1 LABORATORIO 4 NUOVE TECNOLOGIE E

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1 LABORATORIO 4 NUOVE TECNOLOGIE E
LABORATORIO 4
NUOVE TECNOLOGIE E LORO IMPATTO SULLA DIDATTICA
ELABORAZIONE DI DOCUMENTAZIONE: Il ruolo delle nuove tecnologie nel passaggio ad
un modello didattico di tipo relazionale cooperativo: possibili vantaggi e problematiche.
GRUPPO: EINAUDI 4 PISTOIA
CORSISTI: Corsi Claudia, Esposito Antonella, Monzo Carmela, Mulè Manfredo, Natoli Elisa
Antonietta, Suizzo Riccardo
1. L’avvento delle nuove tecnologie nella società e nei processi di formazione
La rivoluzione multimediale, in tutte le sue ramificazioni, e l’avvento massiccio delle nuove
tecnologie, che pervadono la società in modo sempre più prepotente, hanno prodotto un mutamento
epocale. La diffusione globale delle nuove tecnologie ha rinnovato radicalmente anche il senso della
cultura e il processo di formazione, ponendo la scuola, sede educativo-istituzionale per eccellenza,
di fronte a una nuova sfida.
Il sapere nella società odierna è, infatti, caratterizzato dalla vastità e rapidità del cambiamento, non
è più cristallizzato e, senza dubbio, non più conciliabile con i tradizionali metodi di
insegnamento/apprendimento. Alla luce di un tale profondo cambiamento della società, quindi, le
politiche scolastiche si sono dirette sempre più verso una “istruzione ai media e con i media”, con lo
scopo di offrire agli studenti le competenze necessarie per l’utilizzo consapevole delle tecnologie
informatiche.
Le nuove tecnologie, infatti, possono giocare un ruolo fondamentale nei processi di apprendimento
ed insegnamento: esse permettono di ampliare la possibilità di accedere alle informazioni e di
comunicare con altri individui. Tuttavia, queste potenzialità non comportano automaticamente
l’ampliamento della conoscenza e della capacità di comunicare da parte degli utenti. Ciò è possibile
solo se si possiedono le abilità richieste per l’utilizzo di tali tecnologie (’information literacy’).
Tutto ciò impone una ridefinizione dei compiti educativi della scuola che non può e non deve
restare ai margini della società informatizzata. Il nuovo compito che le tecnologie aprono per la
scuola è quello di garantire il passaggio dall’informazione alla conoscenza, guidando gli studenti a
discernere tra le informazioni e i percorsi possibili ed alla capacità di comunicare quanto appreso.
2. Confronto tra il vecchio sistema scolastico e quello attuale
Nel vecchio sistema scolastico, le nuove tecnologie erano relegate ad un ruolo marginale e di
“sussidio” che non intaccava la linearità e la separatezza delle discipline e, da possibile strumento di
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cambiamento, venivano convertite a strumento di consolidamento di una didattica tradizionale (ma
ancora rassicurante e funzionale).
E’ chiaro che oggi occorre rifiutare una simile prospettiva.
Le nuove tecnologie trasformano il modo in cui si creano informazioni, si conservano e le si
trasmettono; non danno solo conoscenza (per questo potrebbe bastare il libro di testo) ma
permettono di esplorarla, di manipolarla, di costruirla, attivando negli studenti, nel percorso di
trasformazione da consumatori a produttori, importanti processi metacognitivi. Un aspetto
fondamentale è che le Tic permettono di assecondare le modalità di apprendimento specifica di ogni
singolo alunno e di realizzare perscorsi personalizzati di apprendimento, di trovare tempi e modi per
il recupero, di valorizzare ritmi di apprendimento diversi e, probabilmente, anche di rendere gli
ambienti scolastici più attraenti per gli studenti.
Le nuove tecnologie, inoltre, facilitano la comunicazione, la condivisione e la collaborazione fra
soggetti (anche distanti) che intervengono nei processi di apprendimento, mettendo in atto una vera
e propria didattica collaborativa. Si cambia in tal modo la maniera in cui il gruppo si aggrega,
scambia le informazioni, definisce le regole, si dà dei compiti, si organizza e, in altre parole,
coopera per raggiungere un obiettivo condiviso.
È proprio nella direzione di un modello di insegnamento relazionale cooperativo e di una ddidattica
collaborativa e partecipata che si manifesta il potenziale innovativo delle nuove tecnologie in
relazione ai processi di insegnamento/apprendimento.
