Renzi “riparla” di giustizia: «La riforma entro lʼestate
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Renzi “riparla” di giustizia: «La riforma entro lʼestate
ANNO LXII N.46 Renzi “riparla” di giustizia: «La riforma entro lʼestate» Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 E Renzi diventò “lʼuomo che sussurrava bufale ai cavalli” Francesco Signoretta Ai posteri lʼardua sentenza, ma Renzi è già oggetto di ironia sul web, un poʼ la sorte che è capitata a chiunque, nel bene o nel male, non è passato inosservato, dallo smacchiatore di giaguari al Cavaliere mascarato. Difficile che farà cucù alla Merkel, un gesto molto apprezzato da chi non sopportava la leader tedesca, ma occorre accontentarsi. Per adesso, il nuovo premier si è caratterizzato per le sue amorevoli bugie, che sono più famose dei suoi programmi di governo. Impazzano sulle pagine facebook le caricature, dal “preferisco don Matteo” a quella in cui viene invitato a rifare il concorrente dei quiz televisivi, “ora partecipa allʼEredità”. Ma soprattutto si moltiplicano le vignette sullʼuomo che manteneva le promesse o lʼuomo che sussurrava bufale ai d’Italia WWW.SECOLODITALIA.IT cavalli. Il prontuario delle sue bugie (sempre amorevoli, sʼintende) è bellʼe pronto: si va dal famoso «Non andrò mai al governo senza passare per le elezioni» al cortese «Non farò le scarpe a Letta». E infatti è diventato premier senza il ricorso alle urne ed è sufficiente vedere la foto di Letta durante il passaggio di consegne per capire martedì 25/2/2014 cosa pensa di Renzi e che la pugnalata cʼè stata, eccome. Campeggiano anche altre due frasi, «Stop ad Alfano nella squadra di governo» (Alfano è ridiventato ministro) e «mai più larghe intese» (il nuovo governo è formato dal Pd con il Nuovo centrodestra). Il problema è che ironici – e spesso arrabbiati – sono anche i commenti. A sinistra ironizzano, «Matteo è il figlio segreto di Berlusconi», mentre a destra ci tengono ad aggiungere unʼaltra bugia allʼelenco: «Renzi aveva promesso meno tasse e parte tassando i risparmi degli italiani». Poi cʼè chi fa una battuta amara – «I suoi due dentoni dimostrano che è un roditore» – e chi vede una somiglianza con il conduttore televisivo Giovanni Muciaccia. In molti si dichiarano dʼaccordo con i giudizi dati da Forza Italia e Fratelli dʼItalia, «in Senato ha fatto un discorso da bar» e «il governo è un minestrone indigesto». Si ha la sensazione che i posteri la sentenza lʼabbiano già data. «Comizio da bar», «minestrone male assortito», «ricette vecchie»: il discorso bocciato dal centrodestra Valter delle Donne «Unʼarringa che avrebbe fatto furore la domenica pomeriggio al bar o al più durante un comizio elettorale, ma che poco si addice alla illustrazione di un programma di governo che dovrebbe giustificare il terzo esecutivo non eletto imposto agli italiani. Per ascoltare queste banalità non era necessario privare i fiorentini del loro primo cittadino e tanto valeva tenere in carica il precedente governo». È quanto dichiara il presidente dei deputati di Fratelli dʼItalia, Giorgia Meloni. «Può solo migliorare. Peggio di così non si può. Per il bene dellʼItalia spero che Renzi sia meglio di come è apparso. Voto no convinto alla fiducia a questo governo». Così il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri su Twitter. Bocciatura piena anche dal collega di partito Altero Matteoli. «Un minestrone male assortito. Un intervento, quello di Renzi, tutto giocato sulla demagogia, lʼilare e il banale, in perfetto stile con il personaggio. Renzi è riuscito a non essere chiaro neppure sulla legge elettorale che non si comprende se si fa o meno o se prima si deve aspettare la riforma del Senato. Nulla sui problemi del Meridione. Per il resto titoli, titoli e tit0li». «Dovʼè la novità? Renzi si appropria (male) di una parte del programma del centrodestra. Lo attendiamo alla scadenza delle sue promesse», commenta Gianni Alemanno sul suo proprio profilo Twitter. «Non cʼè che dire: Renzi sa fare i comizi. Lo avvisino però che non era in piazza ma al Senato. E sparare proposte a casaccio senza indicare come si pagano è facile per qualunque politico di qualunque repubblica: durata tre mesi», profetizza in una nota il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace. Sulle soluzioni per rilanciare lʼeconomia proposte dal premier, Renata Polverini si dice molto preoccupata dato che si tratta delle «vecchie ricette del governo Letta (dallo sblocco dei debiti della Pa al fondo di garanzia per le Pmi) che non hanno funzionato fino a ora e che, comunque, non bastano a curare milioni di disoccupati e di famiglie senza reddito» . «Insomma cʼè poco da star sereni – osserva la parlamentare forzista – siamo ancora agli slogan allusivi e vaghi, mentre gli effetti speciali attesi dai sostenitori della staffetta sembrano già svaniti nella sostanziale inconsistenza del programma del governo». Giuliana Sgrena al “Secolo”: «Vi spiego cosa penso veramente dei Marò» Secolo 2 d’Italia MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014 cora una sinistra che ha unʼidiosincrasia per chiunque indossi una divisa? Girolamo Fragalà «Ho trovato sconveniente scrivere un articolo sul Secolo che faceva riferimento a una fonte, “Falce e martello”, che desta molte perplessità». Giuliana