Il centrodestra fa il primo gol: stop allʼImu fino a
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Il centrodestra fa il primo gol: stop allʼImu fino a
CON IL PDL ANNO LXI N.116 Il centrodestra fa il primo gol: stop allʼImu fino a settembre Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Da Ingroia alla Mannoia, se questa è “lʼItalia migliore” teniamoci ben stretta quella “peggiore” Girolamo Fragalà Tutti insieme appassionatamente, con qualche differenza: al posto del film cʼè la piazza; al posto della colonna sonora e della celebre My Favority Things ci sono Bandiera rossa e Bella ciao; come attori protagonisti mancano Julie Andrews e Christopher Plummer ma ci sono i Comunisti italiani (sì, proprio loro) con un nutrito gruppo di intellettuali, sempre gli stessi, i personaggi che gravitano attorno a Micromega stretti in uno strano abbraccio con i grillini. Tutti insieme appassionatamente vanno alla manifestazione promossa a Roma dalla Fiom, e cioè dalla fetta del sindacato più rosso e più legato alle vecchie logiche, e hanno anche la faccia tosta di autodefinirsi «lʼItalia migliore». Proprio così, lʼItalia migliore sarebbe rappresentata da Fiorella Mannoia, lʼugola della sinistra, antiberlusconiana nel sangue, che ha la presunzione di interpretare il pensiero femminile e di svelare quello che le donne non dicono; da Gino Strada, il fondatore di Emergency, che in uno slancio di grande umanità ed eleganza verbale ha definito Brunetta «esteticamente incompatibile con Venezia», ironizzando sul suo aspetto fisico; da Antonio Ingroia, il leader del partito che ha preso una batosta indescrivibile alle elezioni; e dallʼormai onnipresente Stefano Rodotà, il predestinato – non si sa ancora il perché – alla presidenza della Repubblica e vittima del golpettino istituzionale, almeno a sentire i grillini. Ma non solo. Tra gli esponenti dellʼItalia migliore annotano Nichi Vendola, che più compagno non si può, assieme ai vertici e ai militanti di Sel; una rappresentanza dei parlamentari Cinque Stelle, che ormai vanno dappertutto in cerca dellʼIsola che non cʼè; il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky amato, anche lui (e non a caso) dai grillini; e con un tocco spettacolare Andrea Camilleri con il suo Montalbano. Nellʼelenco mancano i nomi dei capigruppo dellʼex comico, Ro- d’Italia WWW.SECOLODITALIA.IT ➼ sabato 18/5/2013 Ex assessore finisce in manette: rubava anfore da un relitto romano RAGAZZI PAG.2 ➼ ➼ Il Pdl al ministro Lupi: Trenitalia discrimina i viaggiatori del Sud MORBEGNO PAG.6 ➼ ➼ Cocciante e Venditti nfiammano “The Voice”, che conferma solidi dati di ascolto BIANCHINI PAG.7 ➼ berta Lombardi e Vito Crimi, assenti ma solo per impegni già presi, e se ne sente la mancanza. Gli slogan sono sempre uguali, il nemico anche, lʼunione tra il proletariato e i radical chic un poʼ innaturale ma fa comodo, il linguaggio e le argomentazioni ricalcano quelle di un anno fa, che erano le stesse di quelle di dieci anni fa, che a loro volta erano le stesse di quelle di trentʼanni fa. Almeno però danno una certezza: se loro rappresentano lʼItalia migliore, preferiamo tenerci ben stretta quella “peggiore”. Luca Maurelli È difficile derubricare le parole di Zanda alla stregua di una “voce dal sen fuggita”. Troppo di lungo corso è il capogruppo democrat al Senato per poter così incautamente sdrucciolare sullʼargomento dellʼineleggibilità di Berlusconi. Oltretutto lo ha detto in unʼintervista allʼAvvenire, cioè comodamente seduto in pieno assetto di ricezione e trasmissione del pensiero e non di sfuggita davanti a un microfono di passaggio. E poi Zanda è uomo della Prima Repubblica, capo della segreteria di Cossiga al tempo del sequestro Moro. Di quellʼepoca ha ereditato lo stile felpato, lontanissimo anni luce dallʼinconcludente fracasso da elefanti nelle cristallerie cui ci ha abituato il bipolarismo muscolare della Seconda Repubblica. Anche per questo meraviglia non poco la sua sortita, non a caso immediatamente arpionata dal plauso dei grillini cui non sembra vero poterla sventolare come uno scalpo per mettere il Pd con le spalle al muro su una questione che sullo sbandato elettorato di quel partito fa lo stesso effetto del sangue sugli squali. In altri tempi, ai tempi di Zanda appunto, le dichiarazioni ufficiali di un capogruppo impegnavano lʼintero partito. Oggi le logiche sono meno ferree ma non per questo uno di quel livello può straparlare come al bar dello sport. E allora è presumibile che dʼintesa con il resto del Pd Zanda abbia voluto rendere la pariglia al Pdl, che solo ieri ha riesumato il dossier intercettazioni. Questo va per quello. Con la differenza, tuttʼaltro che trascurabile, che mentre le proposte dei berlusconiani possono provocare al massimo lʼorticaria, le repliche dei loro avversari-alleati somigliano a vere e proprie hanno