Il centrodestra fa il primo gol: stop allʼImu fino a

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Il centrodestra fa il primo gol: stop allʼImu fino a
CON IL PDL
ANNO LXI N.116
Il centrodestra fa il primo gol:
stop allʼImu fino a settembre
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Da Ingroia alla Mannoia,
se questa è “lʼItalia
migliore” teniamoci ben
stretta quella “peggiore”
Girolamo Fragalà
Tutti insieme appassionatamente,
con qualche differenza: al posto
del film cʼè la piazza; al posto
della colonna sonora e della celebre My Favority Things ci sono
Bandiera rossa e Bella ciao; come
attori protagonisti mancano Julie
Andrews e Christopher Plummer
ma ci sono i Comunisti italiani (sì,
proprio loro) con un nutrito gruppo
di intellettuali, sempre gli stessi, i
personaggi che gravitano attorno
a Micromega stretti in uno strano
abbraccio con i grillini. Tutti insieme appassionatamente vanno
alla manifestazione promossa a
Roma dalla Fiom, e cioè dalla
fetta del sindacato più rosso e più
legato alle vecchie logiche, e
hanno anche la faccia tosta di autodefinirsi «lʼItalia migliore». Proprio così, lʼItalia migliore sarebbe
rappresentata da Fiorella Mannoia, lʼugola della sinistra, antiberlusconiana nel sangue, che ha la
presunzione di interpretare il pensiero femminile e di svelare quello
che le donne non dicono; da Gino
Strada, il fondatore di Emergency,
che in uno slancio di grande umanità ed eleganza verbale ha definito Brunetta «esteticamente
incompatibile con Venezia», ironizzando sul suo aspetto fisico; da
Antonio Ingroia, il leader del partito che ha preso una batosta indescrivibile alle elezioni; e
dallʼormai onnipresente Stefano
Rodotà, il predestinato – non si sa
ancora il perché – alla presidenza
della Repubblica e vittima del golpettino istituzionale, almeno a
sentire i grillini. Ma non solo. Tra
gli esponenti dellʼItalia migliore annotano Nichi Vendola, che più
compagno non si può, assieme ai
vertici e ai militanti di Sel; una rappresentanza dei parlamentari Cinque Stelle, che ormai vanno
dappertutto in cerca dellʼIsola che
non cʼè; il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky amato, anche
lui (e non a caso) dai grillini; e con
un tocco spettacolare Andrea Camilleri con il suo Montalbano.
Nellʼelenco mancano i nomi dei
capigruppo dellʼex comico, Ro-
d’Italia
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sabato 18/5/2013
Ex assessore finisce
in manette: rubava anfore
da un relitto romano
RAGAZZI PAG.2
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Il Pdl al ministro Lupi:
Trenitalia discrimina
i viaggiatori del Sud
MORBEGNO PAG.6
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Cocciante e Venditti
nfiammano “The Voice”,
che conferma solidi dati di ascolto
BIANCHINI PAG.7
➼
berta Lombardi e Vito Crimi, assenti
ma solo per impegni già presi, e se
ne sente la mancanza. Gli slogan
sono sempre uguali, il nemico
anche, lʼunione tra il proletariato e i
radical chic un poʼ innaturale ma fa
comodo, il linguaggio e le argomentazioni ricalcano quelle di un
anno fa, che erano le stesse di
quelle di dieci anni fa, che a loro
volta erano le stesse di quelle di
trentʼanni fa. Almeno però danno
una certezza: se loro rappresentano
lʼItalia migliore, preferiamo tenerci
ben stretta quella “peggiore”.
Luca Maurelli
È difficile derubricare le parole di Zanda
alla stregua di una “voce dal sen fuggita”. Troppo di lungo corso è il capogruppo democrat al Senato per poter
così incautamente sdrucciolare sullʼargomento dellʼineleggibilità di Berlusconi.
Oltretutto lo ha detto in unʼintervista allʼAvvenire, cioè comodamente seduto in
pieno assetto di ricezione e trasmissione del pensiero e non di sfuggita davanti a un microfono di passaggio. E poi
Zanda è uomo della Prima Repubblica,
capo della segreteria di Cossiga al
tempo del sequestro Moro. Di quellʼepoca ha ereditato lo stile felpato, lontanissimo anni luce dallʼinconcludente
fracasso da elefanti nelle cristallerie cui
ci ha abituato il bipolarismo muscolare
della Seconda Repubblica. Anche per
questo meraviglia non poco la sua sortita, non a caso immediatamente arpionata dal plauso dei grillini cui non
sembra vero poterla sventolare come
uno scalpo per mettere il Pd con le
spalle al muro su una questione che
sullo sbandato elettorato di quel partito
fa lo stesso effetto del sangue sugli
squali. In altri tempi, ai tempi di Zanda
appunto, le dichiarazioni ufficiali di un
capogruppo impegnavano lʼintero partito. Oggi le logiche sono meno ferree
ma non per questo uno di quel livello
può straparlare come al bar dello sport.
E allora è presumibile che dʼintesa con
il resto del Pd Zanda abbia voluto rendere la pariglia al Pdl, che solo ieri ha
riesumato il dossier intercettazioni.
