Impatto del disaccoppiamento della PAC sulle imprese agricole dell

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Impatto del disaccoppiamento della PAC sulle imprese agricole dell
XLV Convegno di Studi
“Politiche per i sistemi agricoli di fronte ai cambiamenti: obiettivi, strumenti, istituzioni”
Portici, 25-27 settembre 2008
Impatto del disaccoppiamento della PAC sulle imprese agricole dell’Emilia-Romagna
V. Gallerani1 - S.Gomez y Paloma2 - M. Raggi3 – D. Viaggi1
1
Dipartimento di Economia e Ingegneria Agrarie - Università di Bologna
EC-JRC-IPTS - Sevilla
3
Dipartimento di Statistica - Università di Bologna
2
Contatto: [email protected], tel +39 051 2096114, fax +39 051 2096105
Abstract
L’obiettivo di questo contributo è quello di verificare l’impatto del disaccoppiamento degli aiuti
PAC sulle aziende agricole dell’Emilia Romagna, in particolare per quanto concerne la variazione
della propensione all’investimento e, più in generale, in termini di sostenibilità economica, sociale
ed ambientale a lungo termine. Il lavoro è basato sull’integrazione di un’analisi empirica ex-post su
un campione di 82 famiglie agricole e di una valutazione ex-ante basata su un modello di
simulazione costruito su un sottocampione di 21 di tali famiglie. Il passaggio al pagamento unico
non sembra produrre rilevanti cambiamenti per la maggioranza delle aziende. Tuttavia, il
disaccoppiamento tende a ridurre l’effetto di indirizzo delle politiche rafforzando il ruolo del
mercato nel determinare le scelte aziendali. La riduzione o l’eliminazione degli aiuti sembra avere,
a lungo termine, effetti più sostanziali, rivelando il mantenimento di un ruolo del pagamento, seppur
disaccoppiato, nel determinare le scelte produttive aziendali.
1. Introduzione e obiettivi
Negli ultimi anni sono state sviluppate numerose ricerche sugli effetti della riforma 2003 della
Politica agricola comune (PAC), in particolare sugli effetti del disaccoppiamento (reg. 1782/2003).
Tuttavia, a quasi cinque anni dalla riforma, il quadro di tali effetti non è ancora del tutto chiaro,
soprattutto per quanto riguarda gli impatti di lungo termine. Un aspetto di particolare rilievo
riguarda l’effetto del disaccoppiamento sulla propensione all’investimento e sui conseguenti
adattamenti da parte delle aziende agricole.
L’obiettivo di questo contributo è quello di verificare l’impatto del disaccoppiamento sulle aziende
agricole dell’Emilia Romagna. In particolare, si intende valutare l’effetto del disaccoppiamento e di
scenari di revisione della PAC sulla variazione della propensione all’investimento e, più in
generale, sulla sostenibilità economica, sociale ed ambientale a lungo termine dei sistemi agricoli
della regione.
Il lavoro è stato svolto nell’ambito del progetto “Investment behaviour in conventional and
emerging farming systems under different policy scenarios” finanziato dal Centro Comune di
Ricerca IPTS di Siviglia1.
Il contributo si articola in 6 sezioni. Nella sezione 2 viene fornita una breve sintesi della letteratura
sull’argomento. Nella sezione 3 viene descritta la metodologia adottata, mentre nella sezione 4 sono
descritte le aziende e l’area di studio. Nella sezione 5 sono illustrati i risultati, seguiti, nella sezione
6, da una breve discussione.
2. Letteratura
Il tema degli effetti del disaccoppiamento ha interessato ampiamente la letteratura recente sugli
impatti delle politiche. Molti lavori sono stati realizzati utilizzando modelli economici su
dimensioni territoriali ampie, corrispondenti, in alcuni casi all’intera UE. Gohin (2006) riporta un
riassunto dei risultati principali tra questi modelli (che includono tra l’altro CAPRI, GOLD, FAPRI,
ESIM, AGLINK, GTAP, AGMEMOD) indicando come principale risultato comune il fatto che la
riforma 2003 dovrebbe portare ad una riduzione della produzione di colture a seminativo e di carne.
