C.N. POSILLIPO

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C.N. POSILLIPO
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Martedì, 02 agosto 2016
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Martedì, 02 agosto 2016
C.N. POSILLIPO
02/08/2016 Corriere dello Sport (ed. Campania) Pagina 24
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Pellegrini & Paltrinieri puntano al massimo
02/08/2016 Corriere dello Sport (ed. Campania) Pagina 24
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La solita Italia: sempre favorita su ogni pedana
02/08/2016 Corriere dello Sport (ed. Campania) Pagina 24
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Conti­Clapcich e le altre per un mare azzurro
02/08/2016 Corriere dello Sport (ed. Campania) Pagina 25
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Uomini e donne, doppia chance per salire sul podio
02/08/2016 Corriere dello Sport (ed. Campania) Pagina 25
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Otto barche coi ripescati la metà sono da podio
02/08/2016 Cronache di Napoli Pagina 25
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Cosimo Sibilia: " Campania da sempre terra di campioni"
02/08/2016 Giornale di Brescia Pagina 41
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Sport Illustrated: «All' Italia sei ori»
02/08/2016 Il Giornale Pagina 27
SERGIO ARCOBELLI
Tempesti e Di Mario, i capitani lanciano l' ultimo assalto all' oro
02/08/2016 Il Giornale Pagina 27
Oscar Eleni
Ma l' Italia non sa più fare squadra
02/08/2016 Il Mattino (ed. Circondario Sud) Pagina 31
Titti Esposito
In sette a Rio il canottaggio parla stabiese
02/08/2016 Il Messaggero Pagina 29
ALFREDO SPALLA
La rivoluzione di Rio tra la gente la città divisa tra la festa e i...
02/08/2016 Il Roma Pagina 24
ANTONIO GUARINO
Franzoni­Nugnes, un "due senza" tutto d' oro
02/08/2016 Il Roma Pagina 24
FRANCESCA SCHITO
I Giochi degli «oriundi d' Italia»
02/08/2016 La Gazzetta del Mezzogiorno Pagina 40
STEFANO ARCOBELLI
Phelps: «sfido solo me stesso ho 31 anni e ho vinto tutto»
02/08/2016 La Gazzetta dello Sport Pagina 21
ANDREA BUONGIOVANNI
Bolt: «cerco la tripletta l' ostacolo più duro: i 100»
02/08/2016 La Gazzetta dello Sport Pagina 31
Toti il primo paralimpico eroe della grande guerrA
02/08/2016 TuttoSport Pagina 18
Bella e cattiva Hope leader stelle&strisce
02/08/2016 TuttoSport Pagina 18
Helen&Kate, Pippo&Fede Sono pure Giochi di coppie
02/08/2016 TuttoSport Pagina 18
L' atleta più giovane è scampata al terremoto
02/08/2016 TuttoSport Pagina 18
Setterosa, il training è in... casa
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C' è un Bari che festeggia e disputerà la serie A1
02/08/2016 La Gazzetta dello Sport Pagina 20
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L' Acquachiara unisce la pallanuoto campana: accordo di collaborazione con...
02/08/2016 Il Tempo Pagina 21
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Helen e Kate, ai Giochi la prima coppia gay sposata
02/08/2016 Il Messaggero Pagina 29
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ALESSANDRA REDAELLI
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Campania)
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Pellegrini & Paltrinieri puntano al massimo
Una volta ci andavamo perché bisognava
esserci, tipo a una veglia funebre. Adesso il
nuoto è una riserva di pesca. Federica
Pellegrini fa la portabandiera e si tuffa subito,
segno che l' età porta consiglio. Gareggia in
un sacco di cose, persino nei 100 dove
peraltro ha il primato italiano, ma sono i 200 a
darle aria e coraggio. E' una di quelle che
prima di tutto partecipare, ma lo dice con le
dita incrociate dietro la schiena: vuole
sbranarle tutte. Poi in realtà il capofila azzurro
sarebbe Greg Paltrinieri, che sta a Santos ad
allenarsi con i fondisti ancora per un po', tanto
gareggia in chiusura nei 1500 e basta. Per
ades so è il favorito (14'43"04), in attesa che
Sun Yang emerga dal suo nascondiglio.
Gabriele Detti gli fa da squalo inseguitore e a
differenza di Paltrinieri ha un' altra gara per
non restare a mani vuote: sui 400 è campione
d' Europa. Non deve neppure macerarsi il
fegato perché gareggia subito e alle tre di
notte tra sabato e domenica sapremo, saprà.
Luca Dotto a 26 anni è nel pieno della maturità
velocistica: meglio 100 e staffetta che il resto. Il
fondo si fa per la prima volta in mare: è più
difficile, più tattico e sia Rachele Bruni sia
Simone Ruf fini sia Federico Vanelli ci si
trovano bene.
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Campania)
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La solita Italia: sempre favorita su ogni pedana
Ci hanno tolto il fioretto fem ­ minile a squadre.
Scherzi da sacerdoti olimpici. Ma han ­ no
lasciato, ovviamente, l'in ­ dividuale
nonostante la tri ­ pletta azzurra di Londra. Va
­ lentina Vezzali si è tolta da sola perché tutto
ha una con ­ clusione, persino le stelle.
Restano l'oro di allora, Eli ­ sa Di Francisca, e
l'argento, Arianna Errigo. Questa pe ­ raltro ha
vinto di recente la sua quinta Coppa del Mon ­
do, tanto per sottolineare come il mondo non
finisce quando si spengono le stelle. Rossella
Fiamingo nella spada arriva a Rio con due
titoli mondiali consecutivi e significa qualcosa
fermo restando che l'Olimpiade è una
manifestazione che va oltre. Lo sa
perfettamente, ad esempio, Aldo Montano che
si è rimesso insieme la spal ­ la destra in
quattro mesi pur di esserci. Ad Atene smontò il
mondo con la sua sciabo ­ la e ha l'aria di
volerlo fare di nuovo. I fiorettisti hanno tutte le
cartucce in canna: indi ­ viduale e squadra
(campio ­ ni uscenti, peraltro). Ci sono Avola,
Baldini, Cassarà e Ga ­ rozzo. Daniele
Garozzo, fra ­ tello di Enrico che gareggia
nella spada: l'Enrico è nu ­ mero 2 mondiale,
può pen ­ sarci da solo e anche dare una bella
mano a una for ­ mazione che punta a por ­
tare a casa qualcosa di buo ­ n
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Conti­Clapcich e le altre per un mare azzurro
eggeranno in acque zup ­ pe di cartacce e
buste di pla ­ stica. Almeno lo erano fino a
qualche tempo fa: hanno promesso
un'accurata pu ­ lizia. Spazzare il mare era un
modo di dire, in Brasile è diventato un ordine.
Giulia Conti e Francesca Clapcich veleggiano
in qualcosa che si chiama 49er FX (la semplifi
­ cazione delle denominazio ­ ni con lo scopo
di avvicina ­ re il pubblico non è mai stata una
priorità di questo sport), sono campionesse
del mon ­ do, ormai seminano timori e
certezze dovunque vada ­ no. Insomma,
dipende da come tira il vento ma sono tra le
favorite. L'Italia è presente quasi dappertutto:
nove classi, e ci sono almeno altre tre occa ­
sioni da cogliere oltre a quel ­ la suddetta.
Flavia Tartaglini è buona outsider nel mondo
delle tavole, Francesco Mar ­ rai ritrova il
campo di regata che lo ha lanciato lo scorso
anno, Vittorio Bissaro e Sil ­ via Sicouri si sono
fatti notare nella Nacra 17. La vela si pre ­
senta in forze a Rio proprio perché ci sono
diverse op ­ portunità di podio e sareb ­ be
stato un errore limitare la partecipazione agli
equipag ­ gi più forti. Meglio arricchire la
squadra con energie sup ­ plementari e
sperare in una sorpresa piuttosto che cari ­
care i migliori di responsabi ­ lità.
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Uomini e donne, doppia chance per salire sul podio
Due squadre, come nel volley, e due chan ­ ce
di podio. Per la pallanuoto femmini ­ le il
difficile era arrivare a Rio e infatti c'è riuscita
traforando il Canada soprattut ­ to con Giulia
Emmolo e poi stando lì in trincea a resistere.
Un gol di differenza ed ecco l'Olimpiade.
Adesso ci vorrà impe ­ gno a non entrare tra le
prime quattro ed ecco perché la medaglia
effettivamente non è lontana.
Ha sofferto anche la Nazionale ma ­ schile.
L'ha portata alla meta Pietro Fi ­ glioli, che è
proprio di Rio. Poi ha preso una coltellata
passeggiando con il cane sul lungomare di
Recco.
