Lavori in corso nel centrodestra
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Lavori in corso nel centrodestra
ANNO LXII N.33 Lavori in corso nel centrodestra Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 I pm indagano Grillo e il “Fatto” sʼindigna con i giudici. Dove è finito il giustizialismo di Travaglio? Aldo Di Lello Il giustizialismo rende politicamente. Ma quando è a corrente alternata, rende ancora di più. È conveniente invocare la giacobina ghigliottina quando nel mirino dei giudici finisce un nemico. Quando però nello stesso mirino incappa un amico, allora conviene invece vestire lʼabito del garantismo. Così sembrano pensarla al Fatto Quotidiano. Antonio Padellaro e Marco Travaglio hanno infatti “scoperto” che in Italia esiste una magistratura politicizzata da quando le toghe hanno cominciato a interessarsi a Beppe Grillo, personaggio coccolato da sempre dalla terribile coppia di intrasigenti giacobini . Ecco infatti il testo di un post che troviamo sulla pagina Facebook del Fatto: «Grillo, il pm di Torino chiede 9 d’Italia WWW.SECOLODITALIA.IT mesi di carcere per le contestazioni No Tav. Genova e altre procure lo accusano di istigare a compiere reati. Qualcuno sta esagerando». La magistratura «esagera»? È a dir poco sorprendente sentirlo dire da quelli del Fatto, giornale che sembra davvero la Voce delle Procure quando si tratta di parlare dei guai giudiziari di Berlusconi, di altri esponenti del centrodestra e persino nel caso della richiesta a testimoniare rivolta dai giudici di Palermo a Napolitano. È in quei casi che Padellaro e Travaglio lanciano dardi di “indignazione civile” dai loro furiosi editoriali, con i giudici che vengono dipinti come sal- domenica 9/2/2014 vatori della patria e baluardo democratico. Ora invece i giudici debordano dai loro compiti. Non è strano? Niente affatto, almeno conoscendo i moralisti, gli intransigenti e i bacchettoni di casa nostra, che agitano lʼarma dellʼetica solo per intimorire gli avversari, per delegittimarli e ridurli al silenzio. È anche vero, dʼaltra parte, che lʼipocrisia e il trasformismo sono tratti caratteristici del giacobinismo, fin dal tempo delle origini rivoluzionarie, quando non furono pochi i sostenitori di Robespierre e Saint Just che si fecero entusiasti sostenitori del Direttorio termodoriano, prima, e del Consolato napoleonico, poi, una volta interrotta (a suon di decapitazioni) la fase del Terrore. Ma in Italia, che rimane pur sempre la patria di Pulcinella, Arlecchino e di tutti i personaggi della Commedia dellʼArte, accade spesso che le contraddizioni e le incongruenze dei tanti rivoluzionari immaginari in circolazione tendano assumere tratti grotteschi. Grillo, certo, non è Robespierre. Ma, se è per questo, nemmeno Travaglio è lʼabate Sieyès. E, se vogliamo, neanche Arcore è Versailles. Sesso, droga, rock & roll e la “A” di anarchia: la sinistra ci riprova, fermiamola Girolamo Fragalà Riassumiamo: nel giro di poche settimane il circo equestre della politica – con i trapezisti, i clown, i domatori di leoni e i nuovi smacchiatori di giaguari – ha dato modo agli sgominatori di mettersi in mostra. E così cʼè stata la corsa a chi la sparava più grossa. Il problema è che non siamo in presenza di un gioco, visto che le conseguenze cominciano già ad essere negative. In ordine cronologico, si è cominciato con le nozze gay (e i sindaci di sinistra subito si sono dati da fare “creando” fantomatici registri e sottoregistri), per poi puntare sulle adozioni gay con fiumi di dichiarazioni di esperti e trasmissioni televisive tutte intente a raccontarci quanto crescano bene i bambini con due “papà”. E solerti magistrati hanno preso la palla al balzo per dare minorenni in affidamento alle coppie gay. Immediatamente dopo cʼè stata la trovata dei moduli scolastici, sui quali non dovevano più apparire le parole “madre” e “padre”, da sostituire con “genitore 1″ e “genitore 2”. Anche in questo caso, solerti presidi hanno provveduto alla svolta, tra le proteste della platea scolastica. A ritmo frenetico è venuta fuori unʼaltra idea, distribuire agli asili le fiabe omosessuali. E immediatamente qualche istituto ha provveduto, sempre per inginocchiarsi ai desiderata della sinistra. Nel contempo è rispuntata la polemica sul Crocifisso nelle aule e alcuni insegnanti ne hanno approfittato per toglierli. Per non parlare della “ministra” Carrozza, che ha svilito il ruolo della famiglia. Per completare il quadro, si torna agli anni ʼ70 al ritmo di Sex & Drugs & Rock & Roll, con le proposte sulla liberalizzazione della droga e annesso muro contro muro («la droga – avverte Gasparri – porta alla dipendenza e quindi alla morte, questa è lʼunica certezza… nessuno si illuda di liberalizzarla, in Parlamento sarà battaglia»). Tutti questi elementi, presi nel loro complesso, provano due cose: la prima è il tentativo della sinistra di imporre una logica da sempre minoritaria, approfittando della presenza di un premier “democratico”. La seconda è lʼazione di smantellamento dei pilastri su cui si fonda la nostra società. Una società in disordine, senza canoni e senza controlli, una sorta di anarchia mascherata. E allora nessuno si meravigli se gli episodi di bullismo diventano un vanto su facebook (come accaduto per lʼassurda aggressione a una ragazza da parte di una coetanea con