Renzi “riparla” di giustizia: «La riforma entro lʼestate

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Renzi “riparla” di giustizia: «La riforma entro lʼestate
ANNO LXII N.46
Renzi “riparla” di giustizia:
«La riforma entro lʼestate»
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
E Renzi diventò
“lʼuomo che sussurrava
bufale ai cavalli”
Francesco Signoretta
Ai posteri lʼardua sentenza, ma
Renzi è già oggetto di ironia sul
web, un poʼ la sorte che è capitata
a chiunque, nel bene o nel male,
non è passato inosservato, dallo
smacchiatore di giaguari al Cavaliere mascarato. Difficile che farà
cucù alla Merkel, un gesto molto
apprezzato da chi non sopportava
la leader tedesca, ma occorre accontentarsi. Per adesso, il nuovo
premier si è caratterizzato per le
sue amorevoli bugie, che sono più
famose dei suoi programmi di governo. Impazzano sulle pagine facebook le caricature, dal
“preferisco don Matteo” a quella in
cui viene invitato a rifare il concorrente dei quiz televisivi, “ora partecipa allʼEredità”. Ma soprattutto si
moltiplicano le vignette sullʼuomo
che manteneva le promesse o
lʼuomo che sussurrava bufale ai
d’Italia
WWW.SECOLODITALIA.IT
cavalli. Il prontuario delle sue bugie
(sempre amorevoli, sʼintende) è
bellʼe pronto: si va dal famoso «Non
andrò mai al governo senza passare per le elezioni» al cortese
«Non farò le scarpe a Letta». E infatti è diventato premier senza il ricorso alle urne ed è sufficiente
vedere la foto di Letta durante il
passaggio di consegne per capire
martedì 25/2/2014
cosa pensa di Renzi e che la pugnalata cʼè stata, eccome. Campeggiano anche altre due frasi,
«Stop ad Alfano nella squadra di
governo» (Alfano è ridiventato ministro) e «mai più larghe intese» (il
nuovo governo è formato dal Pd
con il Nuovo centrodestra). Il problema è che ironici – e spesso arrabbiati – sono anche i commenti. A
sinistra ironizzano, «Matteo è il figlio segreto di Berlusconi», mentre
a destra ci tengono ad aggiungere
unʼaltra bugia allʼelenco: «Renzi
aveva promesso meno tasse e
parte tassando i risparmi degli italiani». Poi cʼè chi fa una battuta
amara – «I suoi due dentoni dimostrano che è un roditore» – e chi
vede una somiglianza con il conduttore televisivo Giovanni Muciaccia.
In molti si dichiarano dʼaccordo con
i giudizi dati da Forza Italia e Fratelli
dʼItalia, «in Senato ha fatto un discorso da bar» e «il governo è un
minestrone indigesto». Si ha la sensazione che i posteri la sentenza
lʼabbiano già data.
«Comizio da bar», «minestrone male assortito»,
«ricette vecchie»: il discorso bocciato dal centrodestra
Valter delle Donne
«Unʼarringa che avrebbe fatto furore la domenica pomeriggio al bar
o al più durante un comizio elettorale, ma che poco si addice alla illustrazione di un programma di
governo che dovrebbe giustificare
il terzo esecutivo non eletto imposto agli italiani. Per ascoltare queste banalità non era necessario
privare i fiorentini del loro primo cittadino e tanto valeva tenere in carica il precedente governo». È
quanto dichiara il presidente dei
deputati di Fratelli dʼItalia, Giorgia
Meloni. «Può solo migliorare. Peggio di così non si può. Per il bene
dellʼItalia spero che Renzi sia meglio di come è apparso. Voto no
convinto alla fiducia a questo governo». Così il senatore di Forza
Italia, Maurizio Gasparri su Twitter.
Bocciatura piena anche dal collega
di partito Altero Matteoli. «Un minestrone male assortito. Un intervento, quello di Renzi, tutto giocato
sulla demagogia, lʼilare e il banale,
in perfetto stile con il personaggio.
Renzi è riuscito a non essere
chiaro neppure sulla legge elettorale che non si comprende se si fa
o meno o se prima si deve aspettare la riforma del Senato. Nulla sui
problemi del Meridione. Per il resto
titoli, titoli e tit0li». «Dovʼè la novità?
Renzi si appropria (male) di una
parte del programma del centrodestra. Lo attendiamo alla scadenza
delle sue promesse», commenta
Gianni Alemanno sul suo proprio
profilo Twitter. «Non cʼè che dire:
Renzi sa fare i comizi. Lo avvisino
però che non era in piazza ma al
Senato. E sparare proposte a casaccio senza indicare come si pagano è facile per qualunque politico
di qualunque repubblica: durata tre
mesi», profetizza in una nota il segretario nazionale de La Destra,
Francesco Storace. Sulle soluzioni
per rilanciare lʼeconomia proposte
dal premier, Renata Polverini si
dice molto preoccupata dato che si
tratta delle «vecchie ricette del governo Letta (dallo sblocco dei debiti
della Pa al fondo di garanzia per le
Pmi) che non hanno funzionato fino
a ora e che, comunque, non bastano a curare milioni di disoccupati
e di famiglie senza reddito» . «Insomma cʼè poco da star sereni –
osserva la parlamentare forzista –
siamo ancora agli slogan allusivi e
vaghi, mentre gli effetti speciali attesi dai sostenitori della staffetta
sembrano già svaniti nella sostanziale inconsistenza del programma
del governo».
Giuliana Sgrena al “Secolo”: «Vi spiego
cosa penso veramente dei Marò»
Secolo
2
d’Italia
MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014
cora una sinistra che ha unʼidiosincrasia per chiunque indossi
una divisa?
