Il centrodestra “processa” Grasso
Transcript
Il centrodestra “processa” Grasso
ANNO LXII N.31 Il centrodestra “processa” Grasso Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Papa Francesco fa il miracolo, resuscita una “lingua morta”. I suoi tweet in latino conquistano il “Times” Guglielmo Federici Cʼè nuova vita per la lingua morta per eccellenza, il latino. Papa Francesco compie un nuovo miracolo e in tempi di crisi per la lingua di Cicerone, si fa artefice di una rinascita inimmaginabile a giudicare dalla crisi di iscrizioni dei licei. I tweet del Papa in latino conquistano il Times di Londra, che dedica una intera pagina esaltando il profilo Twitter in latino del “Pontifex” che ha raccolto più di 200mila “follower”. Ma il fatto sorprendente è che questi “seguaci” latinisti sono il doppio degli utenti che seguono invece le versione in arabo del sito del Pontefice e più di quanti si sono iscritti a quelle in tedesco e polacco. Per comprendere lo strepitoso successo di “Franciscus” il giornale britannico ha intervistato monsignor Daniel Gallagher, un prete americano che collabora allʼaccount in latino del Papa. Non dimentichiamo che gli americani sono dei grandi fan del latino, materia che qualche anno fa segnò un boom di iscrizioni ai corsi universitari, peraltro d’Italia WWW.SECOLODITALIA.IT facoltativi. Mentre da noi molti licei scientifici hanno eliminato il latino e molti classici faticano a formare sezioni, monsignor Gallangher spiega che «il latino permette di comunicare a chiunque in ogni epoca. Trascende la storia. E tramite gli epigrammi Marziale (poeta romano del primo secolo) già componeva tweet due millenni fa». La maggiore difficoltà per il “team” che deve tradurre le frasi del Papa in tweet nella lingua antica è dovuta al fatto che Francesco è molto spesso informale, mentre il latino è pur sempre la lingua dellʼufficialità. Ma chi saranno i “follo- wer” del Pontefice? Secondo Gallagher, sono soprattutto giovani studenti delle università e dei licei che non resistono alla tentazione di scrivere in latino. E cʼè chi addirittura usa i tweet per esercitarsi a casa nelle traduzioni, casomai in vista di un compito in classe. Cʼè poco da dire, ha sbagliato tutto nel corso degli anni una certa demagogia modernista ad affermare il presente attraverso la demolizione del passato, facendo passare per morte e “improduttive” lingue come il latino e il greco, via via depotenziate nei licei. Non necessariamente lʼutile e il bello venerdì 7/2/2014 coincidono. Si scopre infatti che a molti il latino piace perché è bello, punto. Sorprese quella lettera di un padre inviata a Repubblica, che rispondendo al figlio rammaricato che allʼultima ora era assente la prof di latino, gli disse: che ti importa, tanto a che serve? Lʼadolescente rispose: “il latino fa cultura”. Nemesi storica? Senza inoltrarci nellʼannoso dibattito se il latino serva o no, va preso atto che lʼincantamento di unʼideologia semplicista da Paese dei Balocchi, che esorta a odiare la noia, ad eliminare la fatica, a ricercare le vie facilitate non ha prodotto granché a giudicare dallo stato pietoso in cui versa lʼitaliano parlato e scritto. Non solo, ma lo sbilanciamento a favore dellʼinglese non ha prodotto gente padrone dellʼinglese, come dimostrano le figure barbine dei nostri connazionali quando mettono il naso fuori dai confini nazionali. Spesso non sanno ordinare neanche una bistecca. Non si contano errori ed orrori. Il latino, si sa, aiuta a migliorare lʼuso dellʼitaliano, a rinsaldarne il possesso grammaticale, ad apprezzare le sfumature di un congiuntivo, ad ampliare lʼarea semantica di una parola. Cʼè gente che va pazza per queste cose. In Cina, poi, adorano il greco, cʼè un boom di iscrizioni ai corsi, sarebbe una manna per i nostri prof. precari. Insomma, anche le lingue morte hanno i loro tifosi. Una brutta notizia per i becchini di professione. Due Pussy Riot “tradiscono” le femministe per Madonna: cacciate dalle “compagne” Priscilla Del Ninno Contrordine compagne: la spaccatura delle Pussy Riot è ormai ufficiale. Forse, molto ha contribuito la commentatissima detenzione di due di loro. E ancor più certamente, il resto lo hanno fatto le interviste e le dichiarazioni rilasciate dalle due compagne attiviste Nadia Tolokonnikova e Maria Alekhina, colpevoli – a detta del processo mediatico improvvisato dalle altre “anonime” componenti della band – di aver abbandonato lʼideologia «femminista e anti-capitalista» del gruppo. E tutto, neanche a dirlo, nel tentativo di prendere le distanze dalle due ex colleghe, oggi reprobe, che ieri sono salite sul palco assieme a Madonna, al concerto sui diritti umani, organizzato a nella “Grande Mela” da Amnesty International. Ieri, si legge infatti nel blog, «abbiamo perso due amiche, due compagne di lotta». Oggi – a detta delle ex sodali di ribellione al sistema – due rinnegate che hanno abdicato al “politicamente impegnato” in nome delle luci della ribalta. E che ribalta: quella del nemico americano, espressione dellʼOccidente più insidioso…Un nemico da blandire a suon di slogan, al grido di battaglia «Boicotta le Olimpiadi invernali a Sochi». E infatti, appena sbarcate allʼaereoporto internazionale Jfk, Nadya Tolokonnikova, 24 anni, e Maria Alekhina, 25 anni, si sono presentate nella sede di Amnesty International, a Manhattan, per una conferenza stampa, sulle violazioni dei diritti umani in Russia, la loro prima