Alla vigilia della scadenza fissata per met giugno il dibattito, invece
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Alla vigilia della scadenza fissata per met giugno il dibattito, invece
ULTIME NOTIZIE SULLA REVISIONE DI MEDIO TERMINE DELLA PAC giugno 2003 Alla vigilia della scadenza fissata a fine giugno 2003 per l’approvazione della riforma di medio temine (MTR) della PAC il dibattito, invece di avvicinare i 15 Stati membri e la Commissione verso la soluzione, sembra allontanarli maggiormente. Il difficile negoziato sul cambiamento più radicale nella storia della politica agricola comune ha come nodo centrale la questione del disaccoppiamento ma ancora molto articolate sono le posizioni dei partner anche su altri punti. Da un lato la Commissione, ed in prima linea il Commissario dell’Agricoltura Franz Fischler, si augura che la MTR possa essere approvata nella sua interezza perché ritiene che essa, così com’è stata proposta, sia necessaria per semplificare la politica agricola che è attualmente la più complessa fra le politiche dell’Unione ed è troppo complicato gestirla da parte della Commissione come anche da parte degli Stati membri e degli agricoltori, ancor più se si pensa all’Europa allargata. Fischler ritiene inoltre che solo attraverso i meccanismi della modulazione e della “digressione”, tanto criticati, si possano recuperare le risorse necessarie a fronteggiare le doppia sfida dell’allargamento e del rafforzamento del secondo pilastro della PAC. Egli sostiene infatti che attraverso la modulazione, canalizzando le risorse verso gli attuali 15 paesi dal primo al secondo pilastro, sarà possibile recuperare entro il 2012 ulteriori 1,48 miliardi di Euro da destinare allo sviluppo rurale, mentre il resto dei fondi, resi disponibili dalla digressione, potranno essere utilizzati per coprire i costi delle necessarie riforme di mercato, rimanendo così entro i limiti finanziari stabiliti al summit di Bruxelles. La Commissione, a sostegno della propria tesi sulla necessità di riformare adesso le OCM, porta i risultati di una serie di analisi di impatto recentemente pubblicate che dimostrerebbero che, alla luce delle ultime previsioni relative al mercato mondiale dalle quali si evince una minore domanda insieme ad una maggiore competitività a prezzi inferiori, le proposte di riforma: - migliorerebbero la bilancia commerciale; - incrementerebbero la competitività dell’agricoltura europea e le prospettive a medio termine nell’Europa allargata; - porterebbero all’incremento dei redditi degli agricoltori rispetto allo status quo; - porterebbero ad un maggior grado di orientamento al marketing; - favorirebbero una produzione più estensiva e più rispettosa dell’ambiente. In particolare per quanto riguarda i cereali, Fischler sostiene che le attuali previsioni di mercato rendono necessario l’ulteriore taglio del 5% sul prezzo di intervento considerato: - il recente ingresso di nuovi grossi fornitori provenienti dall’ex Unione Sovietica nel mercato internazionale - il calo nelle previsioni di crescita della popolazione e dell’economia mondiale - il meno favorevole tasso di scambio rispetto a quanto previsto. Tutto ciò dimostra, secondo il parere della Commissione, che questo è l’unico modo per trasformare l’intervento in una rete di sicurezza. Per quanto riguarda il disaccoppiamento la Commissione, nonostante sia consapevole che questo sia il punto della riforma maggiormente criticato, continua a sostenere la sua validità al fine di semplificare la PAC, renderla più marketing-oriented e rafforzare la posizione dell’UE in vista del negoziato WTO; di contro, manifesta il proprio disaccordo sull’introduzione del disaccoppiamento parziale che, mantenendo due sistemi in parallelo, porterebbe al contrario ad un’ulteriore complicazione nella gestione dei pagamenti, non darebbe all’azienda quel maggior grado di libertà che invece si intende fornire con il disaccoppiamento totale ed infine non permetterebbe di conseguire il risultato sperato relativamente al rafforzamento della posizione europea ai fini del negoziato WTO con il quale si vuole ottenere un migliore accesso al mercato per tutti, una riduzione dei sostegni che distorcono il mercato e di tutte le forme di aiuti alle esportazioni. Dall’altro lato, in Italia, le reazioni sono state molto accese: in particolare, come ormai è noto, uno dei principali ostacoli