Interview with Franco Nobili - Historical Archives of the European

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Interview with Franco Nobili - Historical Archives of the European
Interview with
Franco Nobili
Interview by
D. Preda
Roma 15/04/1998
Voices on Europe collection
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Franco Nobili
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stare con noi, a parlare, a discutere, a giudicare, a commentare gli avvenimenti del
giomo. Persona di grande cultura, persona estremamente amabile e piena di fascino e di
carisma.
Per quanta conceme il periodo clandestino, ho gUt rilasciato una testimonianza orale
alIa dott. Claudia Franceschini. Ricordo solo gli episodi pili significativi. Con la divisa
dell'Ordine di Malta, che era riconosciuta dai tedeschi come corpo ospedaliero, quindi
come la Croce Rossa, ho compiuto in particolare due tipi di azioni. Ero addetto alIa
distribuzione delle armi, che prelevavo nella caserma della Guardia di Finanza - in viale
XXI Aprile - con un'autoambulanza nella quale c'erano normalmente due casse da
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morto, evidentemente vuote, che venivano riempite di armi e che poi io distribuivo ai
vari nuclei che il CLN romano mi indicava, in luoghi prefissati e a persone ben
individuate. Evidentemente non potevo guidare, rna c'era un caporal maggiore, sempre
con la divisa dell'Ordine di Malta, che guidava l'autoambulanza. L'altro mio contributo
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riguarda la distribuzione della stampa clandestina. Mi occupavo inoltre di portare i
messaggi che i vari esponenti del CLN si scambiavano, tra i rifugi che di volta in volta
questi avevano - basti ricordare tutti coloro che ebbi modo di conoscere a San Giovanni
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in Laterano, dove c'erano Vassalli e tanti altri, di ogni fede politica -. Nella
testimonianza orale, viene ricordato anche come mi trovai in via Rasella, il 23 marzo
del '44. Liberata Roma il 4 giugno, io fui incaricato il 4 giugno stesso dal CLN di
occupare la sede della Democrazia Cristana, che era il palazzo di piazza del Gesu, dove
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c'era la Federazione nazionale dei bananieri (una federazione che era stata istituita
durante il periodo fascista, perche dalla Somalia e dall'Etiopia venivano Ie banane,
quindi c'era una corporazione molto importante). L'occupai con cinque partigiani, che
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erano comandati da una persona che si chiamava Albertini. Aprimmo con l'accetta il
portone, insieme all'on. Umberto Tupini - il papa di Giorgio Tupini - anche lui
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compagno di scuola dell'Apollinare. Aspettai n che arrivassero il presidente De
Gasperi, l'avv. Scelba e l'avv. Spataro. Occupammo il primo piano - che era il piano,
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direi, di rappresentanza della Federazione - dove hanno la loro sede, anche dopo la
diaspora, i vecchi democristiani.
Al di 130 dell'attivita giomalistica - sono stato redattore del "Popolo" per qualche anna assieme a Giulio Andreotti, cominciai immediatamente a interessarmi, per incarico del
presidente De Gasperi, del movimento giovanile: lui fu nominato delegato nazionale dei
gruppi giovanili, confermato al primo congresso che tenemmo dopo la liberazione
dell'Italia del nord ad Assisi, ed io fui il suo vice-delegato nazionale con l'incarico di
tenere i rapporti con i terzi, sia in Italia che all'estero. Ecco, da n comincia la mia
attivita, diciamo, intemazionale. Cominciammo a studiare i problemi che la DC aveva
desiderio di affrontare con i partiti ad ispirazione cristiana degli altri Paesi: il
movimento republicano popolare francese, il partito conservatore svizzero, l'Osterreich
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Volkspartei dell'Austria, il partito cristiano sociale del Belgio e i primi gruppi della
CDU tedesca. Si costitU! nel tempo una organizzazione che racchiudeva i rappresentanti
di tutti questi partiti - con l'incontro che si ebbe nel '46 a Lugano - e che si chiamb Ie
Nouvelles Equipes Intemationales. Bisogna tener presente che, quando Sturzo in esilio,
prima di andare a Londra, si fermb a Parigi, ebbe contatti con Ie Nouvelles Equipes
francesi. Erano costituite da un gruppo di cattolici, che facevano capo a Francis De
Schryver, Pierre Henri Teitgen, da cui poi nacque in Francia il movimento repubblicano
popolare presieduto da Bidaull. 10 Ie posso dare 10 Statuto delle Nouvelles Equipes
Intemationales, nell'ambito delle quali c'e un articolo che riguarda anche i giovani,
perche i giovani si organizzarono suI piano dei vari movimenti in una intemazionale
che faceva parte delle Nouvelles Equipes Intemationales e cominciarono subito a
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lavorare.
