Rapporto annuale 2011 - amnesty :: Rapporto annuale

Transcript

Rapporto annuale 2011 - amnesty :: Rapporto annuale
ACQUISTA ONLINE >
AFRICA
SUBSAHARIANA
11
DUEMILA
SUDAN
2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 168
RAPPORTO 2011
chiesta urgente al tribunale, l’Alta corte di Pretoria ha ordinato il suo immediato rilascio. L’episodio è avvenuto in un momento di crescenti pressioni da parte del partito al governo Anc e del governo stesso per
un controllo più serrato sui mezzi di informazione e sulla libertà d’espressione, attraverso la proposta di un
tribunale d’appello per le questioni riguardanti gli organi di stampa e di una legge draconiana sulla tutela
dell’informazione. Le Cso hanno lanciato la campagna Right2Know per opporsi a questi sviluppi.
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Rappresentanti di Amnesty International hanno visitato il paese a marzo, agosto e novembre.
South Africa: police negligence in xenophobic attack (AFR 53/003/2010)
South Africa: grave concern at continuing violence against refugees and migrants (AFR
53/004/2010)
Human rights concerns in South Africa during the World Cup (AFR 53/007/2010)
SUDAN
REPUBBLICA DEL SUDAN
Capo di stato e di governo:
Omar Hassan Ahmed Al Bashir
Pena di morte: mantenitore
Popolazione: 43,2 milioni
Aspettativa di vita: 58,9 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 117/104‰
Alfabetizzazione adulti: 69,3%
In Darfur e nel Sudan del Sud, centinaia di migliaia di civili hanno continuato a subire
gli effetti del conflitto armato e delle restrizioni nell’accesso agli aiuti umanitari. Il conflitto in Darfur ha conosciuto un’escalation, con attacchi a villaggi che hanno causato lo
sfollamento di migliaia di persone. La violenza sessuale nei confronti delle donne ha
continuato a dilagare all’interno e nei pressi dei campi per sfollati interni. Sono aumentati
anche i casi di rapimento e gli attacchi a convogli umanitari. Le violazioni dei diritti
umani, principalmente commesse dal servizio di intelligence e sicurezza nazionale (National Intelligence and Security Service – Niss), hanno continuato a essere commesse
nell’impunità. Coloro che erano ritenuti voci critiche nei confronti del governo sono stati
arrestati, torturati e perseguiti per aver esercitato i loro diritti alla libertà di espressione,
associazione e riunione. Sono state comminate condanne a morte, anche nei confronti
168
Rapporto annuale 2011 - Amnesty International
2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 169
AFRICA SUBSAHARIANA
di minorenni. Nel nord del paese, donne, giovani ragazze e uomini sono stati arrestati e
frustati a causa del loro “abbigliamento” o “comportamento” nei luoghi pubblici.
CONTESTO
Ad aprile si sono tenute le elezioni presidenziali e parlamentari. Il presidente Al Bashir
è stato rieletto nonostante le notizie di brogli e di voti truccati, che hanno portato al ritiro
dalle elezioni di alcuni dei principali partiti di opposizione.
Durante i preparativi per il referendum sull’autodeterminazione del Sudan del Sud, fissato
per il 9 gennaio 2011, ci sono stati contrasti tra il Partito del congresso nazionale (National Congress Party – Ncp) e il Movimento di liberazione del popolo sudanese (Sudan
People’s Liberation Movement – Splm). Tra i temi in discussione c’era la registrazione dei
votanti e la demarcazione dei confini, in particolare nella zona di Abyei, una regione ricca
di petrolio e una delle tre zone transizionali (assieme al Nilo Blu e al Kordofan del Sud).
A febbraio, sono ripresi i negoziati tra il governo e alcuni gruppi armati del Darfur, in
vista dei colloqui di pace a Doha, in Qatar, sotto l’egida di una mediazione congiunta
Un-Au e il governo del Qatar. Il 23 febbraio a Doha il governo e l’opposizione armata del
Movimento giustizia e uguaglianza (Justice and Equality Movement – Jem) hanno firmato
un accordo quadro per risolvere il conflitto in Darfur, simile a uno già siglato nel 2009.