calci e pugni nei punti più a rischio, alla presenza di tanti ragazzi che se la ridevano). E nessuno si meravigli se diventa unʼopera dʼarte – come rivelato dal quotidiano Qelsi – una scultura di una giovane artista che (per far notizia) ha rappresentato una bimba completamente nuda, crocifissa come Cristo. Lʼintento voleva essere quello di denunciare le violenze sui minori. Ma lʼimmagine choc fa venire qualche dubbio. Perché a tutto cʼè un limite, anche alla ricerca di notorietà. Nel nome di Tatarella si lavora a un centrodestra compatto e ampio. Rispunta lʼidea delle primarie 2 Secolo d’Italia DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014 Domenico Bruni «Si torna a parlare di una coalizione ampia di centrodestra: era stato lʼobiettivo di Tatarella, vincente. Berlusconi è in campo, il centrodestra deve ricomporre la sua unità partendo dai dati di realtà». Lo ha detto il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, parlando a Bari con i giornalisti e intervenendo allʼinaugurazione della nuova sede elettorale di Forza Italia e a un convegno in ricordo di Pinuccio Tatarella. «Le elezioni europee - ha proseguito Gasparri – sono un momento in cui si vedrà che senza Forza Italia non cʼè una coalizione che possa battere la sinistra e che invece tutti uniti potremo batterla ancora. La sinistra – ha aggiunto – ha una faida interna eterna. La loro incapacità può portare a un tracollo del governo Letta, che per me è già morto. Aspettare un anno le riforme è molto difficile. La sinistra decida cosa vuole fare. Sulla legge elettorale, sulle riforme che riducono numero di parlamentari e aboliscono Senato, noi ci stiamo ma il Pd deve finirla di litigare al suo interno». Dello stesso parere, Raffaele Fitto, che sempre a Bari ha detto che «dobbiamo lavorare per aggregare tutto quello che non è sini- stra. In questo percorso il primo fattore molto positivo è Berlusconi, un punto di riferimento per tutti i moderati italiani». «La gente – ha aggiunto Fitto – ha capito che con Berlusconi ci può essere una prospettiva forte per questo Paese e così attorno a lui cʼè un consenso enorme, nonostante un attacco continuo mediatico e giudiziario. In questo momento, nel ricor- dare Tatarella, credo sia auspicabile seguire il percorso rappresentato dal suo metodo inclusivo di allargamento della coalizione. Dobbiamo tutti dare il massimo contributo». Da parte sua Geatano Quagliariello ritiene che «in una coalizione, per le cariche monocratiche, siano esse di sindaco, presidente di Regione o di Premier, se non cʼè un uscente, la regola deve essere quella che il candidato si nomina attraverso delle primarie». «Questa deve essere – ha aggiunto Quagliariello – una delle regole condivise di un nuovo centrodestra. Perché solo così si evitano quei tavoli, quelle trattative di vertice, quelle interminabili conversazioni che sono state una degli elementi negativi che hanno fatto allontanare i cittadini dalla politica». Le primarie era la strada già indicata da Fratelli dʼItalia e Lega. Renato Berio Venezia non si arrende e difende il diritto di combattere i pregiudizi di ordine sessuale leggendo ai bambini dai 3 ai 6 anni le favole gay, le favole “alternative” frutto dellʼinsana, folle idea della delegata del sindaco Camilla Seibezzi, che ha fatto distribuire questi volumettiin 36 asili nido e in 18 scuole materne. La Serenissima è in fiamme per queste “favole arcobaleno” che potrebbero essere distribuite in tutti gli istituti, usando i bambini più piccoli come cavie per cervellotici, confusi esperimenti pedagogici. Di fatto un “lavaggio di cervello”, lʼimposizione di un modello minoritario che si scontra con i modelli familiari dominanti della stragrande maggioranza dei bambini. Già, ma cosa contano i bambini quando cʼè di mezzo lʼideologia laicista che ora alza il tiro, visto che le giovani menti sono maggiormente permeabili agli imput che vengono dallʼesterno. Guarda caso, però, non siamo solo noi i retrivi e beceri conservatori. Si apprende, infatti, che lo stesso sindaco di Venezia Orsato sia imbarazzato da questʼidea delle favole gay: «Serve tutelare i diritti civili e non fare propaganda». Una bocciatura, con toni soft, ma pur sempre una bocciatura», non molto diversa dalle reazioni del centrodestra che chiedeva unʼimmediata sospensione della distribuzione dei libretti ai bambini. Neanche al sindaco sono piaciute le storielle in essi contenute: cʼè un Papà bis, storia di genitori che si separano introducendo una seconda figura genitoriale, ma cʼè anche E con Tango siamo in tre», dove due pinguini maschi covano un uovo. Non sono un poʼ piccoli i bambini di quella fascia dʼetà per capire i problemi di una separazione, di unʼadozione, di una famiglia con due mamme o due papà, anche se raffigurate da pinguini e pulcini? Questa è propaganda travestita da pedagogia. Cʼè infatti divisione nella stessa maggioranza di sinistra. Molto critica è anche Tiziana Agostini, lʼassessore comunale alle politiche educative: «Non è assolutamente possibile che i materiali arrivino direttamente nelle mani di piccoli e piccolissimi senza una adeguata valutazione dei tecnici e del personale competente». Aggiunge: «Vorrei evitare strumentalizzazioni. I bambini non devono mai essere usati come bandiera politica. E bisogna sempre tener conto delle varie sensibilità