conquiste - CISL Scuola Ravenna

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conquiste - CISL Scuola Ravenna
conquiste dellavoro
P
otrebbero essere scavati partendo dalla Francia, per evitare problemi di ordine pubblico, i
dodici chilometri di galleria del versante italiano
della Torino-Lione. L’ipotesi, definita «plausibile»
dal commissario di governo Mario Virano, è giudicata “saggia e percorribile” dal segretario generale
della Filca-Cisl Piemonte Piero Donnola. Tra l’altro,
aggiunge Donnola, “esiste un precedente simile,
perché anche per il Traforo del Frejus le operazioni
di scavo sono iniziate in territorio francese". Sulla
Tav, sottolinea ancora il segretario generale della
ON LINE
Filca Piemonte, “abbiamo sempre detto che ci sono due priorità: realizzare l'opera e assicurare la
tutela di chi ci lavora, operai e imprese, e delle forze dell’ordine. Far partire gli scavi dalla Francia è
un espediente che risponde perfettamente a queste due esigenze. L'importante - conclude Donnola
- è che i lavori, pur partendo dalla Francia, siano
affidati a ditte e lavoratori italiani. Perdere importanti commesse in questo periodo di crisi dell'edilizia, e per colpa delle proteste dei No Tav, sarebbe
l’ennesima beffa in questa complessa vicenda”.
Carceri. Fns: dati sovraffollamento ancora allarmanti
Finepenamai
C
entrotrentuno detenuti ogni mille posti
letto. Il rapporto Bes
2014 (di Istat e Cnel)
accende nuovamente i riflettori sull’emergenza sovraffollamento carceri. Emergenza “ancora grave nonostante i provvedimenti legislativi
messi in campo”, osserva il
segretario generale della
Fns Cisl Pompeo Mannone. I
motivi sono quelli che la Cisl
indica da sempre: “Malfunzionamento della giustizia
penale dato l’alto numero di
detenuti in attesa di giudizio; limitato utilizzo delle misure alternative; mancati
adeguamenti strutturali”.
Non solo. I problemi complessivi del sistema carcere
“ricadono sul personale che
opera nel settore, svilito nelle proprie funzioni dalla mancata valorizzazione del lavoro svolto, dal blocco delle retribuzioni e dei contratti”.
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Anno 66- N. 149
VENERDÌ 27 GIUGNO 2014
Quotidiano della Cisl fondato nel 1948 da Giulio Pastore ---------- ISSN 0010-6348
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ANCHE
Tav, ipotesi scavi galleria a partire dalla Francia
Filca Piemonte: saggio, ma lavori vanno affidati a italiani
Renzi,prove
di semestre Ue
N
omine e patto di stabilità al centro del vertice
Ue aperto ieri sera a Ypres,
in Belgio. L’Italia insiste per
politiche di crescita e occupazione. Londra ribadisce il
no a Juncker presidente della Commissione.
Intanto, ieri sera il leader Cisl Bonanni ha incontrato in
Via Po il nuovo Presidente
della Dgb Reiner Hoffmann.
alle pagine 2 e3
Le riforme
con il tic
L
e riforme in discussione
in Parlamento vanno nella giusta direzione (ad eccezione della legge elettorale). Ma l’esigenza di partecipare e di fare rappresentanza dei cittadini non può essere superata con un “tic” nervoso che scatta nel Governo ogni volta che si parla di
confronto con il sindacato.
Petriccioli a pagina 4
A Termini Imerese
torna la speranza
con il progetto
di auto ibride
ed elettriche
presentato
da Grifa spa.
Sono 35mila
le vetture
che verrebbero
prodotte a regime.
Fim: stringere
sui tempi
Di Marzo a pagina 5
ScalaMilano,oggisciopero
Fistel:teatropenalizzato
C
isl e Fials - i sindacati a cui aderiscono la maggior parte degli
artisti alla Scala - hanno dichiarato uno sciopero per le giornate di oggi e del 4 luglio. Cisl e Fials,
infatti, protestano come gli altri sindacati per l’applicazione prevista
dal decreto Franceschini delle norme per la Pa che riguardano la malattia con la riduzione dello stipendio nei primi 10 giorni, ma soprattutto per l’autonomia del teatro e i
permessi di studio e insegnamento. E avvisano: se si andrà avanti così Expo e prima del 7 dicembre so-
no fortemente a rischio. Secondo il
segretario generale Fistel Cisl Lombardia Silvio Belleni da parte del Ministero non c’è la giusta attenzione
nei confronti della Scala che “merita un orizzonte politico diverso”.
Dalle norme attuali il teatro è invece penalizzato: dato che a Milano
la produttività è più alta che negli
altri teatri e quindi più pesante è il
contratto integrativo, nel caso di
malattia è più alta la decurtazione
del compenso. Per la Scala servono
“autonomia, risorse certe e un contratto autonomo”.
Istat: Italia declinante. Calano nascite,
matrimoni e immigrati e si allunga la vita
U
n Paese il calo. Così l’Istat fotografa
l’Italia del 2013. Calano le nascite,
per il quinto anno consecutivo, toccando il minimo storico di 514mila nuovi nati. Con l'80% dei nuovi nati che proviene
da donne italiane ed il 20% da donne
straniere (il numero medio di figli per
donna scende da 1,42 nel 2012 a 1,39
nel 2013). Calano le immigrazioni dall’estero, con 279 mila ingressi nel 2013
contro i 321 mila del 2012 (42mila in meno). Crollano gli arrivi dalla Romania
(-25% sul 2012) e dalla Cina (-12%). Calano i matrimoni religiosi rispetto al rito
civile: tra il 2008 e il 2013 la quota di sposi che sceglie il primo passa dal 63% al
57%, mentre la quota di coloro che optano per il secondo cresce dal 37% al 43%.
Nel 2013 si sono celebrati meno di 200
mila matrimoni, per un quoziente di
nuzialità pari al 3,3 per mille, il più basso
nella storia del Paese. L’unico dato che
cresce è quello dell’emigrazione dal
Sud: nel decennio 1993-2012, 2 milioni
388 mila persone hanno spostato la residenza dal Mezzogiorno al Centro-nord
(solo nel 2013 116mila persone si sono
spostate verso il centro-nord), mentre
poco più della metà, 1 milione 275 mila,
ha effettuato il tragitto inverso (65mila
nel 2013). Così il Paese invecchia: a fine
2013, gli over 65 anni sono il 21,4% del
totale (21,2% nel 2012), mentre gli under 14 scendono al 13,9% (dal 14% del
2012). In compenso aumenta la speranza di vita, a 79,8 anni per gli uomini e a
84,6 anni per le donne.
Intesa positiva
per l’indotto
Sata di Melfi.
Firmato l’accordo
per i 1.650
addetti Acm.
Salva l’occupazione
e prevista
l’armonizzazione
del salario
dei dipendenti
dell’indotto
con i lavoratori Fiat
Boschetti a pagina 5
2
VENERDÌ 27 GIUGNO 2014
N
Ue, Delrio:
in prossimi
sette anni
170 mld
di fondi
europei
per Italia
ei prossimi sette anni ci aspettano
170 miliardi di fondi europei, considerando anche i residui, sono una grande potenzialità, è il momento di assumersi una responsabilità vera. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio, Graziano Delrio, intervenendo alla presentazione delle stime sull'
economia italiana del Centro studi di
Confindustria, indicando come priorità
il rilancio del Sud “che viene considerato un grande problema ma è anche una
grande opportunità”. Tra l’altro, entro
la settimana prossima inizieranno i lavori dell'agenzia per la coesione territoria-
le che dovrà aiutare le Regioni a utilizzare i fondi europei, ha confermato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Sull'utilizzo dei fondi Ue, ha spiegato Delrio, “rispetto a 2011 quando eravamo al 15% della spesa oggi siamo messi meglio, in questi mesi abbiamo rafforzato ulteriormente l'attività vigilanza
supporto e attuazione programmi e lanciato una nuova campagna sopralluoghi
nelle regioni: 8400 interventi sono già
stati censiti, di cui 400 che riteniamo
prioritari e l'Agenzia per la coesione troverà il suo direttore e comincerà i lavori
entro la settimana prossima”.
DIBATTITO. Il nuovo capo del Dgb, Reiner Hoffmann, ha incontrato ieri a Roma i leader di Cisl, Cgil e Uil. Al vertice
Eoral’Europadeivalori
attualità
R
oma (nostro servizio) - Controvertice sindacale a Roma tra il sindacato
tedesco e Cgil, Cisl e Uil. Mentre a
Bruxelles i Capi di Stato e di Governo europei stringono sulle nomine delle
nuove istituzioni comunitarie, i rappresentanti dei lavoratori premono per un cambio di passo delle politiche Ue.
