Interview with Carlo Russo

Transcript

Interview with Carlo Russo
Interview with
Carlo Russo
Interview by
M. G. Melchionni
Roma 12/05/1998
Voices on Europe collection
Carlo Russo
Cassetta 1, inizio lato A
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
Maria Grazia Melchionni: E il12 maggio 1998, ci troviamo l'Onorevole Carlo Russo ed io Maria
Grazia Melchionni al Ministero degli Atfari Esteri per raccogliere la testimonianza dell'onorevole
Russo sulla sua lunga partecipazione alIa costruzione europea attraverso tutte Ie attivita che ha
svolto nell'ambito della politica estera italiana, del commercio con l'estero, e in ambito
parlamentare.
Onorevole Russo, in quale momento della sua lunga carriera politica ha cominciato ad occuparsi
da vicino delle cose europee ? Oppure, se vogliamo, quale e stata la sua formazione giovanile, quali
i suoi primi ricordi di carattere europeo?
. Carlo Russo: Sono state europeista gia nel periodo della Resistenza. Sin da allora avevo capito che
la ricostruzione dell'Europa passava per un accordo europeo. Forse fu la mia amicizia, fin dall'epoca
precedente il 1943, con Duccio Galimberti e con Livio Bianco ad influenzarmi. Erano due
europeisti e 10 testimoniarono nella Resistenza i loro incontri con i Maquisards francesi. Venuta la
Liberazione, partecipai subito ai primi movimenti federalisti che si costituivano nell'ambito dei
gruppi giovanili federalisti e delle stesso Movimento Federalista Europeo.
MG.M: Questo dopo il 1945 ?
CR.: Dopo il1945.
M G.M: Cosa intende per «contatti di carattere europeo» di [Duccio] Galimberti con i Maquis
francesi. Erano contatti che avevano qualcosa a che fare con i nascenti movimenti federalisti 0
erano solo collaborazioni militari?
CR: Erano prima di tutto collaborazioni militari. Negli incontri si parlava anche di federalismo
europeo e della necessita di collegare i nascenti movimenti francesi e italiani.
La mia prima partecipazione europea e al Congresso de L'Aja del maggie 1948, che rimane per me
un ricordo indimenticabile. II Congresso riuniva giovani e vecchi uomini politici. Ero deputato da
pochi giorni e ricordo l'incontro con Paul Ramadier, Leon Blum, Paul-Henri Spaak, Paul Van
Zeeland, Winston Churchill, uomini che avevano fatto la storia d'Europa.
Ci trovavamo uniti nell'invocazione all'Europa. Ricordo in particolare Pierre Henri Teitgten
- sopravvissuto all'esperienza dei campi di sterminio tedeschi - parlare di un'Europa che doveva
essere l'Europa dei diritti dell'uomo. Non si limito a sottolineare l'esigenza dell'unita europea, rna
rivendico la necessita di costruire un'Europa che garantisse la liberta e la dignita della persona.
Nel Parlamento italiano fui tra coloro che parteciparono al Gruppo parlamentare europeo, su
iniziativa di Ludovico Benvenuti, Enzo Giacchero, Oscar Luigi Scalfaro, Emilio Colombo e Giulio
Andreotti.
E nella prima legislatura vi fu la Comunita carbosiderurgica. Partecipai con grande impegno al
dibattito politico per la CECA, anche perche era legata a interessi del mio collegio elettorale. La
Liguria era una regione di grandi industrie, della siderurgia in particolare, con 10 stabilimento di
Conigliano e 10 stabilimento Ilva a Savona.
M G.M : Quali erano gli interessi dei suoi elettori?
CR.: Erano interessi divisi. Vi era la preoccupazione che la Comunita carbosiderurgica
significasse la fine della siderurgia italiana. A questa occorre aggiungere che la maggioranza degli
operai era della Cgil, e che sia il partito comunista che quello socialista erano contrari alla
conclusione del Trattato.
MG.M: Anche gli industriali credo fossero contrari, per paura di perdere la protezione statale.
CR.: Non gli industriali piu intelligenti. Angelo Costa, per esempio, fu dal primo momento
favorevole alIa Comunita carbosiderurgica. Non mi lasciai, comunque, suggestionare dalle critiche
e dalle preoccupazioni dei miei elettori. Scelsi dal primo momento la strada favorevole alIa
Comunita carbosiderurgica e mi battei per essa in discorsi politici, anche contrastati, in Liguria e in
Parlamento.
M G.M: Per quale motivo ?
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
CR: Perche ero convinto che vi fossero due interessi politici predominanti : la strada della pace e
dell'intesa europea. Ero anche convinto dal punto di vista economico : ero state sempre piuttosto
favorevole alla scelta liberista. Avevo letto gli scritti contro il protezionismo in Italia di Luigi
Einaudi, Giretti e Antonio De Viti De Marco.
Ero convinto che l'abolizione, almena in un settore, delle tariffe doganali, anche se avesse creato
qualche difficolta iniziale, avrebbe consentito 10 sviluppo dell'Italia. Ed e quello che avvenne. La
seeIta della riduzione dei dazi doganali e quella della CECA, volute cosi fermamente da Alcide De
Gasperi, Ugo La Malfa e [Luigi] Einaudi, furono fondamentali per il nostro paese.
M. G.M.: Per la modernizzazione. Tali scelte furono anche l'espressione, pero, del prevalere di un
orientamento dirigista in campo economico che era nella spirito del tempo. II dirigismo in campo
economico suscito delle perplessita. Onorevole Russo, Lei era preoccupato?
.CR: Per la verita no. In quel momento, come ha notato, il dirigismo era accettato un po' da tutti,
anche da una parte dei liberali. In fondo era imposto in qualche misura anche dal Piano Marshall.
La riduzione della protezione industriale, conseguenza della nascita della Comunita
carbosiderurgica, rappresentava per noi un fatto positivo.
M. G.M.: Un'altra cosa. Paolo Emilio Taviani fu il Capo della delegazione italiana alla Conferenza
per il Piano Schuman. Ebbe I' occasione di incontrarlo ?
CR.: Avevo con lui degli incontri molto frequenti. Non solo eravamo amici fraterni, della stessa
regione, rna facevano parte della stesso gruppo all'interno della democrazia cristiana. I nostri
incontri erano almena settimanali. Mi tenne sempre informato dei negoziati che aveva svolto.
M. G.M.: Ha avuto modo di conoscere Jean Monnet quando e state membro del Comitato d'azione
per gli Stati uniti d'Europa?
CR: Si, rna l'avevo conosciuto gia prima di fare parte del Comitato, nella fase del negoziato per
gli Accordi di Messina.
Come ero state favorevole per la CECA fui, fin dal primo momento, favorevole alIa Comunita
europea di difesa. Partecipai ai lavori della Commissione degli Affari esteri alla Camera. Ero
membro della Commissione Mfari interni, rna andavo anche alIa Commissione esteri per seguire la
Comunita di difesa. A mio giudizio l'Italia commise un errore. La situazione politica era difficile
nel 1953. La legge maggioritaria non era stata varata e [Alcide] De Gasperi aveva fallito nel
tentativo di formare il governo. Avevamo avuto un governo monocolore guidato da Giuseppe Pella,
seguito da quello di Mario Scelba, con maggioranze parlamentari risicate. Questo indubbiamente
influi sulle vicende della CED.
Ritardammo la ratifica per vedere quello che avveniva in Francia. Probabilmente se avessimo
seguito quello che era il desiderio di [Alcide] De Gasperi (e che coincideva con la posizione
federalista) di ratificare senza attendere la Francia, la ratifica italiana avrebbe potuto giocare un
ruolo favorevole.
M. G.M.: Pietro Quaroni consiglio di non procedere ad un dibattito parlamentare lacerante dal
momento che la Francia non avrebbe ratificato. Pero 10 portaste in Commissione.
CR: Si, rna senza spingere per il dibattito.
M. G.M. : E quali erano stati gli umori in Commissione?
CR.: In Commissione vi era una maggioranza risicata. Erano favorevoli democrazia cristiana,
liberali, repubblicani e socialdemocratici; comunisti e socialisti contrari. Di fatto si sarebbe
raggiunta la maggioranza, come del resto in aula. Nel governo Scelba ero Sottosegretario al
Ministero dell'interno. Non avrei, quindi, dovuto occuparmi di politica estera. Ministro degli esteri
era aHora Attilio Piccioni.