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D.P.: Lei ha citato il Liceo Sant'Apollinare, poi successivamente i primi contatti con i
giovani figli di popolari: c'era gia allora in questo ambiente una risonanza delle
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tematiche e dei progetti europei?
EN.: No, era troppo presto.
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D.P.: E tra gli insegnanti?
EN.: No, era troppo presto. Noi facevamo parte tutti di un circolo di Azione cattolica
che si chiamava Dante Leonardo, il cui assistente ecclesiastico fu poi don Carlo
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Cingolani, figlio dell'on. Cingolani. Qui si comincib a parlare di come, fin dall'epoca di
Sturzo, i francesi, gli italiani e i tedeschi che si interessavano di politica nell'ambito dei
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loro Paesi avevano dei rapporti, senza perC> realizzare una organizzazione vera e piena,
dei rapporti per 10 piu epistolari (ci sono degli scritti di Sturzo da Londra ai francesi e ai
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tedeschi). Ma si parlava, COS!, in uno spirito di memoria storica. II problema
dell'Europa, invece, venne immediatamente alIa ribalta anche nell'ambito della DC - e
quindi del movimento giovanile - nell'immediato dopoguerra. In modo particolare,
ricordo, a parte la costituzione delle Nouvelles Equipes Internationales, un piccolo
manifesto, edito dalle Nouvelles Equipes, che si chiamava "Unire l'Europa per costruire
la pace". Si pub evincere dalla costituzione del Comitato direttivo che io nel frattempo,
come rappresentante dei giovani democratici cristiani italiani, fui eletto presidente
dell'lntemazionale giovanile. Presidente delle NEI era un belga, il ministro de Schryver,
segretario generale, Bichel.
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D.P.: Quindi Lei diventa presidente dell'Union intemationale des jeunes democrateschretiens grosso modo alIa fine degli anni Quaranta?
F.N.: Diciamo alIa fine degli anni Quaranta, al '48, '50. Prima, fino al 18 aprile, io mi
interessavo esclusivamente dell'attivita dei giovani democristiani. Andreotti era gia
sottosegretario: quindi, come vice-delegato nazionale, avevo una responsabilita
abbastanza importante. Dopo il '48, mantenni una presenza nella politica fino al '50,
solo per l'attivita intemazionale ed europea. Mi ritirai dalla politica attiva italiana
perche all'epoca, malgrado fossi stato designato prima a essere consultore nazionale addirittura! - poi candidato al Comune di Roma, poi alIa Camera dei Deputati, non
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avevo mai l'eta. Quando mi designarono consultore nazionale, io dissi: "Ma scusate,
abbiate pazienza, io ho ventun anni, non posso ... ". E COS! per il Comune di Roma, e
COS! per Ie prime elezioni. Nel '48, io avevo ventidue anni, quindi non potevo neanche
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essere candidato. Avevo fatto la campagna elettorale con il Presidente De Gasperi: in
tutti i comizi in Italia prima parlava un giovane, poi parlava un rappresentante
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importante della localita (COS!, per esempio, nelle Marche parlava Umberto Tupini,
perche era il rappresentante piu importante). Dopo il 18 aprile dissi chiaramente al
Presidente De Gasperi, anche su consiglio di mio padre, che desideravo laurearmi e,
poiche rifiutavo il concetto della politica come professione, volevo fare l'attivita
professionale. Allora il Presidente De Gasperi mi disse: "Segui perC> la parte
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internazionale e soprattutto la parte europea". 10, nel frattempo, mi ero iscritto al
Movimento federalista europeo e avevo firmato il Manifesto di Altiero Spinelli.
