Rassegna stampa del 17/01/2016

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Rassegna stampa del 17/01/2016
COMUNE DI SALA BOLOGNESE
Domenica, 17 gennaio 2016
COMUNE DI SALA BOLOGNESE
Domenica, 17 gennaio 2016
Sport
17/01/2016 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 10
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Barca Reno­Vado Monzuno e Pallavicini­Universal, aria di spareggi
Pubblica Amministrazione
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Pinotti: in due anni abbiamo dismesso 600 beni immobili
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Riforme avanti, subito «stretta» su partecipate e fannulloni
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Open data, la salute può ancora attendere
ROSY BATTAGLIA
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Il Resto del Carlino (ed.
Bologna)
Sport
Seconda e Terza Categoria La capolista Castenaso va sul campo della Virtus, Appennino in
viaggio verso Monte San Pietro
Barca Reno­Vado Monzuno e Pallavicini­Universal,
aria di spareggi
Bologna SEDICESIMA giornata in Seconda,
dodicesima in Terza.
Seconda girone I: Pallavicini­Universal, Barca­
Vado Monzuno, La Dozza­ Pilastro,
Marzabotto­Pontevecchio, Murri­Castiglione,
Pianorese­Siepelunga, Saragozza­Carioca.
La classifica: Siepelunga 35; Marzabotto 30;
La Dozza e Murri 27; Carioca 25; Saragozza
24; Barca e Vado 17; Pallavicini, Universal e
Pianorese 16; Pontevecchio 13; Castiglione
11; Real Pilastro 10.
Seconda girone L: Bazzanese­Decima, Argile­
Ceretolese, Piumazzo­Persicetana,
Argelatese­Trebbo, Ponte Ronca­
R o c c a m a l a t i n a , Sala­Savignano, Virtus­
Castenaso.
La classifica: Castenaso 31; Argile 29; Trebbo
e Savignano 28; Bazzanese 25; Ceretolese e
Ponte Ronca 24; Piumazzo e Decima 22;
Persicetana 18; Roccamalatina 14; Argelatese
13; Virtus 7; Sala Bolognese 5.
Seconda girone M: Amaranto­Imola,
Fontanelice­Mazzini, Juvenilia­Valsanterno,
Castel San Pietro­Bagnara, Mordano­Tozzona,
Ponticelli­Marradese, Rainbow­Casola.
La classifica: Castel San Pietro 34; Valsanterno 32; Casola 25; Bagnara 23; Juvenilia, Ponticelli e
Tozzona 22; Fontanelice e Rainbow 20; Mordano 16; Amaranto 15; Imola 13; Mazzini 11; Marradese 9.
Terza girone A: Monte San Pietro­Appennino, Real Casalecchio­Lagaro, Pianorese­Crespo, Unica­
Rioveggio, Venturina­Lizzanese.
Riposa: Rioveggio.
La classifica: Appennino 22; Casalecchio e Unica 18; Venturina 16; Lagaro 15; Pianorese 14; Crespo
13; Castel d' Aiano e Lizzanese 11; Monte San Pietro 10; Rioveggio 1.
Terza girone B: Santagatese­Atletico Borgo, Ph­Fortitudo, Santo Stefano­Junior Corticella, Fenice­
Libertas Ghepard, Petroniano­United F07. Riposa: Crevalcorese.
La classifica: Petroniano 26; Ph 23; Santo Stefano 21; Junior Corticella 18; Libertas Ghepard 16;
Santagatese 13; United F07 11; Atletico Borgo 8; Fortitudo 7; Royal Club Crevalcorese 6; Fenice ­1.
Terza girone C: Open­Fossolo76, Ozzano Improve­Traghetto Molinella, Quarto­Stella Azzurra, Real San
Antonio­Rossoblù Imolese, Sporting Castel Guelfo­San Lazzaro.
La classifica: San Lazzaro 25; Quarto 19; Real San Antonio 16; Stella Azzurra 13; Fossolo e Traghetto
Molinella 11; Ozzano Improve e Sporting Castel Guelfo 10; Open 6; Rossoblù Imolese 5.
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DIFESA E DEMANIO
Pinotti: in due anni abbiamo dismesso 600 beni
immobili
Sono 600 gli immobili che sono stati dismessi
dal ministero della Difesa al Demanio in meno
di due anni, dall' aprile 2014 a oggi. Lo ha
detto il ministro delle Difesa, Roberta Pinotti,
intervenendo ieri alla Reggia di Caserta
insieme al premier. «Nella relazione
programmatica ­ ha detto il ministro ­ scrissi
che restituire gli spazi occupati dalla Difesa
era un dovere patriottico, usai questo termine
non a caso, era essenziale. In due anni ­ ha
poi aggiunto il ministro ­ abbiamo restituito 600
immobili lavorando in sinergia con
Franceschini per un obiettivo comune: il
rilancio della cultura».
