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LA SCHEDA
Bashir e i manifesti contro la Corte
Salito al potere dopo un colpo di Stato, il presidente sudanese
è accusato per le violenze in Darfur
KHARTOUM - Omar Hasan Ahmad al-Bashir è l'attuale presidente del
Sudan. Secondo le accuse, è ritenuto responsabile di avere orchestrato
una campagna di violenze nella regione del Darfur, nelle zone occidentali
del Paese, a partire dal 2003. Dopo il mandato di arresto deciso nei suoi
confronti, è diventato la figura di più alto profilo perseguita dal Tribunale
dell'Aja dalla sua istituzione nel 2002.
IL CONFLITTO - Bashir è salito al potere dopo il colpo di stato del 1989,
che rovesciò il Primo Ministro Sadiq al-Mahdi. Nel 2003 scoppiò il
conflitto del Darfur. «Una regione semidesertica ma ricca di risorse sotterranee - si legge in un rapporto
dell'Unicef - messa a ferro e fuoco dalle milizie dei Janjaweed spalleggiate dal governo di Khartoum, le cui
scorrerie hanno costretto alla fuga metà della popolazione contadina». Sei anni di guerra che hanno causato
almeno 300.000 morti e 2,7 milioni di sfollati e profughi. La definizione di "genocidio" per le violenze
perpetrate è però dubbia: secondo un rapporto Onu del 2005, in Darfur ci sono state uccisioni di massa che
però non rientrano nella categoria di "genocidio".
Al-Bashir (Ap)
CULTO DELLA PERSONALITA' - Nelle ultime settimane, in attesa del pronunciamento del Tribunale
dell'Aja, Omar al Bashir ha ceduto al culto della personalità: nelle vie della capitale sono comparsi manifesti
giganti con il Presidente in primo piano, per ricordare ai sudanesi le "virtù" del loro rais e la "perfidia" della
Corte penale internazionale. "Al Bashir, simbolo del nostro orgoglio e della nostra dignità"; "Cospirazione di
Ocampo (il procuratore capo del Tribunale, ndr): un tentativo disperato che mira a colpire il popolo
sudanese", si legge sui manifesti. Nei giorni scorsi, a proposito del probabile mandato di cattura, Bashir
aveva dichiarato: «Che si preparino pure... possono benissimo mangiarselo». Il presidente ha atteso la
decisione della Corte inaugurando la più grande diga idroelettrica sul Nilo dopo quella di Assuan - costruita
in dieci anni dal 1960 al 1970 - a Meroe, località 400 chilometri a nord di Khartoum. Realizzata da un
consorzio di imprese cinesi sotto la supervisione di un gruppo tedesco, la diga è costata - secondo cifre
diffuse a Khartoum - oltre due miliardi di dollari, finanziati con capitali cinesi e sudanesi.
Ecco, in sintesi, le tappe principali della crisi in Darfur:
- 1956: il Sudan ottiene l'indipendenza dalla Gran Bretagna. Nasce un governo arabo
- 1955: Scoppia la prima guerra civile sudanese che oppone le forze governative musulmane ai ribelli
in gran parte non musulmani del sud del Paese. Il conflitto finisce nel 1972
- 1958: si impone nel Paese la dittatura militare di Bashir
- 1983: è l'inizio della seconda guerra civile sudanese che dura fino al 2002. Si aprono delle
trattative che però non soddisfano i ribelli del sud che accusano il governo di opprimere la popolazione non
araba
- 2003: i ribelli del Movimento di giustizia e uguaglianza e l'Esercito sudanese di liberazione attaccano le
forze governative. Khartum si serve delle milizie Janjaweed per reprimerli, ma negherà sempre qualsiasi
legame con i paramilitari
-8 aprile 2004: firmato il cessate il fuoco tra il governo sudanese e i ribelli. Ma gli attacchi dei
Janjaweed continuano. 100 mila persone fuggono verso il Ciad
- luglio 2004: il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, visita la regione e chiede al governo di fermare le
violenze. L'Unione africana e l'Unione Europea decidono di monitorare la situazione
- 23 luglio: il Congresso americano definisce genocidio quello che sta accadendo in Sudan
- 30 luglio: l'Onu lancia un ultimatum al governo sudanese: ha 30 giorni per disarmare le milizie
- 30 agosto: alla scadenza dell'ultimatum Annan afferma in un suo rapporto che le milizie sono ancora
armate e continuano a attaccare i civili, e che il governo non ha mantenuto i suoi impegni.
-9 settembre 2004: l'ex segretario di Stato Usa, Colin Powell, dichiara che in Darfur è in corso un genocidio
- ottobre 2004: Kofi Annan costituisce una commissione con l'incarico di indagare sui crimini in Sudan. È
formata da 5 membri ed è presieduta da Antonio Cassese, ex presidente del Tribunale delll'Onu per i
crimini di guerra nella ex Jugoslavia.
- 31 gennaio 2005: la commissione presenta il rapporto sul Darfur. Conferma che in Sudan sono
in atto spaventosi crimini di guerra ma non parla di genocidio. I responsabili, sostiene, devono essere
processati dal Tribunale penale internazionale dell'Aja. Gli Stati Uniti respingono questa conclusione, anche
perché oppositori da sempre della Corte e propongono di creare un tribunale ad hoc, con sede in Tanzania e
sotto l'egida dell'Unione Africana
- 5 aprile 2005: il procuratore della Tribunale Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, riceve da
Annan una lista con i nomi delle persone accusate dalla commissione di inchiesta dell'Onu di aver
commesso crimini contro l'umanità.
- 14 luglio 2008: Moreno-Ocampo chiede l'arresto di Bashir.
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