il diritto del lavoro in europa. evoluzione e

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il diritto del lavoro in europa. evoluzione e
N O T I Z I E E A P P R O F O N D I M E N T I S U F I S C O L AV O R O E A M M I N I S T R A Z I O N E
OTTOBRE 2006
MENSILE DELLE COOPERATIVE E DELLE SOCIETÀ DI CONSULENZA ADERENTI A LEGACOOP
ANNO XI NUMERO 10
POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZ. IN A.P. D.L.353/2003 (CONV.IN L. 27/02/2004 N.46) ART.1 COMMA 1 DCB-MILANO
EDITORIALE
1 IL DIRITTO DEL LAVORO IN EUROPA.
EVOLUZIONE E PROSPETTIVE
LAVORO E PREVIDENZA
4 ASPETTI LAVORISTICI DEL DECRETO BERSANI
FISCO E TRIBUTI
8 MANOVRA D’ESTATE:
LA TASSAZIONE DEGLI IMMOBILI
12 GIORNI FESTIVI E RITARDATO VERSAMENTO
13 RIMBORSO IVA PER LE AUTO AZIENDALI
NORME E SOCIETÀ
14 L’ENTRATA IN VIGORE DELLE MODIFICHE
ALLA LEGGE FALLIMENTARE
GESTIONE DI IMPRESA
17 CONTROLLO DI GESTIONE: IL FATTORE TEMPO
PRECISIONE O TEMPISMO?
20 UN CASO DI GESTIONE DELL’AZIENDA
DA PARTE DEI SUOI DIPENDENTI
INTERVENTI
24 CONTRATTO NAZIONALE DELLE
COOPERATIVE SOCIALI: LA MUTUALITÀ
PREVALENTE E L’APPLICAZIONE
DELL’ARTICOLO 37!
25 COOPERAZIONE E SOCIETÀ TOSCANA.
UN SIGNIFICATIVO CASO EMBLEMATICO
CONVENZIONI
27 LOMBARDIA: CONVENZIONE
TRA CONFIRCOOP E BANCA
MONTE PASCHI DI SIENA
27 PARTNERSHIP CARSERVER E LEGACOOP
QUESITI
29 PRIVACY E AMMINISTRAZIONE CONDOMINI
30 LIBERA CIRCOLAZIONE LAVORATORI
NEOCOMUNITARI
IL DIRITTO DEL LAVORO
IN EUROPA. EVOLUZIONE
E PROSPETTIVE
di Antonio Panzeri,
Vicepresidente della Commissione
Occupazione e Affari Sociali,
Parlamento Europeo
Nel quadro della Strategia di Lisbona, il
tema del governo delle trasformazioni del
lavoro ed il futuro del diritto del lavoro in
Europa assumono particolare rilevanza.
Per questo si sta aprendo una discussione
a livello europeo circa l’orientamento e
l’evoluzione del diritto del lavoro.
Tale dibattito prende spunto dal procedere
storico del diritto e tenta di indicare le direttrici di marcia per il futuro.
La riflessione si concentra su diversi punti,
dei quali di seguito forniamo una sintetica
illustrazione.
A) Il modello classico del diritto del lavoro
Si parte dalla constatazione della crisi del
modello di regolazione socio-economica
su cui poggia il diritto del lavoro e cioè:
1) rapporto di lavoro tipico (quello salariale);
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EDITORIALE
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Laura Locatelli, Marco Lombardi,
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Angelo Minoia, Valentino Mondellini,
Gian Paolo Orlandi, Pietro Attilio Panzetti,
Patrizia Pichierri, Dario Vedani, Sabina Villa.
A questo numero ha partecipato
con l’editoriale Antonio Panzeri
Vicepresidente della Commissione
Occupazione e Affari Sociali,
Parlamento Europeo.
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Questo numero è stato chiuso in redazione
alle ore 12.00 del giorno 29 settembre 2006
2) sindacato di tipo fordista, organizzazione non più centrata sul mestiere ma
sul settore di attività;
3) stato concertativo che dipende dalla
concorrenza e dotato di meccanismi di
negoziazione sociale.
Le trasformazioni in atto hanno prodotto
la crisi di questo modello su tre versanti:
1) La riorganizzazione del lavoro all’interno delle imprese ha modificato l’assetto
complessivo; ciò ha portato alla determinazione di un rapporto più flessibile
che richiede un continuo apprendistato
lavorativo.
2) Le stesse politiche sindacali hanno modificato la loro funzione non più concentrata solo sui temi del salario e delle
condizioni di lavoro ma anche sull’occupazione, sula sopravvivenza delle
imprese e sul tema della parità.
3) Lo Stato ha, per alcuni versi, abbandonato le politiche economiche Keynesia-
ne, privilegiando il mantenimento delle
condizioni di concorrenza.
