cn posillipo - Circolo Nautico Posillipo

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cn posillipo - Circolo Nautico Posillipo
C.N. POSILLIPO
Sabato, 16 maggio 2015
C.N. POSILLIPO
Sabato, 16 maggio 2015
C.N. POSILLIPO
16/05/2015 La Gazzetta dello Sport Pagina 46
FRANCO CARRELLA
Del Lungo il bello del Settebello «Recco, non è ancora...
16/05/2015 TuttoSport Pagina 22
EMANUELE MORTOLA
Recco, match ball per il 29° scudetto
16/05/2015 Il Mattino Pagina 21
Maria Chiara Aulisio
De Crescenzo: così in piscina insegno a vincere
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Maria Chiara Aulisio
Paolo De Crescenzo «Da Dennerlein ai ragazzi la mia vita a pelo d'...
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Acquachiara a caccia del ribaltone
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Canottieri, vincere per centrare l' Europa
Tra Recco e la storia c' è solo il Brescia
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Cresciuto nella Canottieri Napoli, De Crescenzo esordì in prima...
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Pallanuoto, in gara 2 per il terzo posto l'Acquachiara ospita Sport...
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ITALO VALLEBELLA
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La Gazzetta dello Sport
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Del Lungo il bello del Settebello «Recco, non è
ancora finita»
Il portiere del Brescia si lancia su gara­3 «Non ci sentiamo per niente spacciati»
Il bello della pallanuoto è che puoi crederci
sempre. «Fino all' ultimo istante, come è
successo in gara­2 contro la Pro Recco».
Quando il Brescia s' è arreso ai rigori. Il bello
del Settebello è Marco Del Lungo: sguardo da
magnifico tenebroso e profilo da attore
hollywoodiano. «Sembra il Principe Azzurro di
Shrek» disse di lui Stefano Tempesti, il
capitano azzurro, attraverso le pagelle
semiserie stilate con la Gazzetta al termine
degli Europei di Budapest, chiusi con l'
inattesa medaglia di bronzo. Amici e rivali, in
Nazionale e nella finale scudetto. Mercoledì, il
destino è stato beffardo con il numero 1 dei
lombardi. Due rigori parati (come Tempesti),
eppure sconfitto. Il bello di questa finale è che
il titolo non è stato ancora assegnato. «Con la
serie al meglio delle cinque partite, le
emozioni per fortuna si allungano. E noi non ci
sentiamo per niente spacciati. Rispetto al
primo match, abbiamo fatto enormi passi
avanti» garantisce Marco alla vigilia di gara­3
che può assegnare alla squadra ligure il
decimo tricolore di fila. «Peccato per l'
occasione sprecata sul 6­3, una doppia
superiorità che avrebbe potuto darci il +4».
ISTINTO Giovedì, per mitigare l' amarezza
della sera prima, Del Lungo s' è diretto alla
punzonatura della Mille Miglia, un mondo che
ama da sempre. «Tutti i motori, due o quattro ruote che siano. La Ferrari e la Ducati, Michael
Schumacher e Valentino Rossi». Ma adora soprattutto la natura, gli spazi all' aperto. «Mare, montagna,
campagna». In attesa di concedersi un po' di vacanza, si lancia con decisione sull' ennesima sfida a
distanza. «Tempesti? Non c' era bisogno di questa finale per ribadire quanto sia bravo. Ha esperienza e
grandi mezzi fisici. Ma confesso che il mio idolo, quando ho cominciato, era Marco Gerini: lo guardavo
in tv ai Mondiali di Barcellona 2003. Parare i rigori? Certo che studio un po' gli avversari, ma per il 90%
mi lascio guidare dall' istinto» spiega il portiere romano, nato a Tarquinia (Viterbo) perché la mamma
ostetrica lavorava lì, ma civitavecchiese a tutto tondo, fratello di Andrea che da un po' fa l' arbitro di
pallanuoto. Cresciuto nella Cosernuoto col grande Roldano Simeoni («All' inizio facevo il marcatore del
centro»), consacrato nella Snc Civitavecchia, è dal 2011 a Brescia, su intuizione del d.s. Piero Borelli.