Tutto ciò, però, non significa che bisogna abbandonare la metodologia classica dell’insegnamento e
il libro di testo. Piuttosto è auspicabile - e possibile - attuare una sintesi efficace in cui un metodo
non sostituisce l’altro ma lo integra, ampliandone l’efficacia cognitiva e rendendolo, inoltre, anche
didatticamente intrigante ed efficace. Piuttosto che tendere a svincolarsi dal libro di testo,
sostanzialmente si tenderà ad approfondire “sfogliando” il computer. La connessione tra i saperi è
ciò che fa assumere un senso molto più ampio alla didattica. Attivare simili percorsi formativi,
quindi, permetterebbe di integrare al meglio vecchio e nuovo, senza rinunciare né alla linearità e
all’uso di modelli di ragionamento logico-deduttivi né ai modelli "reticolari" tipici dei media.
Questo è il primo nuovo modo di apprendere che la tecnologia propone.
3. La figura docente
I docenti sono probabilmente coloro che, in maggior misura, risentono del ruolo detenuto dalle
nuove tecnologie nella riforma scolastica e sui quali ricade maggiormente la responsabilità di
assorbire i mutamenti innescati.
Per secoli i metodi formativi sono stati basati sulla centralità dell'insegnante: il docente era al centro
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del processo di insegnamento, colui che detiene la conoscenza e il cui compito è trasmetterla agli
studenti.
Con la diffusione delle nuove tecnologie informatiche nella didattica e l’affermazione del nuovo
modello di apprendimento di tipo costruzionista, il concetto di insegnamento passa da un modello di
tipo
direzionale/trasmissivo
ad
un
modello
relazionale/cooperativo:
relazionale
perché
l'informazione circola in tutte le direzioni ed ogni singolo elemento può essere ora emittente ora
ricettore, cooperativo perché non c'è più un sapere da trasmettere ma da costruire insieme in
maniera negoziale.
La funzione del docente cambia: il suo ruolo è quello di guida che accompagna lo studente nel
percorso di acquisizione di conoscenza e consapevolezza. Egli resta insostituibile come regista
multi-mediale e multi-culturale del processo educativo. In questo contesto, l’importanza
dell’insegnante non è minore, anzi, egli deve possedere qualità e abilità maggiori che gli consentano
di svolgere appieno questo delicato ruolo.
Al docente, infatti, viene richiesto di sviluppare nuove competenze, che sono considerate obiettivi
critici per un uso efficace delle nuove tecnologie come strumento di apprendimento delle varie
discipline.
Da un punto di vista pedagogico, nel quadro della teoria delle intelligenze multiple, il docente deve
essere in grado di comprendere le opportunità e le implicazioni dell'utilizzo delle TIC nel processo
di apprendimento sia a scuola sia nell'ottica del lifelong learning.
Egli sceglierà di volta in volta le risorse adatte e - procedendo alla personalizzazione dei percorsi
formativi- fornirà opportunità di apprendimento collaborativo, partecipando effettivamente al
processo conoscitivo degli studenti come discente e docente al tempo stesso. Nel quadro del
modello educativo definito learning centered, in cui il soggetto che apprende è al centro del
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processo formativo e costruisce attivamente la sua conoscenza sviluppando nello stesso tempo
abilità e competenze trasversali, il compito dell'insegnante è quello di stimolare la riflessione dei
discenti sulle potenzialità ma anche sulle problematiche che scaturiscono dall'enorme quantità di
informazioni disponibili di fronte alle quali gli alunni devono imparare ad orientarsi sviluppando un'
adeguata capacità critica, analitica e selettiva.
4. Le TIC come risorse didattiche
Le spinte riformistiche sulla scuola si sono progressivamente concentrate verso la promozione delle
TIC sia sotto il profilo tecnico e organizzativo sia riguardo agli aspetti pedagogici e didattici. La
"sfida pedagogica" per gli insegnanti consiste nel padroneggiare l'uso didattico delle nuove
tecnologie per rendere più efficace il processo formativo.
Per rispondere agli obiettivi di "Lisbona 2010", che prevedono "una società dell'informazione
pienamente inclusiva", si rende sempre più necessario offrire una proposta didattica adeguata ai
"nativi digitali" i quali sono abituati ad apprendere con linguaggi multimediali ed interattivi: gli
studenti mostrano, in genere, un'attitudine a percepire le correlazioni in modo non sequenziale ma
simultaneo, ad apprendere le correlazioni e le intersezioni logico-spaziali attraverso concetti
rappresentati mediante forme iconiche ed espressi attraverso una pluralità di codici. Questa
generazione mobile, dinamica e iperstimolata ha spesso poca motivazione a stare in classe ad
ascoltare la tradizionale lezione frontale: "se la noia fosse un fossile, la scuola sarebbe un museo",
ha recentemente scritto uno studente in un blog.