Il ministro ha ringraziato l' Aeronautica di
Caserta per la disponibilità mostrata nel
rilascio degli spazi occupati.
«Su questo passo ­ha concluso il ministro ­
continueremo il lavoro di squadra dei ministri
perché solo cosi si può dare motore al
Paese». Nei giorni scorsi, rispondendo a un
question time, Pinotti aveva detto che la Difesa
«ha avviato, da anni, un progetto di
dismissione del patrimonio immobiliare teso
all' individuazione degli immobili ritenuti non
più utili ai fini istituzionali da riconsegnare all'
Agenzia del Demanio, per l' inserimento in programmi di dismissione e valorizzazione». A questo
proposito, «alcuni importanti obiettivi sono già stati raggiunti».
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Il Consiglio dei ministri di mercoledì. Il premier conferma gli impegni: un segnale all' Europa che
non si rallenta sull' agenda degli interventi strutturali
Riforme avanti, subito «stretta» su partecipate e
fannulloni
DAVIDE COLOMBO ­ roma Indicato l' obiettivo
strategico ­ vale a dire il licenziamento in 48
ore dei furbetti della Pa che timbrano il
cartellino e poi non vanno a lavorare ­ il
presidente del Consiglio deve a questo punto
aspettare solo la serata di mercoledì per dare
il via libera a primo pacchetto di decreti
attuativi della riforma della Pa.
Un' accelerazione per l' avvio della fase
applicativa di una riforma strutturale che vale
come un segnale forte, a Bruxelles, sulla
volontà del Governo a non rallentare sull'
agenda.
All' insieme di provvedimenti annunciati, che
fino a due giorni fa era composto di dieci
decreti legislativi e un regolamento di
delegificazione, si aggiunge ora almeno un
altro testo. Quello, appunto, sui disciplinari
rafforzati. Il nuovo articolato dovrebbe
prevedere la sospensione da incarico e
stipendio entro 48 ore del dipendente pubblico
colto (con prove certe) a compiere un'
infrazione grave con immediato avvio del
procedimento che porta al licenziamento
effettivo. Iter che dovrà concludersi in meno
dei 60 giorni oggi previsti (un timing spesso
superato) e con l' aggiunta di un sanzione certa per il dirigente responsabile del dipendente infedele
che non attivasse subito la sospensiva.
Le norme anti­furbetti dovranno essere a prova di ricorsi e anticiperanno di qualche mese il nuovo testo
u n i c o d e l pubblico impiego previsto nella legge delega. Forse portando con sé anche la
riorganizzazione degli accertamenti medico­legali sulle assenze nella Pa, con il trasferimento di tutte le
competenze all' Inps. Ieri i sindacati hanno risposto al premier di essere i primi a sostenere che l'
assenteismo ingiustificato va punito ma hanno criticato il metodo annunciato tornando a chiedere il
rinnovo del contratto.
L' altro provvedimento evocato da Matteo Renzi riguarda le società partecipate. In questo caso il testo
unico di riordino è pressoché chiuso e dovrebbe portare, entro il primo anno di applicazione, al taglio di
circa duemila aziende. A regime l' obiettivo, ribadito dal premier, è portare le aziende partecipate
pubblico­private da 8mila a mille con una regulation che dovrebbe bloccare proliferazioni future, visto il
ridimensionamento delle finalità perseguibili mediante l' acquisizione e la gestione delle partecipazioni
pubbliche rispetto a quelle esistenti e visto che si potranno costituire solo Spa e Srl. Qui i «nodi» ancora
aperti riguardano la collocazione dell' organo di vigilanza previsto ­ se sarà a palazzo Chigi o al
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ministero dell' Economia ­ che avrà poteri significativi in materia di controllo delle aziende. E proprio
sulla questione delle responsabilità restano poi da affrontare le obiezioni sollevate dai magistrati
contabili, le cui competenze verrebbero limitate ai soli danni erariali subiti dagli enti proprietari, mentre
gli amministratori delle società resterebbero soggetti alle azioni civili di responsabilità previste dalla
disciplina ordinaria delle società di capitali.
Nella batteria degli altri provvedimenti attesi mercoledì l' attenzione del mondo delle imprese è
focalizzato sulla nuova Conferenza dei servizi (che si svolgerà quasi sempre via mail e non durerà più
di 60 giorni) e sul regolamento che trasferisce a palazzo Chigi i poteri sostitutivi in materia di
autorizzazioni per grandi opere e grandi insediamenti produttivi al fine di dimezzare i tempi delle
procedure. Nodi ancora da chiarire sarebbe infine sull' accorpamento dei Forestali nell' Arma dei
carabinieri con l' opzione per chi passa da un comparto civile a un corpo militare.