"E' necessario mettere insieme le nostre
forze per ottenere un cambio di direzione
in Europa, per risolvere insieme i problemi
della crisi economica e rilanciare l'occupazione". Reiner Hoffmann, neoeletto segretario generale della Dgb, la Confederazione dei sindacati tedeschi, ieri si è presentato all'incontro con i tre segretari generali
di Cgil, Cisl e Uil, con le idee chiare e con
proposte per l'immediato, sia in considerazione delle recenti elezioni europee sia in
considerazione di quelle che riguarderanno, nel prossimo autunno, il rinnovamento
della segreteria della Ces, la Confederazione Europea dei Sindacati. "Questo incontro - ha spiegato Hoffmann dalla sala Giulio Pastore, presso la sede della Cisl nazionale di Roma - è un'ottima opportunità per
influenzare il cambio di rotta necessario".
Un cambio di rotta che appare possibile in
Germania, dove i liberali hanno lasciato il
posto nella nuova coalizione ai socialdemocratici, ma più difficile in Europa dove si è
invece imposta la linea della Cancelliera
Merkel. Ed è proprio sulla questione europea che Hoffmann concentra la sua attenzione auspicando un rilancio del ruolo della Ces per influenzare maggiormente le politiche comunitarie: "In vista della forma-
Loscontro:primainuoviverticiolepolitiche?
zione della nuova segreteria - ha spiegato
il leader della Dgb - dobbiamo cominciare
a pensare a chi potrebbe essere il nuovo
segretario generale e i membri della segreteria perché abbiamo bisogno di un team
forte e di una nuova offensiva sui temi del
lavoro e della giustizia sociale".
La necessità di un cambio di rotta in Europa è condivisa dal leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che rilancia la proposta degli
Stati Uniti d'Europa: "Considerando la situazione internazionale - ha osservato Bonanni - dobbiamo concludere che i sistemi
di sviluppo dovrebbero essere gestiti unitariamente; il sindacato, in Europa come in
Italia, deve però tornare alle proprie radici, deve tornare a parlare con la gente senza dare per scontato che i successi del passato possano essere sufficienti".
Anche secondo il leader della Uil, Luigi Angeletti, un sindacato europeo più forte è
essenziale per l'Unione Europea e gli Stati
membri: "Siamo in un momento in cui il
processo di integrazione europea si è arrestato - ha spiegato Angeletti - e quando i
processi si arrestano solitamente si comincia una fase di regressione; vogliamo una
Ces forte per realizzare un vero cambiamento della politica economica".
Anche secondo Susanna Camusso è necessario fare un passo avanti in Europa attraverso un rafforzamento della Ces: "In Italia
Renzi pensa che sviluppo e innovazione sia-
no a carico delle imprese e considera i
sindacati come un intralcio al
suo lavoro; anche la lettera
indirizzatogli dalla Ces non
ha trovato da parte sua
nessuna risposta".
Per quanto riguarda il
prossimo Congresso della Ces, Bonanni ha auspicato una convergenza fra
sindacati italiani e tedeschi
sulla scelta del nuovo segretario generale della Ces ricordando come sia importante
scegliere un leader convinto
del ruolo della Ces e che aiuti il processo di integrazione politica dell'Europa.
Proprio la Ces ieri si è rivolta direttamente ai
leader europei riuniti
a Bruxelles per chiedere di sostenere le
proposte di François Hollande per un
piano di investimenti pari al 2% del Pil
europeo e di Matteo Renzi che chiede la rimozione delle misure di austerità e investimenti per la crescita e
l'occupazione.
“26 milioni di
europei disoccupati dovrebbero essere la priorità dell'Unione europea”, ha sottolineato Bernadette
Sègol. Ma la partita
che in queste ore si
sta giocando a Bruxelles sembra essere
un’altra.
Manlio Masucci
conquiste del lavoro
Stop al rigore. I sindacati dell’industria
rivendicano un cambio di passo nella Ue
L
a fine delle politiche di austerità e l’avvio di una
nuova fase di protagonismo sindacale per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini europei. E’ questo il messaggio che il sindacato europeo dell’industria, industriAll European Trade Union, ha lanciato nella risoluzione finale “Assicurare il futuro dell’Europa. Organizziamo subito la solidarietà!”, che riportiamo qui di seguito, approvata all'unanimità alla Conferenza europea su contrattazione collettiva e politiche
sociali, che si è tenuta nei giorni scorsi a Vienna.
I sindacati europei dell’industria fanno appello a una
nuova offensiva in materia di redistribuzione, allo scopo di incrementare la quota del reddito nazionale destinata ai salari e quindi di lottare efficacemente contro gli effetti della crisi economica, in modo da assicurare le prospettive future dei lavoratori in Europa. Gli effetti della crisi sono drammatici. Le politiche e le strategie di austerità utilizzate dai governi e dalle istituzioni
per combattere la crisi indeboliscono la democrazia,
oltre ad essere miseramente fallite e a non aver fanno
altro che aggravare ulteriormente la situazione dei lavoratori. Le istituzioni europee e nazionali ritengono
che gli squilibri macroeconomici siano dovuti essenzialmente a quello che a loro giudizio sarebbe un livello
eccessivo dei salari e delle prestazioni sociali, oltre che
alle condizioni di lavoro e alle condizioni sociali. Le misure adottate hanno pertanto lo scopo di: - ridurre i
salari; - ridimensionare il potere di intervento dei sindacati; - attaccare i sistemi di contrattazione collettiva
e l’autonomia delle parti sociali; - indebolire i sistemi
di protezione contro i licenziamenti facilitando il ricorso a impieghi atipici e riducendo i termini di preavviso
e le indennità di licenziamento nell’ambito di una politica di “flessicurezza”; - indebolire le regole e ridurre
prestazioni sociali e pensioni.
Le conseguenze sociali, ancorché variabili da un paese
all’altro, sono devastanti: - esplosione dei tassi di disoccupazione (i dati ufficiali attuali parlano di oltre 26 milioni di disoccupati e di più di 48 milioni di persone sot-
toccupate, oltre agli inoccupati), in particolare tra i giovani, ciò che spinge molti di loro, seppure qualificati,
all’esodo dai propri paesi d’origine colpiti dalla crisi; peggioramento delle condizioni di lavoro e aumento
del lavoro precario, dell’esternalizzazione, della flessibilità nell’organizzazione del lavoro e della sostituzione dei normali salari con forme di pagamento variabili;
- riduzione dei salari reali in 18 dei 26 Stati membri
dell’Unione Europea; - allarmante aumento della povertà in tutta l’Unione Europea, in particolare a carico
di donne, bambini, migranti e pensionati, oltre ad un
aumento della povertà sul lavoro dovuta alla crescente precarizzazione dell’occupazione; - smantellamento della democrazia a seguito del ricatto esercitato da
“un’alleanza non legittimata” (la Troika) su governi
eletti e dalla cancellazione di diritti sociali quali l’autonomia della contrattazione collettiva o i sistemi di sicurezza sociale. A ciò si aggiunga che alcuni governi colgono ogni occasione per imporre ai lavoratori le proprie
politiche neoliberiste adducendo a scusante le istituzioni europee e/o l’FMI. Tali misure non tengono conto delle grandi sfide per il futuro in materia di occupazione industriale in Europa, ovvero: - creare posti di
lavoro dignitosi nelle industrie innovative e sostenibili
dal punto di vista sociale e ambientale; - affrontare le
evoluzioni demografiche e migliorare la qualità del lavoro, affinché condizioni di lavoro dignitose siano in
le ferrovie franceTagli alle Lasi,Sncf,
sopprimerà 1.432 podi lavoro nel 2014. Come
ferrovie stisiceselegge
nel quotidiano franLes Echos, la causa si decalo senza sofrancesi: vestaaldelcontinuo
suo rendimento nel
Il progetto di budget
la Sncf 2014.
per l’anno prossimo, esamidal consiglio di amminisopprime nato
strazione della società, “è insull’abbassamento
1.432 posti centrato
dei costi”. La società pubblifrancese deve, quindi,
di lavoro casopprimere
l’1% degli effet-
tivi tramite il prepensionamento di alcuni lavoratori
che non verranno sostituiti.
