Eco di Wall Street

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Eco di Wall Street
Eco di Wall Street
N. 4
6 febbraio 2006
e delle principali borse
del mondo a cura
della Cornèr Banca
Lo stallo della telefonia:
il caso Vodafone
Il britannico Vodafone è il più
grande operatore mondiale di telefonia mobile. Può vantare un fatturato superiore ai 35 miliardi di
sterline, collocandosi al secondo
posto per numero di clienti, saliti al
30 settembre 2005 a 171 milioni.
Con una capitalizzazione di quasi
72 milioni di sterline, è il quinto titolo nell’indice Ftse 100, detenendo
la leadership all’interno del Msci
Global Telecom Services Index.
Il colosso inglese guidato da Arun
Sarin è un operatore globale, con
interessi in 26 Paesi e partecipazioni di controllo in Germania, Italia,
Inghilterra, Spagna e Giappone.
Un gruppo che, inoltre, possiede il
45% dell’americana Verizon Wireless e il 44% della francese Cegetel.
Il gigante in questione dovrebbe
chiudere il 2005 in linea con le
aspettative. Il titolo, però, in occasione della diffusione dei dati semestrali, ha perso il 10% in una
seduta, in quanto il Ceo ha offerto
una visione piuttosto cauta per il
prossimo esercizio, pur prevedendo ricavi in crescita fra il 5 e il 7%
con margini in leggera flessione. Si
tratta di cifre non disdicevoli, anche se nascondono il vero dilemma che Vodafone e l’intero
settore devono affrontare: giro
d’affari stagnante con pressioni
sui margini, a causa dello stadio di
maturità raggiunto dalla telefonia
mobile in Europa occidentale -dove il gruppo realizza circa il 65%
di ricavi e utili lordi.
Un tale scenario è originato da
una pluralità di fattori: dalla saturazione di un comparto dove la
penetrazione ha raggiunto il 95%
alle pressioni sulle tariffe, sulle
quali agiscono l’intervento del regolatore e l’offensiva dei nuovi entranti. Ed è proprio per
contrastare una simile situazione
che l’azienda inglese ha messo in
atto una serie di operazioni con la
finalità di espandersi nei mercati di
nicchia del Vecchio continente, del
bacino mediorientale e dell’Estremo oriente. Negli ultimi mesi, Vodafone ha infatti acquisito Oskar
Mobil nella Repubblica Ceca e
Mobifon in Romania. Ha inoltre
rilevato un ulteriore 15% di Vodacom Sudafrica, il 10% di Bharti,
gestore leader nell’immenso mercato indiano, e assunto attraverso
un’asta pubblica l’operatore turco
Telsim, mentre ha ceduto l’asset
svedese a Telenor.
Una massiccia campagna acquisti
che potrebbe continuare nel 2006 e
che potrebbe mutare il profilo di
Vodafone, anche se la reazione degli ambienti finanziari è stata tiepida per via di diversi fattori. Da un
lato, le acquisizioni sono state pagate ad un prezzo pieno, mentre
non sono state ancora risolte le
problematiche correnti in Francia,
Stati Uniti e Giappone.
La coabitazione in terra francese
con il gruppo mediatico Vivendi è
probabilmente destinata a proseguire, alla luce dei successi riscossi
dal piano di ristrutturazione attuato dal Ceo Jean-René Fourtou. Appare ora infatti assai improbabile,
almeno a breve, la vendita delle attività di telefonia, unico vero motore di crescita. Occorre in ogni
caso ricordare che la Francia rappresenta il Paese europeo a più elevati tassi di sviluppo e in tale area
Il titolo, in occasione
della diffusione
WALL
dei dati semestrali,
ha perso il 10% in una seduta
Vodafone è presente solo attraverso la citata partecipazione di minoranza.
Negli Stati Uniti, la società di
Arun Sarin è presente con una
quota minoritaria in Verizon Wireless, leader indiscusso sul mercato
americano e realtà in cui si sta verificando una situazione di difficile
comproprietà con l’azionista di
maggioranza Verizon.
La preoccupazione principale
espressa dagli investitori risiede
però nella crisi in cui versa il business giapponese e nell’incapacità del
management a riportare sui binari
della redditività tali asset. Ed è proprio in questo scenario che si rafforza il fronte di coloro che spingono
verso l’uscita da un’area nella quale
le iniziative di ristrutturazione non
riescono a produrre i frutti sperati.
Roberto Mettler
Private Banking
© Cornèr Banca SA
STREET
Cronache
dai mercati finanziari
Il Punto
Sui principali mercati finanziari internazionali, la settimana appena trascorsa si è rivelata piuttosto irregolare.
Sul mercato valutario, il dollaro americano ha fatto registrare un apprezzamento.
