Il centrodestra “processa” Grasso

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Il centrodestra “processa” Grasso
ANNO LXII N.31
Il centrodestra
“processa” Grasso
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Papa Francesco fa il miracolo,
resuscita una “lingua morta”.
I suoi tweet in latino
conquistano il “Times”
Guglielmo Federici
Cʼè nuova vita per la lingua morta
per eccellenza, il latino. Papa Francesco compie un nuovo miracolo e in
tempi di crisi per la lingua di Cicerone, si fa artefice di una rinascita
inimmaginabile a giudicare dalla crisi
di iscrizioni dei licei. I tweet del Papa
in latino conquistano il Times di Londra, che dedica una intera pagina
esaltando il profilo Twitter in latino del
“Pontifex” che ha raccolto più di
200mila “follower”. Ma il fatto sorprendente è che questi “seguaci” latinisti sono il doppio degli utenti che
seguono invece le versione in arabo
del sito del Pontefice e più di quanti
si sono iscritti a quelle in tedesco e
polacco. Per comprendere lo strepitoso successo di “Franciscus” il giornale britannico ha intervistato
monsignor Daniel Gallagher, un prete
americano che collabora allʼaccount
in latino del Papa. Non dimentichiamo che gli americani sono dei
grandi fan del latino, materia che
qualche anno fa segnò un boom di
iscrizioni ai corsi universitari, peraltro
d’Italia
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facoltativi. Mentre da noi molti licei
scientifici hanno eliminato il latino e
molti classici faticano a formare sezioni, monsignor Gallangher spiega
che «il latino permette di comunicare a
chiunque in ogni epoca. Trascende la
storia. E tramite gli epigrammi Marziale
(poeta romano del primo secolo) già
componeva tweet due millenni fa». La
maggiore difficoltà per il “team” che
deve tradurre le frasi del Papa in tweet
nella lingua antica è dovuta al fatto che
Francesco è molto spesso informale,
mentre il latino è pur sempre la lingua
dellʼufficialità. Ma chi saranno i “follo-
wer” del Pontefice? Secondo Gallagher, sono soprattutto giovani studenti
delle università e dei licei che non resistono alla tentazione di scrivere in latino. E cʼè chi addirittura usa i tweet
per esercitarsi a casa nelle traduzioni,
casomai in vista di un compito in
classe. Cʼè poco da dire, ha sbagliato
tutto nel corso degli anni una certa demagogia modernista ad affermare il
presente attraverso la demolizione del
passato, facendo passare per morte e
“improduttive” lingue come il latino e il
greco, via via depotenziate nei licei.
Non necessariamente lʼutile e il bello
venerdì 7/2/2014
coincidono. Si scopre infatti che a molti
il latino piace perché è bello, punto.
Sorprese quella lettera di un padre inviata a Repubblica, che rispondendo al
figlio rammaricato che allʼultima ora
era assente la prof di latino, gli disse:
che ti importa, tanto a che serve?
Lʼadolescente rispose: “il latino fa cultura”. Nemesi storica? Senza inoltrarci
nellʼannoso dibattito se il latino serva o
no, va preso atto che lʼincantamento di
unʼideologia semplicista da Paese dei
Balocchi, che esorta a odiare la noia,
ad eliminare la fatica, a ricercare le vie
facilitate non ha prodotto granché a
giudicare dallo stato pietoso in cui
versa lʼitaliano parlato e scritto. Non
solo, ma lo sbilanciamento a favore
dellʼinglese non ha prodotto gente padrone dellʼinglese, come dimostrano le
figure barbine dei nostri connazionali
quando mettono il naso fuori dai confini nazionali. Spesso non sanno ordinare neanche una bistecca. Non si
contano errori ed orrori. Il latino, si sa,
aiuta a migliorare lʼuso dellʼitaliano, a
rinsaldarne il possesso grammaticale,
ad apprezzare le sfumature di un congiuntivo, ad ampliare lʼarea semantica
di una parola. Cʼè gente che va pazza
per queste cose. In Cina, poi, adorano
il greco, cʼè un boom di iscrizioni ai
corsi, sarebbe una manna per i nostri
prof. precari. Insomma, anche le lingue
morte hanno i loro tifosi. Una brutta
notizia per i becchini di professione.
Due Pussy Riot “tradiscono” le femministe per Madonna: cacciate dalle “compagne”
Priscilla Del Ninno
Contrordine compagne: la spaccatura
delle Pussy Riot è ormai ufficiale.
Forse, molto ha contribuito la commentatissima detenzione di due di
loro. E ancor più certamente, il resto lo
hanno fatto le interviste e le dichiarazioni rilasciate dalle due compagne attiviste Nadia Tolokonnikova e Maria
Alekhina, colpevoli – a detta del processo mediatico improvvisato dalle
altre “anonime” componenti della band
– di aver abbandonato lʼideologia
«femminista e anti-capitalista» del
gruppo. E tutto, neanche a dirlo, nel
tentativo di prendere le distanze dalle
due ex colleghe, oggi reprobe, che ieri
sono salite sul palco assieme a Madonna, al concerto sui diritti umani, organizzato a nella “Grande Mela” da
Amnesty International.
Ieri, si legge infatti nel blog, «abbiamo
perso due amiche, due compagne di
lotta». Oggi – a detta delle ex sodali di
ribellione al sistema – due rinnegate
che hanno abdicato al “politicamente
impegnato” in nome delle luci della ribalta. E che ribalta: quella del nemico
americano, espressione dellʼOccidente più insidioso…Un nemico da
blandire a suon di slogan, al grido di
battaglia «Boicotta le Olimpiadi invernali a Sochi». E infatti, appena sbarcate allʼaereoporto internazionale Jfk,
Nadya Tolokonnikova, 24 anni, e
Maria Alekhina, 25 anni, si sono presentate nella sede di Amnesty International, a Manhattan, per una
conferenza stampa, sulle violazioni dei
diritti umani in Russia, la loro prima apparizione pubblica negli Stati Uniti dallʼuscita di prigione, avvenuta a
dicembre dopo quasi due anni di detenzione. Poi, in serata, il grande
evento: la partecipazione al concerto
organizzato da Amnesty, a Brooklyn,
per la campagna Bringing Human
Rights Home, in difesa dei diritti umani,
kermesse a cui hanno partecipato Madonna e altre star. Roba da blasfemia
propagandistica, oltre che un peccato
di occidentalizzazione che lʼortodossia
rivoluzionaria comunista non perdona.