M. G.M. : Era Sottosegretario alla Presidenza 0 agli interni?
CR: Con [Mario] Scelba ero agli interni. [Attilio] Piccioni era Ministro degli esteri e rimase in
carica fino alIa crisi Montesi.
Andavo dal Presidente del Consiglio, nel suo studio privato in Via Bissolati, a riferire sull'attivita
del Ministero dell'Interno. [Mario] Scelba conosceva il mio interesse per la politica europea e mi
teneva informato.
2
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
II temi dominanti erano rappresentati dalla ratifica della CED e dalla situazione francese. Nel mese
di giugno Pierre Mendes-France, primo Ministro in Francia, venne a fare visita a [Mario] Scelba.
[Mario] Scelba 10 invito a cena a Villa Madama. Eravamo in quattro: [Pierre] Mendes-France,
l'Ambasciatore di Francia a Roma, [Mario] Scelba ed io. Non era presente [Attilio] Piccioni.
Partimmo insieme dal suo studio e volle che fossimo insieme in macchina. Ricordo questa
colloquio, perche [Pierre] Mendes-France assicuro che la Francia avrebbe ratificato. In
quell'incontro manifesto preoccupazione per l'atteggiamento del MRP. II partito era polemico con
lui per ragioni di politica interna. E 10 rimproverava anche per la CED, in quanta 10 riteneva
contrario.
[Pierre] Mendes-France prego [Mario] Scelba di intercedere presso il MRP affinche potesse avere
liberta di manovra. Manifesto ancora pili preoccupazione per le spinte di [Paul Henri] Spaak sui
socialisti. [Mario] Scelba assicuro di fare il possibile. Sono certo che parlo con la democrazia
cristiana, con [Alcide] De Gasperi e [Attilio] Piccioni perche influissero sul MRP.
Affido a me una missione personale: sapeva dei miei buoni rapporti con [Paul Henri] Spaak per
via della nostra partecipazione al Movimento Europeo. Avrei dovuto incontrarlo a Bruxelles per
riferirgli delle preoccupazioni di [Pierre] Mendes-France. Trovai [Paul Henri] Spaak molto
scettico. Era convinto che [Mario] Scelba si illudesse: [Pierre] Mendes-France era contro la CED.
Mi ringrazio, comunque, di averlo informato per conto di [Mario] Scelba. Purtroppo [Paul Henri]
Spaak aveva ragione: [Pierre] Mendes-France era in realta contro la CED e 10 dimostro il dibattito
che si ebbe al Parlamento francese.
A tale proposito un altro episodio, caro e doloroso aHo stesso tempo: la telefonata di [Mario]
Scelba con [Alcide] De Gasperi prima della caduta della CED. [Alcide] De Gasperi era ormai molto
malato e si trovava a Sella di Val Sugana con la moglie e Ie figlie. Ero in Via Bissolati ed ascoltai
la chiamata di [Alcide] De Gasperi. Chiedeva un aereo per andare alIa riunione dei Ministri degli
Esteri a Bruxelles - a cui era presente [Attilio] Piccioni - nel tentativo di raggiungere un accordo.
[Mario] Scelba rifiuto. Rimasi stupito ed esternai il mio sentimento. Era commosso e turbato.
[Alcide] De Gasperi non avrebbe potuto affrontare un viaggio in aereo : sarebbe morto durante il
viaggio 0 al suo arrivo. Aveva orrnai pochi giorni di vita. MOrl il 19 agosto.
MG.M: L'atteggiamento di [Pierre] Mendes-France e rimasto in qualche misura enigmatico. La
maggioranza delle testimonianze e nel senso della sua opposizione all'Europa. Questo passo che ha
fatto e strano, ha mentito a [Mario] Scelba. Non e chiaro, inoltre, cosa volesse dai socialisti. I
socialisti, oltretutto, erano divisi.
CR: Si, Jules Moch era contrario.
M. G.M: Guy Mollet era, invece, favorevole. Si e quasi arrivati aHa SClSSlone. Ma cosa si
aspettava da parte di [Paul Henri] Spaak?
CR.: Nel colloquio con [Mario] Scelba era parzialmente sincero. Credo non fosse
pregiudizialmente ostile alIa CED e che anteponesse gli interessi di politica interna del suo governo
alla ratifica della CED. Se la situazione interna gli avesse consentito una ratifica senza
compromettere la stabilita del governo, [Pierre] Mendes-France avrebbe accettato. Quando si rese
conto delle contraddizioni interne per l'atteggiamento sia di una parte dei socialisti che del MRP e
che nemmeno la ratifica della CED avrebbe salvato il governo, lascio via libera agli oppositori.
M G.M: Mi sembra una interpretazione interessante, avallata dal fatto che la CED venne bloccata
prima del dibattito. Si voleva evitare a tutti i costi 10 scontro di politica interna.
CR.: Dopo la caduta della CED rimaneva il problema del riarmo tedesco, dell'UEO. Venne a
Roma Anthony Eden. Si riuscirono a creare Ie premesse per l'Unione dell'Europa Occidentale, per
l' ingresso tedesco e per il riarmo.
M G.M: La soluzione di ricambio proposta da [Anthony] Eden fu considerata dai federalisti
negativa. [Jean] Monnet la giudico un fatto ancora pili grave della mancata ratifica della CED. I
governi si attestavano sostanzialmente su una linea non pili federalista rna di cooperazione
intergovernativa e procedevano ad un riarmo unilaterale della Germania. Quale fu in questa
circostanza la posizione dell'ltaJia?
3
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
CR: Fu favorevole. Come federalista comprendevo Ie preoccupazioni del Movimento e mi
rendevo conto che il problema del riarmo della Germania comportava una situazione difficile in
Europa. Anche [Mario] Scelba, sebbene europeista convinto, si adopero per l'Unione dell'Europa
Occidentale. Che Ie preoccupazioni dei federalisti non fossero completamente valide 10 confermo
poi la ripresa del negoziato che porto agli Accordi di Messina e alIa Comunita europea.
MG.M: Questa ripresa avvenne proprio perche si voleva rovesciare la corrente. Visto che l'UEO
significava un passo indietro e che la CECA diventava una cittadella assediata, bisognava fare
qua1cosa.
CR: Si, rna il fatto che riuscimmo vuol dire che c'erano ancora delle sensibilita positive. Ed e con
la Comunita economica europea che arriva la mia altra esperienza di governo. Siamo al governo di
Antonio Segni del 1955 .
.M G.M: A proposito dell'atlantismo della politica estera italiana, anche in occasione dell'UEO si e
tenuto conto del fatto che gli americani volevano in tempi brevissimi il riarmo della Germania. Non
c'era aIternativa alIa proposta di [Anthony] Eden. La politica italiana e stata spesso dipinta come
appiattita su una linea atlantica, nel periodo degasperiano. Una sorta di sudditanza nei confronti
degli Stati Uniti, come del resto sono definite anche Ie politiche britannica e la olandese seppur con
caratterizzazioni diverse. Come ha vissuto questa posizione della politica italiana nei confronti degli
Stati Uniti tra la fine degli anni '40 e gli inizi degli anni '50? Cosa rappresentavano gli Stati Uniti
agli occhi dei politici della sua generazione?
CR: Rappresentavano la garanzia della nostra liberta e della nostra democrazia suI piano interno e
della nostra indipendenza suI piano internazionale. Non ebbi mai alcuna esitazione: fui
contemporaneamente europeista, federalista europeo e atlantico. Questo fu l'atteggiamento di gran
parte dei federalisti europei, di Attilio Cattani, Ugo La malfa, Altiero Spinelli, Giovanni Malagodi,
Vittorio Badini Confalonieri, [Ludovico] Benvenuti, per non parlare poi di [Alcide] De Gasperi,
[Mario] Scelba, [Antonio] Segni e [Paolo Emilio] Taviani. Non vi fu da parte nostra nessuna
esitazione. Esitazioni vi furono da parte di Giovanni Gronchi, che perc non era neanche un
europeista convinto. Era piuttosto mediterraneo sulla linea di ..
