Da Banfi a Ozpetek, le mille e una donna di Lunetta Savino
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Da Banfi a Ozpetek, le mille e una donna di Lunetta Savino
LASCITI Chi ha scelto di sostenere FIRC Da Banfi a Ozpetek, le mille e una donna di Lunetta Savino La TV la porta al successo, il cinema la consacra, ma lei resta un’attrice coi piedi per terra a cura di AGNESE GAZZERA ettina si è trasformata in un’arpia. Avranno fatto un bel salto, al cinema, gli spettatori impreparati al ruolo di Lunetta Savino nell’ultimo film di Ferzan Ozpetek, Mine vaganti. Abituati a ricordarla nei panni dell’ingenua Cettina, la domestica di casa Banfi in cinque serie di Un medico in famiglia, l’hanno ritrovata trasformata in una signorotta tutta formalità e apparenze. Una bella sfida per l’attrice barese, che ogni volta che in passato accettava di recitare nella successiva stagione della serie TV doveva vedersela con amici e colleghi pronti a redarguirla: attenGIUSTO ta, Lunetta, non riuscirai SFRUTTARE più a smarcarti da Cettina, LA né a esser presa sul serio in POPOLARITÀ teatro o al cinema. E invece, PER eccola anche sul grande SOSTENERE schermo, scelta dal regista LA RICERCA delle Fate ignoranti e La finestra di fronte. Intanto, lei sfrutta la sua popolarità per sostenere la ricerca sul cancro: è testimonial della campagna lasciti testamentari di FIRC, in cui invita a destinare alla Fondazione una parte C È 36 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2010 della propria eredità. La frase con cui spiega il motivo del suo impegno racconta di una fiaba e del sorriso di un bambino: “Una volta ho registrato una storia per far tornare il sorriso a un bambino malato. Avrei voluto farlo durare per sempre, ma un sorriso può dare solo un momento di serenità a chi affronta una malattia terribile come il cancro. Per questo ho deciso di sostenere AIRC e FIRC”. Così, per lei come per molti altri personaggi pubblici, la notorietà è diventata ben più di un obiettivo legato alla carriera, trasformandosi in uno strumento di altruismo e impegno. Come ha vissuto l’aver raggiunto la popolarità grazie alla TV e non al teatro, dove lavorava da tempo? Come un treno da prendere in corsa, e per fortuna che è passato. Altrimenti avrei continuato la gavetta, lunga e non sempre gratificante. Per di più, la Tv mi ha riaperto le porte del teatro, dandomi la possibilità di riempire le sale. Cinque volte Cettina. Le è rimasta “appiccicata”? Conservo persino qualche suo costume, un paio di scarpe, una vestaglia. Ne ho un ricordo affettuoso, ma UN LASCITO PER LA RICERCA hi sono gli eredi e come vengono stabiliti? Quali sono le quote di riserva a favore dei figli e del coniuge? Come si redige un testamento? C Effettuare un lascito testamentario è molto semplice: – testamento olografo: basta scrivere su un foglio di proprio pugno cosa si vuole destinare (per esempio una somma di denaro) e a chi, datarlo e firmarlo. Il testamento potrà essere poi affidato a una persona di fiducia o a un notaio; – testamento pubblico: viene ricevuto dal notaio alla presenza di due testimoni e poi custodito dal notaio stesso. Con la Guida al testamento, aggiornata secondo le leggi vigenti, effettuare un lascito testamentario è diventato un gesto semplice. E lo può diventare per tutti: basta richiederla gratuitamente contattando tel. 02 79 47 07 www.fondazionefirc.it dei personaggi amati ci si deve liberare, per non essere identificati con loro. Dopo il primo Medico in famiglia molti le suggerivano di lasciare, per non infilarsi in un vicolo cieco. Oggi sappiamo che avevano torto. Ho tenuto i piedi per terra. Sapevo che i ruoli positivi per le donne sono pochi, per di più assegnati sempre alle stesse attrici, e sapevo che se avessi lasciato la fiction non mi si sarebbero aperte grandi porte. Poi mi divertivo, nei panni di Cettina. Che Ozpetek l’abbia scelta per Mine Vaganti è una rivincita su chi la vedeva intrappolata in TV a far la domestica? Io non la vedo così. Ozpetek è un regista intelligente, sceglie gli attori che gli piacciono e che pensa siano adatti ai ruoli. Non ha i pregiudizi di molti altri suoi colleghi. Infatti, Mine Vaganti sta mettendo d’accordo critica e pubblico: è secondo solo ad Alice per incassi ed è già stato venduto in 22 Paesi. Come si è trovata nei panni di una matriarca rigida e impostata? Mi allontanavo finalmente dal cliché della donna materna e comprensiva, per essere al contrario rigida e arroccata sulle mie posizioni. È stata una delle esperienze più coinvolgenti della mia carriera. Presto tornerà in TV con la serie Due mamme di troppo. Andrà in onda in autunno in sei puntate. In scena con me ci sono Angela Finocchiaro e Sabrina Impacciatore, con la partecipazione di Giorgio Pasotti. La trama è diversa da quella dell’omonimo film TV uscito l’anno scorso: io e la Finocchiaro siamo due amiche-nemiche alle prese, a Torino, con difficoltà economiche e con un testamento. Una comicità che si vede poco in Italia. Nella serie Il Figlio della luna era la madre di un ragazzo tetraplegico, una storia vera. Com’è raccontare la malattia sullo schermo? È stata un’esperienza emotivamen- te forte. Volevo onorare una storia vera e trasmetterne l’esemplarità, perché quel tipo di donna potesse far da stimolo per chi vive situazioni analoghe. Mi piace quando le storie sono raccontate con il sorriso, come poi accade nella vita: molti, come quella madre, hanno verso la malattia un approccio vitale, non si piangono addosso. Lei è testimonial della campagna lasciti testamentari a favore di FIRC. Perché questa scelta? Semplicemente perché è una causa importante. Se posso contribuire a far crescere il numero di quanti aderiscono, vuol dire che ho fatto la mia parte. È così difficile, oggi, sentirsi parte di un progetto, che se posso mi unisco volentieri a battaglie importanti, come questa. Che cosa pensa di come si tratta il cancro in Italia, a livello di ricerca o di prevenzione? Credo che soprattutto sui tumori femminili si sia fatto già molto. Io sono molto attenta alla prevenzione, anche perché sento spesso storie di amiche e conoscenti che hanno dovuto affrontare il cancro e so quanto sia difficile. Credo che però si debba insistere ancora. LE BORSE DI FIRC fondi raccolti attraverso i lasciti testamentari, ma anche con il meccanismo del 5 per mille devoluto alla Fondazione italiana per la ricerca sul cancro (FIRC), sono utilizzati in parte per offrire ai giovani un’opportunità di formazione, oltre che per finanziare progetti di ricerca di scienziati con una carriera alle spalle. Anche quest’anno, come sempre, FIRC ha bandito numerose borse di studio per chi desidera completare la propria formazione in laboratori in Italia e all’estero: sono ben 41 le borse triennali e una quella annuale. Tra i parametri ritenuti meritevoli per l’assegnazione, si privilegia la giovane età (a parità di meriti scientifici) e la mobilità, non solo verso l’estero ma anche in Italia, perché lasciare il luogo in cui ci si è formati per confrontarsi con altre realtà è un passo assolutamente necessario per diventare buoni ricercatori. Tutti i bandi sono disponibili all’indirizzo www.fondazionefirc.it. I GIUGNO 2010 | FONDAMENTALE | 37