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D.P.: Come mai si e iscritto al Movimento federalista?
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F.N.: Non esisteva ancora il Movimento europeo. II Movimento federalista, aRoma,
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era diretto da Altiero Spinelli, in una traversa di via Po (credo che fosse via Tirso), e
finnai il Manifesto di Ventotene.
D.P.: Come e entrato in contatto con Spinelli?
F.N.: Perche io ero incaricato per i giovani di tutte Ie attivita esteme, cioe sia di politica
italiana che di politica internazionale. Infatti, fui nell'ambito universitario il
rappresentante di punta dei giovani democristiani nella costituzione della Interfacolta;
ebbi delle polemiche piuttosto vivaci perche non volemmo aderire al fronte della
gioventu, che invece il partito comunista voleva che si realizzasse. COS!, come l'Unione
Donne italiane, noi cattolici dicemmo di no: ognuno stia nelle proprie organizzazioni,
poi la collaborazione verra da se, rna unione niente, tanto e vero che partecipai alIa
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prima conferenza mondiale dei giovani, che si tenne a Londra, a cavallo tra il '45 e il
'46, poi ai due congressi intemazionali degli universitari che si tennero a Praga, come
rappresentante italiano. Ai due congressi di Praga ero il presidente della delegazione
italiana, in cui tra gli altri c'erano Matteo Matteotti, Giovanni Berlinguer, Emilio
Colombo, Maria Romana De Gasperi. E quindi entrai evidentemente in contatto con
tutti colora che soprattutto suI piano intemazionale, avendo vissuto la tragica esperienza
della guerra del '40-'45 e ricordando quella del '15-'18, erano portati a individuare
l'Europa come mezzo per ovviare a ulteriori conflitti mondiali.
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D.P.: Ricorda qualcosa dell'attivita dell'Unione intemazionale dei giovani democratici
cristiani?
EN.: Abbiamo fatto numerose manifestazioni : ogni anna avevamo un congresso nei
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vari Paesi. Uno dei primi 10 tenemmo a Sorrento, in Italia, poi 10 abbiamo tenuto a
Tutzing, in Baviera, 10 abbiamo tenuto a Saarbrucken, nel luglio del '54, dove ero
D.P.: E Ie idee di base quali erano?
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ancora presidente dell'Intemazionale.
EN.: L'idea di base era la realizzazione di un'Europa politica. Noi seguimmo la politica
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dei tre grandi cattolici: De Gasperi, Adenauer e Schuman. Dopo la non accettazione
della Comunita europea di difesa, non potendo realizzare quella che era la prima pietra
miliare perche l'Assemblea nazionale francese non l'approvo (allora erano al govemo i
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socialisti) e quindi in Italia non venne nemmeno in discussione perche gia era stata
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bocciata da uno dei Sei, si disse: "evidentemente bisogna cercare di fare l'Europa
politica, rna a tappe" e si comincio a parlare sulla strategia che aveva individuato Jean
Monnet sulla parte finanziaria e industriale. Tanto e vero che mi ricordo che, in una
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riunione della Direzione del partito, anche i vertici della Democrazia Cristiana italiana,
dissero: "non fatta l'Europa attraverso la difesa, cioe attraverso un esercito comune,
bisogna arrivare a un'Europa politica attraverso la moneta".