al negoziato, mossi da parte del governo italiano, è quello relativo al consistente taglio di risorse da destinare al grano duro (148 milioni di euro secondo la CIA) che sarà arduo recuperare con il premio di qualità. Il disaccoppiamento potrebbe inoltre causare gravissime difficoltà anche al settore della carne bovina a causa dell’inefficienza dell’anagrafe zootecnica. Nonostante il parere favorevole nei confronti delle misure relative allo sviluppo rurale sia invece abbastanza condiviso per quanto riguarda gli obiettivi e gli strumenti proposti, non sono mancate manifestazioni di perplessità per quanto attiene l’esiguità delle risorse aggiuntive destinate al secondo pilastro che sarebbero peraltro disponibili solo dopo il 2007. La posizione ufficiale del governo italiano è pressoché coincidente con quella dell’opinione pubblica e delle principali associazioni di categoria (Cia, Confagricoltura e Coldiretti) e nello specifico le richieste dell’Italia alla Commissione si possono così sintetizzare: Disaccoppiamento: si condivide una separazione totale degli aiuti dalla produzione effettivamente realizzata, facendo però eccezione per alcune attività di grande rilievo nelle aree marginali e che sono qualitativamente interessanti. In particolare, il ministro Alemanno ritiene che il disaccoppiamento non debba essere applicato per l'aiuto alla macellazione, i premi agli ovini e per il grano duro per il quale chiede che l'aiuto supplementare e il premio alla qualità (che la proposta di riforma prevede per il settore) vengano riportati a livello di finanziamento di cui beneficiavano in precedenza. Quote Latte: viene mantenuta ferma la richiesta di non prorogare il regime europeo delle quote fino al 2014 o in alternativa si richiede il ricalcolo delle quote. Sviluppo rurale: si auspicano consistenti misure a sostegno dei giovani imprenditori, il rafforzamento delle misure per l’incremento della qualità, la semplificazione della normativa europea e la ricerca di meccanismi per la difesa dei livelli occupazionali nel mondo rurale. Allo stato attuale, dopo il Consiglio informale dei ministri dell’agricoltura tenutosi il 12 maggio 2003 a Corfù, il Consiglio (stavolta in seduta ufficiale) dei ministri dell’agricoltura del 2627 maggio tenutosi a Bruxelles, ed alle porte del Consiglio dei ministri dell’agricoltura che si terrà a Lussemburgo l’11 giugno la posizione degli Stati membri è ancora piuttosto articolata e diverse sono le questioni aperte. Il disaccoppiamento è ormai accolto dalla maggioranza tuttavia la formula comune e le eccezioni su cui verrà raggiunto un accordo sono ancora da ricercare. Contro la proposta della Commissione di ridurre i pagamenti diretti dall'1% nel 2006 al 19% nel 2012 si sono pronunciate Francia e Spagna mentre Regno Unito, Olanda e Svezia sono favorevoli. I piccoli paesi come Belgio e Irlanda chiedono invece franchigie più elevate. Relativamente alla proposta di trasferire parte delle risorse derivanti dalla digressione al secondo pilastro (dall'1% nel 2006 al 6% nel 2012), la novità viene dalla Francia che ha proposto di ridurli del 4% l'anno, a partire anche da prima del 2006, ma non in modo cumulativo e in eguale misura per tutti. L’Italia e la Germania hanno invece chiesto che, per quanto riguarda la ridistribuzione dei fondi derivanti dalla modulazione, venga sostituito il criterio del Pil per abitante con il tasso di disoccupazione totale. Per quanto riguarda le quote latte l’Italia, la Gran Bretagna, la Danimarca e la Svezia sono per l'abolizione del sistema mentre tutti gli altri paesi partner sono favorevoli a mantenerlo. Così come stanno le cose sembra difficile che l’accordo venga raggiunto al Consiglio di Lussemburgo anche se l’Italia, che vorrebbe evitare di ereditare la “patata bollente” cercando di risolvere la questione prima dell’inizio del semestre di presidenza italiana, insieme a Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca, Olanda e Grecia, è favorevole ad un compromesso entro questa scadenza. Sono invece contrari il Belgio, la Francia, la Spagna ed il Portogallo. Le quattro delegazioni criticano il fatto che la Commissione non si sia ancora mossa con proposte di compromesso. Il commissario per l'agricoltura Franz Fischler è invece convinto che ci siano i margini per un accordo ed ha affermato che “ci si sta avvicinando sempre più a delle soluzioni pratiche”.