Tifoso della Lazio, ha studiato Scienze e tecniche delle attività motorie: «Ma è durissima conciliare
scuola e sport ad alto livello». Si schermisce quando si parla del suo fascino che piace alle donne: «Non
mi sento così bello.
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Non mi hanno mai proposto di fare cinema o di posare. E comunque la mia fidanzata non è troppo
gelosa...». Alessandra è cugina di Claudia, sposata con Marco De Luca, il miglior cinquantista della
marcia italiana.
«Ci confrontiamo spesso, discutendo di metodologie di allenamento. Lui dice che la pallanuoto è lo
sport più massacrante, io credo invece che sia la marcia».
Una bella lotta.
FRANCO CARRELLA
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TuttoSport
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PALLANUOTO
Recco, match ball per il 29° scudetto
Match ball per il Recco che, in vantaggio nella
serie delle finali tricolori per 2­0 ed ospitando
oggi il Brescia nella vasca "bunker" di Sori,
dove ha perso solo una volta negli ultimi
quattro campionati, ha l' occasione di chiudere
i conti e di conquistare il 10° scudetto
consecutivo, 29° della sua storia. Missione
quasi impossibile, invece, per il Brescia la cui
situazione è ormai gravemente compromessa.
E in effetti, tutto lascia davvero pensare che i
giochi siano già fatti e che il Brescia abbia
definitivamente "perso il treno" mercoledì
scorso in gara ­2 quando, nella piscina di
casa, non è riuscito a gestire un vantaggio di
tre reti. Ma anche i precedenti sono tut ti a
favore del Recco che, da quando ha iniziato a
vincere scudetti in serie, ha disputato contro il
Brescia 12 partite nelle finali vincendone 11.
Donne: finale 3° posto Oggi si giocano anche
le finali per il terzo ed il quinto posto, in palio i
pass per la Champions League e l' Euro Cup,
nonché Messina­Bogliasco, incontro valido
come finale in gara unica per il terzo posto del
campionato femminile (inizio alle 14.30, arbitri
Centineo e Riccitelli).
La squadra vincente in Euro League.
ILPROGRAMMAfinalescudetto(gara­
3)alle19.30 Recco­Brescia (serie 2­0, arbitri
Ceccarelli e Gomez, diretta tv su Raisport 2);
finale 3° posto (gara ­2), alle 19 Acquachiara­Bpm Sport Management (serie 0­1, arbitri Brasiliano e Lo
Dico); finale 5° posto (gara ­2), alle 20.30 Canottieri Napoli­Bogliasco (serie 1­0, arbitri L. Bianco e
Ricciotti).
EMANUELE MORTOLA
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Pallanuoto, in gara 2 per il terzo posto l'Acquachiara
ospita Sport Management
Alle 19 la Carpisa deve vincere per la bella;
quinto posto (20.30) la Canottieri affronta il
Bogliasco
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Storico coach del Posillipo, oggi all' Acquachiara
De Crescenzo: così in piscina insegno a vincere
Laurea in Economia e commercio, ottima
conoscenza di psicoanalisi e psicoterapia.
Passioni: musica brasiliana, i libri di Baricco e
la pallanuoto. È Paolo De Crescenzo, 64 anni,
storico coach del Posillipo anni 80/90. Che
premette: «Ho avuto un buon maestro, Fritz
Dennerlein. Nessuno a Napoli ha vinto più di
lui né l' ha meglio rappresentata.
Fritz mi ha insegnato i valori dello sport, quelli
veri. Uno su tutti: l' importanza della squadra, il
"potere" del gruppo. Ho imparato a non
considerare mai il campione migliore di chi
non lo è, ma il team nel suo complesso». De
Crescenzo ha guidato anche per un anno la
Pro Recco, per due la Nazionale, ora l'
Acquachiara e racconta: «Franco Porzio?
Bravissimo. Sia lui che suo fratello Pino. Con
Pino e Carlo Silipo abbiamo vinto tutto quello
che si poteva.
Sono cresciuti con me, avevano 16 anni
quando ho cominciato ad allenarli. I ragazzi li
sento tutti figli miei.
