1. L`uomo è detto dagli antichi mondo minore, e certo la dizione è

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1. L`uomo è detto dagli antichi mondo minore, e certo la dizione è
1. L'uomo è detto dagli antichi mondo minore, e certo la dizione è bene collocata perché, così come l'uomo è composto di terra,
acqua, aria e foco, questo corpo della terra è simile. Se l'uomo ha in sé ossa, sostenitore e armatura della carne, il mondo ha i
sassi sostenitori della terra; se l'uomo ha in sé il lago del sangue, dove cresce e decresce il polmone nell'altare, il corpo della
terra ha il suo oceano mare, il quale, ancora lui, cresce e decresce ogni sei ore per l'alitare del mondo; se dal detto lago di
sangue derivano vene, che si vanno ramificando per lo corpo umano, slmilmente il mare oceano riempie il corpo de la terra
d'infinite vene d'acqua. Mancano al corpo della terra i nervi, i quali non vi sono, perché i nervi sono fatti al proposito del
movimento, e il mondo, essendo di perpetua stabilità, non v'accade movimento e, non v'accadendo movimento, i nervi non vi
sono necessari. Ma in tutte l'altre cose sono molto simili. Leonardo da Vinci, L'uomo e la natura
Coloro che prima di noi indagarono la struttura di questo mondo e la natura delle cose in esso contenute, lo fecero certo con
lunghe veglie e grandi fatiche, ma inutilmente come sembra. Che cosa, infatti, questa natura può aver rivelato a essi i cui
discorsi, nessuno escluso, dissentono e contrastano con le cose e anche con se stessi? E possiamo ritenere che questo è ad essi
accaduto proprio perché avendo avuto forse troppa fiducia in se stessi, dopo aver indagato le cose e le loro forze, non
attribuirono ad esse, come era necessario quella grandezza, indole e facoltà di cui si vede che sono dotate; ma disputando quasi
gareggiando con Dio in sapienza, avendo osato ricercare con la ragione le cause e i principi del mondo stesso, e credendo e
volendo credere di aver trovato queste cose che non avevano trovato, si costruirono un mondo a loro arbitrio. (B. Telesio)
Vita di Galileo, Scena IV, p. 83
2. Tu rimani pure pieno di contemplazione; che io possa invece, essere ricco di bontà: tu medita pure per te solo [...]. Che io,
invece, sia sempre immerso nell'azione [...]; che ogni mia azione giovi a me, alla famiglia, ai parenti e - ciò che è ancor meglioche io possa essere utile agli amici e alla patria e possa vivere in modo da giovare all'umana società con l'esempio e con l'opera.
[C. Salutati]
Qualsiasi studio perseguito in modo da aumentare l'interesse per i valori della vita, qualsiasi studio che produca una maggior
sensibilità per il benessere sociale e una maggiore abilità a promuovere quel benessere, è uno studio umano. Lo spirito
umanistico dei greci era nativo e intenso ma il suo orizzonte era ristretto. Chiunque fosse al di fuori della cerchia ellenica era un
barbaro, ed era trascurabile eccetto che come possibile nemico. [...]
Vita di Galileo, Scena XIV, p. 235
3. Stante, dunque, che la Scrittura in molti luoghi è non solamente capace, ma necessariamente bisognosa d'esposizioni diverse
dall'apparente significato delle parole, mi par che nelle dispute naturali ella dovrebbe esser riserbata nell'ultimo luogo: perché,
procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la natura, quella come dettature dello Spirito santo, e questa come
osservantissima esecutrice degli ordini di Dio; ed essendo, di più, convenuto nelle Scritture, per accomodarsi all'intendimento
dell'universale, dir molte cose diverse, in aspetto e quanto al significato delle parole, dal vero assoluto; ma, all'incontro, essendo
la natura inesorabile e immutabile e nulla curante che le sue recondite ragioni e modi d'operare siano o non siano esposti alla
capacità degli uomini, per lo che ella non trasgredisce mai i termini delle leggi imposte; pare che quello degli effetti naturali che
o la sensata esperienza ci pone innanzi agli occhi o le necessarie dimostrazioni ci concludono, non debba in conto alcuno esser
revocato in dubbio per luoghi della Scrittura ch'avessero nelle parole diverso sembiante, poiché non ogni detto della Scrittura è
legato a obblighi così severi com'ogni effetto di natura.
Chi disputa allegando l'autorità, non adopra l'ingegno, ma più tosto la memoria. Come la pittura va d'età in età declinandosi e
perdendosi, quando i pittori non hanno per autore che la fatta pittura. [...]così voglio dire di queste cose matematiche, che
quegli, che solamente studiano li autori, e non l'opre di natura, son per arte nipoti, non figlioli d'essa natura, maestra de' boni
autori. - Odi somma stoltizia di quelli, i quali biasimano coloro che imparano da la natura, lasciando stare li autori discepoli
d'essa natura! [...] Molti mi crederanno ragionevolmente potere riprendere, allegando le mie prove essere contro all'autorità
d'alquanti omini di gran reverenza, presso dei loro inesperti judizi; non considerando le mie cose esser nate sotto la semplice e
mera sperienza. la quale è maestra vera. Leonardo Da Vinci, Pensieri filosofici e scientifici.
