Saluto introduttivo (Andrea Vismara – Equita SIM) Ringrazio il

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Saluto introduttivo (Andrea Vismara – Equita SIM) Ringrazio il
Milano, 22 gennaio 2015 – Università Bocconi
“Il mercato dei capitali in Italia: un’opportunità per investitori ed imprese”
Saluto introduttivo
(Andrea Vismara – Equita SIM)
Ringrazio il professor Saita e saluto calorosamente a nome di Equita tutti i
partecipanti.
I mercati dei capitali sono una risorsa sempre più importante per le imprese
italiane che hanno finalmente compreso quanto sia essenziale sviluppare fonti
finanziarie alternative al sistema bancario.
Ciononostante, la transizione verso una struttura di funding più bilanciata è ancora
lontana dall’essere compiuta. Il Governatore della Banca d’Italia ha ribadito nel
maggio scorso che “l’indebitamento elevato e la dipendenza dal credito bancario
sono segnali di vulnerabilità finanziaria per le imprese italiane”. Tali indicatori
sono infatti nettamente peggiori in Italia rispetto al resto dell’area Euro ed il
Governatore Visco proseguiva indicando che per raggiungere una leva finanziaria
in linea con la media europea il sistema economico richiederebbe un aumento del
patrimonio di circa 200 miliardi.1
E’ dunque chiaro che incoraggiare lo sviluppo dei mercati finanziari rappresenta
una priorità importante per il nostro paese. Ed è alla luce di ciò che accogliamo
con grande piacere l’opportunità di continuare la nostra cooperazione con
l’Università Bocconi, finalizzata ad analizzare le caratteristiche chiave dei mercati
dei capitali per le imprese italiane ed a proporre iniziative concrete per il loro
miglioramento.
Siamo lieti, inoltre, che le istituzioni italiane abbiano compiuto progressi nel
semplificare l’accesso ai mercati dei capitali per le aziende, migliorando la
regolamentazione per l’emissione di obbligazioni, riducendo gli oneri per le PMI
quotate e concedendo un trattamento fiscale più favorevole per gli emittenti. E,
addirittura, è stata recentemente concessa agli imprenditori la possibilità di
emettere azioni con diritto di voto maggiorato o plurimo, al fine di blindare il
controllo delle loro aziende, un’iniziativa ovviamente invisa agli investitori ma che
dovrebbe rendere più attraente la quotazione in borsa.
A questo punto, le società italiane non hanno davvero più scuse per evitare i
mercati dei capitali e le forme di finanziamento alternative al credito bancario.
È quindi ancor più sconcertante il trattamento riservato agli investitori in titoli
azionari ed obbligazionari quotati ed in particolare a quei soggetti domestici che da
soli investono sistematicamente nelle piccole e medie aziende italiane e che
costituiscono il pilastro essenziale dei mercati dei capitali per le imprese. Questi
investitori sono infatti ignorati e maltrattati dai governi, dalle istituzioni e dai media
italiani, malgrado poi tutti incoerentemente sostengano che l’allocazione di risorse
verso “l’economia reale” italiana dovrebbe essere incrementata.
A titolo di esempio, basta ricordare che l’Italia è l’unico paese, assieme alla
Francia, ad aver adottato la Tobin Tax, che si è dimostrata inutile in termini di
gettito fiscale e dannosa per il mercato azionario italiano. E, addirittura, la Tobin
Tax italiana è stata strutturata in modo tale da incoraggiare un approccio
1 Considerazioni finali del Governatore – Assemblea ordinaria dei partecipanti al capitale - Roma, 30
maggio 2014
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Milano, 22 gennaio 2015 – Università Bocconi
“Il mercato dei capitali in Italia: un’opportunità per investitori ed imprese”
speculativo di brevissimo termine a scapito di investimenti di lungo periodo nelle
aziende italiane.
Gli investimenti nelle imprese sono tassati ad un livello molto più elevato rispetto
agli investimenti in titoli di stato e persino agli investimenti in immobili che, a 5 anni
dall’acquisto, non sono più soggetti a imposte sul capital gain. Ma chiunque invece
impieghi il proprio capitale in azioni o obbligazioni emesse da una impresa che
cresce e crea occupazione, mantenendo l’investimento per due giorni o per 10
anni pagherà sempre la stessa onerosa imposta sul capital gain del 26%, senza
alcuna differenziazione sulla base del periodo dell’investimento.
Questa è evidentemente una distorsione considerevole nelle logiche di
investimento degli individui, particolarmente pericolosa in quanto incoraggia gli
italiani che risparmiano molto ad investire quasi esclusivamente in titoli di stato e
sul mercato immobiliare, a scapito dell’economia reale e della costruzione di un
portafoglio di investimenti diversificato che sia coerente con le loro future esigenze
pensionistiche.
Inoltre, nessuna risorsa economica è stata dedicata da istituzioni pubbliche come
la Cassa Depositi e Prestiti ad un fondo di fondi dedicato alle small-cap quotate,
nonostante i ripetuti richiami del settore finanziario. Sono state dedicate risorse
pubbliche al private equity, al private debt, alle infrastrutture, agli immobili e al
venture capital, insomma a tutte le categorie di investitori tranne che a quelli che
investono in titoli azionari o obbligazionari quotati, che dovrebbero costituire
l’ossatura di un sistema finanziariamente evoluto. E anche le risorse destinate ai
fondi di minibond non sono ancora state allocate, a più di due anni dalla modifica
alla regolamentazione che consente alle imprese di emettere tali strumenti.
