il conformismo dell` anticonformismo

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il conformismo dell` anticonformismo
IL CONFORMISMO DELL' ANTICONFORMISMO
Per Eugène Jonesco sembra fatta la favola « dell'asino, il vecchio, e il fanciullo ». Quando 10 anni fa il padre dell'anticonformismo
debuttò nei teatrini di avanguardia, la critica passatista gridò allo
scandalo; ci fu un vero linciaggio morale, e certamente non potevano bastare gli osanna dei critici avanguardisti per soffocare lo sdegno degli altri.
Il pubblico, sebbene parigino, cioè intellettualmente aperto, generoso, ospitale a tutte le innovazioni anticonformiste, non gli tribu
tò una accoglienza molto favorevole. Fu solo uno sparuto gruppo di
sinistra che più per convenzione, che per convinzione, lo applaudì; cioè
lo stesso che oggi, pur arricchito da quello politicamente indipendente
è il più entusiasta, malgrado Jonesco si sia affrettato a chiarire che, il
suo spirito anticonformista lo porta ad essere, ora, contro il conformismo di sinistra così come, durante la guerra, era contro quello di destra.
Oggi, a dieci anni di distanza, pare che da parte di Jonesco ci
sia stato un ripensamento, (non sappiamo fino a qual punto calcolato; forse avrà capito che stare all'opposizione può essere interes
sante ma certamente scomodo), un riguardare le pi oprie posizioni
togliendo ad esse ciò che di estremistico vi era riducendosi ad un
anticonformismo generalmente accolto anche dai conformisti. E ciò
non senza risultato se si pensa che gli è valso il titolo di autore ufficiale. Ma si capisce che tale ufficialità è dispiaciuta a quella parte della
nouvelle vague sinceramente tale e seriamente preparata che aveva
salutato nello scrittore franco-rumeno il proprio messia.
Accontentati i passatisti, « traditi » gli avanguardisti, la storia è
la stessa, anche se con parti invertite : sdegno ed entusiasmo, entusiasmo e sdegno. Per quello che ci riguarda dobbiamo dire, che nella produzione teatrale di Jonesco, si deve in effetti distinguere una prima
maniera da una successiva e che non condividiamo né l'indignazione
né l'entusiasmo di cui, di volta in volta e da pubblico sempre diverso
è stato fatto segno.
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Eugène Jonesco debuttò con « La cantatrice calva » opera che già
contiene tutti i pregi ed i difetti dell'arte dello scrittore.
Ad essa seguirono « La lezione », « Jaques ovvero la sottomissione », « Le sedie » ecc.
Vi si rileva quella « corrosione » demolizione del linguaggio che
costituisce una delle peculiarità più salienti del Jonesco prima maniera.
Il linguaggio si riduce a suono, (e di questo ci avverte lo stesso
autore ne « La lezione ») ad assonanze, dissonanze, ad un gioco di
equilibrio che sembra stare lì lì per andare in frantumi, ed invece si
rianima ed il gioco ricomincia. Ma non è un gioco se non in apparenza.
Non è virtuosismo : è il modo di « engagement » di Jonesco, è
il suo modo di esprimersi, di partecipare, di ribellarsi ad una realtà
che non condivide, è la sua protesta ad un mondo che gira a vuoto.
Di questo linguaggio egli si serve per le sue filippiche contro la
borghesia conformista, meschina, egoista. La tematica dei suoi drammi è a schema fisso : hanno sempre come punto di partenza un quadro
di vita borghese.
Ne « La cantatrice calva » ci presenta una coppia di coniugi inglesi : tutto è inglese : leggi, cioè, tutto borghese : i coniugi, il giornale,
la pipa, le pantofole e il... fuoco.
Ne « La lezione » satireggia contro la falsa erudizione; in « Jacques
ovvero la sottomissione » il discorso invece si fa più serio, più scoperto, più dolorante. Jacques rappresenta il grido anticonformista
contro una umanità conformista; ma il grido è sterile : si convertirà
anche lui.
Contro queste opere, la critica passatista scatenò i suoi strali avvelenati. A torto. A parte uno spreco intellettualistico che è un po' in
tutte le opere di Jonesco, noi pensiamo, invece, che esse rappresentino
:a parte artisticamente più valida; dove la tesi non soffoca l'ispirazione
ma anzi è sostenuta da questa. E' la parte in cui le intuizioni poetiche
sono le più genuine e felici. Qui lo studio psicologico è profondo e distaccato in modo da cogliere nella sua intierezza la meschinità spirituale dei piccoli borghesi che si dibattono in vaniloqui degeneranti in
sproloqui. Ma a questo punto Jonesco rimaneva isolato, anzi fu tacciato di isolamento, assenteismo, dal resto della realtà storica e sociale.