Girolamo Fragalà
«Ho trovato sconveniente scrivere
un articolo sul Secolo che faceva riferimento a una fonte, “Falce e
martello”, che desta molte perplessità». Giuliana Sgrena è perplessa
ma molto serena, puntuale allʼappuntamento telefonico con il nostro
giornale. Ci tiene a sottolineare che
sui Marò non ha mai pensato quel
che sul sito di F&M viene virgolettato, «non ho mai tenuto una conferenza stampa su questo
argomento, men che meno sulla vicenda di Luxuria in Russia». Tutto
questo, specifica, «è al di fuori delle
mie prese di posizione normali».
I suoi giudizi in merito alla vicenda di Latorre e Girone sono
sempre stati al centro di polemiche, in molti hanno equivocato…
Lʼequivoco è nato proprio nei primi
giorni, quando i militari italiani furono presi dalle autorità indiane.
Non dissi che erano colpevoli, ci
mancherebbe, ma che si dovesse
fare subito chiarezza e capire chi
aveva realmente ucciso i due pescatori indiani.
Una posizione, questa, che è
anche frutto della sua esperienza?
Sì, io sono stata vittima di un caso
abbastanza simile, con la morte di
Nicola Calipari che è sempre rima-
sta impunita… e questo particolare
di non poco conto è un coltello che
si rigira nella ferita. Il mio timore era
proprio dettato dal fatto che quando
un avvenimento si verifica allʼestero
da parte di stranieri, tutto viene
messo a tacere e le vittime non trovano giustizia. Credo invece che
tutti gli esseri umani abbiano diritto
ad avere giustizia e anche i loro familiari.
Torniamo al caso dei marò…
Penso – e lʼho già detto più volte –
che ci sia stato un problema di
fondo: con la legge La Russa sono
stati mandati i militari sulle navi civili
e commerciali per garantirne la protezione, ma non è stata chiarita
esattamente qual è la linea di comando. Quindi è chiaro che, in una
situazione di emergenza, i militari
possono trovarsi nella condizione di
non sapere a chi rispondere.
E allora?
Io chiedevo giustizia per gli indiani
ma non sono entrata nel merito delle
responsabilità. Di recente, dopo due
anni in cui i nostri militari sono stati
trattenuti in India in stato di detenzione, ho scritto un articolo, visibile
sulla mia pagina web, che chiede
giustizia per i marò: non si possono
trattenere due persone in detenzione, anche se domiciliare, per due
anni senza formulare unʼaccusa,
Non penso. Io stessa, che per appartenenza politica, consideravo i
servizi segreti come qualcosa di sconosciuto e allarmante, ho rivisto la
mia posizione dopo aver conosciuto
Calipari. Tutto questo è superato.
Penso che la mia posizione sia lineare e non capisco il perché della
campagna scatenata contro di me.
Come si sono comportati i governi che si sono succeduti in
questi ultimi anni sulla vicenda
di Latorre e Girone?
Penso che ci sia stato un impegno
da parte di tutti, a volte persino una
eccessiva pubblicità a un caso che
in India è stato trattato come se
fosse più una questione di rapporti
con lʼItalia che un giudizio processuale su due persone. Voglio sottolineare che fu approvato un
accordo bilaterale che permette agli
italiani condannati in India di scontare la pena in Italia. Ci tengo a sottolineare anche che, come tutti
sanno, io sono fermamente contraria sia alla pena di morte sia allʼergastolo. E quindi desidero sia fatta
chiarezza per i due marò… e dunque, la formulazione degli atti dʼaccusa e un processo equo.
Ma nel nostro Paese esiste an-
Renzi, sulla giustizia basta scontri.
La promessa di una riforma entro lʼestate
Redazione
Sulla giustizia lo scontro ideologico
andato avanti per 20 anni ha portato
a posizioni “calcificate”: lo ha afferma Matteo Renzi parlando in aula
al Senato e annunciando un pacchetto organico di revisione che va
dalla giustizia amministrativa a
quella penale. Al riguardo, il presidente del Consiglio fa lʼesempio del
drogato o dellʼubriaco che provoca
un incidente stradale mortale ricevendo una sanzione simile a quella
di un semplice furto: “Tutto questo
va cambiato”, dice Renzi. E annuncia che a giugno il governo proporrà
al Parlamento una revisione complessiva del sistema giudiziario.
”Credo che sia arrivato il momento
di mettere nel mese di giugno… allʼattenzione di questo Parlamento
un pacchetto organico di revisione
della giustizia che non lasci fuori
niente”. ”Parto dalla giustizia amministrativa, siamo un Paese in cui lavorano di più negli appalti pubblici
gli avvocati che i muratori”, ha aggiunto. Quindi ha fatto lʼesempio di
Lorenzo Guarneri, ucciso nel 2010
in un incidente stradale. Ha invocato una risposta della politica rispetto alle pene troppo lievi che
vengono inflitte ai pirati della
strada. Il tema della certezza della
pena è sicuramente uno degli
aspetti più evidenti del cambia-
mento di passo del linguaggio di
Renzi rispetto al mondo della sinistra. Una sottolineatura che non è
sfuggita agli avversari del centrodestra.“Ogni giorno – ha commentato Barbara Bendettelli (FdI) –
muoiono sulle nostre strade 11 persone. Undici famiglie vengono condannate allʼergastolo del dolore e
allʼabbandono da parte di un sistema sociale e giudiziario che preferisce avere maggiore riguardo per
i rei. Spero che nella visione di cui
parla Renzi ci sia anche quella di
una giustizia con la G maiuscola, in
grado di guardare tutti gli attori del
reato e di mettere su un gradino più
alto le vittime e il bene della vita”.