apparizione pubblica negli Stati Uniti dallʼuscita di prigione, avvenuta a dicembre dopo quasi due anni di detenzione. Poi, in serata, il grande evento: la partecipazione al concerto organizzato da Amnesty, a Brooklyn, per la campagna Bringing Human Rights Home, in difesa dei diritti umani, kermesse a cui hanno partecipato Madonna e altre star. Roba da blasfemia propagandistica, oltre che un peccato di occidentalizzazione che lʼortodossia rivoluzionaria comunista non perdona. Un sacrilegio che sconfessa ogni fede anti-governativa professata fino quel momento dalle due ex rocker rivoluzionarie, e particolarmente difficile da condonare per le vecchie colleghe di rock e rivoluzione. Curriculum macchiato, insomma? Sarà… Ma intanto, per non perdere smalto formale agli occhi del pubblico internazionale, le due Pussy Riot Maria Alyokina e Nadia Tolokonnikova, al New York Times hanno ribadito che: «Nessun dialogo è possibile con le autorità russe, come i fatti dimostrano continuamente», e che le Olimpiadi invernali non le vedranno esibirsi per- ché, «se uno va a Sochi, di fatto viene meno alle sue convinzioni e mostra di appoggiare il regime oppressivo di Putin». E non è tutto: tanto per tenersi in allenamento demagogico, dalle colonne del quotidiano francese Le monde, solo qualche giorno fa ribadivano di voler creare unʼassociazione in difesa dei prigionieri «ideologici», e di voler verificare quale sia lo stato delle prigioni negli altri Paesi. «In Russia – hanno detto le due dissidenti canore pronte a non perdere occasione per attacchi e provocazioni rivolte allʼestablishment politico e istituzionale di casa loro – i campi sono isole di totalitarismo in un paese autoritario. Vogliamo capire come il sistema funziona allʼestero. Lo stato delle prigioni riflette lo stato di una società. Se vogliamo cambiare il nostro paese, dobbiamo cominciare col riformare questo sistema». Prove tecniche di campagna elettorale? Continua la telenovela del Pd. Renzi: «Letta giochi a carte scoperte». Il premier:«Non voglio galleggiare» 2 Secolo d’Italia VENERDì 7 FEBBRAIO 2014 Corrado Vitale Non è ancora il duello allʼOk Corral, ma certo Renzi e Letta continuano a parlare due lingue diverse. Alla Direzione del Pd è Renzi a lanciare la sfida: «Se Letta ritiene che ci siano delle modifiche da porre, affronti il problema nelle sedi istituzionali e giochiamo a carte scoperte». Il segretario di largo del Nazareno sostiene che «il giudizio sul governo, sulla composizione del governo, sui ministri, spetta al Presidente del consiglio dei ministri». Chiarissimo è il riferimento di Renzi al rimpasto e al “contratto” di governo, che il premier vorrebbe (per mettere in sicurezza lʼesecutivo) e che invece il segretario non intende concedere (per tenersi le mani libere il più a lungo possibile). Prendendo a sua volta la parola, Enrico Letta non raccoglie la provocazione del segretario, ma fa chiaramente intendere che non ci sta a farsi logorare: «Per il governo galleggiare non è possibile, altrimenti i problemi non si risolvono». Il premier rivendica i meriti del governo e pone lʼaccento sulla situazione economica del Paese: «È in parte superata la parte finanziaria della crisi, ma la fatica e il disagio sociale sono sempre lì. Resta una crisi sociale pesantissima». Di qui il tacito avvertimento a Renzi a non delegittimare lʼazione del governo: «Abbiamo una grande opportunità nel 2014: uscire questʼanno dalla crisi sociale». In questa situazione di stallo, con una resa dei conti annunciata e sempre rimandata, a rimetterci sono tutti i protagonisti. Ci rimette Renzi, che non può continuare a promettere sfracelli senza poi realizzarli. Ci rimette Letta, che vede ulteriormente indebolita la già problematica tenuta politica del governo. È stato proprio Alfano a lanciare lʼaltro giorno lʼavvertimento: «Se è il Pd a non credere nel governo, non si vede perché dovremmo essere noi i primi a sostenerlo». Il leader di Ncd fa la voce grossa anche sulla scorta dei sondaggi che danno lʼintera alleanza di centrodestra superare la fatidica soglia stabilita dallʼItalicum per accedere direttamente al premio di maggioranza. Su questo punto nevralgico Renzi ostenta comunque sicurezza: «Con molta franchezza, trovo discutibili alcune reazioni di queste ore e giorni per cui forti di alcuni sondaggi con lʼItalicum vince Berlusconi. Le elezioni si vincono o si perdono se si prendono i voti non se si cambia sistema elettorale». Ma lʼinquietudine comincia a serpeggiare tra i dem. Ed è per questo che la resa dei conti è costantemente rimandata. La telenovela del Pd continua. Ma le inquietudini e la frustrazione crescono. E per Renzi sarebbe un vero problema veder intaccata la sua fama di decisionista e di rottamatore. Redazione Acque agitate a Palazzo Madama, dopo la decisione del presidente Grasso di costituire il ramo del Parlamento “parte civile” contro Silvio Berlusconi, nel processo di Napoli sulla compravendita dei senatori, decisione arrivata contro il parere della giunta per le elezioni. Questa mattina Grasso è arrivato in aula mentre la senatrice di Forza Italia Maria Elisabetta Alberti Casellati ne chiedeva le dimissioni. In precedenti interventi Forza Italia, Nuovo Centrodestra, Lega e Gal avevano chiesto che venisse in aula a riferire in merito alla sua decisione. «Grasso si è comportato in maniera non leale. Dobbiamo aspettare che vada da Fazio o dalla Annunziata per sentirlo? Il