Questo va per quello. Con la differenza,
tuttʼaltro che trascurabile, che mentre le
proposte dei berlusconiani possono
provocare al massimo lʼorticaria, le repliche dei loro avversari-alleati somigliano a vere e proprie hanno
rappresaglie. Comunque sia, si tratta di
una situazione che sul medio-lungo periodo è fatalmente destinata a sfibrare
definitivamente il già fragile governo
Letta. La condizione di separati in casa
tra Pd e Pdl ben si sarebbe attagliata a
un governo di scopo, con obiettivi limitatissimi da raggiungere in un arco di
tempo breve. Ma quello in carica non
solo non si è dato una scadenza ma intende addirittura mettere in cantiere riforme il cui varo non può essere
previsto prima dei prossimi due anni.
Al punto in cui siamo sʼimpone perciò
una scelta: o si rimodula, limitandolo al
massimo, il raggio dʼazione del governo
oppure si deve trovare il coraggio di
parlare il linguaggio della verità agli italiani e agli elettori dei due schieramenti
in particolare. LʼItalia, la sua economia,
le sue famiglie, le sue imprese non possono assistere ancora a lungo a una
guerriglia quotidiana la cui posta in
gioco è, in definitiva, il titolo dʼapertura
di un tg a futura memoria elettorale. La
gravità della crisi richiede serietà dʼintenti e comportamenti conseguenti. E
solo chi oggi si fa carico di una scelta
sicuramente sgradita ai rispettivi elettorati, avrà titolo domani a parlare in
nome e per conto di tutti gli italiani.
Da Santoro lezioni di moralità a Berlusconi: in cattedra
una prostituta trans che si vanta di non pagare lo Stato
Ex assessore finisce in manette:
rubava anfore da un relitto romano
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Desiree Ragazzi
Ex assessore ai lavori pubblici ed ex corallaro, si era
portato via un bel po' di anfore romane risalenti al I secolo a.C. che erano state
scoperte e repertate con lo
schema del mosaico fotografico dai sommozzatori
dei carabinieri, ma è stato
scoperto. L'uomo, Giovambattista Pesce, 58 anni di
Ceriale (un paesino in provincia di Savona) residente
a Palazzolo sull'Oglio è
stato arrestato. Una delle
anfore che si era portato via
è stata notata per caso da
un appuntato dell'Arma che
stava facendo un sopralluogo in casa dell'ex assessore dopo la denuncia di un
furto. A quel punto è scattata la perquisizione: nell'abitazione di Ceriale i
carabinieri del nucleo tutela
patrimonio culturale di Genova e i carabinieri di Alassio hanno trovato tre anfore
provenienti dai relitti nei
pressi dell'isola della Galli-
nara e l'attrezzatura subacquea del Pesce mentre nella
residenza di Palazzolo sull'Oglio è stata ritrovata l'anfora notata dall'appuntato e
un pc portatile dove erano
conservate le riprese subac-
quee del furto. In procura,
Pesce aveva detto al pubblico ministero di non avere
altre anfore ma appena
uscito dalla procura, secondo gli inquirenti, si è recato a casa dei figli che
vivono a Bologna e qui ha ridotto in cocci una anfora del
I secolo. Cocci e collo dell'anfora sono stati ritrovati
poi dai carabinieri di Bologna. Pesce così è finito in
carcere mentre un imprenditore di Palazzolo sull'Oglio,
subacqueo dilettante e complice dell'ex corallaro, ha
consegnato
spontaneamente ai carabinieri una
delle anfore rubate. Indagati
anche la moglie e i figli di
Pesce. Le due navi romane
cariche di anfore erano state
scoperte dai carabinieri
sommozzatori di Genova nel
2008 a meno 60 e meno 40
metri di profondità e costituiscono uno dei più importanti
ritrovamenti
archeologici
degli ultimi anni. I sommozzatori dell'Arma hanno realizzato
una
“mappa”
fotografica subacquea per
poter censire tutto il vasellame custodito nelle navi,
mappa che si è resa utilissima per ricostruire l'entità
del furto.
Porcellum, “vittoria” di un elettore:
la Cassazione boccia la legge elettorale
Redazione
«Visto che in questo Paese tutti protestano e nessuno si muove, ho preso carta
e penna e mi sono mosso io». È così che
l'avvocato Aldo Bozzi, un semplice «cittadino elettore» di 79 anni, ha messo lui la
leva per scardinare un meccanismo che
si era inceppato. Di fronte allo stallo ha
lanciato una sommossa silenziosa contro
il Porcellum: l'azione legale contro la presidenza del Consiglio e il ministero dell'Interno che ha portato la Corte di
Cassazione a bocciare duramente la
legge elettorale e inviare gli atti alla Consulta. Porta la sua firma il ricorso giudicato
dalla prima sezione civile della Suprema
Corte, in cui ha scritto innanzitutto che il
diritto di voto da quando vige il Porcellum,
è stato espresso secondo modalità che
contraddicono «i principi costituzionali del
voto personale e uguale, libero e segreto»
e «a suffragio universale diretto». Questo
il giudizio suo e degli altri 26 ricorrenti (e
che la Corte ha in larga parte condiviso).
«Tutti amici e colleghi», dice Bozzi, nipote
e omonimo di Aldo Bozzi, deputato liberale che fu presidente della prima bicamerale per le riforme nel 1985 dal suo
studio di Milano. «Non mi chieda per chi
votano perché non lo so. Per quanto mi riguarda basti dire che sono un semplice
avvocato e non ho motivazioni diverse se
non il fatto che viviamo in un Paese civile
e voglio sapere per chi voto». Nonostante
le stroncature nei vari gradi di giudizio,
tutti sfavorevoli, il piccolo drappello di cittadini è andato avanti: «Una volta intrapresa la corsa doveva andare avanti».