Il 1° ottobre, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha rinnovato il mandato
dell’Esperto indipendente sulla situazione dei diritti umani in Sudan.
A ottobre, una delegazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha visitato il
Sudan in relazione ai preparativi per il referendum.
A dicembre si è tenuta in Kuwait una conferenza dei donatori e investitori internazionali
per il Sudan orientale. Questa regione ha continuato a subire gli effetti di una marginalizzazione, della proliferazione di armi e dell’insicurezza. Inoltre, centinaia di rifugiati
giungevano ogni mese da paesi vicini come Eritrea, Etiopia e Somalia.
GIUSTIZIA INTERNAZIONALE
L’8 febbraio, la Corte penale internazionale (International Criminal Court – Icc) ha deciso
di non convalidare le accuse a carico di Bahar Idriss Abu Garda, leader del Fronte di resistenza unito, un gruppo armato con base in Darfur. Era stato citato in giudizio in relazione a tre imputazioni per crimini di guerra nel contesto di un attacco a Haskanita nel
2007, contro peacekeeper della Missione dell’Unione africana in Sudan (African Union
Mission in Sudan – Amis). Si era presentato spontaneamente davanti all’Icc il 18 maggio
2009. La camera preprocessuale ha rigettato il ricorso del procuratore dell’Icc il 23
aprile 2010, rifiutandosi ancora una volta di convalidare le accuse.
Rapporto annuale 2011 - Amnesty International
169
2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 170
RAPPORTO 2011
Il 17 giugno, Abdallah Banda Abbaker Nourein, comandante in capo della direzione collettiva del Jem, e Saleh Mohammed Jerbo Jamus, ex capo di stato maggiore dell’Esercito
di liberazione-unità del Sudan, entrato nel Jem, è comparso di fronte all’Icc. L’udienza
di convalida delle accuse a suo carico si è svolta l’8 dicembre.
Il 12 luglio, l’Icc ha spiccato un mandato d’arresto aggiuntivo nei confronti del presidente
Al Bashir per genocidio. La camera preprocessuale ha giudicato che vi erano ragionevoli
motivazioni per ritenere che il presidente Al Bashir fosse responsabile di tre capi di imputazione per genocidio contro le comunità etniche fur, massalit e zaghawa.
L’assemblea dell’Au ha riaffermato a luglio la propria decisione di non cooperare con
l’Icc per l’arresto e la consegna del presidente Al Bashir. L’Assemblea ha chiesto agli
stati membri dell’Au di conformarsi alla decisione. Il presidente Al Bashir ha visitato il
Ciad e il Kenya, entrambi stati parte dello Statuto di Roma, rispettivamente a luglio e
agosto.
Il governo sudanese non ha cooperato con l’Icc. Le tre persone contro le quali l’Icc aveva
emanato mandati d’arresto, il presidente Al Bashir, Ahmed Haroun, governatore del Kordofan del Sud dal maggio 2009, e Ali Kushayb, ex leader dei janjaweed, hanno continuato a non essere perseguite in Sudan.
CONFLITTO ARMATO – DARFUR
A febbraio, mentre il governo e vari gruppi armati del Darfur discutevano a Doha la prospettiva di un accordo di pace, il governo lanciava una campagna militare in Darfur. Tra
febbraio e giugno, gli scontri armati tra le truppe governative e la fazione Abdel Wahid
dell’Esercito di liberazione del Sudan (Sudan Liberation Army – Sla), principalmente
nella zona di Jebel Marra, Darfur Occidentale, hanno causato lo sfollamento di circa
100.000 persone. Alla Missione congiunta Un-Au in Darfur (UN-AU Mission in Darfur –
Unamid) e alle organizzazioni umanitarie è stato negato per diversi mesi l’accesso alla
zona di Jebel Marra. Anche i combattimenti tra le varie comunità hanno conosciuto
un’escalation e sono risultati inaspriti da divisioni interne ai gruppi armati. Lotte tra le
comunità e scontri tra truppe governative e Sla/Abdel Wahid e il Jem hanno causato centinaia di vittime tra i civili.