Vita di Galileo, Scena VIII, p. 241
16 dicembre 2015
CLASSE II A ord.
COGNOME____________
VERIFICA DI FILOSOFIA (I parte)
1 […] Si trovano nella natura umana tre principali cause di conflitto: la competizione, la diffidenza, la gloria. […]
Da ciò appare chiaro come, durante il tempo in cui gli uomini sono sprovvisti di un potere comune che li tenga soggetti, essi si
trovino in quella condizione che è chiamata _________________________________.
Tutto ciò dunque che è conseguente allo______________ […] è anche conseguente al tempo in cui gli uomini vivono senza
altra sicurezza all’infuori di quella che viene loro offerta dalla forza e dall’astuzia che sono in grado di sviluppare. In tale
condizione non c’è posto per l’applicazione al lavoro perché il frutto di esso è incerto; e perciò non si coltiva la terra, non ci si
dedica alla navigazione, né si fa uso di quelle cose utili che vengono importate via mare, non si costruiscono comodi edifici […]
non si coltiva la storia, le arti, le lettere, i rapporti sociali e ciò che è peggio si vive in uno stato di continuo timore e pericolo di
morte violenta, e la vita dell’uomo è___________________________.
Può sembrare strano a chi non abbia ben considerato queste cose, che la natura sia stata capace di dividere così gli uomini […] e
di conseguenza non riponendo alcuna fiducia in questa prova derivata dalle passioni, desidererà forse di averne la conferma
dall’esperienza. Pensi egli dunque come, quando si mette in viaggio prende con sé le armi e cerca di essere ben accompagnato;
quando va a letto chiude a chiave tutte le porte, ed anche quando è in casa chiude i suoi scrigni [….]. Nel fare ciò si renderà
conto di quale sia l’opinione che ha del suo prossimo quando viaggia armato, dei suoi vicini di casa quando chiude a chiave tutte
le porte e dei suoi stessi figli e servitori quando chiude a chiave i suoi scrigni. […] Ma né io né lui accusiamo la natura dell’uomo. I
desideri e le altre passioni non sono in se stessi peccato, e nemmeno le azioni che scaturiscono da quelle passioni finché non si
conosce una legge che le vieti, la qual legge non può essere conosciuta finché non viene formulata, né si può promulgare alcuna
legge se non ci si mette d’accordo di eleggere la persona capace di fare ciò. [T. Hobbes, Leviatano, cap. I]
Leggete attentamente il testo e dopo aver completato con parole vostre le parti mancanti, illustratene il contenuto toccando i
seguenti punti: quale condizione viene descritta da Hobbes in questo passo? Si tratta di una condizione reale o di una ipotesi
teorica? Dalla considerazione di cosa parte Hobbes per dedurre i caratteri di tale condizione? Qual è il carattere di tale
condizione? Perché? Quali conseguenze determina sulla vita dell’uomo? Che cosa possiamo prendere in considerazione per
avere ulteriore conferma dei caratteri di questa condizione? Illustrate il significato del passaggio sottolineato. È possibile
parlare, per questa condizione, di giusto, ingiusto, equo, non equo, proprietà? Perché? (mantenetevi tra le 12 e le 15 righe)
2. Scegliete uno dei due seguenti quesiti e rispondete mantenendovi tra le 12 e le 15 righe
Quesito A
Per comprendere rettamente il potere politico, e derivarlo dalla sua origine, dobbiamo considerare quale sia lo stato in cui gli
uomini si trovano per natura. È uno stato di libertà perfetta di ordinare le proprie azioni, di disporre delle proprietà e delle
persone come meglio si ritiene, entro i limiti della legge di natura, senza chiedere il permesso a nessuno e senza dipendere dalla
volontà di nessuno.
Si tratta anche di uno stato di eguaglianza, nel quale ogni potere e ogni giurisdizione è reciproca, perché nessuno ha più potere
o più giurisdizione di un altro. Perché non c'è nulla di più evidente di questo, che creature della stessa specie e della stessa razza,
nate indistintamente per godere, nello stesso grado, di tutti i vantaggi della natura, e per usare le medesime facoltà, dovrebbero
anche essere reciprocamente uguali, senza subordinazione o soggezione [...]