Un sacrilegio che sconfessa ogni fede
anti-governativa professata fino quel
momento dalle due ex rocker rivoluzionarie, e particolarmente difficile da
condonare per le vecchie colleghe di
rock e rivoluzione.
Curriculum macchiato, insomma?
Sarà… Ma intanto, per non perdere
smalto formale agli occhi del pubblico
internazionale, le due Pussy Riot
Maria Alyokina e Nadia Tolokonnikova,
al New York Times hanno ribadito che:
«Nessun dialogo è possibile con le autorità russe, come i fatti dimostrano
continuamente», e che le Olimpiadi invernali non le vedranno esibirsi per-
ché, «se uno va a Sochi, di fatto viene
meno alle sue convinzioni e mostra di
appoggiare il regime oppressivo di
Putin». E non è tutto: tanto per tenersi
in allenamento demagogico, dalle colonne del quotidiano francese Le
monde, solo qualche giorno fa ribadivano di voler creare unʼassociazione in
difesa dei prigionieri «ideologici», e di
voler verificare quale sia lo stato delle
prigioni negli altri Paesi. «In Russia –
hanno detto le due dissidenti canore
pronte a non perdere occasione per attacchi e provocazioni rivolte allʼestablishment politico e istituzionale di casa
loro – i campi sono isole di totalitarismo
in un paese autoritario. Vogliamo capire come il sistema funziona allʼestero.
Lo stato delle prigioni riflette lo stato di
una società. Se vogliamo cambiare il
nostro paese, dobbiamo cominciare
col riformare questo sistema». Prove
tecniche di campagna elettorale?
Continua la telenovela del Pd. Renzi: «Letta giochi
a carte scoperte». Il premier:«Non voglio galleggiare»
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Secolo
d’Italia
VENERDì 7 FEBBRAIO 2014
Corrado Vitale
Non è ancora il duello allʼOk
Corral, ma certo Renzi e Letta
continuano a parlare due lingue
diverse. Alla Direzione del Pd è
Renzi a lanciare la sfida: «Se
Letta ritiene che ci siano delle
modifiche da porre, affronti il
problema nelle sedi istituzionali
e giochiamo a carte scoperte».
Il segretario di largo del Nazareno sostiene che «il giudizio
sul governo, sulla composizione del governo, sui ministri,
spetta al Presidente del consiglio dei ministri». Chiarissimo è
il riferimento di Renzi al rimpasto e al “contratto” di governo,
che il premier vorrebbe (per
mettere in sicurezza lʼesecutivo) e che invece il segretario
non intende concedere (per tenersi le mani libere il più a
lungo possibile). Prendendo a
sua volta la parola, Enrico Letta
non raccoglie la provocazione
del segretario, ma fa chiaramente intendere che non ci sta
a farsi logorare: «Per il governo
galleggiare non è possibile, altrimenti i problemi non si risolvono». Il premier rivendica i
meriti del governo e pone lʼaccento sulla situazione economica del Paese: «È in parte
superata la parte finanziaria
della crisi, ma la fatica e il disagio sociale sono sempre lì.
Resta una crisi sociale pesantissima». Di qui il tacito avvertimento a Renzi a non
delegittimare lʼazione del governo: «Abbiamo una grande
opportunità nel 2014: uscire
questʼanno dalla crisi sociale».
In questa situazione di stallo,
con una resa dei conti annunciata e sempre rimandata, a rimetterci sono tutti i protagonisti.
Ci rimette Renzi, che non può
continuare a promettere sfracelli senza poi realizzarli. Ci rimette
Letta,
che
vede
ulteriormente indebolita la già
problematica tenuta politica del
governo. È stato proprio Alfano
a lanciare lʼaltro giorno lʼavvertimento: «Se è il Pd a non credere nel governo, non si vede
perché dovremmo essere noi i
primi a sostenerlo». Il leader di
Ncd fa la voce grossa anche
sulla scorta dei sondaggi che
danno lʼintera alleanza di centrodestra superare la fatidica
soglia stabilita dallʼItalicum per
accedere direttamente al premio di maggioranza. Su questo
punto nevralgico Renzi ostenta
comunque sicurezza: «Con
molta franchezza, trovo discutibili alcune reazioni di queste
ore e giorni per cui forti di alcuni
sondaggi con lʼItalicum vince
Berlusconi. Le elezioni si vincono o si perdono se si prendono i voti non se si cambia
sistema elettorale». Ma lʼinquietudine comincia a serpeggiare tra i dem. Ed è per questo
che la resa dei conti è costantemente rimandata. La telenovela del Pd continua. Ma le
inquietudini e la frustrazione
crescono. E per Renzi sarebbe
un vero problema veder intaccata la sua fama di decisionista
e di rottamatore.
