1 La forza del Leviatano da Giobbe a Hobbes di Piero Stefani

Transcript

1 La forza del Leviatano da Giobbe a Hobbes di Piero Stefani
© BIBBIA E SCUOLA
www.bes.biblia.org
La forza del Leviatano da Giobbe a Hobbes
di Piero Stefani
1. Il Leviatano (1651) è l’opera politica più nota di Thomas Hobbes. Il titolo completo è: Leviathan,
or the Matter, Form and Power of a Commonwealth Ecclesiastical and Civil.
2. Leviatàn, grande mostro mitologico. Nella mitologia ugaritica (Ltn «Liotan») è uno dei mostri
primordiali che combatte contro Baal a fianco di Mot (il dio sotterraneo) e alla fine viene sconfitto.
Questa tradizione ugaritica è stata adottata e trasformata dalla Bibbia, dove Dio appare come vincitore sui mostri del mare (Sal 74,13-14; Gb 3,8; 26,12-13; 41,1-34; Sal 104,26). Il riferimento a Dio
che “scherza” con il Leviatàn (Gb 40,29) simboleggia la sua onnipotenza che riduce il drago a giocattolo. La futura distruzione del Leviatàn diventa in Is 27,1 simbolo della morte degli empi, cui seguirà la redenzione d’Israele. (Is 26,20-21; 27,2-13).
1
© BIBBIA E SCUOLA
www.bes.biblia.org
Behemot, pl. di behemah, bestia. Potente bestia che richiama l’ippopotamo e di cui si celebra in particolare la potenza degli organi genitali (Gb 40,15-24). Di fatto è stato spesso identificato con un
mitico bue o bufalo (presente anche nei testi di Ugarit).
Le due bestie si riferiscono rispettivamente al mare e alla terra.
3. In questa sede non ci si occupa della ricca produzione leggendaria ebraica sulle due bestie (cfr.
L. Ginzberg, Le leggende degli ebrei. Vol. 1, Dalla creazione al diluvio, Adelphi, Milano 1995, pp.
43-47; 55-57). Non è infatti attestato che essa abbia avuto un’influenza su Hobbes. Va notato però
un particolare: prima di celebrare il banchetto escatologico in cui si mangerà la carne dei due mostri, i giusti assisteranno alla lotta mortale tra le due bestie. L’antitesi tra i due animali è un tratto
fondamentale nel pensiero di Hobbes.
4. Tradizione cristiana.
a) Girolamo, Commentarii in Librum Job, PL: XXVI, coll. 824-844 (certamente conosciuto da
Hobbes, Lev., XXXIII).
Leviatàn e Behemot sono considerate figure del diavolo e dei suoi alleati (cfr. la forma plurale di
Behemot). Vittoria sul Leviatàn con riferimento a Is 27,1; Sal 74,13-14. L’impossibilità di prenderlo
all’amo viene confutata dall’opera di Gesù Cristo (cfr. Ez 17, 20; 29,3-4; 32,2-3); il Leviatàn è collegato anche con il drago, serpente, Satana di Ap. 20,1-3.
L’interpretazione di Girolamo diviene predominante nella Patristica (è ripresa anche da Gregorio
Magno) e trova una propria suggestiva illustrazione nell’Hortus Deliciarum (fine sec. XII) della
badessa Herrade von Landsberg.
La pesca del Leviatano.
Dall’Hortus Deliciarum della badessa Herrade di Landsberg (fine secolo XII)
2
© BIBBIA E SCUOLA
www.bes.biblia.org
b) Questa tradizione interpretativa viene smentita da Giovanni Calvino che identifica le due bestie
rispettivamente con la balena e l’elefante e le considera il riflesso della potenza divina. Lungi
dall’essere espressioni demoniache, esse sono manifestazione della «puissance de Dieu» nella sfera
delle cose visibili cfr. Sal 104,24-26. (Calvino, Opera, XXXV, coll. 464s.).
c) L’associazione con il demonio non è scomparsa in epoca moderna (cfr. Jospeh Caryl, An Exposition with Pratical Observation upon the Book of Job, London 1647, testo noto e apprezzato da
Hobbes). Tuttavia Caryl pone anche l’attenzione sulle scaglie strettamente unite del Leviatàn, nome
che fa perciò derivare dalla radice ebraica lwh nel senso di «unirsi, accompagnarsi, donde «società,
associazione».