E' necessario, a questo proposito, una parentesi per chiarire l'errore fondamentale di certa critica contemporanea, per la quale il valore intrinseco di un'opera in genere e teatrale in particolare, è da
commisurare ed è direttamente proporzionale al suo impegno sociale.
E' solo però un atteggiamento di moda, e si è abbondantemente
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dimostrato quanto nuoccia all'estetica poetica la sovrastruttura sociologica.
In questi casi, non si fa né un'opera d'arte (infatti sono pochi coloro che riescono a superare la materia trasfigurandola in poesia) né
un'opera di sociologia. Ma uno spettro dell'una e dell'altra. Ma anche
a prescindere da considerazioni del genere l'accusa a Jonesco di assenteismo rappresenta una pura illazione priva di fondamento. E' forse
non impegnato l'autore di « Les chaises »? Non è la sua una incessante e disperata domanda e ricerca sul significato della vita? Ciò che
conta non è il risultato dell'indagine, che nel nostro caso è senz'altro
negativistico, ma il fatto stesso dell'indagine. Gli interrogativi di Jonesco restano senza una risposta, naufragano tragicamente nel mare
del suo scetticismo. Ma se la risposta è negativa, se la conclusione è
drammatica, in quanto gli uomini sono fatti in un dato modo senza
possibilità di superamento, se la vita non si spiega, ma al massimo si
accetta, (altro addebito al conformismo) non è questa una forma di
partecipazione? Che anzi proprio per questa presa di posizione, a Jonesco si deve rimproverare non l'inesistente assenteismo, ma l'intellettualismo che ne deriva. Comunque, a torto o a ragione, Jonesco
deve aver avvertito il vuoto che gli si faceva attorno e, quindi, si vede
costretto ad intervenire di persona. Ne « Il Rinoceronte » si cita ed
invita il protagonista ad andare a teatro a vedere... Jonesco. Ma qui
l'anticonformismo è diluito, annacquato. La commedia, strutturalmente entra quasi completamente negli schemi tradizionali, perde quella
gagliarda spregiudicatezza che fece della « Cantatrice calva » assolutamente priva di cantatrici e di calve, l'anticommedia, il capolavoro
dei non-senso. L'anticonformismo si borghesizza, diventa programma,
mestiere con tutti i pericoli che tale posizione comporta. Nel « Rinoceronte » tutto è chiaro : sin dalla prima battuta non c'è più niente da
scoprire o da aspettarsi. Jonesco che nelle altre commedie aveva lasciato sempre la parola decisiva annunziata e non detta, balbettata e non
chiarita, qui si scopre. L'elemento fantastico, iperbolico, che altre
volte faceva parte delle sue trovate poetiche, qui non sbalordisce
più tutto è naturale, tutti ci aspettiamo che ad uno ad uno gli abitanti
di quella cittadina diventino rinoceronti. La commedia che è la invettiva contro il conformismo borghese, è, essa stessa, pericolosamente
incrinata dal conformismo. L'intento moraJeggiante ha giocato un
brutto tiro a Jonesco Che ha fatto una commedia priva di verità poetica e falsamente anticonformista. Il discorso è contro il conformismo,
ma la forma e la formula sono conformiste. Anche la conclusione è
meno pessimista di quanto ci aspetteremmo dall'autore di « Jacques
o la sottomissione »: Berenger resiste all'imbestialimento. L'autore ha
rinunziato alle sue conclusioni distruttive si è fatto più possibilista,
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conciliante. E' evidente che egli si dibatte tra il suo congeniale e geniale anticonformismo ed il conformismo che gli si impone. Insomma
Jonesco dovrebbe rinunciare a ciò che di scontato c'è in ogni presa di
posizione come il suo nuovo anticonformismo annacquato, mestierante, intellettualistico, per ritornare alla genuinità di ispirazione e di intenti di una volta, quando, rappresentato dai giovani nei teatrini di periferia dava il suo pìù valido contributo alla poesia, al teatro più di
quanto faccia oggi, che è rappresentato per intere stagioni, nei migliori
teatri di Parigi, Roma, Londra per il piacere degli odiati borghesi.
Il dramma di Jonesco è qui : lo scrittore osannato da un pubblico
convenzionalmente di sinistra, convenzionalmente avarguardista, si
muove come in sabbie mobili : a via di volere scongiurare il pericolo
del conformismo, a furia di volere essere anticonformista a tutti i
costi, di gridarlo, corre il rischio di diventare... il conformista dell'anticonformismo.
ANGIOLA FILIPPONIO
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