Cosa posso dire in funzione di questa esperienza? Che si contrapponeva, anche se non
in maniera sistematica, alIa impostazione del Movimento europeo - che fu presieduto
anche da Winston Churchill, Paul Henri Spaak, De Gasperi e, lasciato il govemo,
presidente divenne Robert Schuman -. Questo movimento, di cui io divenni il
vicepresidente in rappresentanza di tutti i movimenti giovanili europei, disse: "noi
vogliamo l'Europa politica", e da Ii si punto alIa creazione del Parlamento europeo e
alIa Comunita, dove pero, evidentemente, erano i govemi, non erano i popoli uniti.
Questa grossa differenza e stata recepita dall'opinione pubblica, rna con difficolta,
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perche non riusciva a capire qual era la differenza. Tra l'altro, lei deve tener presente
che il primo Parlamento europeo aveva pochi poteri, era un luogo di incontro tra
rappresentanti dei vari Parlamenti nazionali.
D.P.: Le Nouvelles Equipes Internationales e l'Unione internazionale dei giovani
democratici cristiani hanno avuto un'influenza sull'azione governativa di De Gasperi?
Ci sono stati dei contatti stretti?
F.N.: Permanentemente, direi, si e seguita la politica di De Gasperi, che era poi la
politica di Adenauer e la politica di Schuman. Non c'e dubbio: l'Europa era l'obiettivo
prioritario per la creazione di una, diciamo in termini buoni, di una "terza potenza" che
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da presidente della repubblica cecoslovacca di Benes.
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potesse essere di equilibrio tra gli Stati Uniti e la Russia. Tutto questo ebbe poi una
accelerazione dopo i fatti di Praga, il suicidio 0 l'omicidio di Masarik e la destituzione
Nel tempo, si consolido in noi la necessita di combattere a favore della unione politica
europea. Ricordo, per esempio, Ie discussioni sull'allargamento dai Sei ai Nove, poi dai
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Nove ai Dodici. 10 ho sempre sostenuto che era gia arduo realizzare l'Unione a Sei, rna
l'Unione a Nove era ancora pili ardua, e quella a Dodici era ancora pili ardua. Mi
ricordo in un congresso che la cosa fu ripresa anche dal presidente Fanfani, il quale se
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ne usci con una frase molto emblematica - era un congresso in Svizzera -: "Ci
distraiamo dall'obiettivo finale: prima costituiamo l'Europa, anche se siamo in pochi, e
poi allarghiamola a tutti gli altri che vogliono venire". Comunque, la battaglia per
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l'Europa, l'abbiamo condotta come partito democratico cristiano suI piano europeo e
come gioventli democristiana suI piano europeo, e nell'ambito del Movimento europeo.
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D.P.: Le posizioni prese dal Movimento europeo erano seguite all'interno della
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Democrazia Cristiana 0 vi erano dei dissapori?
F.N.: No, no, assolutamente. In Italia, il Movimento europeo e stato diretto da
grandissimi personaggi. II primo, se non ricordo male, fu il presidente Randolfo
Pacciardi, poi Paolo Rossi, poi Petrilli, che allora era presidente dell'IRI, poi Mauro
Ferri, che e stato presidente dell'Alta Corte successivamente, poi e stato presieduto da
Zagari, tutta gente di varia ideologia, rna di vera convinzione europeistica, e tutti per
l'Europa politica.
D.P.: Lei quindi e sempre stato all'interno del Movimento europeo?
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EN.: Si, sono stato vicepresidente fino a un anna fa. Poi, per ragioni di anzianita di
servizio, mi sono ritirato per dar posto alle nuove generazioni.
D.P.: Tra i personaggi con cui e venuto a contatto, c'e qualcuno in particolare di cui Lei
desidera lasciare un ricordo?