In teoria il Settebello non è abbastan ­ za bello
da reggere l'urto di Serbia, Grecia e consimili,
ma il ct Alessandro Campa ­ gna è sicuro di
sé. Del resto lo è sempre.
Il portiere Stefano Tempesti è alla quinta
Olimpiade, ha l'argento di Londra in ta ­ sca e
galleggia tranquillo.
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Otto barche coi ripescati la metà sono da podio
Una volta ci s'iscriveva e si andava, ades ­ so
bisogna passare criteri di qualifica ­ zione che
rendono tutto parecchio più instabile. Perfino
nel canottaggio, che all'Italia non è mai
mancato. Comunque sono stati recuperati, per
via della bufe ­ ra sulla Russia, l'otto e il
doppio pesi leg ­ geri femminile. Sono otto
barche in tutto, quattro al ­ meno da medaglia
a partire dal quattro senza campione del
mondo di Castaldo, Lodo, Montrone e Vicino.
Rossi e Battisti formano un ottimo doppio,
Miani e Mi ­ cheletti anche ma nei pesi leggeri.
Il quattro senza leggero sta lì sull'orlo del
podio e magari approda. C'è uno che sembra
far parte di una dinastia e invece gli manca
una lettera: Giovanni Abagnale fa coppia con
Marco Di Costanzo, esclu ­ so dal quattro, e
vede di arrivare alla fi ­ nale. Ha 21 anni e se
tutto va come deve almeno un'altra Olimpiade
davanti a sé
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Cronache di Napoli
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RIO 2016 Un focus anche sull' aumento delle tariffe sportive
Cosimo Sibilia: " Campania da sempre terra di
campioni"
ROMA ­ "Dagli atleti campani impegnati a Rio
mi aspetto un risultato positivo, in linea con
quanto accaduto nelle precedenti olimpiadi di
Londra. Siamo una terra di campioni e lo
abbiamo dimostrato in tantissime occasioni. I
nostri atleti non hanno eguali: hanno fame di
succes­si, di vittorie, con sani valori e principi,
proprio come insegna lo sport.
Nonostante le mille dif­ficoltà, come gli
impianti sportivi, siamo sem­pre lì a
competere a grandissimi livelli". Lo afferma il
presidente regionale del Coni e commissario
del Comitato regionale della Federcalcio,
Cosimo Sibilia in un intervista al Corriere del
mezzogiorno.
"Confido molto nel pugilato dove c' è Cle­
mente Russo, Irma Testa, prima donna pugile
alle Olimpiadi.
C' è grande speranza anche nella pallavolo
femminile, nel canottaggio, nella pallanuoto e
nella scherma.
In generale confido molto in tutti gli sport
perché so che ogni atleta sogna questo
momento e farà di tutto per fre­giarsi di un
alloro".
Sibilia si sofferma poi sulla notizia di questi
giorni dell' aumento del Comune delle tariffe
sugli impianti sportivi e sulle Universiadi del
2019: "Già si faceva fatica prima a fare sport, a
or­ganizzare un' associazioni sportiva e quindi coinvolgere i giovani.
I costi sono insostenibili e noi come Coni lo facciamo sempre presente alle istituzioni. Gli impianti sono
obsoleti e co ­stano. Nonostante ciò, grazie alla volontà di po ­chi, di istruttori e atleti di grande livello
riuscia­mo sempre a pri meggiare nelle varie competi­zioni sportive".
"Vogliamo che gli impianti nella nostra re­gione rinascano. Ci sono tantissime difficoltà, ma con i Giochi
universitari possiamo far sì che le strutture siano recuperate o addirittura co­struite ex novo. E' un'
occasione che non possia­mo lasciarci sfuggire. Sono oltre 40 anni che va avanti la precarietà. Non
possiamo più permet­terci passi falsi.
Dalla Campania tutti si aspetta ­no un grande risultato e grandi capacità a livel­lo organizzativo.
Il presidente del Coni Malagò mi ha chiesto di essere il garante dello sport ita­liano in Campania per
questo evento.
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Cronache di Napoli
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Lo farò e sono sicuro che ne usciremo vincitori" conclude.
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Giornale di Brescia
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Sport Illustrated: «All' Italia sei ori»
Il gioco dei Giochi
RIO DE JANEIRO. Stati Uniti dominatori con
118 medaglie, contro le 103 di Londra 2012; la
Cina ancora seconda, ma inca lo. La Russia
travolta dallo scandalo doping anche nel
medagliere, passa da 82 a 59 podi. E poi la
Gran Bretagna non più favorita dalle Olimpiadi
in casa, l' Australia in risalita, l' Italia da 6,
ovvero il numero di ori azzurri previsti, nel
bottino complessivo di venti podi.
Il conto alla rovescia per Rio 2016 è al rush
finale e Sports Illustrated si è divertito a fare le
proiezioni del medagliere.
Pechino 2008 fu l' Olimpiade del grande
sorpasso della Cina sugli Usa: 51 ori dei
padroni di casa contro i 36 a stelle e strisce, e
subito una lite su come si calcolasse il primo
posto del medagliere. Perchè se le medaglie
si contano e non si pesano, come dicono gli
americani, Usa batteva Cina 110­100.
Inequivocabile il controsorpasso di Londra:
Usa 46 ori e 103 podi totali, Cina ferma a 38 e
88.
Ora, la nuova sfida tra i colossi mondiali dell'
olimpismo dovrebbe ribadire il dominio a stelle
e strisce, ma con un pari negli ori: 45 a testa,
con 118 medaglie americane ed 85 cinesi.
Secondo Sports Illustrated, gli ori azzurri
arriverebbero da Gregorio Paltrinieri nei 1.500
stile, Simone Ruffini nella 10 km di nuoto di fondo, Rossella Fiammingo nella spada e Arianna Errigo nel
fioretto, e ancora dal fioretto a squadre maschile e da Frank Chamizo nella lotta libera.
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Il Giornale
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PALLANUOTO
Tempesti e Di Mario, i capitani lanciano l' ultimo
assalto all' oro
I due leader chiuderanno a Rio. Più difficile per il Settebello
Sergio Arcobelli Gli ultimi Giochi dei capitani.
Quella di Rio sarà infatti l' ultima Olimpiade di
Tania Di Mario e di Stefano Tempesti,
entrambi classe '79, capitani e atleti più
rappresentativi del Setterosa e del Settebello,
pronti a recitare un ruolo da protagonisti in un'
edizione dei Giochi che, va detto, non ci vede
favoriti nella corsa all' oro ma che è aperta
qualsiasi scenario.
Più complicato il percorso per gli uomini, di
recente poco spigliati quando la palla pesava,
ma che sono riusciti al momento giusto, a
pochissimi secondi dal termine, a siglare la
rete decisiva ai fini del pass per il Brasile. A
Rio, non ci arriveremo da numeri uno, ma
partiamo con ambizione. «La Serbia spiega
Tempesti resta la favorita. Dietro, tante
squadre possono finire sul podio oppure
decima o undicesima».
Ogni possesso palla, ogni partita, potrebbe
essere decisivo e sarà fondamentale per il
Settebello, che ha pescato un girone di ferro
con Croazia, Francia, Montenegro, Spagna,
Stati Uniti, vincere le battaglie in acqua.
Superato l' ostacolo del raggruppamento
(passano le prime quattro), bisogna evitare ai
quarti proprio i serbi: in tal caso, l' obiettivo
degli uomini di Campagna di raggiungere la
semifinale si farebbe più concreto. «I risultati
della prima fase contano fino ad un certo punto. Noi quattro anni fa a Londra avevamo giocato male,
eppure alla fine raggiungemmo la finale» ricorda il portiere della Pro Recco, che in realtà ha rischiato
davvero di non essere presente a questi Giochi. Alla vigilia dell' appuntamento a cinque cerchi l'
Albatross di Prato, secondo pallanotista italiano della storia a quota cinque Olimpiadi (« e magari arrivo
a sei...»), ha dovuto affrontare un' operazione a un occhio per il distacco della retina. Ma il Settebello
non poteva fare a meno del suo condottiero. «Ho un sogno ­ dice il 37enne del Recco ­ e non posso
rinunciare». Un sogno d' oro, olimpico, che manca all' Italia al maschile da ventiquattro anni. In vasca, in
quel di Barcellona, c' era l' attuale ct del Settebello, Sandro Campagna, che ha sfiorato a Londra il
successo ottenuto da giocatore.