Redazione
Acque agitate a Palazzo Madama,
dopo la decisione del presidente
Grasso di costituire il ramo del Parlamento “parte civile” contro Silvio
Berlusconi, nel processo di Napoli
sulla compravendita dei senatori,
decisione arrivata contro il parere
della giunta per le elezioni. Questa
mattina Grasso è arrivato in aula
mentre la senatrice di Forza Italia
Maria Elisabetta Alberti Casellati
ne chiedeva le dimissioni. In precedenti interventi Forza Italia,
Nuovo Centrodestra, Lega e Gal
avevano chiesto che venisse in
aula a riferire in merito alla sua decisione. «Grasso si è comportato
in maniera non leale. Dobbiamo
aspettare che vada da Fazio o
dalla Annunziata per sentirlo? Il
primo dovere morale è venire in
questa Assemblea a dire il perché
delle sue decisioni», ha attaccato
Maurizio Gasparri (Fi), vicepresidente del Senato. «Chiedo che sia
il presidente a venire a spiegare le
regioni giuridiche della sua scelta
e del suo comportamento. In assenza di questo è difficile immaginare che i lavori possano
mantenere quello spirito di serenità», sono state le parole del presidente dei senatori di Fi, Paolo
Romani, che ha proseguito: «Non
possiamo tacere di fronte alla
scelta di far valere una propria opinione, spacciandola per una valutazione morale. Non gli compete e
non ci convince. Non ha convinto
noi ma neppure il consiglio di presidenza: interpellati uno a uno i
membri si sono espressi in modo
opposto rispetto alle scelte che il
presidente Grasso ha poi assunto». «Mi associo alla richiesta
del collega Romani: venga a riferire in aula. Da oggi questa istituzione è diversa, qualcosa di grave
è accaduto: quella terzietà che
deve caratterizzare il ruolo del presidente è venuta meno», ha aggiunto
Maurizio
Sacconi,
capogruppo di Ncd al Senato. Allʼattacco di Grasso anche “figliol
prodigo” Casini, che “da ex presi-
dente della Camera” dice “che si
tratta di una decisione strana”. «È
una decisione insindacabile ma
non indiscutibile. È grave spaccare il Senato o lʼorgano di presidenza su un giudizio di carattere
morale espresso dal Presidente.
Spero che oggi in apertura di seduta voglia dare spiegazioni», ha
detto Casini. Il Pd e Sel, invece,
sono tutti arroccati in difesa di
Grasso.
«Non ho umiliato il Consiglio di
Presidenza. Sono andato alla seduta aperto ad ogni soluzione. Ma
anche dopo aver sentito la senatrice Casellati dire che il Consiglio
non era competente a decidere mi
sono rafforzato nella convinzione
che fossi io a dovermi pronunciare.
Ricordo che non ci sono state votazioni», ha poi detto Grasso in
aula, fino a quando sʼè scatenato il
caos per alcune parole del presidente. «Nel processo ci sono senatori..
fortunatamente
ex
senatori», ha detto a un certo
punto Grasso, scatenando le ire di
Fi, che hanno urlato e protestato.
Ma Grasso ha continuato: «Fatemi
continuare – precisa – mi riferisco
al senatore De Gregorio». I senatori di Forza Italia e Gal hanno comunque deciso di lasciare lʼaula
del Senato per protesta contro la
decisione di costituire il Senato
come parte civile nel processo
contro Berlusconi. Uscendo dallʼemiciclo hanno gridato contro
Grasso, ma il presidente ha continuato a parlare nonostante le proteste. «Vergogna, vergogna».
Il centrodestra processa Grasso in aula, lui attacca
ancora Berlusconi e Forza Italia lascia lʼaula
La Camera approva lo “svuotacarceri”.
Fratelli d'Italia: triste pagina per gli italiani
VENERDì 7 FEBBRAIO 2014
Valter Delle Donne
La Camera ha approvato il cosiddetto decreto svuotacarceri. Il
testo, approvato a Montecitorio con
296 sì, 183 no e due astenuti,
passa al Senato per il via libera definitivo. Nel corso delle dichiarazioni di voto si è registrata una
nuova plateale protesta della Lega.
Una scritta a caratteri cubitali «Criminali in galera» è stata srotolata
nell'aula dai deputati del Carroccio.
Il vicepresidente di turno, Roberto
Giachetti del Pd, ha ordinato ai
commessi di rimuoverlo. Per blindare il provvedimento è sceso in
campo direttamente il presidente
della Repubblica che mercoledì da
Strasburgo (dove ha metaforicamente incrociato le lame con i leghisti euroscettici): senza il decreto
carceri l'Italia potrebbe «pagare pesanti sanzioni» in Europa. «Se non
si daranno risposte alla sentenza
della Corte dei Diritti umani sullo
stato delle carceri saranno accolti
tutti i ricorsi dei detenuti e lo Stato
italiano sarà condannato a pagare
cifre enormi, centinaia e centinaia
di milioni di euro», ha ammonito
Napolitano. L'Italia è insomma con
le spalle al muro di fronte all'Europa
e l'emergenza carceri va affrontate
e risolta il prima possibile. Duris-
Secolo
d’Italia
Equitalia annuncia
la svolta: contro
le cartelle pazze
basta un clic
simo il commento di Fratelli d'Italia:
«La maggioranza di governo – ha
commentato Ignazio La Russa –
ignorando la legittima richiesta
degli italiani onesti di avere certezza della pena, ha approvato
l'ennesimo "svuota carceri" che
mette in libertà migliaia di delinquenti». Per il presidente di Fratelli
d'Italia «è passato anche inosservato il grido di allarme del procuratore aggiunto della Direzione
distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, che nelle
settimane scorse aveva denunciato come questo decreto fosse
anche un aiuto ai mafiosi. Un prov-
vedimento ideologico che non risolve il problema del sovraffollamento carcerario, non prevede
soluzioni alternative come la costruzione di nuove carceri o l'utilizzo di caserme in disuso, lascia in
prigione i detenuti in attesa di giudizio e rende meno sicure le città
italiane. Un decreto infine che non
migliora le condizioni della polizia
penitenziaria, già sotto organico e
che continuerà a lavorare in condizioni proibitive». Con questo decreto, conclude La Russa, «la
maggioranza e il governo Letta
scrivono un'altra triste pagina per i
cittadini italiani».
per potere vedere i miei figli». Secondo la ricostruzione dei familiari,
l'imprenditore aveva formato una
società di costruzioni con Teodoro
Obiang Nguema Mangue (detto
Teodorin), figlio del presidente
della Guinea Equatoriale, Teodoro
Obiang Nguema Mbasogo. Ma
dopo la scoperta di alcune strane
operazioni sul conto corrente dell'impresa aveva chiesto spiegazioni. Subito dopo però era stato
prelevato, accusato di frode fiscale
e sbattuto in carcere. Obiang è
sotto processo negli Usa per riciclaggio e inseguito da un ordine di
cattura della magistratura francese. Secondo l'inchiesta aperta
negli Stati Uniti, i soldi sarebbero
stati sottratti da Teodorin. Il risultato
è che Berardi è stato condannato
a scontare una pena di due anni e
quattro mesi in Guinea equatoriale.