L’accordo quadro siglato a Doha comprendeva uno scambio di prigionieri e a febbraio il
governo ha rilasciato 57 persone accusate di appartenere al Jem. Cinquanta di loro erano
stati condannati a morte da speciali tribunali antiterrorismo, a seguito dell’attacco da
parte del Jem a Khartoum del maggio 2008.
I governi di Sudan e Ciad hanno riunito le truppe in un contingente congiunto per pattugliare i loro confini. Il Ciad ha negato l’accesso nel paese a Khalil Ibrahim, leader del
170
Rapporto annuale 2011 - Amnesty International
2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 171
AFRICA SUBSAHARIANA
Jem, con base principalmente nel Ciad Orientale. Mentre questi si rifugiava in Libia, il
Jem è entrato nuovamente in Darfur. L’accordo tra il Jem e il governo sudanese è naufragato, determinando combattimenti anche nella zona di Jebel Moon.
A luglio, nel campo di Kalma, nel Darfur meridionale, gli scontri armati tra sostenitori e
oppositori del processo di pace di Doha hanno causato decine di vittime tra i residenti
del campo, costringendo metà degli abitanti ad andarsene. Le forze governative hanno
negato per diverse settimane alle persone che abitavano nel campo l’accesso agli aiuti
umanitari, mentre coloro che lo hanno abbandonato non erano più facilmente rintracciabili dalle agenzie umanitarie.
A settembre, il governo ha adottato una nuova strategia per controllare il conflitto in Darfur, incoraggiando il ritorno “volontario” degli sfollati nelle zone di origine e programmando un passaggio dalle attività di soccorso a quelle legate allo sviluppo. La nuova
strategia è stata rifiutata da diversi gruppi armati e dai partiti politici che hanno accusato
il governo di voler smantellare i campi e costringere le persone a far ritorno ai loro villaggi,
mentre perseguiva una soluzione militare al conflitto.
A luglio, la polizia e i Niss hanno arrestato alcune persone nel campo di Kalma. Secondo le notizie ricevute,
almeno due sono state torturate e a fine anno rimanevano detenute in incommunicado senza accusa. A seguito degli arresti, sei residenti del campo, tra cui una donna, hanno cercato rifugio in un centro comunitario
di polizia gestito dall’Unamid. Sebbene, a quanto pare, il governo abbia esibito mandati d’arresto per i cinque uomini, l’Unamid si è rifiutata di consegnarli in assenza di garanzie per la loro incolumità, compresa
la libertà dalla tortura e dalla pena di morte.
Quattro sfollati interni del campo di Abushok, nel Darfur settentrionale, arrestati nell’agosto 2009 ai sensi
della legge per l’emergenza e l’ordine pubblico del 1997, sono rimasti in detenzione senza accusa. Complessivamente erano 13 gli sfollati interni arrestati a seguito dell’uccisione di uno sceicco nel campo. Sette
sono stati rilasciati a febbraio e altri due a settembre. Sebbene le accuse a carico di tutti e 13 siano state
archiviate dopo le indagini preliminari, sono stati ugualmente trasferiti nel carcere di Shalla e detenuti
senza avere accesso alle loro famiglie o a un avvocato. Il Darfur settentrionale si trova in uno stato di emergenza dal 2006, per il quale sono stati conferiti poteri straordinari al governatore statale e ad altri funzionari
di arrestare e detenere persone senza accusa.
Il 1° dicembre, all’Università di Zalingei, nel Darfur occidentale, si è tenuta una consultazione della società
civile su Doha, alla presenza del mediatore del Qatar e del capo mediazione dell’Un-Au, Djibril Bassolé.
Davanti alla sede dell’incontro, studenti che invocavano giustizia per i crimini commessi in Darfur si sono
scontrati con studenti che sostenevano l’Ncp. Dopo la partenza della delegazione, i Niss hanno aperto il
fuoco sui manifestanti. Due uomini, tra cui uno studente, sono stati uccisi e almeno nove persone sono rimaste ferite.