della nostra società». Già, non di una sola imposta e conculcata attraverso lʼatto subdolo della lettura di una fiaba. Ma i crociati delle favole gay procedono a oltranza: le famiglie omogenitoriali «sono una realtà che la società italiana non può continuare a ignorare. Sono più di centomila, nel nostro Paese, i figli di genitori omosessuali», afferma lʼassociazione Famiglie Arcobaleno secondo cui é «essenziale che la scuola italiana, frequentata da questi bambini e ragazzi, adotti gli strumenti culturali per assicurare a tutti unʼesistenza felice, a cominciare dai libri di testo». La pretesa sarebbe quella di risolvere il problema dellʼomobobia, che neanche a livello politico gli adulti riescono a risolvere, scaricandolo sui minori da 0 ai sei anni. Due pinguini e un uovo sarebbero la soluzione di un problema culturale così complesso? La prima reazione sarebbe quella di dubitare della lucidità mentale di chi propone queste iniziative. Ma la realtà è che il pressing sulla morale familiare tradizionale e maggioritaria è un piatto ideologico ancora troppo ghiotto. Delirante, poi, Gianfranco Bettin, sociologo e assessore alle Politiche giovanili del comune di Venezia:«È forse un tentativo disperato, ma bisogna provarci malgrado la canea, quello di far ragionare sul vero cuore dellʼiniziativa: allargare i diritti, estendere le tutele e gli spazi a tutti e a tutte, garantire la libertà di scelta e di approccio alla vita e allʼamore». Gli oltre centomila bambini figli di genitori omosessuali meritano tutto il rispetto e le tutele di questo mondo, ma anche i figli di famiglie tradizionali meritano di crescere negli asili e nelle scuole senza confusioni e messaggi per loro destabilizzanti. Con Biancaneve lesbo si estende la tutela dei diritti… Università, continua la fuga dei giovani ricercatori DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014 Secolo d’Italia 3 Nuove frane a Roma: evacuate tre ville a Monte Mario Redazione Fermiamo la fuga dei giovani ricercatori. L'appello lo ha lanciato da Genova il presidente della Crui, Stefano Paleari, snocciolando numeri che confermano l'urgenza di fare qualcosa per arginare il fenomeno. «Le Università italiane negli ultimi quattro anni - ha sottolineato - hanno perso il 15% dei ricercatori, mentre la vita media dei docenti e dei ricercatori è aumentata a 51 anni. Serve un piano nazionale per i giovani, per far sì che i giovani che formiamo fino al dottorato di ricerca non abbiano come unica opportunità fuggire dal nostro Paese». È giusto, per il capo dei rettori, che lo studio universitario, la ricerca, siano aperti e internazionali, «ma non è giusto che sia solo in una direzione, che il nostro Paese investa per formare i giovani, costretti poi a dare il meglio in altri Paesi, è arrivato il momento di parlare di equilibrio tra chi va e chi viene. L'Italia non può perdere il treno, è arrivato il momento che il nostro Paese immagini l'Università come punto di riferimento per i giovani, per una nuova prosperità». E le promesse non bastano più, servono fatti: «Il governo Letta quando ha preso la fiducia a dicembre alla Camera ha detto che entro il 31 marzo avrebbe fatto un Piano per l'Università. Ancora non si vede niente, non siamo ancora al 31 marzo ma ci stiamo molto avvicinando». Anche l'Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani) invoca interventi: «Serve un piano straordinario di reclutamento per i professori associati, riaprire i canali del reclutamento e ridare ai giovani ricercatori una legittima aspettativa di lavoro è oggi più che mai una condizione necessaria alla sopravvivenza e alla riqualificazione dell'Università italiana», spiega. Ma le questioni che agitano il mondo dell'università sono tante. Non ultima quella dell'accesso che carsicamente torna alla ribalta. In questi giorni ha ripreso vigore con il varo del decreto che stabilisce date e modalità dei test. «Il problema della selezione e formazione dei medici va visto nel suo complesso, va riformato e ripensato», ha detto il ministro Maria Chiara Carrozza. D'accordo, ma lei è lì proprio per questo, come mai non fa nulla? «Apra un confronto con gli studenti» dicono, cogliendo la palla la balzo, Udu e Rete degli studenti. Dà loro man forte lil sindacato Flc, secondo cui i test d'ingresso nelle università «sono una barriera d'accesso ai saperi che calpestano i diritti di migliaia di studenti», afferma il segretario generale, Mimmo Pantaleo. Ma Studicentro stigmatizza quella che definisce «la corsa alla speculazione politica e sindacale sul tema». Redazione Camici da lavoro con macchie rosse, a simboleggiare il sangue, appesi a un filo steso davanti all'ingresso del fast food e un altoparlante che diffonde sempre la stessa musica, quasi una sorta di disturbo sonoro. È la modalità della protesta inscenata dai lavoratori del ristorante McDonald's di piazza Municipio a Napoli. La società Napoli Futura che gestisce l'attività ha annunciato 39 licenziamenti. I lavoratori sollecitano la apertura di un tavolo negoziale con il ripristino del rispetto delle regole contrattuali, tra cui part-time, ferie, procedura casse, turni e rispetto del decreto 81 ex 626 su sicurezza e salute. ''L'azienda - sottolinea il sindacato Uiltucs - ha scelto la strada del con- flitto e dell'accantonamento di un corretto sistema di relazioni