M G.M: Di neutralista illuso.
CR.: Era nel fondo un neutralista. E 10 stesso fu Ferruccio Parri, europeista non atlantico. II suo
non atlantismo fu l'origine dell' evoluzione politica che 10 porto poi verso la posizione comunista
rispetto a quella di chi era stato suo compagno nel partito d'azione.
M G.M: E perche [Ferruccio] Parri ebbe questa linea?
CR: Difficile dirlo. Probabilmente attribuiva agli americani anche un atteggiamento non
favorevole al suo governo che poteva avere favorito la sua sostituzione con [Alcide] De Gasperi.
Siamo di fronte ad ipotesi e non posso dire quali fossero Ie reali ragioni. So che era un federalista
europeo non atlantico 0 almena tiepidamente atlantico.
Come Sottosegretario alIa Presidenza non avevo compiti diretti di politica estera, rna ero pur
sempre il primo collaboratore del Ministro [Antonio] Segni, che seguiva con grande impegno la
politica estera. Percio vissi la preparazione dei lavori della Conferenza di Messina in via indiretta,
anche in virtu del rapporto di amicizia con [Attilio] Cattani, che divenne in quel periodo Direttore
generale degli Affari economici.
M G.M: Mi puo dare un ritratto di [Attilio] Cattani?
CR: Era un uomo di grande fascino personale, molto intelligente, coIto e spiritoso con un senso
dello humour piuttosto inglese. La formazione era anglosassone, anche se la sua cultura piu vicina
alIa Francia. Era un europeista convinto e aveva rafforzato Ie sue convinzioni lavorando a Parigi
alIa realizzazione del Piano Marshall e poi nell'OECE. Aveva molti contatti internazionali. Era
sicuramente un diplomatico sui generis in quanta credeva nella nuova diplomazia multilaterale a
differenza degli aItri colleghi della sua generazione (come [Pietro] Quaroni, Vittorio Zoppi e
Gastone Guidotti) che consideravano il muItilateralismo un accessorio.
Aveva moIti hobbies: era un appassionato collezionista di francobolli.
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
Vi furono una serie di riunioni preparatorie a cui diede un grande contributo Ezio Vanoni, Ministro
del Bilancio.
Cassettlll,fine Lato A
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
Cassetta 1, Inizio [ato B
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
CR: [Ezio] Vanoni era un economista modemo, molto aperto ai problemi europei e favorevole
all'abolizione dei dazi doganali, nella convinzione che fosse una delle precondizioni allo sviluppo
dell'Italia. Appoggiava altresi I'unione economica europea. In questi incontri fu preparata la
Conferenza di Messina.
M G.M: Ci fu un Memorandum Italiano ?
CR.: Ci fu un Memorandum italiano, che e state alla base poi della Conferenza.
MG.M: Insieme a quello del Benelux e a quello tedesco.
CR: Esatto.
.M G.M: Delle due tesi che si portavano avanti in quei mesi, cioe EURATOM oppure un Mercato
generale, quale interessava maggiormente i politici italiani? A [Ezio] Vanoni penso il mercato
generale.
CR: A tutta l'Italia interessava di piu il mercato generale. Partecipai agli incontri che presiedeva
[Antonio] Segni : fu posto sempre (anche da parte di Gaetano Martino e [Ezio] Vanoni) I'accento
sull'interesse politico che aveva Ia Comunita economica europea. Eravamo convinti che
EURATOM fosse importante, rna settoriale. Saremmo rimasti nel quadro della CECA, mentre con
il Mercato comune avremmo fatto un passo avanti.
M G.M: Siamo, quindi, agli incontri alIa vigilia di Messina.
CR.: Si, Messina ebbe una vigilia di polemiche. Oggi nessuno ricorda che si disse da parte
dell'opposizione (rna anche da parte di qualche settore della maggioranza) che in realta la
Conferenza di Messina era stata voluta per aiutare e1ettoralmente [Gaetano] Martino. Era periodo
elettorale e Messina rientrava nel suo collegio. Che [Gaetano] Martino avesse proposto Messina per
ragioni elettorali, probabilmente e vero, rna la cosa aveva un senso. Non si trattava, pero, di una
kermesse elettorale. Era una Conferenza seria che si svolgeva in Sicilia, il che interessava
politicamente il Ministro. Messina fu un successo e apri la strada agli Accordi di Roma conclusi in
Campidoglio il 25 marzo 1957.
M G.M: Roberto Ducci mi ha rivelato che il negoziato di Bruxelles si svolse in realta nel
disinteresse della politica e degli ambienti economici fino al momenta finale, alla vigilia della sua
conclusione. I francesi fecero molte riunioni, anche interministeriali, per studiare e discutere tutti gli
aspetti della proposta. Si decisero ad accettare solo all'ultimo, dopo Suez e i fatti di Ungheria.
Prima delle riunioni a cui ha accennato, ci furono degli incontri a livello di Presidenza del
Consiglio e di altri ambienti ?
[Roberto] Ducci mi ha parlato di un incontro presso [Antonio] Segni, raccontando una sparata di
Giuseppe Saragat, se ricordo bene, contro il mercato comune. Secondo il testimone [Giuseppe]
Saragat aveva evidentemente 10 scopo di garantirsi, di mettere Ie mani avanti: non si sarebbe potuto
dire che non si era preoccupato. Partecipo alla riunione?
CR: Non ero presente. Le discussioni avvenivano agli Esteri ed i miei impegni alla Presidenza del
Consiglio erano tali che non potevo partecipare a riunioni nelle quali la mia presenza non fosse
strettamente necessaria. Invece fui presente alla firma dei Trattati di Roma in Campidoglio. Credo
di essere I'ultimo dei sopravvissuti tra quelli che parteciparono.
MG.M: Franco Bobba e morto.
CR: Si, la delegazione era composta da [Antonio] Segni, che Ia presiedeva, [Gaetano] Martino,
[Vittorio] Badini Confalonieri, Sottosegretario agli esteri, il quale diede un contributo altissimo.
Deploro che il nome di [Vittorio] Badini Confalonieri figuri cosi poco nelle trattative che hanno
portato alla Comunita. Nella fase di preparazione a Messina e poi soprattutto nel periodo tra
Messina e gli accordi in Campidoglio I'opera sua fu preziosa.
MG.M: Sotto quale profilo?
CR.: Era Sottosegretario agli esteri, molto amico di [Gaetano] Martino (appartenevano allo stesso
partito). Conosceva benissimo la politica europea in quanta federalista europeo. Fu quello che
6
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
partecipò sempre a tutti gli incontri e negoziati. Quindi la sua opera fu opera preziosa. C'era poi
[Attilio] Cattani. Un altro dei presenti, morto 40 giorni fa, era Maurice Faure, che faceva parte della
delegazione francese.
M G. M : C'è ancora Hans von der Groeben.
CR. : E c'è ancora Robert Rothschild, che era Capo gabinetto di [Paul Henri] Spaak.
Avevo assistito ad un altro awenimento importante : la firma della Convenzione europea dei diritti
dell'uomo, a Palazzo Barberini, il 4 novembre 1950. Prima di andare in Campidoglio Konrad
Adenauer telefonò ad [Antonio] Segni per awertirlo che sarebbe arrivato al mattino a Ciampino.
Voleva rendere omaggio alla tomba di [Alcide] De Gasperi. Andai a Ciampino ad accogliere
l'ospite - era tradizione che un primo Ministro fosse ricevuto dal Sottosegretario alla Presidenza -.
Accompagnai [Konrad] Adenauer a San Lorenzo fuori le mura a deporre una corona. Lo ricordo in
preghiera davanti alla tomba. Un grande uomo, con un grande stile. Mi diede la più alta
onorificenza della Repubblica tedesca, che conservo in sua memoria con una lettera autografa. La
lettera ricorda la mattina trascorsa a rendere omaggio ad una delle persone che maggiormente hanno
contribuito alla nascita della Comunità europea.