Un trionfo che, a differenza degli uomini, può vantare Tania Di Mario. Lei, romana di nascita e catanese
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di adozione, è il simbolo della continuità di quel Setterosa d' oro ad Atene 2004. L' attaccante laziale è
rimasta l' unica giocatrice di quell' impresa azzurra. Non a caso, le ragazze di Fabio Conti si
aggrappano alla loro fuoriclasse, che disputerà a Rio la sua quarta e ultima Olimpiade prima di
diventare mamma. «Il segreto della longevità e dei successi? Più che le vittorie risponde Di Mario ­
sono state le sconfitte a farmi diventare l' atleta che sono oggi. Quello che mi ha segnato di più è stata la
mancata qualificazione a Sydney 2000, perché senza quella profonda delusione non avremmo mai
potuto vincere 4 anni dopo». Quest' anno, comunque, non sarà così facile ripetersi. «Ma siamo tra le
cinque squadre che si giocano le medaglie».
SERGIO ARCOBELLI
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Ma l' Italia non sa più fare squadra
di S periamo davvero di non fare squadra
soltanto al Costa Brava Clube, tempio del jazz
e della bossa nova, ma anche di Casa Italia.
Avremmo bisogno di cose speciali fuori, nei
pochi sport di squadra che affronteremo come
Nazionale. Niente calcio, ma qui a chi
interessa inseguendo le follie per Pogba,
niente basket, la grande delusione dopo lo
splash del preolimpico maschile non superato
nella casa di Torino dove tutto era stato fatto
per favorirci. Neppure rugby a sette, ammesso
per la prima volta, ma la nostra palla ovale si
distingue per le litigate più che per le mete.
Se cerchiamo una squadra con la scritta Italia
dobbiamo andare al Maracanazinho, il tempio
della pallavolo dove Julio Velasco portò al
titolo mondiale nel 1990 la squadra del secolo
che fu perseguitata dalla maledizione olimpica
quando potevamo vincere l' oro sia a
Bercellona 1992 che ad Atlanta 4 anni dopo,
sempre beffati dall' Olanda. Ci sarà anche la
nazionale femminile di Bonitta partita per il
Brasile inseguita dalla polemica per l'
esclusione di Carolina Diouf. Non sono
squadre favorite, ma questo è un bene. Hanno
talento.
La stessa cosa si può dire per le due squadre
di pallanuoto che vedremo al parco olimpico. Il
problema, come diceva un pensatore
americano, non sarà quello di superare i predecessori, come chiederemo a quella maschile che nuota
in una storia di 3 medaglie d' oro, ma solo se stessi come vorremmo dal Setterosa che sembra da podio
in questo viaggio preparato così bene.
Per il resto saremo soltanto spettatori anche se, come squadra, speriamo tanto nelle farfalle della
ginnastica ritmica che hanno tutto per farcela, magari anche la compiacenza dei giudici che finora ci
hanno fatto arrabbiare. La vera sofferenza, però, è quella che dovrebbe tormentare un sistema sportivo
così poco rappresentato negli sport di squadra dove si giudica un movimento. Cosa dire del basket che
dopo l' argento ad Atene nel 2004 è sempre rimasto a casa? Bisognerebbe almeno riflettere su queste
delusioni che nascono da una crisi profonda del sistema dove la base produce poco e il vertice
sperpera.
Non parliamo del calcio a cui sembra interessare davvero poco la sfida olimpica. Non solo da noi, per la
verità, persino il Brasile padrone di casa ha fatto fatica a convincere campioni che le società non
vogliono rischiare. Certo per il pallone le sfide che contano sono altre, ma forse nasce proprio da questo
disinteresse per la più grande festa sportiva il malessere che ha tormentato anche la nazionale
maggiore come ha denunciato Conte prima del bellissimo europeo, andando contro gli ostacoli posti dai
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grandi club. Vero che le Olimpiadi sono soprattutto nuoto e atletica, ma avere così poche squadre in
campo è un tormento e un' amara verità.
Oscar Eleni
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Il Mattino (ed.
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Lo sport Il team partito per le Olimpiadi
In sette a Rio il canottaggio parla stabiese
Entusiasmo Tantissimi messaggi inviati sui social e gli auguri del sindaco Pannullo
Castellammare. È cominciato il conto alla
rovescia per i giochi olimpici a Rio de Janeiro.
All' evento internazionale all' ombra del Cristo
redentore, che coinvolgerà migliaia di atleti e
centinaia di squadre a partire da sabato e fino
al 21 di questo mese parteciperanno anche
sette atleti del territorio stabiese. Una
rappresentanza nutrita di atleti del
canottaggio, che rappresenterà l' Italia nel
mondo in uno degli sport più impegnativi di
sempre. Entusiasti i giovani sportivi e coloro
che sia virtualmente che dal vivo tiferanno per
i cinque ragazzi della provincia a sud di
Napoli, in attesa poi dei due protagonisti delle
paralimpiadi nel 4+LTA dal 7 al 18 settembre.
Un team di atleti doc che da anni partecipa a
gare e sfide sempre con successo, che nel
tempo è divenuto un team di eroi per i cittadini
della zona. Da Mario Paonessa ed Enrico D'
Aniello nell' otto maschile a Livio La Padula nel
quattro senza pesi leggeri a Giovanni
Abagnale nel due senza senior maschile a
Luca Parlato nel ruolo di unica riserva per gli
uomini senior, allenati da Antonio La Padula e
Andrea Coppola. Mentre nel turno autunnale
Giuseppe di Capua e Tommaso Schettino
saranno i protagonisti delle Paralimpiadi.
Eccellenze dello sport locale a cui augura un
grosso in bocca al lupo anche il sindaco
Antonio Pannullo. «Le olimpiadi in Brasile rappresentano un traguardo importante per ogni atleta e la
nostra terra deve essere orgogliosa di avere questi sportivi. Auguri da parte della città tutta per la
splendida avventura che li aspetta ed il compito di portare in alto i colori italiani e il nome della nostra
terra ­ scrive il primo cittadino di palazzo Farnese ­ in bocca al lupo a questi ragazzi che onoreranno di
certo lo sport tricolore e terranno alto il nome di Castellammare». Competizioni internazionali che dopo
la cerimonia inaugurale(che avverrà il 6 agosto dopo la mezzanotte ora italiana) vedranno impegnati
numerosi atleti e centinaia di nazioni che avranno in campo i loro migliori sportivi, dall' atletica al tiro al
segno, dal ciclismo alla scherma. Un tour de force per atleti e supporters che gli stabiesi on line
sperano regali emozioni con le squadre di canottieri. «Fateci sognare», scrive un amico in una bacheca
del team. «Siete puliti e vincerete, il doping non vi riguarda e voi con i vostri sacrifici ed il vostro
impegno sono certo sarete salirete sul podio brasiliano­ scrive un' altra persona». «Noi vi seguiremo
fino alla fine, perchè i vostri sogni sono i nostri sogni». Il canottaggio ha sempre rappresentato la terra
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Il Mattino (ed.
Circondario Sud)
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stabiese dai fratelli Abbagnale in poi, protagonisti per anni di gare di velocità e tecnica in acqua ed
ancora oggi il mito dei ragazzi che prima per gioco e poi per passione si avvicinano a questo sport con
duri allenamenti all' alba nelle acque del golfo partenopeo. Emozione e tensione vissuta anche dagli
atleti in gara che da ieri mattina sono arrivati nella città brasiliana più famosa, e conosciuta per le sue
spiagge bianche, superblindata per l' occasione. E grazie ai social ci raccontano che sono entusiasti e
carichi di energia. «Siamo contenti di essere qui, è un' esperienza bellissima che vivremo dando il
massimo, non possiamo che ringraziare quanti ci seguiranno e saranno a tifare davanti alle tv per la
nostra perfomance». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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Helen e Kate, ai Giochi la prima coppia gay sposata
DUE CUORI E CINQUE CERCHI ANCHE NEGLI AZZURRI QUASI SEMPRE L' UNIONE
È IN VASCA
LA STORIA ROMA All' Olimpiade di Pechino,
nel 2008, è scoccata la scintilla.
A Londra, quattro anni fa, hanno vinto il
bronzo. A Rio 2016, quarta ed ultima
partecipazione ai Giochi, puntano all' oro e
arrivano dopo i fiori d' arancio, sperando
possano essere una marcia in più. Helen e
Kate Richardson­Walsh, dal Regno Unito,
sono la prima coppia di atlete omosessuali
sposate. Sono nella squadra britannica di
hockey su prato, giocano insieme da quasi
vent' anni (si sono conosciute che erano
adolescenti), fanno coppia da otto e sono
sposate da tre. Unione non subito ben accetta
in squadra. «All' inizio c' è stato qualche
commento, ma da tempo ormai nessuno batte
ciglio, e in realtà si respira un' atmosfera
bellissima ­ racconta Helen in questi primi
giorni di Rio ­. Tutta la squadra è venuta al
matrimonio, ed è stato un bel cambiamento,
visto che in un team di 19 persone c' è una
intera gamma di modi di pensare e di vivere la
sessualità».