Quindi, al di là delle frange
estreme, non cʼè più quella netta
distinzione tra la destra e la sinistra…
Basta vedere comʼè nato il nuovo
governo per capirlo, basta interpretare il colloquio Renzi-Berlusconi. Le
identità si stanno annacquando e
questo mi dispiace. Certo, non parlo
del confronto violento ma dei valori
e dei programmi politici. È giusto che
la sinistra poggi i suoi programmi su
certe compatibilità e la destra su
altre. Le differenze sono necessarie.
Quali sono state le conseguenze?
Lʼannacquamento delle identità ha
portato gli elettori ad allontanarsi,
non sanno in chi riconoscersi specie
se nessuno difende le loro necessità, Cʼè stato un impoverimento
delle classi medie ma non cʼè chi difende il diritto al lavoro e il Welfare.
Se si continua così, la gente finisce
per dare lʼaddio definitivo alla politica
e alle istutuzioni che hanno perso
credibilità. Questa sfiducia è unʼincognita e può portare da qualsiasi
parte.
Anche la nascita del governo
Renzi, lʼennesimo che viene fuori
senza il voto popolare…
È stato un altro passo negativo, il popolo si è sentito estromesso dalle
decisioni di palazzo e questo alimenta la sfiducia.
SullʼEuropa cʼè un clima di sfiducia analogo…
Credo che lʼEuropa vada difesa ma
cambiata. Le imposizioni non possono essere accettate come sono
state accettate fino ad oggi. La prima
cosa da contrattare è il fiscal compact e devʼessere chiaro che lʼobiettivo di fondo non è sempre quello di
mantenere il debito entro certi limiti:
se un Paese è in forte crisi, meglio
creare lavoro che pensare solo a ridurre il debito.
Papa Francesco, ecco la riforma economica
del Vaticano: «Rafforzerà la lotta alla povertà»
MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014
Secolo
d’Italia
Antonella Ambrosioni
Papa Francesco prosegue a passo
spedito nella sua missione rinnovatrice e procede con la riforma economico-amministrativa del Vaticano
e della Città del Vaticano. Il Pontefice ha istituito una «nuova struttura
di coordinamento per gli affari economici e amministrativi», una sorta
di superministero vaticano dell'Economia. La struttura si compone della
nuova Segreteria per l'economia che
avrà autorità sulle attività economiche e amministrative della Santa
Sede e della Città del Vaticano, e
sarà tra l'altro responsabile per la
preparazione di un budget annuale.
Dovrà inoltre redigere un bilancio
dettagliato. La Segreteria «metterà
in opera le direttive formulate da un
nuovo Consiglio per l'economia: un
Consiglio - annuncia il comunicato
della Sala stampa vaticana - composto da otto cardinali o vescovi,
che riflette l'universalità della
Chiesa, e sette esperti laici di varie
nazionalità con competenze finanziarie e riconosciuta professiona-
lità». La direzione della Segreteria è
affidata a un prefetto, già individuato
nel cardinale australiano Georg Pell.
È prevista inoltre la nomina di un revisore generale, che sarà nominato
dal Papa, e avrà il potere di «svolgere revisioni di qualsiasi agenzia o
istituzione della Santa Sede e dello
Stato della Città del Vaticano». Si
conferma il ruolo dell'Apsa. L'Apsa
(Amministrazione del patrimonio
della sede apostolica), viene confermata «come Banca Centrale del Vaticano, con tutti gli obblighi e le
responsabilità delle istituzioni analoghe in tutto il mondo», si legge nel
comunicato della sala stampa vati-
cana. Padre Federico Lombardi ha
spiegato che la definizione «Banca
Centrale del Vaticano» probabilmente non era mai stata usata
«apertis verbis» per lʼApsa, alla
quale però nei fatti e nelle pubblicazioni era stata sempre riconosciuta.
Il Consiglio dellʼeconomia istituito dal
Papa «determina le politiche e le direttive, che la Segreteria dellʼeconomia attua» ha spiegato padre
Lombardi. Le modifiche alla struttura
economica decise da papa Bergoglio sono contenute in un Motu proprio
che
verrà
pubblicato
dallʼOsservatore romano. Le modifiche della struttura economica amministrativa del Vaticano hanno tra i
loro scopi anche «una migliore utilizzazione delle risorse, migliorando
il supporto disponibile per vari programmi, in particolare quelli rivolti al
lavoro con i poveri e gli emarginati».
Le modifiche, inoltre, «consentiranno il coinvolgimento più esplicito
di esperti di alto livello di esperienza
in amministrazione finanziaria, pianificazione e reporting».
Corrado Vitale
Sempre più nero è l'umore degli italiani mentre il governo Renzi inizia
la sua navigazione. Crisi economica e lavoro restano in cima alle
preoccupazioni dei nostri connazionali, che si sentono impoveriti, evidenziano
l'aumento
delle
diseguaglianze, temono per il futuro
dei figli e per l'instabilità politica. È
questo in sintesi il quadro che
emerge dal settimo Rapporto sulla
sicurezza e l'insicurezza sociale in
Italia e in Europa, realizzato per
conto di Fondazione Unipolis da
Demos&Pi e Osservatorio di Pavia.
Il 73% degli italiani considera l'insicurezza economica come «emergenza principale» e l'85% vede un
notevole incremento delle distanze
tra «chi ha poco e chi ha molto»
negli ultimi dieci anni. Tant'è che per
la prima volta, la maggioranza degli
italiani (52%) colloca la propria famiglia nella classe sociale «bassa
e medio bassa», mentre, otto anni
fa il 60% si considerava appartenente al ceto medio e solo il 28%
tra i ceti medio-bassi. Di conse-
guenza, il 60% dei cittadini ha
paura per il futuro dei propri figli e il
67% considera l'emigrazione all'estero la sola speranza possibile
per i ragazzi. In questo scenario, la
politica non dà rassicurazioni: il
68% degli italiani intervistati si dichiara «frequentemente preoccupato per l'instabilità politica». Non
manca quindi l'insicurezza personale, con l'84% degli intervistati che
rileva un incremento della criminalità a livello nazionale. «È l'Italia
della grande incertezza», commenta Ilvo Diamanti, direttore
scientifico di Demos&Pi, convinto
che la società italiana sia caratterizzata dalla «perdita dei riferimenti
di valore, istituzionali, normativi che
fornisce la politica».