“Il CdA punta su una crescita del giro di affari del 2,5%,
obiettivo ambizioso” secondo il quotidiano economico
Les Echos. A trainare l’attività di Sncf, il gruppo Sncf Infra che approfitta dell’aumento dei lavori di rinnovo
sulla rete e anche la filiale
dedicata al trasporto di vicinanza, Keolis, che dovrebbe
crescere del 6%.
aumenta il salario miIkea: cresce Ikea
nimo negli Stati Uniti: la
dei dipendenti ameriil salario metà
cani del colosso svedese ria partire dal prossimo anno in media il 17% in
minimo ceverà
più. Lo riporta il Wall Stresottolineando
in Usa: etcheJournal,
l'aumento si tradurrà
1,59 dollari in più l'ora a
+17% l'ora in10,76
dollari. L'aumento è
basato sul costo delle vita
a metà dei nelle varie aree in cui si troi punti vendita Ikea
dipendenti vano
negli Stati Uniti. Ikea rassi-
cura sul fatto che i salari
più alti non si tradurranno
in prezzi più alti per i consumatori. La decisione di
Ikea di aumentare il salario minimo arriva mentre
negli Stati Uniti c'è un acceso dibattito in corso sull'argomento, innescato dal
presidente Barack Obama,
che ha chiesto al Congresso di aumentare il salario
minimo a 10,10 dollari
l'ora dagli attuali 7,25 dollari.
dei capi di Stato e di governo i popolari e i socialisti cercano un accordo sulle nomine e una sintesi sul patto di Stabilità
sfidaquelladeiparametri
Junckerpresidente,Londra(estampatedesca)ditraverso
I big five
Le alte cariche europee che entro l'anno dovranno essere rinnovate
I possibili candidati
Attualmente in carica
Presidente
Jean Claude Juncker
Commissione europea (Lussemburgo)
José M. Barroso
(Portogallo)
Alto rappresentante
per la politica estera
Federica Mogherini
(Italia)
Catherine Ashton
(Regno Unito)
Presidente Consiglio
europeo
Helle Thorning-Schmidt
(Danimarca)
Herman Van Rompuy
(Belgio)
Presidente
Europarlamento
Martin Schulz
(Germania)
Martin Schulz
(Germania)
Presidente
Eurogruppo
Luis De Guindos
(Spagna)
Jeroen Dijsselbloem
(Paesi Bassi)
ANSA
B
ruxelles (nostro servizio) – Chi ha
paura di Jean Claude Juncker?˘Sarebbe più corretto dire: chi si fida
veramente dell’ex presidente dell’Eurogruppo? Evidentemente neanche
l’influentissima stampa tedesca se la sente
di seguire la linea tracciata dalla Merkel, e
poche ore prima dell’inizio del vertice Ue
dei capi di Stato e di governo, iniziato ieri
sera, spara senza remore sul bersaglio grosso. Il giornale economico Handelsblatt sostiene in tutta schiettezza che il candidato
alla Commissione europea sarà “un disastro” non solo per la Gran Bretagna, ma
“per l’Europa intera”.˘Londra, infatti, farà
presumibilmente mancare il suo voto favorevole a Juncker e per i columnist di Handelsblatt questo farà dell’Europa una comunità “senza una prospettiva economica
liberale”, che “perderà peso politico sulla
scena mondiale”. E’ interessante notare
che il giornale finanziario ritiene l’avvento
di Juncker alla Commissione “una sconfitta” per Angela Merkel, perché “allenterà il
patto fiscale e consentirà al Parlamento
Ue di acquisire maggiore potere sul Consiglio”. Non si nasconde dunque, la grande
stampa tedesca, quasi più realista del re: il
modello intergovernativo deve continuare
a fare il bello e il cattivo tempo in Europa,
dicono in sostanza i giornali liberal. Altro
che più Europa. La logica dello Spitzenkandidaten (cioè del candidato del gruppo parlamentare Ue che ha ottenuto più voti), aggiunge poi un editoriale di Suddeutsche,
sta finendo “in un vero e proprio massacro
dietro le quinte”, e dunque “nessuno dovrebbe biasimare David Cameron” per lo
linea con le necessità e le aspirazioni dei lavoratori; - aumentare i salari per rilanciare l’economia, garantire i sistemi di welfare ricostruendoli e migliorandoli e riconoscere il
lavoro e i lavoratori quali fattore primario della vita economica e sociale.
Il potere costituto in Europa non è in grado di comprendere
tali sfide. L’attuale Unione Europea è un’unione economica
e monetaria, ma non una vera unione per la maggior parte
delle persone che vi vivono. Nel contesto della crisi economica e delle misure assunte per farvi fronte, il potere dei
sindacati non cessa di indebolirsi. I lavoratori, i loro rappresentanti e i sindacati sono costretti a compromessi per poter garantire almeno una qualche forma di occupazione ai
lavoratori, compromessi che non avrebbero mai accettato
in altre condizioni. Assistiamo al crescente aumento della
concorrenza tra paesi basata sul confronto dei contratti collettivi di lavoro e al fiorire di strategie nazionali – e persino
di idee nazionaliste – mentre i lavoratori sono continuamente messi in concorrenza gli uni con gli altri. In questa
situazione, il primo compito dei sindacati consiste nel riconquistare visibilità e potere in modo da poter lottare per il
raggiungimento di migliori condizioni di vita e di lavoro per
i lavoratori europei. I sindacati europei dell’industria incoraggiano l’alternativa di un’Europa della giustizia sociale
per tutti i cittadini e non soltanto a vantaggio di pochi privilegiati. Il nostro compito consiste nel lottare per aumentare i posti di lavoro e per migliorarne le condizioni, oltre che
per assicurare condizioni di vita e di lavoro dignitose. Stan-
scontro che ha aperto in seno ai 28, perché
in realtà si tratta “di una trappola politica
perfetta ideata dai socialisti europei”. E
Die Welt non è da meno, quando scrive
che le trattative in corso per i top jobs nelle
istituzioni europee dimostrano che il voto
del 25 maggio è stato “preda del potere
piuttosto che un processo di pace e democrazia”. Gli inglesi, da par loro, sono sempre più convinti che, sostenendo Juncker,
Berlino stia “giocando col fuoco” (come dice il Telegraph), perché la nomina del presidente della Commissione sta maturando
sullo scambio “annacquamento delle regole fiscali-voti”. Ma un allentamento dei vincoli, osserva Suddeutsche sarebbe “fatale” per l’Eurozona, perché potrebbe “innestare nuovi shock economici”. Ma del resto, se il Ppe vuole l’appoggio degli eurosocialisti per spianare la strada di Rue de la
Loi all’ex premier lussemburghese, bisognerà premere per ammorbidire il percorso per rientrare dal debito, così come chiede la stessa Italia. “E’ assolutamente chiaro – spiega il capogruppo S&D uscente all’Europarlamento Hannes Swoboda – che
Juncker dovrà cambiare le regole sul fiscal
compact: è questa la condizione per il nostro sostegno”. Il Pse chiede inoltre nuove
politiche per l’immigrazione e la ristrutturazione del mercato del lavoro. I socialisti
tedeschi (Spd) avvertono Londra, affermando che “nessuno vuole che la Gran Bretagna lasci l’Unione europea”, ma allo stesso tempo “è sbagliato mettere il veto allo
Spitzenkandidaten” che è legittimato a
chiedere i voti per diventare presidente
della Commissione. Per la Francia, le priorità Ue del prossimo quinquennio si basano
su un piano d’investimento, che dovrebbe
durare fino al 2019, e che dovrebbe mobilizzare risorse europee e nazionali, sia pubbliche che private. François Hollande invoca un miglior coordinamento delle politiche economiche e di bilancio, compreso
l’introduzione del salario minimo in tutti i
te questa situazione europea con le problematiche comuni
che presenta, formuliamo le seguenti risposte europee comuni: - Aumenti dei salari reali sono utili dal punto di vista
economico, oltre a rivelarsi socialmente responsabili, poiché una redistribuzione dai redditi da capitale ai redditi da
lavoro è lo strumento più efficace per assicurare il rilancio
dell’economica. È inoltre necessario aumentare il potere
d’acquisto nei nuovi Stati membri dell’UE, al fine di eliminare le inaccettabili differenze in termini di salari e di tenore
di vita rispetto ai vecchi Stati membri dell’UE, ovviamente
senza che ciò comporti la riduzione dei salari e del tenore di
vita nei vecchi Stati membri. Se tale risultato non dovesse
essere raggiunto, il rischio di scontro tra i cittadini dei vecchi e dei nuovi Stati membri aumenterà, con possibili derive nazionaliste e xenofobe. In un tale contesto è essenziale
impedire che i proventi realizzati dalle imprese nei nuovi
Stati membri siano redistribuiti in maniera squilibrata alle
case madri, essendo tale redistribuzione null’altro che un
pretesto per non aumentare i salari e le prestazioni dei lavoratori nei nuovi Stati. - Misure effettive per migliorare la
qualità del lavoro combattendo gli abusi di ricorso al lavoro
part-time, limitando da un lato il ricorso ai contratti di lavoro temporaneo o interinale e il distacco dei lavoratori e dall’altra limitando la sempre maggiore flessibilità imposta sull’orario di lavoro. - In un’epoca di crisi, una politica attiva
dell’orario di lavoro può costituire un valido strumento destinato ad assicurare, creare e redistribuire l’occupazione.