A SUON DI RELAZIONI Sfortunati ai giochi,
fortunati in amore? Macché. Mito sfatato già da
una coppia di tiratori, lo statunitense Matt
Emmons e la ceca Katerina Kurkova, che nel
2004 e nel 2008 sono riusciti ad entrare nella
stretta cerchia di atleti, uniti nella vita, che
hanno conquistato una medaglia nella stessa Olimpiade. A Rio ci riprovano e avranno sulla loro strada
la coppia azzurra Niccolo Campriani­Petra Zublasing. Mica l' unica.
Nuoto, che passione. Coppia da copertina Federica Pellegrini e Filippo Magnini. Ma in vasca nuotano
anche le coppie composte da Silvia Di Pietro e Simone Sabbioni, da Chiara Masini Luccetti e Federico
Turrini e dal mezzofondista Gabriele Detti e la farfalla azzurra Stefania Pirozzi. Lui in vasca, lei in
pedana: Rio di coppia anche per Luca Dotto e Rossella Fiamingo. Arriva da sposata una consolidata
coppia dell' atletica. Ashton Eaton, statunitense, e Brianne Theisen, canadese. Dall' Università dell'
Oregon, dove si sono conosciuti, all' altare, puntano entrambi alla medaglia d' oro, lui nel decathlon, lei
nell' eptathlon. Due cuori e una Olimpiade.
A. C.
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Il Messaggero
C.N. POSILLIPO
La rivoluzione di Rio tra la gente la città divisa tra la
festa e i disagi
COPACABANA UN MONDO A SÉ C' È CHI AFFITTA ANCHE LA CASA PER
GUADAGNARCI QUALCOSA Nuova viabilità con la corsia verde per i partecipanti
L' ATTESA RIO Felice o nervosa? In questi
ultimi giorni, Rio de Janeiro vive a metà fra l'
attesa dell' evento olimpico e l' impazienza per
i disagi del quotidiano. I trasporti sono stati
ormai rodati e cominciano a funzionare
ufficialmente. Alcuni saranno aperti al
pubblico, altri riservati solo alle persone
accreditate. L' ultima inaugurazione è stata
quella della Linea 4 della Metro, che collega il
quartiere della Barra da Tijuca con Ipanema.
Per evitare di stressare il tragitto, l' accesso
non sarà consentito ai carioca. «Me ne andrei
volentieri in ferie. Per le Olimpiadi Rio sarà
veramente invivibile», spiega Marcio, tassista
della vecchia guardia cittadina. «Noi che
lavoriamo nel traffico soffriremo il doppio, ma
ci siamo abituati. Gli unici che si godranno
queste Olimpiadi sono i turisti», confessa un
po' amareggiato.
IL TRAFFICO In occasione dei Giochi, il
traffico cittadino è stato stravolto. Il Comune ha
tracciato delle corsie verdi dedicate alla
Famiglia Olimpica per i mezzi accreditati dal
Comitato, che avranno la priorità assoluta. Un
totale di 164 chilometri, di cui 36 saranno
condivisi con gli altri automobilisti.
Intanto nella zona del Maracanã è stata
intensificata la presenza degli agenti di traffico
in vista della cerimonia d' apertura: altre 65
vetture e 85 moto tenteranno di non congestionare una delle arterie principali della città. «Vivo a poche
fermate di treno da qui e finora mi sono mossa facilmente. Quest' evento è molto contraddittorio, ma io
sono felice di poterne far parte perché avremo modo di mostrare la nostra cultura al Mondo», racconta
Letícia, 31 anni. Abita nel quartiere popolare del Meier, ma negli ultimi giorni si sposta con frequenza
allo stadio per partecipare alle prove della cerimonia, dato che suona in una delle scuole di samba
selezionate dagli organizzatori.
L' ATMOSFERA A Copacabana si respira un' atmosfera olimpica diversa. Di sera i turisti si confondono
con gli ambulanti che mostrano sculture di sabbia, magliette verde­oro o panama da vendere ai
cosiddetti gringos. Tanti residenti, pur benestanti, hanno deciso di affittare la loro casa per le prossime
settimane. Troppo ghiotta l' occasione economica per non coglierla.
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Il Messaggero
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A Rio, inoltre, sono state spostate le vacanze scolastiche per agevolare la mobilità. Una misura adottata
anche in molte amministrazioni pubbliche e emulata dalle imprese private. Cristiane, 43 anni, lavora per
una multinazionale e vive nel condominio Rio2, a ridosso del Parco Olimpico. Ha approfittato delle ferie
per fare un giro in bicicletta e fotografare le strutture: «Ho comprato i biglietti per il nuoto sincronizzato.
Prima ero pessimista come tante persone del quartiere, ma adesso l' attesa sale e Rio comincia a
essere veramente coinvolta!».
Alfredo Spalla © RIPRODUZIONE RISERVATA.
ALFREDO SPALLA
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Il Roma
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CANOTTAGGIO La coppia del Posillipo s' impone alla Coupe de la Jeunesse. Bene anche il
"quattro con" dello Stabia e i campani dell' otto
Franzoni­Nugnes, un "due senza" tutto d' oro
NAPOLI. La Coupe de la Jeunesse 2016,
chiusa domenica a Poznan, ha regalato
importanti soddisfazioni al canottaggio
campano. Sono sei, infatti, le medaglie che in
tutto o in parte sono ascrivibili al movimento
campano. Protagonisti assoluti della
competizione sono stati Carlo Franzoni e
Raffaele Nugnes, coppia dei sogni del CN
Posillipo, che non si sono accontentati dell'
argento ottenuto sabato nella prima finale del
"due senza", conquistando una splendida
medaglia d' oro nella finale di domenica, con
oltre sei secondi di margine sulla Gran
Bretagna.
L' equipaggio rossoverde allenato da Giovanni
Fittipaldi, fresco del titolo di Campione Italiano
Juniores conseguito il mese scorso sul bacino
di Ravenna, si è così confermato fortissimo in
questa specialità. Di alto tasso tecnico ­
agonistico, la sua prestazione è risultata anche
la miglio re dell' intera spedizione italiana.
Non solo Franzoni e Nugnes, però, hanno
onorato il canottaggio campano: molto
positiva, infatti, è stata anche la prova del
"quattro con" del CN Stabia, composto da
Leonardo Apuzzo, Aniello Sabbatino, Aniello
Di Ruocco, Gianluca Sorrentino, timoniere
Angelo Fatmir Laja (CN Stabia), capace di
conquistare una doppia medaglia d' argento
nelle due finali, di sabato e domenica, in
entrambi i casi alle spalle dell' equipaggio britannico. E c' è gioia, infine, anche per Mario Cella (della
Canottieri Napoli) e Gennaro Zenna (del RYCC Savoia). Impegnati sull' otto (insieme a Filippo Fornara,
Stefano Scolari, Nicholas Kohl, Giovanni Codato, Giovanni Mammarella, Fabio Maffiola, timoniere
Leonardo Macchi), i due giovani campani hanno conquistato un argento (sabato) ed un bronzo
(domenica), dimostrando a loro volta di essere in grande crescita.
ANTONIO GUARINO
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Il Roma
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L' ANNUNCIO Grazie a questa sinergia la Tortora passa al club flegreo
L' Acquachiara unisce la pallanuoto campana:
accordo di collaborazione con San Mauro e Sporting
NAPOLI. La Carpisa Yamamay Acquachiara
ha raggiunto un importante accordo di
collaborazione, valido sia per il settore
maschile che per quello femminile, con la San
Mauro Nuoto, società che milita in serie B
maschile, e con lo Sporting Club Flegreo,
sodalizio che anche nella prossima stagione
disputerà il campionato di A2 femminile. Tali
sinergie prevedono, tra l' altro, una
collaborazione tecnica e un reciproco scambio
di giocatori, sia a livello assoluto sia a livello
giovanile, affinchè i sodalizi interessati
possano trarne particolari vantaggi sul piano
tecnico e, in particolare, per quanto riguarda lo
sviluppo dei rispettivi vivai. Vantaggi di cui go
drà, inevitabilmente, anche l' intera pallanuoto
regionale. Christian Andrè, presidente della
San Mauro Nuoto, si è dichiarato entusiasta
del rapporto intrapreso: «Ho trovato nell'
Acquachiara finalmente un partner ideale. Un
partner che, nonostante la sua posizione di
avanguardia nel panorama della pallanuoto
nazionale, non si pone in una posizione di
preminenza in questo rapporto, ma intende
lavorare su un piano paritario, rispettando in
pieno le esigenze della società più piccola».