Fino all'udienza del 21 marzo, con la camera di consiglio che ha portato alla pronuncia. Dopo la discussione del ricorso il
dispositivo non era stato reso pubblico e
l'esito Bozzi l'ha saputo «dalla stampa».
Nel 2009 l'avvocato Bozzi, in qualità di
semplice elettore, aveva citato in giudizio
davanti al tribunale di Milano la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell'Interno, ma con sentenza del 18
aprile 2011 il tribunale milanese aveva
escluso la «rilevanza giuridica della lesione del diritto di voto» e si era dichiarato
incompetente a giudicare. Bozzi ha quindi
fatto ricorso in appello e la Corte di Milano
ha giudicato la sua istanza inammissibile.
Tutte porte chiuse in faccia. Ora la Consulta dovrà dire la parola definitiva.
Stop all'Imu fino al 31 agosto. Per la cig un miliardo di euro.
Alfano: «La prima palla del governo è andata in gol»
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Redazione
«La prima palla del governo è andata in gol». Un «soddisfattissimo»
Angelino Alfano commenta l'esito
del Consiglio dei ministri in cui
erano in ballo misure decisive. La
prima rata Imu sulla prima casa
viene sospesa fino al 16 settembre.
Nessuna sospensione per gli immobili di pregio, invece lo stop riguarderebbe i terreni agricoli. È
prevista, comunque, anche una
clausola di salvaguardia: il governo
farà la riforma entro 31 agosto o si
pagherà il 16 settembre. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta,
ha detto che l'itenzione è di fare in
fretta, il provvediemento sarà presentato alle Camere «nei tempi più
rapidi possibili» e ha aggiunto un'altra buona notizia, che le risorse per
la cassa integrazione in deroga
raggiungeranno il miliardo di euro,
e non gli 800 milioni, come era
stato anticipato dai quotidiani.
Quindi sarebbero state trovate ulteriori soldi per dare ossigeno a lavoratori e imprese. La sospensione
del pagamento riguarderà la prima
casa con le relative pertinenze (garage, cantine, ecc.) escluse le ville,
i castelli, e gli immobili signorili e di
pregio. Non si verserà la rata di giugno neanche per gli immobili residenziali concessi a famiglie a
basso reddito utilizzati come abitazioni principali, gli alloggi regolarmente assegnati dagli Istituti
autonomi per le case popolari
(Iacp) o dagli enti di edilizia residenziale pubblica con le stesse finalità degli Iacp. E veniamo al
capitolo coperture di spesa: fondi
comunitari, stanziamenti per la formazione, una quota delle risorse
destinate alla decontribuzione di
secondo livello e tagli selettivi sui
ministeri. Da qui si attingerà per il
rifinanziamento della cig in deroga.
Il Consiglio dei ministri ha anche
spostato dal 31 luglio al 31 dicembre la scadenza dei contratti per i
precari della pubblica amministrazione. E ha approvato l'eliminazione dei doppi stipendi per i
membri del governo già parlamen-
tari. Ha spiegato il premier. «È un
intervento strutturale che riguarda
anche il futuro: il parlamentare che
svolge la funzione di ministro deve
sapere che gli basta lo stipendio da
parlamentare. Il governo vuole dare
un messaggio molto forte». Nel decreto varato ci sono «passaggi
molto importanti, come la norma
che fa ripartire la logica dei contratti
di solidarietà, altro strumento importante per venire incontro a lavoratori e imprese», ha detto Letta al
termine del Cdm nel quale ha poi
annunciato il nome di Daniele
Franco come nuovo Ragioniere
dello Stato.
Redazione
Il futuro è nero per i giovani europei, anzi, nerissimo nel terreno
oggi friabile del lavoro e dell'economia. E a guidare la classifica del
pessimismo sono di gran lunga i
giovani italiani. Si respira invece
un minimo di ottimismo, tra i ragazzi del vecchio continente, nelle
relazioni umane, nella salute e
nella possibilità di vivere in un
mondo in pace e più pulito. A prendere il polso alla gioventù europea
è stato l'istituto Gallup tramite
5.500 interviste telefoniche a ragazzi di più di 15 anni di Italia, Germania, Francia, Spagna, Polonia e
Gran Bretagna, i sei Paesi che raccolgono il 70% della popolazione
comunitaria. Il risultato, confrontato con un'analoga indagine
svolta nel 2011, dipinge un continente pessimista: «Gli ultimi dati di
Gallup mostrano che l'ottimismo è
collassato», è l'analisi di Debating
Europe, il think tank che ha presentato lo studio. A pesare la situazione economica con la
certificazione che, per la prima
volta dalla fine della seconda
Guerra Mondiale, le nuove generazioni pensano che vivranno peggio,
in
particolare
economicamente, dei loro genitori.
A guidare la caduta dell'ottimismo
gli italiani: il 92% è convinto che
avrà meno possibilità di avere un
lavoro sicuro dei loro genitori, contro il 78% degli spagnoli (che pure
vantano una disoccupazione superiore), il 71% dei francesi, il 63%
dei britannici e il 62% di tedeschi e
polacchi. L'87% dei giovani italiani
pensa che non avrà un lavoro soddisfacente, il 93% che non avrà
Gasparri:
no al Mattarellum.