EN.: I tre che ho ricordato: Adenauer, Schuman e De Gasperi. Mi sono spiegato il
perche: tutti e tre erano uomini di confine, Schuman era di Strasburgo, e stato sindaco,
io sono stato molto legato a Schuman, un uomo eccezionale; Adenauer e De Gasperi,
che come trentino fu anche deputato al parlamento austriaco. E, a questo proposito,
voglio ricordare che ci fu una riunione della gioventu europeista, cioe del Movimento
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europeo, che si tenne a Vienna nel Parlamento di Vienna; allora, come presidente della
delegazione italiana, mi federo sedere al posto dove c'era la targhetta: "Qui sedeva
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l'onorevole Alcide De Gasperi di Trento". Devo dire che questi tre uomini verarnente
sono stati colora che hanno, direi, impressionato non solo per la lora capacita intuitiva e
per la loro esperienza politica, ognuno nei propri Paesi, rna per l'identita di vedute, per
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quanto concerne la costituzione dell'Europa politica, ritenendola l'unica possibilita per
ovviare alIa tragedia delle guerre, che erano poi state nel passato sempre guerre tra Ie
potenze europee.
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D.P.: Lei ritiene che all'inizio degli anni Cinquanta il pensiero di De Gasperi sulla
necessita di costruire la Comunita politica europea fosse condiviso all'interno del
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governo e all'interno della Democrazia Cristiana?
EN.: Non c'e dubbio. In modo assoluto e determinante. E io debbo anche dire che la
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morte del Presidente De Gasperi, avvenuta pochi giorni prima del voto dell'Assemblea
francese sulla Comunita europea di Difesa, fu magari anticipata dal dolore che lui provo
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nell'apprendere Ie notizie negative sulla CED provenienti da Parigi.
Ecco, questi tre uomini sono stati colora che hanno veramente, come posso dire?, non
solo tracciato la linea maestra, rna impressionato per l'intuizione che la pace sarebbe
stata raggiunta insieme a una maggiore giustizia sociale soltanto se l'Europa si fosse
unita.
D.P.: Lei ha conosciuto anche Jean Monnet?
EN.: Certo, l'ho conosciuto. Uomo di grande intelligenza e di grande visione su tutti i
problemi di natura non solo politica, rna suI piano finanziario, industriale, economico.
Un uomo di grandissima levatura, che non a caso e ancora oggi ricordato come uno dei
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padri fondatori della Comunita europea. L'eredita di Monnet, della costruzione
gradualistica dell'Europa a partire da singoli settori, e importantissima. Ma bisogna che
essa rimanga legata alIa sua ispirazione originaria: la lotta per l'integrazione politica.
In questa prospettiva, cosa dobbiamo fare oggi? Dobbiamo stare attenti perche noi
realizzeremo l'euro, rna bisogna che la politica non perda il suo primato - in Italia ne
abbiamo un esempio, cM non c'e piu il primato della politica, rna c'e il primato delle
corporazioni - dobbiamo stare attenti a far S1 che non ci sia un primato della burocrazia
tecnocratica finanziaria europea. L'uomo politico non pub essere condizionato da un
burocrate 0 da un tecnocrate. Nell'uomo politico si riflette tutto il mondo della
democrazia. L'uomo politico, e colui che deve mediare tra Ie varie esigenze, tra Ie
possibilita di raggiungere quello che tutti affermano: giustizia sociale, rispetto
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dell'uomo, liberta totale di pensiero, di azione, di espressione. Quando si parla di
globalizzazione, se mi trovo d'accordo perche la globalizzazione del mercato libero
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significa poter fare accedere tutti a tutto, so anche che dobbiamo essere molto accorti a
non incorrere in quello che pub essere un grosso rischio, che Ie grandi potenze
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finanziarie e industriali domani non siano quelle che condizionano la vita della
Comunita nel suo complesso. Cib impedirebbe la realizzazione di quella giustizia
sociale che a noi cattolici, con la Rerum Novarum, e stata insegnata da Leone XIII e