L'odissea dell'italiano è stata denunciata oggi anche dal presidente
della Commissione per la tutela dei
Diritti umani Luigi Manconi (Pd),
che ha annunciato di avere presentato «un'interrogazione urgente
al ministro degli Esteri a proposito
di uno dei tremila nostri connazionali detenuti all'estero, spesso in
condizioni disumane. Ho sollecitato la massima attenzione da
parte del nostro ministero degli
Esteri, che già da tempo segue la
vicenda, in ultimo attraverso
l'azione del vice ministro Pistelli,
nel momento in cui l'attenzione dei
media potrebbe portare a un mutamento di orientamento da parte
del governo della Guinea Equatoriale. È proprio adesso che si deve
sviluppare il massimo dell'iniziativa
- ha esortato Manconi - per garantire l'incolumità di Berardi e il rispetto
dei
suoi
diritti
fondamentali».
Guinea, appello dall'italiano detenuto
da oltre un anno: mi torturano
Redazione
Il corpo smagrito che presenta lesioni, la voce rotta, i segni delle frustrate
sulla
schiena.
È
irriconoscibile dopo un anno di detenzione nelle carceri lager della
Guinea Equatoriale l'imprenditore
edile Roberto Berardi, 49 anni, originario di Latina, accusato di truffa
e appropriazione indebita. Berardi
è riuscito ad inviare alcune immagini scioccanti che lo ritraggono in
cella, ma anche una testimonianza
audio - diffusa anche dal Tg1 dove afferma di avere subito delle
torture. «Da più di un anno sono
imprigionato e da due mesi sono in
una cella di isolamento senza vedere luce e ricevo bastonate e frustate. La pressione è fortissima,
spero di riuscire a resistere almeno
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Redazione
Per bloccare una “cartella
pazza”, tipo la richiesta di pagamento di quanto già versato al
fisco oppure un importo non dovuto, da ieri basta un clic sul sito
di Equitalia. Lo annuncia la
stessa società spiegando che –
dice l'ad Benedetto Mineo – «il
fenomeno delle cartelle pazze è
ormai un fenomeno del passato». Equitalia – spiega la società – ha infatti attivato sul
proprio sito un nuovo servizio telematico che consente ai cittadini
di inviare la richiesta di sospensione della riscossione dal proprio computer. La richiesta online
si aggiunge alle altre modalità di
presentazione della domanda
già operative: allo sportello, via
fax, via e-mail oppure tramite
raccomandata con ricevuta di ritorno. Si può richiedere la sospensione della riscossione
direttamente a Equitalia in caso
di annullamento del debito da
parte dell'ente creditore, di un
pagamento già effettuato o di
una sentenza favorevole. «Grazie a Equitalia il fenomeno delle
cartelle pazze è ormai relegato al
passato – dice Benedetto Mineo,
amministratore delegato di Equitalia – in questi anni siamo riusciti a perfezionare i nostri
sistemi informatici per evitare
quelle situazioni “eccezionali”
che sostanzialmente si sono verificate prima della nascita di
Equitalia, in cui si riscontravano
divergenze tra i dati forniti dagli
enti creditori e quanto riportato
nelle cartelle notificate ai contribuenti. Qualche problema però
si può ancora verificare quando
l'ente fornisce a Equitalia informazioni errate o parziali, o
quando omette di comunicare
eventuali cancellazioni del debito. Per evitare disagi abbiamo
ampliato i nostri canali di assistenza».
Pedofilia, 660 denunce all'anno
per la Chiesa cattolica
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Secolo
d’Italia
Antonio Pannullo
Uno degli scandali più pesanti
per la Chiesa Cattolica, che ha
coinvolto le comunità ecclesiali
di tutto il mondo: gli abusi sui minori da parte di esponenti del
clero hanno colpito duramente
l'immagine e il prestigio di esponenti di spicco della gerarchia,
anche cardinali, spesso accusati, se non direttamente, almeno di non aver contrastato
con efficacia gli abusi. I numeri,
forniti dal Vaticano a inizio 2013,
non lasciano dubbi: il picco delle
denunce di abusi ricevuti dalla
Congregazione per la dottrina
della fede, l'ex Sant'Uffizio, è
stato nel 2004, con 800 denunce, mentre mentre negli ultimi tre anni ci si è attestati sui
600 casi all'anno, che in maggioranza riguardano abusi commessi dal 1965 al 1985, come
ha spiegato don Robert Oliver,
da meno di un anno promotore
di giustizia della Congregazione.
Denunce di tipo "canonico", perché poi esistono le denunce alle
autorità giudiziaria. Gli abusi sui
bambini da parte dei prelati
hanno rappresentato un vero e
proprio tornado fin dall'inizio del
pontificato di Benedetto XVI,
sconvolgendo intere chiese na-
zionali, in particolare negli Stati
Uniti, ma anche in Irlanda,
Olanda, nella stessa Germania.
Rivelazioni da parte di uomini
della chiesa, soprattutto negli
Stati Uniti, erano partite già
prima dell'arrivo di Papa Ratzinger nell'aprile del 2005 al soglio
pontificio, ma è negli anni successivi che lo scandalo si è allargato anche in America Latina
e in Europa, soprattutto in Irlanda, dove sono emersi i crimini
commessi da sacerdoti troppo
spesso coperti dalla gerarchia.