Brunetta:
ok alla mini-riforma
Sul futuro i più pessimisti sono i giovani italiani
Redazione
«Cambiamo subito la legge elettorale con una “mini-riforma”, per
essere pronti se si dovesse tornare a votare, ma nel frattempo
avviamo le riforme costituzionali». Il capogruppo del Pdl alla
Camera Renato Brunetta dice sì
alla “clausola di salvaguardia”
proposta dal governo. E propone
di modificare “subito” il Porcellum
seguendo le “prescrizioni” della
Consulta con un intervento sul
premio di maggioranza. No invece alle preferenze: «In Europa
non ci sono da nessuna parte e
quindi non le auspico». «Il problema, secondo le prescrizioni
della Corte Costituzionale, è il
premio di maggioranza – ha sottolineato –Attualmente il premio
garantisce a chi vince di avere
più del 50% dei seggi. Ma questo funzionava quando le coalizioni potevano aspirare a oltre il
40% dei voti. Oggi è francamente insopportabile che chi ha
vinto con il 29% dei voti abbia un
premio di oltre 24 punti». L'altro
problema è quello del diverso
calcolo del premio di maggioranza tra Camera e Senato «che
può produrre ingovernabilità».
Per Maurizio Gasparri: «La legge
elettorale va cambiata ma non è
il ritorno al Mattarellum la soluzione che potrebbe garantire più
libertà di scelta agli elettori. Era
una pessima legge e non tornerà. Altri sono i metodi per dare
più peso alla scelta dei cittadini.
Non certo collegi dove paracadutare notabili».
una pensione sicura e il 92% che
avrà un salario minore di chi l'ha
messo al mondo. Gli italiani sono
anche i meno ottimisti sull'ambiente:
il 61% crede che vivrà in un mondo
meno pulito di quello dei genitori, il
63% che il mondo sarà meno pacifico e sicuro (in controtendenza con
i pari età degli altri Paesi), il 51%
che avrà una vita più corta e meno
sana.
Ruby in aula ascoltata sulle notti di Arcore:
«Si ballava, ma non cʼera alcun tipo di contatto»
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Bianca Conte
Ruby, la giovane marocchina al
centro dei processi milanesi sui
presunti festini a luci rosse ad Arcore, ieri è tornata in Tribunale a
Milano per testimoniare nel dibattimento a carico di Emilio Fede, Lele
Mora e Nicole Minetti. La ragazza,
convocata dai giudici della V Sezione Penale, si è presentata accompagnata dal suo compagno
Luca Risso e dai suoi due avvocati, Paola Boccardi e Daniela Damiano. Nuovo round processuale,
dunque, con la giovane marocchina al banco in veste di testimone, e rispetto alle cui
dichiarazioni i legali di Minetti e
Fede hanno negato il consenso all'acquisizione dei verbali da lei resi
in fase di indagini. L'ex agente dei
vip Lele Mora, presente anche lui
in aula ieri mattina, riguardo a
Ruby ha sostenuto invece che
«nessuno sapeva fosse minorenne, nemmeno io. Lei ha detto
che aveva 24 anni ed è esibito agli
atti»: una dichiarazione rilasciata
dopo aver negato di essere stato
lui ad avvertire l'ex premier della
minor età di Ruby, a differenza di
quel che invece ha sostenuto Ilda
Boccassini nella sua requisitoria
nel dibattimento a carico del Cavaliere. La cronaca dell'udienza, per il
resto, è la riproposizione di un copione già sentito: le cene con balletti in abiti succinti e sexi. «Le
ragazze si avvicinavano in modo
sensuale, ammiccando, si alzavano le gonne e facevano balletti,
ma non cʼera alcun tipo di con-
tatto....», ha ricordato ancora una
volta Ruby, che ha raccontato di
essere andata ad Arcore «almeno
6-7-8 volte»: «Allʼinizio mi telefonava Berlusconi, poi chiamavo io
per sapere se cʼerano delle
cene...». Una ricostruzione partita
dagli albori del suo arrivo a Milano,
dopo il concorso di bellezza a Taormina dove aveva conosciuto
Fede; quindi l'approdo ad Arcore,
un primo invito, un secondo, e così
via. Ruby Rubacuori, al secolo Karima El Mahroug, ha anche specificato che quando è stata invitata a
dormire in villa, «è rimasta da sola
in una stanza». Nulla di particolarmente inedito: a parte il fatto che
nel corso dell'udienza mattutina di
ieri, in un passaggio della sua testimonianza Ruby ha indirettamente accusato il pm di Milano,
adombrando il dubbio che i magistrati l'abbiano interrogata più volte
rispetto a quelle ufficialmente verbalizzate, ma poi, dopo l'intervento
del giudice che le ha fatto notare
che stava dicendo una cosa grave,
la giovane marocchina ha fatto retromarcia. Infine, prima della sospensione per la pausa pranzo, la
teste ha raccontato di aver ricevuto
trentamila euro da Giuseppe Spinelli, il collaboratore di Silvio Berlusconi, per realizzare «un sogno»:
aprire un centro estetico in via
della Spiga, a Milano. Il resto è un
incubo giudiziario senza fine.