Sgrena è perplessa ma molto serena, puntuale allʼappuntamento telefonico con il nostro giornale. Ci tiene a sottolineare che sui Marò non ha mai pensato quel che sul sito di F&M viene virgolettato, «non ho mai tenuto una conferenza stampa su questo argomento, men che meno sulla vicenda di Luxuria in Russia». Tutto questo, specifica, «è al di fuori delle mie prese di posizione normali». I suoi giudizi in merito alla vicenda di Latorre e Girone sono sempre stati al centro di polemiche, in molti hanno equivocato… Lʼequivoco è nato proprio nei primi giorni, quando i militari italiani furono presi dalle autorità indiane. Non dissi che erano colpevoli, ci mancherebbe, ma che si dovesse fare subito chiarezza e capire chi aveva realmente ucciso i due pescatori indiani. Una posizione, questa, che è anche frutto della sua esperienza? Sì, io sono stata vittima di un caso abbastanza simile, con la morte di Nicola Calipari che è sempre rima- sta impunita… e questo particolare di non poco conto è un coltello che si rigira nella ferita. Il mio timore era proprio dettato dal fatto che quando un avvenimento si verifica allʼestero da parte di stranieri, tutto viene messo a tacere e le vittime non trovano giustizia. Credo invece che tutti gli esseri umani abbiano diritto ad avere giustizia e anche i loro familiari. Torniamo al caso dei marò… Penso – e lʼho già detto più volte – che ci sia stato un problema di fondo: con la legge La Russa sono stati mandati i militari sulle navi civili e commerciali per garantirne la protezione, ma non è stata chiarita esattamente qual è la linea di comando. Quindi è chiaro che, in una situazione di emergenza, i militari possono trovarsi nella condizione di non sapere a chi rispondere. E allora? Io chiedevo giustizia per gli indiani ma non sono entrata nel merito delle responsabilità. Di recente, dopo due anni in cui i nostri militari sono stati trattenuti in India in stato di detenzione, ho scritto un articolo, visibile sulla mia pagina web, che chiede giustizia per i marò: non si possono trattenere due persone in detenzione, anche se domiciliare, per due anni senza formulare unʼaccusa, Non penso. Io stessa, che per appartenenza politica, consideravo i servizi segreti come qualcosa di sconosciuto e allarmante, ho rivisto la mia posizione dopo aver conosciuto Calipari. Tutto questo è superato. Penso che la mia posizione sia lineare e non capisco il perché della campagna scatenata contro di me. Come si sono comportati i governi che si sono succeduti in questi ultimi anni sulla vicenda di Latorre e Girone? Penso che ci sia stato un impegno da parte di tutti, a volte persino una eccessiva pubblicità a un caso che in India è stato trattato come se fosse più una questione di rapporti con lʼItalia che un giudizio processuale su due persone. Voglio sottolineare che fu approvato un accordo bilaterale che permette agli italiani condannati in India di scontare la pena in Italia. Ci tengo a sottolineare anche che, come tutti sanno, io sono fermamente contraria sia alla pena di morte sia allʼergastolo. E quindi desidero sia fatta chiarezza per i due marò… e dunque, la formulazione degli atti dʼaccusa e un processo equo. Ma nel nostro Paese esiste an- Renzi, sulla giustizia basta scontri. La promessa di una riforma entro lʼestate Redazione Sulla giustizia lo scontro ideologico andato avanti per 20 anni ha portato a posizioni “calcificate”: lo ha afferma Matteo Renzi parlando in aula al Senato e annunciando un pacchetto organico di revisione che va dalla giustizia amministrativa a quella penale. Al riguardo, il presidente del Consiglio fa lʼesempio del drogato o dellʼubriaco che provoca un incidente stradale mortale ricevendo una sanzione simile a quella di un semplice furto: “Tutto questo va cambiato”, dice Renzi. E annuncia che a giugno il governo proporrà al Parlamento una revisione complessiva del sistema giudiziario. ”Credo che sia arrivato il momento di mettere nel mese di giugno… allʼattenzione di questo Parlamento un pacchetto organico di revisione della giustizia che non lasci fuori niente”. ”Parto dalla giustizia amministrativa, siamo un Paese in cui lavorano di più negli appalti pubblici gli avvocati che i muratori”, ha aggiunto. Quindi ha fatto lʼesempio di Lorenzo Guarneri, ucciso nel 2010 in un incidente stradale. Ha invocato una risposta della politica rispetto alle pene troppo lievi che vengono inflitte ai pirati della strada. Il tema della certezza della pena è sicuramente uno degli aspetti più evidenti del cambia- mento di passo del linguaggio di Renzi rispetto al mondo della sinistra. Una sottolineatura che non è sfuggita agli avversari del centrodestra.