Il Rosso e il Nero
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Il Rosso e il Nero
Il Rosso e il Nero Settimanale di strategia ROTAZIONI 20 gennaio 2011 Dal rettilineo alla spirale Dopo dieci anni di rialzo anche l’investitore più prudente si fa tentare dal rischio, magari per una quota simbolica del portafoglio, quella che serve a dirsi un giorno che si è stati parte della grande avventura. Dopo dieci anni di ribasso, d’altra parte, anche l’investitore più aggressivo vuole avere una componente ultrasicura, giusto per non trovarsi nella condizione, dovesse andare ancora peggio, di avere perso tutto. Giacomo Balla. Vortice. 1914 E’ la prova che, sottoposto a situazioni estreme, chiunque rivela di avere una mente divisa, con una parte che ricerca certezza e tranquillità e un’altra che ricerca emozione. L’evoluzione, del resto, ha punito i troppo paurosi che avevano tanta paura di scendere dall’albero da morire di fame e i troppo curiosi che hanno assaggiato per primi i funghi velenosi o hanno provato a librarsi in volo dal dirupo per vedere se erano bravi come gli uccelli del cielo. Bernie Madoff, finché ha potuto, ha mostrato di avere compreso bene la natura ambivalente dei sopravissuti all’evoluzione e ha cucinato per anni risultati sempre positivi, ma mai lineari. Le sue performance hanno disegnato nel tempo uno slalom gigante, con curve morbide e ampie. Certamente lo ha fatto per sembrare più credibile, ma probabilmente anche nella consapevolezza che un investitore, una volta assicurato uno zoccolo sicuro positivo, prova più soddisfazione complessiva nell’ottenere un anno il 7 e quello dopo il 13 piuttosto che nel ricevere un tasso fisso del 10. Homo prudens e Homo ludens vanno gratificati entrambi. Dal marzo 2009 a oggi ognuno ha potuto costruirsi il suo portafoglio ideale sapendo ex ante quello che andava a fare e i rischi che andava ad assumere. Cash e bond brevi da una parte, ciclici dall’altra. In mezzo una palude fatta di banche, utilities, distribuzione, farmaceutici e altro che alla fine ha prodotto risultati positivi, ma disomogenei e nel complesso modesti. Giacomo Balla. Rumore di motociclo. 1913 In pratica era come entrare in un supermercato con due soli prodotti, Rischio Positivo e Sonni Sereni, con all’ingresso un angolo di cianfrusaglie scontate e di dubbia qualità. A metà dicembre, secondo i calcoli di Thomas Lee di JP Morgan, il 39 per cento dei fondi attivi arrancava dietro al benchmark di almeno 250 punti base e il 22 per cento era indietro di più di 500. Da allora a oggi chi era indietro si è concentrato, negli acquisti, sul Rischio Positivo (energia e ciclici) ed è riuscito a ridurre le distanze. Il risultato è che non pochi dei titoli sui quali un mese fa si indicavano ambiziosi traguardi da conseguire in 6-12 mesi hanno bruciato le tappe e raggiunto (in certi casi superato) il target di medio periodo. Si apre ora, per tutto l’orizzonte prevedibile, una fase nuova e diversa in cui il rischio non sarà ampiamente determinabile ex ante. I gestori non potranno più agire sul solo pulsante rosso acceso/spento, Risk On/Risk Off. Per 22 mesi hanno guidato un tram su un rettilineo, accelerando, frenando e andando indietro in un mondo a due dimensioni. Da qui in avanti dovranno muoversi su molte dimensioni e la loro plancia di comando non sarà più il metro quadrato scarso a disposizione del conducente di tram ma assomiglierà sempre di più a quella della nave stellare Enterprise, con Kirk e Picard a dare gli ordini e molti ufficiali ultraqualificati ad assisterli. Dal marzo 2009 l’SP 500 è salito del 92 per cento ed è chiaro che la parte più facile e lineare è terminata. Nella prima fase di un bull market si misura essenzialmente il testosterone dei gestori. Vince chi si butta per primo nell’acqua gelida e vi rimane più a lungo senza avere ripensamenti. La seconda parte premia invece la qualità del lobo frontale della corteccia, ovvero la capacità analitica, e quella del collicolo superiore, che guida i movimenti verso un punto preciso (come un TomTom) ed è indispendabile per saltare da un settore all’altro senza farsi male. 2 