Interview with Carlo Savoini - Historical Archives of the European

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Interview with Carlo Savoini - Historical Archives of the European
Interview with
Carlo Savoini
Interview by
M. G. Melchionni
Roma 09/02/1998
Voices on Europe collection
Carlo Savoini
Cassetta I, inizio laID A
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Maria Grazia Melchionni: Ci troviamo Carlo Savoini ed io Maria Grazia Melchionni presso la
Fondazione Giul io Pastore aRoma, il 9 febbraio 1998, per raccogliere il racconto del Dottor
Savoini relativo alia sua partecipazione alia costruzione europea sotto il profilo della politica sociale
della Unione europea.
Dottor Savoini, innanzitutto e d'accordo che io registri tale conversazione?
Carlo Savoini: Senz'altro.
M G.M: La ringrazio molto. Vorrei chiederLe in quale anna e entrato come ricercatore presso il
Centro studi e formazione della Cisl e di cosa Ella si e occupata. Prego.
C.S.: Nel 1956 ero un giovane laureato al Cesare Alfieri di Firenze in Scienze Politiche ed ero
assistente del Preside dell'epoca, un esimio costituzionalista, il Professor Giuseppe Maramini.
Fu proprio in quel periodo che Giulio Pastore, con il quale ero entrato in contatto per invitarlo a
tenere una conferenza al Cesare Alfieri sui sindacato ill ltalia, mi propose, nell' ottobre del 1956, di
coilabo rare con la Cisl al Centro studi e formazione di Firenze. Cominciai, quindi, nello stesso
mese a prestare la mia attivita collaborando con il Professor Vincenzo Saba e con altri colleghi alia
formazione dei quadri sindacali.
M G.M: Quando viene istituito I'Ufficio studi per i problemi europei, di cui Ella verra nominato
responsabile?
C.S.: Ii settore dell 'Ufficio studi consacrato ai problemi europei venne istituito nel giugno del
1958.
MG.M: Quindi dopo l'entrata in vigore dei Trattati.
C.S.: Si, dopo I'entrata in vigore dei Trattati. Va detto perc che nel giugno del 1957 l'Onorevole
[Giulio] Pastore, proseguendo una delle grandi tradizioni formative della Cisl - quella della
settimana confederale di formazione in cui i membri del Consiglio generale, cioe la dirigenza
politica massima eletta dal Congresso della Cisl, si riunivano a Firenze per dibattere su un
problema di attualita sindacale particolarmente importante - decise di consacrare la settimana
confederale ai problemi della costituenda Cornunita europea e all' esame del Trattato di Roma.
Credo che vada reso merito all'onorevole [Giulio] Pastore del coraggio dimostrato
nell'intraprendere una iniziativa del genere, poiche, in quel momento, la Cisl era l'unico sindacato
italiano apertamente schierato a favore dell' integrazione europea.
. Inoltre, si deve sottolineare la coraggiosa scelta del metoda di approfondimento: nella settimana in
questione (alIa cui organizzazione fui invitato a collaborare) si sviluppo un'analisi approfondita del
Trattato di Roma sotto diverse angolazioni. L'intento era quello di permettere ai membri del
Consiglio generale della Cisl di prendere posizione formale nei confronti del Trattato di Roma e
delle politiche da esso previste.
La settimana confederale di quell' anna si apri con una introduzione del Professor Mario Romani,
Direttore degli studi e della formazione nella Cisl, che ripercorre la partecipazione dell'Italia al
processo di integrazione europea, con particolare riferimento alia integrazione in atto nel settore del
carbone e dell' acciaio.
Vennero invitati ad esprimere la loro rispettiva valutazione sui Trattati (e questa fu la novita della
formula su cui tomero nel corso delle nostre conversazioni) il rappresentante del govemo,
nell'occasione l' Ambasciatore Antonio Venturini che era'stato il negoziatore del TIattato di Roma,
e i rappresentanti degli interessi costituiti. Ricardo il rappresentante della Confagricoltura, il
rappresentante della Confindustria - l'allora Direttore generale Dottor Franco Mattei - e il
rappresentante della Confcommercio, presentare ai sindacalisti la loro valutazione, in quanta gruppi
d'interesse costituiti, del Trattato di Roma. Si trattava dunque di un metodo estremamente
coraggioso oltre che novatore nel modo di fare politica nel nostro paese.
MG.M: Che dimostra l'attenzione del sindacato.
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cs.: L'attenzione e l'importanza che il sindacato democratico attribuiva a questa processo. Poi
continuo con un intervento del Dottor Ettore Massaccesi, allora Direttore generale degli Affari
sociali presso la Ceca. Era di origine Cisl e aveva partecipato ai lavori dell 'Ufficio studi
propedeutici alla partecipazione del sindacato aile attivita della Comunita carbosiderurgica.
La settimana si chiuse con una serie di conclusioni tratte dal Professor [Mario] Romani e, infine,
con la adozione di una mozione proposta dall'onorevole [Giulio] Pastore al Consiglio generale
volta ad ottenere l'autorizzazione, in quanta Segretario regionale della Cisl, a prendere la parola in
Parlamento per difendere la ratifica del Trattato di Roma.
MG.M.: E [Giulio] Pastore tenne il famoso discorso sui Trattato di Roma in Parlamento. [Giulio]
Pastore era anche membro del Comitato d'azione per gli Stati uniti d'Europa.
CS.: Esatto.
. M.G.M: Lei ricorda nulla a proposito della partecipazione di [Giulio] Pastore al Comitato
d'azione per gli Stati uniti d'Europa? Era nota questa fatto, era commentato?
Cs.: II fatto era nota anche perche [Giulio] Pastore, come poi Bruno Storti e Dionigi Coppo negli
anni successivi, parteciparono sempre attivamente al Comitato d'azione per gli Stati uniti d'Europa
Ricordo quando venni aRoma, nel 1958, di essere andato parecchie volte all'h6tel Hassler a
prendere Jean Monnet per accompagnarlo fino a Via Po e poi riaccompagnarlo in albergo. Ricordo
con una certa emozione una volta in cui, durante il percorso, chiese il mio parere su un documento
che aveva predisposto, uno dei famosi pezzi di carta che discuteva con i vari rappresentanti ogni
volta che arrivava in una capitale. Chiese il mio parere a proposito di una frase dedicata al sociale e
io gli feci un suggerimento. Fui molto emozionato nel trovare che aveva messo il mio piccolo
emendamento nel testo definitivo.
MG.M: Bene, questa e il suo ricordo di [Jean] Monnet. Che impressione Ie fece?
Cs.: Un uomo fantastico, con una carica incontenibile e al tempo stesso una semplicita
convincente. Ho avuto la fortuna di essere molto vicino a Jacques Delors e credo che queste siano
state Ie mie due personal ita di riferimento. [Jean] Monnet e [Jacques] Delors.
M G.M: Dottor Savoini in questa primo periodo di attivita presso il Centro studi, prima cioe che
Ella si recasse a Bruxelles al Segretariato del sindacato europeo, quaE erano i temi dei quali vi
occupavate e quaE erano Ie caratteristiche del vostro lavoro. Avevate contatti transnazionali?
Cs.: La mia attivita internazionale per la Cisl comincio nel 1958 quando [Giulio] Pastore, alcuni
mesi prima che venissi aRoma, mi designo membro del Comitato economico dell'organizzazione
regionale europea della Cisl internazionale, che comprendeva i sindacati affiliati alla
Confederazione internazionale dei sindacati liberi di tutta I'Europa e non solo della Comunita.
Con la nascita della Comunita economica europea i sindacati liberi dei sei paesi membri diedero
luogo, nel luglio del 1958, ad un Segretariato sindacale europeo dei sindacati liberi della Comunita
che fu, insi~me con l'allora Organizzazione regionale europea dei sindacati cristiani, il primo
embrione di sindacato transnazionale.
Certo l' espressione e molto ambiziosa, rna vorrei sottolineare che sin daI primo momento i
sindacati dei sei paesi della Comunita superarono Ie resistenze dei sindacati degli altri paesi
europe!..
MG.M: Che avrebbero preferito I'appartenenza ad una organizzazione piu vasta.
CS.: Ebbero, quindi, il coraggio di costituire un' organizzazione specifica per la CEB.
La mia prima attivita risale al luglio 1958, quando il Segretariato sindacale europeo della Cisl
internazionale convoco una prima riuoione per un in~ontro con la Commissione sociale del
Parlamento europeo. L'incontro era volta a cercare di foroire una lettura comune ed interpretativa
degli articoli 117 e 118, consacrati alIa politica sociale e alla politica di armonizzazione sociale.
Fin dal primo momento i sindacati liberi europei non solo si pronunciarono a favore
dell'integrazione europea, rna tentarono di costituire una sede permanente di analisi, osservazione e
risposta aIle istituzioni attraverso il dialogo.
M. G.M.: Ricorda quale fu la valutazione che il sindacato diede di questi articoli, della lora portata
e dei lora limiti?
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Certo, anche perche il ruolo della Cisl italiana in questa fase interpretativa, peraltro
ottimistica, fu importante. Ricordo me ed un collega arrivare alla riunione sindacale, che precedette
l'incontro con la Commissione sociale, con una analisi approfondita scritta sull'articolo 118 che
avevamo redatto nel treno che ci portava a Bruxelles, concernente I'armonizzazione nel progresso
delle condizioni di vita e di lavoro. II documento della Cisl, che illustrava il metodo da seguire,
divento largamente quello del Segretariato sindacale europeo. Credo che negli archivi della
Fondazione Pastore dovrebbero esserci ancora sia il testa del documento della Cisl sulla
armonizzazione sociale, sia il testa che fu poi presentato alla Commissione sociale del Parlamento
europeo.
Fu un'interpretazione probabilmente un po' ingenua perche dovemmo constatare nel corso degli
anni successivi che, benche I'articolo fosse molto ambizioso e altisonante, 10 strumento giuridico
che avrebbe dovuto consentire I' applicazione del programma di armonizzazione prevedeva - come
troppe volte nel Trattato di Roma - il voto all'unanimita. Come tale non ci consenti nell'immediato
di pervenire a dei risultati comunitari concreti nel settore sociale.
Fu, comunque, un articolo che permise un intenso lavoro di riavvicinamento e di comprensione
reciproca tra organizzazioni sindacali di forza, storia e cultura estremamente diverse.
MG.M: Ella ando molto presto a Bruxelles. Nel 1964 venne nominato Segretario del
Segretariato sindacale europeo, che poi nel 1969 divenne Confederazione europea dei sindacati
liberi.