L'obiettivo dei piani di sviluppo avviati in questi anni dal Miur è quello di rinnovare l'impianto
didattico introducendo nelle attività di ogni giorno e nelle diverse discipline tutte le potenzialità e le
opportunità che le TIC offrono per migliorare e potenziare gli apprendimenti degli studenti: in
questa prospettiva l'uso delle tecnologie deve diventare una pratica diffusa che coinvolga le attività
didattiche nel loro complesso e l'intero corpo docente. Non si tratta, dunque, di replicare proposte
didattiche tradizionali utilizzando le tecnologie solo come strumenti e fonte di informazioni: la
formazione tramite strumenti multimediali, come sopra accenato, potenzia gli effetti delle forme
didattiche tradizionali perchè consente di sfruttare in modo integrato i diversi canali di
comunicazione (testo, audio, video) e di favorire così una didattica partecipata, interattiva e
coinvolgente centrata su chi apprende e costruisce così il proprio sapere.
5. Il piano nazionale scuola digitale e l'azione "Lim in classe"
Il Piano nazionale scuola digitale si fonda sulle modalità con le quali la scuola può utilizzare le
potenzialità delle Tic per trasformare ambienti costruiti per l'insegnamento in ambienti centrati
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sull'apprendimento, dove lo studente svolga una funzione attiva e costruttiva del sapere.
La prima fase di applicazione del Piano nazionale scuola digitale ha previsto l'installazione capillare
della Lavagna interattiva multimediale (Lim) nelle scuole
nella prospettiva di favorire l'uso
dell'innovazione tecnologica nella didattica per supportare stili di insegnamento e apprendimento
che, sfruttando il potenziale delle nuove tecnologie, puntino a trasformare i ruoli, le relazioni, gli
atteggiamenti tra docenti e studenti, al fine di facilitare la comunicazione con le nuove generazioni
attraverso l'utilizzo di forme, modalità, linguaggi del loro vivere quotidiano. La Lim permette di
alternare momenti di didattica frontale ad approcci formativi di tipo individualizzato e ad attività
laboratoriale: essa coniuga la forza della presentazione e della visualizzazione della lavagna
tradizionale con le opportunità del digitale e della multimedialità. Sulla Lim si può scrivere,
cambiare colore alla scrittura, evidenziare, realizzare oggetti che è possibile combinare, allargare,
ruotare ecc, utilizzare strumenti come il compasso, il righello, la calcolatrice, ma si possono anche
inserire file video, file audio, link al web (e quindi presentare filmati presenti in rete, trovare un
testo non presente sul libro, vedere carte geografiche e storiche ecc).
Sul
web
sono
disponibili
numerosi
esempi
di
lezione
con
la
Lim
(https://www.youtube.com/watch?v=M4NsJYZOw8U) ed è possibile trovare dei video esplicativi
su come utilizzarla e sfruttarne pienamente le potenzialità nella preparazione delle lezioni
(https://www.youtube.com/watch?v=FOHcKSiSBx0;
https://www.youtube.com/watch?v=r-
bzHzUnegs)
Le lezioni possono essere salvate, registrate e inviate via e-mail agli studenti che possono quindi
ascoltarle nuovamente o recuperarle se non erano presenti in classe; possono essere inserite nei
cosiddetti repositories, le biblioteche digitali, prima interne alla scuola e poi in rete. Gli studenti
durante la lezione possono partecipare attivamente alla lezione, scrivendo sulla lavagna, utilizzando
gli strumenti a disposizione, ponendo domande a cui è possibile cercare insieme all'insegnante una
risposta. La Lim è quindi tecnicamente predisposta a coinvolgere il discente nella costruzione della
lezione in un'ottivca costruttivista.
Le Cl@ssi 2.0
Dopo l'introduzione delle Lim, in molte scuole il passaggio successivo è stato il coinvolgimento
diretto degli studenti. Sono nate così le Cl@ssi 2.0, un'iniziativa che si propone di incidere sulla
costruzione di ambienti di apprendimento dove sia previsto un uso costante e diffuso delle
tecnologie nell'attività scolastica quotidiana. L'obiettivo è quello di verificare come e quanto
l'integrazione delle Tic nella didattica possa intervenire nei processi formativi: alle scuole
intenzionate a partecipare al progetto è stato chiesto un preciso impegno sia da parte del Collegio
docenti sia dei Consigli di classe; sono state, quindi, selezionate alcune scuole e classi i cui
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insegnanti hanno avviato la realizzazioone di una progettazione educativa basata sull'utilizzo di
tutte le opportunità delle nuove tecnologie.