Tuttavia le politiche in materia di orario di lavoro rivestono
28. Nella sua già problematica crociata contro Juncker, il premier inglese Cameron potrebbe restare davvero molto solo o quanto meno in compagnie assai discutibili. Starebbero, infatti, per mollarlo anche Svezia
e Olanda, se è vero che i due primi ministri,
Fredrik Reinfeldt e Mark Ruttehanno affermano che sono pronti a sostenere il candidato Ppe se emergerà una forte maggioranza favorevole al lussemburghese. Questo
significa che a Cameron resterebbe un solo
alleato, l’ungherese Viktor Orban. Secondo fonti Ue, la “reazione” della Gran Bretagna alla designazione di Juncker starebbe
nella scelta di non firmare le conclusioni
del Consiglio europeo, che diventerebbero
così una semplice dichiarazione del suo
presidente Herman Van Rompuy. ˘Oltre alla Commissione, c’è naturalmenteda riempire il resto delle caselle, e non sono poche. A cominciare da chi prenderà il posto
dello stesso Van Rompuy alla presidenza
permanente del Consiglio. La scelta dell’attuale premier danese Helle Thorning-Schmidt, sembra mettere tutti d’accordo, e
l’opzione è gradita anche a Londra. Una socialista a Justus Lipsius (sede del Consiglio)
potrebbe tuttavia complicare la corsa per
un altro esponente Pse alla carica di Alto
rappresentante Ue per la politica estera e
la sicurezza (troppi socialisti in posti chiave, fanno sapere gli inglesi), e nello specifico di Federica Mogherini, che in queste ore
ha incassato l’endorsement del ministro
degli Esteri olandese Timmermans (“senza
dubbio è un’ottima candidata”), e dunque
sembra aver recuperato posizioni su Massimo D’Alema (in caso di trasloco, alla Farnesina andrebbe Marta Dassù). Ma secondo
il quotidiano olandese De Volkskrant, quello di Timmermans sarebbe solo un bluff,
nel tentativo forse di bruciare un competitor. Sarebbe, infatti, proprio il ministro
olandese in queste ultime ad avere le credenziali migliori per prendere il posto della
baronessa Ashton. Se così non sarà, l’Aja
punterà sull’attuale presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem per il posto di
commissario agli Affari economici e monetari.
Pierpaolo Arzilla
un ruolo essenziale rispetto a tematiche quali la riduzione
dello stress, il miglioramento dell’equilibrio tra vita privata
e vita professionale e la gestione della transizione demografica. - Incoraggeremo un dibattito aperto su una nuova politica dell’orario di lavoro, compresa la sua possibile riduzione e altre modalità di regolamentazione. I guadagni in termini di produttività devono essere reinvestiti nell’interesse del lavoratore e non per aumentare gli utili. - I contratti
collettivi rappresentano la più efficace protezione dei lavoratori, offrendo in generale al lavoratore condizioni migliori rispetto a quelle che avrebbe ottenuto diversamente. Rifiutiamo la strategia della Commissione che tende al decentramento della contrattazione collettiva. Sono invece necessari più contratti collettivi di migliore qualità a tutti i livelli, di impresa, settoriale, nazionale o transnazionale. A
tale scopo è indispensabile rafforzare il nostro potere autonomo di contrattazione. - L’economia europea deve fondarsi sull’offerta di posti di lavoro dignitosi e non sulla
precarietà. Le lavoratrici e i lavoratori devono essere in grado di guadagnarsi da vivere lavorando, senza doversi ritrovare occupati in lavori precari e/o mal pagati. Salari dignitosi devono andare di pari passo con una politica del mercato
del lavoro e sociale coerente che sostenga la domanda e
metta un freno alla povertà. - Rifiutiamo qualsiasi accordo
tra Stati che favorisca il dumping sociale, la rimessa in discussione di diritti acquisiti sociali e nazionali a unico vantaggio delle multinazionali.
(Traduzione di Gianni Alioti - Uff. Internazionale Fim Cisl)
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SPARLAMENTO IL BLOG DI MASSIMILIANO LENZI
VENERDÌ 27 GIUGNO 2014
“Oltre la concertazione”, ma dove ?
S
iamo entrati nell’era delle
eclissi delle organizzazioni?
Chissà, prevedere le evoluzioni
(o involuzioni, come in questo caso, almeno per noi) delle società
non è cosa mai facile. Di certo interrogarsi su come stia cambiando il nostro mondo, politico, sociale, organizzativo, più che un
dovere diventa nel 2014 una necessità, perché con esso mutano
i diritti e le condizioni economi-
dibattito
A
qualunque velocità possa giungere
tra di noi il cambiamento, di per sé
non è sufficiente a garantire il miglioramento della
società in cui viviamo.
Per comprendere il senso
del cambiamento occorre
presidiare il fronte delle
novità e delle riforme che
sono in campo e fare la
propria parte perché queste vadano nella direzione
di cambiare per migliorare
le condizioni dei cittadini e
questo vale ancora di più
quando si tratta di riformare le istituzioni democratiche.
Dalla prossima settimana
l’Aula del Senato sarà impegnata in un passaggio
importante e delicato per
l’attuazione del programma di legislatura sulle riforme istituzionali: dovrebbe
infatti iniziare il voto in prima lettura del disegno di
legge costituzionale del
Governo che riforma il nostro sistema parlamentare, appone delle significative correzioni al Titolo V˚
della Costituzione e prevede l’eliminazione del Cnel.
Come Cisl, già in occasione
dell’audizione parlamentare, abbiamo espresso un
giudizio in linea di massima positivo sull’impianto
del provvedimento, pur
evidenziando
delle
criticità che comunque
l’ampio dibattito in Commissione e gli emendamenti condivisi presentati, che saranno votati in Aula, sembrano aver in buona parte risolto.
che delle persone. Nei giorni
scorsi, a Roma, partendo dal saggio di Stefano Zan: “Oltre la concertazione”, giuslavoristi, politici, rappresentanti del mondo del
lavoro si sono confrontati appunto su questo. Un simposio, si sarebbe detto una volta, sul dove
stiamo andando come Italia (e
non solo) e su cosa cambierà nelle nostre vite quotidiane. In fondo l’inizio delle riflessioni di Zan
comincia proprio
dalla concertazione,
che lui riconduce a quattro posizioni fondamentali in cui si sono
divisi i favorevoli e contrari: 1) la
concertazione è il modello ottimale; 2) la concertazione è superata; 3) la concertazione è dannosa; 4) la concertazione è superflua. Attorno a queste posizioni
si è consumata negli ultimi anni
la discussione pubblica e politica
che, di fatto però, a parte giudizi
di valore e pregiudizi, pro o con-
tro la concertazione, non ha portato alla stesura di progetti di riforma e di prospettiva che andassero oltre il botta e risposta: “E’
buona”, "no, cattiva”. Nell’analisi di Zan, un ruolo importante nel
cambiamento dello status quo lo
avranno, oltre alla politica, all’economia, anche i sindacati.
Che per essere ancor più forti ed
incisivi dovrebbero, secondo
l’autore di “Oltre la concertazione”, risolvere alcuni punti dirimenti su stessi, come la chiarez-
za identitaria, il posizionamento
strategico, il rischio della frammentazione. Il senso del percorso di Zan e del confronto su questo dovrebbe portare, alla fine,
ad evitare le eclissi delle organizzazioni. Anche se, giova in questo tempo di egemonia delle leadership individuali rammentarlo, le prime organizzazioni a tramontare in Italia, sono stati i partiti politici e con essi il ruolo stesso della Politica.
La democrazia partecipata richiede il dialogo e una legge elettorale che segua le indicazioni della Consulta
Leriformeistituzionali
edil“tic”delGoverno
di Maurizio Petriccioli *
Sul tema della riforma del
bicameralismo, la creazione del Senato delle Autonomie garantisce una rappresentanza istituzionale
adeguata a regioni e enti
locali, fondamentale per
un assetto delle istituzioni
di tipo federale.
L’eliminazione della “navetta” tra i due rami del
Parlamento e la competenza prevalente della sola Camera dei Deputati semplifica l’iter e riduce i tempi
di approvazione delle leggi.
La riduzione del numero
dei senatori (a 100 in base
agli emendamenti presentati) e l’eliminazione dell’
indennità favoriscono il
contenimento dei costi
della politica.
Gli emendamenti presentati ristabiliscono un principio di proporzionalità tra
estensione territoriale,
consistenza demografica
di ogni singola regione e
numero dei suoi rappresentanti in Parlamento e riconoscono alle regioni
una rappresentanza più
ampia rispetto a quella dei
comuni risolvendo uno degli aspetti più problematici del testo originario. Inoltre, opportunamente, vengono integrate le compe-
tenze legislative del Senato, originariamente assai
ridotte, aggiungendo le
materie inerenti i rapporti
con la Ue e quelle più strettamente inerenti gli enti locali.