Il grado di sfiducia degli italiani si rivela inoltre particolarmente forte
nei riguardi del sistema creditizio.
Come rivela un'indagine dell'Ispo,
solo per il 22% degli italiani le banche sono vicine alla clientela nei
momenti di difficoltà e sono attente
a fare gli interesse dei propri clienti,
il 16% ritiene che siano disposte a
fare credito ai clienti per esempio
per mutui e finanziamenti. Nella
classifica del grado di fiducia verso
le istituzioni le banche sono al terz'ultimo posto, vengono dopo solo
Parlamento e partiti politici. «Nella
percezione degli italiani - commenta Giorgio Brunelli, presidente
di Banca Agci - il sistema bancario
è disallineato rispetto alle loro
aspettative. Richiedono una maggiore vicinanza».
Gli italiani si sentono sempre più poveri: il ceto
medio si riduce a meno del 50%
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Industria dellʼabbigliamento,
è allarme
sulla piaga
delle contraffazioni
Redazione
«Il protocollo firmato dall'Assessore
Leonori con il Prefetto di Roma per
il contrasto alla contraffazione costituisce un atto di estrema importanza per tutto il nostro settore che
da troppo tempo subisce le conseguenze dannose, non solo da un
punto di vista economico, del commercio illegale». È quanto dichiara
in una nota il presidente di FederModa Confcommercio Roma, Massimiliano De Toma. «Un'iniziativa
che sosterremo con tutti i mezzi a
nostra disposizione, ancora più significativa per la capillarità con cui
è concepita, coinvolgendo le Forze
dell'Ordine, la Procura della Repubblica, la Questura di Roma, la Camera di Commercio e le Università.
Purtroppo - continua De Toma - la
contraffazione è un fenomeno che
riguarda tutte le categorie merceologiche, in modo trasversale: dalle
borse alla pelletteria, dagli occhiali
ai prodotti audio - video e musicali,
dalla biancheria all'abbigliamento
falsamente griffato, fino ai prodotti
alimentari, ortofrutticoli e ai fiori, con
conseguenze danno se per la salute
dei consumatori». «Da nostre elaborazioni - aggiunge De Toma - risulta che la contraffazione è in
costante crescita: dal 44% delle segnalazioni ricevute nel 2000 si
passa all'85% del 2013. Come in
crescita è il numero degli imprenditori romani (+17%) che vedono
nella contraffazione la terza causa,
dopo la pressione fiscale e le lungaggini burocratiche, della crisi
della propria attività».
Tre anni dopo lʼincidente nucleare di Fukushima
le radiazioni stanno tornando nella norma
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Secolo
d’Italia
Redazione
A tre anni dall'incidente nella centrale nucleare di Fukushima, in
Giappone, arrivano i primi dati definitivi sull'esposizione alle radiazioni
della popolazione locale che confermano il ritorno verso la normalità. Le
dosi negli ultimi anni, infatti, sono
confrontabili con quelle subite dai
residenti di altre aree del Paese,
esposti solo alle radiazioni presenti
in natura. Il rapporto è stato realizzato da un gruppo di ricercatori coordinato dall'università di Kyoto e
pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti
(Pnas). «I dati confermano quanto
si era ipotizzato sin dall'inizio - ha
spiegato Elena Fantuzzi, responsabile dell'Istituto di Radioprotezione
(Irp) dell'Enea - e rappresentano un
buon punto di inizio per la raccolta
dei dati su quella che è l'effettiva situazione». Sulla base di analisi e
stime, la popolazione residente tra i
20 e 50 chilometri dalla centrale
esplosa nel marzo del 2011 avrebbe
ricevuto una dose di radiazioni,
sommando quella naturale e quella
prodotta dall'incidente, inferiore ai
2,5 millisievert l'anno. Si tratta di un
quantitativo in linea con le dosi di radiazione naturale a cui sono esposti normalmente gli abitanti del
Giappone, attraverso gli elementi
naturalmente presenti nell'aria, terreni o cibo. «Anche se i dati raccolti
fossero in realtà sottostimati - ha
proseguito Fantuzzi - ci troveremmo
comunque in una situazione accettabile. Basti pensare che il limite di
esposizione per i lavoratori che lavorano con materiali radioattivi è di
circa 20 millisievert l'anno». Secondo le proiezioni, nei prossimi 10
e 50 anni le esposizioni dovute all'impianto saranno in ogni caso al disotto di 1 millisievert l'anno e il
rischio di un aumento di tumori sarebbe limitato entro lo 0,28% in più
per il tumore al seno e del 1,06%
per gli altri tipi di cancro. «Nello studio - ha proseguito la ricercatrice mancano però, e lo evidenziano i ricercatori stessi, i dati relativi ai primi
mesi, quelli subito dopo l'incidente.
Non si hanno quindi informazioni
sulla quantità di radiazioni a cui
sono state esposte le persone nelle
prime settimane, forse quelle più
pericolose». La mancanza è dovuta
all'impossibilità oggettiva di poter
monitorare la popolazione in maniera capillare e continua nei giorni
successivi al terribile tsunami che
devastò l'intera regione provocando
circa 15 mila morti. «Questo non
vuol dire però - ha spiegato Fantuzzi
- che i dati sono insufficienti o che
quelli mancanti siano disastrosi. Si
tratta di una base di lavoro necessaria che ha ancora lacune e dovrà
essere proseguita nel tempo, comunque un fondamentale strumento di studio».