Le denunce delle vittime sono
stata sempre più frequenti, aiutate da associazioni, sostenute
da avvocati che spesso hanno
chiesto risarcimenti milionari, in
particolare negli Stati Uniti. E gli
attacchi da parte della stampa di
tutto il mondo sono stati all'ordine del giorno. Una pressione
sempre più forte, tanto che nell'ottobre del 2006 Benedetto XVI
reagì parlando degli abusi sessuali commessi dal clero come
di «crimini enormi», raccomandando di «stabilire sempre la verità» e di «portare sostegno alle
vittime». Inoltre, nel 2010 nel
corso del suo viaggio a Malta,
Ratzinger aveva deciso di incontrare personalmente alcune vittime, chiedendo loro scusa a
nome della Chiesa e, come
hanno raccontato gli stessi protagonisti, piangendo per l'emozione. Il giro di vita impresso da
Benedetto XVI si è tradotto
anche, a livello di Congregazione per la Dottrina della fede,
in processi canonici che hanno
portato, nel biennio 2011-2012,
alla riduzione allo stato laicale di
400 sacerdoti accusati di molestie a minori. E lo scandalo pedofilia ha pesato anche sul
conclave: oltre al caso del porporato scozzese O'Brien, lo
Snap, la rete americana dei sopravvissuti agli abusi dei preti,
aveva stilato una lista di 12 cardinali da non eleggere.
Redazione
Fra le mille polemiche che scuotono la
Turchia, all'ombra della tangentopoli
del Bosforo, non poteva mancare di
accendere gli animi anche l'ultima
delle grandi soap tv prodotte a Istanbul che spopolano in tutto il Mediterraneo: "Kizil Elma", la "Mela Rossa",
dedicata alle gesta eroiche degli 007
dei servizi segreti turchi del Mit. Protagonista un James Bond turco, Murad
Altay, eroico fin dal primo episodio,
dove lui e un compagno attaccano da
soli 200 nemici sul confine fra Turchia
e Siria. Viene subito reclutato da una
matura signora dai capelli rossi, versione turca della "M" di james Bond,
che gli offre una Mustang rossa del
1968, prima di farla esplodere. Il serial, agli inizi sulla tv pubblica Trt, ha
suscitato un mare di polemiche, perché troppo violento e ultranazionalista.
L'opposizione sospetta anche che si
tratti di una operazione pro-Erdogan.
Il direttore del Mit, Hakan Fidan, 46
anni, è infatti uno dei collaboratori più
fidati del premier turco, l'uomo che ha
plasmato la contestata e muscolare
politica turca in Siria. Il capo del Milli
Istihbarat Teskilati (Mit) è stato definito
dal Wall Street Journal il numero due
turco, meno potente solo del premier
Recep Tayyip Erdogan. Il momento
dell'uscita del primo episodio di "Mela
Rossa" ha suscitato ulteriori sospetti.
Governo e opposizione sono ai ferri
corti per una recente incidente lungo il
confine siriano: la gendarmeria, per ordine di un pm, ha fermato tre camion
del Mit ritenuti carichi di armi. Il governo ha vietato che venissero perquisiti, affermando che trasportavano
solo aiuti umanitari. Il pm responsabile
dell'operazione e il colonnello della
gendarmeria che l'aveva guidata sono
stati rimossi. L'opposizione non ha
dubbi: trasportavano armi per i gruppi
jihadisti in Siria. I primi strali contro la
soap sono però venuti dagli aleviti, una
minoranza legata allo sciismo, vittima
di massacri e discriminazioni nei secoli
da parte della maggioranza sunnita in
Turchia. La Alevi Foundation ha accusato il serial di offendere i sentimenti
religiosi degli aleviti e di dare dell'alevismo una visione razzista e ultranazionalista. Ma sono piovute critiche anche
dal giornale islamico Yenisafak, per il
quale il serial sottolinea non la forza,
ma «la vulnerabilità e l'inefficacia» dei
servizi turchi, esaltando troppo la violenza. Per gli islamici inoltre il James
Bond turco non è abbastanza islamico,
sebbene a differenza dell'originale britannico non beva e non finisca sempre
a letto con bellissime donne.
Turchia, polemiche per la soap tv
di un James Bond del Bosforo
VENERDì 7 FEBBRAIO 2014
Usa, via le sigarette
dagli scaffali
di una grossa catena
di drugstore
Redazione
Cvs, la seconda catena di drugstore americani, sfratta le sigarette dai suoi scaffali. Il gigante
della distribuzione smetterà di
vendere prodotti derivati dal tabacco entro il primo ottobre: una
scelta clamorosa, che comporterà una perdita valutata in due
miliardi di dollari. «È la cosa giusta da fare per aiutare la salute
della gente», ha dichiarato l'Ad
Larry Merlo, prontamente applaudito dalla Casa Bianca. Per
il presidente Barack Obama
quello di Cvs «è un esempio potente, una decisione che salverà
vite», oltre che «una scelta in
linea con gli sforzi antifumo dell'amministrazione per ridurre malattie e morti legate al fumo e ad
abbassare nel lungo periodo i
costi della salute». Applausi
anche da parte di organizzazioni
come la American Medical Association e la American Cancer Society che da anni si battono per
dimostrare che il fumo uccide
(morti stimate, 480 mila all'anno)
e dell'ex sindaco di New York Michael Bloomberg che ha mandato in esilio le sigarette dai
luoghi pubblici della Big Apple
negli anni del suo triplice mandato. Da Cvs si comprano oltre a
medicine, vitamine e farmaci da
banco, una varietà di prodotti,
dallo shampoo ai cosmetici, decorazioni di Natale, cartoline e
scatolami.