rappresaglie. Comunque sia, si tratta di una situazione che sul medio-lungo periodo è fatalmente destinata a sfibrare definitivamente il già fragile governo Letta. La condizione di separati in casa tra Pd e Pdl ben si sarebbe attagliata a un governo di scopo, con obiettivi limitatissimi da raggiungere in un arco di tempo breve. Ma quello in carica non solo non si è dato una scadenza ma intende addirittura mettere in cantiere riforme il cui varo non può essere previsto prima dei prossimi due anni. Al punto in cui siamo sʼimpone perciò una scelta: o si rimodula, limitandolo al massimo, il raggio dʼazione del governo oppure si deve trovare il coraggio di parlare il linguaggio della verità agli italiani e agli elettori dei due schieramenti in particolare. LʼItalia, la sua economia, le sue famiglie, le sue imprese non possono assistere ancora a lungo a una guerriglia quotidiana la cui posta in gioco è, in definitiva, il titolo dʼapertura di un tg a futura memoria elettorale. La gravità della crisi richiede serietà dʼintenti e comportamenti conseguenti. E solo chi oggi si fa carico di una scelta sicuramente sgradita ai rispettivi elettorati, avrà titolo domani a parlare in nome e per conto di tutti gli italiani. Da Santoro lezioni di moralità a Berlusconi: in cattedra una prostituta trans che si vanta di non pagare lo Stato Ex assessore finisce in manette: rubava anfore da un relitto romano 2 Desiree Ragazzi Ex assessore ai lavori pubblici ed ex corallaro, si era portato via un bel po' di anfore romane risalenti al I secolo a.C. che erano state scoperte e repertate con lo schema del mosaico fotografico dai sommozzatori dei carabinieri, ma è stato scoperto. L'uomo, Giovambattista Pesce, 58 anni di Ceriale (un paesino in provincia di Savona) residente a Palazzolo sull'Oglio è stato arrestato. Una delle anfore che si era portato via è stata notata per caso da un appuntato dell'Arma che stava facendo un sopralluogo in casa dell'ex assessore dopo la denuncia di un furto. A quel punto è scattata la perquisizione: nell'abitazione di Ceriale i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Genova e i carabinieri di Alassio hanno trovato tre anfore provenienti dai relitti nei pressi dell'isola della Galli- nara e l'attrezzatura subacquea del Pesce mentre nella residenza di Palazzolo sull'Oglio è stata ritrovata l'anfora notata dall'appuntato e un pc portatile dove erano conservate le riprese subac- quee del furto. In procura, Pesce aveva detto al pubblico ministero di non avere altre anfore ma appena uscito dalla procura, secondo gli inquirenti, si è recato a casa dei figli che vivono a Bologna e qui ha ridotto in cocci una anfora del I secolo. Cocci e collo dell'anfora sono stati ritrovati poi dai carabinieri di Bologna. Pesce così è finito in carcere mentre un imprenditore di Palazzolo sull'Oglio, subacqueo dilettante e complice dell'ex corallaro, ha consegnato spontaneamente ai carabinieri una delle anfore rubate. Indagati anche la moglie e i figli di Pesce. Le due navi romane cariche di anfore erano state scoperte dai carabinieri sommozzatori di Genova nel 2008 a meno 60 e meno 40 metri di profondità e costituiscono uno dei più importanti ritrovamenti archeologici degli ultimi anni. I sommozzatori dell'Arma hanno realizzato una “mappa” fotografica subacquea per poter censire tutto il vasellame custodito nelle navi, mappa che si è resa utilissima per ricostruire l'entità del furto. Porcellum, “vittoria” di un elettore: la Cassazione boccia la legge elettorale Redazione «Visto che in questo Paese tutti protestano e nessuno si muove, ho preso carta e penna e mi sono mosso io». È così che l'avvocato Aldo Bozzi, un semplice «cittadino elettore» di 79 anni, ha messo lui la leva per scardinare un meccanismo che si era inceppato. Di fronte allo stallo ha lanciato una sommossa silenziosa contro il Porcellum: l'azione legale contro la presidenza del Consiglio e il ministero dell'Interno che ha portato la Corte di Cassazione a bocciare duramente la legge elettorale e inviare gli atti alla Consulta. Porta la sua firma il ricorso giudicato dalla prima sezione civile della Suprema Corte, in cui ha scritto innanzitutto che il diritto di voto da quando vige il Porcellum, è stato espresso secondo modalità che contraddicono «i principi costituzionali del voto personale e uguale, libero e segreto» e «a suffragio universale diretto». Questo il giudizio suo e degli altri 26 ricorrenti (e che la Corte ha in larga parte condiviso). «Tutti amici e colleghi», dice Bozzi, nipote e omonimo di Aldo Bozzi, deputato liberale che fu presidente della prima bicamerale per le riforme nel 1985 dal suo studio di Milano. «Non mi chieda per chi votano perché non lo so. Per quanto mi riguarda basti dire che sono un semplice avvocato e non ho motivazioni diverse se non il fatto che viviamo in un Paese