Redazione
Un messaggio di tono “spartano"
diffuso da un sito web dell'esercito
israeliano, in cui si invitano i bambini a prepararsi a una prossima
guerra come a una fatalità, ha suscitato un coro di reazioni adirate
sul web. Ai margini di una esercitazione condotta dal comando delle
retrovie per addestrare le scolaresche di scuole ed asili a correre nei
rifugi al suono delle sirene, un sito
web dell'esercito ha diffuso l'immagine di una avvenente soldatessa
bionda, ripresa di spalle di fronte a
piccoli allievi. «Quando entro in
classe - le viene fatto dire - io so che
preparo i cittadini di domani alla
prossima guerra». Dal testo si comprende che è la istruttrice incaricata
di sospingere i bambini ai rifugi
quando risuonano sirene di allarme.
La constatazione che fra i respon-
sabili delle forze armate c'è chi vede
un nuovo conflitto come una necessità storica e non lascia alcuna
apertura di speranza alle trattative
di pace condotte da John Kerry ha
lasciato sbigottiti molti israeliani, e
le reazioni sul web si sono subito
moltiplicate. Alcuni, come Jay,
hanno ostentato incredulità. «Credevo che fosse uno scherzo»,
scrive. «Eppure è tutto vero, quel
messaggio giunge proprio da Tsahal», acronimo delle forze armate.
Altri reagiscono in tono allarmato.
«Soldatessa, per favore, non entrare in alcuna classe», le intima
Oren. «Parlare con i bambini della
“prossima guerra" è una totale mancanza di gusto», stima Oksana.
«Ma siete proprio ammattiti? Andate a farvi curare...», consiglia con
toni spicci Gabriella. Altri infine cercano di esorcizzare l'incubo con
l'umorismo: propongono ad esempio una nuova immagine della
classe in cui la soldatessa bionda
in posa spartana è sostituita dall'attrice Uma Thurman, la protagonista
del celebre “Kil Bill" di Quentin Tarantino, ripresa mentre rotea sulla
testa con grande perizia marziale
una sciabola giapponese. Dai responsabili militari, per il momento,
non è giunto alcun commento.
MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014
Aiuti umanitari
alle famiglie
di tre sobborghi
di Damasco
Polemica in Israele per i bambini
“addestrati” alla guerra
Redazione
La Mezzaluna Rossa siriana ha
distribuito negli ultimi giorni
6.650 pacchi di viveri a famiglie
in tre sobborghi meridionali di
Damasco, in Siria, controllati dai
ribelli e sottoposti da un anno e
mezzo all'assedio delle forze
lealiste. Ne dà notizia l'agenzia
governativa Sana. Nelle tre località, quelle di Beit Sahem, Babila e Yelda, i civili hanno già
potuto beneficiare di aiuti umanitari nei mesi scorsi grazie a
tregue temporanee concordate
tra il regime e i ribelli. In un comunicato la Mezzaluna Rossa
precisa che i pacchi sono stati
distribuiti negli ultimi quattro
giorni. Circa 460 persone hanno
inoltre potuto beneficiare di visite mediche, cure e medicinali
attraverso cliniche mobili della
Mezzaluna Rossa, mentre
1.700 malati hanno potuto essere evacuati. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato
sabato una risoluzione - che
non prevede sanzioni automatiche in caso di mancato rispetto
- in cui si chiede alle parti in conflitto di togliere gli assedi ad
aree popolate da civili per lasciare passare gli aiuti umanitari. Il regime si è detto pronto a
cooperare, ma a condizione che
sia rispettata la "sovranità nazionale".
Scuola,lareplicaamaradeisindacatialministroGiannini:
«Isalarideinostriinsegnanti?Ipiùbassid'Europa»
MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014
Secolo
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d’Italia
I medici accusano:
troppi “avvoltoi”
sulla sanità
Redazione
Cambiano i governi, si alternano i ministri, e il nodo degli insegnanti resta
sempre da sciogliere. I sindacati tornano dunque in campo, e replicano
alla nuova titolare del dicastero di
viale Trastevere, Stefania Giannini,
che in un'intervista, tra le varie osservazioni proposte in merito, ha auspicato che si possa superare per gli
stipendi degli insegnanti il meccanismo degli scatti automatici. Dura la replica sindacale, partita dal
presupposto che, in un Paese in cui
un insegnante guadagna mediamente
1.200-1.300 euro al mese, uno stipendio che si colloca al penultimo
posto in Europa, parlare di blocco
degli automatismi significa «non tenere conto della realtà», del fatto che
l'anzianità è l'unico modo per difendere il potere d'acquisto dei salari, e
che per premiare davvero il merito occorrono risorse. I sindacati replicano
così al neo ministro dell'Istruzione
Stefania Giannini, aggiungendo a
margine che «queste idee meritocratiche non tengono conto della realtà,
ovvero che il contratto nazionale della
scuola è bloccato dal 2006»: un'osservazione piccata rilanciata, tra gli
altri, dal segretario generale della Flc
Cgil, Domenico Pantaleo. Il sindacalista, inoltre, ha evidenziato come «in
tutta Europa l'anzianità contribuisce
alla valorizzazione della professionalità». Quindi, ribadendo tutta la disponibilità a discutere, ha esortato ad
aprire un tavolo «perché in questi anni
con il blocco dei contratti i salari nella
scuola, e in tutto il settore della conoscenza, hanno subito un vero e proprio attacco». «Valorizzare il lavoro
professionale degli insegnanti», e
dunque il merito, sembra essere il comune denominatore delle diverse
sigle sindacali da cui ripartire: «Se
davvero si vuole promuovere il merito
occorrono risorse – ha commentato
infatti il segretario della Uil Scuola,
Massimo Di Menna – Accettiamo dun-
que la sfida del neo ministro e aspettiamo l'apertura di un negoziato contrattuale, ma sapendo che serve un
cambiamento rispetto a quanto fatto
fino ad oggi». «Non bisogna considerare l'anzianità in maniera dispregiativa, negativa, perché in tutta Europa
è considerata un elemento della carriera», ha chiosato rincarando la dose
Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, che poi ha
anche invitato il neo ministro Giannini
«ad affrontare le vere emergenze in
atto del settore scuola. Poi tutta la nostra disponibilità a sederci attorno ad
un tavolo» per affrontare come sostenere gli stipendi degli insegnanti.