In merito alle correzioni al
Titolo V˚, riteniamo che
l’eliminazione della legislazione concorrente Stato-regioni con conseguente riattribuzione di funzioni legislative allo Stato cen-
Confindustria taglia le stime di crescita del Pil e rilancia l’allarme lavoro: altro che manovre correttive, serve una scossa
Laripresaèancoracongelata
conquiste del lavoro
A
Massimiliano Lenzi
ltro che manovre correttive. Al Paese serve una
scossa. A invocarla è il Centro studi di Confindustria, che
fornisce l’ennesima fotografia
di un’economia in stallo. Dal
Centro studi arrivano stime in ribasso - rispetto a quelle di governo e Istat - sul Pil italiano:
nel 2014 l’aumento sarà solo
dello 0,2% e nel 2015 dell’1%.
L'Istat aveva stimato un +0,6%
per quest'anno e un +1% per il
prossimo, un livello già inferiore alle ultime indicazioni del governo che parlano rispettivamente di +0,8% e +1,3%. Dati
meno allarmanti per quanto riguarda il rapporto deficit/Pil:
2,9% quest’anno e 2,5% il prossimo. Male, ovviamente, il debito pubblico, che toccherà il
132% del Pil nel 2014, per iniziare a scendere nel 2015
(131,4%). I numeri più drammatici, però, non riguardano i parametri di Maastricht ma il lavoro. Sono 7,7 milioni le persone
a cui manca il lavoro, totalmente o parzialmente. Complessivamente durante la crisi, aggiungono dall'associazione degli im-
prenditori, 1 milione di persone
hanno perduto il posto. Non è
migliore il capitolo dei consumi:
dall'inizio della crisi la spesa delle famiglie è calata complessivamente del 7,9%. Quest'anno i
consumi
saranno
piatti
(+0,1%), ma dal 2015 ci sarà la
risalita (+0,8%).
Se Confindustria chiede al governo una scossa che faccia ripartire l’economia, la Corte dei
Conti chiede una scossa che rivoluzioni la Pubblica Amministrazione. La spending review,
scrivono i giudici contabili nel
Rendiconto generale dello Stato, non basta. Bisogna “ridisegnare e ripensare i confini della
Pubblica amministrazione, comprese le modalità di prestazione dei servizi alla collettività,
dalla salute all'istruzione”. La
Corte invita a contenere il debito ma soprattutto ripensare l’intervento pubblico nell’economia, la cui estensione oggi è incompatibile con i vincoli di bilancio. Non solo. I giudici invitano anche a ridistribuire il carico
fiscale in modo più favorevole a
lavoro e impresa e affrontare
una corruzione dilagante da cui
“nessun organismo e nessuna
istituzione possono ritenersi indenni”. “La corruzione - sottolinea il procuratore generale Salvatore Nottola - può attecchire
dovunque: nessun organismo e
nessuna istituzione possono ritenersene indenni” e “nessuna
istituzione che abbia competenze pubbliche può ritenersi scevra di responsabilità di fronte al
suo dilagare”. Expo 2015 con i
suoi recenti scandali è “un caso
emblematico” di deroghe a norme e controlli, “smantellati in
virtù dell'urgenza, che hanno di
fatto favorito la corruzione”.
Tornando alla Pubblica amministrazione, quello richiesto dalla
Corte “è un impegno che può essere affrontato solo alla luce di
una chiara strategia di governo
della spesa e di selezione dei
terreni su cui è chiamato ad incidere l’intervento pubblico”. Un
ridisegno, quindi, “frutto di una
forte volontà politica e di un
profilo ben definito di quello
che deve essere il sistema pubblico dei prossimi decenni”.
Non si tratta solo di eliminare
gli sprechi e di riorganizzare le
modalità di produzione e di accesso ai servizi. Occorre affrontare “direttamente il tema della sostenibilità futura di un sistema di prestazioni di servizi alla
collettività (dalla salute e l’istruzione alle imprese e all’ambiente) originariamente concepito
in un contesto economico, sociale e demografico più favorevole”.
Quanto al sistema fiscale, la Corte sottolinea che nel 2013 la
pressione fiscale è calata di
“due decimi di punto”, ma a
questa riduzione “non si è accompagnata una redistribuzione del carico tributario, intesa a
favorire i fattori produttivi (redditi da lavoro e da impresa)”,
un’operazione “decisiva anche
nell’ottica della ripresa dell’economia”. Secondo la Corte “è improprio subordinare” questo tipo di redistribuzione “a recuperi di gettito (da evasione, da erosione, da mancata riscossione)
sempre richiamati, ma che si rivelano largamente incerti nei
tempi e nelle dimensioni”.
Ilaria Storti
trale e la previsione della
clausola di garanzia siano
idonei a risolvere il problema del vasto contenzioso
tra Stato e regioni verificatosi in questi anni, assicurando una disciplina uniforme sull’intero territorio nazionale per materie
di particolare rilievo, evitando il rischio di regimi
differenziati soprattutto
per quelle che più direttamente incidono sullo sviluppo (ad esempio produzione, trasporto e distribuzione dell’energia; grandi
reti di trasporto) o sul sistema dei diritti (tutela e
sicurezza del lavoro; previdenza complementare e
integrativa; tutela della salute; ordinamento scolastico).
Il percorso delle riforme si
completa con la legge elettorale, in merito alla quale
va detto che, anche se il
modello proposto (“Italicum”) non riattribuisce al
cittadino elettore il potere
di scelta attraverso il voto
di preferenza, fondamentale per la Cisl, dovranno
comunque essere soddisfatte le istanze della Corte Costituzionale che ha
censurato il precedente sistema (“Porcellum”).
Tutto chiaro quindi, ma un
dubbio è consentito e cioè
che in questo cambiamento si voglia tenere ai margini il modello di democrazia partecipata e si cerchi
di assegnare alla politica
un ruolo di primazia, anche in quei campi in cui dovrebbe essere la negoziazione e non il Governo a
trovare i punti di mediazione di un riformismo positivo per i cittadini. La esigenza di partecipare e di fare
rappresentanza dei cittadini non può essere superata con un “tic” nervoso
che scatta nel Governo
ogni volta che si parla di
confronto con il sindacato.
Ecco perché oggi anche la
nostra capacità di mettere
in campo una azione sindacale autonoma e responsabile perde di senso in assenza di una interlocuzione positiva che contraddistingue le democrazie partecipate che hanno costruito in Europa un modello
sociale attraverso il dialogo e la coesione.
* Segretario Confederale Cisl
Tessili Vari. L
Rinnovo
del contratto
fermo da un anno.
Lunedì nuovo
sciopero nazionale
di otto ore
VENERDÌ 27 GIUGNO 2014
unedì 30 giugno nuovo sciopero nazionale di 8 ore in
tutto il settore delle industrie dei Tessili Vari con manifestazione nazionale presso la sede di Confindustria a Varese.
Il pomo della discordia - sottolineano in un comunicato
unitario i sindacati del settore Filctem-Cgil, Femca-Cisl,
Uiltec-Uil - è il mancato rinnovo del contratto nazionale
di lavoro, fermo al palo da oltre un anno (il contratto è
scaduto il 31 marzo 2013) che coinvolge circa 20 mila
lavoratori.
L’associazione Tessili Vari, presieduta da Matteo Cavelli,
non vuole sentire ragioni, nemmeno quelle di Confindustria, “proponendo - aggiungono polemici i sindacati - un
modello di relazioni industriali “fai da te” nel rapporto
con i lavoratori e si dichiara apertamente contro Confindustria e contro i sindacati”.
In questi mesi “hanno alimentato il conflitto - continuano le tre sigle sindacali - al solo fine di accrescere la propria base associativa contrapponendosi in tal modo a tutte le organizzazioni imprenditoriali, in particolare Smi,
che pure hanno rinnovato il contratto nazionale”.
Dal canto loro, i sindacati fanno sapere che il solo obiettivo che li anima è quello di rinnovare il contratto per le
migliaia di lavoratrici e lavoratori, anche loro così duramente colpiti dalla crisi in atto, così come hanno fatto
per tutti gli altri settori tessili, né più né meno.
Da qui l'inasprimento delle azioni di lotta e il nuovo sciopero del 30 giugno.
Fiat Chrysler. Intesa firmata per il 1.650 addetti Acm, consorzio di 12 aziende dell’indotto Sata. Burmo (Fim): ”Scelta vincente”
Melfi, acceleratore premuto
conquiste del lavoro
TERRITORIO & IMPRESE
S
volta positiva a
Melfi per i 1.650
lavoratori del consorzio Acm, le 12
aziende dell’indotto dello stabilimento Sata della Fiat. È stata firmata
un’ipotesi di accordo da
Fim, Uilm, Fismic e Ugl.
Ancora una volta la
Fiom si è chiamata fuori.
Punti di forza dell’intesa
sono la salvaguardia dell’occupazione, prevedendo la solidarietà interaziendale fra le imprese per l’utilizzo dei lavoratori e l’armonizzazione salariale tra i lavoratori dell’indotto e
quelli della Fiat.