civile e voglio sapere per chi voto». Nonostante le stroncature nei vari gradi di giudizio, tutti sfavorevoli, il piccolo drappello di cittadini è andato avanti: «Una volta intrapresa la corsa doveva andare avanti». Fino all'udienza del 21 marzo, con la camera di consiglio che ha portato alla pronuncia. Dopo la discussione del ricorso il dispositivo non era stato reso pubblico e l'esito Bozzi l'ha saputo «dalla stampa». Nel 2009 l'avvocato Bozzi, in qualità di semplice elettore, aveva citato in giudizio davanti al tribunale di Milano la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell'Interno, ma con sentenza del 18 aprile 2011 il tribunale milanese aveva escluso la «rilevanza giuridica della lesione del diritto di voto» e si era dichiarato incompetente a giudicare. Bozzi ha quindi fatto ricorso in appello e la Corte di Milano ha giudicato la sua istanza inammissibile. Tutte porte chiuse in faccia. Ora la Consulta dovrà dire la parola definitiva. Stop all'Imu fino al 31 agosto. Per la cig un miliardo di euro. Alfano: «La prima palla del governo è andata in gol» 3 Redazione «La prima palla del governo è andata in gol». Un «soddisfattissimo» Angelino Alfano commenta l'esito del Consiglio dei ministri in cui erano in ballo misure decisive. La prima rata Imu sulla prima casa viene sospesa fino al 16 settembre. Nessuna sospensione per gli immobili di pregio, invece lo stop riguarderebbe i terreni agricoli. È prevista, comunque, anche una clausola di salvaguardia: il governo farà la riforma entro 31 agosto o si pagherà il 16 settembre. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha detto che l'itenzione è di fare in fretta, il provvediemento sarà presentato alle Camere «nei tempi più rapidi possibili» e ha aggiunto un'altra buona notizia, che le risorse per la cassa integrazione in deroga raggiungeranno il miliardo di euro, e non gli 800 milioni, come era stato anticipato dai quotidiani. Quindi sarebbero state trovate ulteriori soldi per dare ossigeno a lavoratori e imprese. La sospensione del pagamento riguarderà la prima casa con le relative pertinenze (garage, cantine, ecc.) escluse le ville, i castelli, e gli immobili signorili e di pregio. Non si verserà la rata di giugno neanche per gli immobili residenziali concessi a famiglie a basso reddito utilizzati come abitazioni principali, gli alloggi regolarmente assegnati dagli Istituti autonomi per le case popolari (Iacp) o dagli enti di edilizia residenziale pubblica con le stesse finalità degli Iacp. E veniamo al capitolo coperture di spesa: fondi comunitari, stanziamenti per la formazione, una quota delle risorse destinate alla decontribuzione di secondo livello e tagli selettivi sui ministeri. Da qui si attingerà per il rifinanziamento della cig in deroga. Il Consiglio dei ministri ha anche spostato dal 31 luglio al 31 dicembre la scadenza dei contratti per i precari della pubblica amministrazione. E ha approvato l'eliminazione dei doppi stipendi per i membri del governo già parlamen- tari. Ha spiegato il premier. «È un intervento strutturale che riguarda anche il futuro: il parlamentare che svolge la funzione di ministro deve sapere che gli basta lo stipendio da parlamentare. Il governo vuole dare un messaggio molto forte». Nel decreto varato ci sono «passaggi molto importanti, come la norma che fa ripartire la logica dei contratti di solidarietà, altro strumento importante per venire incontro a lavoratori e imprese», ha detto Letta al termine del Cdm nel quale ha poi annunciato il nome di Daniele Franco come nuovo Ragioniere dello Stato. Redazione Il futuro è nero per i giovani europei, anzi, nerissimo nel terreno oggi friabile del lavoro e dell'economia. E a guidare la classifica del pessimismo sono di gran lunga i giovani italiani. Si respira invece un minimo di ottimismo, tra i ragazzi del vecchio continente, nelle relazioni umane, nella salute e nella possibilità di vivere in un mondo in pace e più pulito. A prendere il polso alla gioventù europea è stato l'istituto Gallup tramite 5.500 interviste telefoniche a ragazzi di più di 15 anni di Italia, Germania, Francia, Spagna, Polonia e Gran Bretagna, i sei Paesi che raccolgono il 70% della popolazione comunitaria. Il risultato, confrontato con un'analoga indagine svolta nel 2011, dipinge un continente pessimista: «Gli ultimi dati di Gallup mostrano che l'ottimismo è collassato», è l'analisi di Debating Europe, il think tank che ha presentato lo studio. A pesare la situazione economica con la certificazione che, per la prima volta dalla fine della seconda Guerra Mondiale, le nuove generazioni pensano che vivranno peggio, in particolare economicamente, dei loro genitori. A guidare la caduta dell'ottimismo gli italiani: il 92% è convinto che avrà meno possibilità di avere un lavoro sicuro dei loro genitori, contro il 78% degli spagnoli (che