Lo stato di natura ha una legge di natura che lo governa, e che obbliga ciascun uomo. E la ragione, che è questa legge, insegna a
tutti gli uomini, purché vogliano consultarla, che sono tutti uguali e indipendenti, e perciò nessuno deve recare danno ad un
altro nella vita, salute, libertà o proprietà. […] E, poiché siamo forniti di facoltà simili, poiché partecipiamo tutti all'unica
comunità di natura, non si può supporre che ci sia tra noi una tale subordinazione, che possa autorizzarci a distruggerci a
vicenda, come se fossimo fatti gli uni per l'uso degli altri, nel modo in cui le creature di ordine inferiore sono fatte per noi.
Ciascuno di noi, come è tenuto a conservare se stesso, e non abbandonare volontariamente il suo posto, così, per la stessa
ragione, quando la sua conservazione non viene messa in questione, deve, nella misura del possibile, preservare il resto
dell'umanità, e, a meno che egli non debba far giustizia di chi ha commesso un'offesa, non può eliminare o minacciare la vita o
ciò che conduce alla conservazione della vita, della libertà, della salute, delle membra del corpo o dei beni di un altro.
E perché tutti gli uomini possano essere trattenuti dall'invadere i diritti degli altri e dal recarsi danno l'un l'altro, e perché sia
osservata la legge di natura, che vuol mantenere la pace e la conservazione di tutta l'umanità, l'esecuzione della legge di natura
è, in questo stato, posta nelle mani di ciascun uomo, per cui ognuno ha diritto di punire i trasgressori di quella legge in un grado
tale che possa impedire la sua violazione. [________________________]
Il diritto di natura, comunemente definito dagli scrittori come Ius naturale, è la libertà che ciascuno possiede di usare del
proprio potere nel senso che vuole, allo scopo di preservare la propria natura, cioè la sua vita, e conseguentemente di fare
qualunque cosa che, secondo il giudizio e la ragione, gli sembra il mezzo più adatto a realizzare quel fine. […]
Legge di natura [Lex naturalis] è un precetto o regola generale scoperta dalla ragione, a causa della quale è vietato all’uomo di
far ciò che può distruggere la sua vita, o privarlo dei mezzi per conservarla , o tralasciare ciò mediante cui egli pensa di poterla
meglio conservare. […] Dunque finché esiste questo diritto naturale di ciascuno ad ogni cosa non ci può essere sicurezza per
nessuno, per quanto saggio e forte possa essere, di vivere per tutto quel tempo che la natura consente agli uomini. Di
conseguenza è un precetto o regola generale della ragione che ciascuno debba sforzarsi di procurare la pace nella misura in cui
ha speranza di ottenerla; e quando gli è impossibile realizzare ciò deve cercare e adoperare tutti gli espedienti e vantaggi della
guerra. La prima proposizione di questa regola contiene la prima e fondamentale legge di natura: cioè cercare la pace e
conservarla. La seconda il principale dei diritti di natura: cioè difendersi con tutti i mezzi a disposizione.
Da questa fondamentale legge d natura […] deriva questa seconda legge; che ciascuno di buon grado, quando anche gli altri
fanno ciò […] tralasci questo suo diritto sopra tutte le cose, e si contenti di usufruire nei confronti degli altri di tanta libertà,
quanta egli stesso concederebbe agli altri nei suoi confronti. […]
Da quella legge di natura dalla quale siamo obbligati a trasferire quei diritti che se vengono conservati ostacolano la pace del
genere umano, deriva la terza legge, cioè che gli uomini devono mantenere i patti da essi stipulati senza di che […] gli uomini si
troverebbero ancora allo stato di guerra. [________________________]
Dopo aver letto attentamente i due brani, individuatene l’autore (Hobbes o Locke) e illustrate che cosa l’uno e l’altro intendano
per diritto e legge nello stato di natura. Spiegate quale scopo abbia questa descrizione dello stato di natura per entrambi.
Quesito B
L'unico modo per dar vita alla costituzione di un potere comune capace di difendere gli uomini dalle invasioni degli altri popoli
e dalle reciproche ingiurie ed insomma di garantire loro la sicurezza in modo che con la propria attività e con i prodotti della
terra possano nutrirsi e vivere comodamente, consiste nell’investire di tutto il proprio potere e di tutta la propria forza un
uomo, o un'assemblea di uomini, che sia in grado di ridurre tutte le varie opinioni per mezzo della pluralità dei voti ad una sola
volontà. […] Ciò è più di un consenso, o di un accordo; è una concreta unità di tutti i componenti dello Stato in una sola e
medesima persona resa possibile da un patto di ciascuno con l’altro come se uno dicesse all’altro: Do autorizzazione e
trasferisco il mio diritto di governare me stesso a quest'uomo, o a questa assemblea di uomini, a condizione che anche tu ceda il
tuo diritto a lui e nello stesso modo ne autorizzi tutte le azioni. Quando si è fatto ciò la moltitudine così unita in una sola persona
è chiamata uno ____________. Questa è la fondazione di quel grande Leviatano, o piuttosto, per parlare con più riverenza, di
quel dio mortale al quale noi dobbiamo, al di sotto del Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa. Infatti attraverso questa
autorità di cui è stato investito da ogni singolo individuo nelle Stato esso è in grado di usare tanto potere e tanta forza che gli è
stata conferita sì da piegare con il terrore le volontà di tutti e fare in modo di rivolgerle al mantenimento della pace interna e al
reciproco aiuto contro i loro nemici esterni.