Quando morì [Konrad] Adenauer ero a Londra. Ero stato chiamato alla Camera dei Comuni per
parlare dei rapporti tra Inghilterra ed Europa. Ebbi la notizia e partii prima del previsto per essere a
Bonn a partecipare ai funerali. Ancora oggi porto dei fiori a quel cimitero al di là del Reno sulla
collina, un cimitero di campagna.
Andavo tutte le estati a salutare [Konrad] Adenauer quando veniva a Cannobio.
M G. M : Ha conosciuto [Ludovico] Benvenuti?
CR. : Si, molto bene. Abbiamo collaborato insieme nel Movimento Federalista Europeo e nel
Gruppo parlamentare europeo. Lo incontravo spesso quando era Segretario generale del Consiglio
d'Europa a Strasburgo.
M G. M : Ci vuole dare un ricordo di lui, che è un personaggio in fondo poco conosciuto?
C R. : È poco conosciuto perché il suo contributo è stato soprattutto nel Movimento federalista
europeo. Di fatto ha lasciato la politica italiana dopo l'opposizione alla elezione di [Giovanni]
Gronchi a Presidente della Repubblica. Era convinto che avrebbe guastato i nostri rapporti con gli
Stati Uniti. È divenuto Segretario generale del Consiglio d'Europa e non ha più preso trattativa alla
politica estera italiana.
Dopo Messina i miei ricordi di politica europea riguardano un altro avvenimento di grande
importanza, il fallimento del Piano Fouchet e la Conferenza nella Sala dell'orologio a Parigi.
MG.M: Perché Lei partecipò?
C R. : Ero nella delegazione italiana in qualità di Sottosegretario agli esteri con [Antonio] Segni
Ministro. Eravamo nel 1962.
MG.M: Furono due o tre i Piani Fouchet? Qualcuno sostiene che furono tre.
C R. : Furono certamente due, il terzo Piano fu il Piano Fouchet-Cattani, una rielaborazione di
[Attilio] Cattani dei piani primitivi. L'Italia non era pregiudizialmente ostile al Piano Fouchet.
[Antonio] Segni riteneva che pur non essendo nella linea della federazione europea, ma piuttosto in
quella di collaborazione fra Stati, rappresentasse pur sempre un passo avanti sul piano politico. Una
concertazione di politica estera appariva sempre più necessaria.
MG.M : Anche [Jean] Monnet era favorevole al Piano.
CR.: Si.
M G. M: Presidente del Consiglio era Amintore Fanfani ?
CR. : Si.
MG.M : Cosa pensava?
C R. : [Amintore] Fanfani era ancora più favorevole di [Antonio] Segni, in quanto più gollista.
[Antonio] Segni non lo è mai stato, anche se aveva un buon rapporto personale con il Generale.
[Amintore] Fanfani qualche tentazione gollista, anche per la politica italiana, credo l'abbia sempre
avuta.
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
La Conferenza dell'orologio a Parigi si e aperta in un clima difficile, non ricordo la data
esattamente. Ho memoria, invece, chiarissima di quello che si e verificato durante la Conferenza.
Arrivammo a Parigi con molti dubbi. In realta il nostro proposito era che la Conferenza non
chiudesse Ie porte ad un negoziato, che fosse interlocutoria. Non ci illudevamo che si potesse
raggiungere neanche un accordo di principio.
La riunione si apri subito in un c1ima gelido. Presiedeva Maurice Couve de Murville; vi erano
[Paul Henri] Spaak per il Belgio, Joseph Luns per l'Olanda, [Antonio] Segni per I'ltalia, Gerhard
Schroeder mi pare per la Germania, Pierre Gregoire per il Lussemburgo. Nel mattino vi fu un
dialogo di sordi; il problema che preoccupava Belgio e Olanda era il negoziato con il Regno Unito.
Volevano che l'Inghilterra partecipasse in qualche modo al negoziato suI Piano Fouchet, per non
trovarsi di fronte ad una conc1usione che avrebbe potuto non accettare e che quindi avrebbe
costituito un ostacolo all'allargamento della Comunita europea.
La Francia paradossalmente era in una posizione contraddittoria per quel che riguardava il Piano
Fouchet : la presenza inglese avrebbe rafforzato la posizione francese, intergovemativa, che avrebbe
finito con il prevalere sulle obiezioni federaliste belgo-olandesi e in parte italiane e tedesche. Era
pero contraria all' allargamento.
Arrivammo alIa pausa per il pranzo, senza che vi fosse nulla di conc1uso. Appariva difficile anche
la subordinata, quella cioe di non chiudere la strada al negoziato. Nell'intervallo, [Antonio] Segni
disse che avrebbe cercato di avere un colloquio da solo con [Maurice] Couve de Murville per
vedere di salvare il salvabile. Mi chiese di parlare con [Joseph] Luns e gli altri, di distrarli onde
evitare gelosie. [Paul Henri] Spaak, bisogna dire, era piuttosto ge1oso e preoccupato di accordi
dietro Ie sue spalle. Sapeva che [Antonio] Segni e [Maurice] Couve de Murville avevano un buon
rapporto personale. Dopo colazione [Antonio] Segni mi confido la sua speranza di avere convinto
[Maurice] Couve de Murville ad accettare il rinvio. II suo obiettivo era quello di chiedere un
colloquio a Charles de Gaulle.
Sperava di legare il Piano Fouchet alla partecipazione del Regno Unito, ed era disposto ad un varo
del Piano Fouchet anche piu nazionalista nella convinzione che Belgio e Olanda avrebbero pagato
qualunque prezzo pur di avere l'Inghilterra. Per l'Italia, conoscendo la posizione di [Amintore]
Fanfani, non sussisteva problema. La Germania era piu cauta. Era ancora un tempo in cui i tedeschi
erano deboli e quindi preoccupati di non creare degli ostacoli.
In seduta prese parola e propose il rinvio. Le distanze erano ancora troppo lontane e non essendovi
urgenze, si proponeva di aggiomarsi in un mese. Prese poi la parola [Maurice] Couve de Murville,
molto scettico sulla proposta. Era una tattica, rna non se la senti di rifiutarla provenendo da un uomo
cosi degno di rispetto. [Antonio] Segni era anziano, e teneva ad apparire come il padre di famiglia.
Anche [Paul Henri] Spaak fu a favore. II gioco sembrava fatto quando purtroppo prese parola
[Joseph] Luns, maladroit. Fisicamente sgraziato, nel contatto personale era un uomo
simpaticissimo, rna grosso com'era e scoordinato nei movimenti sembrava sempre destinato ad
inciampare nei propri piedi e a cadere. Anche negli interventi era intempestivo. Comincio il
discorso accettando il rinvio, rna pose la condizione di informare l'Inghilterra delle difficolta
incontrate. Carico I'intervento di un peso filoinglese tale che [Maurice] Couve de Murville si
rivolse con la mana verso [Antonio] Segni, sottolineando I' inutilita nel procedere. E questa un
ricordo in me vivissimo.
Ci fu un seguito. [Attilio] Cattani, divenuto Presidente del Comitato che continuava in qualche
misura il Piano Fouchet, chiese udienza a [Charles] de Gaulle.
M. G.M.: E Lei ha notizia di questa incontro dalla pubblicazione 0 da un racconto di [Attilio]
Cattani?
CR: [Attilio] Cattani mi ha raccontato appena tomato dall'incontro. Aveva colto da questa
colloquio un giudizio piuttosto positivo sulla posizione del Generale, che in parte emerge nel
rapporto. Era fondamentalmente un ottimista e tendeva talvolta ad illudersi. D'altra parte e umano.
Era stato un grosso successo avere avuto udienza e un cosi lungo colloquio. Forse questi aspetti
8
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
Cassetta 3, inizio loto A
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
CR. : . La Francia e rappresentata da Louis Edmond Petitti, in precedenza il premio Nobel Rene
Cassin. E stato membro della Corte anche [Pierre Henri] Teitgten, padre della Convenzione.
Presento il primo progetto di Convenzione europea e divenne poi relatore all' aHora Assemblea
Consultiva.