Redazione
È cinese la maggior parte dei prodotti
non sicuri - soprattutto vestiti (34%),
giocattoli (19%) ed elettrodomestici
(11%) - segnalati in Europa, e il loro
numero è in continua crescita. Secondo i dati del rapporto annuale
Rapex, il meccanismo di allerta Ue
per le merci pericolose, nel 2012 le
segnalazioni sono salite del 26% rispetto al 2011 (unico anno in cui
erano calate) ed è salita anche la
percentuale di quelle provenienti
dalla Cina, ben il 58% contro il 54%
di un anno prima. «Dato il volume di
export cinese in Europa, sono cifre
ancora ragionevoli», ha affermato il
commissario Ue ai consumatori
Tonio Borg, ricordando per esempio
che il 93% dei giocattoli provengono
dalla Cina. In ogni caso – ha assicurato – «Ue e Cina collaborano stret-
tamente» e presto verranno diffusi
presso produttori cinesi ed importatori europei video ad hoc per fornire
loro informazioni sulla sicurezza dei
prodotti. Tra le merci ritirate dal mercato ci sono per esempio vestitini per
bambini con cordini o decorazioni
che potrebbero portare allo strangolamento o al soffocamento, oppure
costumi o parrucche giocattolo infiammabili, ma anche laser troppo
potenti che possono ferire gli occhi o
tessuti contenenti sostanze chimiche
vietate. I Paesi da cui proviene il
maggior numero (pari al 56%) delle
2.278 segnalazioni del 2012 sono
l'Ungheria (15%), la Bulgaria (14%),
la Spagna (10%), la Germania (9%)
e la Gran Bretagna (8%). L'Italia ha
segnalato 54 casi di merci pericolose, pari al 3% del totale, mentre
sono 49 i casi di prodotti italiani non
a norma, ugualmente pari al 3% del
totale, che sono stati notificati a
Rapex. Ben l'11% dei prodotti pericolosi, invece, si è rivelato essere di
origine sconosciuta. «Per questo abbiamo proposto insieme al commissario Tajani l'obbligo dell'etichettatura
d'origine dei prodotti», ha ricordato
Borg. Questa deve però ancora essere approvata da Europarlamento e
Consiglio.
Insicuri il 58 per cento dei prodotti
provenienti dalla Cina
Sacconi: ok
al percorso
Alesina-Giavazzi
per la crescita
Antonio La Caria
«Alesina e Giavazzi descrivono sul
Corriere un'ipotesi interessante e
praticabile che consiste in un per-
corso della disciplina di bilancio funzionale
alla
crescita
e
all'occupazione, a un modo di rispettare i vincoli e di utilizzare gli
strumenti dell'Unione che non generi ulteriore depressione. L'Italia è
nella condizione di praticare un credibile piano poliennale di riduzione
strutturale delle spese, quale “copertura” di un'immediata riduzione
della tassazione sugli immobili e sul
lavoro». Lo afferma Maurizio Sacconi, senatore del Pdl, commentando il fondo apparso ieri sul
Corriere della Sera a firma Alberto
Alesina e Francesco Giavazzi e titolato “Quel 3 per cento non sia un
tabù”. «Lo strumento – spiega l'ex
ministro – dovrebbe essere il federalismo fiscale attraverso costi e
fabbisogni standard per sanità e
municipalità nelle loro macroaree di
spesa. Si tratterebbe cioé di attuare
una legge che c'è secondo parametri già tutti o quasi disponibili. E
su quell'onda altri analoghi percorsi,
come la concentrazione delle sedi
e l'adozione di analoghi costi standard per le università, potrebbero
essere praticati e accettati». Per
Sacconi «il governo Letta può varare un piano di affidabili tagli di
spesa e in base a essi chiedere
una rimodulazione del patto con
Bruxelles in funzione della crescita
sostenuta dalla riduzione della
pressione fiscale. Così come chiedere di aiutare la ricapitalizzazione
delle banche attraverso il fondo europeo che concorriamo a finanziare».
Obama incontra Erdogan: per la Siria
non c'è una formula magica
5
Antonio Pannullo
Per risolvere la tragedia siriana non esiste alcuna formula magica. Barack Obama,
dopo un vertice alla Casa
Bianca con il premier turco
Erdogan, parla chiaro. L'uso
di armi chimiche da parte del
regime di Damasco deve ancora essere provato, ma gli
Usa hanno in tal caso davanti
un ampio raggio di opzioni,
sia diplomatiche che militari.
La cosa più importante comunque, ha affermato, è
«mantenere e aumentare la
pressione sul regime del presidente Bashar al Assad, che
prima se ne va, e meglio è».
Sono ancora le armi chimiche
a tenere banco nella discussione dopo che la Bbc rilancia
alcune testimonianze raccolte
in Siria che sembrano rafforzare le ipotesi di un loro utilizzo da parte del regime. C'è
chi parla di elicotteri che in
due occasioni avrebbero
sganciato contenitori di gas
velenosi, medici che riferiscono di otto persone ricoverate con problemi respiratori.
Anche se l'emittente ci tiene a
precisare che non è possibile
verificare l'attendibilità delle
informazioni. Al termine di un
faccia a faccia più lungo del
previsto con l'alleato turco,
con cui Obama ha anche un
buon rapporto personale, il
presidente americano è tornato ancora una volta sulla
"linea rossa". Abbiamo le
prove che sono state usate,
ha detto, ma sono necessarie
ulteriori informazioni, più specifiche. Ma anche Erdogan,
dopo aver detto a una tv Usa
che la "linea rossa" è stata
superata diverso tempo fa, su
questo punto è stato oggi prudente, sottolineando che tutte
le informazioni di intelligence
sono condivise tra gli alleati.