[…] Perciò coloro che sono soggetti ad un monarca non possono, senza il suo permesso, liberarsi di una monarchia e ritornare
alla condizione di moltitudine sparpagliata, né trasferire la propria persona da lui che la rappresenta, ad un altro uomo o ad
un’altra assemblea di uomini, poiché essi si sono obbligati ognuno con ognuno, a riconoscere e a considerarsi autori di tutto
quanto colui che è già loro sovrano farà e giudicherà opportuno che sia fatto. [T. Hobbes, Leviatano]
Se l'uomo nello stato di natura è così libero come s'è detto, s'egli è signore assoluto della propria persona e dei propri
possessi, eguale maggiore e soggetto a nessuno, perché vuol disfarsi della propria libertà? […] Al che è ovvio rispondere che
sebbene allo stato di natura egli abbia tale diritto, tuttavia il godimento di esso è molto incerto e continuamente esposto alla
violazione da parte di altri, perché essendo tutti re al pari di lui, ed ognuno eguale a lui, e non essendo, i più, stretti osservanti
dell'equità e della giustizia, il godimento della proprietà ch'egli ha è in questa condizione molto incerto e malsicuro. Il che lo
rende desideroso di abbandonare una condizione che, per quanto libera, è piena di timori e di continui pericoli, e non è senza
ragione ch'egli cerca e desidera unirsi in società con altri […].
Ma, sebbene gli uomini, quando entrano in società, rimettono l'eguaglianza, la libertà e il potere esecutivo, che essi hanno nello
stato di natura, nelle mani della società, onde il legislativo ne disponga secondo che il bene della società lo richieda, tuttavia
poiché ciò non accade che per l'intenzione che ciascuno ha d'una migliore conservazione di sé, della propria libertà e proprietà perché non si può supporre che una creatura ragionevole cambi la sua condizione con l'intenzione di star peggio - il potere della
società, o il legislativo da essi costituito, non si può mai supporre che trascuri il bene comune, ma è obbligato a garantire la
proprietà di ciascuno, cioè prendere misure contro i tre difetti sopra menzionati, che rendono così incerto e scomodo lo stato di
natura. E così chiunque detenga il potere legislativo o supremo d'una società politica, è tenuto a governare secondo leggi fisse
stabilite, promulgate e note al popolo, e non secondo decreti estemporanei, con giudici imparziali e integri, che decidano le
controversie secondo quelle leggi, e a impiegare la forza della comunità, all'interno, esclusivamente per l'esecuzione di tali leggi,
e, all'esterno, per prevenire o reprimere le offese straniere, e garantire la comunità da incursioni e invasioni, e a dirigere tutto
ciò a nessun altro fine che la pace, la sicurezza e il pubblico bene del popolo. (...)
Non essendo infatti lecito supporre che il legislativo debba avere il potere di distruggere ciò che ciascuno appunto intende
mettere al sicuro, quando entra in società, e in vista del quale il popolo si sottomette ai legislatori da esso costituiti, ogni
qualvolta i legislatori tentino di sottrarre o distruggere la proprietà del popolo, o di renderlo schiavo d’un potere arbitrario, si
mettono in istato di guerra con il popolo stesso, che pertanto è assolto da ogni ulteriore obbedienza e resta libero di ricorrere al
comune rimedio che Dio ha messo a disposizione di tutti gli uomini contro la forza e la prepotenza. […] [J. Locke, Saggio sul
governo civile]
Dopo aver letto attentamente i due brani, illustrate perché e come avviene secondo i due autori il passaggio dallo stato di
natura allo stato civile, precisando le caratteristiche dell’atto con cui avviene tale passaggio e della società politica che nasce da
tale atto. Che tipo di relazione intercorre dal momento della sua formazione tra la società civile e gli individui secondo Hobbes?
E secondo Locke?
Q. ________
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INDICATORE
PUNTEGGIO PER INDICATORE
Conoscenza
argomenti
richiesti
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lacunose
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frammentarie
•
essenziali
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appropriate
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approfondite
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corretta
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Abilità
linguistiche
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Capacità di
sintesi/
collegamenti/coe
renza/
originalità
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Media
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1,6
2
PUNTEGGIO
TOTALE
1
Max. 5
Max.3
Max. 2
Voto
2