Felice anche Ottorino Altieri, presidente dello
Sporting Club Flegreo, che nell' ambito di
questo accordo si assicura un talento del
calibro di Roberta Tortora, che ri nuncia alle
lusinghe del nord per approdare allo Sporting: «Questo tipo di sinergie dovrebbero essere più diffuse in
Campania. Ci vorrebbe più collaborazione tra i vari club perché soltanto in questo modo si può far
crescere l' intero movimento regionlale, e non mi riferisco soltanto alla pallanuoto. Entrando nel dettaglio
di questo accordo il mio commento è racchiuso in una sola parola: finalmente.
Con il settore femminile dello Sporting Flegreo noi puntiamo in alto, vogliamo diventare una realtà
importante nel giro di due ­tre anni e questo per noi è un trampolino di lancio importante per le nostre
ambizioni».
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I Giochi degli «oriundi d' Italia»
Rio ­3 Sono 29 gli atleti naturalizzati della spedizione azzurra Dai cubani Grenot e
Chamizo alla judoka africana Gwend
Discussi nel calcio, apprezzati e benvoluti
negli altri sport. La spedizione italiana a Rio de
Janeiro vedrà ben 19 «oriundi», alcuni dei
quali potrebbero portare in dote medaglie
preziose durante i prossimi Giochi Olimpici. Il
più atteso è molto probabilmente Frank
Chamizo, tra i favoriti per la rincorsa all' oro
nella categoria dei 65 chilogrammi della lotta
libera: cubano di Matanzas, classe 1992, ha
ottenuto la cittadinanza italiana nel 2015 dopo
aver sposato una collega, Dalma Caneva.
Nello stesso anno ha festeggiato la medaglia
d' oro ai mondiali di Las Vegas e ora, forte del
titolo europeo vinto a Riga nel mese di marzo,
si candida come possibile medagliato azzurro.
Da Cuba arriva anche Liba nia Grenot,
campionessa europea in carica dei 400 metri.
Figlia di un sindacalista e di una giornalista,
dopo un avvio di carriera scintillante aveva
deciso di ritirarsi in seguito al matrimonio.
Quel matrimonio che le è valso la cittadinanza
italiana e che oggi le permette di correre in
azzurro: il ritorno all' attività nel 2008 l' ha vista
in costante ascesa, fino all' oro europeo di
Zurigo 2014 e al bis di qualche giorno fa ad
Amsterdam. La colonia cubana non si ferma
qui: anche Yadisleidy Pedroso (400 ostacoli) e
Yusneysi Santiusti (800 metri) scenderanno in
pista a Rio.
L' altro cubano «di grido» è un nipote d' arte: OsmanyJuantorena, schiacciatore della nazionale di volley
maschile, legato al leggendario Alberto, unico atleta della storia olimpica ad aver vinto l' oro sui 400 e
sugli 800 metri piani nella stessa edizione dei Giochi (Montreal 1976).
Fa parte di una squadra anche uno degli originari del Brasile della spedizione azzurra: si tratta di Pietro
Figlioli, ele mento di spicco del Settebello allenato da Sandro Campagna. Per Figlioli è la terza
Olimpiade dopo Pechino 2008 (con l' Australia, dove la sua famiglia si era trasferita nel 1998) e Londra
2012 (argento con l' Italia). Brasiliano di nascita ma napoletano d' adozione è Valentino Manfredonia,
pugile cresciuto nel quartiere Pianura, in gara nella categoria degli 81 chilogrammi: il nativo di Recife ha
chance di medaglia. Il legame tra Catherine Bertone, maratoneta nata a Bursa (Turchia), e il Brasile è di
natura diversa: ha vissuto per otto anni a Belo Horizonte.
Adrian Ignacio Carambula Raurich, originario dell' Uruguay con un breve passato da calciatore e pronto
a far coppia con Alex Ranghieri nel beach volley, ha un record particolare: è il giocatore più basso del
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Il Tempo
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circuito presente alle Olimpiadi: 183 centimetri. Sono due le atlete nate in Africa (la judoka Edwige
Gwend el' ostacolista Ayomide Folorunso) mentre è più robusta la colonia europea: si va dall' Ucraina
(la triplista Dariya Derkach) all' Ungheria (Viktoria Orsi Toth per il beach volley e Noemi Batki per i tuffi),
passando per Russia (Oleg Antonov, pallavolo), Germania (Stefanie Horn nella canoa), Francia
(Micheal Alexandre Bodegas, pallanuoto) e Svizzera (Nino Bertasio nel golf, Jeanine Cicognini nel
badminton, unica rappresentante italiana).
FRANCESCA SCHITO
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La Gazzetta del
Mezzogiorno
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CANOA POLO
C' è un Bari che festeggia e disputerà la serie A1
La Marathon promossa con tanto di leadership nel raggruppamento Campania ­Puglia
La Bari della canoa polo assapora il gusto
della serie A1. Questo lo storico verdetto
giunto avantieri dopo l' enne sima prova di
forza della Marton Canoa Club Bari, neo
promossa nel campionato di seconda
divisione nazionale al termine della terza
giornata ­ quella conclusiva ­ con tanto di
leadership al cospetto delle altre nove
concorrenti del raggruppamento Puglia ­
Campania e Lazio.
In avanscoperta su Posillipo Napoli e Cus Bari,
i ragazzi del presidente ­capitano e portiere
Marcello Angarano e di mister Antonio
Fraddosio («Mar ­Ton» nasce come acronimo
che combina i due nomi propri dei fondatori
del sodalizio nato appena due anni fa), il team
di soli baresi doc conclude la stagione cadetta
al primo posto con un totale ­ su tre giornate
disputate alla Darsena Cala Ponte Marina di
Polignano, Bacoli e ieri a Sabaudia vicino
Latina ­ di tredici vittorie, due sconfitte ed un
pareggio: «Al nostro primo campionato
nazionale in assoluto ­ dice con orgoglio
Angarano ­ raggiungiamo già un traguardo di
altissimo livello. L' an no prossimo giocheremo
con due squadre. Una in A1 ed una Under 18
in B. I team saranno interscambiabili a livello
di giocatori, dando più spazio ai gio vani per
offrire prospettive di crescita allo spogliatoio e allo sport».
Ai più «anziani» (Angarano e Adriano Carbonara) si affiancano infatti i vari Nunzio Gargano, Alberto
Pasquino, Enrico Mastrandrea, Nicola Nisi e Pietro Tafuni. Tra i baby occhio a Triggiani, Scagliani,
Gabrieli, Turturro e Loiodice: «Al rientro da Sabaudia ­ conclude Angarano ­ abbiamo festeggiato sul
lungomare di Bari con l' assessore allo sport Petruzzelli. Degna cornice per l' intero staff che continuerà
ad allenarsi allo Stadio del Nuoto in vista dei prossimi impegni invernali».
Pier. Pat.
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La Gazzetta dello Sport
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Phelps: «sfido solo me stesso ho 31 anni e ho vinto
tutto»
l' olimpionico più titolato è tornato : «ho cambiato idea. è vero. Ma Ora posso
permettermi di gareggiare per il gusto della gara . e battere nuovi rivali»
Non ci sarà un altro ritorno (non si sa mai) a 35
anni, perché Michael Phelps dice che il suo
corpo non potrà più dare, come in altre
edizioni di super raccolti nel segno dell' 8 (i
podi di Atene o gli ori di Pechino). Ma ci sarà a
Rio qualcosa di mai visto, interpretato dallo
stesso fenomeno: dalla prima volta in cui era
un Kid e debuttò quindicenne (e più precoce
americano), a quest' ultima in cui MP è
diventato il primo americano a qualificarsi in 5
Giochi. E' sincero Phelps quando dice che
«devo ancora completare il lavoro non
concluso a Londra» a cominciare dalla rivincita
nei 200 farfalla contro il sudafricano Le Clos, è
convincente quando aggiunge che «se vuoi
essere il migliore devi fare cose che gli altri
non riescono a fare». A Rio il più decorato di
tutti gli sport punta dritto ad un doppio primato
di longevità se vincerà almeno un oro
individuale: quello assoluto che appartiene alla
velocista olandese Inge De Bruijn che nel 2004
ad Atene dove Michael cominciò la razzìa,
trionfò nei 50 sl a 30 anni e 363 giorni (lui nei
giorni brasiliani avrà 31 anni e 35/42 giorni);
quello di ori in staffetta (ne ha 7, uno in meno
di Jenny Thompson) e con un solo titolo quello
di vincitore più longevo ai Giochi nel nuoto. Ed
infine, ci sarebbe il poker in una specialità mai
registrato in vasca (nell' atletica l' ultima volta
successe a Carl Lewis nel lungo, '84­96) .