Questo risultato è confermato dallo stesso Gohin (2006) sulla base di modello CGE a livello UE. I
risultati di modelli aggregati mostrano inoltre effetti potenzialmente rilevanti sulle scelte di
allocazione del lavoro e sull’ambiente (Gohin and Latruffe, 2006; Schmid and Sinabell, 2007).
I modelli discussi finora sono caratterizzati da un livello territoriale molto ampio, da meccanismi di
reazione di breve periodo, da una visione prevalentemente settoriale e da un trattamento piuttosto
approssimativo del meccanismo del disaccopiamento.
Altri lavori affrontano il problema ad un livello territoriale più localizzato. Ad esempio, Blanco et
al. (2008) analizzano l’impatto della riforma a livello di un consorzio di bonifica. I risultati di questi
studi confermano quelli derivanti da modelli più aggregati, e dall’evidenza empirica, circa un
rilevante effetto della riforma 2003 sui riparti colturali. Peraltro, Blanco et al. (2008) mettono anche
in evidenza come diversi approcci modellistici possano portare a risultati considerevolmente
diversi.
Sono invece poco frequenti in letteratura modelli che considerano la singola unità decisionale,
fornendo una analisi dettagliata dei meccanismi di reazione al disaccoppiamento. Ad esempio,
Arfini et al. (2008) presentano risultati di simulazioni su campioni di aziende agricole utilizzando lo
1
Una versione completa dell’approccio e dei metodi utilizzati in questo contributo è disponibile in Gallerani et al.
(2008b) ; una selezione dei risultati presentato in questo contributo è pubblicato in italiano in Gallerani et al. (2008a) .
strumento della PMP. La letteratura mette in evidenza, a tale proposito, la complessità delle
variabili che dovrebbero determinare gli effetti del disaccoppiamento sulle decisioni aziendali. Tra
questi, il ruolo della famiglia agricola si rivela di particolare importanza in quanto unità decisionale
in cui le scelte di allocazione del lavoro e del capitale interagiscono con quelle dell’unità produttiva
agricola e risentono degli effetti delle politiche, in particolare in relazione ai meccanismi di
disaccoppiamento (Serra et al., 2006).
Nella letteratura, viene messo in rilievo anche il ruolo delle diverse caratteristiche aziendali nel
determinare le reazioni alle politiche e le scelte strutturali in genere, nonché l’importanza delle
relazioni di filiera, sia come determinanti delle reazioni aziendali alle politiche, sia come tramite
degli effetti della riforma a valle della produzione agricola (Arfini et al., 2008).
Gli studi ex-post esistenti a livello aziendale rivelano effetti modesti del disaccoppiamento
(Gallerani et al., 2008b; Tranter, 2006). Tuttavia, il breve orizzonte temporale a disposizione e, per
il 2007, l’improvviso cambiamento degli scenari di mercato, non consente una agevole valutazione
dell’effetto differenziale della politica sulle aziende agricole.
All’interno di tale panorama di ricerca, un tema poco trattato è quello degli effetti della riforma
sulla propensione all’investimento e, di conseguenza, sulla sostenibilità dei sistemi agricoli nel
lungo periodo. Tale effetto si presenta peraltro piuttosto articolato. Nella misura in cui le politiche
modificano i redditi attesi da parte degli agricoltori, il modello di massimizzazione del valore
attuale netto degli investimenti può costituire una buona approssimazione del problema di scelta.
Tuttavia, le politiche modificano anche le condizioni di incertezza delle decisioni e la percezione
del rischio da parte degli agricoltori. Questo aspetto è particolarmente importante per una riforma,
quella del 2003, che interviene più sul meccanismo di pagamento che sul valore totale del
pagamento accordato. Inoltre, il disaccoppiamento dei pagamenti può avere un effetto di rilassare il
vincolo di liquidità delle aziende, soprattutto per quelle già al limite dell’indebitamento,
consentendo una maggiore propensione all’investimento. Infine, in particolare in condizioni di
pagamento disaccoppiato e di scelte di lungo periodo, sono drivers fondamentali le strategie di
lungo termine degli agenti considerati, ad esempio la presenza di un successore in azienda ed il
ciclo di vita della famiglia agricola, spesso rappresentata, come proxy, dall’età del conduttore.