L' allenatore è un professionista, un padre, un
fratello maggiore, un amico, un riferimento per
l' atleta».
Maria Chiara Aulisio
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Paolo De Crescenzo «Da Dennerlein ai ragazzi la
mia vita a pelo d' acqua»
Laureato in Economia appassionato di psicoanalisi la storia di un grande coach
Laurea in Economia e commercio, parentesi
da promotore finanziario, ottima conoscenza in
materia di psicoanalisi e psicoterapia con una
particolare propensione verso il mondo della
comunicazione non verbale, il linguaggio del
corpo per intenderci, convinto com' è che la
mimica riveli i pensieri e le intuizioni altrui più
delle parole. Punti di riferimento: Carl Rogers
per le relazioni umane e Alexander Lowen per
la bioenergetica. Grandi passioni: la musica
brasiliana, i libri di Baricco e la pallanuoto.
Eccolo qui Paolo De Crescenzo, classe '50,
storico allenatore del Posillipo degli anni
80/90, vincente da giocatore e da coach, unico
«tecnico» della pallanuoto ad aver portato a
casa Coppe dei campioni e scudetti dentro e
fuori vasca.
Ma quanti titoli ha vinto?
«Parecchi».
Quanti?
«Tre Coppe dei campioni, due da allenatore
del Posillipo e una da giocatore della
Canottieri, e tredici scudetti. Oltre a trenta
presenze in Nazionale».
Un fenomeno.
«Non esageriamo».
Ha vinto di tutto.
«Ho avuto un buon maestro».
Chi?
«Fritz Dennerlein. Nuotatore e pallanuotista, ct della Nazionale azzurra. Nessuno a Napoli ha vinto più
di lui né l' ha meglio rappresentata: trenta titoli italiani, duecento presenze in Nazionale, cinque primati
europei e tre olimpiadi. Era un padre per me, quell' incidente stradale che lo ha portato via a 56 anni è
stato una beffa».
Grande dolore.
«Lo amavo molto. Se n' è andato senza aver realizzato l' ultimo progetto».
Quale?
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«Scrivere un libro sulle malefatte dello sport e creare un movimento che potesse diffondere un nuovo
modello di atleta, figura troppe volte inquinata da miliardi, sponsor e gelosie».
Uomo straordinario.
«Gli devo buona parte di quello che sono, mi ha regalato una grande formazione umana iniziata quando
prese la squadra nel '67, mi ha accompagnato, con la Canottieri, fino al 1980. Fritz mi ha insegnato i
valori dello sport, quelli veri».
Quali?
«Uno su tutti: l' importanza della squadra, il "potere" del gruppo. Ho imparato a non considerare mai il
campione migliore di chi non lo è, ma il team nel suo complesso. Anzi, vi dirò di più».
Prego.
«Chi dispone di qualità naturali ha l' obbligo di metterle al servizio degli altri. I giocatori possono essere
di livello, cultura e nazionalità diversa ma tutti appartengono alla squadra e ognuno ne è protagonista».
In acqua nessuna differenza, dunque.
«No. O meglio: è chiaro che il giocatore di talento, grazie alle sue qualità, riceve un miglior ritorno
economico e una maggiore gratificazione. Ma il riconoscimento all' interno del gruppo, anche in termini
di minuti di impiego, sarà sempre in relazione ai benefici che sa dare alla squadra».
Che cosa ne pensano i campioni di questa teoria?
«I "miei" non protestano più».
Perché prima sì?
«C' è sempre chi è più ribelle e meno incline al rispetto delle regole. In ogni caso o si fa come dico io o
niente. La squadra ha una sua identità che prescinde dai singoli, sono loro che devono adattarsi, mai il
contrario. I campioni lo sanno, altrimenti glielo spiego io».
Lei è anche psicologo, saprà bene come comunicare nel modo migliore.
«Il mio obiettivo è uno solo: tirar fuori il meglio da ognuno».
Ci riesce?
«Quasi sempre».
D' altronde di ragazzi ne ha visti.
«Tanti».
Quanti?
«Mah, non saprei. Considerando che ho allenato quattro squadre direi forse un centinaio».