Michael, solo a 15 anni non fece record...
«Quand' ero a Sydney, ricordo di essermi seduto accanto a Bob (l' allenatore Bowman, ndr) e di avergli
detto: "Voglio cambiare la storia di questo sport". Un po' come fece Michael Jordan nel basket: sì, ho
fatto tanto ma non tutto. Anche perché in questi giorni mi sembra di essere tornato ragazzino, in mezzo
a tanti rookie».
A 31 anni come si sente rientrando in un' Olimpiade ancora da atleta?
«Più forte che a Londra: fisicamente e mentalmente».
La gara che non vorrebbe perdere?
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«I 100 farfalla, la specialità della casa, una delle gare che ho perso pochissime volte».
Cosa può fare la differenza dopo tante emozioni vissute?
«La determinazione: a Rio voglio cercare il podio in ogni gara, andare il più veloce possibile perché
stavolta saranno davvero le mie ultime gara in carriera, e non posso concludere la carriera da sconfitto
anche se ci sono avversari più giovani di me».
La sua unicità da dove deriva? «A volte mi sembra di essere un pesce, nuotare è la cosa migliore che
ho saputo fare nella vita, ora c' è pure la paternità».
Sembra un secolo da quella vicenda della scandalosa canna...
«Già, se fossi nato in Giamaica non sarebbe finita come è successo con me. Ma anche quella
esperienza mi fece crescere.
Anche io ho il diritto di sbagliare, ho pagato e mi sono sempre scusato».
Per la terza volta con Bolt sarà confronto a distanza...
«Magari saranno ancora i Giochi di entrambi. Lui andrà di sicuro super veloce, io ci proverò. Spero sia
la nostra terza estate olimpica. Ma ciò che abbiano fatto finora resterà».
Tra tanti record qual è davvero il più inseguito?
«Vorrei cercare di migliorare i miei record del 2009 senza super costumi».
Per non lasciare la scena alla Ledecky? «Katie sta facendo cose incredibili e non ha ancora 20 anni: non
ho mai visto nuotare una donna come lei».
Il 4 agosto 2012 vinceva a Londra il 18° oro e disse basta: qual è la vera ragione del suo
ripensamento?
«E' vero, avevo detto che non avrei nuotato oltre i 30 anni senza per questo mancare di rispetto agli
over 30. Ora lo faccio solo per me, per il gusto della sfida e magari per confrontarmi ancora con i miei
avversari più duri, Lochte, Le Clos, Cseh, Hagino.
Sono tutti a loro modo pericolosi, ma io non sono tornato per perdere, per chiedermi "e se perdo"?
Semplicemente mi sono innamorato di nuovo del nuoto e questo viaggio a Rio è solo qualcosa di
sorprendente. Se non mi fossi ritirato chissà se sarei qui adesso».
Perché ormai ha raggiunto la felicità anche fuori dall' acqua?
«Con Nicole e il piccolo Boomer viviamo un momento bellissimo della nostra vita, poter gareggiare
davanti a loro è adesso il massimo per me. Un giorno il piccolo capirà».
Il primato a cui è più legato?
«Il muro dei 50" nei 100 farfalla, rifarlo senza body sarebbe speciale».
Lei ha sempre ringraziato mamma Debbie per i cereali che le ha dato e per averle fatto conoscere
Bowman il suo unico mentore, e ad ottobre la accompagnerà all' altare per le nozze.
«Mamma ha fatto tanti sacrifici, da sola ha cresciuta 3 figli, ha studiato anche da grande: le sue lezioni
non potrò mai dimenticarle».
Un' uscita di scena alla Phelps, e poi?
«Mi dedicherò ai ragazzini e a migliorare ancora il mondo del nuoto, Poi un giorno, se vorrò, magati
spiegherò a mio figlio come si diventa campioni».
STEFANO ARCOBELLI
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Bolt: «cerco la tripletta l' ostacolo più duro: i 100»
la stella più attesa dei giochi: «negli stadi mi camuffo e a chi mi chiama dico: "non sono
usain, gli assomiglio". mi piacerebbe incontrare neymar»
Metti un invito a pranzo da Usain Bolt, insieme
ad altri undici rappresentanti di media tra i più
prestigiosi del panorama internazionale. Il
menù (dalle polpettine d' agnello al curry, al
pollo fritto con lo yam, la patata dei miracoli) è
prettamente giamaicano.
Lui, al centro del tavolo, è disinvolto come e
più di sempre. La prospettiva di Rio ormai alle
porte lo galvanizza: il mondo lo attende. È e
resterà un vincente.
Usain, è fiducioso di poter realizzare la
terza tripletta d' oro?
«Sto bene e la stagione non ha proposto
grandi prestazioni.
L' ostacolo più duro, come sempre, saranno i
100. Se dovessero andar quelli, non mi porrò
limiti».
Deluso dai suoi rivali? «Di solito, nell' anno
olimpico, fioccano tempi da 9"6­9"7:
arriveranno a Rio, è garantito. Le donne,
invece, sono andate velocissime».
In giugno, a Kingston, s' è allenato per una
dozzina di giorni col sudafricano Wayde
Van Niekerk, iridato dei 400 e il suo
gruppo: che impressione le ha fatto?
«Quel ragazzo è fortissimo: in uscita dai
blocchi, tra me, Blake e Bailey era il migliore.
Ha tanto talento intorno: il 9"89 di Akani Simbine nei 100 non mi ha sorpreso».
Si cita sempre la sua doppia tripletta olimpica, pochi ricordano che il suo esordio a cinque cerchi risale
ad Atene 2004...
«Avevo 17 anni, feci il primo turno dei 200: passavano in semifinale i primi 4. Fui quinto». Era il
24 agosto, corse in 21"05 e a precederla furono il polacco Marcin Jedrusinski, il tedesco Tobias
Unger, il camerunese Joseph Batangdon e l' ungherese Geza Pauer, che la eliminò per 3/100:
che effetto le fa, pensarci oggi?
«Ero infortunato, lì mi feci anche male a una caviglia: se avessi superato quello scoglio, mi sarei fermato
dopo. Fu comunque un' esperienza importante, molto utile per quelle successive».
Poi, in effetti, venne Pechino...
«Il sapore della prima volta non si scorda mai: resta la mia Olimpiade più bella».
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Sperava di fare a Rio il portabandiera come già a Londra? «Ho un enorme rispetto per Shelly­Ann
Fraser: è modestissima. Quando ha vinto 100 e 200 ai Mondiali di Mosca 2013, facendo la stravolta è
venuta da me e mi ha chiesto: "Come fai a reggere tutto questo stress?"».
Vince dai Mondiali juniores 2002: qual è il segreto?
«A 15 anni ho resistito alla pressione del pubblico di Kingston, dopo è stato tutto facile».
Puma è al suo fianco da allora: chi ha guadagnato di più nel rapporto?
«Io ho guadagnato molto, non solo in senso economico. Ha puntato presto su di me e da allora mi
asseconda in tutto».
Nel consesso olimpico, dopo poco più e poco meno di un secolo, tornano golf e rugby: è
favorevole?
«Quando ho saputo del golf sono rimasto perplesso. Le tante rinunce erano inevitabili: per quell'
ambiente i Giochi rappresentano poco o nulla».
Atletica a parte, quali sport le piacerebbe seguire?
«Basket, nuoto e calcio: vorrei incontrare Neymar. In passato, tramite i nostri staff, ci siamo scambiati
qualche messaggio, ma nulla più».
Certo non potrà entrare negli stadi come uno spettatore qualsiasi: la popolarità pesa?
«A volte, ma ho escogitato qualche trucco. Quando sono in un luogo pubblico e qualcuno mi riconosce,
deve chiamarmi almeno tre volte perché reagisca. Se no fingo di non essere io e al limite rispondo
"Guarda che sbagli, siamo solo molto somiglianti"».
Episodi esagerati? «Un' amica, in Giamaica, mi ha invitato a una festa sul posto di lavoro in una pausa­
pranzo. Sono arrivato non annunciato: i colleghi non mi lasciavano più, alcuni si son trattenuti con me
ben oltre l' orario previsto, disinteressandosi del capo che quasi minacciava il licenziamento».
Cosa le manca del suo Paese quando è via per mesi?