3. Metodologia2
Dal punto di vista metodologico, il lavoro è basato sull’integrazione di a) un’analisi empirica expost su un campione di aziende agricole b) una valutazione ex-ante basata su un modello di
simulazione dinamica multicriteriale a numeri interi costruito su un sottocampione di tali aziende.
La scelta della metodologia è stata determinata da diverse considerazioni. Tra queste, in primo
luogo, la percezione dell’esigenza di integrare un riscontro empirico circa le reazioni al
disaccoppiamento, con la capacità di simulazione di scenari per verificare la reazione di lungo
termine alle nuove condizioni di politica. In secondo luogo, si è scelto di adottare modelli di
household al fine di tenere conto del ruolo della politica nel quadro decisionale più ampio
dell’entità istituzionale che gestisce l’azienda agricola (nella maggior parte dei casi la famiglia). A
questo è collegata anche la scelta di utilizzare modelli multicriteriali, assumendo che le motivazioni
della famiglia possano andare oltre la mera massimizzazione del profitto. Infine, l’uso di modelli
dinamici a numeri interi è stato reso necessario per considerare esplicitamente le specifiche scelte di
investimento, che sono, per loro natura tecnica, discontinue.
L’indagine (fase a) è stata svolta nel 2006 su un campione di 82 aziende delle province di Ravenna,
Ferrara e Bologna. Le aziende sono state selezionate in modo da includere diverse altitudini
(pianura, montagna), diverse specializzazioni (seminativi, allevamenti, fruttiviticoltura/viticoltura),
diverse tecnologie (convenzionale, biologico). L’indagine ha incluso la raccolta di informazioni
sulle caratteristiche della famiglia conduttrice, sulla struttura aziendale, sulle aspettative, e sugli
investimenti programmati. Una sezione del questionario ha raccolto informazioni sull’uso delle
somme derivate dai pagamenti PAC e sulla reazione delle aziende al disaccoppiamento.
Nella fase b), un sottocampione di 21 aziende è stato oggetto di modellizzazione. Per ciascuna
famiglia agricola è stato realizzato un modello di programmazione dinamica multicriteriale a
numeri interi.
I modelli utilizzati adottano come unità decisionale la famiglia agricola (farm-household),
includendo anche le scelte di investimento (Gardebroeck e Oude Lansik, 2004; Asseldonk et al.,
1999; Wallace and Moss, 2002).
Il modello utilizzato corrisponde alla seguente formulazione generale3:
[
]
Z = F z1 (xt ), z 2 (xt ),...z q (xt ).., zQ (xt )
(1)
s.t.
2
La metodologia dettagliata e la specificazione matematica del modello è disponibile in Gallerani et al. (2008b), che
contiene il rapporto finale completo sullo studio effettuato.
3
Si veda ancora Gallerani et al. (2008b) per il modello operativo.
x! X
(2)
x!0
(3)
dove:
Z = funzione obiettivo;
zq
= valore dell’attributo/obiettivo q, q=1, 2, …, Q;
X = set delle soluzioni fattibili;
xt
= vettore delle variabili decisionali.
Le variabili decisionali includono l’allocazione del lavoro e del capitale, le decisioni di
investimento e disinvestimento e il riparto colturale.
I risultati sono espressi come media del periodo 2006-2021 di sei indicatori (output del modello):
1. reddito aziendale, costituito dal solo reddito derivante dall’attività agricola;
2. reddito famigliare, ottenuto dal precedente, a cui si sommano i redditi extra aziendali
(prevalentemente redditi da lavoro);
3. investimento netto, costituito dal saldo tra investimenti e disinvestimenti espressi in termini
monetari;
4. impiego di lavoro, espresso in ore di lavoro complessive (famigliari e non) impegnate in
azienda;
5. uso di azoto, espresso dalla quantità di azoto impiegata per le concimazioni;
6. uso di acqua, espresso dalla quantità di acqua impiegata per l’irrigazione.
I modelli hanno permesso di simulare diversi scenari di politica e di misurarne i diversi risultati
sulla base dei sei parametri di sostenibilità elencati in precedenza. In particolare, tra gli scenari
considerati, in questo contributo, sono state considerate le seguenti opzioni: a) Agenda 2000; b)
Aiuti disaccopiati (riforma 2003); c) eliminazione degli aiuti dopo il 2013; d) riduzione graduale
degli aiuti tra il 2014 ed il 2021.