Quali squadre ha allenato?
«Il Posillipo per circa vent' anni: sono arrivato su quella panchina nel 1983, avevo 33 anni. Devo
ammettere che fui capace di conquistarmi subito le simpatie dell' ambiente».
Grazie, cominciò a stravincere.
«Vero. Fu un buon periodo.
Portammo a casa nove scudetti, due Coppe delle coppe, due Coppe Italia e soprattutto due Coppe dei
campioni oltre alla Supercoppa europea».
Quattro squadre, diceva.
«Dal 2003 al 2005 ho guidato la Nazionale, poi la Pro Recco per un anno e adesso l' Acquachiara, una
giovane formazione sportiva presieduta da Franco Porzio che mi ha voluto in panchina».
Franco Porzio? Ma non è stato uno dei suoi giocatori?
«Tra i migliori».
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Da allievo a presidente?
«La vita va così. Con lui c' è sempre stato un rapporto di stima e affetto».
Dunque, Porzio tra i migliori?
«Bravissimo. Sia lui che suo fratello Pino, due fuoriclasse».
Chi altro c' era tra i campionissimi di quegli anni?
«Sicuramente Mario Fiorillo, Marco e Stefano Postiglione, i due fratelli Fiorentino, Piero e Massimo».
Basta così?
«Ricordo anche il talento di Carlo Silipo, Nando Gandolfi... Erano gli anni Novanta. Molto bravi pure gli
stranieri Tamas Kasas e Vladimir Vujasinovic».
Belle soddisfazioni?
«Direi proprio di si. Con Pino Porzio e Carlo Silipo abbiamo vinto tutto quello che si poteva vincere.
Sono cresciuti con me, avevano 16 anni quando ho cominciato ad allenarli».
Ottimo lavoro a giudicare dai risultati.
«Straordinario direi, negli anni in cui ho allenato la Nazionale, alla guida del Posillipo si sono alternati
loro, prima Pino e poi Carlo».
L' allievo che supera il maestro?
«Adesso non esageriamo. Scherzo, potrei andarne solo fiero. La verità sapete qual è?».
Quale?
«Che alla fine, i ragazzi, li sento tutti figli miei. E non potrebbe essere diverso. L' allenatore è un
professionista, un padre, un fratello maggiore, un amico, un punto di riferimento assoluto per un atleta.
Condividiamo tutto, gioie e fallimenti. La vera squadra si vede nella sconfitta. È proprio in questi casi
che riconosco il vero atleta».
Chi è il «vero atleta»?
«Quello che quando si perde non cerca alibi o attenuanti, non scarica sugli altri e si mette in
discussione, cosa che faccio regolarmente anche io».
Qual è una sconfitta che ancora le brucia?
«Forse l' ultima. Il Posillipo che ha vinto l' Euro Cup 2015 battendo noi dell' Acquachiara 11­10, per un
gol, al termine di un derby rimasto in bilico fino all' ultimo secondo».
Peccato.
«Eh sì. Ma va bene lo stesso, da ogni sconfitta si esce più forti e più uniti.
Era uno slogan anche quando in acqua c' eravamo noi».
Noi chi?
«La grande Canottieri Napoli degli anni Settanta, fortissima. Quattro scudetti in sei anni».
Caspita.
«I famosi scudetti degli anni dispari: 1973 ­ 1975 ­ 1977 e 1979. Per la verità nel '77 vincemmo anche la
Coppa dei campioni, a Palermo, e chi se lo scorda».
Uno squadrone, insomma.
«Gruppo di fuoco».
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Chi c' era in quella squadra?
«Da mio fratello Massimo a Gualtiero Parisio, Giorgio Sorrentino, Mario Scotti, Guido Criscuolo, Marco
Pirone, Renato Notarangelo, Silvano Forte... il grandissimo Enzo D' Angelo il cui ricordo porterò sempre
nel cuore».
Una curiosità: meglio i ragazzi di ieri o quelli di oggi?
«Uguali. Stessa passione, stesso amore per lo sport e stessa voglia di vincere. Solo una cosa...».
Quale?