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BENI PUBBLICI GOVERNMENT TRASPARENZA
Open data, la salute può ancora attendere
«L' importante è che ci sia la salute», si dice. E
che la salute non sia "solo" un valore di per sé,
ma anche driver per la crescita, ce lo aveva
già ricordato la Commissione Europea nella
presentazione del terzo programma Health for
Growth (2014­2020) ribadendo che «solo una
popolazione sana può consentire il
raggiungimento del pieno potenziale
economico del proprio Paese».
Ma che cosa si può fare, nell' epoca dell' open
government, sia per migliorare l' accesso alle
cure, la qualità di assistenza sanitaria, la
sicurezza dei pazienti e affrontare la carenza e
al contempo lo spreco di risorse, sia umane
che finanziarie in Italia, come nel resto mondo?
La risposta sta, forse, nell' applicare l'
innovazione della trasparenza e dell' apertura
dei dati non solo all' indispensabile ricerca
scientifica ma anche in una sempre più
accurata gestione della sanità pubblica.
Processo inevitabile, già in atto anche nel
nostro Paese, ribadito da Beatrice Lorenzin,
ministra della Salute, che parte dall' e­Health,
con le ricette mediche e fascicolo sanitario
elettronici, rispettosi della tutela di privacy per
il paziente, all' amministrazione aperta dei dati
sanitari, che a regime potrebbe monitorare in tempo reale performance di qualità e spesa. Una
rivoluzione che chiede tempo e non solo nel nostro Paese. Anche per questo ci vorrà ancora un po' per
avere le health performances tra gli indicatori del Global Open Data Index in cui l' Italia è ora 17esima.
La raccolta dei dati sanitari in formato aperto è ancora difficoltosa ed oggetto di ricerca in tutto il mondo.
«Ed occorre aumentare sia la qualità stessa dei dati che il numero degli enti coinvolti» ci ricorda
Maurizio Napolitano per Open Knowledge Foundation.
Intanto, però, ci ha pensato l' Ocse con il rapporto Health Data Governance pubblicato lo scorso ottobre,
a fotografare l' evoluzione globale dei sistemi sanitari e gli investimenti sui dati sanitari, alla luce della
ricerca, del monitoraggio e della tutela della privacy. La prima conferma è che tutti i Paesi Ocse stanno
investendo nel rafforzare la gestione degli open data in sanità, ma ci sono notevoli differenze nella loro
disponibilità e nel loro uso. La seconda è la comune necessità di individuare meccanismi chiave di
governance in grado di massimizzare i benefici per i pazienti e per gli stati sociali e ridurre al minimo i
rischi per la privacy e la perdita di fiducia dei cittadini verso i governi. L' Italia rientra con Canada,
Finlandia, Islanda, Corea, Nuova Zelanda, Singapore, Svezia, Svizzera, Turchia, Stati Uniti e Regno
Unito all' interno del gruppo dei Paesi Ocse oggetto del rapporto, che hanno già istituito o hanno
predisposto politiche di promozione degli open data sulla salute pubblica. «Ma abbiamo ancora molta
strada da fare per raggiungere, ad esempio, gli standard del Regno Unito dove gli open data
significano anche verifica di efficienza del sistema, accountability» sottolinea a Nòva, Ernesto Belisario,
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esperto di open government.
Un esempio concreto? Attraverso la disponibilità di dati sulla prescrizione di farmaci e la combinazione
delle informazioni provenienti dai medici dell' assistenza sanitaria di base è stato possibile accertare
una variazione ingiustificata nelle ricette mediche. Uno studio di sanità pubblica ha stimato poi un
risparmio per il National Health Service, il sistema sanitario inglese, con l' utilizzo dei farmaci generici,
di almeno 200 milioni di euro all' anno.
Dall' Open Data White Paper del 2012 il governo inglese ha stabilito una pianificazione strategica dell'
open government. Da allora un unico sito web (https://data.gov.uk), raccoglie tutti i dataset nazionali,
compresi anche quelli del settore sanitario, ben 2.311 su 26.144. Con l' obiettivo di stimolare lo sviluppo
di strumenti e app dai dati grezzi attraverso il rispetto di licenze che ne prevedono il riuso gratuito. In
Francia, il modello del débat public è stato applicato anche agli open data en santé producendo un
apposito rapporto che sta guidando la sezione "Santé et social" sulla piattaforma governativa
(https://www.data.gouv.fr/).