Quando arrivo a Bruxelles, nel 1964, quali erano Ie posizioni delle diverse organizzazioni
sindacali? Altre se ne erano organizzate a Bruxelles, come ad esempio Ie Associazioni padronali.
Ci vuole descrivere questa rete di rapporti intersindacali come si viene costituendo a Bruxelles e
anche come si vengono strutturando i rapporti con Ie istituzioni europee in quegli anni '60?
CS.: Nel 1958 accanto al Segretariato sindacale europeo della Confederazione europea dei
sindacati liberi esiste 1'0rganizzazione regionale europea dei sindacati cristiani, con cui il
Segretariato europeo della Cisl intrattiene rapporti di collaborazione intensa e regolare. Ricordero
che la fusione tra i due avviene nel 1973. Venerdi scorso si e infatti festeggiato a Bruxelles il 25°
anniversario della Confederazione europea dei sindacati.
In quei primi anni di integrazione europea si erano anche costituite delle organizzazioni padronali:
importante e il Comitato delle Organizzazioni professionali agricole presso la Comunita europea
con cui il Segretariato intrattiene rapporti.
MG.M: E i sindacati socialisti?
. C.S: Ci arrivo subito! Ma i rapporti piu intensi sono tra il Segretariato e I'Vnione delle industrie
della Comunita europea, I'Vnice, a cui e affiliata per l'Italia la Confindustria e, infine, il Centro
europeo delle imprese pubbliche 0 a partecipazione statale.
Accanto all'Organizzazione regionale della Confederazione mondiale dei sindacati cristiani esiste,
come ho detto, il Segretariato sindacale europeo della Confederazione intemazionale dei sindacati
liberi. A detto Segretariato aderiscono per l'Italia la Cisl e la ViI. Va chiarito in proposito che la
Confederazione internazionale dei sindacati liberi affilia anche i sindacati dichiaratamente socialisti
dei paesi democratici europei, nonche sindacati che riaffermano la lora autonomia rispetto ai partiti
politici: non solo dunque la Cisl italiana, rna altresi l'americana Afl-Cio, la Dgb tedesca e Force
Ouvriere en France. Ci sono poi il sindacato socialista belga e quello olandese, recentemente
riunificatosi con il sindacato cattolico olandese.
Per testimoniare la prevalenza dell'appartenenza sindacale rispetto all'opinione politica esistente
allora in seno ai sindacati europei, Le confessero che una delle ragioni non ultima che mi convinse
ad andare a Bruxelles fu che, nel 1965, due leaders importanti di orientamento socialista come Otto
Brenner, Presidente dei metalmeccanici tedeschi Igmetal, e Louis Major, Presidente del sindacato
belga Fstb e poi Ministro del lavoro, mi chiesero di intervenire presso [Bruno] Storti, Segretario
generale della Cisl allora, per proporgli la candidatura alIa presidenza della Cisl internazionale.
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Mi sembra particolarmente significativo che due leaders sindacali di estrazione socialista
chiedessero a [Bruno] Storti, allora deputato democristiano, di essere Presidente dei sindacati che
taluni avrebbero voluto dichiaratamente socialisti.
MG.M: Si, davvero l Dottor Savoini, per tutti gli anni '60 rimase Segretario di questa importante
organizzazione. Quali sono stati gli oggetti pili importanti della sua attivita negli anni '60 e quindi
gli sviluppi della politica sociale?
CS.: Anzitutto la partecipazione alia messa in opera delle prescrizioni sociali del Trattato. Per
quanta riguarda la politica sociale alcuni passi furono fatti verso la realizzazione progressiva della
libera circolazione dei lavoratori e la regolamentazione della sicurezza sociale dei lavoratori
emigranti, previste dagli articoli 48 e 49 del Trattato.
Inoltre non va dimenticata la messa in atto delle disposizioni istitutitive del Fondo sociale e
occorrera ricordare a questa punto che, seguendo I' esperienza Ceca, la Commissione della
Comunita economica europea prosegui la politica di contatto e di consultazione con Ie parti sociali.
MG.M: Ma nell'ambito del Comitato economico e sociale 0 direttamente con i rappresentanti?
Cs.: Indipendcntemente dalle consultazioni del Comitato cconomico e sociale prcviste dal
Trattato. Nell'ambito del Trattato e prevista dagli articoli 124 e 125 la creazione di un Comitato
consultivo composto da rappresentanti dei governi, dei datori di lavoro e dei lavoratori che assiste la
Commissione nella gestione del Fondo sociale europeo.
M G.M: Quindi subito si e costituito, fra i tanti Comitati di questa genere, un Comitato destinato..
Cs.: Destinato ad assistere la Commissione nella gestione del Fondo sociale. Di tale Comitato
sono state dapprima membro supplente e poi effettivo per aIcuni anni.
Anche per quanta concerne l' attuazione della libera circolazione prevista dagli articoli 48 e 49 del
Trattato, la Commissione previde la creazione di un Comitato consultivo tripartito cui
partecipavano rappresentanti dei governi, imprenditori e sindacati.
La stessa cosa fu fatta nel quadro della sicurezza dei lavoratori emigranti e per la messa in atto
dell'allora articolo 128, dedicato ai principi comuni di formazione professionale. Come vede ben
quattro Comitati consultivi.
M.G.M: A quale prese parte?
CS.: Ho fatto parte del Comitato Fondo sociale e del Comitato libera circolazione. In tale
Comitato ogni paese era rappresentato da due rappresentanti effettivi e un membro supplente per i
governi, datori di lavoro e lavoratori. La presidenza era allora affidata al Professor Lionello Levi
Sandri.
M. G.M.: Parliamo dei tentativi della Commissione di sviluppare I' articolo 118, di implementare la
politica sociale in tutti i suoi aspetti.
CS.: Volentieri, anche se cia evoca tutta una serie di lotte senza grandi risultati, di ricerche di
progressi estremamente difficili, di lunghe battaglie non contro la Commissione, ma alleati con essa
contro il Consiglio dei Ministri in particolare per superare il veto che il governo francese in quegli
anni poneva allo sviluppo di una concreta politica sociale comunitaria.
MG.M: Chi furono i campioni di queste lotte? Vogliamo ricordare i Commissari che avevano
questa dossier in carica negli anni '60?
CS.: n Commissario responsabile per lunghi anni e l'uomo che combatte per l'armonizzazione nel
progresso delle condizioni di vita e di lavoro a livello della Comunita fu [Lionello] Levi Sandri.
II Professor (Lionello] Levi Sandri dispiega una grande attivita per tentare di progredire in tale via.
Innanzitutto provvide alla costituzione di due gruppi per'l' armonizzazione sociale in generale, uno
composto da rappresentanti governativi, in quanta l' articolo 118 prevede la collaborazione tra gli
stati membri, e l'altro composto dalle parti sociali che comincia a funzionale fin dagli anni '60.
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Dopo avere costituito il gruppo per I'armonizzazione sociale, composto da alti rappresentanti
degli Stati membri, il Professor [Lionello] Levi Sandri immediatamente diede vita ad un Comitato
di datori di lavoro e lavoratori detto Gruppo centrale delle parti sociali per I'armonizzazione sociale.
II Gruppo lavof() qualche anna per tentare di elaborare un programma di armonizzazione sulle
materie elencate nell'articolo 118, promuovendo I'organizzazione di studi e la consultazione tra Ie
parti per assicurare la comprensione reciproca delle diversita e promuovere la convergenza nelle
specifiche materie. Purtroppo il Gruppo non riusci a darsi un vero programma, mancando quasi
sempre I' accordo delle parti di fronte ai rappresentanti dei lavoratori che insistevano per
J.' armonizzazione sociale, i rappresentanti delle organizzazioni padronali mostrarono sempre una
notevole reticenza.
MG.M.: Lei fece parte di questa gruppo?
CS.: Feci parte di questa gruppo.
M G.M.: Ricorda qualcbe problema in particolare?
CS.: Ricordo quando final mente si riusci a trovare un dossier sul qualche c'era possibilita di
accordo, quello sull' eta di ammissione al lavoro dei giovani e la protezione del lavoro minorile. Si
trattava del primo tema su cui imprenditori e sindacati erano disposti a discutere insieme, e molto
realisticamente, il Professor [Lionello] Levi Sandri non penso ad un intervento legislativo
obbligatorio che avrebbe probabilmente scioccato gli Stati membri, rna piuttosto ad una
raccomandazione del Consiglio. La Commissione elaboro all' epoca una raccomandazione e
consulto su di essa il Gruppo per l'armonizzazione sociale che, con alcuni aggiustamenti, diede
parere positivo. In seguito la proposta di raccomandazione fu sottoposta al Comitato economico e
sociale e al Parlamento europeo. Ero appena arrivato a Bruxelles e riuscii a mettere insieme il
relatore del Comitato economico e sociale, il vice Presidente dei sindacati tedeschi, ed il relatore del
Parlamento europeo, Elie Troclet, giurista famoso ed ex Ministro belga. Essi concordarono insieme
Ie modifiche da portare alla proposta di raccomandazione della Commissione. Solo quando il testo,
con il parere del Comitato economico e sociale e del Parlamento europeo, arrivo davanti al
Consiglio dei Ministri fu sotterrato e non se ne ebbero pili notizie.
M G.M: E invece ricorda quali furono i dossiers su cui si registrarono Ie divergenze pili assolute?
CS.: Concernevano l'oggetto stesso della politica sociale. Nell'interpretazione di alcuni governi
co.1pa di questa stato di cose veniva data a Charles de Gaulle, rna molte volte il Generale servi da
alibi ad altri che volevano mantenere il sociale tra Ie competenze degli Stati membri. La politica
sociale in quei tempi di espansione era anche politica elettorale, dunque ogni Stato preferiva..
MG.M: Quindi il lavoro minorile, come lavoro di chi non aveva diritto di voto era in fondo
I'unico gestibile.
CS.: Esatto, anche se poi quel dossier venne abbandonato.
Lo stesso accadde per la parita di trattamento uomo-donna prevista dal Trattato all'articolo 119, su
cui poi la Comunita ha costruito una vera politica. Tutte Ie misure che sono state adottate dai paesi
sull'eguaglianza, non solo salariale, rna anche di occupazione, formazione e sicurezza sociale,
provengono da Bruxelles. Avesse mai un governo riconosciuto che Ie legislazioni nazionali erano
un riflesso della politica comunitaria e della decisione del legislatore comunitario! Ognuno si
voleva vantare di essere un governo progressista che proteggeva Ie donne che portavano voti. M G.M: Come giudica il dialogo dei sindacati con Ie organizzazioni padronali, quale si svolgeva a
Bruxelles, rispetto ai modi e aIle forme che questa dialogo aveva in Italia pili 0 meno nello stesso
periodo?