primo dovere morale è venire in questa Assemblea a dire il perché delle sue decisioni», ha attaccato Maurizio Gasparri (Fi), vicepresidente del Senato. «Chiedo che sia il presidente a venire a spiegare le regioni giuridiche della sua scelta e del suo comportamento. In assenza di questo è difficile immaginare che i lavori possano mantenere quello spirito di serenità», sono state le parole del presidente dei senatori di Fi, Paolo Romani, che ha proseguito: «Non possiamo tacere di fronte alla scelta di far valere una propria opinione, spacciandola per una valutazione morale. Non gli compete e non ci convince. Non ha convinto noi ma neppure il consiglio di presidenza: interpellati uno a uno i membri si sono espressi in modo opposto rispetto alle scelte che il presidente Grasso ha poi assunto». «Mi associo alla richiesta del collega Romani: venga a riferire in aula. Da oggi questa istituzione è diversa, qualcosa di grave è accaduto: quella terzietà che deve caratterizzare il ruolo del presidente è venuta meno», ha aggiunto Maurizio Sacconi, capogruppo di Ncd al Senato. Allʼattacco di Grasso anche “figliol prodigo” Casini, che “da ex presi- dente della Camera” dice “che si tratta di una decisione strana”. «È una decisione insindacabile ma non indiscutibile. È grave spaccare il Senato o lʼorgano di presidenza su un giudizio di carattere morale espresso dal Presidente. Spero che oggi in apertura di seduta voglia dare spiegazioni», ha detto Casini. Il Pd e Sel, invece, sono tutti arroccati in difesa di Grasso. «Non ho umiliato il Consiglio di Presidenza. Sono andato alla seduta aperto ad ogni soluzione. Ma anche dopo aver sentito la senatrice Casellati dire che il Consiglio non era competente a decidere mi sono rafforzato nella convinzione che fossi io a dovermi pronunciare. Ricordo che non ci sono state votazioni», ha poi detto Grasso in aula, fino a quando sʼè scatenato il caos per alcune parole del presidente. «Nel processo ci sono senatori.. fortunatamente ex senatori», ha detto a un certo punto Grasso, scatenando le ire di Fi, che hanno urlato e protestato. Ma Grasso ha continuato: «Fatemi continuare – precisa – mi riferisco al senatore De Gregorio». I senatori di Forza Italia e Gal hanno comunque deciso di lasciare lʼaula del Senato per protesta contro la decisione di costituire il Senato come parte civile nel processo contro Berlusconi. Uscendo dallʼemiciclo hanno gridato contro Grasso, ma il presidente ha continuato a parlare nonostante le proteste. «Vergogna, vergogna». Il centrodestra processa Grasso in aula, lui attacca ancora Berlusconi e Forza Italia lascia lʼaula La Camera approva lo “svuotacarceri”. Fratelli d'Italia: triste pagina per gli italiani VENERDì 7 FEBBRAIO 2014 Valter Delle Donne La Camera ha approvato il cosiddetto decreto svuotacarceri. Il testo, approvato a Montecitorio con 296 sì, 183 no e due astenuti, passa al Senato per il via libera definitivo. Nel corso delle dichiarazioni di voto si è registrata una nuova plateale protesta della Lega. Una scritta a caratteri cubitali «Criminali in galera» è stata srotolata nell'aula dai deputati del Carroccio. Il vicepresidente di turno, Roberto Giachetti del Pd, ha ordinato ai commessi di rimuoverlo. Per blindare il provvedimento è sceso in campo direttamente il presidente della Repubblica che mercoledì da Strasburgo (dove ha metaforicamente incrociato le lame con i leghisti euroscettici): senza il decreto carceri l'Italia potrebbe «pagare pesanti sanzioni» in Europa. «Se non si daranno risposte alla sentenza della Corte dei Diritti umani sullo stato delle carceri saranno accolti tutti i ricorsi dei detenuti e lo Stato italiano sarà condannato a pagare cifre enormi, centinaia e centinaia di milioni di euro», ha ammonito Napolitano. L'Italia è insomma con le spalle al muro di fronte all'Europa e l'emergenza carceri va affrontate e risolta il prima possibile. Duris- Secolo d’Italia Equitalia annuncia la svolta: contro le cartelle pazze basta un clic simo il commento di Fratelli d'Italia: «La maggioranza di governo – ha commentato Ignazio La Russa – ignorando la legittima richiesta degli italiani onesti di avere certezza della pena, ha approvato l'ennesimo "svuota carceri" che mette in libertà migliaia di delinquenti». Per il presidente di Fratelli d'Italia «è passato anche inosservato il grido di allarme del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, che nelle settimane scorse aveva denunciato come questo decreto fosse anche un aiuto ai mafiosi. Un prov- vedimento ideologico che non risolve il problema del sovraffollamento carcerario, non prevede soluzioni alternative come la costruzione di nuove carceri o l'utilizzo di caserme in disuso, lascia in prigione i detenuti in attesa di giudizio e rende meno sicure le città italiane. Un decreto infine che non migliora le condizioni della polizia penitenziaria, già sotto organico e che continuerà a lavorare in condizioni proibitive». Con questo decreto, conclude La Russa, «la maggioranza e il governo Letta scrivono un'altra triste pagina per i cittadini italiani». per potere vedere i miei figli». Secondo la ricostruzione dei familiari, l'imprenditore aveva formato una società di costruzioni con Teodoro Obiang Nguema Mangue (detto Teodorin), figlio del presidente della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo. Ma dopo la scoperta di alcune strane operazioni sul conto corrente dell'impresa