Ancora ben domandati i metalli preziosi, con l’oro che ha messo a segno un
consistente progresso, favorito anche
da latenti tensioni a livello mondiale.
Le quotazioni petrolifere, dopo i picchi
iniziali, hanno mostrato una significativa flessione. Questo fatto, ancorché
dare scarso stimolo alla domanda in
generale, ha sortito l’effetto di deprimere i titoli legati al greggio. La Fed,
nell’ultima riunione del suo braccio
operativo in presenza dell’uscente
Alan Greenspan, ha operato il quattordicesimo aumento consecutivo di
25 punti base nei Fed funds, pervenuti
al 4.5%. Il comunicato accompagnatorio lascia intendere che non sono esclusi nuovi ritocchi verso l’alto del costo
del denaro, sebbene il ciclo restrittivo
sembra ormai volgere al termine.
La Bce ha dal canto suo mantenuto
invariato il costo del denaro al 2.25%.
Durante un successivo intervento, il
presidente JC Trichet ha lasciato intendere al mercato che, considerato
come la ripresa sia in corso, i consumi
stiano crescendo e qualche rischio
d’inflazione esista, la possibilità di un
aumento dei tassi d’interesse durante
il mese di febbraio o marzo sussiste.
I listini del Vecchio continente hanno
mostrato una tendenza al consolidamento, ciò che non ha impedito loro
di aggiornare nuovi livelli massimi degli ultimi 4 anni e mezzo. Diversi dati
economici stanno dando evidenza che
l’espansione di Eurolandia è lenta ma
costante. Da sottolineare, in partico-
lare, il possibile ritorno della Germania come locomotiva d’Europa: il relativo indice manifatturiero è salito al
livello più alto dall’agosto del 2004.
Negli Stati Uniti, i bilanci societari trimestrali pubblicati finora si stanno dimostrando in media soddisfacenti.
Qualche apprensione è derivata dalle
ultime cifre congiunturali rese note:
l’abbinamento di un calo nella produttività Usa ad un incremento dei
costi unitari del lavoro fanno pensare
ad un’eventuale ascesa delle pressioni
inflazionistiche.
L’indice guida della Borsa nipponica
ha fatto registrare una plusvalenza.
Nel periodo, esso ha superato i
16'700 punti per la prima volta da più
di cinque anni a questa parte. Diversi
sono stati i fattori propulsivi per le
iniziative d’acquisto: la relativa debolezza dello yen, una serie di utili
aziendali favorevoli e positivi dati
macroeconomici. Fra questi ultimi, si
sono dimostrati migliori delle aspettative, configurando una continuità
nella ripresa, il saggio di disoccupazione, un indicatore del comparto
manifatturiero e le spese delle economie domestiche.
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Variazioni dei principali indici e cambi
27.01.2006
03.02.2006
min/max 2005/2006
2006*
10907.21
10793.62
-1.04%
10000.46/11047.76
0.71%
NY - NASDAQ
2304.23
2262.58
-1.81%
1889.83/2332.92
2.60%
NY - S&P 500
1283.72
1264.03
-1.53%
1136.19/1294.90
1.26%
UE- DJ STOXX 50
3442.72
3433.28
-0.27%
3307.60/3483.20
2.51%
FR - DAX
5647.42
5657.12
0.17%
5290.49/5657.12
4.60%
ZH - SMI
7779.43
7840.79
0.79%
7583.94/7874.87
3.39%
LO - FTSE100
5786.80
5759.30
-0.48%
5618.80/5816.00
2.50%
PA - CAC40
4956.60
4937.56
-0.38%
4719.33/5012.38
4.72%
27859
27710
-0.53%
26808/28086
3.48%
TK - NIKKEI
16460.68
16747.76
1.74%
15059.52/16754.60
3.95%
HK - HANG SENG
15753.14
15429.73
-2.05%
14843.97/15816.54
3.72%
USD/CHF
1.2840
1.2944
0.81%
1.2557/1.3159
-1.45%
USD/JPY
117.22
118.84
1.38%
113.40/119.39
0.78%
USD/CAD
1.1492
1.1453
-0.34%
1.1367/1.1797
-1.46%
EUR/USD
1.2098
1.2023
-0.62%
1.1798/1.2323
1.55%
EUR/CHF
1.5537
1.5562
0.16%
1.5404/1.5571
0.05%
EUR/GBP
0.6843
0.6821
-0.32%
0.6807/0.6915
-0.81%
GBP/USD
1.7675
1.7623
-0.29%
1.7184/1.7934
2.39%
GBP/CHF
2.2693
2.2811
0.52%
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0.93%
NY - DJII
MI - MIBTEL
*variazione da fine 2005
Fonte: Reuters
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