Secondo David Kostin di Goldman Sachs gli utili per azione dell’SP 500, che nel 2010 sono stati di 84 dollari, saliranno a 96 quest’anno e a 106 nel 2012. La crescita, si vede subito, rallenterà, come è del resto inevitabile anche nel migliore dei bull market possibili. Il percorso si farà più accidentato e per battere il benchmark si dovranno scovare i titoli trascurati (e, simmetricamente, quelli saliti troppo in fretta). La cosa più difficile è che si dovranno cavalcare bene le rotazioni, che si faranno più frequenti, tra mercati e settori. Con gli utili per azione grosso modo a 100 dollari per i prossimi due anni è facile fare i conti. A 1280 l’SP 500 quota 12.8 volte gli utili. Il professor Shiller, che corregge il multiplo sulla base della fase del ciclo economico in cui ci si trova, lo considera un po’ alto. Uomo amabilmente prudente, Shiller si sbilancia di rado e per questo, quando lo fa, va preso particolarmente sul serio. Il consenso, è noto, la pensa diversamente e ci sono effettivamente molte ragioni per restare positivi sul medio termine. L’America cresce più velocemente, la ripresa mostra di cominciare a camminare anche sulle sue Sonia Delauney. Prismes Electriques. 1914 gambe, la Fed tifa per una buona tenuta degli asset finanziari, la Germania mostra di non volere abbandonare l’Europa al suo destino. Quanto alle valutazioni, un livello dei multipli tra 12 e 15 per il prossimo biennio (tra 1200 e 1500 di indice) appare ragionevole, al netto di fasi acute ma circoscritte come la crisi europea del marzo scorso. A favore delle borse giocherà anche il flusso costante di fondi che migreranno dal cash e dai bond. Il cash continuerà a rendere meno dell’inflazione per anni a venire e i bond, anche senza ipotizzare bear market epocali, dovranno navigare in acque più agitate e meno redditizie. I debitori di altissima qualità rimasti non hanno abbastanza carta per soddisfare la domanda globale di risk free e gli investitori dovranno sempre più accontentarsi di seconde e terze scelte. La galoppata delle borse da settembre a oggi (il 21 per cento per l’SP) merita un consolidamento nelle prossime settimane. L’energia, la chimica e le auto hanno corso davvero molto e una pausa sarebbe del tutto fisiologica, magari a favore di settori come la tecnologia. 3 Nel complesso, se la ripresa globale si manterrà in carreggiata, presto o tardi il rialzo dovrà farsi più corale, portandosi dietro anche i settori fin qui trascurati. Una rotazione più ampia coinvolgerà a un certo punto i mercati emergenti. Gli scontri tra piccoli azionisti e polizia in Bangladesh dopo i ribassi degli ultimi giorni danno la misura della correzione in corso in alcuni paesi. Gli emergenti subiscono in questa fase la doppia pressione dei tassi che salgono e del rimpatrio dei capitali occidentali che non vogliono perdere il rialzo americano, europeo e giapponese. Sonia Delauney. Rythme. 1938. Centre Pompidou La correzione non durerà molto a lungo. A un certo punto la Cina toglierà il piede dal freno, probabilmente tra la primavera e l’estate, e riporterà al rialzo molte borse. Questi mesi di attesa potranno essere usati per cominciare a posizionarsi non solo sui mercati classici (Cina, India, Turchia, Brasile) ma anche su paesi con problemi specifici ma in via di superamento, che sono rimasti indietro nella prima fase del rialzo. Pensiamo ad esempio al Vietnam o, più vicino a noi, a Bulgaria e Romania. Sono mercati con valutazioni basse e che si avvicinano solo adesso alla pista di decollo. Per figurarci le borse dei prossimi due anni non dobbiamo più pensare alla montagna da scalare ma a una spirale che accompagna la rotazione su se stessa a un lento movimento ascendente. La difficile arte della rotazione richiede di cogliere non solo il momento di uscita da un titolo o da un settore, ma anche quello di rientro. Non è raro individuarne correttamente uno, ma non è facile coglierli entrambi. Entrino in scena gli analisti, è arrivato il loro momento. Alessandro Fugnoli +39 02-777181 Disclaimer Kairos Partners SGR SpA Via Bigli 21, Milano. 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