Il primo scenario (a) è usato come baseline, e costituisce il punto di riferimento con il quale gli altri
scenari sono confrontati. Lo scenario b) prevede una situazione di disaccoppiamento con
continuazione dei pagamenti oltre il 2013, associata ai prezzi 2006 dei prodotti. Lo scenario c)
assume la completa abolizione dei pagamenti dopo il 2013, mentre l’ultimo scenario (d) prevede
una riduzione progressiva (lineare) dei pagamenti a partire dal 2014, per giungere a zero nel 2021.
4. L’area e le aziende oggetto di studio
Lo studio ha interessato complessivamente 248 aziende in otto paesi europei, di cui 82 in Italia.
Tutte le aziende italiane sono localizzate in Emilia Romagna. Le aree interessate sono state le
provincie di Bologna, Ferrara e Ravenna. Tale area offre una notevole varietà altimetrica e di
sistemi produttivi comprendendo diverse altitudini e importanti realtà produttive per tutti i settori
selezionati4.
Le aziende selezionate sono prevalentemente, ma non esclusivamente, a conduzione famigliare, e di
dimensioni medio grandi rispetto alle caratteristiche strutturali dell’area oggetto di indagine
(Tabella 1). Nella maggior parte dei casi di aziende formalmente non famigliari, l’azienda è gestita
in forma societaria da membri della stessa famiglia. In tal caso, ai fini della successiva
modellizzazione, la stessa famiglia è stata mantenuta come l’unità decisionale di riferimento.
L’affitto ha un ruolo molto importante, soprattutto per le aziende zootecniche di montagna. L’età
del conduttore è prevalentemente compresa tra i 45 ed i 55 anni. Le aziende riportano mediamente
una disponibilità di lavoro piuttosto alta, frequentemente con una certa rilevanza del lavoro offfarm, che, comunque, è sempre inferiore al 40%.
Tabella 1 – Principali caratteristiche delle aziende modellizzate
Pianura
Allevamento
Seminativi
Arboree/vite
Montagna
Allevamento
Seminativi
Arboree/vite
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
N. aziende
Aziende
famigliari
(%)
SAU
aziendale
(ha)
7
3
14
29
100
79
49
32
31
6
11
6
4
83
73
100
75
78
179
114
28
14
9
46
6
6
7
7
5
0
17
57
57
100
162
37
83
28
10
SAU in
affitto (%)
Età
Disponibilit Impiego di
conduttore à di lavoro lavoro off(anni)
(h/anno)
farm (%)
57
6
16
72
58
50
52
47
55
50
45
9261
7000
5637
5500
6679
5267
9025
0,10
0,00
0,34
0,24
0,34
0,25
0,22
14
28
19
15
15
54
64
44
53
47
7700
8537
6493
7943
3712
0,10
0,28
0,21
0,23
0,37
Delle aziende intervistate 21 sono state modellizzate. Le aziende specializzate in colture arboree da
frutto non sono state modellizzate in quanto influenzate moderatamente dagli aiuti PAC.
4
Le aziende che si trovano in collina o montagna sono state per semplicità tutte indicate con il termine “montagna”.
5. Risultati
5.1 Uso del pagamento ed effetti dichiarati del disaccoppiamento
Il pagamento unico aziendale viene utilizzato, per la maggior parte dell’importo (3/4) per coprire le
spese correnti (Tabella 2).
Tabella 2 – Uso del PUA dichiarato dagli agricoltori (percentuale dell’importo ricevuto)
Uso dichiarato del PUA
On farm spese
correnti
Pianura
Allevamento
Seminativi
Arboree/vite
Montagna
Allevamento
Seminativi
Arboree/vite
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Media
On farm
investmento
Off farm spese
correnti in attività
produttive
Off farm
investmento in
attività produttive
Off farm
consumi
intermedi non
produttivi
Off farm beni
durevoli non
produttivi
0.80
0.67
0.63
0.63
0.50
1.00
1.00
0.25
0.88
0.64
1.00
0.20
0.33
0.23
0.03
0.00
0.00
0.00
0.75
0.13
0.29
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.50
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.07
0.11
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.07
0.00
0.00
0.00
0.00
0.05
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.75
0.17
0.07
0.00
0.01
0.00
La scelta di usare il pagamento prevalentemente per le spese correnti è sostanzialmente comune a
tutti i sistemi considerati, sebbene l’entità della quota di pagamento risulti abbastanza variabile tra
un caso e l’altro. L’unica eccezione è costituita dall’allevamento biologico di montagna, in cui la
maggior parte dell’importo è indirizzata alla copertura delle spese di investimento. L’investimento
on-farm è comunque il secondo uso più frequente (seppure con solo il 17% degli aiuti in media),
con le sole eccezioni dei seminativi biologici di pianura e delle arboree convenzionali di pianura,
per entrambe le quali il secondo uso prevalente è quello extra-agricolo.