che papa Giovanni Paolo II ha ricordato nella Centesimus Annus. 10 rivendico sempre il
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fatto che Leone XIII per primo ha dichiarato guerra allo sfruttamento del lavoro
femminile, allo sfruttamento del lavoro minorile, alIa necessita della concertazione
della giusta mercede tra il lavoratore e il padronato e ha invitato i cattolici a
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organizzarsi in associazioni che potessero difendere i diritti del lavoratore, perche
lavorasse nel modo piu degno per il rispetto che si deve proprio all'uomo, ai fini anche
di una mercede che assicurasse la dignita del sostentamento della famiglia. Non si e
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dovuto aspettare l'ottobre 1917, con la rivoluzione russa. Una delle cose che io avevo
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proposto l'anno scorso - "rna percM non ricordiamo l'ottantesimo anna della rivoluzione
russa?" - e stata un fallimento completo. Oggi vediamo che gli ex comunisti in Italia
diventano socialdemocratici. Questo mi pub far piacere perche, ritenendo che l'uomo
sia un animale intelligente, cib significa che ha capito che non era quella la strada
giusta. Perb bisogna vedere se poi hanno il coraggio di fare quello che e necessario
perche non si arrivi a quelle grandi concentrazioni di natura finanziaria e industriale che
sono costrette poi a non tener conto di quello che e il giusto per tutti. 10 sostengo che
stiamo verificando che i ricchi diventano sempre piu ricchi - non parle delle persone
fisiche, parle delle persone giuridiche - e invece colora che hanno meno diminuiscono
.i lora averi Guardi la pressione fiscale. 10 condivido tutti i sacrifici che abbiamo
dovuto fare per entrare nell'euro, rna il problema adesso e restarci senza tradire i
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principi, i principi di quegli europei che hanno concepito l'Europa come l'Europa dei
popoli, quindi un'Europa giusta.
D.P.: Alla luce di queste considerazioni, Lei ritiene che il processo di integrazione
europea sia irreversibile?
F.N.: Penso di s1. Sarebbe una catastrofe se non 10 fosse. Dobbiamo continuare a fare
sacrifici perche 10 sia, pero rispettando i valori umani, che per me - certo non per tutti sono quelli dettati dalla dottrina cristiano-sociale della Chiesa.
D.P.: Quindi, se Lei dovesse trarre dal passato un'esperienza da proporre aIle nuove
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generazioni per il futuro, questa sarebbe l'esperienza della Comunita politica?
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EN.: Ah, non c'e dubbio! 10 forse non la vedro la Comunita politica. Me mi auguro di
vederla e di poter gioire con tutta la mia famiglia. Dico sempre alle mie figlie e ai miei
generi (essendo una famiglia fortunatamente felice, siamo in parecchi, siamo in 17 - 18
0
meno): "Ricordatevi che se la nostra generazione non e riuscita se non ad
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piu
impostare e a programmare, voi dovete realizzarla l'unione europea, con quei principi
che 10 stesso Manifesto di Ventotene di Spinelli afferma".
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D.P.: Lei ha conosciuto Spinelli?
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EN.: Come no? Grandissima persona.
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D.P.: C'e qualche episodio in particolare che ricorda?
EN.: Beh, guardi, quando ci siamo interessati del Movimento europeo - lui ancora non
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era parlamentare - quando andavamo a Parigi stavamo sempre insieme. Un uomo, un
laico, non un anticlericale, no, assolutamente, un laico rispettoso, rna veramente un
uomo di grande intelligenza e con questa grande visione dell'Europa.
D.P.: Ritiene che Spinelli e il Movimento federalista in senso lato abbiano avuto
un'influenza suI processo d'integrazione europea?
EN.: Non c'e dubbio, come spinta, come impulso, come presenza continua a ricordare
che non si sarebbe mai dovuti tomare indietro, rna andare avanti. Purtroppo Spinelli
non ha visto la realizzazione dell'Unione politica, pero ha agito sempre secondo queste
direttive.