“Ogni giorno – ha commentato Barbara Bendettelli (FdI) – muoiono sulle nostre strade 11 persone. Undici famiglie vengono condannate allʼergastolo del dolore e allʼabbandono da parte di un sistema sociale e giudiziario che preferisce avere maggiore riguardo per i rei. Spero che nella visione di cui parla Renzi ci sia anche quella di una giustizia con la G maiuscola, in grado di guardare tutti gli attori del reato e di mettere su un gradino più alto le vittime e il bene della vita”. Quindi, al di là delle frange estreme, non cʼè più quella netta distinzione tra la destra e la sinistra… Basta vedere comʼè nato il nuovo governo per capirlo, basta interpretare il colloquio Renzi-Berlusconi. Le identità si stanno annacquando e questo mi dispiace. Certo, non parlo del confronto violento ma dei valori e dei programmi politici. È giusto che la sinistra poggi i suoi programmi su certe compatibilità e la destra su altre. Le differenze sono necessarie. Quali sono state le conseguenze? Lʼannacquamento delle identità ha portato gli elettori ad allontanarsi, non sanno in chi riconoscersi specie se nessuno difende le loro necessità, Cʼè stato un impoverimento delle classi medie ma non cʼè chi difende il diritto al lavoro e il Welfare. Se si continua così, la gente finisce per dare lʼaddio definitivo alla politica e alle istutuzioni che hanno perso credibilità. Questa sfiducia è unʼincognita e può portare da qualsiasi parte. Anche la nascita del governo Renzi, lʼennesimo che viene fuori senza il voto popolare… È stato un altro passo negativo, il popolo si è sentito estromesso dalle decisioni di palazzo e questo alimenta la sfiducia. SullʼEuropa cʼè un clima di sfiducia analogo… Credo che lʼEuropa vada difesa ma cambiata. Le imposizioni non possono essere accettate come sono state accettate fino ad oggi. La prima cosa da contrattare è il fiscal compact e devʼessere chiaro che lʼobiettivo di fondo non è sempre quello di mantenere il debito entro certi limiti: se un Paese è in forte crisi, meglio creare lavoro che pensare solo a ridurre il debito. Papa Francesco, ecco la riforma economica del Vaticano: «Rafforzerà la lotta alla povertà» MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014 Secolo d’Italia Antonella Ambrosioni Papa Francesco prosegue a passo spedito nella sua missione rinnovatrice e procede con la riforma economico-amministrativa del Vaticano e della Città del Vaticano. Il Pontefice ha istituito una «nuova struttura di coordinamento per gli affari economici e amministrativi», una sorta di superministero vaticano dell'Economia. La struttura si compone della nuova Segreteria per l'economia che avrà autorità sulle attività economiche e amministrative della Santa Sede e della Città del Vaticano, e sarà tra l'altro responsabile per la preparazione di un budget annuale. Dovrà inoltre redigere un bilancio dettagliato. La Segreteria «metterà in opera le direttive formulate da un nuovo Consiglio per l'economia: un Consiglio - annuncia il comunicato della Sala stampa vaticana - composto da otto cardinali o vescovi, che riflette l'universalità della Chiesa, e sette esperti laici di varie nazionalità con competenze finanziarie e riconosciuta professiona- lità». La direzione della Segreteria è affidata a un prefetto, già individuato nel cardinale australiano Georg Pell. È prevista inoltre la nomina di un revisore generale, che sarà nominato dal Papa, e avrà il potere di «svolgere revisioni di qualsiasi agenzia o istituzione della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano». Si conferma il ruolo dell'Apsa. L'Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica), viene confermata «come Banca Centrale del Vaticano, con tutti gli obblighi e le responsabilità delle istituzioni analoghe in tutto il mondo», si legge nel comunicato della sala stampa vati- cana. Padre Federico Lombardi ha spiegato che la definizione «Banca Centrale del Vaticano» probabilmente non era mai stata usata «apertis verbis» per lʼApsa, alla quale però nei fatti e nelle pubblicazioni era stata sempre riconosciuta. Il Consiglio dellʼeconomia istituito dal Papa «determina le politiche e le direttive, che la Segreteria dellʼeconomia attua» ha spiegato padre Lombardi. Le modifiche alla struttura economica decise da papa Bergoglio sono contenute in un Motu proprio che verrà pubblicato dallʼOsservatore romano. Le modifiche della struttura economica amministrativa del Vaticano hanno tra i loro scopi anche «una migliore utilizzazione delle risorse, migliorando il supporto disponibile per vari programmi, in particolare quelli rivolti al lavoro con i poveri e gli emarginati». Le modifiche, inoltre, «consentiranno il coinvolgimento più esplicito di esperti di alto livello di esperienza in amministrazione finanziaria, pianificazione e reporting». Corrado Vitale Sempre più nero è l'umore degli italiani mentre il governo Renzi inizia la sua navigazione. Crisi economica e lavoro restano in cima alle preoccupazioni dei nostri connazionali, che si sentono impoveriti, evidenziano l'aumento delle diseguaglianze, temono per il futuro dei figli e per l'instabilità politica. È questo in sintesi il quadro che emerge dal settimo Rapporto sulla sicurezza e l'insicurezza sociale in Italia e in Europa, realizzato per conto di Fondazione Unipolis da Demos&Pi e Osservatorio di Pavia. Il 73% degli italiani considera l'insicurezza economica come «emergenza principale» e l'85% vede un notevole incremento delle distanze tra «chi ha poco e chi ha molto» negli ultimi dieci anni. Tant'è che per la prima volta, la maggioranza degli italiani (52%) colloca la propria famiglia nella classe sociale «bassa e medio bassa», mentre, otto anni fa il 60% si considerava appartenente al ceto medio e solo il 28% tra i ceti medio-bassi. Di conse- guenza, il 60% dei cittadini ha paura per il futuro dei propri figli e il 67% considera l'emigrazione all'estero la sola speranza possibile per i ragazzi. In questo