Redazione
Non c'è crisi che tenga per il sesso: la
“Sex is Now”, una Srl tra 5 amici imprenditori romani che cede punti vendita “hot” automatizzati in franchising,
ha aperto in pochi anni 40 negozi,
vanta un fatturato in crescita, investe
in pubblicità e annuncia contatti per
aprire a breve nuovi punti vendita a
Ibiza, Lugano e Berlino. Così mentre
moltissimi piccoli negozi chiudono,
l'attività dei self service “hot” cresce
in modo tumultuoso e i punti vendita
stanno velocemente invadendo le
periferie di molte città (in centro ci
sono restrizioni). A Roma, ad esempio, in alcune zone i punti vendita
“hard”, dati in franchising dalla “casa
madre” si moltiplicano. L'attività va
dunque a gonfie vele nonostante la
crisi e nonostante si scontri con il problema più sentito, ma da tutti, al momento: la mancanza di credito. Il
problema in questo caso è di “statuto”: le banche non possono infatti
investire in attività “per adulti”. Ma
una fortuna, la Sex is Now l'ha avuta
con la notorietà arrivatale dopo la
battaglia dell'ex premier Massimo
D'Alema per far chiudere un punto
vendita sotto la sua abitazione:
esplose il caso mediatico dando visibilità a questa nuova attività (il negozio fu chiuso). Ma quanto costa aprire
un punto vendita? «Dipende dalla
quantità di macchine self service nel
negozio e dagli optional (schermi tv,
telecamere,porte blindate) - spiega il
titolare. Si parte da 35.000 euro in su
con un break even a due anni in
media. Insomma l'attività cresce ed
attira potenziali investitori anche da
un'attività che invece si va velocemente spegnendo, quella delle e-cig
dopo le novità fiscali che si sono abbattute sul settore. E forse anche
dalle sale gioco ormai “esplose” di
numero. Ma la situazione non è semplice: «Ci hanno impedito di fare la
pubblicità su autobus e metro a
Roma per rispettare il decoro. Ma la
settimana dopo hanno affisso la pubblicità di una nota casa da gioco. C'è
gente che si suicida perché si è rovinata col gioco - rivendica il titolare invece sicuramente di un sex toy non
si muore».
Sexy shop, il self service rilancia il business
dellʼeros: aperti 40 punti “hot”
Redazione
Parte la controffensiva dei medici contro gli spot che spingono sempre più pazienti a
denunciare presunti casi di malasanità, con il lancio sul web
dello spot "Medici, pazienti e
avvoltoi" realizzato da Amami
(Associazione medici accusati
di malpractice ingiustamente)
con il patrocinio del ministero
della Salute e l'adesione di 25
associazioni scientifiche e sindacali. «I medici italiani si sentono “prede", sono vittime di
un'aggressione a 360 gradi,
fatta di spot televisivi e annunci
radio: questa però – spiega
Maurizio Maggiorotti, presidente di Amami – non è un'iniziativa contro qualcuno ma per
qualcosa, per un cambiamento
di cultura a favore di una sanità
che non sia vittima del contenzioso esasperato e strumentale, e dove il medico sia
messo in condizione di fare il
suo lavoro nel migliore dei modi
possibile». «Ogni anno sono
30mila le denunce contro i medici in Italia e solo uno su cento
risulta colpevole», aggiunge
Maggiorotti. Solo a Roma negli
ultimi dieci anni sono stati 3000
i procedimenti penali per presunti casi di malasanità, che
coinvolgono nel complesso
circa 2000 tra medici e personale sanitario e che solo
nell'1% dei casi si sono conclusi con una condanna: questo
il quadro tratteggiato da Fabio
De Giorgio dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, al convegno dal titolo "Restituire
dignità al medico e serenità al
paziente" organizzato a Roma
da Amami. Mediamente i procedimenti giudiziari, che coinvolgono per la maggior parte i
chirurghi seguiti dai professionisti di specialità cliniche,
hanno la durata di tre anni.