CS.: Intanto Le diro che la differenza fondamentale e che i rapporti imprenditori-sindacati nei
paesi membri sono rapporti di forza che si sono venuti costituendo nel corso della storia. I rapporti a
livello comunitario sono rapporti di ragione.
MG.M: Che vuole dire rapporti di ragione?
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cs.: Rapporti di responsabilita, nel senso che sono rapporti calcolati in base all'interesse
reciproco in un contesto generaIe di sviluppo economico-sociale. Sono molto centralizzati e
tengono conto delle diversita dei sistemi delle relazioni industriali.
MG.M.: Quindi devono avere una portata pili generale.
Cs.: Gia, pero forte e stato sin dall'inizio il senso dell'autonomia delle parti sociali nell'ambito
delle loro responsabilita. Ricordo, ad esempio, che la Commissione organizzo - credo nel ] 963 sulla base dell' articolo ] 18 una Conferenza sull' annonizzazione dei sistemi di protezione sociale
degli Stati membri. Una Conferenza estremamente importante, ben preparata in cui si trattavano
l'insieme degli aspetti giuridici, economici e finanziari dei vari sistemi di protezione.
Durante la Conferenza tripartita, i rappresentanti dei governi e i Direttori generali nazionali della
sicurezza sociale dichiararono di ritenersi gli unici detentori, sulla base della lettura articolo ] 18, del
diritto a prendere posizione rispetto alle materie sull' armonizzazione dei sistemi di sicurezza
sociale.
Spontaneamente imprenditori e sindacati si riunirono per elaborare una dichiarazione comune in
cui rivcndicarono il loro contributo e diritto a prendcre posizione.
M.G.M.: Lei in fondo ha vissuto tutte Ie Commissioni che si sono succedute. Qui siamo all'epoca
della Commissione Hallstein. Quale c1ima si respirava all'interno di essa?
Cs.: AlI'inizio vi era un b1fande entusiasmo che comincio a poco a poco ad afftevolirsi di fronte
aile continue restrizioni dell' impetus che aveva portato alia redazione del Trattato di Roma e a1
tentativo di recupero di potere da parte di alcuru governi, tra cui quello francese.
MG.M: In che anno collocherebbe questa evoluzione, prima 0 dopo il Piano Fouchet? [Charles]
de Gaulle sale al potere nel 1958, siamo con il Piano nel 1960-1961.
CS. : Ho sempre ritenuto un grande errore respingere il Piano Fouchet.
MG.M: Molti sono di questa idea oggi, anche coloro i quali 10 avevano osteggiato. Credo che il
Piano Fouchet sarebbe stato un passo modesto rna un vero passo se paragonato all'attuale incapacita
comunitaria di fare una politica interna estera.
Cs.: Invece fu accolto come un sacrilegio all'epoca percM andava contro Ie tesi dell'Europa
federale. Abbiamo perso troppo tempo a fare 1a lotta Europa delle patrie - Europa sopranaziona/e.
In realta abbiamo poi imparato come la politica dei piccoli passi fosse I'unica perseguibile.
Purtroppo la mia andata a Bruxelles coincise con una grande delusione, la crisi della sedia vuota.
La crisi, originata dalle proposte sulla politica agricola, corrispose suI piano sociale ad uno
azzeramento proprio dei tentativi fatti nel settore dell' armonizzazione sociale.
M.G.M.: Ci fu questa coincidenza?
Cs.: Sui piano socia1e il compromesso di Lussemburgo implicava che la Commissione dovesse
avere I'accordo unanime degli Stati membri per scegliere un tema da studiare, per designare gli
esperti, per ,potere consultare Ie parti sociali e per pubblicare 10 studio. Ricordo di avere fatto un
comunicato stampa piuttosto incendiario affermando che I'accordo unanime per ogni singolo
passaggio della fase di ricerca fosse eccessivo.
Da tale frustrazione, che pervase un po' tutti noi a Bruxelles, venne il primo stimolo per il dialogo
socia1e. Fu proprio in quell'occasione che si riusci a convincere 1'organizzazione europea deg1i
imprenditori, 1'Unice, della non necessita del consenso dei goverru per Ie riunioru. Si crearono cosi
due gruppi di lavoro paritari, uno per la formazione professionale e I'altro per il Fondo sociale, due
gruppi paritari informali che riunimmo afftttando Ie sale e pagando gli interpreti con i nostri bilanci
di parti sociali.
.
MG.M: Quindi a1 di fuori delle istituzioru.
CS.: Per dimostrare che la Comunita poteva essere fatta anche sui piano delle parti sociali. Da
questa doveva venire un contributo importante per la riforma del Fondo sociale e soprattutto una
cosa che si concretera con il primo programma di azione sociale: la creazione del Centro europeo
per la promozione della formazione professionale che ha avuto sede fino a qualche anna fa a
Dublino e che oggi e a Tessaloruca.
M.G.M.: E invece nel 1970, la Conferenza tripartita di cui lei ha avuto modo di occuparsi?
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cs.: Sulla seia della eollaborazione imprenditori - sindaeati, in seguito al primo arretramento della
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Comunita in materia di oecupazione e aIle prime schermaglie di crisi petrolifera nella seeonda parte
degli anni '60, nasce l'idea di coordinare dei Comitati consultivi con competenze in materia di
occupazione (Comitato per il Fondo sociale, per la libera circolazione, per la formazione
professionaie).
Ragionammo influenzati un poco dalla esperienza itaJiana: in quel periodo si parlava molto in
ltalia di programmazione e di concertazione tripartita.
In seno al Segretariato europeo lanciammo l'idea di una Conferenza tripartita per l'occupazione.
MG.M: Le tre parti sarebbero stati i membri dei tre Comitati?
CS.: Esatto. Con il passare del tempo l'ambizione divenne quella di riunire a livello politico
govemi, imprenditori, sindacati e Commissione per discutere di occupazione.
·MG.M: Quindi quadripartita.
CS.: Tripartitismo nel senso potere pubblieo nazionale e comunitario, imprenditori e sindacati, rna
in realta ha ragione Lei. Per la realizzazione occorsero pareechi anni. Nel corso dei primi anni si
registn) una forte opposizione da Parigi, che duro fino al maggie francese.
II governo francese prese formale impegno riguardo alia Conferenza durante i negoziati di
Varenne e di Grenelle. In questa momenta il sindacato comunista francese si affaccia sulla scena
eomunitaria.
MG.M: Entrano prima della Cgil?
Cs.: Si a seguito del maggio francese.
La proposta francese di delegazioni nazionali a composlZlone tripartita non viene ritenuta
accettabile dalle parti sociali. Jl sindacato chiede rappresentanti del Consiglio 0 dei governi degli
stati membri, della Commissione e di una delegazione europea di datori di lavoro e di lavoratori.
MG.M: Transnazionale guindi.
CS.: Tale fatto ritardera di altri due anni la conferenza che ha luogo soltanto nel maggio del 1970.
MG.M: Lei ha parteeipato?
Cs.: Come Segretario della Confederazione europea.
M G.M..: Cosa rieorda in partieolare dei lavori?
CS.: Ricordo la ricerca di alleati e il ruolo giocato dal Ministro del lavoro italiano dell'epoca
Carlo Donat-Cattin. Eravamo andati alia conferenza con l'obiettivo comune di istituire una sede di
vera concertazione.
Volevamo superare la fase di consultazione e passare, nel rispetto dell'autonomia e delle
responsabilita proprie di ognuna delle parti, alia eonvergenza dei comportamenti per fomire un
impulso aile politiche di occupazione nazionali e comunitarie.
Contavamo sull'appoggio della presidenza belga, dell'ex sindacalista [Louis] Major. Sbagliammo i
ealeoli perche, diventato Ministro, sembro quasi spaventato dalle rivendicazioni dei sindacati.
Trovammo invece alleati non previsti. AlIa conc1usione della prima giornata l' Ambasciatore
Giorgio Frascani De Vettor Bombassei, venendomi incontro, mi riferi dell'intenzione del Ministro
di abbandonare la sala in caso di mancata costituzione del Comitato.
Durante la serata, dopo una riunione come gruppo delegati del sindacato, andammo a bussare
all' albergo che ospitava la delegazione degli imprenditori e riuscimmo a concordare un testo.
n giorno dopo il Presidente della Confederazione europea dei sindacati liberi ed il portavoce degli
imprenditori, il vice Presidente del Padronato tedesco, lessero nella riunione plenaria la stessa
'
dichiarazione. L'accordo fra Ie parti era stato trovato.
[Carlo] Donat-Cattin trovo alleati imprevisti e di estrema importanza come il Ministro del lavoro
francese Joseph Fontanet ed il primo Ministro Jacques Michel Pierre Chaban-Delmas. [Joseph]
Fontanet fece un intervento astuto che non lascio alcuna possibilita di replica agli altri Ministri, per
di pili in maggioranza di provenienza socialista. Egli riteneva del tutto normale che imprenditori e
sindacati chiedessero una istanza dove discutere insieme con i governi dei problemi
dell' occupazione.
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Riscontrando I'unanimita delle parti sociaIi, venne incaricato il Consiglio di preparare una schema
di organizzazione del Comitato permanente per I'occupazione.
La Presidenza di tumo era francese. L' Ambasciatore Renato Ruggiero, in quel periodo Addetto
sociale, aveva contribuito molto al riavvicinamento italo - francese. Fu proprio l' Addetto socile
francese a convocarmi insieme al suo coli ega italiano e a consegnarmi un testo riguardante 10
schema di organizzazione del Comitato.
Si trattava di prendere 0 lasciare: in quel momenta avevo I'accordo di [Joseph] Fontanet e di
[Jacques] Delors, aHora Consigliere di [Jacques Michel Pierre] Chaban-Delmas, suI progetto La
Grand Societe. Portare tale testa al Quai d'Orsay avrebbe comportato il veto di Michel Debre. Cosi
accettai per il sindacato europeo il testa proposto e fu fatto il Comitato permanente.
M6:M: In questi 5 minuti .
. Nella prima fase della sua attivita ha avuto contatti con il Segretario generale deHa Commissione
Emile Noel e come ha visto e considerato questa figura?