sindacali, rinnegando accordi sindacali, liberamente sottoscritti dalle parti a tutela dei lavoratori''. I lavoratori chiedono un intervento nella vertenza anche della multinazionale ''che anni fa aveva dichiarato il proprio progetto di crescita ed espansione sui nostri territori attraverso partner di sicura affidabilità''. Guido Freda, amministratore delegato della Napoli Futura srl, società partecipata da Mc Donald's che gestisce la maggior parte dei punti vendita a Napoli e provincia ha chiarito: «Le azioni di lotta annunciate dal sindacato non riguardano solo il locale di piazza Municipio ma anche gli altri punti vendita di Pompei, via Argine, Afragola, Ca- soria dove è stato proclamato uno sciopero nei prossimi giorni. Smentisco che lʼazienda non concede incontri con i sindacati. È attivo un tavolo aperto di confronto presso la Regione». Napoli, camici macchiati di sangue davanti al McDonald's: i lavoratori protestano contro i licenziamenti annunciati Redazione Una frana causata dal maltempo dei giorni scorsi ha interessato, a Roma, la collina di Monte Mario all'altezza della via Panoramica. Gi smottamenti hanno costretto i vigili alla chiusura di via Trionfale. I vigili del fuoco hanno deciso di evacuare in via precauzionale alcuni stabili sovrastanti la parte di collina franata, Si tratta di tre villini dove vivono alcune famiglie. La frana, avvenuta con vari smottamenti nel corso delle ore, ha interessato una grossa sezione di terreno. A oltre una settimana dal nubifragio che ha colpito Roma restano ancora chiuse al traffico altre strade a causa di voragini o smottamenti del terreno. In particolare si registrano particolari disagi nella zona di piazza dei Giochi Delfici dove parte della collina è franata sull'Olimpica. Il sindaco Ignazio Marino ha spiegato che «quello dell'Olimpica è stato il disastro che più mi ha preoccupato perché lì si parla di un'area urbana residenziale e non di abusivismo spontaneo. Ciò è motivo di grande preoccupazione: le barriere anti-rumore della corsia di destra sono state distrutte dal peso del materiale franato». Per le barriere anti-rumore" della tangenziale est all'altezza di Tor di Quinto «saranno smontate, verrà rimosso tutto il materiale che è caduto dalla collina e si costruirà un muro di contenimento di cemento armato di 50 metri. Ma per farlo ci vorranno tra i quattro e i sei mesi». Bosnia sotto choc per le devastazioni dei manifestanti dei giorni scorsi 4 Secolo d’Italia Antonio Pannullo In Bosnia, dove da tre giorni è esplosa con violenza la protesta popolare contro crisi economica e povertà, la notte è trascorsa sostanzialmente tranquilla e senza nuovi incidenti. A Sarajevo, Tuzla, Mostar vi è l'odore acre del fumo che ancora si leva dai palazzi governativi dati alle fiamme in drammatica sequenza da migliaia di manifestanti esasperati per la mancanza di lavoro e di prospettiva economica. Obiettivo delle proteste anche la corruzione e l'inefficienza della classe politica, ritenuta responsabile dello stallo e dell'immobilismo che ritardano le riforme e il cammino europeo della BosniaErzegovina, fanalino di coda tra i Paesi della ex Jugoslavia. Il bilancio degli scontri è di centinaia di feriti, oltre 200 solo a Sarajevo, più della metà poliziotti, una quindicina dei quali sono ricoverati in gravi condizioni. Decine gli arresti fra i dimostranti, fra i quali si sono infiltrati gruppi di hooligan del tifo calcistico più violento, come spesso avviene nei Balcani. La sede del governo cantonale a Sarajevo è stata interamente distrutta dalle fiamme all'interno, e ancora nelle ultime ore vi era un focolaio d'incendio. I vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte per domare le fiamme appiccate anche al palazzo della presidenza collegiale bosniaca. A Mostar è tornata la calma ma la polizia ha arrestato alcuni responsabili dei disordini, compreso un leader sindacalista. Anche a Tuzla, dove la protesta ha preso il via nei giorni scorsi, non si registrano nuovi incidenti. A Sarajevo - che in questi giorni, in coincidenza con i Giochi di Soci, ricorda le Olimpiadi invernali ospitate esattamente trenta anni fa - in tanti hanno invece rivissuto le scene drammatiche della guerra che tra il 1992 e il 1995 causò 100 mila morti e due milioni di profughi. Ma le violenze di queste ore, innescate dalla protesta sociale, non mostrano al momento alcuna connotazione né divisione etnica. La Bosnia, ancora sotto shock dopo le devastazioni durante le proteste sociali scoppiate in tutta la Federazione Bh (entità a maggioranza croato musulmana di Bosnia), sta peraltro cercando faticosamente a tornare alla normalità. Nessuna autorità ha ancora provato a fare le stime dei danni provocati e pochi leader politici che hanno commentato finora gli eventi, affermando in coro che le proteste possono essere comprese, ma che nulla può giustificare violenze e vandalismi. Per l'esponente musulmano della presidenza tripartita Bakir Izetbegovic, «la violenza non è una soluzione, ma almeno obbligherà i politici ad affrontare più seriamente la situazione nel Paese». Quello che sorprende gli analisti è la blanda reazione della comunità internazionale impegnata in Bosnia: le ambasciate occidentali e l'Alto rappresentante Valentin Inzko si sono limitati a esprimere sostegno alla democrazia e alla libera espressione