Rapporto annuale 2011 - Amnesty International
171
2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 172
RAPPORTO 2011
CONFLITTO ARMATO – SUDAN DEL SUD
La popolazione del Sudan del Sud e delle tre aree transizionali hanno continuato a subire
le conseguenze dei combattimenti tra le comunità, che riguardano il bestiame, i terreni
e le risorse naturali, sebbene durante l’anno ci sia stata una diminuzione della violenza.
La proliferazione di armi di piccolo calibro e le violazioni dei diritti umani da parte di
vari gruppi armati, tra cui soldati dell’Esercito di liberazione del popolo sudanese (Sudan
People’s Liberation Army – Spla), hanno continuato a colpire le comunità e gli operatori
umanitari.
Ciononostante, decine di migliaia di sfollati interni e rifugiati hanno fatto ritorno nel
Sudan del Sud dal nord del paese e dai paesi vicini, principalmente dall’Uganda.
L’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army – Lra) ha attaccato i villaggi
del Sudan del Sud. Secondo l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ad agosto, 25.000 persone avevano abbandonato le loro abitazioni nell’Equatoria occidentale,
per paura degli attacchi dell’Lra. Questa escalation di aggressioni ha limitato l’accesso
della popolazione ai campi e ai raccolti, aumentando l’insicurezza alimentare.
DETENZIONI ARBITRARIE, TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
Una nuova legge sulla sicurezza nazionale approvata nel dicembre 2009 è entrata in vigore a febbraio. Questa mantiene gli estesi poteri dei Niss di arrestare e detenere fino a
quattro mesi e mezzo, senza la supervisione di un magistrato.
I Niss hanno continuato ad arrestare e detenere attivisti politici e difensori dei diritti
umani in incommunicado, a torturarli e a maltrattarli, nonché a perseguirli per aver pacificamente esercitato i loro diritti alla libertà di espressione, riunione e associazione.
Agenti dei Niss hanno conservato l’immunità giudiziaria o disciplinare per le violazioni
dei diritti umani commesse.
A fronte di queste pratiche, i difensori dei diritti umani hanno continuato a fuggire dal
Sudan e a limitare le loro attività all’interno del paese.
Il 10 febbraio, Mohammed Moussa Abdallah Bahr El Din, uno studente della facoltà di pedagogia dell’Università di Khartoum, è stato prelevato da agenti dei Niss. Il suo corpo è stato rinvenuto il giorno successivo
a Khartoum e mostrava segni di tortura comprese, secondo quanto riferito, ferite da taglio e bruciature su
mani e piedi. Sulla sua morte non è stata avviata alcuna indagine indipendente.
Tra il 30 ottobre e il 3 novembre, a Khartoum i Niss hanno arrestato 13 persone, tra cui un avvocato, un
giornalista e alcuni attivisti giovanili. A dicembre, i familiari di alcuni di loro hanno potuto visitarli ma ai
detenuti ha continuato a essere negato l’accesso a un avvocato. Tutti erano di origine darfuriana.
172
Rapporto annuale 2011 - Amnesty International
2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 173
AFRICA SUBSAHARIANA
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE – PRIGIONIERI DI COSCIENZA
Tra maggio e agosto, i Niss hanno ripristinato la prassi della censura preventiva alla
stampa nel nord del paese e hanno chiuso diversi quotidiani. Alcuni non hanno potuto
andare in stampa per l’intera durata del periodo di censura. Giornalisti sono stati arrestati
a causa del loro lavoro.
Nel Sudan del Sud, i giornalisti hanno inoltre subito vessazioni e arresti arbitrari, in particolare per la loro copertura delle elezioni. Le forze di sicurezza e i soldati dell’Spla
hanno effettuato arresti e sono ricorsi a metodi violenti contro giornalisti e osservatori
delle elezioni, oltre che contro esponenti dell’opposizione. Anche gli elettori del sud sono
stati vittime di vessazioni e intimidazioni ai seggi.