CS.: Fin da quando non ero ancora permanente a Bruxelles il nome di [Emile] Noel ha rievocato
in me un superuomo dell'integrazione, una figura eccezionale, iJ «decimo membra che conta della
Commissione» .
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MG.M: Stavamo ricordando la figura di [Emile] oel..
C.S.: Sotto questa figura austera, seria, impassibile, sempre padrona di se stessa, si sentiva tuttavia
una immensa passione, una gran voglia di Europa.
Sorprendeva in lui I'essere sempre al corrente di tutto, I'avere una memoria da elefante. Sapeva
dare sempre il suggerimento adeguato.
M G.M: La ricorda in qualche episodio particolare? E i suoi famosi gruppi di lavoro? Spesso il
Presidente affidava ad una task force, presieduta da [Emile] Noel, il compito di fare determinate
cose e di preparare documenti importanti. Ha partecipato per caso ad una di queste taskforees?
-c.s.: Si, per I' Atto unico soprattutto in relazione all' articolo 118 b del Trattato, cosi come alia task
force, con [Jacques] Delors, per il rilancio della politica sociale e del dialogo sociale e nella
preparazione della Carta sociale europea.
Abbiamo poi continuato a collaborare anche durante il suo soggiorno a Firenze e decisivo e stato il
suo contributo alia creazione del Centro europeo per Ie relazioni industriali.
MG.M: Cosa ricorda del metodo di lavoro di [Emile] Noel in particolare?
Cs.: L'estremo rigore e la perfezione.
MG.M: Teneva molto ache 10 standard di lavoro della Commissione fosse altissimo, superiore a
quello di qualsiasi amministrazione nazionale.
C.S.: E teneva soprattutto alIa capacita della Cornmissione di essere vera propositrice della azione
comunitaria. Oggi si creane troppi gruppi di lavoro a cui si attribuisce responsabilita di fare
proposte.
MG.M: Secondo Lei [Emile] oel e state uomo di potere 0 uomo di influenza?
C.S.: Domo di influenza.
M. G.M: Sono d' accordo. Ritengo abbia appreso la «Iezione monnettiana». Ha avuto molti maestri
tra cui [Jean] Monnet, che ha frequentato all'epoca di Guy Mollet. Da lui ha imparato a usare non il
potere rna I' influenza; questa e state uno dei segreti della sua forza e della sua durata.
CS.: L'influenza lascia il segno piu del potere.
M G.M: In quali periodi della Commissione l'influenza di [Emile] Noel e stata al culmine?
CS.: Indubbiamente e riuscito a "govemare" il difficile negoziato del primo allargamento.
M G.M: Direi, quindi, dopo l'unificazione degli esecutivi.
[2S.: Fino al 1974-1975, al completo assorbimento delI'allargamento.
M.G.M: Mentre nelle Commissioni successive?
CS.: Alcune.
M. G.M: Con gli inglesi?
CS.: Con Roy Harris Jenkins, do po Walter Hallstein e Franc;:ois-Xavier Ortoli non ci sono state
delle grandi Presidenze fino a [Jacques] Delors.
M G.M: Grazie Dottore.
Fine prima sessione
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Residenzq dellq Professoressq Mqri q Grqzi q Melchionni
Vi q Bruxelles 20, Romq
26 febbrqio 1998
Intervistqtrice: Professoressq Mqri q Grqzi q Melchionni
Trqscrizione effettuqtq dq Sqrq Sqppino nel mese di mqrZO 1998
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E il
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26 febbraio 1998 siamo aRoma il Dottor Savoini ed io, nella residenza di Maria
Grazia Melchionni per proseguire l'intervista cominciata precedentemente.
Dottor Savoini vorremmo ricordare il periodo in cui e stato funzionario della Direzione generale
occupazione, relazioni industriali, affari sociali, della Commissione, la DG V. Come e avvenuto il
suo ingresso nella tecnocrazia europea?
Cs.: In realta sotto una triplice spinta: volevo fare una nuova esperienza ed entrare
nell'amministrazione di questa nuova Comunita allargata. C'era in quel periodo un recupero (e il
caso di dido) da parte della Commissione della presenza di funzionari italiani. II vice Presidente,
I'onorevole Carlo Scarascia Mugnozza cura tale recupero con grande abilita. Infine il Senatore
[Dionigi] Coppo, in quel momento Ministro del lavoro, ed ex Segretario generale aggiunto della
Cisl, con cui avevo lavorato per anni sia alia Cisl che a Bruxelles, insistette ache entrassi in
occasione del "pacchetto italiano".
Dal2 gennaio 1973, primo giorno dell'allargamento, divenni funzionario.
Ricordo il Vertice di Parigi dell'ottobre 1972. n governo di Edward Heath era in difficolta per
I' opposizione alia Comunita del Labour Party e del sindacato inglese e per il boicottaggio delle
Trade Unions.
[Edward] Heath e Georges Pompidou, che non era cosi dogmatico come il Generale in materia di
cornpetenze cornunitarie, rna che voleva fare un passo avanti nell' integrazione comunitaria,
riuscirono a inserire nel cornunicato finale del Consiglio europeo un punto estremamente importante
che segna la nascita di una vera politica sociale autonoma.
Si chiese, infatti, alia Commissione di elaborare un programma di azione sociale basato su tre
capitoli fondamentali:
• una politica di piena e maggiore occupazione;
• il migliorarnento delle condizioni di vita e di lavoro, proposta ambiziosa realizzata parzialmente
con la creazione della Fondazione per il miglioramento delle condizioni di vita e lavoro ;
• la partecipazione dei lavoratori aile decisioni della Comunita e dell'impresa.
11 Consiglio europeo di ottobre invitava il Consiglio affari sociali, che si riuni verso la fine di
novembre, ad esortare la Commissione affinche elaborasse il programma e fornisse Ie prime
indicazioni.
L' opposizione dei sindacati inglesi comincia, pera, con il bloccare il rilancio della politica sociale.
L~ultima volta che agii come rappresentante della Confederazione europea dei sindacati, infatti,
chiesi al Presidente del Consiglio dell'epoca, il Ministro belga Ernest Glinne, come realizzare I'idea
del programma di azione sociale. Egli mi propose immediatamente la tenuta di una conferenza
tripartita governo - imprenditori - sindacati e Commissione.
Ma Theo Rasschaert, Segretario generale della Confederazione europea, non aceetta la tripartita
perche non ci si poteva presentare al tavolo della concertazione senza i sindacati inglesi. Quindi ci
fu un blocco delle istanze formali di concertazione.
MG.M: Quanto tempo dopo I'ingresso della Gran Bretagna accadde?
Cs.: Ancora prima nel periodo..
MG.M: Nel periodo che va dal Vertice di Parigi ..
CS.: Fino al !J75. Alcuni fatti significativi ebbero luo~o proprio aRoma. n Commissario per gli
affari sociali della Commissione era I' ex Ministro per gli Affari esteri irlandese Patrick Hillary,
nuovo al meccanismo comunitario e al settore e con un programma innovativo da mettere in atto.
Una mattina, prendendo il solito espresso aIle 8.55, incontrai il Direttore della DGV e il Capo di
gabinetto di [Patrick] Hillary. Mi invitarono dal Commissario, il quale mi chiese di lavorare
direttamente con lui per I'elaborazione del programma di azione sociale, soprattutto sondando Ie
parti sociali.
M G.M: Le disse quaIcosa sull' atteggiamento britannico?
CS.: Mi chiese come risolvere il problema.
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Furono mesi intensi. Si elaboro un programma, adottato con risoluzione nel dicembre del 1974
(confesso che non ricordo Ie date puntuali) dal Consiglio dei Ministri.
Si tratto, poi, di elaborare Ie proposte di realizzazione. L'atteggiamento del sindacato inglese
influenzava quello degli altri sindacati. Non va dimenticato che la Confederazione europea dei
sindacati aveva integrato i sindacati inglesi a partire dal febbraio 1973.
Avevo cercato di rilanciare il Comitato permanente per l'occupazione, rna la Confederazione ne
rifiuto la convocazione perche non poteva presentarsi senza la delegazione Tuc, tanto piu che il
Presidente della Confederazione europea era in quel momenta Vick Feather, Segretario generale del
Tuc.
M G.M: 11 Ministro inglese e il Consiglio non avevano, quindi, sollevato nessuna difficolta?
CS.: Mai quanta i sindacati. Durante la lavorazione delle singole misure lavoravo 5 giomi a
Bruxelles e il sabato mattina con il Segretario della Ces, [Theo] Rasschaert, passeggiavamo per
Londra per essere verso Ie 11.00-11.30 in un piccolo caffe vicino al British Museum in Great Russel
Square, accanto alia Trade Union House.
Prendevo il caffe e incontravo come per caso un vecchio amico, il Direttore del dipartimento
internazionale del Tuc. Tiravo fuori qualche carta che avevamo prodotto a Bruxelles e gliela
mostravo. Egli, pur aflermando di non poterla leggere e quindi commentare, la trovava spesso una
buona carta. Poi ci salutavamo e nel pomeriggio andavo a trovare un altro coilega del Tuc,
favorevole alla Comunita, che mi portava a fare campagna elettorale nelle varie citta inglesi sotto
l'insegna del Federal Trust. La domenica tornavo a Bruxelles.
La situazione comincio a sbloccarsi per quanta conceme il Tuc proprio aRoma. Venni aRoma
con I'amico Leo Crijns ad accompagnare il Dottor [patrick] Hillary, che era stato invitato al
Congresso della Cis!. La prima sera [Patrick] Hillary organizzo un pranzo in un ristorante a piazza
di Santa Maria in Trastevere invitando tutti i membri del Comitato esecutivo della Ces. Non
parteciparono [Vick] Feather e Jack Jones, rappresentante della Tuc e Presidente della Transport
and General Workers Union, il piu accanito oppositore all'ingresso della Gran Bretagna nel
Mercato comune.
L'assenza dei due fu notata. 11 giorno dopo nel Palazzo dei Congressi incontrai [Vick] Feather e 10
invitai a visitare piazza Navona che, oltre ad essere una delle piazze piu suggestive di Rom a,
accoglie un ristorante famoso per la propria cucina.
Non nascosi la mia intenzione di portarci il Dottor [patrick] Hillary la sera stessa e lanciai I' idea di
visitare la piazza e provare la cucina tutti insieme, compreso [Jack] Jones.
La risposta fu positiva, rna fu posta una condizione: ognuno avrebbe dovuto pagare il proprio
conto onde evitare accuse di «tentata corruzione» da parte della Commissione.