Buona la valutazione sindacale. ”L’ipotesi di accordo per le aziende del
consorzio Acm dimostra che la scelta di aprire una finestra per l’automotive dentro il contratto nazionale metalmeccanico è stata vincente”. Commenta Leonardo Burmo, responsabile nazionale Fim Cisl
per l’indotto Fiat, mettendo in evidenza che
”tale scelta consente a
tutte le imprese fornitrici di rispondere alle esigenze produttive di Fiat
senza abbandonare la
cornice del contratto nazionale metalmeccanico. L’intesa firmata con
il consorzio Acm va proprio in questa direzione
e mette nelle condizioni
l’indotto di sostenere la
nuova missione produttiva che il gruppo Fca ha
attribuito allo stabilimento Sata di Melfi”.
Al momento nello stabilimento di Melfi dove si
è prodotta la ”Grande
Punto” prosegue la fase
di avvicinamento all’avvio definitivo, imminente, della produzione della ”Jeep Renegade” e anche della ”500 X”.
”Con la firma dell’ipotesi di accordo anche l’indotto Fiat si dota di uno
quadro normativo al
passo coi tempi e con le
sfide di mercati sempre
più esigenti e competitivi dove contano la qualità dei prodotti e la rapidità delle risposte”.
Spiega Giovanni Ottomano, responsabile Fim
Cisl per l’indotto Fiat.
”La trattativa è stata lunga e difficile (cominciata ad aprile ndr) - continua il sindacalista della
Fim - ma il risultato conseguito può dirsi in linea
con le aspettative e con
le priorità che ci eravamo assegnati nelle prime fasi del negoziato.
Una su tutte la difesa
dei posti di lavoro e mettere nelle condizioni l’indotto di supportare il
nuovo progetto industriale che Fiat Chrysler
ha assegnato alla Sata
di Melfi con i nuovi modelli mini suv”. E ancora. ”Riteniamo che ci siano tutte le condizioni organizzative per affrontare la sfida della risalita
produttiva con spirito
costruttivo e condivisione degli obiettivi e per
fare bene - conclude Ottomano -. Da lunedì terremo le assemblee nelle aziende per illustrare
ai lavoratori i punti dell’ipotesi di accordo che
sarà, infine, sottoposto
al vaglio finale con i referendum”.
Una nuova stagione
avanza e i lavoratori si
preparano ad affrontarla.
Silvia Boschetti
Rilancio. La Grifa spa presenta un piano da 35mila vetture a regime. Uliano (Fim): ”Si stringa sui tempi”
TerminiImerese,
c’èunprogettodiautoibrida
P
alermo (nostro servizio). Alle auto elettriche si era già fatto cenno nei mesi scorsi,
ma la società promotrice del progetto
aveva presentato la propria proposta direttamente alla Regione. L’idea stavolta è di
un’azienda appena costituita con sede legale
a Roma, la Grisa Spa, Gruppo Italiano Fabbriche Automobili, un piano, presentato al Mise,
che avrebbe lo scopo di sviluppare la produzione a pieno regime di 35 mila vetture ibride
ed elettriche all'anno negli ex stabilimenti
Fiat di Termini Imerese. Ma di proposta si parla ancora e così i sindacati per la rinascita del
sito industriale palermitano, vogliono vederci
chiaro e con loro i circa 1.200 operai che attendono risposte. “Ben vengano tutte le proposte industriali che possano far ripartire il sito
industriale di Termini Imerese, ma si faccia
presto, da troppo tempo si parla di progetti e
mai di tempi certi, ora chiediamo certezze” affermano Mimmo Milazzo, segretario Cisl Palermo Trapani e Ludovico Guercio segretario
Fim Cisl Palermo Trapani. Ieri l’ennesimo incontro al Mise durante il quale è stato presentato ai sindacati il progetto di reindustrializzazione nel settore delle auto elettriche e ibride
per lo stabilimento. “L’azienda intende entrare a pieno regime nel giro di diciotto mesi - ha
commentato Giovanni Scavuzzo, della segreteria provinciale Fim Cisl - ci rivedremo il prossimo 8 luglio con la Grisa, restano da chiarire
tanti aspetti, da quello industriale e quello occupazionale e i dettagli sugli investimenti. I
suoi rappresentanti, presenti al tavolo, hanno fatto sapere intanto di attendere l’accordo di programma con il Mise per lo start up”.
ma qualche data comincia ad uscire. “La nuova autovettura - ha annunciato l’ad di Grifa,
Augusto Forenza - potrebbe essere immessa
nel mercato italiano entro diciotto mesi dalla
messa a punto definitiva del progetto. In tale
arco di tempo si procederà alla creazione del
prototipo e quindi ad una graduale assunzione di personale che, a regime, sarà non inferiore a 400 addetti”. Intanto, entro novembre, ha annunciato la Regione, saranno assegnati dei capannoni a Termini alla Mossi e Ghisolfi, che intende sviluppare le attività di produzione di biocarburante di seconda generazione. “Anche in questo caso l’azienda attende il contratto di sviluppo”. E ancora. “Gli ammortizzatori sociali scadranno a dicembre concludono Milazzo e Guercio - si accelerino i
tempi, entro l’anno devono partire le nuove
attività per poi entrare a pieno regime nei mesi successivi. Da troppo tempo i lavoratori at-
tendono certezze sulla reindustrializzazione,
ci auguriamo che dalle proposte si passi presto ai fatti concreti”.
Cauto anche il segretario nazionale della Fim
Cisl, Ferdinando Uliano: “Nei prossimi incontri verificheremo nel concreto il piano industriale che ci è stato presentato. Sarà nostro
obiettivo verificare concretamente e con massima attenzione l’effettiva fattibilità e prospettiva sul piano industriale e occupazionale. Ci auguriamo che finalmente si possano costruire le condizioni positive; per questo motivo abbiamo chiesto che i tempi, sia per l’iniziativa sull’auto, che quella sui biocarburanti
con Mossi e Ghisolfi, partano imprenditorialmente e inizino a dare le prime risposte occupazionali”.
L’incontro tra Mossi e Ghisolfi e le organizzazioni sindacali si terrà a settembre. Ma dopo
tanti annunci, ultimo era quello della Pro Trade e dalla Career counselling, società di consulenza, per la realizzazione di auto elettriche a
Termini per vetture di nuova generazione, la
cautela sembra d’obbligo e a Termini attendono ancora un chiaro e netto segnale di ripresa, come un cancello che si apre e gli operai
che tornano ad indossare le tute blu, dopo anni di attese e angosce.
Angela Di Marzo
6
VENERDÌ 27 GIUGNO 2014
Sardegna.
Prorogato di due mesi
l’accordo sugli
ammortizzatori sociali
in deroga, ma
la preoccupazione
sul lavoro resta alta
C
gil, Cisl e Uil della Sardegna hanno
firmato l'intesa con l'assessorato
del Lavoro per la proroga di altri due
mesi, fino al 31 agosto, dell'accordo
quadro sugli ammortizzatori in deroga in scadenza a fine giugno. “Resta
altissima - si legge in una nota sindacale - la preoccupazione per gli effetti negativi del decreto nazionale che
ridisegnerà il sistema finora adottato,
un testo che i sindacati giudicano peggiorativo”. Durante la riunione Marinora Di Biase (Cgil), Oriana Putzolu e
Giovanni Matta (Cisl) e Gianni Olla
(Uil) hanno sottolineato che “devono
essere trovate le coperture per tutto
il 2014. I sindacati hanno ottenuto
che restino vincolati alle politiche attive e passive i 52 milioni di Fondi regionali utilizzati per anticipare i sussidi
del 2013”.
In riferimento alle nuove norme nazionali volte al superamento entro il
2017 dello strumento della mobilità
così come concepito finora, i sindacati
hanno espresso un parere negativo,
aggiungendo che resta indispensabile
accompagnare in questo percorso tutti i lavoratori coinvolti, attivando politiche attive del lavoro. “Non è accettabile - dicono i sindacati - restringere e
modificare i criteri degli ammortizzatori senza restituire ai lavoratori una
prospettiva”. Secondo Cgil, Cisl e Uil
per farlo è indispensabile attivare percorsi di riqualificazione e reinserimento lavorativo, attraverso un piano per
il lavoro da attuare anche in corrispondenza con gli strumenti della programmazione europea.
Idee. Flaei e Fondazione Enérgeia lanciano un progetto all’insegna della partecipazione e dell’innovazione
cronache
Leretiinfrastrutturali
perunnuovomodelloPaese
conquiste del lavoro
L
e reti infrastrutturali
rappresentano un
fattore strategico di
crescita non solo
economica del Paese. Appaiono in grado di giocare
un ruolo rilevante, ad oggi
inespresso, nel riconfigurare le politiche sociali di partecipazione, di equilibrio
sociale e di affidabilità per
un’economia avanzata.