scenario, la politica non dà rassicurazioni: il 68% degli italiani intervistati si dichiara «frequentemente preoccupato per l'instabilità politica». Non manca quindi l'insicurezza personale, con l'84% degli intervistati che rileva un incremento della criminalità a livello nazionale. «È l'Italia della grande incertezza», commenta Ilvo Diamanti, direttore scientifico di Demos&Pi, convinto che la società italiana sia caratterizzata dalla «perdita dei riferimenti di valore, istituzionali, normativi che fornisce la politica». Il grado di sfiducia degli italiani si rivela inoltre particolarmente forte nei riguardi del sistema creditizio. Come rivela un'indagine dell'Ispo, solo per il 22% degli italiani le banche sono vicine alla clientela nei momenti di difficoltà e sono attente a fare gli interesse dei propri clienti, il 16% ritiene che siano disposte a fare credito ai clienti per esempio per mutui e finanziamenti. Nella classifica del grado di fiducia verso le istituzioni le banche sono al terz'ultimo posto, vengono dopo solo Parlamento e partiti politici. «Nella percezione degli italiani - commenta Giorgio Brunelli, presidente di Banca Agci - il sistema bancario è disallineato rispetto alle loro aspettative. Richiedono una maggiore vicinanza». Gli italiani si sentono sempre più poveri: il ceto medio si riduce a meno del 50% 3 Industria dellʼabbigliamento, è allarme sulla piaga delle contraffazioni Redazione «Il protocollo firmato dall'Assessore Leonori con il Prefetto di Roma per il contrasto alla contraffazione costituisce un atto di estrema importanza per tutto il nostro settore che da troppo tempo subisce le conseguenze dannose, non solo da un punto di vista economico, del commercio illegale». È quanto dichiara in una nota il presidente di FederModa Confcommercio Roma, Massimiliano De Toma. «Un'iniziativa che sosterremo con tutti i mezzi a nostra disposizione, ancora più significativa per la capillarità con cui è concepita, coinvolgendo le Forze dell'Ordine, la Procura della Repubblica, la Questura di Roma, la Camera di Commercio e le Università. Purtroppo - continua De Toma - la contraffazione è un fenomeno che riguarda tutte le categorie merceologiche, in modo trasversale: dalle borse alla pelletteria, dagli occhiali ai prodotti audio - video e musicali, dalla biancheria all'abbigliamento falsamente griffato, fino ai prodotti alimentari, ortofrutticoli e ai fiori, con conseguenze danno se per la salute dei consumatori». «Da nostre elaborazioni - aggiunge De Toma - risulta che la contraffazione è in costante crescita: dal 44% delle segnalazioni ricevute nel 2000 si passa all'85% del 2013. Come in crescita è il numero degli imprenditori romani (+17%) che vedono nella contraffazione la terza causa, dopo la pressione fiscale e le lungaggini burocratiche, della crisi della propria attività». Tre anni dopo lʼincidente nucleare di Fukushima le radiazioni stanno tornando nella norma 4 Secolo d’Italia Redazione A tre anni dall'incidente nella centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, arrivano i primi dati definitivi sull'esposizione alle radiazioni della popolazione locale che confermano il ritorno verso la normalità. Le dosi negli ultimi anni, infatti, sono confrontabili con quelle subite dai residenti di altre aree del Paese, esposti solo alle radiazioni presenti in natura. Il rapporto è stato realizzato da un gruppo di ricercatori coordinato dall'università di Kyoto e pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas). «I dati confermano quanto si era ipotizzato sin dall'inizio - ha spiegato Elena Fantuzzi, responsabile dell'Istituto di Radioprotezione (Irp) dell'Enea - e rappresentano un buon punto di inizio per la raccolta dei dati su quella che è l'effettiva situazione». Sulla base di analisi e stime, la popolazione residente tra i 20 e 50 chilometri dalla centrale esplosa nel marzo del 2011 avrebbe ricevuto una dose di radiazioni, sommando quella naturale e quella prodotta dall'incidente, inferiore ai 2,5 millisievert l'anno. Si tratta di un quantitativo in linea con le dosi di radiazione naturale a cui sono esposti normalmente gli abitanti del Giappone, attraverso gli elementi naturalmente presenti nell'aria, terreni o cibo. «Anche se i dati raccolti fossero in realtà sottostimati - ha proseguito Fantuzzi - ci troveremmo comunque in una situazione accettabile. Basti pensare che il limite di esposizione per i lavoratori che lavorano con materiali radioattivi è di circa 20 millisievert l'anno». Secondo le proiezioni, nei prossimi 10 e 50 anni le esposizioni dovute all'impianto saranno in ogni caso al disotto di 1 millisievert l'anno e il rischio di un aumento di tumori sarebbe limitato entro lo 0,28% in più per il tumore al seno e del 1,06% per gli altri tipi di cancro. «Nello studio - ha proseguito la ricercatrice mancano però, e lo evidenziano i ricercatori stessi, i dati relativi ai primi mesi, quelli subito dopo l'incidente. Non si hanno quindi informazioni sulla quantità di radiazioni a cui sono state esposte le persone nelle prime settimane, forse quelle più pericolose». La mancanza è dovuta all'impossibilità oggettiva di poter monitorare la popolazione in maniera capillare e continua nei giorni successivi al terribile tsunami che devastò l'intera regione provocando circa 