AIcuni mesi dopo [Jack] Jones accetto un invito a cena di [Patrick] Hillary a Bruxelles. II contatto
tra i due riapriva la strada ad un rilancio del Comitato permanente per l'occupazione che avrebbe
- potuto finalmente concertarsi sulla legislazione comunitaria.
Bisognava sbloccare la situazione. Fu convocata una nuova tripartita a cui partecipo il Tuc, sotto
presidenza francese di Michel Andre Franc;;ois Durafour, Ministro per illavoro, con cui riuscimmo,
con la mediazione della Commissione, a ricomporre il Comitato rivedendone la composizione
perche dovevamo pur trovare una giustificazione sull'interruzione. Non si poteva dire all'opinione
pubblica che era colpa del boicottaggio dei sindacati inglesi..
M G.M: Quali erano stati i fatti che avevano provocato il revirement dei sindacati francesi ?
CS.: L'adozione del programma di azione sociale.
.
MG.M: Cosi come alla fine fu concepito.
CS.: Fu accettato e considerato positivo. Fino al 1972-1973 in seno a1 Comitato permanente era
stata accettata solo l'idea di una legislazione comunitaria in materia di licenziamenti collettivi, che
il Consiglio avrebbe dovuto adottare seguendo la procedura dell'articolo 100.
n govemo Inglese aveva cruesto ai sei di sospenderne l' adozione percbe voleva partecipare al
negoziato. La situazione inglese era cambiata: c'era stato il referendum e Ie elezioni avevano
mandato il Labour a1 potere.
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11 Ministro del lavoro Michael Mackintosh Foot, proveniente dall'estrema sinistra, diJaziono
I' adozione della direttiva sui licenziamenti collettivi. Fece adottare prima una normativa intema,
copia del testa comunitario, e poi la direttiva, vendendo all'opinione pubblica che il governo inglese
aveva imposto la direttiva alia Comunita.
Un passo ulteriore fu fatto in tale momenta di euforia in cui si cominciavano a sentire gli effetti di
una crescita rallentata.
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Cassetta 2, inizio lata B
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C.S.: Tanto Ie istituzioni comunitarie che Ie parti sociali convennero che Ie riunioni dei Ministri
economici da un lato e degli affari sociali dall'altro non erano sufficienti a dare una risposta ai
problemi socio - economici in cui la Comunita era coinvolta. Una risposta piu adeguata sarebbe
potuta venire solo da una Conferenza tripartita.
Quella che doveva essere la prima Conferenza tripartita sui problemi economici e sociali della
Cornunita fu convocata nel giugno del 1975, se non vado errato, e fu presieduta da Emilio Colombo
e [Carlo] Donat-Cattin a Lussemburgo.
Fu un avvenimento significativo che mise in mota un meccanismo di preparazione che ricorda
molto quello previsto nel Capitolo occupazione del Trattato di Amsterdam.
11 Comitato permanente per l'occupazione e queUo di politica economica a medio termine furono
incaricati di discutere degli orientamenti generali per poi facilitare la Cornmissione
nell'elaborazione di una comunicazione aile istanze politiche e di concertazione tripartita. Fu
un'esperien.:l.a un po' macehinosa, diffieile e complieata, rna signifieativa.
MG.M: Tanto e vero che la formula poi e stata ripresa.
C.S.: Non fu l'unica cireostanza. Si eonvenne che annualmente questa istanza si sarebbe riunita per
diseutere eongiuntamente con Ecofin, con il Comitato per l'occupazione e affari sociali, con Ie parti
sociali, e coil i responsabili della Comrnissione.
Una seeonda Conferenza ebbe luogo nel 1977 sotto la presidenza del Cancelliere dello Scacchiere,
mentre crescevano Ie ambizioni e Ie aspettative per questi dibattiti in seno sia alle istanze
comunitarie che aIle parti sociali.
Purtroppo ci si doveva eonfrontare con un rude scontro di interessi. Nella Conferenza del 1978,
convocata suI tema della riduzione dell'orario di lavoro, ci si trovo di fronte ad uno scontro non tra
imprenditori e sindacati, rna tra Presidente della Conferenza, il Conte Otto Friedrich Wilhem von
Lambsdorff - Ministro dell' economia e rappresentante della destra liberale -, ed il Presidente della
Ces - Presidente del Dgb -. L' oecasione di questa Conferenza fu un terreno di seontro fra due
tedeschi.
M G.M.: Quale attenzione trovavano i lavori di queste Conferenze quasi annuali da parte degli
organi cornunitari?
C.S.: Un'estrema attenzione. 11 tutto era faticoso, perche si trattava di reinsegnare. Lei conosce il
m~todo dei Consigli specializzati (poi e stato inventato il Consiglio europeo) e sapra che i Consigli
speeializzati spesso non tengono nemmeno conto delle istruzioni date dal Consiglio europeo. Lo
dirnostra il fatto che Ecofin, nonostante Ie numerose prese di posizione suI Libro bianco Delors,
invitato a promuovere gli investimenti in materia di infrastrutture non abbia mai recepito 0 quasi
mai.. Si trattava di rodare una rnacchina complessa e dare coerenza e contenuto aIle affermazioni
dei Capi di stato e di governo che si riunivano e affrontavano Ie due facce della stessa moneta,
quella economica e quella sociale.
Lo scontro tra i due tedeschi preoccupo i Capi di stato e di govemo che, nella successiva riunione,
invitarono la Commissione a elaborare delle proposte per una procedura formale di preparazione e
di svolgimento delle Conferenze.
MG.M: Fu [Emile] Noel che dispose?
C.S.: Si, con la sua abile strategia. n dramma fu che elab"orammo tale proposta procedurale.
M G.M: Lei faceva parte della taskforce?
C.S.: Si ero l' amanuense e la difesi al Gruppo questioni sociali e ai rappresentanti permanenti.
MG.M: Amanuense e poco. Diciamo che la proposta usci dalla sua penna.
C.S.: Una parte. Solo che la risposta fu molto deludente, soprattutto da parte dei sindacati che, per
ragioni interne al Segretariato della Ces, rifiutarono Ie Conferenze tripartite cosi come concepite e
proposte dalla decisione del Consiglio dei Ministri.
La Ces preferi tomare al metodo del Comitato permanente dell' occupazione.
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Fu un errore strategico grave, perche il sindacato non deve mai accontentarsi di combattere sui
terreno del sociale e trascurare la strategia economica che condiziona il sociale. In quel momenta
prevalsero i populisti all' interno della Ces.
Ii documento A melioration de fa procedure pour fa convocation de fa Conference tripartite e
rimasto nel dimenticatoio per parecchi anni.
Ii governo italiano 10 ha riesumato durante la sua ultima presidenza. Carlo Azelio Ciampi ha
cercato di convocare una tripartita La procedura, purtroppo ad un livello meno politico, e quasi
riemersa nel Capitolo occupazione del Trattato di Amsterdam. Manca qui, tuttavia, l' animus della
concertazione: ci troviamo di fronte ad una procedura burocratica.
M G.M: Quindi Lei vede un collegamento ±fa il ripescaggio che ha fatto [Carlo Azelio] Ciampi e
il Trattato ?
·es.: Si perche in quel momenta suI tavolo italiano c'era quel testo di proposta procedurale.
M G.M: Pera ripresentato in condizioni pili favorevoli ..
es.: Si con la differenza che nel frattempo si era sviluppato quel dialogo con Ie parti sociali che
aHa fine degli anni '70 non c'era. C'era stato il rilancio di [Jacques] DeJors del dialogo sociale
MG.M.: Dopo essere stato a lungo collaboratore del Direttore generale, nel 1991 viene nominato
Direttore del dialogo sociale e relazioni industriali. Tale Direzione diviene nel 1993 del dialogo
sociale e della libera circolazione dei lavoratori. Quali sono stati i campi della sua attivita in questa
nuova Direzione?
L'attivita si e venuta creando in realta con l'avvento di [Jacques] Delors alla meta degli anni
'80. Dopo una lunga stasi, la presidenza francese fa dei primi timidi tentativi per rilanciare il
dialogo sociale.
MG.M: La presidenza di [Jacques] Delors?
es.: No egli e ancora Ministro delle finanze in Francia mentre al Lavoro c'e Pierre Beregovoy.
Egli nomina come Addetto sociale a Bruxelles un amico che conoscevo sin dalla Cisl italiana. Si
tratta di Robert Cottave, che finira la carriera come Arnbasciatore di Francia in Grecia e che poi
avevo conosciuto meglio negli anni della Agenzia europea di produttivita e dell'OECE.
Iniziammo a riflettere con [Robert] Cottave sulla sfarinata situazione della politica sociale.
Nf. G.M: Credo che Ie direttive della Signora Margaret Thatcher abbiano avuto un ruolo nella fase.
es.: La cosa che occupava in quel momenta la scena comunitaria era I want my money back e
soprattutto il desiderio di punire i sindacati. Ii thatcherismo e stato un desiderio di distruggere i
sindacati. E stata una politica non democratica come quella del resto di Ronald Reagan negli Stati
Ul)iti.
Nf. G.M: Cia spiega l' eclissi della politica sociale.
es.: Con l'amico [Robert] Cottave riflettemmo e lanciammo l'idea di fare convocare da Ivor
Richard, Commissario inglese, e da [Pierre] Beregovoy un gruppo informale delle parti sociali. E
buffo ritenere informale un gruppo composto dal Presidente dell'Unice Guido Carli, dal Segretario
generale Sassen e dal Presidente della Ces, Georges Debunne, dal Segretario generale della Ces
Mathias Hintersheid, pili alcune personalita tra Ie quali Giancarlo Lombardi per la Confindustria e
Pierre Carniti 0 Eraldo Crea per i sindacati.
Era una informalita molto formale. II mio obiettivo era quello di mettere intomo ad un tavolo Wim
Kok, allora Presidente dei sindacati olandesi, e [Giancarlo] Lombardi, due persone molto
equilibrate e sagge per redigere un documento comune.
In realta non si arriva atanto, rna ricordo con precisione gli incontri «clandestini» di questa tipo:
in uno si trovarono, per l'Italia, Luciano Lama e l' Amministratore delegato del Padronato tedesco.
Capirono che potevano sedersi insieme senza graffiarsi. Questa capacita di dialogo fu un primo
risultato acquisito.
Ancora all' inizio di una riunione erano presenti sempre I' Arnministratore delegato del Padronato
tedesco e il Presidente del Dgb. Sottolinearono l'importanza che il dialogo sociale a Bruxelles
potesse continuare per aumentare la comprensione reciproca e la dialettica tra Ie parti.