Rai Al Shaab, un quotidiano vicino al Partito congresso popolare, all’opposizione, è stato chiuso a maggio
e cinque suoi dipendenti sono stati arrestati. A luglio, Abuzar Al Amin, vice caporedattore, è stato condannato
a cinque anni di carcere, mentre Ashraf Abdelaziz, uno dei direttori del quotidiano, e Al Tahir Abu Jawhara,
capo della redazione politica, sono stati condannati a due anni di reclusione. Secondo le denunce, i giornalisti sono stati torturati o maltrattati durante la detenzione.
Il 23 aprile, Bonifacio Taban Kuich, un conduttore della stazione radiofonica Bentiu Fm, è stato arrestato
dalle forze di sicurezza all’ospedale di Bentiu. Stava dando notizia di una protesta contro i risultati delle
elezioni locali nello stato di Unity, durante le quali, secondo quanto riferito, la polizia aveva sparato sulla
folla, uccidendo due persone e ferendone quattro. Bonifacio Taban Kuich sarebbe stato interrogato in merito
al suo lavoro. Il 6 maggio, è stato rilasciato senza accusa.
PENE CRUDELI, DISUMANE E DEGRADANTI
La polizia di pubblica sicurezza ha continuato ad arrestare donne, giovani ragazze e uomini nel nord del paese, con l’accusa di abbigliamento o comportamento “indecente” o
“immorale”; durante l’anno i tribunali hanno emesso numerose condanne alla fustigazione. Sono state introdotte nuove restrizioni di comportamento in pubblico e, stando
alle notizie, la polizia di pubblica sicurezza ha istituito commissioni per determinare i
criteri per arrestare persone sulla base di comportamenti o abbigliamenti “indecenti” in
pubblico.
Prima delle elezioni di aprile, il presidente Al Bashir ha ribadito il proprio impegno per
il regime di ordine pubblico, una serie di leggi e strutture per detenzioni e fustigazioni
nel Sudan settentrionale. La polizia di pubblica sicurezza ha continuato a ricattare le
donne sottoponendole a molestie sessuali durante l’arresto e la detenzione e a prendere
di mira quelle più vulnerabili per estrazione sociale, comprese donne che vivevano in
povertà, sfollate e donne provenienti da comunità eritree ed etiopi residenti a Khartoum.
Lubna Hussein, una giornalista condannata nel settembre 2009 per aver indossato i pantaloni, aveva
Rapporto annuale 2011 - Amnesty International
173
2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 174
RAPPORTO 2011
sfidato il regime di ordine pubblico presentando il proprio caso davanti a un tribunale ordinario. Il suo appello è rimasto in attesa di essere esaminato dalla Corte costituzionale.
Ad agosto, 19 giovani sono stati arrestati a Khartoum dalla polizia di pubblica sicurezza per essersi travestiti
e truccati. Gli uomini non hanno avuto accesso a un avvocato e hanno ricevuto 30 frustate in pubblico davanti a una folla di circa 200 persone.
Il 14 dicembre, decine di manifestanti si sono radunati a Khartoum, invocando un’indagine sulla fustigazione pubblica di una donna da parte di due agenti della polizia di pubblica sicurezza, alla presenza di un
giudice. La fustigazione era stata filmata e aveva ottenuto vasta risonanza. Più di 60 tra uomini e donne
sono stati arrestati dai Niss e trattenuti fino a sera. Molte donne sono state percosse durante l’arresto.
PENA DI MORTE
I tribunali del Sudan meridionale e settentrionale hanno continuato a emettere condanne
a morte, anche nei confronti di minorenni. Sebbene 50 uomini siano stati rilasciati a seguito della firma dell’accordo quadro per i negoziati di pace tra il Jem e il governo di
febbraio a Doha, altri 55 sono rimasti in carcere in attesa dei risultati dei loro appelli
contro la sentenza capitale. Si ritiene che otto dei 55 fossero minorenni e sebbene il governo abbia assicurato che non sarebbero stati messi a morte, a fine anno le loro condanne non erano state ancora commutate.