aveva chiesto spiegazioni. Subito dopo però era stato prelevato, accusato di frode fiscale e sbattuto in carcere. Obiang è sotto processo negli Usa per riciclaggio e inseguito da un ordine di cattura della magistratura francese. Secondo l'inchiesta aperta negli Stati Uniti, i soldi sarebbero stati sottratti da Teodorin. Il risultato è che Berardi è stato condannato a scontare una pena di due anni e quattro mesi in Guinea equatoriale. L'odissea dell'italiano è stata denunciata oggi anche dal presidente della Commissione per la tutela dei Diritti umani Luigi Manconi (Pd), che ha annunciato di avere presentato «un'interrogazione urgente al ministro degli Esteri a proposito di uno dei tremila nostri connazionali detenuti all'estero, spesso in condizioni disumane. Ho sollecitato la massima attenzione da parte del nostro ministero degli Esteri, che già da tempo segue la vicenda, in ultimo attraverso l'azione del vice ministro Pistelli, nel momento in cui l'attenzione dei media potrebbe portare a un mutamento di orientamento da parte del governo della Guinea Equatoriale. È proprio adesso che si deve sviluppare il massimo dell'iniziativa - ha esortato Manconi - per garantire l'incolumità di Berardi e il rispetto dei suoi diritti fondamentali». Guinea, appello dall'italiano detenuto da oltre un anno: mi torturano Redazione Il corpo smagrito che presenta lesioni, la voce rotta, i segni delle frustrate sulla schiena. È irriconoscibile dopo un anno di detenzione nelle carceri lager della Guinea Equatoriale l'imprenditore edile Roberto Berardi, 49 anni, originario di Latina, accusato di truffa e appropriazione indebita. Berardi è riuscito ad inviare alcune immagini scioccanti che lo ritraggono in cella, ma anche una testimonianza audio - diffusa anche dal Tg1 dove afferma di avere subito delle torture. «Da più di un anno sono imprigionato e da due mesi sono in una cella di isolamento senza vedere luce e ricevo bastonate e frustate. La pressione è fortissima, spero di riuscire a resistere almeno 3 Redazione Per bloccare una “cartella pazza”, tipo la richiesta di pagamento di quanto già versato al fisco oppure un importo non dovuto, da ieri basta un clic sul sito di Equitalia. Lo annuncia la stessa società spiegando che – dice l'ad Benedetto Mineo – «il fenomeno delle cartelle pazze è ormai un fenomeno del passato». Equitalia – spiega la società – ha infatti attivato sul proprio sito un nuovo servizio telematico che consente ai cittadini di inviare la richiesta di sospensione della riscossione dal proprio computer. La richiesta online si aggiunge alle altre modalità di presentazione della domanda già operative: allo sportello, via fax, via e-mail oppure tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. Si può richiedere la sospensione della riscossione direttamente a Equitalia in caso di annullamento del debito da parte dell'ente creditore, di un pagamento già effettuato o di una sentenza favorevole. «Grazie a Equitalia il fenomeno delle cartelle pazze è ormai relegato al passato – dice Benedetto Mineo, amministratore delegato di Equitalia – in questi anni siamo riusciti a perfezionare i nostri sistemi informatici per evitare quelle situazioni “eccezionali” che sostanzialmente si sono verificate prima della nascita di Equitalia, in cui si riscontravano divergenze tra i dati forniti dagli enti creditori e quanto riportato nelle cartelle notificate ai contribuenti. Qualche problema però si può ancora verificare quando l'ente fornisce a Equitalia informazioni errate o parziali, o quando omette di comunicare eventuali cancellazioni del debito. Per evitare disagi abbiamo ampliato i nostri canali di assistenza». Pedofilia, 660 denunce all'anno per la Chiesa cattolica 4 Secolo d’Italia Antonio Pannullo Uno degli scandali più pesanti per la Chiesa Cattolica, che ha coinvolto le comunità ecclesiali di tutto il mondo: gli abusi sui minori da parte di esponenti del clero hanno colpito duramente l'immagine e il prestigio di esponenti di spicco della gerarchia, anche cardinali, spesso accusati, se non direttamente, almeno di non aver contrastato con efficacia gli abusi. I numeri, forniti dal Vaticano a inizio 2013, non lasciano dubbi: il picco delle denunce di abusi ricevuti dalla Congregazione per la dottrina della fede, l'ex Sant'Uffizio, è stato nel 2004, con 800 denunce, mentre mentre negli ultimi tre anni ci si è attestati sui 600 casi all'anno, che in maggioranza riguardano abusi commessi dal 1965 al 1985, come ha spiegato don Robert Oliver, da meno di un anno promotore di giustizia della Congregazione. Denunce di tipo "canonico", perché poi esistono le denunce alle autorità giudiziaria. Gli abusi sui bambini da parte dei prelati hanno rappresentato un vero e proprio tornado fin dall'inizio del pontificato di Benedetto XVI, sconvolgendo intere chiese na- zionali, in particolare negli Stati Uniti, ma anche in Irlanda, Olanda, nella stessa Germania. Rivelazioni da parte di uomini della chiesa, soprattutto negli Stati Uniti, erano partite già prima dell'arrivo di Papa Ratzinger nell'aprile del 2005 al soglio pontificio, ma è negli anni successivi che lo scandalo si è allargato anche in America Latina e in Europa, soprattutto in Irlanda, dove sono emersi i crimini commessi da sacerdoti troppo spesso coperti dalla gerarchia. Le denunce delle vittime sono stata sempre più frequenti, aiutate da associazioni, sostenute da avvocati che spesso hanno