Ho avuto colleghi illustri come Walter 1. Ganshofvan der Meersch, piu volte Ministro in Belgio ;
lOaD de Deus Pinheiro Farinha, Presidente della Corte suprema; Eduardo Garcia de Enterria,
giurista spagnolo; Dimitrios Evrigenis uno degli eroi della rivoluzione contro i colonnelli in Grecia.
n padre della Convenzione affermava, nel settembre del 1949, che Ie sentenze della Corte
avrebbero dato un contenuto agli articoli della Convenzione ed e quello che si e verificato.
.M. G.M. : Lei ha partecipato alIa riunione a Palazzo Barberini che si e conclusa con la firma?
CR. : Si ed ho partecipato, 40 anni dopo, alIa celebrazione dell'anniversario della Convenzione,
presente [Pierre Henri] Teitgten.
In quella occasione abbiamo firmato il protocollo n.9 che, modificando la Convenzione del 1950,
consente I' accesso diretto del ricorrente alIa Corte. Fino al 1990 occorreva che il ricorrente fosse
coperto dal mantello della Commissione.
M. G.M. : II ricorso individuale e stato accettato ormai da tutti i 40 membri del Consiglio?
CR. : Si, gli Stati che decidono di aderire sono obbligati ad approvare il ricorso diretto e la
giurisdizione obbligatoria.
La nuova Corte funzionera con 40 giudici, attualmente ne sono stati eletti 39. II 40° sara eletto a
settembre, in quanta la Russia ha ratificato in ritardo il protocollo n.ll e non ha potuto presentare
candidati all' elezione che si e avuta nel mese di aprile.
M. G.M. Grazie Onorevole Russo la ringrazio molto per Ie testimonianze.
Cassetta 3, fine lato A
20
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
A8
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
personali hanno colorato il ricordo. Aveva avuto impressione che [Charles] de Gaulle apparisse
menD rigido di quanta trasparisse attraverso 10 specchio [Maurice] Couve De Morville.
Ricordo, e non e accennato nel suo rapporto, la sua delusione per il mancato incontro a livello
delle massime istituzioni. II colloquio, forse, avrebbe potuto dare risultati pili positivi di quanta
.
.
ImmaglOavamo.
M. G.M.: Non molto tempo dopo c'e l'episodio della nascita dell'asse franco-tedesco e del desiderio
che [Charles] de Gaulle aveva che gli italiani partecipassero, che fosse una triade. II Generale
accenna, ne Le Renouveau, ad un incontro con [Amintore] Fanfani nel nord Italia.
CR.: AI traforo del Monte Bianco, mi ricordo, ero presente.
M. G.M.: Dalle memorie risulta che [Amintore] Fanfani sembrava essere d'accordo. E poi si
afferma che Ie complicazioni della politica interna furono tali che gli italiani decisero di non
partecipare.
Cassetta I,fine lato B
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
Cassetta 2, inizio l«to A
CR.: Non partecipai all'incontro, che avvenne a quattro occhi. Bisognerebbe chiedere ad
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
[Amintore] Fanfani la sua versione del colloquio. A quanto mi risulta, pero, l'Italia non si e mai
dichiarata favorevole a trasformare in tripartito l'incontro bipartito de Gaulle-Adenauer.
M. G.M.: Per quale ragione?
CR.: Per due ragioni : eravamo contrari ad un direttorio di tre grandi e propensi ad una soluzione
di federazione europea, privilegiando l'accordo con Belgio e Olanda rispetto a quello con la Francia
gollista. Conosco la posizione del Ministero, in quanta in que1tempo ero Sottosegretario agli esteri
e rimasi tale fino al 30 novembre del 1962. II 1 dicembre giurai come Ministro delle poste e
comunicazioni. Ricardo una visita di [Paul Henri] Spaak, forse nel luglio del 1962. Prima
dell'incontro [Gastone] Guidotti, Ambasciatore per l'Italia a Bonn, aveva chiesto istruzioni
sull'atteggiamento Italiano in vista dell'accordo franco-tedesco. Gli comunicai la posizione del
Ministero, non favorevole alIa partecipazione italiana.
M. G.M.: Perche [Charles] de Gaulle teneva alIa partecipazione italiana?
CR: Avrebbe rafforzato la sua tesi dell'incontro £fa Stati, con uno spostamento dell'Italia da una
posizione comunitaria ad una posizione interstatale, che [Konrad] Adenauer avrebbe accetto sia
pure a malincuore. In questa modo tre paesi su sei avrebbero appoggiato la posizione gollista.
M.G.M.: In questa modo l'Italia si sarebbe allontanata dalla linea atlantica.
CR: Non c'e dubbio. Andai a Palazzo Chigi e informai [Amintore] Fanfani. Riferii la telefonata
con [Gastone] Guidotti e sottoposi il testa di un telegramma da mandare in cui precisavo la
posizione del Ministero. II Presidente mi suggeri di non inviare il telegramrna, limitandomi ad una
conferma telefonica. Ubbidii e tornai al Ministero. Volli che [Attilio] Cattani, Segretario generale,
fosse presente come testimone. Presi della carta intestata e scrissi una lettera autografa a [Gastone]
Guidotti, in cui confermavo la posizione del Ministero assumendo, pero, la piena responsabilitil
sulla missiva . Precisai in termini molto fermi Ie ragioni della nostra ostilita a partecipare all'intesa
franco-tedesca. Spedii la lettera. Due 0 tre giorni dopo andai a Palazzo Chigi, per informare il
Presidente.
M. G.M.: Lei aveva consultato [Antonio] Segni circa la lettera?
CR: Si, sapevo il punto di vista di [Antonio] Segni. Riferii sull' accaduto, assumendomi Ie
responsabilitil e dicendomi pronto a dare Ie dimissioni, qualora fossero necessarie. Per evitare di
creare tensioni, proposi di fare apparire Ie dimissioni come necessarie per procedere alIa nomina di
Ministro di un qualche Dicastero senza portafoglio. [Antonio] Segni riteneva, infatti, che fosse
giunto per me il momenta di rivestire tale carica.
M.G.M.: Come reagi [Amintore] Fanfani?
CR: La lettera corrispondeva alIa nostra politica e il Presidente aveva voluto dare solo un
consiglio di prudenza. Poco tempo dopo venne a Roma [Paul Henri] Spaak. II tema del colloquio fu
il rapporto franco-tedesco: [Paul Henri] Spaak era preoccupato delle possibili conseguenze
negative per la Comunita europea. II Presidente condivideva in pieno I'opinione espressa. Si rivolse
a me pregandomi di mostrare la lettera inviata a Bonn. II rappresentante belga si rallegro nel
constatare che la linea italiana non derivasse da quell' incontro, rna che fosse precedente.
Di fatto mi sono occupato marginalmente di politica estera : sono stato Ministro delle poste per 3
anni, poi Ministro per i rapporti con il Parlamento e per una breve stagione Ministro per il
commercio con I'estero, occupandomi piu di politica generale e commerciale che di problemi
europel.
M. G.M.: Pero ha fatto parte del Comitato d'azione per gli Stati uniti d'Europa. Ritorniamo
indietro. Quando e state il primo incontro con [Jean] Monnet?
CR: Difficile dirlo. L'ho incontrato nella fase preparatoria della Conferenza di Messina.
M. G.M.: In quale occasione?
/(0
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
CR.: Probabilmente in un viaggio che ho fatto a Lussemburgo. Quando [Jean] Monnet veniva in
Italia 10 incontravo sempre : [Attilio] Cattani organizzava dei pranzi a casa sua al quale partecipavo
sempre insieme a Emilio Colombo, Mariano Rumor e Felice Catalano.
Partecipai in modo attivo al Comitato Monnet. Ricordo con particolare piacere i tre incontri del
1969. La prima riunione si svolse I'll marzo a Londra, un Comitato particolarmente importante.
M G.M: Era la preparazione dell'ingresso della Gran Bretagna, l'esame di quei famosi studi che il
Comitato aveva fatto fare.
CR.: L'Inghilterra diede molta importanza a tale riunione. Lo dimostrano Ie partecipazioni
eccellenti: il Ministro degli esteri Michael Stewart; l'ex Ministro degli Esteri George Brown;
laburista; per il partito conservatore, l'ex primo Ministro Douglas Hume ; l'ex Ministro degli esteri
Selvin Lloyd; Reginald Maudling per il partito liberale.