Oltre 3/4 delle aziende dichiarano di non avere reagito in alcun modo al disaccoppiamento (Tabella
3).
Tabella 3 – Effetti del disaccoppiamento dichiarati dagli agricoltori (percentuale di risposte)
Aumento investimenti
Off farm
Off farm nonOn farm
produttivi
produttivi
Pianura
Allevamento
Seminativi
Arboree/vite
Montagna
Allevamento
Seminativi
Arboree/vite
Media
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
Convenzionale
Biologico
0.29
0.00
0.12
0.00
0.00
0.00
0.00
0.14
0.00
0.00
0.00
0.00
0.05
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
Effetti dichiarati del PUA
Cambiame Cambiamnt
Riduzione investimenti
nto del
o in altre
Off farm
Off farm nonriparto
attività
On farm
produttivi
produttivi
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.12
0.00
0.00
0.20
0.50
0.43
0.00
0.00
0.00
0.00
0.10
0.00
0.00
0.24
0.17
0.09
0.00
0.00
0.14
0.00
0.00
0.00
0.00
0.05
0.00
0.00
0.06
0.00
0.18
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.00
0.02
Nessuno
0.71
1.00
0.47
0.83
0.73
0.80
0.50
0.29
1.00
1.00
1.00
1.00
0.78
Questa scelta riguarda il 100% delle aziende intervistate nel caso di seminativi ed arboree di
montagna e nel caso dell’allevamento biologico di pianura. Tra gli altri casi, il comportamento più
lontano dalla media si riscontra nelle aziende zootecniche di montagna, in cui la reazione al
disaccopiamento va nettamente nella direzione di un aumento degli investimenti non produttivi
extra-agricoli (sostanzialmente beni durevoli di consumo, quali l’abitazione). Nell’allevamento
convenzionale di pianura, tutte le aziende che manifestano un cambiamento lo fanno nella direzione
di un aumento degli investimenti on-farm. I seminativi di pianura manifestano un andamento più
complesso, in cui le aziende che manifestano un cambiamento lo fanno soprattutto nella direzione
di una variazione del riparto, ma non mancano aumenti di investimenti, sia on-, sia off-farm. Infine,
per le arboree e vite di pianura le variazioni principali riguardano cambiamenti di altre attività e, nel
caso del biologico, usi off-farm.
5.2 Simulazioni di scenario
I risultati delle simulazioni mostrano effetti sostanzialmente modesti in termini di reddito del
disaccoppiamento (Scenario b) rispetto allo Scenario a) (Tabella 4).
Tabella 4 – Effetti del disaccoppiamento nello scenario b) Disaccoppiamento – Variazioni percentuali
rispetto alla baseline
Convenzionale
Biologico
Pianura
Convenzionale
Seminativi
Biologico
Convenzionale
Allevamento
Biologico
Montagna
Convenzionale
Seminativi
Biologico
Allevamento
Reddito
Reddito Investimen Impiego di
aziendale famigliare
to netto
lavoro
2.8%
3.4%
0.1%
-0.3%
14.6%
15.7%
1.4%
2.9%
-1.4%
3.3%
-464.7%
-12.5%
-1.5%
-1.4%
0.0%
0.0%
-3.4%
-2.7%
-18.0%
-1.8%
1.3%
1.3%
0.0%
0.0%
1.6%
0.6%
0.0%
-0.1%
13.9%
3.0%
-0.2%
-12.8%
Uso di
azoto
18.2%
2.9%
-26.7%
0.0%
-27.0%
-26.9%
-8.8%
-21.3%
Uso di
acqua
0.3%
0.0%
-9.9%
0.0%
0.0%
0.0%
0.0%
0.0%
Ciò conferma sostanzialmente la percezione dichiarata in cui prevale la non-reazione. Le variazioni
di tale parametro (sia aziendale, sia famigliare) sono sostanzialmente irrilevanti, se non nel caso del
biologico (allevamento di pianura e seminativo di montagna), per il quale il segno è positivo.