15 mila morti. «Questo non vuol dire però - ha spiegato Fantuzzi - che i dati sono insufficienti o che quelli mancanti siano disastrosi. Si tratta di una base di lavoro necessaria che ha ancora lacune e dovrà essere proseguita nel tempo, comunque un fondamentale strumento di studio». Redazione Un messaggio di tono “spartano" diffuso da un sito web dell'esercito israeliano, in cui si invitano i bambini a prepararsi a una prossima guerra come a una fatalità, ha suscitato un coro di reazioni adirate sul web. Ai margini di una esercitazione condotta dal comando delle retrovie per addestrare le scolaresche di scuole ed asili a correre nei rifugi al suono delle sirene, un sito web dell'esercito ha diffuso l'immagine di una avvenente soldatessa bionda, ripresa di spalle di fronte a piccoli allievi. «Quando entro in classe - le viene fatto dire - io so che preparo i cittadini di domani alla prossima guerra». Dal testo si comprende che è la istruttrice incaricata di sospingere i bambini ai rifugi quando risuonano sirene di allarme. La constatazione che fra i respon- sabili delle forze armate c'è chi vede un nuovo conflitto come una necessità storica e non lascia alcuna apertura di speranza alle trattative di pace condotte da John Kerry ha lasciato sbigottiti molti israeliani, e le reazioni sul web si sono subito moltiplicate. Alcuni, come Jay, hanno ostentato incredulità. «Credevo che fosse uno scherzo», scrive. «Eppure è tutto vero, quel messaggio giunge proprio da Tsahal», acronimo delle forze armate. Altri reagiscono in tono allarmato. «Soldatessa, per favore, non entrare in alcuna classe», le intima Oren. «Parlare con i bambini della “prossima guerra" è una totale mancanza di gusto», stima Oksana. «Ma siete proprio ammattiti? Andate a farvi curare...», consiglia con toni spicci Gabriella. Altri infine cercano di esorcizzare l'incubo con l'umorismo: propongono ad esempio una nuova immagine della classe in cui la soldatessa bionda in posa spartana è sostituita dall'attrice Uma Thurman, la protagonista del celebre “Kil Bill" di Quentin Tarantino, ripresa mentre rotea sulla testa con grande perizia marziale una sciabola giapponese. Dai responsabili militari, per il momento, non è giunto alcun commento. MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014 Aiuti umanitari alle famiglie di tre sobborghi di Damasco Polemica in Israele per i bambini “addestrati” alla guerra Redazione La Mezzaluna Rossa siriana ha distribuito negli ultimi giorni 6.650 pacchi di viveri a famiglie in tre sobborghi meridionali di Damasco, in Siria, controllati dai ribelli e sottoposti da un anno e mezzo all'assedio delle forze lealiste. Ne dà notizia l'agenzia governativa Sana. Nelle tre località, quelle di Beit Sahem, Babila e Yelda, i civili hanno già potuto beneficiare di aiuti umanitari nei mesi scorsi grazie a tregue temporanee concordate tra il regime e i ribelli. In un comunicato la Mezzaluna Rossa precisa che i pacchi sono stati distribuiti negli ultimi quattro giorni. Circa 460 persone hanno inoltre potuto beneficiare di visite mediche, cure e medicinali attraverso cliniche mobili della Mezzaluna Rossa, mentre 1.700 malati hanno potuto essere evacuati. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato sabato una risoluzione - che non prevede sanzioni automatiche in caso di mancato rispetto - in cui si chiede alle parti in conflitto di togliere gli assedi ad aree popolate da civili per lasciare passare gli aiuti umanitari. Il regime si è detto pronto a cooperare, ma a condizione che sia rispettata la "sovranità nazionale". Scuola,lareplicaamaradeisindacatialministroGiannini: «Isalarideinostriinsegnanti?Ipiùbassid'Europa» MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014 Secolo 5 d’Italia I medici accusano: troppi “avvoltoi” sulla sanità Redazione Cambiano i governi, si alternano i ministri, e il nodo degli insegnanti resta sempre da sciogliere. I sindacati tornano dunque in campo, e replicano alla nuova titolare del dicastero di viale Trastevere, Stefania Giannini, che in un'intervista, tra le varie osservazioni proposte in merito, ha auspicato che si possa superare per gli stipendi degli insegnanti il meccanismo degli scatti automatici. Dura la replica sindacale, partita dal presupposto che, in un Paese in cui un insegnante guadagna mediamente 1.200-1.300 euro al mese, uno stipendio che si colloca al penultimo posto in Europa, parlare di blocco degli automatismi significa «non tenere conto della realtà», del fatto che l'anzianità è l'unico modo per difendere il potere d'acquisto dei salari, e che per premiare davvero il merito occorrono risorse. I sindacati replicano così al neo ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, aggiungendo a margine che «queste idee meritocratiche non tengono conto della realtà, ovvero che il contratto nazionale della scuola è bloccato dal 2006»: un'osservazione piccata rilanciata, tra gli altri, dal segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo. Il sindacalista, inoltre, ha evidenziato come «in tutta Europa l'anzianità contribuisce alla valorizzazione della professionalità». Quindi, ribadendo tutta la disponibilità a discutere, ha esortato ad aprire un tavolo «perché in questi anni con il blocco dei contratti i salari nella scuola, e in tutto il settore