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es.:
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In effetti non si ando pili lantana di questa, rna fu una prima breccia che riavvicino delle parti che
non erano pili abituate a parlarsi a livello politico dopo il fallimento delle tripartite.
II Vertice europeo di Fontainebleau nomino, nel giugno 1984, [Jacques] Delors Presidente della
Commissione. Egli convoco verso meta settembre il mio Direttore generale Jean Degimbe. Io 10
accompagnal.
MG.M: E questa fu il primo incontro con [Jacques] Delors?
Cs.: No I'avevo conosciuto prima quando era Consigliere di [Jacques Michel Pierre] ChabanDelmas. L'avevo poi incontrato quando era Presidente della Commissione economico - monetaria
del Parlamento europeo.
M.G.M: Che ricordo ha ricordo di [Jacques] Delors?
Cs.: Un uomo di un rigore eccezionale, uno spirito di perfezione, un cartesiano con una grande
logica economica e una grande sensibilita sociale. E un uomo tenace nelle sue convinzioni, con cui
e difficile lavorare insieme rna che riesce a ottenere e mobilitare i suoi collaboratori.
Ci convoco dicendo che per il 31 gennaio voleva incontrare a Valduchesse Ie parti sociali.
L'intento era quello di riunire Presidenti e Segretari generali di tuttc Ie pili importanti
organizzazioni dei paesi membri.
M.G.M.: Cosa aveva in mente?
CS.: E tutto riassunto in due pagine del primo programma annuale della Commissione del 1985.
La costruzione europea va rilanciata attraverso il rilancio del grande mercato facendone capire i
vantaggi e Ie convenienze.
Significativo e il Rapporto Cecchini sui costi della Non - Europa, la famosa curva a G con la
diminuzione iniziale per via della aumentata competitivita dell' occupazione e poi il rilancio. In
primo rilievo la necessita di mobilitare la volonta non solo dei governi, rna anche dei cittadini e
delle forze economiche e sociali. Egli voleva cercare di spiegare i vantaggi di una unione
economica e monetaria. II grande mercato avrebbe creato delle nuove condizioni di crescita e i
governi si sarebbero dovuti occupare in una strategia di cooperazione per 10 sviluppo.
L'idea geniale fu quella di assegnare all'obiettivo del grande mercato una data, quella del 1992 e
in questa contesto in tutta Europa si avvertiva una grande motivazione all'obiettivo comunitario.
Si pose, poi, I'accento sulla strategia di cooperazione per 10 sviluppo e occupazione attraverso il
coordinamento delle politiche economiche che [Jacques] Delors annunciava come elemento
costitutivo del suo programma a medio termine.
II dialogo sociaIe, infine, presentava una novita fondamentale rispetto al dialogo di cui abbiamo
parlato che era tra Ie istituzioni e Ie parti sociali. [Jacques] Delors ha l'intuizione di aggiungere al
dialogo un' altra dimensione : quella di dialogo tra Ie parti sociali che anticipa I'Europa contrattuale,
la politica contrattuale tra Ie parti sociali.
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16 qprile 1998
Intervistqtrice: Professoressq Mqri q Grqzi q Melchionni
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M G.M. : Dottor Savoini, oggi e il 16 aprile e riprendiamo I'intervista che avevamo interrotto
parecchie settimane fa. Stavamo parlando del significato che [Jacques] Delors dava al dialogo
sociale. Rispetto aile forme precedenti che Ie relazioni sindacali hanno all'interno dell'Europa, e
caratterizzato, anzitutto, dal livello pili alto nel quale si colloca il discorso e da una certa continuita
rappresentata dalle posizioni del Comitato, senza poi contare il fatto nuovo dato dall'interferenza
nel processo decisionale comunitario.
[Jacques] Oelors quale posizione assume nel promuovere Ie cose ?
CS. : II suo ruolo e stato fondamentale. La Commissione e sempre stata sensibile al dialogo con Ie
parti sociali, pill per avere l'appoggio che non per dare una responsabilita propria aile parti sociali.
L'intuizione sua e nella presentazione del primo programma della Commissione, da lui diretta, al
Parlamento europeo nel gennaio del 1985. Infatti [Jacques] Delors, manifestando la sua intenzione
di rilanciare il dialogo sociale, opera una descrizione programmatica estremamente interessante,
mai Fatta fino ad allora. Parla di dialogo con Ie parti sociali, Ja conceltazionc del Comitato
permanente dell'occupazione che in Italia abbiamo scoperto negli ultimi anni, facendo delle
affermazioni da «vera visionario dell 'Europa». Ma parla anche di dialogo «tra» Ie parti sociali.
L'Europa delle parti sociali non puo essere se non contrattazione tra Ie parti, per la
regolamentazione delle condizioni di vita e di lavoro : la democrazia economica e sociale esige la
contrattazione. [Jacques] Delors scopre quel molo autonomo delle parti sociali che solo la cultura di
uomo nato come intellettuale del sindacato poteva concepire.
MG.M. : Quale eco trovo questa presa di posizione?
CS. : Dopo il primo incontro tra Ie parti sociali a livello comunitario del 31 gennaio dell' 1985,
[Jacques] Delors stimolo Ie parti sociali ad incontrarsi. Non erano, evidentemente, preparate ad
assolvere a tale compito, rna avevano bisogno di un aiuto da parte della Commissione. E la
constatazione a cui giunge [Jacques] Delors nel settembre della stesso anno, quando decide di
riunire un secondo incontro del dialogo sociale per il novembre. Si presenta con due punti all' ordine
del giorno: I'azione concertata, e il dialogo tra Ie parti sociali. Per la prima volta riesce a fare
adottare un testo comune fra Ie parti sociali. In materia di concertazione il tema e il programma di
sviluppo economico concertato, dibattuto in un gruppo di lavoro creato ad hoc sotto la presidenza
del Commissario Alois Pfeiffer, responsabile all'epoca degli Affari economici.
Ricordo che nel pomeriggio riusci ad ottenere in poche righe che Ie parti sociali accettassero la
creazione di un gruppo di lavoro sull'occupazione e sulle nuove tecnologie. I gruppi iniziarono a
funzionare all'inizio del 1986 e riuscimmo a farli discutere proficuamente, anche se non sapevamo
ancora cosa avrebbero potuto e dovuto produrre.
M G.M. : Che opposizioni si erano manifestate ?
CS. : Non opposizioni delle parti, piuttosto incertezze, reticenze, e prudenze perche non erano pili
abituate ad incontrarsi e a discutere insieme. In questa clima inizio un lungo periodo di dibattito che
pero tardava a concretizzarsi. Le confesso che se mi chiedesse come mai si e arrivati a dei pareri
comuni non saprei dirlo. Ad un certo punto baleno, tuttavia, l'idea di pareri comuni. L'importante
era che per la prima volta, dopo parecchi anni, Ie parti sociali imparavano a redigere insieme dei
testi e a sondarsi reciprocamente nelle disponibilita, superando Ie differenze di orientamento,
naturali fra rappresentanti interessi talvolta conflittuali. Tuttavia impararono il trovare il tono per
potersi capire e scoprire che potevano fare della strada insieme senza scontrarsi. Fu cosi che
incomincio a delinearsi l' appoggio delle parti sociali aile proposte della Commissione in materia di
strategie di cooperazione per 10 sviluppo e l' occupazione.
M G.M : Ad esempio sui Libro bianco?
CS. : No, il Libro bianco verra 10 anni dopo. Fu ancora il programma di sviluppo e occupazione
negli anni 1985-1986, proposto da [Alois] Pfeiffer, che doveva accompagnare la realizzazione del
Libro bianco di Cockfield sulla realizzazione del Grande Mercato Intemo. Lo Studio Cecchini sui
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costi della Non - Europa aveva posta in evidenza che i primi progressi verso la realizzazione del
Mercato Interno avrebbero provocato inizialmente una caduta dell'occupazione e che bisognava,
dunque, contrapporvi una politica di responsabilita salariale per potere stimolare la crescita.
Ben altro era il problema della introduzione delle nuove tecnologie, delle ristrutturazioni e dei
mutamenti dei profili professionali che avrebbero introdotto, e di quale ruolo attribuire aIle parti
sociali in tale materia. Le cose erano complicate, rna c'era la volonta di capirsi e la buona fede degJi
interlocutori. Si arrivo ad uno dei pareri politici pili importanti a mio avviso, queUo consacrato alIa
formazione, motivazione, informazione e consultazione in caso di introduzione di nuove tecnologie,
in cui le parti sociali, compresa la imprenditoriale, riconoscevano l'importanza di una consultazione
in tempo utile dei lavoratori per non farli trovare di fronte al fatto compiuto della distruzione dei
posti di lavoro.
Tale parere perrnise, altresi, di constatare che i pareri comuni adottati dal primo gruppo non erano
della stessa natura di quelli del secondo. 1 pareri comuni in materia di strategia e cooperazione per
10 sviluppo erano azione concertata tra potere pubblico (nazionale e comunitario), imprenditori e
sindacati.
In materia di informazione sulle nuove tecnoJogie e di organizzazione del lavoro la cosa fu diversa
perche Ie parti sociali incominciarono ad adottare dei pareri comuni in una materia di lora diretta
responsabilita e competenza, e quei pareri comuni avevano dunque un carattere per la prima volta
«quasi contrattuale». Quel «quasi contrattuale» e direi il connotato comune di questa nuovo dialogo
sociale perche in tutti i paesi della Comunita la regolazione delle condizioni di lavoro e fatta da una
combinazione tra regolazione legislativa e contrattuale, solo che cambia l'intensita rispettiva del
tipo di regolazione in funzione delle tradizioni nazionali e delle realta storiche, di sviluppo
economico e consenso sociale.
Avevamo trovato il modo per avviare una politica sociale che non fosse solo il prodotto dei
tecnocrati di Bruxelles, rna che vedesse 10 sviluppo dell' autoregolamentazione contrattuale. Era la
strada da portare avanti, che doveva permetterci di arrivare al Protocollo sociale di Maastricht. NeJ
gennaio del 1989, immediatamente con la nuova Commissione in cui la Signora Vasso Papandreou
assume la responsabilita degli AfIari sociali, [Jacques] Delors, riconfermato Presidente, convoca un
altro Vertice del dialogo sociale e riesce per la prima volta a costituire un nucleo perrnanente,
rimettendo insieme i leaders a livello comunitario del mondo imprenditoriale e sindacale.