Il momento cruciale della
vita economica e civile che
stiamo attraversando ha
bisogno di proposte di questo tipo, in grado di mobilitare risorse e produrre valore economico in un quadro di coesione sociale.
La Flaei Cisl e la Fondazione Enérgeia hanno interpretato in maniera innovativa questo indirizzo attraverso il Manifesto per le reti in Italia. L’obiettivo è
quello di promuovere una
strategia industriale che
vada nella direzione di
un’impresa responsabile e
di uno sviluppo economico solidale. Le parti sociali
diventano coagulo del rilancio industriale e civile
del Paese attraverso un sistema di reti infrastrutturali materiali e immateriali in
grado di utilizzare, nel modo più conveniente, da un
lato i fondi pensione integrativi dei lavoratori, dall’altro la disponibilità di
ogni cittadino al capitale,
in una logica di controllo
pubblico delle reti e di
apertura alla responsabilità sociale, sia essa in termini di governance o di innovativi strumenti partecipativi. Questa prospettiva è
stata approfondita in occa-
sione di un confronto su
“Strategia industriale, intrapresa responsabile e
partecipazione sociale: la
proposta della Società delle Reti” tenutosi a Roma
presso il Parlamentino dell’Inail, al quale hanno preso parte Andrea Ciampani,
direttore del Comitato
Scientifico della Fondazione Enérgeia, Leonardo Becchetti, Università Tor Vergata, Sebastiano Fadda,
Università Roma Tre, Eric
Suschetet, presidente della Bgc Partners Inc coordinati dal segretario generale Flaei Cisl, Carlo De Masi.
Una strategia industriale
responsabile si propone
come chiave di volta per
una moderna società delle
reti, capace di superare
l’economia capitalista per
un rilancio che abbracci
una visione eudaimonica
della prosperità, orientata
a creare lavoro, in una dimensione collettiva di soddisfazione di necessità primarie come lo sono i servizi a rete di energia, trasporti e telecomunicazione. Le
analisi proposte hanno
messo in luce la necessità
di un più equo equilibrio
fra capitale e lavoro, con
una valenza economica oltre che sociale, richiedendo il superamento degli
storici steccati della divisione sociale del potere, rinsaldando i tradizionali temi della democrazia industriale con quelli della democrazia economica.
Una tesi per altro sottolineata di recente dall’Ocse,
che incoraggia soluzioni
che prevedono il ricorso tutelato agli investimenti
con i fondi pensione integrativi dei lavoratori, facilitando, in questo modo, i
progetti di innovazione delle infrastrutture di interesse pubblico. La riattivazione degli investimenti, nel
pubblico come nel privato
- hanno sottolineato tutti
gli intervenuti - è la condizione perché il nostro Paese trovi nuovi sbocchi e, finalmente, esca dalla crisi.
Il progetto della Flaei Cisl
ha trovato unanime consenso tra i relatori, sottolineato in particolare dal
presidente della Bgc Partners Inc, Eric Suschetet, il
quale ha offerto un plauso
all’azione riformatrice degli attori sociali, in particolare al ruolo della Flaei Ci-
sl, quale promotore di coalizioni sociali, e della strategia riformatrice evidenziata da Cisl Reti a beneficio
dello sviluppo del Paese.
Il rilancio industriale non
può che venire da una moderna politica economica
e sociale, deve, gioco forza, coniugarsi con un innovativo modello di industria. Le infrastrutture a reti, trasporti, energia e comunicazioni, costituiscono la chiave di volta dei
processi produttivi avanzati. Occorre pertanto muovere proprio da questi servizi essenziali ai cittadini e
alle imprese per invertire
un cliché storico costruito
sull’autoreferenzialità dei
monopoli pubblici, nonché da fenomeni speculativi di crescente rilievo, per
rilanciare il ruolo cruciale
del lavoro e quello sociale
dei cittadini/utenti dando
vita ad un sistema originale di partecipazione in grado di equilibrare strategie
industriali, offerta di servizi di qualità, remunerazione di capitale, in uno scenario di chiaro segno collettivo, che investe il sistema
delle reti di utilità universale.
”La Flaei Cisl e la Fondazione Enérgeia - ha sottolineato Carlo De Masi - sono artefici di un’iniziativa capace di infondere nuova vitalità ai servizi pubblici essenziali, partendo dal valore
strategico delle reti infrastrutturali. Il sindacato –
ha proseguito De Masi – diviene oggi parte fondante
di un modello innovativo
di relazioni industriali, in
modo da ribadire la
centralità del lavoro, quella della partecipazione
aperta ai cittadini/utenti,
in una configurazione di
mercato in grado di conservare il controllo dei beni
primari”.
Infine. ”Si tratta con tutta
evidenza - ha concluso il segretario generale della Flaei - di un progetto di grande valore sociale che accomuna lavoratori, imprese
e istituzioni attorno alla filosofia di una crescita industriale equilibrata e responsabile, di cui la Cisl si
rende interprete proprio
attraverso la nuova Federazione delle Reti. Superiamo così una visione esclusivamente economicistica
dei servizi a rete, ricollocandoli nell’alveo di una
utilità sociale che produce
valore e lavoro, scandita
dalla partecipazione”.
Ubaldo Pacella
7
VENERDÌ 27 GIUGNO 2014
il sindacato prova a camLucchini, APiombino
biare passo. L’occasione è l’assemdei delegati Lucchini, il luogo giusto
conto blea
secondo la Fim per mettere a fuoco
un programma breve, in poalla rovescia l’obiettivo:
chi punti. Il primo, spiega il segretario naFim Marco Bentivogli, è “fare di
per la cessione. zionale
tutto affinché la cessione dello stabilidella Lucchini di Piombino avvenFim: mento
ga entro il mese di luglio e che, a partire
fine della prima settimana, si chiustringere dalla
da la possibilità di presentare offerte vinentro luglio colanti”.
Il secondo è che in questo periodo il
gruppo indiano Jindal è nella fase più
avanzata per la verifica della possibilità
di acquisizione; qualora ciò avvenisse è
necessario che “il piano industriale da
presentare entro il semestre successivo
garantisca lo sviluppo degli asset produttivi e una riqualificazione industriale tecnologica dell'area a caldo dello stabilimento”. Infine, dice Bentivogli, bisogna
“accelerare il percorso per concretizzare tutte le azioni previste nell'accordo di
programma a partire dalla realizzazione
di un polo per la rottamazione navale su
cui, a prescindere dalla destinazione del-
la nave Concordia, va riconfermato l'impegno del ministero della Difesa a destinare a Piombino le navi militari da dismettere e rottamare”.
Piombino, come Taranto, Portovesme,
Terni, Genova: sono il banco di prova, sostiene la Fim, della capacità del Governo
e delle istituzioni locali “di difendere il
settore primario dell'industria italiana e
la nostra sovranità economica e con essa centinaia di migliaia di posti di lavoro”.
Verso lo sciopero. I sindacati e le mosse del governo
Perl’Ilva
iltempo
èscaduto
conquiste del lavoro
focus
D
ove va l’Ilva? Il governo
ha veramente una strategia per lo stabilimento di
Taranto? Sono domande che dalle parti dei sindacati in
molti si pongono, e non da oggi.
Ma il cambio della guardia tra
Bondi e Gnudi nel ruolo di commissario, voluto dal governo Renzi, le dichiarazioni di alcuni ministri (in prima battuta il titolare
dello Sviluppo Economico Guidi)
sulla necessità di rivedere il piano
industriale da poco messo a punto proprio da Bondi, hanno rafforzato le perplessità. Tanto che Fim
Fiom e Uilm hanno annunciato
per l’11 luglio una giornata di sciopero accompagnata da una manifestazione sotto Palazzo Chigi.
Il problema, fanno notare dalla
Fim, è che l’arrivo del nuovo commissario ha di fatto congelato la
situazione, senza peraltro che sia
stato avviato alcun contatto con i
sindacati. I quali, tanto per dire,
continuano a veder sfilare nello
stabilimento di Taranto le delegazioni di alcuni potenziali investitori - ultima in ordine di tempo, mercoledì scorso, quella di Arcelor
Mittal - delle cui intenzioni poco
o nulla, se non forse nelle stanze
di Palazzo Chigi, viene lasciato filtrare.
Di certo, annota il segretario nazionale della Fim Marco Bentivogli, la designazione di Gnudi, in
larga parte dettata dalla necessità di aprire un varco in un sistema
bancario che nei confronti dell’Ilva si è dimostrato quanto mai prudente, finora si è rivelata poco incisiva. Lo dimostra il fatto che il
primo problema di Taranto, almeno a breve, resta la mancanza di
liquidità: ”L’Ilva fatica sia con i pagamenti all’indotto - dice Bentivogli - che con gli stipendi: questo
mese i soldi in busta paga arriveranno, ma è chiaro che non si può
tirare avanti così”.