della conoscenza, hanno subito un vero e proprio attacco». «Valorizzare il lavoro professionale degli insegnanti», e dunque il merito, sembra essere il comune denominatore delle diverse sigle sindacali da cui ripartire: «Se davvero si vuole promuovere il merito occorrono risorse – ha commentato infatti il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna – Accettiamo dun- que la sfida del neo ministro e aspettiamo l'apertura di un negoziato contrattuale, ma sapendo che serve un cambiamento rispetto a quanto fatto fino ad oggi». «Non bisogna considerare l'anzianità in maniera dispregiativa, negativa, perché in tutta Europa è considerata un elemento della carriera», ha chiosato rincarando la dose Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, che poi ha anche invitato il neo ministro Giannini «ad affrontare le vere emergenze in atto del settore scuola. Poi tutta la nostra disponibilità a sederci attorno ad un tavolo» per affrontare come sostenere gli stipendi degli insegnanti. Redazione Non c'è crisi che tenga per il sesso: la “Sex is Now”, una Srl tra 5 amici imprenditori romani che cede punti vendita “hot” automatizzati in franchising, ha aperto in pochi anni 40 negozi, vanta un fatturato in crescita, investe in pubblicità e annuncia contatti per aprire a breve nuovi punti vendita a Ibiza, Lugano e Berlino. Così mentre moltissimi piccoli negozi chiudono, l'attività dei self service “hot” cresce in modo tumultuoso e i punti vendita stanno velocemente invadendo le periferie di molte città (in centro ci sono restrizioni). A Roma, ad esempio, in alcune zone i punti vendita “hard”, dati in franchising dalla “casa madre” si moltiplicano. L'attività va dunque a gonfie vele nonostante la crisi e nonostante si scontri con il problema più sentito, ma da tutti, al momento: la mancanza di credito. Il problema in questo caso è di “statuto”: le banche non possono infatti investire in attività “per adulti”. Ma una fortuna, la Sex is Now l'ha avuta con la notorietà arrivatale dopo la battaglia dell'ex premier Massimo D'Alema per far chiudere un punto vendita sotto la sua abitazione: esplose il caso mediatico dando visibilità a questa nuova attività (il negozio fu chiuso). Ma quanto costa aprire un punto vendita? «Dipende dalla quantità di macchine self service nel negozio e dagli optional (schermi tv, telecamere,porte blindate) - spiega il titolare. Si parte da 35.000 euro in su con un break even a due anni in media. Insomma l'attività cresce ed attira potenziali investitori anche da un'attività che invece si va velocemente spegnendo, quella delle e-cig dopo le novità fiscali che si sono abbattute sul settore. E forse anche dalle sale gioco ormai “esplose” di numero. Ma la situazione non è semplice: «Ci hanno impedito di fare la pubblicità su autobus e metro a Roma per rispettare il decoro. Ma la settimana dopo hanno affisso la pubblicità di una nota casa da gioco. C'è gente che si suicida perché si è rovinata col gioco - rivendica il titolare invece sicuramente di un sex toy non si muore». Sexy shop, il self service rilancia il business dellʼeros: aperti 40 punti “hot” Redazione Parte la controffensiva dei medici contro gli spot che spingono sempre più pazienti a denunciare presunti casi di malasanità, con il lancio sul web dello spot "Medici, pazienti e avvoltoi" realizzato da Amami (Associazione medici accusati di malpractice ingiustamente) con il patrocinio del ministero della Salute e l'adesione di 25 associazioni scientifiche e sindacali. «I medici italiani si sentono “prede", sono vittime di un'aggressione a 360 gradi, fatta di spot televisivi e annunci radio: questa però – spiega Maurizio Maggiorotti, presidente di Amami – non è un'iniziativa contro qualcuno ma per qualcosa, per un cambiamento di cultura a favore di una sanità che non sia vittima del contenzioso esasperato e strumentale, e dove il medico sia messo in condizione di fare il suo lavoro nel migliore dei modi possibile». «Ogni anno sono 30mila le denunce contro i medici in Italia e solo uno su cento risulta colpevole», aggiunge Maggiorotti. Solo a Roma negli ultimi dieci anni sono stati 3000 i procedimenti penali per presunti casi di malasanità, che coinvolgono nel complesso circa 2000 tra medici e personale sanitario e che solo nell'1% dei casi si sono conclusi con una condanna: questo il quadro tratteggiato da Fabio De Giorgio dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, al convegno dal titolo "Restituire dignità al medico e serenità al paziente" organizzato a Roma da Amami. Mediamente i procedimenti giudiziari, che coinvolgono per la maggior parte i chirurghi seguiti dai professionisti di specialità cliniche, hanno la durata di tre anni. Lʼesondazione del fiume Secchia in Emilia: è rimpallo di responsabilità 6 Redazione Giunta regionale, funzionari regionali ed Aipo devono smettere di rimpallarsi le colpe sulle cause che hanno determinato la rottura dellʼargine del fiume Secchia e i conseguenti allagamenti di una vasta area del territorio modenese. In sede di commissione regionale Territorio e Ambiente, la scorsa settimana il direttore di Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po) ha riferito che “dal 2001 non si fanno i piani di tutela e di sicurezza”, aggiungendo che la stessa Autorità di Bacino “aveva