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D.P.: Ha conosciuto Lodovico Benvenuti?
F.N.: Come no?
D.P.: E Enzo Giacchero?
F.N.: E come no? Facevamo parte dell'Ufficio Esteri della Democrazia Cristiana.
Ludovico Benvenuti, e stato anche sottosegretario al Commercio con l'Estero. Poi e
diventato Segretario del Consiglio d'Europa. Era una persona stimatissima da De
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Gasperi, veramente, 10 ricordo. Noi come Ufficio Esteri della Democrazia Cristiana, di
cui io ho fatto parte come vice-dirigente sempre dapprima come rappresentante dei
giovani e poi sono rimasto fino ache e esistito, facevamo queste riunioni di politica
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internazionale, e in modo particolare di politica europeista. Uno dei successori di
Andreotti, del sottoscritto ai vertici del movimento giovanile della Democrazia
Cristiana e stato il presidente della Commissione Malfatti, perche Franco Maria
HA
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Malfatti e stato delegato nazionale dei gruppi giovanili dopo di noi, nella generazione
successiva.
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D.P.: Chi partecipava in particolarea a queste riunioni in cui si parlava di Europa, di
impegno europeistico? Chi si occupava di piu di queste tematiche?
F.N.: Fino ache c'e stato De Gasperi, era lui che, anche indirettamente, attraverso i
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segretari politici della DC, dava un indirizzo, non c'e dubbio. Ma poi Emilio Colombo,
Franco Maria Malfatti, Enrico Tosi - che e stato il primo dirigente dell'Ufficio Esteri
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della DC -, Igino Giordani, 10 stesso Attilio Piccioni. La prima delegazione delle
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Nouvelles Equipes fu presieduta da Attilio Piccioni, vice-segretario della DC sotto De
Gasperi, uomo di una grande capacita politica. Taviani ha detto: "Era anche un po'
pigro", rna questa sua pigrizia era una capacita di riflessione, di giudizio, di
meditazione. Era presieduta da Piccioni ed era composta da Igino Giordani, Giulio
Andreotti, Enrico Tosi e il sottoscritto.
D.P.: Secondo Lei, quale pub essere stata su De Gasperi l'influenza del mondo laico,
degli Eunaudi, Sforza, Carandini?
EN.: Estremamente positiva percM De Gasperi ha fatto sempre affidamento su queste
forze laiche proprio per portare avanti l'idea dell'Europa politica. Quindi Sforza,
Einaudi, Saragat, Tarchiani, ex ambasciatore a Washington, Paolo Rossi, Mario Zagari,
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Vede? C'erano addirittura due socialisti, tre socialisti - Saragat e Paolo Rossi, che
facevano parte prima del PSLI e poi del PSDI, e Zagari invece era della Gauche
europeenne che faceva parte del PSI. E poi Malagodi, La Malfa. Non dobbiamo
dimenticare che De Gasperi ha sempre concepito l'Europa come l'Europa di tutti, dove
ognuno avrebbe potuto apportare positivamente qualche cosa, suI piano della
democrazia, rna la vera democrazia, non soltanto quella politica che ti da la possibilita
di parlare, rna anche la democrazia economica. Se lei pensa che De Gasperi con questi
uomini ha realizzato veramente la modifica della stato sociale attraverso la riforma
agraria, la Cassa del Mezzogiomo... Perche De Gasperi ha voluto, dopo aver vinto Ie
elezioni del 18 aprile, rifare il govemo con queste persone? Perche non voleva
assolutamente che si dicesse
"e
un govemo di cattolici", inteso come movimento
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politico che desiderasse comprimere la liberta altrui. Anzi, fu lui che anda a via
Nazionale, alIa Banca d'Italia, a chiedere che Einaudi diventasse presidente della
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Repubblica - nessun altro presidente del Consiglio sarebbe poi andato a chiedere a un
Govematore della Banca d'Italia... - e Einaudi accetta. Fu un colloquio di pomeriggio:
De Gasperi fu accompagnato all'epoca da Taviani. Taviani rimase nell'anticamera della
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studio di Einaudi e quando vide De Gasperi uscire sorridente capl che Einaudi aveva
accettato.