Acquistiamo troppi medicinali
(soprattutto antibiotici)
VENERDì 7 FEBBRAIO 2014
Secolo
d’Italia
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Nel 2013 ogni famiglia
ha ridotto la propria
spesa alimentare
di oltre 300 euro
Redazione
Nonostante un aumento dei consumi, nei primi nove mesi del 2013
la spesa farmaceutica a carico del
Servizio Sanitario Nazionale è
scesa del 4%, mentre quella sostenuta dai cittadini è in aumento più o
meno della stessa percentuale. Lo
afferma il rapporto Osmed presentato a Roma. «Dal punto di vista
della spesa - spiega il direttore generale dell'Aifa Luca Pani - si riduce
del 3,9% quella territoriale a carico
del Servizio Sanitario Nazionale,
pari a 8,8 miliardi di euro, mentre aumenta rispetto al 2012 (+11,2%)
l'acquisto privato da parte dei cittadini dei medicinali di fascia A, rimborsabili dal Ssn. Si riduce, invece,
dell'1,6% l'acquisto di medicinali di
fascia C a carico del cittadino». Secondo il rapporto la spesa farmaceutica
nazionale
totale,
comprensiva dei medicinali distribuiti attraverso le farmacie pubbliche e private e di quelli acquistati e
dispensati dalle strutture sanitarie
pubbliche, è stata pari a 19,5 miliardi
di euro, il 74,7% dei quali rimborsati
dal Servizio Sanitario Nazionale. La
causa principale della riduzione
della spesa pubblica è stata la dimi-
nuzione dei prezzi (-4,7%), mentre
si è assistito ad un lieve spostamento della prescrizione verso categorie più costose (+0,2%) e ad un
aumento nei consumi (+1,9% in termini di dosi giornaliere). La spesa
privata, comprendente tutte le voci
sostenute dal cittadino, è stata pari a
poco più di sei miliardi di euro di
euro ed cresciuta del +3,9% rispetto
ai primi nove mesi del 2012.
Dunque gli italiani sono sempre più
“appassionati" di farmaci, con il consumo che continua a crescere ed è
arrivato nei primi nove mesi del
2013 a 23 confezioni a testa. Il rapporto Osmed registra anche un
boom nel consumo di antibiotici a dispetto delle campagne per il corretto
utilizzo. Secondo i dati riportati nel
periodo considerato gli italiani hanno
acquistato un totale di 1.398 milioni
di confezioni di medicinali, per una
media di circa 23 confezioni a testa,
con una crescita pari al +2,0% rispetto ai primi nove mesi dell'anno
precedente. A livello di consumi in
regime di assistenza convenzionata,
nello stesso periodo temporale sono
state prescritte 1.002,4 dosi giornaliere con un aumento dell'1,8% rispetto all'anno precedente. Ancora
di più sale il consumo di antibiotici, di
cui sono state consumate 22,3 dosi
giornaliere ogni mille abitanti con un
aumento del 5,4% trainato dalle regioni del Sud.
Redazione
Un grosso incendio si è sviluppato
mercoledì notte in un'azienda cinese ospitata in un capannone di
via dei Cattani, all'Osmannoro, in
provincia di Firenze. Le fiamme si
sarebbero sviluppate intorno alle 3
e i vigili del fuoco sono dovuti intervenire con più squadre. L'incendio potrebbe essere stato
appiccato: da quanto si è appreso,
infatti, sono stati rinvenuti più contenitori con dentro alcol etilico.
L'azienda, che produce valige, è
ospitata in un immobile a due
piani: dalla prima ricostruzione le
fiamme sarebbero partite da quello
inferiore. Secondo quanto appreso
finora dai militari, all'interno non risulta che si trovasse nessuno, ma
qualcuno sarebbe stato visto allontanarsi: si tratterebbe di persone che si trovavano in altri
immobili vicini e che sono scappate per paura. L'Osmannoro è
un'area di attività commerciali e
produttive al confine tra i Comuni
di Firenze e Sesto Fiorentino, con
varie ditte cinesi presenti. Quella
distrutta dall'incendio era “occupata" da persone che si ritiene si
siano allontanate in tempo, secondo quanto riferito dal comandante provinciale dei vigili del
fuoco di Firenze. In ogni caso non
ci sarebbero feriti tra i possibili occupanti dell'azienda: lievemente
intossicato invece un pompiere. I
vigili del fuoco sono riusciti a entrare solo intorno alle 9,30 dentro
l'immobile dove le fiamme si stavano ulteriormente propagando,
minacciando altre ditte ospitate
nello stabile, un unico blocco con
un fronte di 400 metri. Tanta la
merce - valige trolley in particolare
- che era stipata all'interno dell'azienda, tra l'altro strutturata con
vari soppalchi, con conseguenti rischi di crollo. Numerosi i cinesi che
hanno assistito alle operazioni: tra
loro anche una donna, parente dei
proprietari della ditta, che è scoppiata in lacrime.
Firenze, incendio (forse doloso) distrugge
azienda cinese che produce borse
Redazione
«Appare decisamente ottimista l'arresto del calo dei consumi registrato
da Confcommercio a dicembre,
mese in cui persino i consumi legati
alle festività natalizie hanno registrato una grave contrazione. Quel
che è certo è che la “tanto attesa
svolta sul versante della domanda
delle famiglie" è ancora molto lontana». Così Adusbef e Federconsumatori commentano i dati diffusi da
Confcommercio sul consumi. «Secondo quanto rilevato dall'Osservatorio Nazionale Federconsumatori,
la contrazione dei consumi è stata
del -4,7% nel 2012, del -3,4% nel
2013, mentre nel 2014 si prevede
un'ulteriore frenata del -1,1%. Nell'ultimo triennio, così, il calo dei consumi delle famiglie toccherà quota
-9,2%. Una diminuzione impressionante - osservano le due associazioni - che equivale ad una caduta
della spesa di queste ultime di circa
65,4 miliardi di euro». In particolare,
solo nel 2013, una famiglia composta da 3 persone ha ridotto mediamente la propria spesa alimentare
di 309 euro annui, oltre metà di
quanto tale famiglia spende per l'alimentazione in un mese. «Una situazione allarmante, che merita la
priorità assoluta da parte del governo – avvertono i consumatori –
Per questo chiediamo risposte concrete in termini di crescita dell'occupazione, in particolar modo quella
giovanile, e di rilancio della domanda interna, attraverso una detassazione a favore delle famiglie a
reddito fisso», dichiarano i presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio
Lannutti.