L’investimento netto tende pure ad avere variazioni minime e di segno sia positivo, sia negativo. Le
uniche variazioni forti sono comunque in senso negativo e riguardano i seminativi convenzionali di
pianura e l’allevamento convenzionale di montagna. La variazione dell’impiego di lavoro è sempre
negativa (con l’eccezione dell’allevamento biologico di pianura) ed è significativo solo per i
seminativi convenzionali di pianura e per i seminativi biologici di montagna. L’uso di azoto è
prevalentemente in diminuzione, nella maggior parte dei casi dell’ordine di un quarto, ad eccezione
dell’allevamento di pianura. L’uso di acqua è invariato ad eccezione dei seminativi convenzionali di
pianura in cui si assiste ad una diminuzione.
L’immagine complessiva che si ottiene dal disaccoppiamento è quella di una variazione di politica
che tende a mantenere i redditi, ma a ridurre l’intensità produttiva. Questo risultato è anche
interpretabile come un aumento dell’efficienza economica dell’uso delle risorse.
Gli impatti sono più importanti e con un marcato segno negativo per quanto riguarda gli indicatori
economici nel caso dello scenario c) (Tabella 5).
Tabella 5 – Effetti del disaccoppiamento nello scenario c) Disaccoppiamento + eliminazione degli aiuti
dal 2014– Variazioni percentuali rispetto alla baseline
Convenzionale
Biologico
Pianura
Convenzionale
Seminativi
Biologico
Convenzionale
Allevamento
Biologico
Montagna
Convenzionale
Seminativi
Biologico
Allevamento
Reddito
Reddito Investimen Impiego di
aziendale famigliare
to netto
lavoro
-7.5%
-4.5%
4.0%
-2.8%
3.4%
4.6%
1.5%
0.3%
-15.9%
-6.0%
-1923.0%
-19.9%
-2.4%
-2.2%
0.0%
0.0%
-4.9%
-3.7%
-14.3%
0.1%
-13.3%
-10.4%
-70.2%
-25.8%
-8.5%
-1.5%
-5.5%
-8.0%
-13.7%
-2.4%
-15.1%
-16.9%
Uso di
azoto
0.7%
0.4%
-36.2%
0.0%
-27.0%
-71.7%
-25.9%
-25.4%
Uso di
acqua
-24.2%
0.0%
-19.2%
0.0%
0.0%
0.0%
-2.1%
0.0%
In questa ipotesi, il segno negativo prevale nettamente nei redditi e negli investimenti e le variazioni
negative diventano ancora più marcate nel caso dell’impiego di lavoro e dell’uso di azoto. Questi
ultimi fenomeni sono nettamente più marcati e generalizzati in montagna, mentre interessano
prettamente i seminativi convenzionali in pianura.
I risultati denotano una persistente rilevanza degli effetti produttivi del premio, a dispetto del
disaccoppiamento, sia a causa dei residui vincoli di uso della terra, sia a causa del contributo a
facilitare le strategie di investimento, compreso l’adattamento (non necessariamente l’aumento)
delle dotazioni aziendali.
L’ultimo scenario (d) presenta ipotesi intermedie tra i precedenti, e, come prevedibile, genera effetti
anch’essi in qualche modo intermedi. La graduazione della riduzione degli aiuti, infatti, attenua i
risultati rispetto allo scenario c), mantenendo tuttavia variazioni marcate rispetto allo scenario b)
soprattutto per la montagna (Tabella 6).