dello malcontento, ma condannando la violenza. Nessuno dei governanti locali, del resto, ha avuto il coraggio di affrontare i manifestanti. Gli esecutivi cantonali di Zenica e Tuzla, secondo le richieste dei dimostranti, si sono comunque dimessi. Redazione Due persone sono morte e nove sono rimaste ferite nel deragliamento di un treno regionale avvenuto nelle ultime ore nelle Alpi dell'Alta Provenza nel sud della Francia. Lo hanno reso noto i vigili del fuoco. Il treno collegava Nizza a Digne-lesBains e ha urtato un masso caduto sulle rotaie. Una carrozza si è ribaltata, secondo le prime indagini. «Un enorme masso è sceso giù dalla montagna e ha urtato il primo vagone. Probabilmente pesava tra le 34 o le 35 tonnellate, poi si è diviso in due pezzi». È la drammatica testimonianza - al quotidiano Nice Matin - di un passeggero che era a bordo del treno regionale deragliato ad Annot. «Fortunatamente i soccorsi sono arrivati dopo cinque minuti», ha aggiunto. Nell'incidente sono morte due donne: una di nazionalità russa e un'altra francese. L'ipotesi del massi è stata confermata anche da Jean Ballester, sindaco di Annot, paesino del dipartimento delle Alpi dell'Alta Provenza. «Uno dei vagoni ha detto Quentin Bonnard, un testimone dell'incidente - è ancora sulle rotaie, mentre l'altro è pericolosamente in bilico trattenuto dagli alberi». I pompieri sono dappertutto, «è impressionante», ha aggiunto un'altra persona. A bordo del treno viaggiavano 34 persone. Immediati riporta anche il quotidiano locale sono arrivati i soccorsi: vigili del fuoco, équipe mediche e un elicottero. Tra i feriti anche il conducente del treno. «Il maltempo, a causa della neve, rende difficile i soccorsi», del deragliamento del treno avvenuto oggi nelle Alpi francesi. Ad affermarlo è stato il ministro dell'Interno francese Manuel Valls, aggiungendo che il titolare dei Trasporti Frédéric Cuvillier «sta seguendo la vicenda in prima persona». In totale 110 vigili del fuoco e 32 mezzi - tra cui due elicotteri vengono impiegati in queste ore per i soccorsi. In capo a poche ore, tutti e 34 i passeggeri del treno deragliato sono stati evacuati. Lo scrive il quotidiano Nice Matin nella sua versione online, citando il procuratore della Repubblica di Digne, Stéphane Kellenberger. Continua invece a rimanere in bilico sul precipizio la vettura uscita fuori dai binari. Masso fa deragliare un treno sulle Alpi francesi, due morti e una decina di feriti DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014 Spagna, respinti alla frontiera circa 1400 immigrati africani Redazione Circa 1.400 immigrati di origine subsahariana hanno tentato durante la notte di venerdì di entrare in territorio spagnolo attraverso la valle che conduce alla frontiera marocchina con l'enclave di Melilla. Il tentativo è stato respinto dalle forze di polizia spagnole e marocchine. Un primo gruppo di 800 immigrati era stato intercettato intorno alle 22 mentre, in colonna, stava avvicinandosi a Melilla, ma è stato bloccato e disperso prima che potesse arrivare alla doppia recinzione alta oltre sei metri. Altri 600 immigrati hanno tentato l'ingresso nei pressi del canale di Rio de Oro, nello stesso punto in cui giovedì era stato sventato un altro tentativo di ingresso. Il delegato del governo spagnolo, Abdelmalik El Barkan, ha detto che è incessante la pressione cui è sottoposta Melilla e che solo il dispositivo di sicurezza messo in atto dalle forze di Spagna e Marocco ha evitato sin qui un esodo di massa, come avvenuto nel 2005. Inoltre, ha denunciato l'attività dei gruppi mafiosi che organizzano i tentativi di emigrazione clandestina. Frattanto si è appreso che è salito a 13 il bilancio delle vittime dell'assalto di giovedì alla frontiera dell'enclave spagnolo di Ceuta, in Marocco, da parte di centinaia di subsahariani che cercavano di passare in territorio europeo. I cadaveri di altre quattro persone sono stati infatti recuperati in acque marocchine vicine alla scogliera frontaliera. Sommozzatori e motovedette della Guardia Civil continuano a perlustrare la zona, alla ricerca di altre possibili vittime. Spagna, i Borbone sulla via del tramonto dopo lo scandalo dell'infanta Cristina SABATO 8 FEBBRAIO 2014 Secolo d’Italia Redazione Dalla democrazia al gossip fino agli scandali giudiziari. La corona di Spagna è sempre più travolta dalla crisi, dopo i lussuosi safari del re, mentre il Paese è in crisi finanziaria, e ora anche dai guai giudiziari che hanno travolto l'infanta Cristina. La secondogenita del re è indagata per frode fiscale per le presunte complicità nelle attività del marito, l'ex campione di pallamano Inaki Urdangarin, accusato di malversazioni per diversi milioni di euro. Per gli spagnoli la data del 23 febbraio del 1981 - quando cioè Juan Carlos sventò il colpo di stato, organizzato da elementi della Guardia Civil e dell'esercito, transitando così la Spagna verso la democrazia - sembra appartenere ad un'altra epoca, al passato, ai libri di storia. I recenti scandali della corona hanno cambiato la prospettiva, suscitando indignazione e scalpore nella popolazione civile, sempre meno monarchica e più repubblicana, mentre lo stesso re, 76 anni, sul trono da 38 anni, mostra oramai i segni della stanchezza e della fatica. Il Paese ha sempre chiuso un occhio di fronte alle sue presunte fughe