Villa San Giovanni “gioiello dello Stretto”
grazie all'amministrazione di centrodestra
6
Secolo
d’Italia
Redazione
Si avvicina lʼavvio dei lavori che
daranno a Villa San Giovanni
(Reggio Calabria) un volto migliore. Nuove possibilità innanzitutto per il lungomare che, in
attesa dei fondi per la compensazione, subirà comunque un restyling tanto necessario quanto
fondamentale per consegnare ai
cittadini lʼopera in tempo per godersi la stagione estiva. Si è dato
inoltre avvio alle procedure di
gara per la realizzazione dei lavori di riqualificazione del borgo
di Ferrito e Cannitello dove è già
pronta la consegna dei marciapiedi. Grande la soddisfazione
del sindaco Rocco La Valle, dellʼintera amministrazione comunale ed in particolare della sua
Giunta di centrodestra. Gli assessori Giovanni Siclari, Lorenzo
Micari, Giuseppe Donato, Marco
Santoro e Francesco Romanzi si
uniscono per plaudire allʼimportante risultato conseguito:
«Stiamo lavorando per preparare la via Marina, per migliorare
il territorio e completare lʼopera
per la prossima estate - commenta lʼassessore Siclari - Sono
interventi che riqualificano dei
quartieri che hanno sempre
avuto delle potenzialità turistiche
straordinarie, proprio per la particolarità delle abitazioni ubicate
a ridosso della spiaggia. Con
questi interventi ritornerà ad essere la città più appetibile della
Costa Viola attirando turisti e migliorando la qualità della vita dei
cittadini che non dovranno più
combattere con marciapiedi dissestati». Il rilancio e la valorizzazione della zona nord della città
rappresentano un obiettivo condiviso da tutta la squadra di
maggioranza - continua lʼassessore Micari – «La sistemazione
della parti più critiche della via
Marina, unitamente al rifacimento dei marciapiedi di Ferrito
e Acciarello, rappresentano la
prova autentica di quanto questa
amministrazione abbia a cuore
la riqualificazione urbanistica
della città. Tuttavia c'è ancora
molto da fare ma non ci mancano l'entusiasmo e la determinazione per fare di Villa il gioiello
dello Stretto». A questo medesimo pensiero si unisce lʼassessore Donato che, guardando al
progetto della Darsena di Pezzo,
ribadisce lʼattenzione massima e
la volontà di dare un nuovo volto
al borgo marinaro che rappresenta per Villa un obbiettivo su
cui investire. La stagione estiva
- conclude lʼassessore Santoro al termine dei lavori determinerà
una maggiore frequenza dei ragazzi che alla conclusione dellʼanno scolastico desidereranno
trascorre le vacanze estive nel
nostro territorio, che è tra i più
belli della costa tirrenica. Senza
dimenticare il mascheramento
della Variante di Cannitello ed il
completamento dellʼultimo tratto
della via Marina.
Redazione
«Non possiamo che rimanere sconcertati dinanzi alla presa di posizione
politica e ufficiale della consigliera di
Sel Valeria Milita, soprattutto rispetto
alle affermazioni “negazioniste" sulle
tragedia delle foibe, peraltro da colei
che, purtroppo, è anche una professoressa. Chiediamo al sindaco di
Roma non solo di intervenire e censurare tali affermazioni, ma di invitare
anche la consigliera Milita a chiedere
scusa, a nome di Roma Capitale, agli
esuli, alle associazioni e ai parenti di
tutti gli infoibati». È quanto dichiarano
gli esponenti di Fratelli dʼItalia Andrea
De Priamo (portavoce romano) e Federico Mollicone (dirigente nazionale),
che aggiungono: «Bene ha fatto il capogruppo di Fdi nel III Municipio Francesco
Filini
a
denunciare
lʼatteggiamento negazionista che
lʼemendamento della consigliera di
Sel sottintendeva. A quanto pare il
centrosinistra, anziché favorire iniziative sul territorio volte alla celebrazione,
conoscenza
e
commemorazioni di questʼorribile tragedia – pensiamo allʼincredibile interruzione dello spettacolo di Simone
Cristicchi “Magazzino 18" – preferisce
inibire tali eventi strumentalizzando la
memoria attraverso becero negazionismo. Pur essendo contrari ai reati di
opinione – concludono De Priamo e
Mollicone – riteniamo gravissime le
affermazioni della consigliera di Sel
Milita».
La vicenda è ricordata anche dal capogruppo di Forza Italia del Municipio
III, Roberto Borgheresi: «È stata
scritta una delle più brutte pagine
della storia del Municipio III di Roma
Capitale per colpa della consigliera
Milita di Sinistra e Libertà che è intervenuta ufficialmente per dichiarare
che le decine di migliaia di bambini,
anziani, donne e poveri innocenti,
che sono stati massacrati e gettati
nelle Foibe, molti volte ancora vivi,
dalla ferocia dei comunisti titini in
Istria fino al 1948, a ben tre anni dalla
fine della seconda guerra mondiale,
sarebbero da imputare ad una giusta
rappresaglia provocata in reazione al
regime fascista. Non cʼè nulla di più
falso e fazioso nelle parole della consigliera Milita», conclude Borgheresi.
Foibe, «Marino intervenga sulla consigliera
di Sel “negazionista"»
VENERDì 7 FEBBRAIO 2014
De Corato: siamo pronti
“alle barricate" anche
per l'aeroporto di Linate
Redazione
«Bene che il presidente Maroni
difenda Malpensa con decisione.
