le anfore arcaiche di kamarina

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le anfore arcaiche di kamarina
PARCO ARCHEOLOGICO TERRACQUEO
DI KAMARINA
LE ANFORE ARCAICHE DI
KAMARINA
SCHEDE DIDATTICHE
REGIONE SICILIANA
Assessorato dei beni culturali
e dell’identità siciliana
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A
Il PADIGLIONE DELLE ANFORE
Il Padiglione delle anfore, sistemato su due livelli nella cantina della fattoria ottocentesca, offre al
visitatore una ricca collezione di anfore da trasporto di età antica (VII-VI sec. a.C.) recuperate
principalmente nelle necropoli ma anche nell’abitato e nel tratto di mare antistante al porto canale.
Sono in prevalenza anfore corinzie ed lattiche, sono presenti anche esemplari laconici, ionico-marsigliesi,
etruschi, punici, di Samo, di Chio, di Lesbo, di Mileto e di Clazomene a dimostrazione degli intensi
traffici marittimi tra Camarina ed i più importanti porti del Mediterraneo.
Provenienza delle anfore esposte nel Padiglione del Museo di Camarina
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Le anfore corinzie, le più numerose esposte nel Padiglione, hanno corpo ovoidale,
collo cilindrico, manici molto robusti, realizzate in argilla rosa-arancio. La diffusione
massiccia di queste grosse anfore in età arcaica, indica Corinto come il più importante
porto nel Mediterraneo orientale nell’esportazione dell’olio.
Le anfore attiche, hanno corpo ovoidale meno affilato rispetto alle corinzie, collo
cilindrico e spesso utilizzate per il commercio dell’olio. Sono decorate con pennellate
di vernice bruna nella parte centrale del corpo e contraddistinte sul collo dal marchio
“SOS”. Sono presenti in tutto il Mediterraneo a partire dal VII sec. a.C. fino alla
seconda metà del VI sec. a.C., quando vengono rimpiazzate da anfore dalla stessa
forma ma senza il marchio.
Le anfore etrusche, hanno corpo ovoidale, spalle spioventi, anse impostate sulle
spalle, collo cilindrico sottile, utilizzate principalmente per il commercio del vino
verso Cartagine, la Sardegna e alla fine del VI sec. a.C. verso il mercato delle Gallie.
Le anfore puniche presentano un corpo siluriforme, quasi senza collo con un orifizio
molto stretto. Erano utilizzate per il trasporto di granaglie ma anche per il trasporto di
pesce e carne conservati nel vino.
Le anfore ionico-marsigliese presentano un corpo
Le anfore laconiche presentano un corpo completamente verniciato di nero
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Le anfore samie per il trasporto dell’olio presentano un corpo
Le anfore chiote presentano un corpo ovoidale, con collo lungo, orlo a cordone, piede
piccolo e anse spesse e verticali
Le anfore lesbie presentano un corpo
Le anfore di Mileto presentano un corpo
Le anfore di Clazomene presentano un corpo
Oltre alle anfore, nel Padiglione sono esposti: un largo contenitore in argilla, diverse ancore, numerose
hydrie (vasi a corpo ovale allungato fornite di tre anse, una verticale per attingere l’acqua o per essere
impugnata per il trasporto sulle spalle, le altre due orizzontali laterali per consentire di versare l’acqua),
bacili, pentole da fuoco e larnaxes (vaschette in terracotta per la sepoltura di bambini).
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B
LE ANFORE
Con il termine anfora si intende un recipiente in ceramica munito di due anse o manici, destinato alla
conservazione e al trasporto di sostanze alimentari, per lo più vino, olio, pesce salato, garum (salsa
prodotta con le interiora del pesce), carne salata ed in minor misura frutta secca.
Il collo dell’anfora era generalmente allungato e terminava con un orlo ingrossato che permetteva la
chiusura ermetica del contenitore con tappi per lo più di sughero o di argilla sigillati con pece, resina o
calce.
Museo di Camarina: collo di un’anfora con tappo di sughero
Il corpo era di forma più o meno affusolata con pareti notevolmente spesse per prevenire danni o rotture.
Era spesso coperto con uno strato di olio per impedire all’aria di entrare all’interno. Un trattamento
particolare, riservato alle anfore destinate al trasporto del vino, era la resinatura dell’interno del corpo
utilizzando resina di abete o larice che rendeva più impermeabile l’argilla e garantiva una migliore
conservazione del vino.