amorose, alle sue gaffe e al suo carattere esuberante. La Spagna ha sempre lasciato correre. Poi però quel filo che legava i sudditi alla casa reale ha iniziato a sfilacciarsi. Gli spagnoli non hanno perdonato al re il costoso safari in Botswana, con tanto di caccia all'elefante e le sue scuse («Ho fatto un errore, non si ripeterà») non hanno aiutato la monarchia, sempre più in crisi di consensi. E subito si sono diffuse le voci su una sua possibile abdicazione. Alla Zarzuela hanno iniziato a chiedersi se passare lo scettro al figlio Felipe, 46 anni, avrebbe potuto dare maggiore lustro alla corona. Ma le voci sono state prontamente smentite dallo stesso sovrano. Infine lo scandalo dell'Infanta. E non hanno aiutato il trono nemmeno i fischi - sebbene pochi e soffocati - indirizzati allo stesso erede al trono, quando Felipe a fine maggio del 2013 si recò al teatro Liceu di Barcellona per assistere a una rappresentazione. Un principe - secondo i gossip - in crisi coniugale e legato ad una moglie con problemi di anoressia. E da Felipe si è passati alla regina Sofia - fischiata questa volta dai minatori - quando la moglie di Juan Carlos si presentò nelle Asturie per inaugurare un hotel di lusso. Un segnale sonoro rivolto ai Borbone, una casa reale per molti oramai sul viale del tramonto Redazione È di nuovo polemica sui test di ammissione ai corsi universitari a numero chiuso, regolati da un decreto del ministero dell'Università e che riguarda le prove per Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Professioni sanitarie triennali, Architettura. Test che lo scorso anno hanno visto la partecipazione di circa 250 mila studenti. Le associazioni degli studenti, Udu e Rete studenti medi, hanno annunciato proteste e mobilitazioni contro il numero chiuso ma anche perché quest'anno le prove sono anticipate rispetto al finora consueto periodo di settembre: i ragazzi interessati potranno iscriversi ai test a partire dal 12 febbraio fino all'11 marzo e le prove ci saranno tra l'8 e il 10 aprile. Proteste (da parte di Link, Uds e Rete della conoscenza) anche per il taglio del 20% dei posti previsti per medicina. Per quanto riguarda la struttura delle prove d'esame, segnala Alpha Test, non ci sono grandi novità rispetto a quelle del 2013, mentre il numero dei posti disponibili indicato dal ministero, seppure in via ancora provvisoria, delinea una riduzione che potrebbe in alcuni casi risultare corposa. Rimane la conferma della graduatoria nazionale e l'assenza del voto di maturità dal sistema di ammissione. Confermato il numero dei quesiti (60) e il tempo a disposizione (100 minuti). Per il test di Medicina e Odontoiatria e per quello di Veterinaria è previsto un lieve aumento delle domande sulle materie scientifiche, con chimica che passa da 8 a 10 quesiti e Biologia (da 14 a 15) a scapito di quelle di logica (2 quesiti in meno) e cultura generale (1 in meno). Anche ad Architettura, calano di poco logica e cultura generale e salgono storia (+ 2 domande) e matematica/fisica (+1 domanda). Intanto, il Miur ha in via cautelativa inserito nel decreto un taglio di circa il 20% rispetto al 2013, applicato anche per Architettura. Confermata la graduatoria nazionale, che sarà chiusa entro il primo di ottobre. Il decreto non fa alcun riferimento al voto di maturità. 5 Sanità, migliora la situazione nelle regioni che stanno rientrando dal debito Influenza, due milioni a letto, ma il picco deve arrivare Redazione Migliorano i conti e le prestazioni nelle Regioni con i Piani di rientro dal debito sanitario, ma molto ancora si può fare: è il quadro che emerge dall' ultimo monitoraggio sull'assistenza ospedaliera messo a punto dall'ufficio sistema di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria (Siveas) della direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute, per il periodo 2007-2012. In Calabria, ad esempio, il ministero rileva un decremento dell'ospedalizzazione totale a partire dal 2009, accompagnato da una consistente riduzione dei ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza. Gli indicatori evidenziano una quota di anziani assistiti a domicilio ancora inferiore all'atteso. In Campania, lo studio evidenzia un decremento dell'ospedalizzazione totale e del ricorso a ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza, che, tuttavia presentano al 2012 un ampio margine di riduzione. Nel Lazio, viene rilevato un consistente decremento dell'ospedalizzazione totale a partire dal 2009, accompagnato da una significativa riduzione del ricorso a ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza e del tasso di dimissione della popolazione anziana. In Piemonte, il monitoraggio sottolinea come la maggior parte degli indicatori di assistenza ospedaliera presenti valori compresi all'interno degli intervalli di riferimento. Situazione in miglioramento anche in Puglia, dove si nota un consistente decremento dell'ospedalizzazione sia in regime ordinario che in day hospital, che colloca il tasso totale di dimissione lievemente al di sopra del valore di riferimento. Anche in Sicilia è consistente il decremento dell'ospedalizzazione, che nell'ultima annualità risulta lievemente al di sopra del valore di riferimento. Gramazio: sbagliato affidare all'Inps il riconoscimento dell'invalidità civile nel Lazio 6 Secolo d’Italia Redazione «In passato abbiamo già posto lʼattenzione sullʼipotesi della Regione Lazio di una specifica convenzione con lʼInps, per affidare a quest'ultimo le funzioni di accertamento dei requisiti sanitari per il riconoscimento dellʼinvalidità civile, ora di competenza del Ssn-Ssr e quindi delle Asl». Lo dichiara il capogruppo di Forza Italia alla Regione Lazio, Luca Gramazio, che così continua: «Abbiamo già evidenziato tutta la nostra contrarietà e la negatività di questʼipotesi, incomprensibile e sbagliata. Innanzitutto, perché si pone come obiettivo un fantomatico risparmio di 6 milioni di euro. Risparmio che sarebbe, oltreché impreciso, inesistente per la cittadinanza. Inoltre, la Regione non può stipulare una convenzione con lʼInps in tal senso, perché lʼInps è già ente controllore in quanto Commissione medica superiore di verifica per lo Stato nei confronti del Ssn (Servizio Sanitario nazionale) e Ssr (Servizio Sanitario regionale). Quindi lʼInps ricoprirebbe – in tal caso - il ruolo di controllore e controllato. Questo, oltre a essere incompatibile – continua Gramazio – violerebbe costituzionalmente e giuridicamente il principio di terzietà, indipendenza e imparzialità degli organi collegiali pubblici. Inoltre, il decantato risparmio sarebbe solo un miraggio, in quanto lʼInps ha una carenza di perso- nale medico e amministrativo per svolgere questi compiti, e perciò dovrebbe assumere nuovo personale. Quindi, si ripropone il problema in termini di spesa per i cittadini. In passato avevamo già annunciato la nostra proposta per ottimizzare i costi in unʼottica di efficientamento del servizio offerto. Ed era quella di eliminare semplicemente il gettone regionale di 20 e 15 euro lordi per lʼattività svolta dai medici non in regime ordinario, nato per abbattere le liste dʼattesa come incentivo per lʼattività svolta dai medici in surplus, fuori orario. Chiediamo – aggiunge - al presidente Zingaretti di fare chiarezza su un aspetto: infatti, la Asl Rm A e la Asl di Frosinone dovevano essere le prime Asl ad iniziare questa sperimentazione dal primo gennaio. A quel che sappiamo, però, questa iniziativa non sarebbe partita e – a quanto sembra – dovrebbe essere operativa dal primo aprile. In questi quattro mesi, dunque, le visite di accertamento dellʼinvalidità sarebbero ferme (per i cittadini del territorio di queste due Asl), non venendo effettuate né dallʼAsl, né dallʼInps». Redazione Un flash mob al motto “Chiamparino: tante facce, un solo debito! #indebitatorchiampa” per denunciare il solito gioco di carte della Sinistra torinese: questa lʼiniziativa organizzata da Fratelli dʼItalia davanti a Villa Abegg, in occasione delle dimissioni di Sergio Chiamparino dalla presidenza della Compagnia San Paolo. «È il primo gioco di carte in cui si perde sempre: che si cerchi un sindaco, un banchiere, un politico trasversale, ovvero un candidato governatore, è sempre Chiamparino ad avere la meglio. Il sistema delle porte girevoli della Sinistra torinese è quanto mai oliato: si entra e si esce dalla politica alla bisogna, con gran- dissima facilità, ma 4,5 miliardi di debito non si cancellano così facilmente. “La politica non mi mancherà" aveva detto solo un anno e mezzo fa a tutti i giornali: ora, se è vero che alla politica non è affatto mancato, eccolo già pronto a tornare in campo». Ad affermarlo è Agostino Ghiglia, portavoce regionale di Fratelli dʼItalia. «E dire – gli fa eco Roberto Ravello, portavoce provinciale di Fdi – che di motivi per desistere ce ne sarebbero molti: i 4,5 miliardi di debiti maturati sotto la sua guida, che hanno reso Torino la città più indebitata dʼItalia, i 70 milioni di Tne, regalati alla Fiat tra una partita di scopone scientifico e lʼaltra, la voragine Toroc e la recente vi- cenda Murazzi sono solo alcuni esempi dell'eredità targata Chiamparino. Senza considerare che sono trascorsi quasi quarant'anni dal suo primo ruolo politico nel Pci: sarebbe quantomeno auspicabile e doveroso un ricambio generazionale visto che di primarie nessuno a Sinistra sente la necessità». A Palazzo Civico – concludono Maurizio Marrone e Paola Ambrogio, consiglieri comunali di Fdi – non se ne sente certo la mancanza. Anche solo la questione Murazzi grida vendetta: canoni non riscossi per più di 300mila euro con Chiamparino, naturalmente, allʼoscuro di tutto e archiviato, unico su 33 indagati». A Torino “flash mob” di Fratelli d'Italia: «Chiamparino: tante facce un solo debito» DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014 Zullo: «Ampiamente annunciata la crisi dell'Istituto Oncologico di Bari» Redazione «La crisi dellʼIstituto Oncologico di Bari, in cui lunghissime liste dʼattesa si accompagnano a conti pesantemente in rosso, è una inevitabile conseguenza, da noi ampiamente prevista ed annunciata, della inadeguatezza e della ferraginosità di un modello organizzativo palesemente destinato al fallimento». Lo afferma il capogruppo di Pdl-Forza Italia alla Regione Puglia, Ignazio Zullo, che così continua: «Abbiamo detto in tempi non sospetti, e amaramente constatiamo ora, che non si possono scaricare su una dotazione minimale di posti-letto i costi di una struttura concepita per ben altre dimensioni, ivi compreso un management oggi pletorico, in ragione di un ruolo di eccellenza sovra-regionale al quale dovrebbe essere chiamato un