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Outlook sul Mercato Azionario Europeo
Michele Patrí, 24 febbraio 2013
Negli ultimi due mesi i titoli azionari europei hanno registrato una repentina e considerevole
impennata, tuttavia ritengo che essi offrano ancora un’ interessante opportunità di rischiobeneficio e un potenziale di valorizzazione del capitale.
Quanto detto per i titoli azionari europei vale anche per le obbligazioni che in termini assoluti.
Se considero i prezzi delle obbligazioni, dopo le gigantesche misure di stimolo monetario da
parte di tutte le maggiori banche centrali, mi aspetto un limitato margine assoluto di crescita
nell’aumento dei prezzi. Le curve di rendimento hanno raggiunto livelli di compressione molto
alti e adesso offrono rendimenti a scadenza poco interessanti.
Da un punto di vista economico poi, nonostante la percezione generale che i trend di ripresa siano ancora molto fragili, da
parecchi mesi i dati macro effettivi risultano sorprendenti, indicando un aumento delle aspettative di mercato. Come mostra
il grafico in basso, questo trend è presente negli USA e in Cina, ma anche in Europa, dove i segnali dimostrano che il
peggio è ormai alle nostre spalle, benché molti paesi mostrino ancora una certa fragilità.
Dalla crisi finanziaria mondiale iniziata nel 2008 e, più recentemente, durante la crisi dell’area euro, l’investimento azionario
è stato dominato da fattori macro che hanno obbligato gli investitori ad apportare continui aggiustamenti “risk on /risk off”.
Le correlazioni tra titoli aventi analoghi profili di rischio sono state straordinariamente alte, nel senso che la selezione del
titolo o del settore giusto ha avuto un’importanza secondaria. Dopo il famoso discorso del presidente della Banca Centrale
Europea, Mario Draghi, nel luglio dello scorso anno, e delle sue parole “qualunque cosa sia necessaria”, è diventato chiaro
che il rischio di un crollo dell’euro si sta ridimensionando. Da allora, i premi di rischio per gli investimenti nell’area euro sono
crollati.
Una conseguenza importante di questo cambiamento nella percezione del rischio è stata il ritorno a un investimento nei
titoli azionari bottom up, più basato sui fondamentali. A volte ci facciamo fuorviare dal clamore sollevato dal rallentamento
del PIL e da fattori macroeconomici in Europa poco interessanti, soprattutto rispetto ai mercati emergenti. Ma noi
investiamo in aziende, non nelle economie. Quando si acquista un titolo quotato nella borsa di Parigi o di Francoforte non si
sta necessariamente acquistando una partecipazione in un’importante azienda europea. Lo scenario europeo di opportunità
offre anche una scelta interessante di aziende primarie internazionali: società con fondamentali solidi e potenzialità
interessanti. I nomi da individuare sono quelli che offrono la possibilità d’investire su temi e caratteristiche socioeconomiche interessanti al di fuori dell’Europa e che presentano ingenti riserve di liquidità e una solida corporate
governance.
Ultimo, ma non meno importante: le valutazioni. Con un price/earnings 10,5 volte minore e un dividend yield del 4% circa, il
mercato europeo risulta interessante non solo su base storica ma anche in relazione al mercato USA e ai mercati
emergenti.
Cosa significa tutto questo in termini di allocazione di un portafoglio? Nonostante il forte rialzo degli ultimi sei mesi,
riteniamo che un’esposizione al mercato azionario sia ancora strategicamente sensata, e che molte delle grosse
opportunità riguardino singoli titoli anziché ampi settori tematici. Tuttavia, se dovessi indicare alcuni temi generali, un
esempio sarebbe l’orientamento verso i titoli ciclici: società che hanno la probabilità di vedere i loro utili crescere a un ritmo
accelerato non appena l’economia europea si rialza. (Ciò contrasta con quanto affermavo l’anno scorso, quando ero a
favore in un portafoglio più bilanciato).
Al momento, alcuni tra i temi ciclici più interessanti si ritrovano nel settore finanziario, dove i rapporti rischio / beneficio sono
diventati, a mio avviso, sempre più interessanti. Si possono citare come esempio i gestori patrimoniali, ben posizionati per il
prossimo rialzo azionario poiché rappresentano un canale di afflusso dei capitali nel mercato e sono più sensibili alla
ripresa. Oppure alcune banche che, attualmente sottostimate, potrebbero essere riclassificate dal mercato ora che
l’avversione al rischio si attenua e i fondamentali riprendono a essere incoraggianti.
Malgrado lo scenario degli azionari europei si dimostri interessante, non si possono escludere totalmente eventi in grado di
generare volatilità. Negli ultimi dodici mesi abbiamo beneficiato di un fortunato contesto caratterizzato da volatilità piuttosto
bassa, ma in precedenza abbiamo vissuto picchi di volatilità mai visti. Per questa ragione, oltre a focalizzarsi su società
solide, gli investitori devono rimanere flessibili e reattivi in presenza di una situazione di rischio. Noi preferiamo adottare
strategie che consentano ai gestori di portafoglio di aggiustare la loro esposizione al mercato in funzione del rischio
sistemico.
Michele Patrí gestore del comparto European Flexible Equity.
Le opinioni espresse nel presente articolo non sono costituiscono ricerca, consigli di investimento o proposte commerciali e
non rappresentano necessariamente le opinioni di tutto il team di gestione di portafoglio di AllianceBernstein. I risultati
passati delle tipologie di investimento discussi nel presente articolo non sono una garanzia di risultati futuri .
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