Ricordo poi il Ministro degli esteri Willy Brandt; il vicecancelliere Herbert Wehner - quello che
faceva l'Ost politik -; il leader al Bundestag Karl Smith; per la Cdu Kurt Birrenbach; Leo
Tindemans, Segretario generale del partito per l'unione europea. Per l'Italia erano presenti per la
democrazia cristiana [Mariano] Rumor; Mario Ferri, allora Segretario generale del partito
socialista; Mario Zagari Sottosegretario agli esteri che rappresentava Pietro Nenni; [Giovanni]
Malagodi per i liberali ; [Ugo] La Malfa per i repubblicani.
II tema dominante fu la partecipazione del Regno Unito e furono costituiti quattro gruppi di lavoro:
uno monetario presieduto da Guido Carli, uno sulle questioni costituzionali presieduto da Walter
Hallstein, uno dell'agricoltura presieduto da Edgar Pisani e uno per la parte tecnologica affidato a
Hubert Miles Gladwyn Jebb ed al Professor Karl Winnacker.
M G.M: [Jean] Monnet voleva che questi studi servissero a dimostrare che Ie questioni legate al
negoziato per l'ingresso erano risolvibili.
CR.: Infatti. Ricordo un altro particolare della riunione di Londra. Erano presenti per la Francia gli
ex Presidenti del Consiglio [Guy] Mollet e Antoine Pinay insieme all'ex Mnistro [Maurice] Faure.
Fummo tutti invitati alI'ambasciata francese, ad eccezione di [Maurice] Faure. Per protesta
[Giovanni] Malagodi, [Mariano] Rumor, [Ugo] La Malfa ed io rinunciammo.
M G.M: Perche non fu invitato?
CR.: Per ragioni di politica interna: [Maurice] Faure aveva assunto una posizione polemica nei
confronti del partito gollista.
MG.M: Beh, rna [Charles] de Gaulle era gia caduto.
CR.: Era caduto, rna c'erano i successori. Primo Ministro era Jacques Chaban-Delmas, Presidente
. de~la Repubblica era Georges Pompidou. Lo invitammo a colazione.
Partecipai, poi, alIa riunione di Lussemburgo e a quella di Bonn del 15 e 16 dicembre. La terza fu
molto importante perche avvenne dopo il Vertice de L'Aja, che apri la strada ai successivi incontri
dei Capi di state e di governo. Nella mozione conc1usiva esprimemmo un atteggiamento di favore
alIa conc1usione del Vertice delI'Aja, riconfermando ancora una volta la validita del metoda Monnet
del gradualismo, tante volte oggetto di critica.
M G.M: La vostra partecipazione aile riunioni del Comitato che carattere aveva, cosa vi
aspettavate?
CR.: Ho risposto a questa domanda in un articolo che ho scritto su Europa nel n.ll del 1969. Mi
si chiedeva che carattere avesse il Comitato Monnet. Risposi che i lavori del Comitato si
svolgevano in modo informale, con un libero dibattito, senza processo verbale, sulla base di un
progetto di risoluzione sottoposto in anticipo da parte del Presidente ai partecipanti. Questo ci
consentiva una grande liberta di atteggiamento. Ognuno partecipava al Comitato in rappresentanza
di una parte politica, rna non impegnavamo i nostri partiti ne i governi.
M G.M: Perc c'era un obbligo precise di portare avanti Ie decisioni che il Comitato riusciva a
prendere.
CR.: Non c'e dubbio. In quanta membri del Comitato Monnet eravamo impegnati fino in fondo a
dare attuazione aile risoluzioni del Comitato. Ma potevamo rimanere in minoranza nelle discussioni
di partito e questa non inficiava la nostra partecipazione. In realta tale situazione non si verificava,
AA
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
perche Ie posizioni nazionali venivano sondate preliminarmente. Ricordo che prima di andare aIle
sedute del Comitato Monnet ci incontravamo per confrontare Ie opinioni. Ci vedevamo anche con
gli altri membri italiani del Comitato Monnet : socialisti, liberali e socialdemocratici.
M G.M: Quindi voi attribuivate una considerevole importanza allavoro del Comitato.
CR: Una grandissima importanza. Ricordo sia [Antonio] Segni che [Giuseppe] Saragat (che
aveva fatto parte del Comitato, quando non era evidentemente Presidente della Repubblica,)
ricevere singolarmente i membri del Comitato per essere informati.
M G.M: In anni in cui la politica europea era veramente competenza di poche persone, il Comitato
Monnet e state una specie di fonte di ispirazione per la politica europea da fare.
CR.: Non c'e dubbio che sia state fondamentale. Bisognera scrivere la storia del Comitato
Monnet sotto due profili: per quello che ha rappresentato suI piano europeo, e per il contributo che
ha dato aIle politiche estere dei singoli paesi della Comunita.
Per quello che riguarda I'Italia nei rapporti con il partito liberale, all' opposizione, abbiamo
ottenuto il consenso su alcune scelte anche di politica interna che erano legate ad impegni presi dal
Comitato Monnet. Non dimentichiamo che [Giovanni] Malagodi e state uno dei membri piu attivi.
In Germania poi vi era un'opposizione frontale tra democristiani tedeschi, andati all'opposizione, e
socialdemocratici al governo. Gli amici democristiani tedeschi male comprendevano la nostra
collaborazione con i socialisti, «gli alleati della socialdemocrazia». Sembrava un doppio gioco. Le
riunioni del Comitato Monnet, ed i miei incontri con [Gerhard] Schroeder ex Ministro degli esteri e
con [Kurt] Birrenbach, deputato di Amburgo molto attivo nel Comitato Monnet, sono serviti a fare
capire che avevamo un rapporto di governo con i socialisti e che dovevamo mantenerlo.
MG.M : II suo profilo di [Jean] Monnet mi interessa.
CR : Lo ricordo come uno degli uomini piu intelligenti e lucidi che abbia conosciuto. La sua
figura nel quadro europeo e eminente. Sono convinto che non saremmo giunti fin qui senza [AIcide]
De Gasperi, [Konrad] Adenauer, Robert Schuman, [Paul Henri] Spaak e [Jean] Monnet.
Era un presbite in politica, un uomo che aveva visioni strategiche lunghe, e 10 dimostra tutto il suo
impegno europeo. Era un idealista che aveva un traguardo avanti : gli Stati Uniti d'Europa. Era il
suo obiettivo da sempre. Nello stesso tempo era un politico realista, che si rendeva conto che la
politica e l' arte del possibile e che non puo divenire l'utopia di un sognatore. Anche [AItiero]
Spinelli aveva 10 stesso obiettivo. Qua1che volta in lui il sognatore e l'utopista prevalevano suI
realista e questa spiega a1cuni suoi atteggiamenti critici verso alcune tappe della costruzione
europea.
[Jean] Monnet e arrivato al punto di accettare parzialmente anche la politica gollista, come nel
ca'so dell'appoggio iniziale al Piano Fouchet, ritenuto una tappa indispensabile per raggiungere
l'obiettivo. Che si progredisse lentamente, che ci si arrestasse per una pausa questo 10 tollerava.
MG.M : [Charles] de Gaulle ha avuto dei nemici, rna soprattutto un grande ascendente. Questo
magnetismo della sua personalita su cosa riposava? Quale era la ragione per cui tutti volevano
conoscere il suo pensiero ?
CR. : Era il suo carisma straordinario. Ed era quello che ha rappresentato per la nostra
generazione il Generale che va a Londra, riuscendo a fare di un paese vinto un paese che partecipa
accanto ai vincitori nonostante Ie ostilita inglesi ed americane. Un personaggio che era un mito.
MG.M . E [Jean] Monnet ?
CR. : Sapeva ascoltare, non dava mai l'impressione di porre la sua volonta a differenza di
[Charles] de Gaulle. II primo era l'intelligenza persuasiva; il secondo l'autorita.. Sapeva parlare e
ascoltare. E sapeva portare l'interlocutore sulla sua posizione. In qualche misura vi era in [Jean]
Monnet qualcosa che era in AIdo Moro. Questa capacita di ascolto e riflessione.
Le risoluzioni del Comitato venivano preparate prima delle riunioni ed inviate ai partecipanti.
Talvolta veniva a discuterne con alcuni di noi.