Ed infine, i fondi pensione e le casse previdenziali continuano a dedicare una
minima parte dei loro patrimoni alle imprese italiane mentre in altri paesi come il
Giappone, i principali fondi pensione hanno deciso di aumentare drasticamente gli
investimenti in azioni ed obbligazioni domestiche, a sostegno dell’economia
produttiva. Milano Finanza ha recentemente stimato che, nel solo 2014, oltre 100
miliardi di risparmi italiani sono stati investiti in assets stranieri2.
Il risultato di tutto ciò è la mancanza di una base solida di investitori che possa
sostenere la nostra economia, assorbire shock provenienti dall’estero, come negli
ultimi anni, e proteggere il benessere dei futuri pensionati. Alla luce di questi
elementi davvero non riusciamo a comprendere perché gli investitori in azioni ed
obbligazioni italiane non siano una priorità per le nostre istituzioni.
Eppure le istituzioni dovrebbero aver ben presente che gli investitori del mercato
azionario hanno effettivamente salvato il nostro sistema finanziario attraverso un
investimento aggregato negli aumenti di capitale delle banche e società italiane
pari a quasi 70 miliardi di Euro, che è esattamente pari alla media degli esborsi
degli altri principali governi europei per salvare le proprie banche. E quindi non
solo gli investitori hanno salvato le banche italiane ma hanno anche contribuito le
risorse necessarie per evitare ulteriori aumenti fiscali e tagli di spesa pubblica, che
sarebbero stati insostenibili per l’economia italiana.
2 Milano Finanza, 3 gennaio 2015
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Milano, 22 gennaio 2015 – Università Bocconi
“Il mercato dei capitali in Italia: un’opportunità per investitori ed imprese”
Ma dopo la peggior performance del mercato azionario durante gli ultimi anni
eccezione fatta per la Grecia, gli investitori negli strumenti finanziari italiani sono
sempre più rari. Ed a conferma di ciò, è sufficiente notare che il 50% delle
quotazioni sul mercato principale di Borsa Italiana nel 2014 sono fallite, un livello
doppio rispetto agli altri grandi mercati europei. Questo ha impedito a belle società
come Intercos, Fedrigoni e Rottapharm di raggiungere i propri obiettivi attraverso i
mercati dei capitali spingendo alcune di esse a trovare compratori stranieri in
sostituzione del mercato azionario italiano.
Abbiamo dunque bisogno di un’azione politica coordinata del Governo e di Banca
d’Italia in primis e di specifici incentivi per favorire gli investitori nei titoli azionari ed
obbligazionari delle nostre imprese.
Le iniziative necessarie per risolvere queste difficoltà sono evidenti da tempo:
• Bisogna fornire incentivi, incluse esenzioni fiscali, per incoraggiare gli
Italiani ad investire in strumenti azionari ed obbligazionari, con incentivi
maggiori per coloro che sono disponibili ad investire con un orizzonte di
lungo periodo
• Dobbiamo dedicare fondi specializzati, parzialmente sostenuti da soggetti
pubblici, per investire in small cap italiane, simili ai “Venture Capital Trusts”
che nel Regno Unito in 15 anni hanno portato oltre 7 miliardi di Euro alle
loro aziende in forte crescita
• E ancora, è essenziale incoraggiare energicamente le fondazioni bancarie, i
fondi pensione e le casse previdenziali ad aumentare la propria esposizione
all’economia produttiva italiana
• Ed è infine necessario abrogare la Tobin Tax, inutile e distorsiva
Ma più in generale, è arrivato il momento di incoraggiare una cultura dove
l’investimento in titoli quotati non venga associato alla speculazione o definito
rendita finanziaria, con un’accezione evidentemente negativa ed artificialmente
contrapposta agli investimenti produttivi. Gli investimenti finanziari sono infatti la
chiave per la crescita delle nostre imprese e gli investitori sono l’ingrediente
essenziale per un’economia sviluppata: speriamo dunque sinceramente che il
nostro Governo e Banca d’Italia si focalizzino su queste priorità e sviluppino
finalmente un progetto legale e fiscale adeguato.
In questo contesto, per il secondo anno, abbiamo voluto evidenziare l’importanza
dei mercati dei capitali assegnando un premio alle società che li hanno utilizzati
bene nell’ambito delle loro strategia di crescita, con l’aiuto, in qualità di giudici, di
alcune personalità dell’economia italiana che ringrazio calorosamente.
E ancora una volta, ringrazio inoltre a nome di tutta Equita l’Università Bocconi per
questo importante progetto ed in particolare i professori Caselli, Gatti, Gigante e
Chiarella, che hanno redatto lo studio che verrà presentato tra breve, per
l’entusiasmo nel condividere con Equita questo progetto. E desidero ringraziare
infine il Rettore Sironi e gli autorevoli rappresentanti del Ministero dell’Economia,
della Banca d’Italia e delle imprese che nel corso di questo evento porteranno il
loro contributo al dibattito.
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