il film del 2008. A Milano, infine, doppio Jean
Cocteau per Adriana Asti, che con la regia di
Benoit Jacquot, maestro del cinema francese per la prima volta in teatro, porta al
L'American Academy di Roma festeggia
con una mostra i suoi 100 anni
Bianca Conte
Cento anni e non sentirli. Ma sicuramente da festeggiare con la solennità che il caso richiede: la sede
dell'American Academy di Roma,
concepita da tre celebri architetti statunitensi, compie un secolo di vita.
Non un semplice edificio, ma un
luogo d'ispirazione, ricerca e scambio culturale e umano per artisti e
studiosi: con questo obiettivo, infatti,
cento anni fa venne inaugurata la
sede dell'American Academy di
Roma, ideata dagli architetti americani Charles Follen McKim, William
Rutheford Mead e Stanford White.
Per celebrare l'importante anniversario, la prestigiosa Accademia ha
inaugurato dunque la mostra Buil-
ding an idea: McKim, Mead & White
and the American Academy in
Rome, 1914-2014, che sarà aperta
al pubblico fino al 29 giugno. «L'edificio è frutto di un intenso dibattito tra
Italia e Stati Uniti», ha spiegto la storica dell'architettura e curatrice della
mostra Marida Talamone; «abbiamo
ricostruito le varie fasi che hanno
portato in soli due anni di cantiere
alla sua realizzazione, recuperando,
oltre a quelli statunitensi, molti documenti provenienti da archivi italiani,
come l'Archivio di Stato di Roma e
l'Archivio Storico Capitolino».
Le fotografie, i disegni, i progetti, gli
schizzi presenti nella mostra, evidenziano il lavoro accurato svolto
dai tre architetti – tra i più importanti
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Antonio Triolo
Ugo Lisi
Piccolo Teatro Grassi La voce umana e Il
bell'indifferente, dittico sull'amore e sulle
donne presentato anche all'ultimo Festival
di Spoleto.
nel panorama americano di fine
'800, progettisti anche della Boston
Public Library, della Columbia University e dell'ex Pennsylvania Station di New York – affinché si
trovasse la combinazione di stili più
adatta alla finalità della sede dell'ac-
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
7
cademia: «Da un primo approccio
più modernista», ha argomentato
ancora la curatrice, «si è poi arrivati
a un edificio di stile neo rinascimentale, con dimensioni raddoppiate rispetto al progetto originale».
Tre piani, un cortile interno, un'ampia corte di ingresso, definiscono lo
schema architettonico della maestosa sede, alla cui realizzazione
hanno collaborato diversi protagonisti, come John Pierpont Morgan, che
acquistò il terreno al Gianicolo, o l'architetto romano Filippo Galassi, che
partecipò alla direzione dei lavori.
Grazie alla mostra, il cui progetto
espositivo è curato dall'architetto
Umberto Riva, l'American Academy
coglie l'opportunità, dunque, anche
di rendere omaggio alle tante persone che, lungo un secolo, hanno
vissuto questo luogo come l'ambiente ideale in cui far fiorire la creatività.
Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà
Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503
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7 agosto 1990 n. 250