«L' ozio di casa, la partite a domino e certi piatti».
Con tutto quel che è successo nelle ultime settimane, non teme d' essere un potenziale target
di atti terroristici?
«Non ci penso: se cominciassi davvero a preoccuparmene entrerei in un vortice senza fine.
Devo fare al meglio il mio lavoro.
La gente mi aspetta: non posso deluderla».
Nizza, Monaco di Baviera, per citare solo i casi drammatici più recenti: quali sensazioni prova?
«La sera del 14 luglio, quella dell' attentato in Costa Azzurra, ero proprio a Monaco a curare l' ultimo
acciacco: potevo essere lì, poteva esserci chiunque di noi.
Sono fatalista: quando la tua ora deve arrivare, arriva. Ma non si può vivere con quel pensiero fisso.
Anche se la mia reazione istintiva è di paura, non voglio essere condizionato».
In attesa di Rio, quale considera il miglior risultato della sua carriera?
«Vado oltre lo sport e cito la mia fondazione: il prossimo obiettivo è far sì che i trattamenti post infortunio
per gli sportivi siano meno costosi».
Cosa le manca nella sua vita? «Saper parlare una seconda lingua: io e NJ, l' amico che è sempre con
me, per due anni abbiamo seguito un corso on­line di spagnolo. Ci sarebbe servito anche con le
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ragazze. Ma siamo un disastro».
ANDREA BUONGIOVANNI
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2 agosto 2016
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Toti il primo paralimpico eroe della grande guerrA
Il 6 agosto di 100 anni fa , durante un attacco, moriva Toti, leggenda di stampelle,
biciclette E bersaglieri
Il 6 agosto di 100 anni fa, attaccando Quota 85
a Monfalcone, moriva Enrico Toti. Una
copertina della Domenica del Corriere, dipinta
da Achille Beltrame, lo consegna alla storia
mentre, ferito, lancia la sua stampella verso le
postazioni nemiche. Era il terzo giorno della VI
battaglia dell' Isonzo, l' ennesimo tentativo di
prendere Gorizia che cadde dopo 13 giorni di
offensiva, ma a prezzo di 6310 morti e 12.127
dispersi, oltre a 32.784 feriti, un terzo in più
delle perdite austriache.
PRECURSORE Enrico Toti non fu solo uno
dei 651.000 soldati italiani caduti nella Grande
Guerra, esaltato dal fascismo come eroe
popolare e poi cancellato dal revisionismo
postsessantottino. Toti fu il primo campione
paralimpico della storia, con settanta e più
anni d' anticipo sulla nascita della stessa
parola "paralimpico".
«Righetto» Toti nasce a Roma, nel quartiere
Monti, il 20 agosto 1882.A 14 anni si arruola in
Marina, ci resta sino al 1905.
Torna e bazzica i fiumaroli del Tevere
cimentandosi in sfide di nuoto o tuffi dai ponti.
Lavora nelle ferrovie e il 2 marzo 1908 a
Colleferro, per l' errore di un collega, cade
sotto le ruote di una locomotiva. Gli viene
amputata, molto in alto, la gamba sinistra. Nel
1908 un mutilato ha di fronte un futuro cupo.
Toti modifica una bici in modo da poter pedalare solo con la gamba destra e, nel 1910, partecipa a gare
con i normodotati (oggi si direbbe così) come la Roma­Bracciano­Roma. Vuole dimostrare che l'
amputazione non lo ferma, una qualità che oggi ammiriamo nei nostri azzurri paralimpici. Riprende
anche le gare di nuoto, superando lo scherno delle gente quando lo vede in costume da bagno, un fatto
talmente usuale che solo alla Canottieri Aniene poteva spogliarsi senza subire lazzi.
Nel 1911 arriva 30°, e ultimo, nella traversata di Roma di oltre 5 chilometri, ma è premiato ugualmente
come esempio di abnegazione. In ottobre parte il suo grande sogno, fare il giro del mondo in bicicletta.
Da Roma a Milano, poi in Costa Azzurra e su fino a Parigi, si mantiene vendendo cartoline e
realizzando caricature per strada. Il suo libro dei controlli si riempie di timbri e attestazioni. Nell' inverno,
su strade che si possono immaginare, risale il Belgio, l' Olanda, passa in Germania. Ogni tanto si
accompagna a qualche globetrotter, uno lo deruberà. Da Copenaghen traghetta in Svezia. Riparte
verso la Lapponia a fine aprile. Scende in nave a Helsinki e da lì raggiunge San Pietroburgo e poi
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Mosca.
L' idea è quella di attraversare l' Asia. Ma deve interrompere il viaggio dopo 8000 km perché non trova
un pezzo di ricambio. Torna in treno passando da Polonia e Austria, il 12 giugno 1912 è a Roma. La sua
popolarità gli consente di vivere con esibizioni ginniche in bicicletta nei teatri. Ma progetta di riprendere
il giro del mondo.
Insieme all' amico Guido Braconi riparte per attraversare l' Africa nel gennaio del '13. Ma a Wadi Halfa,
sul confine col Sudan, gli inglesi sono irremovibili: di lì non si passa. In aprile è di nuovo a Roma.
LA GUERRA Scoppia la guerra e Toti vuole arruolarsi tra i bersaglieri ciclisti, ovviamente impossibile
per un mutilato.
Sale in bicicletta e raggiunge il Friuli, in divisa militare presa chissà dove. Da Cervignano scrive a casa
che è convinto di «essere presto a Trieste e farvi sventolare il tricolore». In realtà resta nelle retrovie con
compiti non ufficiali di postino, ma è intraprendente e deciso: aiuta tutti, si fa conoscere e alla fine trova
il modo di chiedere addirittura al duca d' Aosta, comandante della 3.a armata, di essere arruolato. Lo
aggregano al 3° battaglione bersaglieri ciclisti, ma lontano dalla linea di fuoco. Però sono troppi i caduti
nei primi due giorni della battaglia, bisogna riprendere l' attacco a quella maledetta Quota 85, un nome
troppo anonimo per tanto sangue. Enrico si intrufola in trincea e striscia verso le postazioni austriache
sotto un fuoco infernale. «Una pallottola gli aveva attraversato la spalla sinistra ­ racconta nel suo diario
il caporale Ulderico Piferi ­. Cercai di avvicinarmi, ma lui disse "No, no aiuta il tenente Botta che è
ferito". Poi Toti, nel sollevarsi per tirare una bomba, prese una pallottola in petto. Lo vedo sollevarsi
ancora col busto e lanciare la gruccia contro il nemico. Una terza pallottola lo aveva colpito alla fronte.
Quando mi sono avvicinato, aveva la bocca poggiata sull' elmetto, mi ha dato l' impressione che lo
stesse baciando».
ALESSANDRA REDAELLI
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IL CALCIO
Bella e cattiva Hope leader stelle&strisce
Il torneo femminile scatta domani. Gli Usa (4 ori in 5 edizioni)
puntano sul portiere che fa parlare pure per la maschera anti
Zyka MIRCO MELLONI Quattro ori in cinque edizioni del torneo
olimpico, e il Mondiale vinto un anno fa: trattandosi degli Stati
Uniti, verrebbe immediato pensare al Dream Team del basket. E
invece il curriculum appartiene alla Nazionale di calcio
femminile, dominatrice e capace di offrire personaggi noti anche
al grande pubblico. Come Hope Solo, celebre per l' avvenenza
ma anche per il carattere eccentrico che contrassegna il ruolo
del portiere. La 35enne ha fatto parlare di sé anche nei giorni
scorsi, ritratta con un vistoso kit (maschera protettiva e velo anti ­
insetti) per proteggersi dal virus Zika, una mise che in Brasile
non è piaciuta.
«Non volevo offendere nessuno» ha detto Hope che,
effettivamente, in passato ha fatto ben di peggio, con anche un
arresto per violenza domestica. Tanto che un senatore del
Connecticut è arrivato a chiederne l' estromissione da Team
Usa: «Una persona così violenta non deve rappresentarci».
Concepita in carcere dove il padre (un reduce della guerra in
Vietnam) faceva avanti e indietro per innumerevoli reati, Solo ha
anche guidato la rivolta della Nazionale contro le basse
retribuzioni garantite alle calciatrici. Del resto, negli Stati Uniti il
calcio è lo sport più in voga tra le ragazze, e negli States l' ultima
finale dei Mondiali è stata vista da 25 milioni di telespettatori.