Tabella 6 – Effetti del disaccoppiamento nello scenario d) Disaccoppiamento +riduzione graduale degli
aiuti – Variazioni percentuali rispetto alla baseline
Convenzionale
Biologico
Pianura
Convenzionale
Seminativi
Biologico
Convenzionale
Allevamento
Biologico
Montagna
Convenzionale
Seminativi
Biologico
Allevamento
Reddito
Reddito Investimen Impiego di
aziendale famigliare
to netto
lavoro
-4.1%
-1.7%
0.4%
-2.1%
8.8%
10.0%
3.0%
2.9%
-4.9%
0.5%
-502.0%
-12.0%
-2.1%
-1.9%
0.0%
0.0%
-5.1%
-4.1%
-17.8%
-1.8%
-11.1%
-8.4%
-70.2%
-25.8%
-4.5%
-1.0%
-14.5%
-4.3%
-6.0%
-0.6%
-15.1%
-16.9%
Uso di
azoto
14.3%
2.9%
-28.1%
0.0%
-27.0%
-71.7%
-19.5%
-25.4%
Uso di
acqua
-8.8%
0.0%
-9.9%
0.0%
0.0%
0.0%
0.0%
0.0%
Infatti, mentre per la pianura la graduazione degli aiuti riporta a condizioni sostanzialmente simili a
quelle del disaccoppiamento senza riduzione degli aiuti, per la montagna gli effetti restano più
vicini alla situazione con annullamento degli aiuti dopo il 2013.
6. Discussione
I risultati dell’indagine mostrano che la maggior parte degli importi ottenuti dal pagamento unico è
usata per coprire spese correnti e che, nella maggior parte dei casi, il disaccoppiamento della PAC
non influenza in modo rilevante le scelte delle aziende. Questa prerogativa, tuttavia, è in gran parte
associata ad aziende in cui il peso del pagamento unico sul reddito è molto basso (soprattutto
frutticole). Le aziende che reagiscono con aumenti degli investimenti sono prevalentemente
associabili all’indirizzo zootecnico, ma con forti differenze a seconda delle aree.
I risultati delle simulazioni confermano effetti tutto sommato limitati del disaccoppiamento sui
redditi e sugli investimenti. Tuttavia sia il disaccoppiamento, sia, soprattutto, l’eliminazione degli
aiuti, provocano effetti maggiori sulle aziende che avevano impostato una strategia di crescita
basata sugli aiuti comunitari.
Nell’insieme, il passaggio al pagamento unico sembra ridurre l’effetto di indirizzo della politica,
rafforzando invece le strategie già autonomamente perseguite da parte delle aziende agricole e la
flessibilità di adeguamento al mercato. In particolare, il pagamento disaccoppiato sembra accelerare
il processo di abbandono per le aziende in cui questa costituisce già la tendenza prevalente. Se
questo ruolo può essere auspicabile nell’attuale periodo di transizione, è tuttavia difficile ritenere
che una politica “senza obiettivi” risponda alle esigenze delle aziende agricole in una strategia
settoriale di più lungo periodo, in particolare negli attuali scenari di mercato caratterizzati da prezzi
alti e forte variabilità.
Nonostante il lavoro confermi che le determinanti della reazione al disaccoppiamento siano da
identificare più tra le caratteristiche personali degli imprenditori e tra quelle strutturali delle
aziende, che nello specifico indirizzo produttivo, localizzazione o tecnologia dell’azienda, i dati
aggregati evidenziano comunque rilevanti differenze tra le aziende dei diversi sistemi agricoli
considerati. Tale diversa reazione riguarda non solo (e non tanto) gli effetti sui redditi aziendali,
quanto piuttosto gli indicatori sociali e soprattutto ambientali, legati all’uso di fertilizzanti ed acqua.
Questo richiama alla necessità di tenere conto degli effetti del disaccoppiamento nelle altre
componenti della politica comunitaria e locale, in particolare in quelle parti degli interventi di
sviluppo rurale che si occupano di compensazioni per aree svantaggiate, aiuti agli investimenti e
misure agroambientali. Una maggiore attenzione al rapporto tra aiuti, redditi ed intensità produttiva
dovrebbe essere posta anche in sede di applicazione della condizionalità.
Ringraziamenti
La ricerca illustrata in questo lavoro è stata svolta nell’ambito dello studio su “Investment
behaviour in conventional and emerging farming systems under different policy scenarios”
coordinato dall’IPTS, Siviglia e finanziato dalla Commissione Europea. Ciononostante gli autori
sono gli unici responsabili delle opinioni espresse in questo articolo, che non possono in alcun
modo essere interpretate come la posizione ufficiale della Commissione Europea.
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