Ricordo, durante la colazione, alcuni amici venuti da me - tra cui Bruno Trentin - per invitarmi a
riferire al Presidente che la riunione si doveva concludere con un testo. Dopo avere stimolato un
. po~o il Presidente, riusci a convincerlo. Lo portai in un piccolo ufficio al Palais d'Egmont ed in 20
minuti scrisse una pagina - ricordo, senza una correzione - e mi mando a chiamare i Presidenti ed i
Segretari generali dell'Unice, Ces e Ceep. Fecero due brevi osservazioni ed il testo fu adottato tale e
quale.
II gruppo 'ha avuto il merito, per la sua capacita di assunzione della decisione politica e di
leadership, di spingere avanti il dialogo sociale fino ad accettare, in vista della Conferenza
intergovernativa, la creazione di un gruppo ad hoc che avrebbe dovuto rispondere ad una domanda
non facile postale, poi, dalla Commissione. Vista la Conferenza intergovemativa, [Jacques] Delors
fu molto esplicito. Dopo avere riunito un gruppo interno di riflessione tra il suo gabinetto ed un
gruppo di funzionari su come sistematizzare il dialogo sociale, convoco il gruppo di pilotaggio e
pose chiaramente il problema della possibile elaborazione di una Carta sociale europea, che sarebbe
dovuto divenire un programma di azione sociale.
M G.M. : In che posizione voleva elaborare la Carta sociale rispetto ai lavori delle due Conferenze
intergovernative sull'Unione economica e monetaria e sull'Unione politica? A parte 0
nell'ambito?
CS. : Nell'ambito di entrambi Ie Conferenze intergovemative. Tiro fuori l'idea di una Carta
sociale europea che sarebbe stata un framework, una dichiarazione di intenti che avrebbe poi dovuto
generare un programma di azione.
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Elaborata e adottata dal Consiglio europeo di Strasburgo nel 1989, la Carta nmase una
dichiarazione di intenti sottoscritta da 11 paesi.
A partire dalla Dichiarazione, la Commissione elaboro un programma di azione sociale,
constatando che un certo numero di obiettivi della Carta potevano essere perseguiti perche c'era una
competenza comunitaria ed alcune possibilita stiracchiate di voto a maggioranza, mentre per altri
casi esisteva solo la clausola dell'unanimita ai termini dell'articolo 100.
MG.M. : Che era bloccata da alcune astensioni.
c.s. : Tn tale contesto [Jacques] Delors preannuncio che avrebbe fatto delle proposte di modifica
del Capitolo sociale alia Conferenza intergovemativa. Pose aile parti sociali il problema di stabilire
in che misura volessero essere consultate sulle proposte della Comrnissione e se fossero pronte ad
assumersi una responsabilita contrattuale. Questo fu il quesito posto, pesantissirno soprattutto per
chi da entrambi Ie parti non voleva assumere una tale responsabilita. Bastera ricordare che
I' organizzazione sindacale tedesca, il Dgb, non ha poteri contrattuali a livello interprofessionale.
C' era, pero, questa desiderio delle parti sociali di vedere quello che avrebbero potuto fare insierne
per via contrattualc. Progressivamente si profilo la scelta di non definire la competenza comunitaria
a maggioranza 0 all'unanimita, perche certamente non ci sarebbe state alcun accordo possibile. Si
concordo sulle modalita del negoziato, sulle possibilita di avere di volta in volta durante la
consultazione la possibilita di chiedere alia Commissione di sospendere per un periodo rnassimo di
9 mesi I'azione legislativa per lasciare aile parti la possibilita di negoziare. Fu un capitolo di
primaria irnportanza in quelle che saranno un giomo Ie relazioni industriali a livello europeo, il
primo tentativo di contrattazione transnazionale.
Ebbi il privilegio in quella circostanza di essere invitato, dopo un serninario di riflessione a
Bruxelles, per un seminario da un amico - purtroppo deceduto -, il Presidente Felice Mortillaro della
Federrneccanica, uno dei negoziatori pili duri, rna di grande intelligenza e capacita contrattuale. Lo
teneva ad Orta, su quel piccolo laghetto. Per strada mi dissero che l'incontro organizzato da [Felice]
Mortillaro avrebbe dovuto coprire una piccola colazione insieme al Presidente della Confindustria
Sergio Pininfarina, al Presidente del Padronato francese Fran<;:ois Perigot e all' Amrninistratore
delegato del Padronato tedesco. Lo scopo era quello di coordinare Ie azioni affinche il 31 ottobre
non si lasciasse il tavolo senza che Ie parti firmassero l'accordo.
Cassetta 3, fine lato A
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Cassetta 3, inizio tato 13
CS. : Tranne tre parole importanti, che furono cancellate, I' accordo fu riprodotto tale e quale negli
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articoli 3 e 4 del Protocollo che adesso fanno parte del Trattato di Amsterdam, dopo che il governo
inglese ha accettato di sottoscrivere i termini dell'accordo a 11 di Maastricht.
M G.M. : Diciamo che quest' accordo del 31 ottobre del 1991 precede formal mente il Protocollo
sociale.
Cs. : L'accordo del 31 ottobre fu trasmesso immediatamente alia Commissione e al Consiglio
europeo..
MG.M. : Si sapeva di quest'intenzione di [Jacques] Delors di promuovere un capitola sociale,
allora Ie parti sociali hanno deciso di anticipare gli sviluppi della Conferenza mettendosi d'accordo
su un testa che poi e state recepito .. ?
CS. : Tale e quale dalla Conferenza.
M.UAt[. : Quindi e stato un gruppo di lavoro inforrnale..
CS. Un gruppo di lavoro paritario creato ad hoc dalle parti sociali, non istituzionale. Nei giorni
precedenti Maastricht ci fu tutto un agitarsi perche I'accordo delle parti sociali concerneva una
procedura che attribuiva aile stesse una reale competenza negoziale. Negli ultimi giomi, agendo
come nunzio, tentai di vedere su che cosa Ie parti potevano essere d'accordo. La raccomandazione
che mi fece [Jacques] Delors, allorche partecipai a titolo personale all'Esecutivo della Ces, fu quella
di cercare di ottenere l'accordo almeno per fare passare Ie proposte del programma di messa in
opera della Carta sociale.
II testo che mettemmo a punto con I'accordo dei sindacati fu poi diffuso alle varie riunioni dei
Premiers democrisitiani, nonche dei primi Ministri socialisti. Tuttavia il Consiglio europeo arrivo al
secondo giorno senza che fosse mai discussa la riforma del capitolo sociale del Trattato. John Major
rinviava in permanenza il dibattito sugli aspetti sociali. Quando inizio il dibattito ci fu un veto
assoluto da parte sua. A questa punto Helmut Kohl e Franyois Maurice Marie Mitterrand
dichiararono la lora volonta di accettare un opting out inglese facendo, pero, una proposta franco tedesca appoggiata dagli italiani. Fu la prima volta che senti parlare Giulio Andreotti di economia
sociale di mercato, sposando la formula tedesca. II testo fu pasticciato, per via della fretta con cui
furono costretti a concessioni. Presero un testa che non era mai stato discusso nemmeno a livello
tecnico e che risaliva alla Presidenza lussemburghese, facendolo convergere negli attuali articoli 1 e
. 2 ~el Protocollo a cui fu poi aggiunto il testo delle parti sociali, che costituisce gli articoli 3 e 4. E
un testo un po' contraddittorio che fu, tuttavia, adottato.
M G.M. : Contraddittoria e la seconda parte rispetto alIa prima?
Cs. : Si, basted dire che mentre l'ultimo paragrafo dell'articolo 2 esclude dalla competenza
comunitaria: il diritto di associazione, all' articolo 3 si parla delle parti sociali organizzate a livello
europeo e dunque si riconosce cio che si esclude nell'articolo 2. Purtroppo Ie cose furono fatte nella
fretta.
M G.M. : Ma non ha portato a degli inconvenienti questa ambiguita ?
Cs. : Fino ad ora no. L'inconveniente e quello di non avere risolto chiaramente il problema del
valore del contratto collettivo europeo in quanta fonte di obbligazione. Vi furono, poi, degli errori
di interpretazione da parte della Commissione che hanno creato un clima estremamente teso tra Ie
parti sociali ed il Parlamento.
M G.M. : In che modo?
CS. : II testa prevede che Ie parti sociali possono, se 10 desiderano, cruedere alIa Commissione di
sospendere l'azione legislativa per permettere alle parti di negoziare. Se Ie parti pervengono ad un
accordo, questa viene reso obbligatorio attraverso una decisione del Consiglio dei Ministri. Questo
e il modo con cui Ie parti sociali, la dove esiste un sistema erga omnes, assicurano obbligatorieta al
contratto collettivo, che pero rimane un contratto. E solo una dichiarazione di obbligatorieta quella
emessa dal pubblico potere. Per numerose ragioni, - che mi lasciano molto perplesso - alcune di
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faciloneria giuridica, ed altre derivanti dal non volere risolvere dei problemi evidenti, tra cui quello
che alcuni soggetti partecipanti al negoziato europeo non hanno potere contrattuale suI piano
nazionale, la Commissione ha compiuto una scelta sbagliata decidendo di interpretare il termine
«decisione» nel senso generico e utilizzando, invece che la decisione specifica, 10 strumento della
direttiva.
Questo e uno strumento tipico di legislazione comunitaria, per cui l'accordo trasposto tramite una
direttiva diventa direttiva esso stesso e perde la sua natura contrattuale. A questa punto il
Parlamento europeo, di norma colegislatore in materia sociale, si vede escluso dalla procedura. Si e
creato cosi un conflitto di competenze, che ha creato dei casi sempre piu conflittuali. Ad oggi sono
stati conclusi due Accordi, uno in materia di lavoro a tempo parziale e l' altro in materia di contratti
a durata determinata. In occasione della conclusione dell'ultimo Accordo il parere del Parlamento
europeo e stato fortemente critico nei confronti e del contenuto e del metodo. E, dunque, in atto un
conflitto malsano fra Ie parti sociali ed il legislatore comunitario.
M.G.M. : Anche perche il Parlamento europeo in certe matene..
Cs. : Perde Ie sue cornpetenze legislative. E vero che e incerto, a livello comunitario, il confine tra
regolazione legislativa e contrattuale, rna in questa modo il Parlamento viene sistematicamente
privato suI piano del merito della possibilita di esercitare la sua competenza in materia legislativa.
Se fosse rimasto un contratto il Parlamento non avrebbe eccepito.