Il fondo era generalmente a punta e costituiva, insieme ai manici, un ulteriore punto di presa durante le
operazioni di spostamento e svuotamento, inoltre permetteva di impilare facilmente le anfore in
rastrelliere o in uno strato di sabbia o ghiaia durante il trasporto.
Le varie parti che componevano un’anfora erano lavorate separatamente ed assemblate prima della
cottura.
Sulle anfore sono state ritrovate spesso iscrizioni (impresse o dipinte) che forniscono utili informazioni
per l’individuazione del centro, del periodo di produzione del recipiente e del suo contenuto (merce
trasportata, peso, provenienza, nome del commerciante esportatore, porto di imbarco ecc.)
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Museo di Camarina: deposito di anfore ritrovato nella Stoà Ovest dell’agorà
Le varie parti di un’anfora:
1 - imboccatura
2 - orlo
3 - ansa
4 - spalla dell’ansa
5 - collo
6 - carena
7 - pancia o corpo
8 - piede o puntale
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C
I TRASPORTI VIA MARE
In epoca antica il trasporto via mare di olio, vino, pesce, carne, frutta secca ecc. era privilegiato dalle
regioni che si affacciavano nel bacino del Mediterraneo. Il Mediterraneo era considerato un mare
generalmente calmo per gran parte dell’anno e in caso di necessità forniva un gran numero di ripari e
approdi.
Le principali rotte nel Mediterraneo nel periodo greco
Nonostante ciò molte erano le insidie del viaggio via mare e frequenti i naufragi, confermati dai numerosi
relitti ritrovati lungo le coste del Mediterraneo.
In base a questi relitti è stato possibile stabilire le dimensioni e la tipologia delle imbarcazioni utilizzate
per il trasporto marino. Le navi più piccole trasportavano in media 1500 anfore, le più grandi più di 6000.
Una cura particolare era rivolta al carico delle anfore per garantire la stabilità dell’imbarcazione e delle
merci trasportate. Le anfore erano disposte nella stiva della nave a scacchiera su più livelli, quelle del
livello inferiore erano fissate con il puntale in uno strato di sabbia o ghiaia, le anfore degli strati superiori
venivano incastrate con quelle dello strato inferiore e lo spazio fra le anfore colmato con l’inserimento di
paglia, giunchi o piccoli rami che ammortizzavano eventuali urti.
Schema della sovrapposizione dei vari livelli di anfore nel carico di una nave oneraria
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Oltre alle anfore, le imbarcazioni, potevano trasportare grossi recipienti di forma sferica detti dolii con
una capacità di carico di circa 1500 - 2000 litri, adibiti prevalentemente al trasporto del vino. I dolii erano
di solito sistemati nella parte centrale dell’imbarcazione.
Ipotesi di disposizione dei dolii nella stiva di una nave
La rotta da Rodi a Camarina
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D
IL RIUTILIZZO DELLE ANFORE
Cosa succedeva alle anfore una volta che, arrivate a destinazione, venivano svuotate del loro contenuto?
In molti casi le anfore che non potevano essere riutilizzate per il trasporto, come quelle olearie, venivano
gettate via in discariche o riutilizzate per altri usi.
Nelle necropoli erano riutilizzate come contenitori per le ceneri delle persone cremati, come parte del
corredo funerario per conservare alimenti utili al defunto durante il viaggio nell’aldilà, come contenitori
dello stesso corredo o per le inumazioni di bambini (enchytrismos).
Museo di Camarina: riutilizzo delle anfore nelle necropoli
Le anfore erano anche riutilizzate nell’edilizia come materiale da costruzione per muri, volte di forni,
pozzi, cisterne, pavimenti ed infine tritate per preparare malte.
Quelle con collo lungo e stretto erano usate, prive di puntali, come canalette fognarie. Erano riutilizzate
anche come filtri per la depurazione dell’acqua o come vasche di decantazione. Interrate negli angoli
delle strade o nei cortili delle abitazioni svolgevano la funzione di orinatoi. Tagliate longitudinalmente
diventavano culle per neonati e prive del collo vere e proprie fioriere.
Lo storico Frontino (41-103 d.C.) narra che durante le battaglie navali anfore piene di pece e resina
infuocata venivano lanciate, per mezzo di catapulte, sul naviglio nemico.
(disegni)
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