A lanciare un avvertimento ad
Assad è stato intanto Israele
che attraverso una fonte al
“New York Times” ha voluto ribadire che nuovi trasferimenti
di armi a Hezbollah innescheranno nuove ritorsioni così
come l'eventuale decisione di
Assad di attaccare lo Stato
ebraico. Un concetto ribadito
dal ministro della Difesa
Moshe Yalon nel suo colloquio con il direttore della Cia
John Brennon piombato a Tel
Aviv per consultazioni a sorpresa.
Redazione
È morto l'ex dittatore Jorge
Rafael Videla, il maggior nemico del peronismo. Aveva
87 anni ed è deceduto nel
carcere di Marcos Paz dove
stava scontando la pena dell'ergastolo. Generale dell'esercito era stato a capo
della giunta militare argentina dal 1976 al 1981 ed arrivò al potere con un colpo di
stato ai danni di Isabelita
Perón. Era stato poi condannato a due ergastoli e cinquant'anni di carcere per vari
crimini contro l'umanità, tra i
quali l'assassinio e la tortura
di trentamila persone e il
“furto di neonati” nell'ambito
della tragedia dei “desaparecidos”. Videla aveva avuto un
malore giovedì sera e non
aveva voluto cenare, ha rac-
contato alla stampa militare
la moglie, Cecilia Pando. Il
suo governo fu contrassegnato dalle violazioni dei diritti umani e anche da
contrasti frontalieri con il Cile
che per poco non sfociarono
in una guerra. Uno degli ultimi motivi di contrasto col
Cile era costituito dal possesso di tre isole nel Canale
di Beagle (Picton, Lennox e
Nueva). Sul finire del 1978, i
due paesi sudamericani furono molto vicini a un conflitto armato che fu evitato
solo grazie all'intervento di
Papa Giovanni Paolo II. La
notizia della sua morte ha
provocato reazioni varie da
parte della stampa argentina.
«È deceduto Videla, responsabile di un genocidio», è
uno dei titoli della tv di Bue-
nos Aires. «Era l'ultimo dei
dittatori ancora in vita ed era
stato il leader della giunta militare responsabile del golpe,
il 24 marzo del 1976, contro
Isabel Perón, la vedova di
Juan Domingo Peron», ha ricordato un quotidiano locale.
È morto l'ex dittatore Videla,
il peggior nemico del peronismo
“Heil Hitler” in aula.
Espulso deputato
filo-nazista greco
Redazione
Un deputato del partito di
estrema destra Chrysi Avghì
(Alba Dorata, filonazista), Panayiotis Iliopoulos, è stato
espulso dall'aula del Parlamento greco per aver usato
espressioni sprezzanti nei
confronti di altri parlamentari.
Lo riferisce il quotidiano online
Kathimerini, precisando che
durante il tumulto é risuonato
in aula anche il grido “heil Hitler”, esclamato non si sa bene
da chi. Yiannis Dragasakis, un
deputato del partito Syriza (sinistra radicale) che presiedeva
la seduta, ha chiesto l'intervento degli uomini della sicurezza per allontanare dall'aula
Iliopoulos dopo che questi, riferendosi al leader di Syriza
Alexis Tsipras, aveva affermato che «il signor Alexis sta
preparando una domanda tranello per il premier» e che «sta
dormendo il sonno dei giusti»
sognando di risvegliarsi sulla
poltrona di primo ministro al
posto di Antonis Samaras. Nonostante sia stato rimproverato da Dragasakis per il suo
linguaggio insolente, Iliopoulos
ha proseguito definendo altri
parlamentari «squallidi venduti» e «capre». L'esponente
di Alba Dorata, continuando ad
inveire, ha quindi lasciato
l'aula insieme con altri deputati
del suo partito mentre si udivano alcuni “heil Hitler”, non si
sa se scanditi dall'ultradestra o
in tono sarcastico dai banchi
avversi.
Il Pdl al ministro Lupi: Trenitalia
discrimina i viaggiatori del Sud
6
Federico Morbegno
Il consigliere del Pdl alla Regione Puglia Saverio Congedo esprime pieno
sostegno allʼiniziativa dellʼassociazione Carpe Diem che chiede lʼintervento del ministro delle Infrastrutture
e dei Trasporti, Maurizio Lupi, e del
suo vice, Vincenzo De Luca, in merito al trattamento riservato da Trenitalia alla parte meridionale dell'Italia.
«La denuncia che giunge dai giovani
dellʼassociazione Carpe Diem sulla
disparità di trattamento per chi viaggia da e verso il Sud, rispetto alla restante parte del territorio – sostiene
Congedo – è assolutamente fondata
e merita risposta. Quello di destinare
mezzi meno confortevoli ed offrire
una peggiore qualità di trattamento a
parità di costo, per la tratta Lecce–
Roma rispetto ad altre analoghe
tratte del Nord, non è un caso isolato,
ma uno dei tanti episodi di discriminazione verso i cittadini del Mezzogiorno e, segnatamente, del Salento
e della Puglia. Una politica da parte
di Trenitalia fortemente lesiva del diritto alla parità di trattamento e al diritto alla mobilità di milioni di cittadini,
che deve essere contrastata con
estrema decisione in tutte le sedi».