pure vantano una disoccupazione superiore), il 71% dei francesi, il 63% dei britannici e il 62% di tedeschi e polacchi. L'87% dei giovani italiani pensa che non avrà un lavoro soddisfacente, il 93% che non avrà Gasparri: no al Mattarellum. Brunetta: ok alla mini-riforma Sul futuro i più pessimisti sono i giovani italiani Redazione «Cambiamo subito la legge elettorale con una “mini-riforma”, per essere pronti se si dovesse tornare a votare, ma nel frattempo avviamo le riforme costituzionali». Il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta dice sì alla “clausola di salvaguardia” proposta dal governo. E propone di modificare “subito” il Porcellum seguendo le “prescrizioni” della Consulta con un intervento sul premio di maggioranza. No invece alle preferenze: «In Europa non ci sono da nessuna parte e quindi non le auspico». «Il problema, secondo le prescrizioni della Corte Costituzionale, è il premio di maggioranza – ha sottolineato –Attualmente il premio garantisce a chi vince di avere più del 50% dei seggi. Ma questo funzionava quando le coalizioni potevano aspirare a oltre il 40% dei voti. Oggi è francamente insopportabile che chi ha vinto con il 29% dei voti abbia un premio di oltre 24 punti». L'altro problema è quello del diverso calcolo del premio di maggioranza tra Camera e Senato «che può produrre ingovernabilità». Per Maurizio Gasparri: «La legge elettorale va cambiata ma non è il ritorno al Mattarellum la soluzione che potrebbe garantire più libertà di scelta agli elettori. Era una pessima legge e non tornerà. Altri sono i metodi per dare più peso alla scelta dei cittadini. Non certo collegi dove paracadutare notabili». una pensione sicura e il 92% che avrà un salario minore di chi l'ha messo al mondo. Gli italiani sono anche i meno ottimisti sull'ambiente: il 61% crede che vivrà in un mondo meno pulito di quello dei genitori, il 63% che il mondo sarà meno pacifico e sicuro (in controtendenza con i pari età degli altri Paesi), il 51% che avrà una vita più corta e meno sana. Ruby in aula ascoltata sulle notti di Arcore: «Si ballava, ma non cʼera alcun tipo di contatto» 4 Bianca Conte Ruby, la giovane marocchina al centro dei processi milanesi sui presunti festini a luci rosse ad Arcore, ieri è tornata in Tribunale a Milano per testimoniare nel dibattimento a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. La ragazza, convocata dai giudici della V Sezione Penale, si è presentata accompagnata dal suo compagno Luca Risso e dai suoi due avvocati, Paola Boccardi e Daniela Damiano. Nuovo round processuale, dunque, con la giovane marocchina al banco in veste di testimone, e rispetto alle cui dichiarazioni i legali di Minetti e Fede hanno negato il consenso all'acquisizione dei verbali da lei resi in fase di indagini. L'ex agente dei vip Lele Mora, presente anche lui in aula ieri mattina, riguardo a Ruby ha sostenuto invece che «nessuno sapeva fosse minorenne, nemmeno io. Lei ha detto che aveva 24 anni ed è esibito agli atti»: una dichiarazione rilasciata dopo aver negato di essere stato lui ad avvertire l'ex premier della minor età di Ruby, a differenza di quel che invece ha sostenuto Ilda Boccassini nella sua requisitoria nel dibattimento a carico del Cavaliere. La cronaca dell'udienza, per il resto, è la riproposizione di un copione già sentito: le cene con balletti in abiti succinti e sexi. «Le ragazze si avvicinavano in modo sensuale, ammiccando, si alzavano le gonne e facevano balletti, ma non cʼera alcun tipo di con- tatto....», ha ricordato ancora una volta Ruby, che ha raccontato di essere andata ad Arcore «almeno 6-7-8 volte»: «Allʼinizio mi telefonava Berlusconi, poi chiamavo io per sapere se cʼerano delle cene...». Una ricostruzione partita dagli albori del suo arrivo a Milano, dopo il concorso di bellezza a Taormina dove aveva conosciuto Fede; quindi l'approdo ad Arcore, un primo invito, un secondo, e così via. Ruby Rubacuori, al secolo Karima El Mahroug, ha anche specificato che quando è stata invitata a dormire in villa, «è rimasta da sola in una stanza». Nulla di particolarmente inedito: a parte il fatto che nel corso dell'udienza mattutina di ieri, in un passaggio della sua testimonianza Ruby ha indirettamente accusato il pm di Milano, adombrando il dubbio che i magistrati l'abbiano interrogata più volte rispetto a quelle ufficialmente verbalizzate, ma poi, dopo l'intervento del giudice che le ha fatto notare che stava dicendo una cosa grave, la giovane marocchina ha fatto retromarcia. Infine, prima della sospensione per la pausa pranzo, la teste ha raccontato di aver ricevuto trentamila euro da Giuseppe Spinelli, il collaboratore di Silvio Berlusconi, per realizzare «un sogno»: aprire un centro estetico in via della Spiga, a Milano. Il resto è un incubo giudiziario senza fine. Redazione È cinese la maggior parte dei prodotti