Algeria: le verità nascoste

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Algeria: le verità nascoste
Algeria: le verità nascoste - Massimo Fini
Nei giorni scorsi è stato presentato a Madrid il libro La Sale Guerre (La sporca guerra) dell'ex
tenente dell'esercito algerino Habib Suaidia, con un'introduzione del magistrato italiano
Ferdinando Imposimato. Il libro avrebbe dovuto suscitare una certa curiosità in Italia, se non
altro per la presenza di Imposimato, invece è stato passato regolarmente sotto silenzio se si
eccettua un breve trafiletto a fondo pagina ben nascosto all'interno del «Corriere della Sera». Il
contenuto del libro è infatti di quelli da mettere in grande imbarazzo i sostenitori del «pensiero
unico» e del modello unico democratico e occidentale. Suaidia è un ufficiale algerino di 31 anni.
È entrato giovanissimo nell'esercito animato da spirito patriottico, si è sempre comportato con
coraggio e devozione verso il suo Paese, insomma un buon prodotto dell'Accademia militare di
Cherchell. Finché un giorno viene mandato di stanza a Villa Copawi dov'è il quartiere generale
di élite. Suaidia si accorge immediatamente che a Villa Copawi non si fa normale vita di
caserma. Negli scantinati vengono torturati a morte dei prigionieri: sono esponenti, o presunti
tali, del Fronte Islamico di Salvezza. Gli interrogatori sono «pro forma». Racconta Suaidia: «Era
gente rastrellata nei villaggi. Si bruciavano subito i documenti e per loro era finita. Tutto per far
paura agli altri». Ma non c'è solo questo. Un giorno Suaidia assiste ad un massacro di civili,
uomini, donne e bambini, da parte dei militari e la mattina dopo legge sui giornali che è stato un
attacco di terroristi islamici. Non è un episodio isolato, è un sistema. «Il pomeriggio si partiva
per la caccia. Gran parte delle missioni erano in villaggi sperduti. Laggiù, lontano dal mondo
tutto è nero. Fai ciò che vuoi, sei chi vuoi. Personalmente sono andato più volte in abiti civili. Si
chiede ai contadini: avete visto dei militari? Ci prendono per amici, aprono le porte e sono morti.
Dopo gli attentati si va nelle famiglie da cui sono usciti gli islamici. Si sa che il terrorista non c'è,
ma si rompe tutto, le donne vengono picchiate. Se c'è un uomo viene ucciso sul posto». Capito
perché il libro di Suaidia è imbarazzante? In Occidente vige infatti la «faible convenu» che i
continui massacri di civili in Algeria sono opera dei terroristi islamici. Sono invece operazioni a
freddo dell'esercito algerino per gettare discredito sul Fronte Islamico di Salvezza e per renderlo
odioso all'opinione pubblica interna ed internazionale. La stampa, che è interamente sotto il
controllo del regime dei militari, collabora a queste montature. Naturalmente in Algeria tutti
sanno come stanno veramente le cose. La novità del libro di Suaidia è che per la prima volta un
ufficiale algerino rompe il silenzio e smaschera i dittatori di quel Paese appoggiati all'Occidente
in funzione antislamica. Per questo atto di coraggio, di lealtà e di coscienza Habib Suaidia ha
dovuto lasciare l'Algeria, vive a Parigi sotto scorta armata. In Occidente invece si continuano ad
accreditare, con la consapevolezza della loro falsità, le veline di Algeri. Perché l'Occidente ha
una grandissima coda di paglia su tutta la questione algerina. Nel 1992 i militari algerini
annullarono le prime elezioni libere in quel Paese vinte dal Fis con la schiacciante maggioranza
del 75%. Il pretesto era che se il Fis fosse andato al governo avrebbe instaurato un regime
totalitario. Cioè per evitare una dittatura eventuale e virtuale, i militari ne ribadivano una
presente e reale, la loro. Un escamotage ridicolo, al servizio di una violenza inaudita fatta alla
stragrande maggioranza del popolo algerino, che però tutti i Paesi occidentali avallarono. I
principali esponenti del Fis fra cui c'erano anche molti elementi moderati, furono arrestati,
incarcerati, condannati. Dopo questa bella lezione di democrazia (la democrazia è valida se
solo se vinciamo noi) i militanti del Fis capirono l'antifona e si diedero alla macchia e alla
guerriglia. Se quindi le nefandezze che vengono attribuite alla guerriglia islamica fossero anche
vere, la loro responsabilità ultima ricadrebbe sul governo dei dittatori algerini e sui Paesi
occidentali. Non si può infatti pensare di cancellare la volontà del 75% di un popolo senza che
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ciò abbia conseguenze. Oggi però, grazie al coraggio di Habib Suaidia sappiamo con certezza
quello che prima solo sospettavamo: che una buona parte dei massacri che quotidianamente
avvengono nei villaggi algerini non sono opera dei Fis ma dell'esercito. Del resto sarebbe
assurdo che la guerriglia compisse massacri proprio sulla sua base elettorale, dato che nel
1992 erano state le masse contadine a dare il loro appoggio al Fis, mentre la borghesia algerina
aveva votato i partiti liberali che ottennero percentuali da albumina. Epperò il democratico e
libero Occidente continua ad appoggiare i generali tagliagole e a tacere anche davanti
all'evidenza.
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