Il 14 gennaio, sei uomini sono stati messi a morte per l’omicidio di 13 poliziotti nel corso di scontri avvenuti
nel campo per sfollati di Soba Aradi, nella zona sud di Khartoum. Le violenze erano scoppiate dopo che le
forze di sicurezza avevano tentato di sgomberare con la forza i residenti del campo nel maggio 2005. I sei
uomini avevano potuto incontrare un avvocato soltanto cinque mesi dopo essere stati arrestati. Secondo
quanto riferito, tutti erano stati torturati per farli “confessare”. La Corte costituzionale aveva confermato
le sentenze di condanna a morte nonostante le accuse di tortura.
Il 21 ottobre, un tribunale speciale del Darfur ha condannato a morte 10 uomini. Secondo le notizie ricevute,
quattro avevano meno di 18 anni: Idriss Adam Abbaker, Abdallah Abdallah Daoud, Ibrahim Shareef Youssif
e Abdelrazig Daoud Abdessed. Sono stati giudicati colpevoli di coinvolgimento in un attacco a un convoglio
governativo sotto scorta in Darfur. Il processo non ha rispettato gli standard internazionali sul processo
equo. Soltanto due dei presunti minorenni sono stati sottoposti a esame per determinarne l’età. È stato
confermato che Idriss Adam Abbaker era minorenne e la sua condanna è stata commutata. Una visita medica aveva confermato che anche Abdallah Abdallah Daoud era minorenne, ma un secondo esame ha stabilito che aveva più di 18 anni; il tribunale ha tenuto in considerazione solo quest’ultimo.
RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Sudan: Briefing to international election observers (AFR 54/009/2010)
Agents of fear: The National Security Service in Sudan (AFR 54/010/2010)
174
Rapporto annuale 2011 - Amnesty International
2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 175
AFRICA SUBSAHARIANA
Sudan: Doctors detained, risk of torture ( AFR 54/020/2010)
Sudan: Three journalists sentenced, one acquitted (AFR 54/025/2010)
The chains remain: Restrictions on freedom of expression in Sudan (AFR 54/028/2010)
Sudan: Activists held incommunicado in Sudan (AFR 54/036/2010)
SWAZILAND
REGNO DELLO SWAZILAND
Capo di stato: re Mswati III
Capo del governo: Barnabas Sibusiso Dlamini
Pena di morte: abolizionista de facto
Popolazione: 1,2 milioni
Aspettativa di vita: 47 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 111/92‰
Alfabetizzazione adulti: 86,5%
Difensori dei diritti umani e attivisti politici hanno subito detenzioni arbitrarie, maltrattamenti e vessazioni. Le disposizioni di carattere generico contenute nella normativa antiterrorismo sono state usate per detenere e incriminare oppositori politici. Sono stati
denunciati casi di tortura ed episodi di uso ingiustificato della forza letale. Il primo ministro ha mostrato pubblicamente di voler tollerare il ricorso alla tortura. Non sono state
abrogate leggi discriminatorie che colpiscono i diritti delle donne. Oltre il 41 per cento
delle donne che si sono rivolte agli ambulatori prenatali erano sieropositive all’Hiv. L’accesso alle terapie per l’Aids nelle zone rurali è stato compromesso dalla povertà e dalla
carenza di farmaci e medici.
CONTESTO
Il governo ha continuato a escludere tematiche relative alla governance dal dialogo con
i sindacati e la società civile. Una delegazione dell’Ilo ha visitato il paese a ottobre per
indagare le denunce di limitazioni alla libertà di associazione.
L’economia dello Swaziland ha continuato a peggiorare, con una flessione del 62 per
cento del reddito secondo l’Unione doganale dell’Africa del Sud, e un innalzamento dei
tassi di disoccupazione e povertà. L’aspettativa media di vita ha continuato a scendere
a causa delle due epidemie gemelle, Hiv e tubercolosi.
Rapporto annuale 2011 - Amnesty International
175