non sicuri - soprattutto vestiti (34%), giocattoli (19%) ed elettrodomestici (11%) - segnalati in Europa, e il loro numero è in continua crescita. Secondo i dati del rapporto annuale Rapex, il meccanismo di allerta Ue per le merci pericolose, nel 2012 le segnalazioni sono salite del 26% rispetto al 2011 (unico anno in cui erano calate) ed è salita anche la percentuale di quelle provenienti dalla Cina, ben il 58% contro il 54% di un anno prima. «Dato il volume di export cinese in Europa, sono cifre ancora ragionevoli», ha affermato il commissario Ue ai consumatori Tonio Borg, ricordando per esempio che il 93% dei giocattoli provengono dalla Cina. In ogni caso – ha assicurato – «Ue e Cina collaborano stret- tamente» e presto verranno diffusi presso produttori cinesi ed importatori europei video ad hoc per fornire loro informazioni sulla sicurezza dei prodotti. Tra le merci ritirate dal mercato ci sono per esempio vestitini per bambini con cordini o decorazioni che potrebbero portare allo strangolamento o al soffocamento, oppure costumi o parrucche giocattolo infiammabili, ma anche laser troppo potenti che possono ferire gli occhi o tessuti contenenti sostanze chimiche vietate. I Paesi da cui proviene il maggior numero (pari al 56%) delle 2.278 segnalazioni del 2012 sono l'Ungheria (15%), la Bulgaria (14%), la Spagna (10%), la Germania (9%) e la Gran Bretagna (8%). L'Italia ha segnalato 54 casi di merci pericolose, pari al 3% del totale, mentre sono 49 i casi di prodotti italiani non a norma, ugualmente pari al 3% del totale, che sono stati notificati a Rapex. Ben l'11% dei prodotti pericolosi, invece, si è rivelato essere di origine sconosciuta. «Per questo abbiamo proposto insieme al commissario Tajani l'obbligo dell'etichettatura d'origine dei prodotti», ha ricordato Borg. Questa deve però ancora essere approvata da Europarlamento e Consiglio. Insicuri il 58 per cento dei prodotti provenienti dalla Cina Sacconi: ok al percorso Alesina-Giavazzi per la crescita Antonio La Caria «Alesina e Giavazzi descrivono sul Corriere un'ipotesi interessante e praticabile che consiste in un per- corso della disciplina di bilancio funzionale alla crescita e all'occupazione, a un modo di rispettare i vincoli e di utilizzare gli strumenti dell'Unione che non generi ulteriore depressione. L'Italia è nella condizione di praticare un credibile piano poliennale di riduzione strutturale delle spese, quale “copertura” di un'immediata riduzione della tassazione sugli immobili e sul lavoro». Lo afferma Maurizio Sacconi, senatore del Pdl, commentando il fondo apparso ieri sul Corriere della Sera a firma Alberto Alesina e Francesco Giavazzi e titolato “Quel 3 per cento non sia un tabù”. «Lo strumento – spiega l'ex ministro – dovrebbe essere il federalismo fiscale attraverso costi e fabbisogni standard per sanità e municipalità nelle loro macroaree di spesa. Si tratterebbe cioé di attuare una legge che c'è secondo parametri già tutti o quasi disponibili. E su quell'onda altri analoghi percorsi, come la concentrazione delle sedi e l'adozione di analoghi costi standard per le università, potrebbero essere praticati e accettati». Per Sacconi «il governo Letta può varare un piano di affidabili tagli di spesa e in base a essi chiedere una rimodulazione del patto con Bruxelles in funzione della crescita sostenuta dalla riduzione della pressione fiscale. Così come chiedere di aiutare la ricapitalizzazione delle banche attraverso il fondo europeo che concorriamo a finanziare». Obama incontra Erdogan: per la Siria non c'è una formula magica 5 Antonio Pannullo Per risolvere la tragedia siriana non esiste alcuna formula magica. Barack Obama, dopo un vertice alla Casa Bianca con il premier turco Erdogan, parla chiaro. L'uso di armi chimiche da parte del regime di Damasco deve ancora essere provato, ma gli Usa hanno in tal caso davanti un ampio raggio di opzioni, sia diplomatiche che militari. La cosa più importante comunque, ha affermato, è «mantenere e aumentare la pressione sul regime del presidente Bashar al Assad, che prima se ne va, e meglio è». Sono ancora le armi chimiche a tenere banco nella discussione dopo che la Bbc rilancia alcune testimonianze raccolte in Siria che sembrano rafforzare le ipotesi di un loro utilizzo da parte del regime. C'è chi parla di elicotteri che in due occasioni avrebbero sganciato contenitori di gas velenosi, medici che riferiscono di otto persone ricoverate con problemi respiratori. Anche se l'emittente ci tiene a precisare che non è possibile verificare l'attendibilità delle informazioni. Al termine di un faccia a faccia più lungo del previsto con l'alleato turco, con cui Obama ha anche un buon rapporto personale, il presidente americano è tornato ancora una volta sulla "linea rossa". Abbiamo le prove che sono state usate, ha detto, ma sono necessarie ulteriori