Dall' altra parte dell' oceano, negli Stati Uniti, il portale del governo americano Heath Data
(www.healthdata.gov) è online già dal 2010 grazie all' Affordable Care Act, la legge di riforma sanitaria
voluta dal presidente Obama, tra i pilastri delle politiche di Open Government, che ha così autorizzato l'
Health and Human Services Departement a rilasciare oltre 2mila dataset ad oggi.
E in Italia? Il rapporto Ocse registra che nel nostro Paese «l' apertura delle banche dati sanitarie ha l'
obiettivo secondario di migliorare lo scambio di dati tra le stesse autorità pubbliche». Questo per evitare
la richiesta di informazioni a più enti che detengono lo stesso dato o l' impossibilità di risalire all' ente
che detiene lo stesso.
Da qui la spiegazione di come la stessa Agenzia per l' Italia Digitale fatichi la raccolta degli "open data
in health". A oggi sulla piattaforma dati.gov.it su un totale di 10.348 dataset, solo 259 dataset sono
attribuibili alla voce "Sanità" e 62 dataset alla voce "Salute".
Come in effetti ha registrato il rapporto Ocse, ad oggi, i dati sanitari riguardanti gli oltre 61 milioni di
cittadini italiani, strutture sanitarie e di ricerca sono sparsi sia sui siti che nelle banche dati di Cnr, Inail,
Inps, Istat, Ministero della Salute, Iss, Agenas.
Diversi enti, come Istat, Inail, Inps, lo stesso Ministero della Salute e Cnr, hanno aperto anche delle
sezioni "open data" ad hoc. Il risultato è una mole di dati complicata da quantificare, così come è difficile
capire l' entità dei dataset disponibili e il loro aggiornamento, diversamente da quanto abbiamo rilevato
nelle piattaforme degli altri Paesi. Sono, invece, 16 le Regioni e Province autonome che hanno
realizzato un proprio portale open data e cominciano a rendere disponibili in formato aperto, secondo lo
standard che ne prevede il riuso, anche dati sanitari, ma ancora in quantità irrisoria. Se Molise,
Campania e Sicilia a oggi non hanno ancora sviluppato la propria sezione open data, diverso il caso di
due regioni come l' Emilia Romagna dove il portale open data c' è ma appare in stato di abbandono
(tanto che la direzione Sanità ha aperto una propria sezione) e la Liguria dotatasi di un datawarehouse,
dove però i dati sulla salute e la sanità non sono facilmente ricercabili.
Occasione di trasparenza mancata per pazienti e cittadini anche per l' Agenzia Nazionale per i Servizi
Sanitari Regionali (Agenas). Come dalla stessa ci hanno confermato non esiste ancora una sezione
dedicata ai dati aperti. Eppure il suo ruolo è centrale visto che è chiamata a «realizzare uno specifico
sistema di monitoraggio, analisi e controllo dell' andamento dei singoli sistemi sanitari regionali e delle
aziende sanitarie». Sistema che a regime dovrebbe rilevare «eventuali e significativi scostamenti delle
performance delle aziende sanitarie e dei sistemi sanitari regionali, in termini di qualità, quantità,
sicurezza, efficacia, efficienza, appropriatezza ed equità dei servizi erogati». Tutto molto difficile da
verificare, però, finché le banche dati non verranno riversate su dati.gov.it o rimarranno, come il Piano
Nazionale degli Esiti, accessibili solo attraverso la conoscenza di un determinato indirizzo Ip. Mancanza
di trasparenza alla quale, in parte, fa fronte SoldiPubblici.it dove sono presenti tutti i flussi di gestione
sanitaria di 844 enti tra regioni, Asl, centri di ricerca universitari, aggiornati settimanalmente e rilasciati
in open data.
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«Sicuramente la situazione è a macchia di leopardo: ci sono enti e regioni più attivi come il Lazio e il
Trentino­ ci conferma Agid­ ma continueremo a spingere sulla pubblicazione facilitando l' inserimento
automatico su dati.gov.it: tutti i dati caricati sui portali regionali saranno anche visibili automaticamente
sul portale nazionale e in prospettiva su quello europeo tramite una metadatazione comune e
condivisa».
Un processo faticoso che come sottolinea a Nòva, Nello Iacono, degli Stati Generali dell' Innovazione
«rivela la mancanza di un vero piano di attuazione in cui le diverse amministrazioni vanno in ordine
sparso».
«È fondamentale la collaborazione tra i diversi livelli amministrativi per favorire gli open data, così come
l' accesso ai dati libero e gratuito». Parole pronunciate durante l' evento per l' Agenda Digitale Italiana
da Mr. Tim Berners Lee, padre del World Wide Web.
Un diritto oltre che una necessità.
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