Le Correlazioni Finanziarie Per correlazione s`intende la relazione

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Le Correlazioni Finanziarie Per correlazione s`intende la relazione
Le Correlazioni Finanziarie
Per correlazione s’intende la relazione che intercorre tra due variabili. In finanza è utile per definire
il legame che ci può essere (o non essere) tra due entità. Se si riesce a stabilire un coefficiente di
correlazione si ottiene una misura statistica della interdipendenza tra due o tra più variabili.
Fondamentalmente, questo coefficiente indica quanto varierà una variabile al variare della o delle
altre.
Il concetto di correlazione appare quindi quanto mai ampio e diversificabile.
Per ordinare questo universo di informazioni, potremo suddividere le correlazioni finanziarie in due
grandi macro gruppi.
1. Le correlazioni operative (o tecniche)
2. Le correlazioni strutturali (economico – finanziarie)
Le correlazioni operative
Di questo primo gruppo fanno parte le correlazioni esistenti tra diversi elementi operativi del
mercato.
Prezzi - Volumi
Sentiment - Dati
Oscillatori - Prezzi
Operatori Professionali – Operatori Retail
…..
Queste sono solo alcune delle innumerevoli correlazioni che è possibile distinguere
quotidianamente sul mercato e che sono utilizzate con grande attenzione e sistematicità dagli
operatori professionali.
Le maggiori variazioni dei prezzi dei diversi strumenti finanziari sono provocate dalle principali
tendenze nelle emozioni del pubblico e degli investitori. Queste emozioni sono il riflesso di precise
attese che ogni singolo operatore matura nei confronti di una specifica variabile e spesso
inconsciamente, nell’atteggiamento che il pubblico degli investitori manterrà nei confronti di queste
attese.
Come vedremo più avanti, esiste un preciso collegamento tra i movimenti primari dei mercati
finanziari (siano essi azionari, obbligazionari o delle commodities) con l’andamento del ciclo
economico. Tuttavia queste correlazioni, molto spesso nel medio – breve periodo, non sono in
grado di spiegare con esattezza i movimenti delle diverse asset class e questo è dovuto ad una serie
di fattori.
Primo fra tutti è che i movimenti dei cicli economici, avvengono sempre in archi temporali medio
lunghi (almeno 6 mesi). Per questo motivo, in attesa che un determinato processo abbia luogo, altre
considerazioni psicologiche (come per esempio evoluzioni nella situazione politica, o fattori
puramente interni, come un’ondata speculativa di acquisti o pressioni di vendita causate da richieste
di ripristino dei margini), possono influenzare il mercato ed avere come effetto ingannevoli
movimenti anche di ampia portata.
Altro elemento è che non sempre i mercati finanziari anticipano con esattezza temporale i processi
economici. Generalmente l’equity si muove con un anticipo temporale nei confronti dell’economia
reale, di 6 – 12 mesi. Ma a volte ed in presenza di forti stress economici, questo non avviene… La
crisi del 29’ o del 1987 ne sono un esempio lampante.
Ultimo elemento determinante è dato dal sentiment maturato dagli investitori. All’interno di un
ciclo economico rialzista, elementi come una tensione politica internazionale, o una crisi inflativa,
possono mutare bruscamente le attese degli investitori, avendo come conseguenza anche improvvise
e significative flessioni.
Quanto appena scritto è particolarmente vero per quanto riguarda il mercato dell’equity, mentre, per
quanto concerne gli assets obbligazionari o delle commodities, il legame con il ciclo economico
risulta meno condizionato dal sentiment degli investitori.
Questo avviene perché a differenze di quanto si registra con gli strumenti azionari, i mercati dei
bonds e delle materie prime, sono quasi esclusivamente dedicati agli operatori professionali che
come tali, dovrebbero essere in grado di ottenere notizie in tempo reale, attendibili e non frutto di
rumors spesso fondati su nulla di concreto. Ma soprattutto, gli investitori istituzionali e/o
professionali, riducono al minimo l’effetto psicologico tipico delle masse poco informate,
utilizzando modelli d’investimento molto rigorosi.
Di seguito un breve elenco delle principali correlazioni tecniche molto osservate dagli operatori
professionali:
1) Le tendenze sane, sono sempre generate da forti incrementi volumetrici.
Nella figura qui sopra è possibile osservare come il bottom dei mercati azionari (in questo
caso il Dow Jones Industrial) di marzo 2003, sia stato registrato con una chiara impennata
volumetrica oltre la media di periodo considerata. Da quel momento si è innescato un
movimento ascendente che a distanza di quasi 5 anni rimane ancora in atto.
Nel 2006 invece, la discesa registrata tra maggio e luglio, è stata caratterizzata da volumi in
decisa contrazione. Questo elemento ha permesso di distinguere il movimento come
semplice correzione di una tendenza rialzista primaria e non come iniziale movimento
d’inversione di un trend di lungo periodo.
2) Uno degli adagi più diffusi tra gli investitori è “compra sul rumor e vendi sulla notizia”.