«Stanno sempre co' sto telefonino in mano, ma che terranno da guardare?».
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Cresciuto nella Canottieri Napoli, De Crescenzo
esordì in prima squadra nel 1965 in quel gruppo ...
Lo sport nel sangue.
Cresciuto nella Canottieri Napoli, De
Crescenzo esordì in prima squadra nel 1965 in
quel gruppo che dominò l' Italia della
pallanuoto negli anni settanta. Nel 1983 arriva
sulla panchina del Posillipo. La sua storia
sportiva ha una impennata esponenziale: 9
scudetti, 2 Coppe delle coppe, 2 Coppe Italia e
2 Coppe dei campioni oltre che la Supercoppa
europea. Dal 2003 al 2005 ha anche guidato la
Nazionale prima di ritornare per un altro
biennio al Posillipo, ritirandosi nel 2007. Nell'
estate 2013 viene contattato dall' Acquachiara
Napoli e accetta l' incarico.
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PALLANUOTO PLAY OFF Per arrivare terza la Carpisa Yamamay deve superare la Bpm
stasera (ore 19) e domani
Acquachiara a caccia del ribaltone
NAPOLI. Una meta distante due partite. Le
due partite distanti 24 ore. Si gioca tutto la
Carpisa Yamamay Acquachiara in vasca
contro la Bpm Sport & Managment questa
sera alle 19 alla Scandone. In virtù della
sconfitta a Monza gli uomini di De Crescenzo
sono chiamati a vincere la gara di oggi per
accedere alla "bella" che si terrebbe domani
alle 18. I biancazzurri cercheranno di ripetere l'
impresa già riuscita nei quarti di finale contro il
Posillipo, quando con due vittorie in due giorni
capovolsero il verdetto sfavorevole della prima
partita della serie.
Stavolta la posta in palio è ancora più alta: il
terzo posto definitivo in campionato e un pass
per accedere direttamente ai gironi preliminari
della prossima Champions League. I
napoletani non hanno scelta: bisogna vincere
entrambe le gare. Ov viamente, considerando
che, se l' Acquachiara non riuscirà ad imporsi
stasera, la gara di domani non si giocherà e l'
intero montepremi andrebbe di diritto tutto al
team di Baldineti. Come ogni gara dei play off
non è previsto il pareggio e quindi, come è
successo anche alla Canottieri con il Boglisco,
nel caso in cui le due squadre dovessero
arrivare all' ultima sirena appaiate si
procederà con i tiri di rigore per decretare un
vincitore. Non è un' impresa facile, tutt' altro,
quella che attende i biancazzur ri. Devono
superare due volte l' unica squadra di A1 che non sono mai riusciti a battere. Due sconfitte e un
pareggio il bilancio dell' Acquachiara nei tre precedenti, tutti in questa stagione, che è anche la prima
dei veronesi nella massima serie. «Per farcela ­ sottolinea Paolo De Crescenzo ­ c' è bisogno non solo
della migliore Acquachiara, ma anche e soprattutto dell' aiuto del nostro pubblico». Ecco perchè a
partire da questa sera per gara 2 della finale del terzo posto, si tornerà all' ingresso gratuito. A dare il
fischio d' inizio e a dirigere la contesa saranno l' arbitro ligure Brasiliano e il suo collega siciliano Lo
Dico.
De Crescenzo non ha problemi di formazione, potrà schierare tutti gli effettivi, fatta eccezione
ovviamente per Scotti Galletta. «A Monza ­ continua il tecnico ­ la mia squadra è stata all' altezza della
situazione.
L' unica cosa negativa è stato il risultato finale. Questo mi fa ben sperare per domani sera».
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FINALE QUINTO POSTO Se i giallorossi battono il Bogliasco (ore 20,30) strappano il pass per
l' Euro Cup
Canottieri, vincere per centrare l' Europa
NAPOLI. Appuntamento con l' Europa per la
Canottieri Napoli. I giallorossi hanno questa
sera alle 20,30 la chance di chiudere il
discorso quinto posto battendo in Bogliasco in
gara due della serie play off. In caso di vittoria
i giallorossi contestualmente strapperebbero il
pass per la prossima Euro Cup.