«Noi giovani – denuncia Carpe Diem
– non possiamo più tollerare questo
classismo che divide l'Italia dei trasporti su ferrovia in due parti: da un
lato il Sud, dove non c'è l'alta velocità
e viaggiano treni vecchi di anni con
servizi scadenti, dall'altro il CentroNord, dove l'alta velocità è diffusa
ovunque e viaggiano moderni treni
dotati del massimo comfort. Riteniamo assolutamente poco plausibili
le motivazioni date dall'amministra-
tore delegato di Trenitalia, Moretti,
che ritiene le tratte del Sud poco frequentate per giustificare un investimento che possa portare all'alta
velocità. Le dichiarazioni di Moretti
sono un insulto all'intelligenza di tutti
noi e possono essere tranquillamente
smontate dai sottoscritti, che utilizzano in maniera frequente la linea
Lecce-Roma e Roma-Lecce: nonostante gli esorbitanti prezzi imposti, i
treni sono sempre affollati. Dunque,
perché non investire sull'alta velocità
anche al Sud? Il problema più annoso, però, risulta essere un altro,
ossia la vergognosa truffa perpetrata
ai danni del cliente che usufruisce del
treno FrecciArgento sulla tratta di cui
sopra: un treno vecchio, trascurato,
carente nei servizi, con un bar che inspiegabilmente interrompe la sua attività da Bari in giù (lasciando
scoperta la tratta fino a Lecce ovvero
quasi due ore senza ristorazione, ennesimo scempio perpetrato inutilmente ai nostri danni). Totalmente
diverso dal treno FrecciArgento che
percorre la tratta Roma-Venezia, da
noi recentemente utilizzato: un treno
moderno, pulitissimo, con vari monitor di bordo in ogni carrozza, con un
grande bar/ristorante attivo per tutto
il viaggio».
vità culturali che si svolgono sul
territorio. Non solo. Lʼex mulino,
il cui recupero è costato complessivamente 2 milioni e 493
mila euro, e per il quale il Comune di Basiglio (amministrato
dal centrodestra) ha potuto contare anche sul contributo a fondo
perduto di 1 milione e 75 mila
euro dalla Regione Lombardia,
diventa anche una delle opere
per la valorizzazione del territorio
e delle sue peculiarità locali in
vista di Expo 2015. «Lʼedificio, allʼinterno del quale i nostri ragazzi
possono studiare, leggere e dedicarsi alle attività culturali –
spiega infatti il sindaco Cirillo – è
il più significativo dal punto di
vista storico nel nucleo di Vione.
Il suo recupero ha quindi restituito una testimonianza di quella
che era lʼarchitettura rurale nel
Sud di Milano nel Medioevo, e lo
ha fatto attraverso un progetto
che ha consentito di trasformare
lʼex mulino in un patrimonio di
grande prestigio per la comunità». Unʼoperazione condotta
anche nellʼottica di valorizzare
dal punto di vista turistico le risorse ambientali, storiche, architettoniche e culturali dellʼarea
Sud di Milano.
Basiglio, nel vecchio mulino
nasce un polo culturale
Redazione
Il dettaglio più spettacolare è la
vecchia ruota del mulino ancora
funzionante, i cui ingranaggi
fanno bella mostra di sé allʼinterno della struttura. Ma nel
nuovo polo culturale “Il Mulino di
Vione”, inaugurato sabato 18
maggio a Basiglio (Milano) alla
presenza del sindaco Marco Flavio Cirillo, fresco di nomina a sottosegretario allʼAmbiente, c'è
molto di più. Lʼedificio, risalente
al 1200 e recuperato con un restauro conservativo che ha consentito di salvaguardare e
valorizzare i materiali originali ancora esistenti, ospita infatti una
biblioteca multimediale, un archivio storico, una sala conferenze,
una ludoteca, uno spazio espositivo e una sala teatrale. Diventa
quindi un punto di riferimento di
altissima qualità per tutte le atti-
«La Giunta lombarda
approvi in un mese
la legge
sulle slot machine»
Redazione
«La cronaca evidenzia che
sono sempre più gli italiani
che si rovinano sperperando
il proprio stipendio e i propri
risparmi nel gioco, in particolare nelle slot machine e nei
videopoker che si trovano
ormai in ogni bar o tabaccheria. Per questo, pur apprezzando lo sforzo dei collega
Angelo Ciocca, presidente
della commissione Attività
produttive e Occupazione,
chiedo alla Giunta della Regione Lombardia di produrre,
entro e non oltre 30 giorni,
una legge che regoli e disciplini in maniera rigorosa lʼutilizzo di queste macchinette
infernali». Lo dichiara il capogruppo di Fratelli dʼItalia in
Consiglio regionale Riccardo
De Corato, annunciando una
mozione che invita la Giunta
a procedere con la massima
rapidità nellʼiter per lʼapprovazione del progetto di legge
contro le ludopatie. «Non si
può perdere altro tempo –
prosegue De Corato – condivido pienamente quanto dichiarato
dal
presidente
Maroni e dallʼassessore Beccalossi, che già si sono
espressi a favore di questo
provvedimento, e chiedo dunque che la legge sia presentata al Consiglio entro un
mese. La ludopatia sta diventando uno dei problemi più urgenti della nostra società. È
per questo che Regione Lombardia deve affrontare questa
emergenza con rapidità, attraverso una legge che fissi
misure sanitarie, sociali e urbanistiche per contrastare il
fenomeno. I dati forniti da recenti studi – conclude De Corato - parlano di 700.000
italiani affetti da dipendenza
da gioco, per un giro d'affari
complessivo di 10 miliardi di
euro».