Lʼesondazione del fiume Secchia
in Emilia: è rimpallo di responsabilità
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Redazione
Giunta regionale, funzionari regionali ed Aipo devono smettere
di rimpallarsi le colpe sulle cause
che hanno determinato la rottura
dellʼargine del fiume Secchia e i
conseguenti allagamenti di una
vasta area del territorio modenese. In sede di commissione regionale Territorio e Ambiente, la
scorsa settimana il direttore di
Aipo (Agenzia interregionale per
il fiume Po) ha riferito che “dal
2001 non si fanno i piani di tutela
e di sicurezza”, aggiungendo che
la stessa Autorità di Bacino
“aveva segnalato più e più volte
situazioni di rischio nel territorio
regionale” e che “lʼamministrazione regionale ne era piena-
Secolo
d’Italia
mente a conoscenza”». È quanto
afferma Fabio Filippi, consigliere
di Pdl-Forza Italia alla Regione
Emilia Romagna, che così continua: «Una dura accusa allʼente
che, a detta del responsabile
Aipo, era a conoscenza della situazione di rischio. Lʼabbandono
del territorio di monte, sommata
alla scarsa manutenzione degli
argini dei fiumi, oltre a forme di
ambientalismo eccessivo e di animalismo esasperato hanno favorito lʼalluvione del gennaio 2014
nella bassa modenese. Numerose strade, abitazioni, fabbriche,
campi coltivati hanno subito danni
consistenti. Il bastigliese Oberdan
Salvioli, in quelle drammatiche
ore, ha perso la vita. Secondo in-
discrezioni lʼargine crollato a Bastiglia di Modena era una gruviera, tempestato di tane di nutrie
ed altri animali. La politica deve
comprendere che la strada maestra è quella della prevenzione,
meno onerosa e certamente
maggiormente efficace, abbiamo
gli strumenti per contrastare la
formazione di frante e alluvioni.
Nella nostra regione si arriva
quasi sempre in ritardo, quando il
disastro è già avvenuto, con lavori
di somma urgenza. A pagare per
questi errori, causati, come ci ha
spiegato il responsabile Aipo, da
politiche sbagliate – continua Filippi sono i cittadini. Certamente
chi aveva il compito di verificare
la stabilità degli argini ha delle responsabilità, chi doveva finanziare queste strutture ha delle
responsabilità, ora dovranno,
senza dubbio alcuno, accollarsi i
costi dei danni conseguenti allʼalluvione. La Regione, a detta di
Aipo, continua coi tagli sulla sicurezza, sulla gestione del suolo e
nel caso specifico sulla manutenzione degli argini dei nostri fiumi.
Aipo nello stesso tempo riceve 18
milioni di euro lʼanno per la manutenzione degli argini dei fiumi
dellʼEmilia, fondi che evidentemente non investe in modo oculato. Chi doveva vigilare, non lo
ha fatto in modo adeguato».
(158 a Taranto, 60 a Brindisi, 29 a
Lecce, 26 a Foggia e nessuna alla
Bat) e se Bari prende quasi 26 milioni di euro su 48, mentre a Lecce,
ad esempio, toccheranno la miseria
di 1 milione e 800 mila euro. A rendere ancora più deprimenti queste
scelte per i cittadini del Salento, peraltro, cʼè la previsione del piano
triennale della Asl di Lecce che ha
evidenziato una vacanza in organico di ben 220 unità. Per cui quanto
assegnato è appena il 13% di
quanto necessario. Si tratta di una
forte discriminazione per il territorio
e di uno sfregio ai bisogni di salute
dei cittadini del Salento. Il provvedimento non può assolutamente essere applicato. Per cui chiedo alla
Giunta di ritirarlo e di riformularlo
previa concertazione con il ministero della Salute e dopo un adeguamento che risponda in maniera
equilibrata alle esigenze delle strutture del territorio salentino. In caso
contrario - conclude Congedo sarei il primo a sollecitare un ricorso
anche in forma collettiva al Tribunale amministrativo, una sorta di
class action frutto dellʼiniziativa di
soggetti pubblici e privati».
Assunzioni allʼAsl di Lecce: il Pdl chiede il ritiro della delibera
Redazione
«Il provvedimento sulle assunzioni è
assolutamente squilibrato e non
deve essere applicato». Così il vicepresidente vicario del gruppo Pdl/Fi
alla Regione Puglia Erio Congedo
contesta la delibera della Giunta regionale di centrosinistra che contiene
il riparto delle assunzioni nelle varie
Asl della Puglia, che tra le altre cose
ha programmato appena 29 assunzioni a Lecce e provincia sul totale di
circa 700. «Come si fanno - chiede a ripartire in questo modo le assunzioni tra le varie Asl e mortificare sino
a questo punto il territorio leccese?
Evidentemente non hanno avuto
peso alcuno criteri di carattere oggettivo come quello del numero degli
abitanti, della situazione degli ospedali, del numero dei posti letto, se gli
strampalati contenuti della delibera
riservano a Bari 418 assunzioni su
703 e lasciano le briciole agli altri
MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014
Crisi? Zingaretti
aumenta gli stipendi
dei nuovi manager di Asl
e ospedali del Lazio
Redazione
«Mentre si discute sugli stipendi record dei manager pubblici e sul taglio dei costi della
politica, nella Regione Lazio i
nuovi manager di ospedali e
Asl, tra lʼaltro appena nominati
da Zingaretti tra mille perplessità e gravi omissioni, percepiranno un aumento della
remunerazione del 20%. Uno
schiaffo alla crisi, al contenimento dei costi della Pubblica
Amministrazione e, non in ultimo, alle ipocrite promesse
della Giunta regionale e di Zingaretti. Pronto un esposto alla
Corte dei Conti», così dichiara
Fabrizio Santori, consigliere di
La Destra alla Regione Lazio e
componente della commissione Salute, a commento dei
provvedimenti intrapresi dalla
Pisana sullʼaumento degli stipendi registrati per i nuovi manager della sanità laziale. «Le
politiche di propaganda di Zingaretti si fermano di fronte a
una spending review farsa che
riguarda il principale capitolo di
spesa regionale, quello relativo
alla Sanità. Dopo la nomina di
30 dirigenti esterni, di numerosissimi consulenti e collaboratori esterni, parentele varie e,
finanche, dopo lo scandalo di
alcune nomine di direttori Asl illegittime ed eticamente incomprensibili,
ecco
arrivare
lʼennesima vergogna di Zingaretti: lʼaumento degli stipendi
dei manager sanitari, magari
pagati con lʼaumento dell'addizionale regionale Irpef cui saranno soggetti tutti i concittadini
del Lazio o con lʼaumento dei
ticket previsti a breve per visite
specialistiche e farmaci», conclude Santori.