Dalle Cl@ssi 2.0 sono nate poi le Scuole 2.0: l'obiettivo ambizioso è la modifica degli ambienti di
apprendimento dove per "ambiente" non si intende solo esclusivamente l'aula, ma l'istituzione
scolastica nella sua interezza in modo che le attività didattiche curricolari ed extracurricolari
consentano un apprendimento consapevole focalizzato sullo studente e sulle conoscenze e
competenze trasversali (il sapere e il saper fare) che deve acquisire partecipando attivamente al
processo formativo.
6. Conclusioni
Con l'agenda digitale l'Europa ha previsto un nuovo piano di azione per incrementare e potenziare
l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Negli ultimi decenni, infatti, la
domanda di competenze digitali, soprattutto nel mondo del lavoro, è cresciuta in maniera
esponenziale. Le dinamiche e i bisogni della la società si fondano sulle nuove tecnologie che è
necessario saper utilizzare e padroneggiare. Le nuove tecnologie possono essere un utile strumento
per l'eguaglianza delle opportunità e per ridurre il cosiddetto educational divide verso categorie
debole e svantaggiate. L'impianto educativo deve essere quindi in grado da un lato di formare gli
studenti (e non solo), perchè possano accedere al mercato del lavoro, dall'altro di riqualificare
professionalmente chi ne è uscito. Risulta, quindi, necessario un intervento urgente orientato a
fornire competenze digitali alla popolazione, un progetto che deve partire dalla scuola e andare
nella direzione di un rinnovamento della didattica e dell'introduzione di linguaggi e contenuti
digitali nel tentativo di sostenere forme di apprendimento collaborativo. Dobbiamo tenere presente
che la portata di una simile operazione non è limitata solo alla scuola: il “contagio digitale” nelle
famiglie è un elemento in grado di coinvolgere buona parte della popolazione.
La scuola, quindi, non può sottrarsi a questa richiesta della società nè disconnettersi da essa; è anche
vero, però, che la scuola è caratterizzata da un'elevata inerzialità e tende a riprodurre se stessa, a
conservare i propri strumenti e linguaggi. Sicuramente ci troviamo di fronte a problemi di natura
oggettiva: le Tic presenti negli Istituti, l'accesso alla rete, i contenuti digitali disponibili; tuttavia,
spesso sono proprio gli insegnanti, risorsa fondamentale del sistema scolastico, l'elemento di
maggiore resistenza al cambiamento. Secondo alcuni le nuove tecnologie sarebbero responsabili di
forme di sapere che stiamo perdendo; si tende a contrapporre in maniera impropria e inutile il libro
al digitale, mentre occorre comprendere che si tratta di due risorse differenti ma complementari: il
libro si caratterizza per l'organizzazione sequenziale del suo contenuto e per la forma narrativa,
mentre il digitale privilegia un'organizzazione “reticolare” (basti pensare alle mappe concettuali e
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agli ipertesti) e permette di interagire con i contenuti, formulare e verificare ipotesi, confrontare
immagini, suoni, filmati, creare percorsi personalizzati, avere sempre un feedback del lavoro svolto
e procedere all'autocorrezione. L'innovazione digitale richiede ai docenti di superare un gap di
competenze per le quali si trovano spesso in una scomoda posizione di inferiorità nei confronti degli
allievi. Molti insegnanti, pur avendo accesso alle tecnologie della scuola, dichiarano di non farne
uso nella didattica (emblematico è il caso della Lim usata solo come videoproiettore) sia perchè si
sentono impreparati ad utilizzare le risorse tecnologiche sia perchè non sono state adeguatamente
comprese le potenzialità e le risorse offerte dalle Tic. Molte iniziative volte a promuovere un
utilizzo consapevole ed adeguato delle Tic non ottengono il supporto del Consiglio di Classe e del
Collegio dei docenti: questo isolamento non ne impedisce l'attuazione ma sicuramente ne
condiziona lo sviluppo.
Se, però, il modo più efficace che la società ha scelto per rappresentare e diffondere la conoscenza è
sempre più legato alla rete, alle sue banche date di immagini, suoni, testi e ipertesti, ai suoi
linguaggi virtuali e alle sue rappresentazioini reticolari, la scuola non può ignorare questa
trasformazione ed anzi deve procedere verso un nuovo paradigma di apprendimento. La didattica
digitale, nelle sue diverse forme, deve essere vista come un'opportunità per modificare nel profondo
le modalità di apprendimento, per sviluppare nuove capacità cognitive e per ampliare la quota di
popolazione che ha accesso all'istruzione. Le nuove tecnologie possono essere, se correttamente
usate, dispensatrici di un notevole valore aggiunto non solo nel processo di insegnamentoapprendimento, ma anche nell’insieme delle molteplici domande e dei nuovi bisogni posti dalla
nostra società e dal vivere quotidiano, configurandosi come un utile strumento per l'eguaglianza
delle opportunità in una società che “parla digitale”.
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