M G.M : Come presiedeva, come si svolgevano Ie riunioni ?
CR. : Con molta liberta di parlare, faceva dei giri di tavolo. Non interveniva molto, rna alIa fine ci
portava tutti sulla risoluzione che aveva preparato.
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
M. G.M. : Sintetizzava, come [AIdo] Moro.
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
CR. : Aveva la capacita di fare una sintesi in cui accoglieva qualcosa di tutti, anche marginale,
dando la soddisfazione di identificarsi nel documento finale. Era una gioia incontrarlo ed eravamo
disposti a qualunque sacrificio pur di avere il privilegio di andare a colazione 0 a cena con lui.
Nel Comitato Monnet ho poi rafforzato amicizie fraterne, con [Emilio] Colombo, con [Mariano]
Rumor, con [Giovanni] Malagodi, con [Ugo] La Malfa.
Cassetta 2, fine lato A
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
Cassetta 3, inizio /ilto A
MG.M : Quindi cosa avete pensato quando poi [Jean] Monnet ha chiuso il Comitato nel 1975 ?
CR. : E stata una cosa triste.
M G.M : Perche mi pare con Max Kohnstamm avesse fatto un viaggio per l'Europa per sondare i
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
desideri degli appartenenti, se volevano che il Comitato continuasse.
CR : Avevo ormai cessato di partecipare al Comitato. In quel periodo avevo avuto un grave
infarto.
Sono stato relatore alIa Camera sull'ingresso del Regno Unito nella Comunita europea,
ricostruendo la storia dei rapporti italiani e comunitari con il paese, dai fallimenti gollisti al
~uccesso dell'ultimo negoziato.
M G.M : Una relazione a parte 0 il discorso ?
CR. : La relazione parlamentare, un libro per illustrare la Convenzione europea.
Poi ho partecipato al dibattito parlamentare per l' elezione del Parlamento europeo. Sono sempre
state favorevole all' elezione. In realta devo dire che in parte aveva ragione [Mario] Scelba, quando
evidenziava come fosse piu importante aumentare i poteri del Parlamento rispetto a procedere
all' elezione diretta. Ero tra coloro che privilegiavano l' elezione diretta, convinto che avrebbe
aumentato il peso politico e quindi i poteri.
M G.M: Si potevano aumentare i poteri del Parlamento anche senza I' elezione diretta,
mantenendo fermo il contatto con i Parlamenti nazionali.
CR. : In realta i poteri sono aumentati molto lentamente e l'elezione diretta ha avuto un effetto
molto negativo: ha distaccato i parlamentari europei dal Parlamento nazionale. I dibattiti a
Strasburgo avvengono oggi in una atmosfera rarefatta e hanno poca incidenza sui Parlamenti
nazionali.
In questa periodo mi sono occupato, come Presidente della Commissione esteri, del negoziato
sulla CSCE. [Aldo] Moro era allora primo Ministro e ha firmato il Trattato non solo per I'ltalia rna
anche come Presidente di turno della Comunita europea.
M G.M : Come e state introdotto il paniere dei diritti umani nelle trattative ?
CR : Per volonta nostra.
M G.M : Nostra italiana, 0 americana ?
CR: No, occidentale. Ma l'Italia ha mSlstlto suI vn Principio come contrappeso al
riconoscimento delle frontiere. In fondo era la condizione di equilibrio.
M.G.M : E questa e l'inizio della distensione.
CR. : Dopo, quando ho lasciato la politica sono state nominato da [Emilio] Colombo, Ministro
degli esteri, Presidente della Commissione italiana per la CSCE e in questa qualita ho partecipato a
tutti i seguiti di Helsinki.
M G.M : Belgrado, Madrid..
CR : Fino alIa Conferenza finale di Mosca. La Conferenza di Madrid si e aperta in un momenta
straordinariamente difficile, coincidendo con la crisi afgana e polacca di Solidarnosc.
Credo sia nella storia l'unico esempio di Conferenza internazionale che abbia tardato tre giorni a
riunirsi per la prima seduta. Presiedeva la Spagna, seguita dalla Polonia. Volevamo che la Poloma
desse subito la parola ai Ministri degli esteri occidentali. II Presidente polacco non poteva
permettersi che si sollevasse la questione polacca. Siamo rimasti tre giorni in albergo prima che si
raggiungesse un faticoso compromesso : la Polonia ha aperto il giro di tavolo, seguita dal Presidente
di turno della Comunita europea, in rappresentanza occidentale. Naturalmente ha parlato di
Solidarnosc.
In 13 mesi sono andato 11 volte a Madrid. Ho seguito in modo attivissimo la Conferenza che per
quasi un anno non ha assolutamente concluso nulla, salvo creare polemiche continue degli uni
contro gli altri.
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
Ha portato qualche risultato positivo suI tema dei diritti dell'uomo, con la convocazione di alcune
conferenze tematiche, prima del successivo incontro di Ottawa sui diritti dell'uomo. Fu uno scontro
durissimo, tra I' altro anche mio personale con il Capo della delegazione sovietica, che non capiva
l'insistenza suI tema dei diritti dell'uomo. La Russia sovietica non aveva mai commesso
violazioni : la tutela internazionale era superflua. I paesi dell' occidente - vi erano tutti i paesi del
Consiglio d'Europa -, gli Stati Uniti e il Canada mi incaricarono di rispondere per conto degli
occidentali.
Iniziai il discorso rallegrandomi sull'inesistenza di violazioni dei diritti dell'uomo in Russia e
sottolineando come fossero, invece, all'ordine del giomo negli Stati Uniti e in Europa. In tono
ironico dissi di avere il dubbio che Ie violazioni non sussistessero in quanta la Russia ignorasse
l' esistenza di diritti fondamentali. Ero stato tanto duro che poi decisi di invitare il rappresentante
russo a colazione all' Ambasciata d'Italia. Era interessatissimo a quello che avveniva a Strasburgo
tanto che, qualche anna dopo la caduta del Muro di Bertino, e venuto per rendersi conto di quanto
avvemva.
Ho partecipato alIa Conferenza di Mosca con Boris Eltsin, fino alla caduta e agli ultimi sviluppi.
Sono convinto che la CSCE abbia dato un contributo fondamentale alla pace e a quello che e
avvenuto nei paesi dell'Est. Non dimentichiamo che Vaclav Havel, il Presidente del Comitato degli
amici di Helsinki a Praga, fu arrestato. AlIa Conferenza di Parigi del 1989 presi la parola per dire
che ponevamo la sua liberazione come condizione pregiudiziale per continuare a partecipare. Fu
liberato due giomi dopo e mi ha ringraziato perche ricordava che avevo parlato a nome della
Comunita.
MG.M : La CSCE e la politica di Karol Wojtyla hanno contribuito molto. La Comunita, inoltre, e
stata una vetrina di benessere che non ha potuto, avvenuto il disgelo, non colpire I' attenzione e non
suscitare dei desideri.
CR : Vi e un altro aspetto ancora. Non dimentichiamo che la prima forma di organizzazione
anticomunista nei paesi del blocco di Varsavia sono stati i proprio i Comitati di Helsinki. Per
l'accordo di Helsinki i governi erano impegnati a dare pubblicita all' Atto finale. E la Russia 10
aveva fatto, facendo stampare milioni di copie, e dando coscienza della possibilita di istituire
organizzazioni che propagandassero gli accordi. Per questa [Vaclav] Havel ha costituito il
Comitato, primo punto di incontro di forze anticomuniste che si trovavano lecitamente sotto l'egida
di Helsinki. Lo stesso avvenne in Ungheria. 11 primo Ministro ungherese, morto prematuramente,
era Presidente di un Comitato di Helsinki. E stato il primo modo di fare politica. Li hanno arrestati e
perseguitati, ma noi avevamo titolo di chiederne la liberazione invocando l'accordo di Helsinki.