Istituto a carattere scientifico. Ciò detto, non si può non rilevare la condizione pre-fallimentare e di abbandono in cui, ad onta dellʼeroica dedizione degli operatori, versano tutti quelli che dovrebbero essere i riferimenti strategici per la Puglia e segnatamente la Bari del futuro. Mentre a noi non resta che rammentare le tante denunce, i tanti appelli, le tante richieste di notizie e chiarimenti le tante proposte costruttive lungimiranti dispersesi nel vento, nella sordità totale di un presidente e di un governo regionale sempre in tuttʼaltre faccende affaccendati». Da Milano a Roma, le star di cinema e tv “invadono” il palcoscenico teatrale Secolo DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014 d’Italia Priscilla Del Ninno Le star di cinema e tv sulla ribalta dal nord al sud del Paese: questo il comune denominatore che unisce, da Milano a Roma, i cartelloni teatrali del fine settimana. Così, se al Golden di Roma Cesare Bocci torna in teatro con Ospiti – la nuova commedia di Angelo Longoni, con Eleonora Ivone e Marco Bonini– protagonista di uno strampalato triangolo tra un misantropo scrittore caduto in disgrazia e appena separato, la vicina di casa, e l'ex della donna, un'altra star di tv e cinema porta sotto i riflettori Penso che un sogno così, spettacolo che, dopo il successo della fiction di Raiuno, vede Beppe Fiorello ancora nei panni di Domenico Modugno. In scena all'Ambra Jovinelli, lo spettacolo, scritto insieme a Vittorio Moroni e diretto da Giampiero Solari, non è soltanto un viaggio nella vita di Modugno, ma anche l'occasione per raccontare fatti, storie e personaggi di un'Italia passata. A Genova, invece, si parte per un doppio viaggio, da figlio a padre e viceversa, ne L'invenzione della solitudine, di scena al Duse, nel monologo allestito da Giorgio Gallione e interpretato da Giuseppe Battiston, dal romanzo dello statunitense Paul Auster. Pubblicato nel 1982, tre anni prima del successo internazionale della Trilogia di New York, il romanzo racconta la “riscoperta” di un padre assente, e del sentimento della paternità, tra gli oggetti della casa vuota del genitore all'indomani della sua scomparsa. Al Verdi di Padova si potrà assistere, invece, a un match tra bugie e potere, davanti al mondo in attesa. Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani tornano sul palco insieme, dopo i successi dei pluripremiati Angels in America e History Boys, per Frost/Nixon, il racconto del duello televisivo del 1977, primo caso storico di televisione-spettacolo, in cui il giornalista britannico David Frost nel '77 riuscì a far capitolare l'ex presidente degli Stati Uniti Richard Nixon sullo scandalo Watergate. Con San Valentino alle porte, poi, non poteva mancare nel carnet teatrale l'amore, che torna in scena a Bologna anche con Lella Costa e Paolo Calabresi, protagonisti 7 di Nuda Proprietà, testo che Emanuela Giordano ha tratto dal romanzo di Lidia Ravera, al Duse da venerdì. A Milano, infine, dopo l'esperimento del Furioso Orlando, Stefano Accorsi riprende in mano il poema dell'Ariosto, questa volta insieme a Marco Baliani, in Giocando con Orlando, in cartellone all'Elfo Puccini. Modà e Neffa: al via la stagione dei concerti live Bianca Conte La melodia rock dei Modà piace decisamente: e dal web al live, passando per la vendita dei cd, le conferme abbondano. Da venerdì è in radio La sua bellezza, il nuovo singolo dei Modà, l'ultimo estratto dal disco multiplatino Gioia... non è mai abbastanza!, che è a sua volta il secondo album più venduto in Italia nel 2013. Un successo cresciuto grazie alle affermazioni sanremesi, quello dei Modà, gruppo capace di mescolare poesia pop e grinta rock in testi che hanno il pregio di arrivare subito al cuore dei giovani. Così il gruppo, forte dell'affermazione “casalinga”, dopo i trecentomila biglietti venduti per il Gioia Tour 2013, si preparano a suonare per la prima volta all'estero a maggio: una prova che internazionalizzerà talento e riscontri. Debutteranno poi negli stadi, a partire da quello della capitale, per concludere con il debutto americano con un concerto nella “Grande Mela”. E allora, i Modà concluderanno l'11 luglio all'Olimpico di Roma e il 19 a San Siro, a Milano. Queste tutte le date del tour: 3 maggio Barcellona (Spagna), 5 maggio Monaco (Germania), 7 maggio Zurigo (Svizzera), 12 maggio Parigi (Francia), 14 maggio Bruxelles (Belgio), 18 maggio Londra (Regno Unito), 21 maggio New York (Usa), 11 luglio Stadio Olimpico Roma, 19 luglio San Siro Milano. Tutt'altro registro, invece, ha guidato il video d'animazione dall'atmosfera onirica e fiabesca che traduce in immagini l'essenzialità e la magia di Per sognare ancora, il nuovo brano di Neffa, tratto dall'ultimo album Molto calmo. La clip, firmata Massimo Montigiani, riassume perfettamente la poetica del cantautore, rapper e produttore discografico italiano Neffa che, contemporaneamente all'uscita della clip, si prepara a partire per il nuovo tour, durante il quale il pubblico potrà ascoltare alcuni brani tratti da Molto calmo e le hit che hanno contraddistinto la sua carriera. Il via da Bologna il 1 marzo. Poi il 7 Firenze, il 14 Roncade (Tv), il 20 Milano, il 28 Roma, il 5 aprile Torino, il 12 Campobasso, il 19 Bari, il 26 Taneto di Gattatico (Re). Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250