informazioni, più specifiche. Ma anche Erdogan, dopo aver detto a una tv Usa che la "linea rossa" è stata superata diverso tempo fa, su questo punto è stato oggi prudente, sottolineando che tutte le informazioni di intelligence sono condivise tra gli alleati. A lanciare un avvertimento ad Assad è stato intanto Israele che attraverso una fonte al “New York Times” ha voluto ribadire che nuovi trasferimenti di armi a Hezbollah innescheranno nuove ritorsioni così come l'eventuale decisione di Assad di attaccare lo Stato ebraico. Un concetto ribadito dal ministro della Difesa Moshe Yalon nel suo colloquio con il direttore della Cia John Brennon piombato a Tel Aviv per consultazioni a sorpresa. Redazione È morto l'ex dittatore Jorge Rafael Videla, il maggior nemico del peronismo. Aveva 87 anni ed è deceduto nel carcere di Marcos Paz dove stava scontando la pena dell'ergastolo. Generale dell'esercito era stato a capo della giunta militare argentina dal 1976 al 1981 ed arrivò al potere con un colpo di stato ai danni di Isabelita Perón. Era stato poi condannato a due ergastoli e cinquant'anni di carcere per vari crimini contro l'umanità, tra i quali l'assassinio e la tortura di trentamila persone e il “furto di neonati” nell'ambito della tragedia dei “desaparecidos”. Videla aveva avuto un malore giovedì sera e non aveva voluto cenare, ha rac- contato alla stampa militare la moglie, Cecilia Pando. Il suo governo fu contrassegnato dalle violazioni dei diritti umani e anche da contrasti frontalieri con il Cile che per poco non sfociarono in una guerra. Uno degli ultimi motivi di contrasto col Cile era costituito dal possesso di tre isole nel Canale di Beagle (Picton, Lennox e Nueva). Sul finire del 1978, i due paesi sudamericani furono molto vicini a un conflitto armato che fu evitato solo grazie all'intervento di Papa Giovanni Paolo II. La notizia della sua morte ha provocato reazioni varie da parte della stampa argentina. «È deceduto Videla, responsabile di un genocidio», è uno dei titoli della tv di Bue- nos Aires. «Era l'ultimo dei dittatori ancora in vita ed era stato il leader della giunta militare responsabile del golpe, il 24 marzo del 1976, contro Isabel Perón, la vedova di Juan Domingo Peron», ha ricordato un quotidiano locale. È morto l'ex dittatore Videla, il peggior nemico del peronismo “Heil Hitler” in aula. Espulso deputato filo-nazista greco Redazione Un deputato del partito di estrema destra Chrysi Avghì (Alba Dorata, filonazista), Panayiotis Iliopoulos, è stato espulso dall'aula del Parlamento greco per aver usato espressioni sprezzanti nei confronti di altri parlamentari. Lo riferisce il quotidiano online Kathimerini, precisando che durante il tumulto é risuonato in aula anche il grido “heil Hitler”, esclamato non si sa bene da chi. Yiannis Dragasakis, un deputato del partito Syriza (sinistra radicale) che presiedeva la seduta, ha chiesto l'intervento degli uomini della sicurezza per allontanare dall'aula Iliopoulos dopo che questi, riferendosi al leader di Syriza Alexis Tsipras, aveva affermato che «il signor Alexis sta preparando una domanda tranello per il premier» e che «sta dormendo il sonno dei giusti» sognando di risvegliarsi sulla poltrona di primo ministro al posto di Antonis Samaras. Nonostante sia stato rimproverato da Dragasakis per il suo linguaggio insolente, Iliopoulos ha proseguito definendo altri parlamentari «squallidi venduti» e «capre». L'esponente di Alba Dorata, continuando ad inveire, ha quindi lasciato l'aula insieme con altri deputati del suo partito mentre si udivano alcuni “heil Hitler”, non si sa se scanditi dall'ultradestra o in tono sarcastico dai banchi avversi. Il Pdl al ministro Lupi: Trenitalia discrimina i viaggiatori del Sud 6 Federico Morbegno Il consigliere del Pdl alla Regione Puglia Saverio Congedo esprime pieno sostegno allʼiniziativa dellʼassociazione Carpe Diem che chiede lʼintervento del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, e del suo vice, Vincenzo De Luca, in merito al trattamento riservato da Trenitalia alla parte meridionale dell'Italia. «La denuncia che giunge dai giovani dellʼassociazione Carpe Diem sulla disparità di trattamento per chi viaggia da e verso il Sud, rispetto alla restante parte del territorio – sostiene Congedo – è assolutamente fondata e merita risposta. Quello di destinare mezzi meno confortevoli ed offrire una peggiore qualità di trattamento a parità di costo, per la tratta Lecce– Roma rispetto ad altre analoghe tratte del Nord, non è un caso isolato, ma uno dei tanti episodi di discriminazione verso i cittadini del Mezzogiorno e, segnatamente, del Salento e della Puglia. Una politica da parte di Trenitalia fortemente lesiva del diritto alla parità di trattamento e al diritto alla mobilità di milioni di cittadini, che deve essere contrastata con estrema decisione