chiesto risarcimenti milionari, in particolare negli Stati Uniti. E gli attacchi da parte della stampa di tutto il mondo sono stati all'ordine del giorno. Una pressione sempre più forte, tanto che nell'ottobre del 2006 Benedetto XVI reagì parlando degli abusi sessuali commessi dal clero come di «crimini enormi», raccomandando di «stabilire sempre la verità» e di «portare sostegno alle vittime». Inoltre, nel 2010 nel corso del suo viaggio a Malta, Ratzinger aveva deciso di incontrare personalmente alcune vittime, chiedendo loro scusa a nome della Chiesa e, come hanno raccontato gli stessi protagonisti, piangendo per l'emozione. Il giro di vita impresso da Benedetto XVI si è tradotto anche, a livello di Congregazione per la Dottrina della fede, in processi canonici che hanno portato, nel biennio 2011-2012, alla riduzione allo stato laicale di 400 sacerdoti accusati di molestie a minori. E lo scandalo pedofilia ha pesato anche sul conclave: oltre al caso del porporato scozzese O'Brien, lo Snap, la rete americana dei sopravvissuti agli abusi dei preti, aveva stilato una lista di 12 cardinali da non eleggere. Redazione Fra le mille polemiche che scuotono la Turchia, all'ombra della tangentopoli del Bosforo, non poteva mancare di accendere gli animi anche l'ultima delle grandi soap tv prodotte a Istanbul che spopolano in tutto il Mediterraneo: "Kizil Elma", la "Mela Rossa", dedicata alle gesta eroiche degli 007 dei servizi segreti turchi del Mit. Protagonista un James Bond turco, Murad Altay, eroico fin dal primo episodio, dove lui e un compagno attaccano da soli 200 nemici sul confine fra Turchia e Siria. Viene subito reclutato da una matura signora dai capelli rossi, versione turca della "M" di james Bond, che gli offre una Mustang rossa del 1968, prima di farla esplodere. Il serial, agli inizi sulla tv pubblica Trt, ha suscitato un mare di polemiche, perché troppo violento e ultranazionalista. L'opposizione sospetta anche che si tratti di una operazione pro-Erdogan. Il direttore del Mit, Hakan Fidan, 46 anni, è infatti uno dei collaboratori più fidati del premier turco, l'uomo che ha plasmato la contestata e muscolare politica turca in Siria. Il capo del Milli Istihbarat Teskilati (Mit) è stato definito dal Wall Street Journal il numero due turco, meno potente solo del premier Recep Tayyip Erdogan. Il momento dell'uscita del primo episodio di "Mela Rossa" ha suscitato ulteriori sospetti. Governo e opposizione sono ai ferri corti per una recente incidente lungo il confine siriano: la gendarmeria, per ordine di un pm, ha fermato tre camion del Mit ritenuti carichi di armi. Il governo ha vietato che venissero perquisiti, affermando che trasportavano solo aiuti umanitari. Il pm responsabile dell'operazione e il colonnello della gendarmeria che l'aveva guidata sono stati rimossi. L'opposizione non ha dubbi: trasportavano armi per i gruppi jihadisti in Siria. I primi strali contro la soap sono però venuti dagli aleviti, una minoranza legata allo sciismo, vittima di massacri e discriminazioni nei secoli da parte della maggioranza sunnita in Turchia. La Alevi Foundation ha accusato il serial di offendere i sentimenti religiosi degli aleviti e di dare dell'alevismo una visione razzista e ultranazionalista. Ma sono piovute critiche anche dal giornale islamico Yenisafak, per il quale il serial sottolinea non la forza, ma «la vulnerabilità e l'inefficacia» dei servizi turchi, esaltando troppo la violenza. Per gli islamici inoltre il James Bond turco non è abbastanza islamico, sebbene a differenza dell'originale britannico non beva e non finisca sempre a letto con bellissime donne. Turchia, polemiche per la soap tv di un James Bond del Bosforo VENERDì 7 FEBBRAIO 2014 Usa, via le sigarette dagli scaffali di una grossa catena di drugstore Redazione Cvs, la seconda catena di drugstore americani, sfratta le sigarette dai suoi scaffali. Il gigante della distribuzione smetterà di vendere prodotti derivati dal tabacco entro il primo ottobre: una scelta clamorosa, che comporterà una perdita valutata in due miliardi di dollari. «È la cosa giusta da fare per aiutare la salute della gente», ha dichiarato l'Ad Larry Merlo, prontamente applaudito dalla Casa Bianca. Per il presidente Barack Obama quello di Cvs «è un esempio potente, una decisione che salverà vite», oltre che «una scelta in linea con gli sforzi antifumo dell'amministrazione per ridurre malattie e morti legate al fumo e ad abbassare nel lungo periodo i costi della salute». Applausi anche da parte di organizzazioni come la American Medical Association e la American Cancer Society che da anni si battono per dimostrare che il fumo uccide (morti stimate, 480 mila all'anno) e dell'ex sindaco di New York Michael Bloomberg che ha mandato in esilio le sigarette dai luoghi pubblici della Big Apple negli anni del suo triplice mandato. Da Cvs si comprano oltre a medicine, vitamine e farmaci da banco, una varietà di prodotti, dallo shampoo ai cosmetici, decorazioni di Natale, cartoline e scatolami. Acquistiamo troppi medicinali (soprattutto antibiotici) VENERDì 7 FEBBRAIO 2014 Secolo d’Italia 5 Nel 2013 ogni famiglia ha ridotto la propria spesa alimentare di oltre 300 euro Redazione Nonostante un aumento dei consumi, nei primi nove mesi del 2013 la spesa farmaceutica a carico del Servizio Sanitario Nazionale è scesa del 4%, mentre quella sostenuta dai cittadini è in aumento più o meno della stessa