segnalato più e più volte situazioni di rischio nel territorio regionale” e che “lʼamministrazione regionale ne era piena- Secolo d’Italia mente a conoscenza”». È quanto afferma Fabio Filippi, consigliere di Pdl-Forza Italia alla Regione Emilia Romagna, che così continua: «Una dura accusa allʼente che, a detta del responsabile Aipo, era a conoscenza della situazione di rischio. Lʼabbandono del territorio di monte, sommata alla scarsa manutenzione degli argini dei fiumi, oltre a forme di ambientalismo eccessivo e di animalismo esasperato hanno favorito lʼalluvione del gennaio 2014 nella bassa modenese. Numerose strade, abitazioni, fabbriche, campi coltivati hanno subito danni consistenti. Il bastigliese Oberdan Salvioli, in quelle drammatiche ore, ha perso la vita. Secondo in- discrezioni lʼargine crollato a Bastiglia di Modena era una gruviera, tempestato di tane di nutrie ed altri animali. La politica deve comprendere che la strada maestra è quella della prevenzione, meno onerosa e certamente maggiormente efficace, abbiamo gli strumenti per contrastare la formazione di frante e alluvioni. Nella nostra regione si arriva quasi sempre in ritardo, quando il disastro è già avvenuto, con lavori di somma urgenza. A pagare per questi errori, causati, come ci ha spiegato il responsabile Aipo, da politiche sbagliate – continua Filippi sono i cittadini. Certamente chi aveva il compito di verificare la stabilità degli argini ha delle responsabilità, chi doveva finanziare queste strutture ha delle responsabilità, ora dovranno, senza dubbio alcuno, accollarsi i costi dei danni conseguenti allʼalluvione. La Regione, a detta di Aipo, continua coi tagli sulla sicurezza, sulla gestione del suolo e nel caso specifico sulla manutenzione degli argini dei nostri fiumi. Aipo nello stesso tempo riceve 18 milioni di euro lʼanno per la manutenzione degli argini dei fiumi dellʼEmilia, fondi che evidentemente non investe in modo oculato. Chi doveva vigilare, non lo ha fatto in modo adeguato». (158 a Taranto, 60 a Brindisi, 29 a Lecce, 26 a Foggia e nessuna alla Bat) e se Bari prende quasi 26 milioni di euro su 48, mentre a Lecce, ad esempio, toccheranno la miseria di 1 milione e 800 mila euro. A rendere ancora più deprimenti queste scelte per i cittadini del Salento, peraltro, cʼè la previsione del piano triennale della Asl di Lecce che ha evidenziato una vacanza in organico di ben 220 unità. Per cui quanto assegnato è appena il 13% di quanto necessario. Si tratta di una forte discriminazione per il territorio e di uno sfregio ai bisogni di salute dei cittadini del Salento. Il provvedimento non può assolutamente essere applicato. Per cui chiedo alla Giunta di ritirarlo e di riformularlo previa concertazione con il ministero della Salute e dopo un adeguamento che risponda in maniera equilibrata alle esigenze delle strutture del territorio salentino. In caso contrario - conclude Congedo sarei il primo a sollecitare un ricorso anche in forma collettiva al Tribunale amministrativo, una sorta di class action frutto dellʼiniziativa di soggetti pubblici e privati». Assunzioni allʼAsl di Lecce: il Pdl chiede il ritiro della delibera Redazione «Il provvedimento sulle assunzioni è assolutamente squilibrato e non deve essere applicato». Così il vicepresidente vicario del gruppo Pdl/Fi alla Regione Puglia Erio Congedo contesta la delibera della Giunta regionale di centrosinistra che contiene il riparto delle assunzioni nelle varie Asl della Puglia, che tra le altre cose ha programmato appena 29 assunzioni a Lecce e provincia sul totale di circa 700. «Come si fanno - chiede a ripartire in questo modo le assunzioni tra le varie Asl e mortificare sino a questo punto il territorio leccese? Evidentemente non hanno avuto peso alcuno criteri di carattere oggettivo come quello del numero degli abitanti, della situazione degli ospedali, del numero dei posti letto, se gli strampalati contenuti della delibera riservano a Bari 418 assunzioni su 703 e lasciano le briciole agli altri MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014 Crisi? Zingaretti aumenta gli stipendi dei nuovi manager di Asl e ospedali del Lazio Redazione «Mentre si discute sugli stipendi record dei manager pubblici e sul taglio dei costi della politica, nella Regione Lazio i nuovi manager di ospedali e Asl, tra lʼaltro appena nominati da Zingaretti tra mille perplessità e gravi omissioni, percepiranno un aumento della remunerazione del 20%. Uno schiaffo alla crisi, al contenimento dei costi della Pubblica Amministrazione e, non in ultimo, alle ipocrite promesse della Giunta regionale e di Zingaretti. Pronto un esposto alla Corte dei Conti», così dichiara Fabrizio Santori, consigliere di La Destra alla Regione Lazio e componente della commissione Salute, a commento dei provvedimenti intrapresi dalla Pisana sullʼaumento degli stipendi registrati per i nuovi manager della sanità laziale. «Le politiche di propaganda di Zingaretti si fermano di fronte a una spending review farsa che riguarda il principale capitolo di spesa regionale, quello relativo alla Sanità. Dopo la nomina di 30 dirigenti esterni, di numerosissimi consulenti e collaboratori esterni, parentele varie e, finanche, dopo lo scandalo di alcune nomine di direttori Asl illegittime ed eticamente incomprensibili, ecco