in tutte le sedi». «Noi giovani – denuncia Carpe Diem – non possiamo più tollerare questo classismo che divide l'Italia dei trasporti su ferrovia in due parti: da un lato il Sud, dove non c'è l'alta velocità e viaggiano treni vecchi di anni con servizi scadenti, dall'altro il CentroNord, dove l'alta velocità è diffusa ovunque e viaggiano moderni treni dotati del massimo comfort. Riteniamo assolutamente poco plausibili le motivazioni date dall'amministra- tore delegato di Trenitalia, Moretti, che ritiene le tratte del Sud poco frequentate per giustificare un investimento che possa portare all'alta velocità. Le dichiarazioni di Moretti sono un insulto all'intelligenza di tutti noi e possono essere tranquillamente smontate dai sottoscritti, che utilizzano in maniera frequente la linea Lecce-Roma e Roma-Lecce: nonostante gli esorbitanti prezzi imposti, i treni sono sempre affollati. Dunque, perché non investire sull'alta velocità anche al Sud? Il problema più annoso, però, risulta essere un altro, ossia la vergognosa truffa perpetrata ai danni del cliente che usufruisce del treno FrecciArgento sulla tratta di cui sopra: un treno vecchio, trascurato, carente nei servizi, con un bar che inspiegabilmente interrompe la sua attività da Bari in giù (lasciando scoperta la tratta fino a Lecce ovvero quasi due ore senza ristorazione, ennesimo scempio perpetrato inutilmente ai nostri danni). Totalmente diverso dal treno FrecciArgento che percorre la tratta Roma-Venezia, da noi recentemente utilizzato: un treno moderno, pulitissimo, con vari monitor di bordo in ogni carrozza, con un grande bar/ristorante attivo per tutto il viaggio». vità culturali che si svolgono sul territorio. Non solo. Lʼex mulino, il cui recupero è costato complessivamente 2 milioni e 493 mila euro, e per il quale il Comune di Basiglio (amministrato dal centrodestra) ha potuto contare anche sul contributo a fondo perduto di 1 milione e 75 mila euro dalla Regione Lombardia, diventa anche una delle opere per la valorizzazione del territorio e delle sue peculiarità locali in vista di Expo 2015. «Lʼedificio, allʼinterno del quale i nostri ragazzi possono studiare, leggere e dedicarsi alle attività culturali – spiega infatti il sindaco Cirillo – è il più significativo dal punto di vista storico nel nucleo di Vione. Il suo recupero ha quindi restituito una testimonianza di quella che era lʼarchitettura rurale nel Sud di Milano nel Medioevo, e lo ha fatto attraverso un progetto che ha consentito di trasformare lʼex mulino in un patrimonio di grande prestigio per la comunità». Unʼoperazione condotta anche nellʼottica di valorizzare dal punto di vista turistico le risorse ambientali, storiche, architettoniche e culturali dellʼarea Sud di Milano. Basiglio, nel vecchio mulino nasce un polo culturale Redazione Il dettaglio più spettacolare è la vecchia ruota del mulino ancora funzionante, i cui ingranaggi fanno bella mostra di sé allʼinterno della struttura. Ma nel nuovo polo culturale “Il Mulino di Vione”, inaugurato sabato 18 maggio a Basiglio (Milano) alla presenza del sindaco Marco Flavio Cirillo, fresco di nomina a sottosegretario allʼAmbiente, c'è molto di più. Lʼedificio, risalente al 1200 e recuperato con un restauro conservativo che ha consentito di salvaguardare e valorizzare i materiali originali ancora esistenti, ospita infatti una biblioteca multimediale, un archivio storico, una sala conferenze, una ludoteca, uno spazio espositivo e una sala teatrale. Diventa quindi un punto di riferimento di altissima qualità per tutte le atti- «La Giunta lombarda approvi in un mese la legge sulle slot machine» Redazione «La cronaca evidenzia che sono sempre più gli italiani che si rovinano sperperando il proprio stipendio e i propri risparmi nel gioco, in particolare nelle slot machine e nei videopoker che si trovano ormai in ogni bar o tabaccheria. Per questo, pur apprezzando lo sforzo dei collega Angelo Ciocca, presidente della commissione Attività produttive e Occupazione, chiedo alla Giunta della Regione Lombardia di produrre, entro e non oltre 30 giorni, una legge che regoli e disciplini in maniera rigorosa lʼutilizzo di queste macchinette infernali». Lo dichiara il capogruppo di Fratelli dʼItalia in Consiglio regionale Riccardo De Corato, annunciando una mozione che invita la Giunta a procedere con la massima rapidità nellʼiter per lʼapprovazione del progetto di legge contro le ludopatie. «Non si può perdere altro tempo – prosegue De Corato – condivido pienamente quanto dichiarato dal presidente Maroni e dallʼassessore Beccalossi, che già si sono espressi a favore di questo provvedimento, e chiedo dunque che la legge sia presentata al Consiglio entro un mese. La ludopatia sta diventando uno dei problemi più urgenti della nostra società. È per questo che Regione Lombardia deve affrontare questa emergenza