percentuale. Lo afferma il rapporto Osmed presentato a Roma. «Dal punto di vista della spesa - spiega il direttore generale dell'Aifa Luca Pani - si riduce del 3,9% quella territoriale a carico del Servizio Sanitario Nazionale, pari a 8,8 miliardi di euro, mentre aumenta rispetto al 2012 (+11,2%) l'acquisto privato da parte dei cittadini dei medicinali di fascia A, rimborsabili dal Ssn. Si riduce, invece, dell'1,6% l'acquisto di medicinali di fascia C a carico del cittadino». Secondo il rapporto la spesa farmaceutica nazionale totale, comprensiva dei medicinali distribuiti attraverso le farmacie pubbliche e private e di quelli acquistati e dispensati dalle strutture sanitarie pubbliche, è stata pari a 19,5 miliardi di euro, il 74,7% dei quali rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. La causa principale della riduzione della spesa pubblica è stata la dimi- nuzione dei prezzi (-4,7%), mentre si è assistito ad un lieve spostamento della prescrizione verso categorie più costose (+0,2%) e ad un aumento nei consumi (+1,9% in termini di dosi giornaliere). La spesa privata, comprendente tutte le voci sostenute dal cittadino, è stata pari a poco più di sei miliardi di euro di euro ed cresciuta del +3,9% rispetto ai primi nove mesi del 2012. Dunque gli italiani sono sempre più “appassionati" di farmaci, con il consumo che continua a crescere ed è arrivato nei primi nove mesi del 2013 a 23 confezioni a testa. Il rapporto Osmed registra anche un boom nel consumo di antibiotici a dispetto delle campagne per il corretto utilizzo. Secondo i dati riportati nel periodo considerato gli italiani hanno acquistato un totale di 1.398 milioni di confezioni di medicinali, per una media di circa 23 confezioni a testa, con una crescita pari al +2,0% rispetto ai primi nove mesi dell'anno precedente. A livello di consumi in regime di assistenza convenzionata, nello stesso periodo temporale sono state prescritte 1.002,4 dosi giornaliere con un aumento dell'1,8% rispetto all'anno precedente. Ancora di più sale il consumo di antibiotici, di cui sono state consumate 22,3 dosi giornaliere ogni mille abitanti con un aumento del 5,4% trainato dalle regioni del Sud. Redazione Un grosso incendio si è sviluppato mercoledì notte in un'azienda cinese ospitata in un capannone di via dei Cattani, all'Osmannoro, in provincia di Firenze. Le fiamme si sarebbero sviluppate intorno alle 3 e i vigili del fuoco sono dovuti intervenire con più squadre. L'incendio potrebbe essere stato appiccato: da quanto si è appreso, infatti, sono stati rinvenuti più contenitori con dentro alcol etilico. L'azienda, che produce valige, è ospitata in un immobile a due piani: dalla prima ricostruzione le fiamme sarebbero partite da quello inferiore. Secondo quanto appreso finora dai militari, all'interno non risulta che si trovasse nessuno, ma qualcuno sarebbe stato visto allontanarsi: si tratterebbe di persone che si trovavano in altri immobili vicini e che sono scappate per paura. L'Osmannoro è un'area di attività commerciali e produttive al confine tra i Comuni di Firenze e Sesto Fiorentino, con varie ditte cinesi presenti. Quella distrutta dall'incendio era “occupata" da persone che si ritiene si siano allontanate in tempo, secondo quanto riferito dal comandante provinciale dei vigili del fuoco di Firenze. In ogni caso non ci sarebbero feriti tra i possibili occupanti dell'azienda: lievemente intossicato invece un pompiere. I vigili del fuoco sono riusciti a entrare solo intorno alle 9,30 dentro l'immobile dove le fiamme si stavano ulteriormente propagando, minacciando altre ditte ospitate nello stabile, un unico blocco con un fronte di 400 metri. Tanta la merce - valige trolley in particolare - che era stipata all'interno dell'azienda, tra l'altro strutturata con vari soppalchi, con conseguenti rischi di crollo. Numerosi i cinesi che hanno assistito alle operazioni: tra loro anche una donna, parente dei proprietari della ditta, che è scoppiata in lacrime. Firenze, incendio (forse doloso) distrugge azienda cinese che produce borse Redazione «Appare decisamente ottimista l'arresto del calo dei consumi registrato da Confcommercio a dicembre, mese in cui persino i consumi legati alle festività natalizie hanno registrato una grave contrazione. Quel che è certo è che la “tanto attesa svolta sul versante della domanda delle famiglie" è ancora molto lontana». Così Adusbef e Federconsumatori commentano i dati diffusi da Confcommercio sul consumi. «Secondo quanto rilevato dall'Osservatorio Nazionale Federconsumatori, la contrazione dei consumi è stata del -4,7% nel 2012, del -3,4% nel 2013, mentre nel 2014 si prevede un'ulteriore frenata del -1,1%. Nell'ultimo triennio, così, il calo dei consumi delle famiglie toccherà quota -9,2%. Una diminuzione impressionante - osservano le due associazioni - che equivale ad una caduta della spesa di queste ultime di circa 65,4 miliardi di euro». In particolare, solo nel 2013, una famiglia composta da 3 persone ha ridotto mediamente la propria spesa alimentare di 309 euro annui, oltre metà di quanto tale famiglia spende per l'alimentazione in un mese. «Una situazione allarmante, che merita la priorità assoluta da parte del governo – avvertono i consumatori – Per questo chiediamo risposte concrete in termini di crescita dell'occupazione, in particolar modo quella giovanile, e di rilancio della domanda interna, attraverso una detassazione a