Questo viene generalmente spiegato dal fatto che si presuppone che gli investitori
istituzionali, siano in possesso di informazioni privilegiate prima ancora che il mercato ne
venga a conoscenza, acquistando (o vendendo) prima che lo stesso valorizzi un dato.
Questo è in parte vero, ma va anche ricordato che la reazione del mercato ad una notizia è
strettamente legata alle aspettative che lo stesso aveva nei suoi riguardi.
Un dato in linea o inferiore alle attese, generalmente origina delle prese di profitto. Un dato
migliore delle attese invece, spesso porta gli investitori ad incrementare la propria
esposizione.
3) Il tempo è un’altra variabile osservata con grande attenzione. In genere più tempo la massa
degli investitori necessiterà per passare da uno stato emotivo ottimistico (toro) ad uno
pessimistico (orso) e viceversa, tanto più lunga ed importante sarà la tendenza che ne
conseguirà
Queste tre regole, nella loro semplicità, rappresentano le basi su cui si fondano le strategie di money
management utilizzate da molti operatori professionali. Questo avviene grazie al fatto che i mercati
finanziari si muovono secondo tendenze, provocate dal cambiamento di attitudine e aspettative da
parte degli investitori, riguardo al ciclo economico. Dal momento che il comportamento degli
investitori tende ad essere ripetitivo di ciclo in ciclo, la comprensione delle relazioni verificatesi nel
passato può essere utile al fine di identificare i principali punti di svolta del mercato.
I movimenti dei mercati ed il ciclo economico
(Le correlazioni strutturali)
Prima di addentrarci nelle specifiche delle relazioni intermarket, è opportuno soffermarsi sulle
correlazioni esistenti tra ciclo economico e diverse asset class.
Le tre macro categorie considerate nella figura sono: il mercato azionario (S), il mercato
obbligazionario (B) ed il mercato dell’oro (G).
La sinusoide rappresenta l’andamento del ciclo economico e la linea orizzontale è la mediana che
suddivide le fase espansive da quelle recessive.
Partendo dalla mediana (crescita 0), il ciclo tende a crescere sino a raggiungere un top. Da questo
punto la forza espansiva dell’economia persiste, ma ad un ritmo più lento rispetto a prima che
rallentando progressivamente arriva a portarsi a 0, tagliando la linea di equilibrio e dando vita ad
una fase recessiva.
Su questo ciclo sono stati indicati i punti di massimo e di minimimo dei sottocicli delle tre asset
class considerate.
E’ quindi facile intuire come il mercato obbligazionario fornisca segnali anticipatori (6-12 mesi)
rispetto al mercato azionario e come lo stesso, sia di fondamentale importanza per cercare di
definire i top futuri che si registreranno sul mercato dell’oro.
La principale caratteristica riscontrabile nello studio dei cicli economici, è che le fasi espansive
durano più a lungo ma hanno angoli di salita meno accentuati, rispetto alle fasi recessive. E’ per
questo motivo che le fasi rialziste del mercato dell’equity e dell’oro e come vedremo tra poco, le
fasi ribassiste del mercato dei bonds, hanno durate normalmente maggiori rispetto alle fasi
ribassiste.
Analisi intermarkets
La premessa base dell’analisi intermarkets, è che tutti i mercati finanziari sono in qualche modo
legati tra di loro, inclusi i mercati internazionali e quelli nazionali.
Queste relazioni sono occasionalmente diverse ma, in una forma o nell’altra, sono sempre presenti.
Ritornando ad esempio, alla relazione col ciclo economico, il prezzo del mercato obbligazionario di
norma, è il primo mercato ad iniziare una fase di rialzo. Ciò avviene di solito dopo che il tasso di
crescita dell’economia, ha già segnato un top di periodo ed il tasso di crescita è ormai prossimo allo
0. In genere più è violenta la contrazione dell’economia, maggiore sarà il potenziale di crescita
degli assets obbligazionari.
Subito dopo aver raggiunto il boom del mercato dei bond, il tasso di discesa dell’economia tende ad
accelerare sino a portarsi sul minimo da cui comincerà a risalire. E’ prima di questo momento che il
mercato dell’equity raggiunge il suo minimo, anticipando come di regola l’economia reale.
A seguito di una confermata ripresa è l’ultimo elemento che abbiamo analizzato, l’oro, a
raggiungere picchi di massimo. In una fase espansiva, i timori inflazionistici tendono a riflettersi
con un progressivo aumento del costo del denaro…e quindi dell’inflazione. L’oro è da sempre
definito come il bene rifugio anticrisi (politiche, finanziarie o inflative che esse siano) e quindi
registrerà picchi massimi di crescita la dove il mercato scommetterà su future e consistenti manovre
restrittive di politica monetaria.
Il legame tra mercato obbligazionario e mercato azionario
Il mercato azionario è influenzato dalle scelte di politica monetaria e conseguentemente dal trend
che i tassi di mercato seguono.