MG.M : La presenza nel Parlamento europeo di sindacalisti com'e in questa momenta ?
Cs. : In questa momento c' e un «intergruppo» di sindacalisti 0 amici del sindacato.
M G.M. : E sono molti ?
Cs. : No, non e molto numeroso.
M G.M. : Quindi non e una presenza importante, come 10 e stata in certi Parlamenti nazionali in
aleuni momenti storici.
CS. : No.
M G.M. : E non potrebbe e dovrebbe esserlo ?
CS. : Non credo sia necessario un «intergruppo» sindacale, rna che vada mantenuta una forte
distinzionefra responsabi lita politica e sindacale.
MG.M. : Questa fiducia Le viene dalle esperienze nazionali ?
Cs. : No, dalla concezione del sindacato che e propria del sindacato di mia origine, che crede
nella autonomia responsabile rispetto ai partiti politici e alla vita parlamentare.
MG.M.: Pero proprio in Halia il sindacato e stato molto presente nella vita politica e
parlamentare, negli anni '60 ad esempio.
CS. : Proprio a seguito di questa esperienza, sotto la spinta della Cisl, e venuta fuori, all'intemo
del sindacato, la questione dell' incompatibilita. Ricordo la perplessita, Ie incertezze di [Bruno]
Storti su questa punto , fino a quando rinuncio al mandato parlamentare e la Cisl dichiaro
I' incompatibilita tra mandato sindacale e politico.
MG.M : E [Giulio] Pastore come la prendeva ?
CS. :Nella primavera del 1958, era con [Carlo] Donaccatin nel mio collegio elettorale di Torino,
Novara e Vercelli ; [Giulio] Pastore incominciava a manifestare I'intenzione di darsi interamente
alla politica. Qualche mese prima aveva rinunziato ad essere designato come Commissario a
Bruxelles. Nel Trattato di Roma non c'era la possibilita di un membro sindacale cooptato come
nella Ceca; c'era, pero un consenso tra i vari governi per designare un sindacalista. Non avendo
accettato [Konrad] Adenauer di nominare un sindacalista 'tedesco, Amintore Fanfani nffti a [Giulio]
Pastore il posta come Commissario.
[Giulio] Pastore, sotto pressione della leadership della Cisl, rinunzio all'incarico e suggeri di
designare un uomo vicino alla Cisl come Giuseppe Petrilli. Per parte sua [Giulio] Pastore ando in
campagna elettorale nella primavera del 1958. Due mesi dopo diede Ie dimissioni da Segretario
generale della Cisl e accetto I'incarico di Ministro per il mezzogiorno nel governo Fanfani,
stabilendo cosi chiaramente una diversita di responsabilita.
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· MG.M: Comunque [Giulio] Pastore continuo ad esplicare una influenza suI sindacato, anche se
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aveva rinunciato alIa carica.
CS. : Certo, rna pili in ragione della sua sensibilita sociale come Commissario.
M G.M. : Dottor Savoini, pare che i Comitati paritari che erano stati istituiti negli anni '60 facciamo quindi un passo indietro - avessero incontrato successivamente delle difficolta crescenti e
che questa situazione sia stata quella che ha portato alla creazione dei gruppi di lavoro pili informali
degli anni '80, quelli che precedono il dialogo sociale vero e proprio. Puo spiegare meglio di quali
difficolta si trattava e in che cosa consiste l'informalita dei gruppi di lavoro ?
CS. : I Comitati paritetici, che nascono come Commissioni miste nel carbone e nell' acciaio alla
Ceca, sono la trasposizione suI piano comunitario di un'esperienza tipicamente belga. Quando la
Comunita inizia, Ie commissioni paritetiche vengono create alia domanda congiunta di entrambi Ie
parti e nascono nei settori nei quaIi c' e una politica comune prevista dal Trattato.E il caso della
politica agricola comune, dove in occasione della Conferenza sulla politica sociale in agricoltura,
che ebbe luogo aRoma nei primi anni '60, viene costituito un Comitato paritetico. Quello che
vorrei sottolineare e la natura ambigua della decisione che pur facendo capo alia Commissione,
proviene da un'istanza di concertazione.
Non si puo sostituire una volonta contrattuale se questa non esiste. Accanto al Comitato paritetico
in agricoltura ne vengono, negli anni successivi, creati degli altri nel settore dei trasporti. Si
immagini che la prima regolamentazione del trasporto su strada e addirittura oggetto di un
regolamento, cioe 10 strumento legislativo di applicazione diretta della Comunita. Ricordo come un
aneddoto che quando ci fu la seconda revisione, si arrivarono a regolare addirittura i tempi di
condotta, Ie ore di riposo, adottando un testa talmente complicato da risultare praticamente non
applicabile.
Ricordo che proprio sui trasporti su strada - ero aHora ancora alia Ces - [Louis] Major, uomo dei
trasporti, ed il Presidente della federazione dei trasporti francese, Renault, fecero una sorta di
accordo a livello del Comitato economico e sociale. Il Consiglio 10 mise da parte e preferi negoziare
un regolamento che si rivelo inapplicabile.
La condizione che occorresse I' accordo delle due parti funziono, insomma, solo in quei settori che
avevano una politica comune e che non rientravano nelle competenze deIl'Unice. L'Unice e
un' organizzazione di federazioni interprofessionaIi che hanno demandato, molto scaltramente, la
competenza suI piano sociale alla Confederazione. E come se in Italia la Confindustria dovesse fare
i contratti per tutte Ie varie categorie. Evidentemente non c'e mai state l'accordo delle federazioni
pa9ronali di categoria per accettare un dialogo sociale settoriale e dunque la creazione delle
commissioni paritetiche settoriali.
E stato solo con la messa in opera del programma della Carta sociale europea che Ie organizzazioni
di settore industriale hanno accettato di incontrarsi con i rappresentanti del lora settore sindacale
attraverso irtcontri informali.
M G.M. : In pratica i Comitati paritari non si potevano costituire a livello settoriale se non la dove
esistevano delle politiche comunitarie. Per agevolare la possibilita di costituire Comitati paritari di
settore Ii si e fatti pili informali. Solo cosi hanno accettato di riunirsi. Il minore formalismo in cosa
consisteva?
CS. : Non c'era una decisione che designava i membri nel Comitato paritetico, ne che definisse Ie
competenze.
MG.M : Dottor Savoini, vorrei tornare :ml ruolo di [Emile] Noel nel funzionamento della
Commissione di Bruxelles. Che cosa e cambiato nel modo di lavorare della Commissione dopo la
sua uscita di scena ?
Cassetta 3, fine lato B
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• Cassetta 4, inizio lata A
es. : Credo di potere fare in proposito due osservazioni, esprimendo la grande stima che ho per il
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successore di [Emile] Noel, il Signor David Williamson e di potere giudicare Ie due diverse
personalita. La prima era I'uomo che aveva partecipato fin dalla creazione della Comunita,
conosceva Ie motivazioni profonde e Ie aveva sposate fino in fondo. Credeva nell'idea europea.
Nonostante tutto il suo stile e la sua intelligenza il suo successore non era cosl appassionato e non
aveva nell' animo la voglia di fare I'Europa. Era un funzionario, ottimo e impegnato, rna un poco
orientato, secondo la tradizione inglese. [Emile] Noel credeva nell'Europa, [David] Williamson nel
grande mercato. Questa e la differenza fondamentale.
!VI G.M. : Nel grande mercato e nella globalizzazione dell' economia. Questo per quanta riguarda
10 spirito della Segreteria generale. E nel modo di lavorare si e continuato a forrnare queUe task
forces presiedute da Segretari generali, oppure si sono introdotti dei nuovi modo di lavorare ?
c.s. : [David] Williamson non interveniva molto nel molo di coordinamento. Negli ultimi anni,
poi, e intervenuta un'altra cosa che mi preoccupa : la creazione di «gruppi di esperti ad alto livello».
M G.M : Cosa sono ?
MG.M : Sono gruppi di personalita che consigliano la Commissione al di fuori dei servizi ..
M G.M : E al di fuori dei Comitati, anche. Come sono saltati fuori ?
Con la Presidenza Santer.
MG.M. : Quindi non sono un'iniziativa del Segretariato generale ?
Non so! L'ultimo che e stato creato da uno degli ultimi Consigli europei, II Gruppo
Davignon ha svolto un lavoro utile perche ha trovato una posizione di compromesso abile che
probabilmente potra dopo risolvere il problema della statuto della societa europea e della
partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori alla societa europea.
E certo un modo, pen':>, per demotivare l' amministrazione comunitaria. Altri gruppi di questa tipo
sono il Gruppo ad alto livello presieduto da Simoone Weil sui problerni migratori.
M G.M : Come vengono costituiti questi gruppi ?
La Commissione invita degli esperti, di solito 5 0 6, non di tutti i paesi membri. Ricordiamo
ancora il Gruppo Ciampi, quello dell'ex capo di gabinetto [Franyois-Xavier] Ortoli sulla
competitivita che e composto per l'Italia da Sergio D' Antoni e da Marco Tronchetti Provera.
M G.M.: Quindi sono gruppi composti da varie personalita di alcuni paesi che esulano
dall'amministrazione di Bruxelles. Su quale forze i loro lavori si basano, sulle personali oppure
sulle strutture della Cornmissione ?
C.S.: Hanno un Segretariato della Commissione. Sono strane figure, preoccupanti direi.
Producono dei rapporti anche pregevoli, anche se possono lasciare I'impressione che la
Commissione non abbia piu delle capacita propositive.
M G.M. : In passato questa era stato riservato a singole personalita.
E molto raramente.
M G.M : Vediamo, ad esempio, il rapporto Tindemans.
Si, rna il rapporto Tindemans ed il rapporto Werner erano degli incarichi ad personam.
M G.M. : Persone rivestite di una posizione politica all' interno del Consiglio.
Elevata.
-M G.M. : Altri gruppi, ad esempio il Gruppo Vedell, quello che aveva voluto istituire [Altiero]
Spinelli per studiare il progetto di Unione politica.
Adesso sta diventando un modo di lavorare su temi su cui andrebbe operata una scelta
politica.
M G.M : E su cui dovrebbe lavorare 10 staff della Commissione. Si sente la mancanza di un certo
tipo di Segretario generaIe, perche tutte queste case Ie teneva in mano[ErniIe] Noel con Ie sue task
forces.
Desidero ringraziarLa per questa bella intervista.
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cs. : Mi ha fatto piacere rivivere dei momenti appassionanti.
Cassetta 4, fine lato A
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