Nei seguiti di Madrid era previsto il foro culturale di Budapest. Abbiamo chiesto, dandone
l'esempio, che Ie delegazioni fossero composte da uomini di cultura. L'Italia ha incluso nella
delegazione Federico Fellini, Vittorio Branca e Cesare ManzU. Lo stesso hanno fatto i paesi
dell'Est, soprattutto Ungheria e Polonia in cui cominciava il processo di liberalizzazione. Quando
siamo arrivati a Budapest, I' Associazione di Helsinki ha organizzato in un albergo un Convegno
degli amici di Helsinki. Su pressione della delegazione sovietica il governo ungherese ha posto il
veto alla riunione. Abbiamo minacciato la partenza in caso di mancata autorizzazione. 11 povero
govemo ungherese si e trovato tra incudine e martello e ha dovuto convincere Mosca. Era presente
la polizia, in quanto la riunione non doveva essere pubblica. Abbiamo potuto partecipare grazie alIa
nostra incolumita diplomatica. Ho conosciuto alcuni Ministri polacchi e ungheresi. Tornati alIa
Conferenza, abbiamo tenuto una conferenza resocontando la riunione. Eravamo nei primi anni '80.
MG.M :Ha conosciuto Emile Noel ?
CR : Si, l'ho conosciuto alIa Commissione, poi l'ho ritrovato Presidente dell'Universita di
Firenze, quando sono andato a fare un corso sui diritti sociali della Convenzione europea.
M G.M : AlIa Commissione come I' aveva conosciuto ?
CR : Andavo spesso alIa Commissione. Sono stato per un breve periodo Ministro per i rapporti
europei e rappresentavo I'Italia nelIe riunioni dei Comitati dei Ministri. Vi ero andato come
Sottosegretario agli esteri e vi tornai come Ministro del commercio estero.
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
A5
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
MG.M : Qual e il suo ricordo della pOSIZlOne di [Emile] Noel nelle istituzioni, della sua
influenza, del suo potere ?
CR : Di un uomo saggio che ha giocato un ruolo importante, rna non ho notizie tali da potermi
fermare suI suo ruolo in modo approfondito come ho potuto fare per [Walter] Hallstein.
MG.M : Quando ha incontrato [Walter] Hallstein ?
CR. : Dall'inizio dei movimenti federalisti.
MG.M : DaLAja?
CR : Non so se era a L' Aja, rna certamente subito dopo negli incontri federalisti europei. Era
molto attivo. Insieme a lui Louis Armand era tra i personaggi caratteristici del Movimento di cui fu
anche Presidente.
M G.M : Fu attivo in questi Movimenti anche dopo che divenne Presidente della Commissione ?
Non credo.
CR : No, non poteva. Ma partecipava al Comitato Monnet.
MG.M : [Jean] Monnet fece molto per salvargli la testa nel 1966-1967. E [Altiero] Spinelli 10 ha
incontrato ?
CR. : L'ho incontrato con consensi e dissensi. Consensi sugli obiettivi finali, con grande
ammirazione per il suo coraggio, tenacia e spirito di sacrificio. Con alcuni contrasti, perche 10
consideravo qualche volta troppo utopista e sognatore.
M G.M : In quali anni si e incontrato con [Altiero] Spinelli, nel primo periodo oppure nel 1969 ?
CR. : Sempre, nel primo, nel secondo e poi nell'ultimo in cui ci ritrovammo vicini. Gli fui molto
vicino quando era al Parlamento europeo, all'epoca del club del coccodrillo con Bruno Visentini.
Ero allora a Strasburgo, giudice della Corte europea. Non partecipavo, perche non potevo
impegnarmi direttamente, rna seguivo con la vecchia passione di federalista e non vi e dubbio che
su l' Atto Unico abbia dato un contributo importante anche se il documento non rispondeva al
disegno suo.
M G.M : Ha dato un contributo nel senso che l' Atto Unico recepisce - sia pure in misura ridotta certi aspetti del Trattato sull'Unione europea, oppure nel senso che e stato in contatto con chi ha
redatto I' Atto Unico ?
CR. : Nei due sensi, soprattutto nel primo. Certamente ha avuto con [Emilio] Colombo, che ha
avuto una parte decisiva, rapporti di collaborazione. Nell'ultimo periodo parlamentare europeo,
impegnato con responsabilita parlamentare diretta, e dopo I'esperienza alla Commissione, [Altiero]
Spinelli era diventato pili realista.
MG.M : Deve avere assimilato molto la lezione di [Jean] Monnet.
CR : Si, mentre prima era state molto critico verso nei suoi confronti, ha poi capito la lezione.
La mia ultima esperienza europea e quella della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Muore
Giorgio Balladore Pallieri nell' ottobre del 1980 e il govemo italiano - Ministro degli esteri [Emilio]
Colombo, Guardasigilli Adolfo Sarti - mi chiede di accettare la successione. Ero perplesso perche
avevo ripreso la mia attivita di avvocato, collaboravo all'Universita e volevo dedicarmi alIa
famiglia.
Mi lasciai convincere per tre ragioni : ero convinto che si trattasse di un impegno molto limitato
nel tempo, per la mia fede europea e perche ho sempre creduto nei diritti dell 'uomo. Nel gennaio
fui eletto dall' Assemblea parlamentare europea per il periodo di due anni a completare il mandato
di [Giorgio] Balladore Pallieri.
II primo anna deliberai sette sentenze : furono un record in quanta nei due anni precedenti ne
avevano avute una 0 due al massimo. Effettivamente l'impegno era prima molto limitato. Ii mio
ingresso coincise con un aumento spaventoso dell'attivita della Corte. L'anno scorso ho deliberato
136 sentenze.
M G.M : A cosa e dovuto questa aumento ?
CR : Al fatto che gli Stati hanno riconosciuto graduaimente il ricorso individuale e Ia
giurisdizione obbligatoria della Corte e che si e incominciata a conoscere la Convenzione europea.
Ormai passo due settiman~ al mese a Strasburgo e dedico alla mia attivita di giudice praticamente il
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union
Carlo Russo
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
tempo pieno perche devo utilizzare gli altri giorni a preparare il lavoro dell'udienza e a studiare i
dossiers, con grandissime cause che vanno dalla causa Isorny Peten contro la Francia, al caso
Contrada contro l'Italia.
M. G.M. : E l'unico giudice italiano ?
CR. : L'unico. Sono in carica fino al 31 ottobre di quest'anno. Ormai sono 18 anni che esercito.
La recente modifica alIa Convenzione ha stabilito che i giudici debbano essere a tempo pieno e
risiedere sempre a Strasburgo, cosa che non avrei allora mai accettato. In secondo luogo e state
introdotto il limite di eta di 70 anni (che ho largamente superato) e non possono svolgere nessuna
attivita suI piano nazionale.
M. G.M. : Chi prendera il suo posto ?
CR. : AI mio posto arrivera a Strasburgo Benedetto Conforti. Luigi Ferrari Bravo e state eletto a
titolo di San Marino: la nuova Convenzione ammette la possibilita che uno Stato possa indicare un
candidato di diversa nazionalita. Ad esempio il Liechtenstein ha suggerito, in passato, un giudice
SVlzzero.
L'esperienza della Convenzione e la piu affascinante della mia vita. Le nostre sentenze sono
eseguite in tutti i paesi della Convenzione, oggi anche in Russia. Sapere che la nostra decisione e
quella di una corte suprema che si impone anche ai paesi piu gelosi della lora sovranita da
responsabilita e soddisfazione.
M. G.M. : Quali sono i tempi della giustizia ?
CR. : Quelli della Corte non lunghi, in media un anno, piu lunga l'istruttoria fatta dalla
Commissione, che e il preludio al giudizio davanti alIa Corte.
M. G.M. : Niente, paragonato alIa giustizia italiana !
CR : Si, infatti condanniamo spesso l'Italia per la lunghezza dei suoi procedimenti civili e penali
che diventano denegata giustizia.
Quando sono arrivato eravamo 20 giudici ; oggi siamo 38. La nuova Corte ne avra 40, uno per
ogni paese. Siamo giudici di diversa provenienza: grandi magistrati, presidenti di corti
costituzionali 0 di cassazione, procuratori generali, grandi professori, avvocati. Abbiamo sistemi
giuridici diversi : common law e diritto continentale.
M. G.M. : Lingue di lavoro ?
CR : Inglese e francese.
Cassetta 2, fine lato B
© Archives historiques de l'Union européenne
© Historical Archives of the European Union