Risulta del tutto evidente che, di fronte a
questi cambiamenti, il diritto sociale ha
portato, nel campo socio-economico, esigenze democratiche specifiche che devono essere riformulate alla luce della situazione odierna, cioè pensiamo all’esigenza
della promozione continua di uguaglianza
integrandola con le nuove problematiche
derivanti dal rapporto uomini/donne; la
conservazione delle forme di tutela del lavoratore contro la dipendenza, che assume
inedite forme; la sicurezza individuale che
non può essere vista come eccezionalità,
ma come dato permanente e, infine, i diritti collettivi.
B) Lavoro e rapporto privato
Varie sono le tendenze che caratterizzano
l’evoluzione della nozione di subordinazione. Si registra infatti la tendenza ad un
certo allentamento delle pratiche gerar-
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EDITORIALE
chiche. In realtà, anche se formalmente,
le pratiche di subordinazione tendono ad
allentarsi: la precarizzazione del lavoro,
l’esistenza di una disoccupazione di massa
e le nuove pratiche manageriali possono
determinare un aumento del peso della
subordinazione, che prende le forme più
diverse. Tale evoluzione ha effetti sulla
tutela offerta dal diritto sociale (es.: insicurezza delle persone, sviluppo della zona
grigia, rapporto di lavoro passato nel quadro di imprese a “rete”).
In questa prospettiva quali orientamenti
sono possibili? Penso sia possibile ritornare su alcuni argomenti quali:
1) l’adozione di una più precisa definizione comunitaria della nozione di lavoratore salariato;
2) la conservazione del potere di riqualificazione del rapporto di lavoro da parte
del giudice. Anche per evitare una definizione restrittiva della subordinazione
sulla base di un solo criterio;
3) il consolidamento di uno statuto specifico (più aggiornato) dell’impresa interinale;
4) infine l’applicazione di alcuni istituti
del diritto del lavoro ai lavoratori che
non sono né salariati né imprenditori.
C) Lavoro e statuto professionale
Come ormai si sa da tempo, il modello
fordista di statuto professionale è in via di
decomposizione in almeno quattro punti:
1) la continuità dello statuto era assimilata
con la continuità dello stato di impiego.
La flessibilizzazione mette in crisi interna (o.d.l.) ed esterna (disoccupazione) il modello stesso;
2) l’entrata in campo di altre definizioni di
professione;
3) la pluralizzazione degli statuti;
4) l’unicità del datore di lavoro è messa in
crisi.
È chiaro che in tale ambito bisognerà la-
vorare perché la definizione di Statuto
professionale sia in grado di corrispondere ai cambiamenti ed alle trasformazioni
che sono intervenute.
D) Lavoro e tempi
Sono evidenti gli elementi che hanno
sconvolto e stanno tuttora sconvolgendo la
percezione del tempo sociale.
• Il tempo fordista era un misuratore generale del lavoro, ora nuovi modelli di
produzione e nuovi rapporti di lavoro
cambiano il quadro di riferimento;
• la flessibilizzazione dell’organizzazione
del lavoro comporta una frammentazione del tempo sia in termini collettivi che
individuali;
• infine emerge sempre più una nuova problematica del tempo disponibile che è
inafferrabile in termini fordisti.
In base a questi elementi serve un lavoro attorno all’esigenza di far coesistere il
tempo individuale e quello collettivo sia
con alcuni principi sostanziali e diritti a
livello comunitario, sia attraverso dispositivi collettivi di negoziazione.
E) Lavoro e organizzazione collettiva
La contrattazione collettiva ha mostrato, in
questi anni, un certo dinamismo a livello
europeo nell’estensione degli oggetti della
negoziazione dei soggetti e delle funzioni. Tuttavia questo dinamismo deve essere
messo in rapporto con tre questioni che
sollecitano, oggi, il quadro di riferimento
presente e cioè il tema della rappresentanza, l’architettura della concertazione ed i
nuovi luoghi nei quali deve esercitarsi la
negoziazione (pensiamo all’Europa).
Per questo è necessario poter individuare
una pluralizzazione di questi luoghi e rafforzare gli spazi contrattuali.
Ci sono infine altri due capitoli sui quali
deve avvenire una riflessione nell’ottica di
un aggiornamento del diritto del lavoro in
Europa:
• Il rapporto tra Lavoro e Stato e dunque
tutte le variabili economiche e sociali
(vincoli europei, sovranità a favore dell’EU, ecc.);
• La lotta contro la discriminazione tra
uomini e donne e il rafforzamento delle
misure specifiche e di politiche europee.
Quelli richiamati in questo intervento sono
i punti sui quali si aprirà, nelle prossime
settimane, una discussione e riflessione in
campo europeo.
L’obiettivo è quello di operare un aggiornamento del diritto del lavoro in Europa
che risponda concretamente ai cambiamenti, contribuisca con forza al processo
di integrazione economica e sociale europea e salvaguardi le caratteristiche e la
finalità del modello sociale europeo.