favore delle famiglie a reddito fisso», dichiarano i presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti. Villa San Giovanni “gioiello dello Stretto” grazie all'amministrazione di centrodestra 6 Secolo d’Italia Redazione Si avvicina lʼavvio dei lavori che daranno a Villa San Giovanni (Reggio Calabria) un volto migliore. Nuove possibilità innanzitutto per il lungomare che, in attesa dei fondi per la compensazione, subirà comunque un restyling tanto necessario quanto fondamentale per consegnare ai cittadini lʼopera in tempo per godersi la stagione estiva. Si è dato inoltre avvio alle procedure di gara per la realizzazione dei lavori di riqualificazione del borgo di Ferrito e Cannitello dove è già pronta la consegna dei marciapiedi. Grande la soddisfazione del sindaco Rocco La Valle, dellʼintera amministrazione comunale ed in particolare della sua Giunta di centrodestra. Gli assessori Giovanni Siclari, Lorenzo Micari, Giuseppe Donato, Marco Santoro e Francesco Romanzi si uniscono per plaudire allʼimportante risultato conseguito: «Stiamo lavorando per preparare la via Marina, per migliorare il territorio e completare lʼopera per la prossima estate - commenta lʼassessore Siclari - Sono interventi che riqualificano dei quartieri che hanno sempre avuto delle potenzialità turistiche straordinarie, proprio per la particolarità delle abitazioni ubicate a ridosso della spiaggia. Con questi interventi ritornerà ad essere la città più appetibile della Costa Viola attirando turisti e migliorando la qualità della vita dei cittadini che non dovranno più combattere con marciapiedi dissestati». Il rilancio e la valorizzazione della zona nord della città rappresentano un obiettivo condiviso da tutta la squadra di maggioranza - continua lʼassessore Micari – «La sistemazione della parti più critiche della via Marina, unitamente al rifacimento dei marciapiedi di Ferrito e Acciarello, rappresentano la prova autentica di quanto questa amministrazione abbia a cuore la riqualificazione urbanistica della città. Tuttavia c'è ancora molto da fare ma non ci mancano l'entusiasmo e la determinazione per fare di Villa il gioiello dello Stretto». A questo medesimo pensiero si unisce lʼassessore Donato che, guardando al progetto della Darsena di Pezzo, ribadisce lʼattenzione massima e la volontà di dare un nuovo volto al borgo marinaro che rappresenta per Villa un obbiettivo su cui investire. La stagione estiva - conclude lʼassessore Santoro al termine dei lavori determinerà una maggiore frequenza dei ragazzi che alla conclusione dellʼanno scolastico desidereranno trascorre le vacanze estive nel nostro territorio, che è tra i più belli della costa tirrenica. Senza dimenticare il mascheramento della Variante di Cannitello ed il completamento dellʼultimo tratto della via Marina. Redazione «Non possiamo che rimanere sconcertati dinanzi alla presa di posizione politica e ufficiale della consigliera di Sel Valeria Milita, soprattutto rispetto alle affermazioni “negazioniste" sulle tragedia delle foibe, peraltro da colei che, purtroppo, è anche una professoressa. Chiediamo al sindaco di Roma non solo di intervenire e censurare tali affermazioni, ma di invitare anche la consigliera Milita a chiedere scusa, a nome di Roma Capitale, agli esuli, alle associazioni e ai parenti di tutti gli infoibati». È quanto dichiarano gli esponenti di Fratelli dʼItalia Andrea De Priamo (portavoce romano) e Federico Mollicone (dirigente nazionale), che aggiungono: «Bene ha fatto il capogruppo di Fdi nel III Municipio Francesco Filini a denunciare lʼatteggiamento negazionista che lʼemendamento della consigliera di Sel sottintendeva. A quanto pare il centrosinistra, anziché favorire iniziative sul territorio volte alla celebrazione, conoscenza e commemorazioni di questʼorribile tragedia – pensiamo allʼincredibile interruzione dello spettacolo di Simone Cristicchi “Magazzino 18" – preferisce inibire tali eventi strumentalizzando la memoria attraverso becero negazionismo. Pur essendo contrari ai reati di opinione – concludono De Priamo e Mollicone – riteniamo gravissime le affermazioni della consigliera di Sel Milita». La vicenda è ricordata anche dal capogruppo di Forza Italia del Municipio III, Roberto Borgheresi: «È stata scritta una delle più brutte pagine della storia del Municipio III di Roma Capitale per colpa della consigliera Milita di Sinistra e Libertà che è intervenuta ufficialmente per dichiarare che le decine di migliaia di bambini, anziani, donne e poveri innocenti, che sono stati massacrati e gettati nelle Foibe, molti volte ancora vivi, dalla ferocia dei comunisti titini in Istria fino al 1948, a ben tre anni dalla fine della seconda guerra mondiale, sarebbero da imputare ad una giusta rappresaglia provocata in reazione al regime fascista. Non cʼè nulla di più falso e fazioso nelle parole della consigliera Milita», conclude Borgheresi. Foibe, «Marino intervenga sulla consigliera di Sel “negazionista"» VENERDì 7 FEBBRAIO 2014 De Corato: siamo pronti “alle barricate" anche per l'aeroporto di Linate Redazione «Bene che il presidente Maroni difenda Malpensa con decisione. Ma nel contempo mi chiedo: e Linate? Se si parla di essere “pronti alla guerra” per difendere Malpensa, la stessa cosa faremo noi per lo scalo milanese, siamo pronti alle barricate». È quanto afferma Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale di Milano e capogruppo di Fratelli dʼItalia