Un diavolo con le corna in groppa al Behemoth. Dal Liber Floridus, sec. XII
(Ghent, Bibliothèque de l’Université, MS 92, fol. 62r).
5. Hobbes «Behemoth against Leviathan», il primo è simbolo del caos politico, della ribellione, della guerra civile, del dilagare incontrollato degli istinti, il secondo dell’unità dello Stato. (Behemoth,
or the Long Parliament, 1679 è il titolo dell’opera di Hobbes dedicata alla guerra civile inglese).
6. Leviathan, or the Matter, Form and Power of a Commonwealth Ecclesiastical and Civil, riporta
in epigrafe il versetto secondo la Vulgata: «Non est potestas super terram quae comparetur ei Iob
41,24».
3
© BIBBIA E SCUOLA
www.bes.biblia.org
Nel frontespizio è rappresentato uno stato sovrano il cui corpo è formato da una miriade di scaglie: i
sudditi. Il capo e le due mani che afferrano rispettivamente una spada (destra) e un pastorale (sinistra) non sono formate da scaglie. Il potere va ricondotto a un’unità politico religiosa.
Vi sono alcune differenze tra il disegno preparatorio in cui lo sguardo degli individui è rivolto verso
l’esterno e anche le mani riportano piccole teste (coincidenza del volere del sovrano con quello dei
sudditi?) e il frontespizio a stampa dove gli individui sono rivolti verso l’interno (totale subordinazione alla volontà del sovrano?).
Hobbes ha offerto tre chiavi di lettura per comprendere il perché della scelta dell’immagine del Leviatano
a) «Animale artificiale» «infatti con l’arte è creato il grande Leviatano, detto stato (in latino civitas)
che non è altro che un uomo artificiale, sebbene di statura e forza maggiore di quello naturale» (Introduzione)
b) Dio mortale. Attraverso l’atto di cedere da parte dei governati il proprio diritto ad autogovernarsi si genera il «grande Leviatano, o piuttosto (per parlare con maggiore riverenza) quel Dio
mortale (Mortal God), cui dobbiamo, sotto il Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa».
(Lev. XVII)
c) «Delle punizioni e delle ricompense» in cui si afferma che la superbia e le passioni degli uomini
possono essere soggiogate solo ricorrendo a una forza superiore, quella dello Stato-Leviatano e qui
si cita per esteso Gb 41,24-25. (Lev XXVII)
Secondo Hobbes (e Caryl) il tema centrale di Giobbe sta nel chiedersi perché spesso i malvagi prosperano e i buoni soffrono avversità? La ragione definitiva sta nella potenza assoluta e insindacabile
di Dio: «Questa questione, nel caso di Giobbe, è decisa da Dio stesso non con argomenti derivanti
dal peccato di Giobbe, ma dal suo potere. Infatti mentre gli amici di Giobbe argomentavano che la
sua afflizione era dovuta a un suo peccato, ed egli si difendeva con l’innocenza della propria coscienza, Dio stesso si occupa della cosa e, avendo giustificato l’afflizione con argomenti tratti dal
suo potere, come questo “dove eri quando ponevo le fondamenta della terra?” (Gb 38,4), e simili,
approvò l’innocenza di Giobbe e riprovò l’erronea dottrina dei suoi amici» (Lev., XXX1, De Cive
XV,5).
Il problema centrale del libro non è il dolore ma il potere di Dio.
4
© BIBBIA E SCUOLA
www.bes.biblia.org
Cenno bibliografico:
M. Bertozzi, Thomas Hobbes. L’enigma del Leviatano, Italo Bovolenta Editore, Ferrara 1983
C. Schmitt, Sul Leviatano, trad. it. e intr. C. Galli, il Mulino, Bologna 2011.
5