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Il mercato azionario statunitense segna un nuovo massimo
storico (ma nessuno ne parla)
Kurt Feuerman, 28 settembre 2012
Venerdì 14 settembre 2012 il mercato azionario statunitense ha segnato un nuovo
massimo storico. Un momento… il 14 settembre l’Indice S&P 500 non ha chiuso a
quota 1466? Quindi al di sotto del massimo storico di 1565 punti toccato nel 2007.
Vero. Ma come indica il grafico sottostante, il 14 settembre l’Indice S&P500 Total
Return, che include i dividendi, ha raggiunto un nuovo livello record.
I media finanziari non hanno dato notizia di questo nuovo massimo storico, ma hanno
continuato a concentrarsi su una varietà di problemi, dal fiscal cliff statunitense alla crisi
del debito sovrano nell’area euro. Un silenzio che contrasta fortemente con
l’entusiasmo mediatico scatenato dal superamento della soglia dei 10.000 punti da
parte dell’Indice Dow Jones Industrial Average, verso la fine degli anni novanta.
Questa mancanza di interesse da parte dei media è sintomo di una perdita di fiducia nella strategia buy and hold, che punta
a investire in società ben gestite che offrono dividendi interessanti e a detenerne le azioni per periodi prolungati.
In termini di rendimento totale, il mercato azionario statunitense ha
generato un’ottima performance
Al 28 settembre 2012
Variazioni settimanali degli indici
Fonte: Bloomberg
È innegabile che le strategie buy and hold siano state fortemente penalizzate durante la crisi finanziaria del 2008. In quel
periodo il crollo dei mercati e la successiva fase di forte volatilità hanno indotto molti investitori ad abbandonare i mercati
azionari. Tuttavia, la scelta di ridurre l’esposizione alle azioni nel corso degli ultimi 10 anni, in particolare dopo il 2007, si è
già dimostrata erronea, come illustra chiaramente il grafico.
Una serie di fattori favorevoli
Si è scritto molto sul fatto che il recente rally dei mercati azionari statunitensi sia semplicemente una reazione dei listini alle
aspettative di un nuovo round di allentamento quantitativo da parte della Federal Reserve, ma crediamo che questo
ragionamento non sia corretto. A nostro giudizio, le azioni rimangono interessanti e continuano a beneficiare di una serie di
fattori favorevoli.
• Valutazioni interessanti: rispetto ad altre asset class, in particolare quelle obbligazionarie, le azioni
statunitensi presentano valutazioni estremamente interessanti. A fine agosto il premio per il rischio azionario (la
differenza fra il nostro rendimento atteso delle azioni e il rendimento dei Treasury statunitensi a 10 anni) era
pari all’8,1%, vale a dire quasi il doppio della media a lungo termine calcolata dal 1960.
• Il rally del credito: la ricerca di rendimento da parte degli investitori continua a sostenere il perdurante rally dei
settori correlati al credito. In agosto i rendimenti delle obbligazioni societarie investment grade hanno segnato
un nuovo minimo storico, ed anche i titoli high yield hanno registrato rendimenti vicini ai minimi di sempre. Il
quadro obbligazionario appare particolarmente favorevole per i mercati azionari poiché rende ancora più
interessanti i rendimenti azionari, ma anche perché i bassi tassi di finanziamento rappresentano un fattore
positivo per le imprese.
• Strategie aziendali favorevoli: l’attenuarsi della crisi finanziaria consente a un numero crescente di società di
adottare misure che migliorano il valore per gli azionisti. Quest’anno la crescita degli utili societari ha subito un
rallentamento, ma i dividendi continuano a registrare solidi incrementi. In effetti, anche se in agosto il
rendimento totale dello S&P 500 si è avvicinato al 14%, il dividend yield dell’Indice è rimasto lievemente
superiore ai livelli di inizio anno. Inoltre, le società che versano dividendi sono sempre più numerose, e spesso
i dividendi distribuiti aumentano più rapidamente della crescita degli utili sottostanti.
• Una domanda potenzialmente elevata: gli investitori istituzionali e privati continuano a mantenere
un’esposizione azionaria molto bassa, sebbene questo sia il quarto anno consecutivo di rialzo per il mercato.
La bassa esposizione azionaria degli investitori rappresenta a nostro giudizio un fattore positivo che perdurerà
nel tempo, offrendo un solido supporto sottostante, poiché alla fine i flussi di capitali torneranno verso i mercati
azionari.
Nonostante le difficoltà sul fronte della crescita economica globale, alcuni trend recenti offrono elementi positivi. Per diversi
mesi una vasta gamma di settori ha registrato revisioni al ribasso delle stime di utili, e non ci sorprenderebbe un’inversione
di questa tendenza nel prossimo futuro. Fra i trend macroeconomici che sembrano sostenere la crescita degli utili figurano il
miglioramento del mercato dell’edilizia residenziale, i dati sulle vendite al dettaglio di agosto superiori alle attese e il recente
rimbalzo dell’euro, che a nostro giudizio attenuerà le pressioni sugli utili realizzati nella regione europea. Sul fronte del
rischio, crediamo che occorra prestare attenzione a forti rialzi del prezzi del petrolio e al rallentamento dell’economia cinese.
Le opinioni espresse in questo documento non costituiscono una ricerca, una consulenza finanziaria o una
raccomandazione di investimento e non esprimono necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di
portafoglio di AllianceBernstein.
Kurt Feuerman è SVP/CIO di Select Equities di AllianceBernstein.
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