con rapidità, attraverso una legge che fissi misure sanitarie, sociali e urbanistiche per contrastare il fenomeno. I dati forniti da recenti studi – conclude De Corato - parlano di 700.000 italiani affetti da dipendenza da gioco, per un giro d'affari complessivo di 10 miliardi di euro». Sofia Coppola a Cannes con le cattive ragazze di “Bling Ring” e i sogni di gloria "gossip” della generazione Fb 7 Priscilla Del Ninno Dopo l'avvio ufficiale affidato al Grande Gatsby di Baz Luhrmann, il Festival di Cannes è entrato nel vivo del concorso con Jeune ed Jolie di François Ozon e del messicano Heli di Amat Escalante. In contemporanea, si è aperta anche l'altra sezione competitiva della kermesse d'oltralpe, quella di Un certain Regard, inaugurata dal nuovo atteso film di Sofia Coppola, con protagonista Emma Watson, Bling Ring. Il film si ispira alla vera storia della gang di cattive ragazze di buonissima famiglia di Hollywood che, tra il 2008 e il 2009, svaligiarono le ville delle star, da Orlando Bloom a Paris Hilton, per mettersi nei panni (e nelle scarpe e nelle borse) dei loro idoli. Furti da fan che tirano di cocaina, entrano in villa, si provano gli abiti firmati e se ne appropriano. Una storia vera che ha ispirato a Sofia Coppola il suo quinto film, scoperta nel 2010 leggendo un articolo di Vanity Fair, “The Suspects Wore Louboutins”. Un'inchiesta a firma di Nancy Jo Sales sulle ragazze del «Bling Ring» accusate di aver rubato vestiti, gioielli e accessori di marca per il valore di 3 milioni di dollari dalle case dei loro idoli. Un'azione criminale dettata dal bisogno di identificazione con le vittime vip, prescelte da adolescenti inquiete e annoiate da un vuoto etico che divora propositi e speranze (se mai ce ne fossero, sembra dire la regista caduta nella tentazione del pistolotto sociologico). In una quotidianità i cui ritmi sono scanditi dagli annunci postati sui social network, e i sogni di gloria sono al massimo quelli di wharoliana memoria: circoscrivibili all'apparzione dei famosi 15 minuti universalizzanti. L'ossessione per la fama e i piani deliranti per raggiungerla a tutti i costi che ne derivano pilota e giustifica le giornate del gruppetto wasp formato da quattro ragazze (tra cui Emma Watson) e un ragazzino (Israel Broussard). Una gang glamour di insospettabili nel cui mirino – punitivo ed emulativo - entrano le ville dei divi: conquistarle significa superare le colonne d'Ercole dell'ordinarietà. Profanare il tempio delle star di turno è la “conditio sine qua non” attraverso cui uscire – almeno per il tempo dell'effrazione e del furto – dall'anonimato: un momento epico da condividere con tanto di foto e commenti su Facebook: passaporto per l'ufficializzazione e condivisione della popolarità. Nella speranza di superare la barricata: e dai fruitori del gossip essere promossi a protagonisti della scena, nel segno di un trionfo della globalizzazione del pensiero effimero per cui, dalla rete alla faraonica dimora del personaggio famoso, tutto è accessibile. Almeno per un po'... Cocciante e Venditti infiammano “The Voice”, che conferma solidi dati di ascolto Franco Bianchini Veronica De Simone, Manuel Foresta, Mattia Lever, Elhaida Dani, Giuseppe Scianna, Silvia Capasso, Francesco Guasti e Timothy Cavicchini sono le otto voci che hanno superato la quarta puntata “live” di The Voice Of Italy, in onda in prima serata su Rai2. The Voice è stato visto da 3.141.000 spettatori con uno share del 12,93%. La serata ha visto l'esibizione di tre ospiti. Antonello Venditti ha cantato con i coach Riccardo Cocciante e Raffaella Carrà il brano “Ci vorrebbe un amico”, oltre a “Ricordati di me” e “In questo mondo di ladri”. Mario Biondi ha invece duettato con Noemi sulle note di “Briciole”, per poi proporre la sua hit “This is what you are”. I Litfiba, nella formazione storica con il coach Piero Pelù (voce), Ghigo Renzulli (chitarra), Antonio Aiazzi (tastiere) e Gianni Maroccolo (basso), oltre al batterista Luca Martelli, hanno propo- sto un'elettrizzante versione di “Tex”. Nella puntata sono arrivate quattro eliminazioni. Il pubblico da casa ha salvato una voce per team, mentre ai coach è spettata la scelta di decidere tra i due cantanti rimasti chi eliminare. Nel team di Riccardo Cocciante a superare il turno sono stati Mattia Lever (Trento) con “Adesso tu” di Eros Ramazzotti e Elhaida Dani (Tirana Albania) che ha proposto “Adagio” di Lara Fabian dalla nota composizione di Albi- Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi noni. È tornato invece a casa Lorenzo Campani che ha eseguito “C'è chi dice no” di Vasco Rossi. Giovedì 23 maggio, nella semifinale di “The Voice Of Italy” ritroveremo gli otto cantanti in gara. Solo per quattro di loro ci sarà la possibilità accedere alla finale del 30 maggio. Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250