Ma nel contempo mi chiedo: e Linate? Se si parla di essere “pronti
alla guerra” per difendere Malpensa, la stessa cosa faremo noi
per lo scalo milanese, siamo
pronti alle barricate». È quanto
afferma Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale di Milano e capogruppo di
Fratelli dʼItalia alla Regione Lombardia, intervenendo nel dibattito
sugli aeroporti lombardi. «Lo
scalo milanese è strategico per la
città e ancora di più giocherà un
ruolo fondamentale durante
l'Expo. In Consiglio regionale ho
ricordato lʼimportanza di Linate:
se è vero che Malpensa ha un
ruolo chiave per le tratte internazionali – sostiene De Corato – è
altrettanto vero che lo scalo cittadino è imprescindibile per le tratte
a più corto raggio. Eppure il
Piano Aeroporti che ha presentato il ministro Lupi è fin troppo
chiaro sul destino di Linate: non è
considerato strategico. Quello milanese è il terzo aeroporto dʼItalia
per volume di traffico passeggeri
(più di nove milioni) secondo i dati
del 2012. Numeri destinati ovviamente a salire nel 2015 per
lʼExpo. Eppure solo Malpensa è
considerato “strategico”: un solo
aeroporto in tutto il Nord-Ovest, a
fronte dei quattro strategici del
Centro, tre del Sud e tre delle
Isole».
L'ultima evoluzione della Coca Cola:
la bibita sarà in capsule come il caffé
Secolo
VENERDì 7 FEBBRAIO 2014
d’Italia
Priscilla Del Ninno
IL'ultima evoluzione della mitica bevanda gassata americana: la confezione pocket in capsule da improvvisare in casa all'occorrenza.
Dopo il lunghissimo segreto della formula misteriosa, ora è una novità tutt'altro che da tenere nascosta ad irrompere sulla scena: una
nuova declinazione della ricetta rivoluziona il
mercato, mettendo una seria ipoteca sul successo commerciale. Dunque la Coca Cola
cambia look e aggiunge a bottiglie e lattine la
nuova veste pret a porter, da realizzare direttamente in casa propria, in quella che è una
vera e propria innovazione realizzata con l'acquisto da parte del colosso delle bollicine del
10% di Green Mountain Coffee Roasters, il
produttore del caffè in capsule, per 1,25 miliardi di dollari, siglando un accordo di partnership di 10 anni con la società, che si
appresta a lanciare un sistema per produrre
soda in casa. Un'intesa che si traduce nella
possibilità che Coca-Cola, Diet Coke, Sprite e
Fanta possano essere in capsule a breve. Il
nuovo sistema per le sode di Green Mountian
dovrebbe essere lanciato nel 2015, e si pone
in concorrenza con SodaStream, la società
israeliana che vende un dispositivo per rendere gassata l'acqua e prodotti che le danno
sapore di soda. «Possiamo fare per le bevande fredde quello che abbiamo fatto per il
caffè e il tea in casa. Riteniamo che sia una
una significativa opportunità per accelerare la
crescita della categoria delle bevande fredde»,
ha affermato l'amministratore delegato di
Green Mountain, Brian Kelly. L'accordo «rafforza» il sistema di imbottigliamento: è un'«opportunità», mette in evidenza l'amministratore
delegato di Coca-Cola, Muhtar Kent. «Green
Mountain potrebbe diventare uno dei protagonisti del mercato da 98 miliardi di dollari dei
soft drink», affermano alcuni analisti. Nespresso è stata la pioniera del caffè in capsule
7
e Green Mountain è la maggiore catena per
vendite di caffè in capsule grazie al successo
delle macchine da caffè Keurig. Green Mountain ha già accordi con Starbucks per i caffè e
i tea in capsule e, secondo le stime di Euromonitor, il 13% delle famiglie americane ha
una macchina da caffè Keurig in casa. Così,
grazie alla coca cola in capsule, il fai da te lancia sul mercato l'ultima invenzione in grado di
condizionare le abitudini casalinghe...
Cento borse di studio per bloccare la fuga di cervelli
Redazione
Cento borse di studio per provare a bloccare la fuga dei cervelli. Oggi, alle 10.30, la
sede romana dellʼUniversità Telematica Pegaso, Palazzo Bonadies in via San Pantaleo 66 (Roma) ospita la presentazione di un progetto ambizioso, “Novitalia”, con cui
la Pegaso assegnerà 100 borse di studio (valore complessivo 200.000 euro) ai dottori in ricerca, nel tentativo di bloccare la fuga di cervelli che sta caratterizzando lʼItalia da troppi anni. Ogni dottore in ricerca riceverà un contributo di 2.000 euro per
future pubblicazioni scientifiche dʼintesa con la casa editrice Giapeto. LʼUniversità
Telematica Pegaso intende valorizzare, così, la ricerca ai fini del progresso scientifico e culturale del Paese. Dalla ricerca parte il tentativo di sviluppare e premiare le
eccellenze. A presentare il progetto saranno Danilo Iervolino (nella foto), presidente
Cda Università Telematica Pegaso; Francesco Fimmanò, preside della Facoltà di
Giurisprudenza Pegaso; Luigi Nicolais, presidente del CNR; Marcello Pacifico, presidente nazionale ANIEF, Luigia Melillo, direttore del Centro Campano “Accademia
di Storia dellʼArte Sanitaria”; Antonio Uricchio, rettore dellʼUniversità degli Studi di
Bari “Aldo Moro”; Alessandro Bianchi, presidente del Comitato Scientifico dellʼUnione
delle Università del Mediterraneo; Giuseppe Novelli, rettore dellʼUniversità degli Studi
di Roma “Tor Vergata”; Gianmaria Palmieri, rettore dellʼUniversità degli Studi del Molise; Giovanni Paciullo, rettore dellʼUniversità per stranieri di Perugia; Giuseppe Cataldi, pro-rettore vicario dellʼUniversità degli Studi di Napoli “LʼOrientale” Responsabile
della seded i Napoli dellʼIstituto degli Studi giuridici internazionale del CNR. Modera
il vice direttore del TG1 Gennaro Sangiuliano. Non sarà una presentazione in cattedra ma anche unʼoccasione per incontrare 100 Dottori di ricerca e confrontarsi sulla
necessità di fare ricerca e non smettere di pubblicarne i risultati.
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
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d’Italia
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7 agosto 1990 n. 250