Sofia Coppola a Cannes con le cattive ragazze di “Bling Ring”
e i sogni di gloria "gossip” della generazione Fb
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Priscilla Del Ninno
Dopo l'avvio ufficiale affidato al Grande
Gatsby di Baz Luhrmann, il Festival di
Cannes è entrato nel vivo del concorso
con Jeune ed Jolie di François Ozon e del
messicano Heli di Amat Escalante. In contemporanea, si è aperta anche l'altra sezione competitiva della kermesse
d'oltralpe, quella di Un certain Regard,
inaugurata dal nuovo atteso film di Sofia
Coppola, con protagonista Emma Watson, Bling Ring. Il film si ispira alla vera
storia della gang di cattive ragazze di buonissima famiglia di Hollywood che, tra il
2008 e il 2009, svaligiarono le ville delle
star, da Orlando Bloom a Paris Hilton, per
mettersi nei panni (e nelle scarpe e nelle
borse) dei loro idoli. Furti da fan che tirano
di cocaina, entrano in villa, si provano gli
abiti firmati e se ne appropriano. Una storia vera che ha ispirato a Sofia Coppola il
suo quinto film, scoperta nel 2010 leggendo un articolo di Vanity Fair, “The Suspects Wore Louboutins”. Un'inchiesta a
firma di Nancy Jo Sales sulle ragazze del
«Bling Ring» accusate di aver rubato vestiti, gioielli e accessori di marca per il valore di 3 milioni di dollari dalle case dei
loro idoli. Un'azione criminale dettata dal
bisogno di identificazione con le vittime
vip, prescelte da adolescenti inquiete e
annoiate da un vuoto etico che divora propositi e speranze (se mai ce ne fossero,
sembra dire la regista caduta nella tentazione del pistolotto sociologico). In una
quotidianità i cui ritmi sono scanditi dagli
annunci postati sui social network, e i
sogni di gloria sono al massimo quelli di
wharoliana memoria: circoscrivibili all'apparzione dei famosi 15 minuti universalizzanti. L'ossessione per la fama e i piani
deliranti per raggiungerla a tutti i costi che
ne derivano pilota e giustifica le giornate
del gruppetto wasp formato da quattro ragazze (tra cui Emma Watson) e un ragazzino (Israel Broussard). Una gang glamour
di insospettabili nel cui mirino – punitivo ed
emulativo - entrano le ville dei divi: conquistarle significa superare le colonne
d'Ercole dell'ordinarietà. Profanare il tempio delle star di turno è la “conditio sine
qua non” attraverso cui uscire – almeno
per il tempo dell'effrazione e del furto –
dall'anonimato: un momento epico da condividere con tanto di foto e commenti su
Facebook: passaporto per l'ufficializzazione e condivisione della popolarità. Nella
speranza di superare la barricata: e dai
fruitori del gossip essere promossi a protagonisti della scena, nel segno di un
trionfo della globalizzazione del pensiero
effimero per cui, dalla rete alla faraonica
dimora del personaggio famoso, tutto è
accessibile. Almeno per un po'...
Cocciante e Venditti infiammano “The Voice”,
che conferma solidi dati di ascolto
Franco Bianchini
Veronica De Simone, Manuel
Foresta, Mattia Lever, Elhaida
Dani,
Giuseppe
Scianna, Silvia Capasso,
Francesco Guasti e Timothy
Cavicchini sono le otto voci
che hanno superato la quarta
puntata “live” di The Voice Of
Italy, in onda in prima serata
su Rai2. The Voice è stato
visto da 3.141.000 spettatori
con uno share del 12,93%.
La serata ha visto l'esibizione
di tre ospiti. Antonello Venditti ha cantato con i coach
Riccardo Cocciante e Raffaella Carrà il brano “Ci vorrebbe un amico”, oltre a
“Ricordati di me” e “In questo
mondo di ladri”. Mario Biondi
ha invece duettato con
Noemi sulle note di “Briciole”,
per poi proporre la sua hit
“This is what you are”. I Litfiba, nella formazione storica
con il coach Piero Pelù
(voce), Ghigo Renzulli (chitarra), Antonio Aiazzi (tastiere) e Gianni Maroccolo
(basso), oltre al batterista
Luca Martelli, hanno propo-
sto un'elettrizzante versione
di “Tex”. Nella puntata sono
arrivate quattro eliminazioni.
Il pubblico da casa ha salvato
una voce per team, mentre ai
coach è spettata la scelta di
decidere tra i due cantanti rimasti chi eliminare. Nel team
di Riccardo Cocciante a superare il turno sono stati Mattia Lever (Trento) con
“Adesso tu” di Eros Ramazzotti e Elhaida Dani (Tirana Albania) che ha proposto
“Adagio” di Lara Fabian dalla
nota composizione di Albi-
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
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d’Italia
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Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
noni. È tornato invece a casa
Lorenzo Campani che ha
eseguito “C'è chi dice no” di
Vasco Rossi. Giovedì 23
maggio, nella semifinale di
“The Voice Of Italy” ritroveremo gli otto cantanti in gara.
Solo per quattro di loro ci
sarà la possibilità accedere
alla finale del 30 maggio.
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7 agosto 1990 n. 250