I 60 anni di Ron Howard, eterno
Richie Cunningham di Happy Days
Secolo
MARTEDì 25 FEBBRAIO 2014
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d’Italia
Priscilla del Ninno
Il prossimo sabato 1 marzo Ron Howard
compirà sessant'anni: eppure, per tutti è
ancora il ragazzetto ingenuo e impacciato
di Happy Days, icona di un mondo di valori – dalla famiglia, all'onestà intellettuale, fino all'integrità morale – simbolo di
un'America perbenista e a tinte pastello. Il
tempo nel suo caso sembra dunque essere rimasto fermo al serial tv targato
Abc, andato in onda in quel decennio pregno di cambiamenti epocali che va dal
1974 al 1984. Eppure, da allora ad oggi,
ne è passata molta di acqua sotto i ponti:
e la corrente ha portato ad Howard una
prestigiosa carriera registica, suggellata
da ben due Oscar e molti riconoscimenti
critici. Il regista statunitense, nato nel
1954 nella contea di Stephens, in Oklahoma, al festeggiamento del compleanno
può quindi anche tranquillamente aggiungere la soddisfazione per l'annuncio
che la Warner Bros ha diramato in questi
giorni, ufficializzando la sostituzione di
Alejandro Gonzalez Ignarritu con il cineasta americano dai capelli rossi, alla direzione di un nuovo adattamento
cinematografico de Il libro della giungla,
la raccolta di racconti scritta da Joseph
Rudyard Kipling nel 1894, dove è centrale
il personaggio di Mowgli, il “cucciolo
d'uomo” abbandonato nella giungla dell'India e adottato dagli animali selvatici.
Ultima tappa di un intenso cammino artistico che ha visto Howard districarsi con
disinvoltura sul set, da davanti a dietro la
macchina da presa. Un percorso cominciato con un esordio sul grande schermo
a soli due anni di età, nel 1956, in Pellirosse alla frontiera. Un debutto dopo il
quale, sostanzialmente, Ron Howard non
ha fatto pause, totalizzando 38 ruoli da
attore fra cinema e tv, 31 regie sempre fra
piccolo e grande schermo, la firma di
quattro sceneggiature e, per altrettante
volte, il ruolo di produttore. Una carriera
ricca e varia che gli ha anche fruttato fra
l'altro il doppio Oscar (film e regia) del
2002 per A Beautiful Mind e un più lontano (1978) Golden Globe come migliore
attore in una serie tv del genere commedia per Happy Days. In mezzo, i successi
di Splash, una sirena a Manhattan, Cocoon, l'energia dell'universo, Apollo 13,
Cinderella Man, Il codice da Vinci e Angeli e demoni. Ma per tutti, però, è e resta
sempre il personaggio che lo lega indelebilmente al telefilm croce e delizia della
sua carriera, che gli ha cucito addosso il
ruolo insuperabile di Richie Cunningham,
il miglior amico di Fonzie, il volto candido
e irresistibile di un'America accattivante
e sdolcinata, nostalgica ma propositiva.
Amore e dintorni: Riccardo Rossi in scena con un tema classico rivisitato da sempre
Redazione
Discettare sull'amore, si sa, per
quanto stanco e logoro, è un metodo ancora valido per strappare
qualche risata e rivisitare quei luoghi comuni sempreverdi. Così,
forte di questo convincimento, Riccardo Rossi torna sul palco con il
copione collaudato di L'Amore è
un gambero, con cui l'attore, abbandonata la cucina televisiva di
Cuochi e fiamme, torna sulla ribalta per ridere della quotidianità
coniugale e dei suoi piccoli, ordinari drammi. Un sommerso fatto di
equivoci e delusioni, bilanci positivi e piccole soddisfazioni giornaliere, che dal giorno del debutto, lo
scorso 5 febbraio al Teatro dei Sa-
tiri di Roma, anima una messinscena applaudita, che continua a
registrare il tutto esaurito ad ogni
replica. Riccardo Rossi, dunque,
torna sotto i riflettori per rivelare e
spiegare ironicamente i proverbiali
trucchi per affrontare al meglio
tutte le fasi di una storia sentimentale, tutte le prove che un amore
deve superare per sopravvivere a
se stesso. In scena, allora, tutte le
esperienze che abbiamo passato
e che ci accomunano nelle storie
d'amore, legate dal fil-rouge dell'esperienza: la prima dichiarazione, la telefonata che non arriva,
la prima seduzione vera, da adulti,
la prima convivenza, gli inevitabili
“tradimenti”, le vendette e gli errori
del primo matrimonio, cui spesso
segue un altro tentativo, il secondo, quello vero. Un magma
quasi indistinto di promesse mantenute e scommesse perse, in cui
solo l'esperienza del passato, ripercorrendo tutto a marcia indietro, come farebbe appunto un
gambero, ci fa capire come
l'amore vero sia quello che ti rimane dentro, quello che «ti ritorna
in mente». E quello che anima lo
show dell'attore romano, scritto
con Alberto Di Risio e diretto da
quest'ultimo, prodotto dalla AB
Management, che sarà in scena
fino al prossimo 2 marzo. Poi per
Riccardo Rossi sarà il momento
del cinema: l'attore, infatti, sarà sul
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Antonio Triolo
Ugo Lisi
grande schermo ad aprile in Un
matrimonio da favola, il nuovo film
di Carlo Vanzina prodotto da Federica e Fulvio Lucisano per Italian
International Film, in collaborazione con Rai Cinema, e distribuito
da 01 Distribution.
Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà
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7 agosto 1990 n. 250