alla Regione Lombardia, intervenendo nel dibattito sugli aeroporti lombardi. «Lo scalo milanese è strategico per la città e ancora di più giocherà un ruolo fondamentale durante l'Expo. In Consiglio regionale ho ricordato lʼimportanza di Linate: se è vero che Malpensa ha un ruolo chiave per le tratte internazionali – sostiene De Corato – è altrettanto vero che lo scalo cittadino è imprescindibile per le tratte a più corto raggio. Eppure il Piano Aeroporti che ha presentato il ministro Lupi è fin troppo chiaro sul destino di Linate: non è considerato strategico. Quello milanese è il terzo aeroporto dʼItalia per volume di traffico passeggeri (più di nove milioni) secondo i dati del 2012. Numeri destinati ovviamente a salire nel 2015 per lʼExpo. Eppure solo Malpensa è considerato “strategico”: un solo aeroporto in tutto il Nord-Ovest, a fronte dei quattro strategici del Centro, tre del Sud e tre delle Isole». L'ultima evoluzione della Coca Cola: la bibita sarà in capsule come il caffé Secolo VENERDì 7 FEBBRAIO 2014 d’Italia Priscilla Del Ninno IL'ultima evoluzione della mitica bevanda gassata americana: la confezione pocket in capsule da improvvisare in casa all'occorrenza. Dopo il lunghissimo segreto della formula misteriosa, ora è una novità tutt'altro che da tenere nascosta ad irrompere sulla scena: una nuova declinazione della ricetta rivoluziona il mercato, mettendo una seria ipoteca sul successo commerciale. Dunque la Coca Cola cambia look e aggiunge a bottiglie e lattine la nuova veste pret a porter, da realizzare direttamente in casa propria, in quella che è una vera e propria innovazione realizzata con l'acquisto da parte del colosso delle bollicine del 10% di Green Mountain Coffee Roasters, il produttore del caffè in capsule, per 1,25 miliardi di dollari, siglando un accordo di partnership di 10 anni con la società, che si appresta a lanciare un sistema per produrre soda in casa. Un'intesa che si traduce nella possibilità che Coca-Cola, Diet Coke, Sprite e Fanta possano essere in capsule a breve. Il nuovo sistema per le sode di Green Mountian dovrebbe essere lanciato nel 2015, e si pone in concorrenza con SodaStream, la società israeliana che vende un dispositivo per rendere gassata l'acqua e prodotti che le danno sapore di soda. «Possiamo fare per le bevande fredde quello che abbiamo fatto per il caffè e il tea in casa. Riteniamo che sia una una significativa opportunità per accelerare la crescita della categoria delle bevande fredde», ha affermato l'amministratore delegato di Green Mountain, Brian Kelly. L'accordo «rafforza» il sistema di imbottigliamento: è un'«opportunità», mette in evidenza l'amministratore delegato di Coca-Cola, Muhtar Kent. «Green Mountain potrebbe diventare uno dei protagonisti del mercato da 98 miliardi di dollari dei soft drink», affermano alcuni analisti. Nespresso è stata la pioniera del caffè in capsule 7 e Green Mountain è la maggiore catena per vendite di caffè in capsule grazie al successo delle macchine da caffè Keurig. Green Mountain ha già accordi con Starbucks per i caffè e i tea in capsule e, secondo le stime di Euromonitor, il 13% delle famiglie americane ha una macchina da caffè Keurig in casa. Così, grazie alla coca cola in capsule, il fai da te lancia sul mercato l'ultima invenzione in grado di condizionare le abitudini casalinghe... Cento borse di studio per bloccare la fuga di cervelli Redazione Cento borse di studio per provare a bloccare la fuga dei cervelli. Oggi, alle 10.30, la sede romana dellʼUniversità Telematica Pegaso, Palazzo Bonadies in via San Pantaleo 66 (Roma) ospita la presentazione di un progetto ambizioso, “Novitalia”, con cui la Pegaso assegnerà 100 borse di studio (valore complessivo 200.000 euro) ai dottori in ricerca, nel tentativo di bloccare la fuga di cervelli che sta caratterizzando lʼItalia da troppi anni. Ogni dottore in ricerca riceverà un contributo di 2.000 euro per future pubblicazioni scientifiche dʼintesa con la casa editrice Giapeto. LʼUniversità Telematica Pegaso intende valorizzare, così, la ricerca ai fini del progresso scientifico e culturale del Paese. Dalla ricerca parte il tentativo di sviluppare e premiare le eccellenze. A presentare il progetto saranno Danilo Iervolino (nella foto), presidente Cda Università Telematica Pegaso; Francesco Fimmanò, preside della Facoltà di Giurisprudenza Pegaso; Luigi Nicolais, presidente del CNR; Marcello Pacifico, presidente nazionale ANIEF, Luigia Melillo, direttore del Centro Campano “Accademia di Storia dellʼArte Sanitaria”; Antonio Uricchio, rettore dellʼUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”; Alessandro Bianchi, presidente del Comitato Scientifico dellʼUnione delle Università del Mediterraneo; Giuseppe Novelli, rettore dellʼUniversità degli Studi di Roma “Tor Vergata”; Gianmaria Palmieri, rettore dellʼUniversità degli Studi del Molise; Giovanni Paciullo, rettore dellʼUniversità per stranieri di Perugia; Giuseppe Cataldi, pro-rettore vicario dellʼUniversità degli Studi di Napoli “LʼOrientale” Responsabile della seded i Napoli dellʼIstituto degli Studi giuridici internazionale del CNR. Modera il vice direttore del TG1 Gennaro Sangiuliano. Non sarà una presentazione in cattedra ma anche unʼoccasione per incontrare 100 Dottori di ricerca e confrontarsi sulla necessità di fare ricerca e non smettere di pubblicarne i risultati. Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250