arrivare lʼennesima vergogna di Zingaretti: lʼaumento degli stipendi dei manager sanitari, magari pagati con lʼaumento dell'addizionale regionale Irpef cui saranno soggetti tutti i concittadini del Lazio o con lʼaumento dei ticket previsti a breve per visite specialistiche e farmaci», conclude Santori. I 60 anni di Ron Howard, eterno Richie Cunningham di Happy Days Secolo MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014 7 d’Italia Priscilla del Ninno Il prossimo sabato 1 marzo Ron Howard compirà sessant'anni: eppure, per tutti è ancora il ragazzetto ingenuo e impacciato di Happy Days, icona di un mondo di valori – dalla famiglia, all'onestà intellettuale, fino all'integrità morale – simbolo di un'America perbenista e a tinte pastello. Il tempo nel suo caso sembra dunque essere rimasto fermo al serial tv targato Abc, andato in onda in quel decennio pregno di cambiamenti epocali che va dal 1974 al 1984. Eppure, da allora ad oggi, ne è passata molta di acqua sotto i ponti: e la corrente ha portato ad Howard una prestigiosa carriera registica, suggellata da ben due Oscar e molti riconoscimenti critici. Il regista statunitense, nato nel 1954 nella contea di Stephens, in Oklahoma, al festeggiamento del compleanno può quindi anche tranquillamente aggiungere la soddisfazione per l'annuncio che la Warner Bros ha diramato in questi giorni, ufficializzando la sostituzione di Alejandro Gonzalez Ignarritu con il cineasta americano dai capelli rossi, alla direzione di un nuovo adattamento cinematografico de Il libro della giungla, la raccolta di racconti scritta da Joseph Rudyard Kipling nel 1894, dove è centrale il personaggio di Mowgli, il “cucciolo d'uomo” abbandonato nella giungla dell'India e adottato dagli animali selvatici. Ultima tappa di un intenso cammino artistico che ha visto Howard districarsi con disinvoltura sul set, da davanti a dietro la macchina da presa. Un percorso cominciato con un esordio sul grande schermo a soli due anni di età, nel 1956, in Pellirosse alla frontiera. Un debutto dopo il quale, sostanzialmente, Ron Howard non ha fatto pause, totalizzando 38 ruoli da attore fra cinema e tv, 31 regie sempre fra piccolo e grande schermo, la firma di quattro sceneggiature e, per altrettante volte, il ruolo di produttore. Una carriera ricca e varia che gli ha anche fruttato fra l'altro il doppio Oscar (film e regia) del 2002 per A Beautiful Mind e un più lontano (1978) Golden Globe come migliore attore in una serie tv del genere commedia per Happy Days. In mezzo, i successi di Splash, una sirena a Manhattan, Cocoon, l'energia dell'universo, Apollo 13, Cinderella Man, Il codice da Vinci e Angeli e demoni. Ma per tutti, però, è e resta sempre il personaggio che lo lega indelebilmente al telefilm croce e delizia della sua carriera, che gli ha cucito addosso il ruolo insuperabile di Richie Cunningham, il miglior amico di Fonzie, il volto candido e irresistibile di un'America accattivante e sdolcinata, nostalgica ma propositiva. Amore e dintorni: Riccardo Rossi in scena con un tema classico rivisitato da sempre Redazione Discettare sull'amore, si sa, per quanto stanco e logoro, è un metodo ancora valido per strappare qualche risata e rivisitare quei luoghi comuni sempreverdi. Così, forte di questo convincimento, Riccardo Rossi torna sul palco con il copione collaudato di L'Amore è un gambero, con cui l'attore, abbandonata la cucina televisiva di Cuochi e fiamme, torna sulla ribalta per ridere della quotidianità coniugale e dei suoi piccoli, ordinari drammi. Un sommerso fatto di equivoci e delusioni, bilanci positivi e piccole soddisfazioni giornaliere, che dal giorno del debutto, lo scorso 5 febbraio al Teatro dei Sa- tiri di Roma, anima una messinscena applaudita, che continua a registrare il tutto esaurito ad ogni replica. Riccardo Rossi, dunque, torna sotto i riflettori per rivelare e spiegare ironicamente i proverbiali trucchi per affrontare al meglio tutte le fasi di una storia sentimentale, tutte le prove che un amore deve superare per sopravvivere a se stesso. In scena, allora, tutte le esperienze che abbiamo passato e che ci accomunano nelle storie d'amore, legate dal fil-rouge dell'esperienza: la prima dichiarazione, la telefonata che non arriva, la prima seduzione vera, da adulti, la prima convivenza, gli inevitabili “tradimenti”, le vendette e gli errori del primo matrimonio, cui spesso segue un altro tentativo, il secondo, quello vero. Un magma quasi indistinto di promesse mantenute e scommesse perse, in cui solo l'esperienza del passato, ripercorrendo tutto a marcia indietro, come farebbe appunto un gambero, ci fa capire come l'amore vero sia quello che ti rimane dentro, quello che «ti ritorna in mente». E quello che anima lo show dell'attore romano, scritto con Alberto Di Risio e diretto da quest'ultimo, prodotto dalla AB Management, che sarà in scena fino al prossimo 2 marzo. Poi per Riccardo Rossi sarà il momento del cinema: l'attore, infatti, sarà sul Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi grande schermo ad aprile in Un matrimonio da favola, il nuovo film di Carlo Vanzina prodotto da Federica e Fulvio Lucisano per Italian International Film, in collaborazione con Rai Cinema, e distribuito da 01 Distribution. 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