Quanto all’interessamento di Arcelor Mittal, non sarà certo il sindacato a chiudere la porta: ”È senz’altro una buona notizia che una
grande multinazionale si interessi all’Ilva - conferma Bentivogli Bisogna però vedere qual è il disegno complessivo. Non dobbiamo
dimenticare che Arcelor Mittal in
Europa ha chiuso una a una tutte
le aree a caldo dei suoi stabilimenti”.
Qualche timore insomma c’è. Timore che va esteso anche alle
mosse di alcuni player italiani che
hanno rivelato apertamente di
guardare a Taranto. Sostiene
sempre Bentivogli che ”Ilva è un
gruppo fortemente integrato sul
piano produttivo”, dunque una
manovra finalizzata ad una cessione ”a spezzatino” delle diverse attività (ipotesi: gli stabilimenti del
Nord ai pretendenti italiani, Taranto ad Arcelor) finirebbe per
danneggiare tutta la siderurgia
italiana. Del resto sono in molti in
Europa a tifare per un ridimensionamento di Taranto, che risolverebbe in gran parte il problema di
sovracapità produttiva che affligge il settore. Particolare non secondario: il conto lo pagheremmo noi.
Alla fine decisivo sarà il nodo delle risorse. Se andrà in porto l’aumento d capitale, se le banche
concederanno ossigeno, se si
chiarirà definitivamente il ruolo
dei Riva, allora è possibile che il
progetto elaborato da Bondi poco prima della sua uscita di scena
abbia una chance. Nel complesso
servono 4,1 miliardi fino al 2020
per realizzare un piano in due fasi. Prima fase: 1,8 miliardi per realizzare gli interventi previsti dall’Aia con scadenza 2016, più 635
milioni da spendere sulla sicurezza del lavoro. Seconda fase: un miliardo e 750 milioni da investire fino al 2020 in innovazione tecnologica. Il grosso di questi 4miliardi
dovrebbe arrivare dall’aumento
di capitale (1,8 miliardi), dal mercato e da risorse interne (1,5 miliardi).
Qui entrano in ballo i Riva, perché
una parte importante delle risorse potrebbe essere reperita chiedendo alla magistratura milanese di sbloccare gli 1,7 miliardi sequestrati alla famiglia nell’ambito delle indagini su reati fiscali e
valutari.
In caso di cambiamento degli assetti proprietari si aprirebbe lo
spazio - ragiona Bentivogli - per il
modello public company: ”Il governo potrebbe, anzi, dovrebbe,
spingere in quella direzione. Che
è coosa assai diversa dal chiedere
la nazionalizzazione: lo fa già la
Fiom e non ha senso. Una governance più aperta e partecipata sarebbe necessaria specie con l’ingresso di soci italiani che, con l’eccezione di Arvedi, non hanno il peso per essere decisivi, e per giunta sommano al profilo industriale
quello speculativo”.
C.D’O.
Taranto. Le paure dei lavoratori, l’attesa di una svolta dopo l’incertezza
“Cisentiamo
abbandonati”
T
aranto Brindisi (nostro servizio) - Il presente
e futuro dell’Ilva e la salvaguardia della siderurgia, settore strategico per il Paese, saranno al centro di una mobilitazione di Fim Fiom
Uilm, fino alla protesta portata alle soglie di Palazzo Chigi il prossimo 11 luglio qualora perduri,
sulla questione, l’inerzia del governo Renzi.
L’assemblea nazionale sulla siderurgia e la prima
apertura di un tavolo presso il Mise, a maggio
scorso, si legge in un comunicato unitario, evidenziarono “l’assoluta emergenza” su cui il Governo si impegnava “a convocare in tempi brevissimi un incontro” poi, però, il nulla.
Intanto si era costretti a prendere atto delle dimissioni del commissario Enrico Bondi anche su
input di Federmeccanica e della nomina, ai primi
di giugno, di Piero Gnudi il quale, a differenza del
predecessore, venuto una sola volta a Taranto
non ha ritenuto opportuno incontrare i sindacati.
“Sia chiaro al Paese che la situazione qui è incandescente, a rischio di gestione democratica se
non si danno certezze agli 11 mila lavoratori diretti e alle migliaia già in sofferenza nel sistema
appalto”, rileva Daniela Fumarola, leader della
Cisl Taranto - Brindisi, “ma ciò sarà possibile se il
Governo dà alla questione Ilva rilevanza nazionale rivelando finalmente le proprie scelte di politica industriale, di investimenti, di capacità produttiva, di salvaguardia occupazionale, se assicura la copertura finanziaria per gli interventi di
ambientalizzazione dello stabilimento nei tempi
stabiliti e se garantirà la regolare erogazione degli stipendi”.
In merito all’accelerazione data alla vertenza siderurgica Mimmo Panarelli, segretario generale
della Fim Cisl Taranto - Brindisi confessa il proprio turbamento per “l’assenza di un benché minimo rumore o di uno sfiato, nemmeno a decine
di metri di distanza, mentre ero l’altro ieri nello
stabilimento”, con la preoccupazione che “l’andata via di Bondi possa decelerare l’applicazione
dell’Aia e che Gnudi abbia ricevuto il solo mandato di decretare la fine della siderurgia a Taranto
e, di conseguenza nel Paese, salvo consegnarla a
buon mercato nelle mani di acquirenti stranieri”.
Al Governo, dunque, ”chiediamo liquidità” incalza Panarelli “perché è da tempo che i fornitori
non vengono pagati, per garantire gli stipendi ai
dipendenti diretti e dell’appalto e perché al nuovo Commissario sia attribuita una dotazione finanziaria mirata, ciò che Bondi non ha mai ottenuto”.
Il segretario Fim si dichiara consapevole della responsabilità sindacale nei confronti degli interessi dei lavoratori ma non omette di osservare come “nessuna istituzione locale, regionale o nazionale, meno che mai i parlamentari fanno sentire la loro vicinanza alla nostra lotta, sebbene
rispetto al 2012 disponiamo di una legislazione a
sostegno della siderurgia, salvo prendere atto
della mancanza di molti decreti attuativi che solo un supporto istituzionale potrebbe accelerare”.
A margine dell’assemblea unitaria delle Rsu di
ieri Egidio, impiegato, delegato Fim, da 32 anni
in azienda, ha confessato a Conquiste che “stiamo vivendo male in uno stabilimento dove non
si sa chi comanda, né chi deve dare risposte ai
problemi operativi. Da due anni non si hanno
pezzi di ricambio e, paradossalmente, anche se
si susseguono moniti a porre attenzione alla sicurezza non si riescono ad avere guanti nuovi, né
indumenti specifici, né dotazioni antinfortunistiche.”
Anche Francesco, 15 anni in Ilva, Rsu Fim nel reparto Agglomerato, vive “con profonda tensione il momento, come tutti i miei compagni di lavoro che devono fare fronte alle spese correnti
come in ogni famiglia” e riflette che “se appena il
10% dell’Aia è stato realizzato, paradossalmente più che ai lavoratori è al Presidente del Consiglio che dovrebbero interessare le sorti dello stabilimento, perché qui si giocano interessi industriali estremamente delicati ed è sempre qui
che si vede chi, come noi lavoratori e le nostre
organizzazioni sindacali, ha davvero a cuore le
sorti del Paese”.
Massimo Caliandro
8
VENERDÌ 27 GIUGNO 2014
Note Book
a cura di Andrea Benvenuti
conquiste del lavoro
social
Blog e social network: ecco i siti
con immagini creative commons
Navigare sul web alla ricerca di immagini da collegare
a un contenuto, per molti responsabili di siti, blog o profili social
network, è un problema quotidiano. Nella maggior parte dei casi,
infatti, gli operatori individuano, salvano e caricano foto senza
preoccuparsi se l’immagine selezionata è protetta da copyright
o da diritto d’autore. L’atteggiamento diffuso del “io speriamo me
la cavo...” è non solo rischioso ma lede il diritto esclusivo
dell’autore se non sussistono accordi di concessione e
riproduzione. L’importanza di visualizzare un contenuto
non si discute e la Rete, nel caso non si possa spendere, offre
l’opportunità “di trovare una serie infinita di risorse di pubblico
dominio o con licenza Creative Commons e di creare in autonomia
i soggetti visivi”, come posta Michele Mancino sulla pagina
“Community manager italiani” di Google+. Citando un articolo
pubblicato, a sua volta, su Bufferapp, viene proposta una lista di
link e strumenti che aiutano gli operatori a risolvere il problema
delle immagini. Si tratta di 26 siti che forniscono database
gratuiti, strumenti di ricerca, tool per creare da zero
e modificare le immagini ma anche per tagliare e scoprire
la provenienza di una foto e di come è stata utilizzata.
Ecco allora lo short link creato per voi che vi porta direttamente
alla pagina dove trovate tutti i siti: http://goo.gl/tYNMCG