F.N.: Beh, Taviani
e stato
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D.P.: Ricorda qualche cosa anche del ruolo di Taviani?
il rappresentante permanente italiano della Comunita
europea. Persona alIa quale io sono legato da molto affetto per Ie battaglie compiute
AH
insieme. Ecco, uno dei grandi europeisti italiani
e stato Paolo Emilio Taviani, uomo
severo, uomo severo con se stesso, con la sua famiglia, rna un uomo di grande apertura,
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di grande intelligenza, di grande impegno, insomma. Non dimentichiamo che lui e stato
uno dei piu grossi partigiani italiani.
Pella...
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Un altro uomo che non bisogna dimenticare e Mario Ferrari Agradi. E poi Ezio Vanoni,
D.P.: Ricorda qualche episodio che riguarda l'impegno europeistico di Giulio
Andreotti?
EN.: Beh, Giulio Andreotti, per essere stato permanentemente a fianco di De Gasperi e
poi avendo avuto sempre incarichi di estrema importanza nel govemo, perche oltre che
Presidente del Consiglio e stato ministro degli Esteri, ministro della Difesa, ministro
dell'Industria e per il Mezzogiomo - per esempio, ha sempre considerato il
Mezzogiomo dell'Italia come il futuro Mezzogiomo dell'Europa, e quindi un'area da
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sviluppare e valorizzare percM era il trampolino di lancio per una politica nei confronti
di tutti i Paesi del bacino mediterraneo - e stato ministro della Difesa, quindi ha avuto
una grande possibilita di affermare sempre, proseguendoli, i principi della politica
estera italiana di De Gasperi, che si imperniavano da una parte sull'Europa e dall'altra
sulla Nato, cioe, una organizzazione di difesa, mai di offesa, nei confronti del pericolo
proveniente da Est. Quindi, per quanto concerne Andreotti, e stato l'altro uomo che io
chiamo del "trialogo". PercM? PercM nel bacino mediterraneo, lui ha sempre sostenuto
che ci sono Ie tre religioni monoteiste: ebraismo, islamismo e cattolicesimo. E queste
tre religioni monoteiste non potevano che trovarsi d'accordo su determinati principi:
questa spiega il grande carisma che ha nei confronti dei Paesi del bacino mediterraneo
ancora oggi. Lui e in rapporti eccezionali con tutti gli uomini di Stato e puo darsi che
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questo gli abbia un po' provocato qualche difficolta nei rapporti con gli Stati Uniti.
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D.P.: Cosa puo dirmi, infine, per quanto riguarda la presidenza di Giuseppe Petrilli al
Movimento europeo, che ha portato il Movimento europeo sulle posizioni spinelliane?
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EN.: E' stata positivissima, tanto e vero che, come riconoscimento di questo, Petrilli e
stato poi anche presidente del Movimento europeo internazionale. Lui ha avuto un
grande collaboratore, Carlo Meriano, che e stato il segretario generale del Movimento
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europeo dopo Angelo Lotti e che poi e divenuto il mio assistente alIa presidenza
dell'IRI, sempre per proseguire questa politica europeistica nella continuita dell'attivita
fatta da Petrilli per tanti anni. Lui e stato per, credo, oltre 15 anni presidente del
Movimento europeo italiano e per cinque
sei presidente del Movimento europeo
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internazionale.
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D.P.: 10 La ringrazio dell'intervista che mi ha concesso ...
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EN.: Per carita, s'immagini
D.P.: ... anche da parte della Commissione europea. E' d'accordo che questa intervista
venga messa a disposizione dei ricercatori per scopi scientifici?
EN.: Non c'e problema.
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