Anche i prezzi dei bonds sono chiaramente influenzati dai tassi d’interesse, attraverso una
correlazione negativa. Questo vuol dire che al salire dell’uno, si registra automaticamente la discesa
dell’altro.
La relazione tra prezzi dei bonds e prezzi dell’equity è quindi diretta e molto utile per cercare di
anticipare i futuri movimenti degli assets azionari.
Questa relazione è vera nel lungo periodo, ma recentemente è accaduto qualcosa che, stante la
peculiarità del periodo esaminato, ha stravolto temporaneamente la correlazione diretta sopra
descritta.
A seguito dello scoppio della bolla internet, tutte le principali Banche Centrali mondiali, hanno
attuato una politica monetaria molto aggressiva, con lo scopo di sostenere l’economia e fornire il
carburante necessario per uscire dal guado.
L’immensa massa di liquidità iniettata nel sistema ha così condizionato le scelte degli operatori e,
nonostante il top sul mercato obbligazionario si sia registrato tra agosto e settembre 2005, solo a
quasi due anni e mezzo di distanza, i mercati azionari stanno dando i primi e concreti segnali di
esaurimento dell’up trend di lungo periodo.
Il legame tra bond e commodities
Se i prezzi delle obbligazioni sono condizionati dalle aspettative d’inflazione (e quindi di politica
monetaria), i prezzi delle commodities invece, vengono considerati un ottimo strumento
anticipatore delle future pressioni inflazionistiche.
Di conseguenza i prezzi delle materie prime (nell’esempio il Greggio - WTI), si comportano in
maniera esattamente contraria rispetto a quanto fatto dai bonds.
Analizzando il grafico proposto è possibile comprendere visivamente quanto alta sia la correlazione
negativa tra le due entità finanziarie, anche se, a onor del vero, è giusto sottolineare che i prezzi
delle commodities sono altresì fortemente condizionati dalla direzione assunta dal dollaro nei
confronti nelle principali valute, essendo esse scambiate esclusivamente in biglietti verdi.
Il legame tra commodities e dollaro USA
Tutte le commodities come detto, vengono negoziate in dollari americani e questo comporta la
creazione di una correlazione negativa tra queste due realtà finanziarie.
Quindi il rialzo del USD ha come primo effetto una contrazione dei prezzi delle commodities.
Tra tutte le commodities l’oro è quello più influenzato dal dollaro (considerato agente inflativo) ed
è per questo che l’oro è universalmente riconosciuto come il bene rifugio per eccellenza.
Ma oltre allo stretto legame con la sua valuta di riferimento, l’oro ha grande importanza in quanto
ritenuto anticipatore dei trends delle principali materie prime.
Quindi per conoscere l’andamento delle commodities sarà necessario studiare l’andamento dell’oro.
Ma per fare questo sarà necessario conoscere con esattezza il trend del dollaro che a sua volta è
strettamente correlato col mercato obbligazionario ( o quello dei tassi d’interesse).
Settori e Gruppi industriali
Naturalmente la correlazione tra attività finanziarie non avviene solo a livello macroeconomico.
Parlando del mercato azionario, esso viene suddiviso in tanti settori che caratterizzano il core
businnes delle società in essi inserite.
Avremo quindi il settore dei bancari, delle utilities, degli industriali, dei farmaceutici, degli
alimentari e tanti altri….
Tutti questi settori vengono ovviamente condizionati da ciò che succede sulla scena mondiale.
Per esempio, se il mercato dei bonds è molto forte e di conseguenza le commodities deboli, è molto
facile che i settori direttamente influenzati dal costo del denaro quali, i finanziari o le utilities,
ottengano sovraperfomances, rispetto al mercato. Mentre quando sono le materie prime ad essere in
up-trend, accade esattamente il contrario. Monitorando la relazione bond-commodities è quindi
possibile prevedere quali saranno i settori che nell’immediato futuro, garantiranno le performances
migliori.
Quanto appena detto tuttavia ha le sue eccezioni:
Un caso dei giorni nostri è fornito dalle utilities che, nonostante l’alto prezzo delle commodities,
continuano a stazionare sui massimi di periodo.
Questa eccezione è spiegata dal fatto che i prezzi dell’energia sono arrivati ai massimi di sempre,
permettendo alle società del settore, di compensare ampiamente le perdite derivanti dagli accresciuti
costi di approvvigionamento e dall’aumentato peso del debito (in quanto il costo del denaro è
progressivamente aumentato), con maggiori ricavi sulle vendite.
Abbiamo trattato ampiamente l’effetto a catena esistente tra bonds, azioni, commodities e dollaro e
come queste influenzino nel dettaglio i diversi settori produttivi.
La conclusione è che le correlazioni economico/finanziarie esistono da sempre e sino a che le leggi
che le governano rimarranno tali, nel lungo periodo queste diranno sempre la verità. Tuttavia, nel
medio-breve periodo, è possibile che fenomeni particolari possano condizionare le variabili in gioco
e lasciar crede che con l’evolversi dell’economia, alcuni legami siano venuti meno.
Raffaele Paolone
Go-Spa consulting Srl