L' ultima qualificazione alla Coppa Len da
parte del Circolo Canottieri Napoli risale alla
stagione 98/99 con il compianto Enzo D'
Angelo allenatore. La partecipazione, nella
stagione seguente, si concluse a Barcellona,
quando la Canottieri fu eliminata dal
Barceloneta del leggendario Manuel Estiarte.
In quella squadra militava l' attua le tecnico
della formazione giallorossa, Paolo Zizza. La
vittoria in Liguria di domenica scorsa pone
certamente la formazione giallorossa in una
posizione di vantaggio (potendo disputare la
eventuale terza partita di domani sempre alla
Scandone), ma il Bogliasco ha dimostrato di
essere una formazione ostica e difficile da
battere. Escludendo i rigori, nelle tre sfide
nelle quali le due formazioni si sono incontrate
il bilancio è di un pareggio e due vittorie dei
liguri.
Deserti e compagni punteranno nuovamente a
ribaltare il fattore campo, ma troveranno i
ragazzi di Zizza motivatissimi a mantenere la
promessa fatta ad inizio campionato al
presidente Sabbatino di conquistare un posto in Europa. «Il fatto di aver vinto la prima partita non ci
autorizza a pensare che abbiamo in tasca anche la vittoria finale. Sarebbe un errore di valutazione
gravissimo e potrebbe compromettere quanto di buono abbiamo fatto fin qui ­ ha detto coach Paolo
Zizza, ­ Resta un impegno difficile contro un avversario forte e ben preparato. Prevedo anche questa
una gara molto equilibrata e combattuta sino alla fine. Dobbiamo cercare di ripetere la stessa gara che
abbiamo fatto a Bogliasco per intensità e concentrazione».
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PALLANUOTO/ GARA 3 SCUDETTO
Tra Recco e la storia c' è solo il Brescia
Sarebbe il decimo tricolore di fila
RECCO. Tre match point da sfruttare per non
mancare l' appuntamento con la storia.
Il primo, per la Pro Recco passa stasera. Alle
19.30 a Sori (diretta tv su Rai Sport 1) arriva il
Brescia. Basta una vittoria per centrare il
ventinovesimo scudetto ed entrare (sempre di
più) nella storia della pallanuoto maschile con
dieci tricolori di fila. Guarda caso, i giocatori
che più di tutti hanno firmato questo ciclo unico
sono quelli che in queste finali sono stati anche
più decisivi.
Stefano Tempesti (presente dall' inizio di
questo ciclo) ha chiuso la porta (vedi ad
esempio i rigori parati mercoledì), Maurizio
Felugo (otto tricolori con il Recco, uno col
Posillipo) ha dettato i tempi, organizzato la
squadra e piazzato gol pesanti e bellissimi.
Come dire: chi meglio conosce queste partite,
sa anche meglio degli altri come interpretarle.
Martedì Felugo a Brescia nel primo tempo è
rimasto a guardare. Quando è entrato la
musica è cambiata:«E' la squadra che si è
compattata­sottolinea­. Poi l' abitudine a
giocare certe gare può aiutare. Mi fa piacere
essere un punto di riferimento per i miei
compagni». Il Felugo che arriva a questo finale
di campionato è un giocatore ritrovato che aveva iniziato la stagione con molte difficoltà, spesso messo
ai margini anche da Milanovic. «Nel nostro sport ti alleni proprio per essere al top ora ­ spiega ­.Io sto
bene, mi diverto e giocare certe partite mi piace un sacco».
Stasera arriva quella che vale l' appuntamento con la storia.
E che potrebbe permettere alla Pro Recco di battere se stessa. I biancocelesti vinsero, infatti, nove
tricolori di fila tra il 1964 e il 1972. Allora Eraldo Pizzo era giocatore. Oggi è vice presidente. «Io
invidioso di questo Recco? Ma non scherziamo ­ sorride il Caimano ­.
Resta tutto in famiglia. Mi scoccerebbe se fosse un' altra società a superarci. Se ci riusciremo noi, tanto
meglio».
ITALO VALLEBELLA
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