Appassionati che hanno conosciuto Carli Lloyd, che con la
tripletta in finale si è guadagnata il Pallone d' Oro, e Alex Marta
contro tutte Per le americane, le minacce provengono da
Germania e soprattutto dal Brasile di Cristiane e Marta,
fantasista con un talento da vero numero 10 carioca. Con i
400.000 dollari guadagnati in Svezia, al Rosengard, Marta è
stata la giocatrice con il contratto più alto del Mondo,
proporzione lontana rispetto agli uomini: chissà che un successo
in casa non porti alle Canarinhas nuova celebrità.
LA FORMULA Tregironi. Le primedueeledue migliori terze ai
quarti, poi semifinali e finali per il 3º e 1º posto. Si gioca domani
(Svezia­SudAfrica, Brasile ­Cina, Canada ­Australia, Zimbabwe ­
Germania, Stati Uniti ­Nuova Zelanda, Francia ­Colombia),
sabato, martedì (prima fase), i quarti il 12, semifinali il 16, finali il
19.
GIRONE E: Brasile, Cina, Svezia, Sud Africa.
GIRONEF:Australia, Canada, Germania, Zimbabwe.
Girone G: Colombia, Francia, Nuova Zelanda, Stati Uniti.
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Stavolta è davvero l' ultima.
«Lo pensavo prima di ogni Olimpiade disputata, ma ho 37 anni e a Roma si dice "s' è fatta 'na certa..."».
Insomma, è il momento di smettere per Tania Di Mario, l' altra Tania dell' acqua, simbolo del Setterosa:
13 scudetti, 7 Champions, l' oro olimpico 2004 da miglior marcatrice e giocatrice del torneo, il Mondiale
2001, gli Europei '99 e 2012 (al rientro in azzurro). Ma c' è ancora un sogno, nutrito dal bronzo mondiale
2015.
> Tania ci dica le differenze tra questo Setterosa e quello di Atene 2004.
«Questa squadra potrebbe giocarne ancora, quel gruppo sentiva di essere al dunque e non si era
qualificato la volta precedente. Finire allo stesso modo sarebbe il top. Ma ogni Olimpiade è un
traguardo immenso. Anche se hai 20 anni non pensi di averne una successiva, bisogna vivere l' attimo.
Io che ne ho vissuti tanti col Setterosa sono molto fortunata».
> Cosa ha suggerito alle debuttanti?
«In realtà mi piace che ognuna scopra e viva sulla sue pelle le esperienze. L' Olimpiade è la sensazione
più figa e grande di sempre. Eppoi confido nel gruppo, davvero. Devo ringraziare io tutti, ogni mia
compagna quelle passare e quelle di oggi, che mi accettano. E questo tipo di rapporti, senza lo sport,
non credo che sarei stata capace di costruirli».
> Lei ha avuto una carriera lunga e ricca, s' è laureata in economia, è pure già dirigente. Come si
fa?
«Se si lavora con passione mica pesa, viene naturale. Finora ho avuto la fortuna di giocare, cosa c' è
che possa piacere di più? Non lo immagino... Ma bisogna sentire quando è il momento di smettere.
Continuerò nell' ambiente. da direttore sportivo nell' Orizzonte Catania, occupandomi di logistica,
seguendo cioè anche quanto ho studiato e lavorando nella struttura della società».
> Lei è fidanzata, lascia anche per sposarsi?
«Il matrimonio non è mai stato il sogno di bambina, la maternità sì. Con Raffaele siamo d' accordo».
> Ecco, però a Rio c' è il virus Zyka. Come vive la vigilia?
«Sotto questo punto di vista sono sfortunata perché vor rei un figlio al più presto. Purtroppo si sa così
poco. Non mi agito in anticipo, al ritorno vedremo se sarà pronto il vaccino, le cure, se si saprà quanto
bisogna attendere. Vorrà dire che aspetterò, attendo di diventare mamma da così tanto tempo che
qualche mese in più non cambia».
> Mai così rappresentato l' universo femminile nell' azzurro dei Giochi. Da quando lei ha cominciato un
bel progresso...
«Io però penso sia una guerra che non smetteremo mai di combattere. Spesso per ogni passo avanti
compiuto siamo costrette a 5 indietro. Non sono femminista, ma lotto, l' ho fatto da giocatrice e lo farò in
futuro. Certo il progresso è evidente. E quello che abbiamo adesso, ad esempio nella pallanuoto, lo
dobbiamo al lavoro delle mie precedenti compagne di squadra. Ma anche senza realizzarlo
consciamente, c' è sempre tanto da fare».
> Per Rio olimpica è una vigilia travagliata.
«Problemi organizzativi ce ne sono spesso, ma penso che la mia prima esperienza fu così negativa
sotto questo aspetto.
Perciò dico che se ci tocca stare in tenda, ben venga la tenda. La vita al villaggio è un' esperienza
unica, a prescindete. E ogni Olimpiade regala qualcosa. Dunque tiriamo dritte per il nostro obiettivo.
Di doping invece è quasi inutile parlarne. Io non concepisco che si usi il progresso per queste storture».
> Una definizione per ogni sua Olimpiade e ogni città olimpica.
«Atene indimenticabile. Pechino difficile, perché dopo aver vinto tornare indietro è dura. Londra è stato
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un esperiemtno, per una squadra non ancora pronta. A Rio vorrei e mi aspetto che sia la conferma. Per
quanto riguarda le città, Londra è stata la più bella e fantastica. Atene avrebbe dovuto onorare meglio il
proprio ruolo di madre dei Giochi. Pechino è stata difficile, ma avevamo tutte quello che volevamo. Da
Rio mi attendo più calore rispetto a Londra. Non sarà perfetta, ma la sua gente la renderà grande».
> Cosa le ha tolto lo sport?
E cosa le ha dato?
«Mi ha permesso di affrontare le difficoltà, di diventare migliore, mi ha fatto condividere tutto con
compagne diventate sorelle. Sono cresciuta. Certo, ho lasciato casa a 19 anni, ho vissuto poco la
famiglia che è la parte più importante e mi ha sempre appoggiata. Non ho visto crescere mio fratello.
Ma ho realizzato sogni e se mi guardo indietro sono realizzata e con una vita perlomeno in equilibrio».
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AMORE E SPORT
Helen&Kate, Pippo&Fede Sono pure Giochi di
coppie
Stesso tetto, stesso podio: ci provano le prime coniugi omosessuali
Un vecchio adagio dice "sfortunati al gioco,
fortunati in amore", ma sono tante le 'coppie
olimpiche' che a Rio 2016 cercheranno di
sfatarlo, con la speranza di poter gioire
insieme al proprio partner con la medaglia al
collo.
Un' impresa già riuscita nella storia dei Giochi
due volte (2004 e 2008) alla coppia del tiro a
segno formata dallo statunitense Matt
Emmons e dalla moglie, la ceca Katerina
Kurkova, che nel 2004 e nel 2008. A Rio ci
riproveranno e sulla loro strada troveranno in
una sfida di sentimenti la coppia azzurra
Niccolo Campriani­Petra Zublasing.
A tentare di condividere la gioia per la
medaglia olimpica ci sarà anche per la prima
volta una coppia di atlete sposate: si chiamano
Helen e Kate Richardson ­Walsh e fanno parte
della squadra britannica di hockey su prato,
giocano insieme da quasi vent' anni, sono una
coppia da otto e sono sposate da tre. Si
conoscono da quando erano adolescenti, ma il
colpo di fulmine è arrivato all' Olimpiade di
Pechino 2008. La squadra non aveva reagito
benissimo alla relazione. «All' inizio c' è stato
qualche commento, ma da tempo ormai
nessuno batte ciglio, e in realtà si respira un'
atmosfera bellissima ­ raccontato Helen ­.
Tutta la squadra è venuta al matrimonio ed è
stato un bel cambiamento, visto che in un team di 19 persone c' è una intera gamma di modi di pensare
e di vivere la sessualità». Helen e Kate, alla quarta e ultima partecipazione ai Giochi, hanno già vinto
una medaglia (bronzo a Londra 2012a), ma è la prima volta che gareggiano da sposate.
Non mancano le coppie anche nella squadra italiana, con il nuoto che la fa ancora una volta da padrone,
e non solo per l' unione da copertina tra Federica Pellegrini e Filippo Magnini. Stile libero in vasca,
cuore occupatissimo nella vita per Silvia Di Pietro e Chiara Masini Luccetti, che vivono le loro storie con
Simone Sabbioni e con Federico Turrini, in maniera ben diversa. Molto social quella formata da Di
Pietro ­Sabbioni, più discreta e al riparo dalle telecamere l' intesa tra Turrini e la Masini Luccetti. A
completare il gioco delle coppie il mezzofondista Gabriele Detti e la farfallista Stefania Pirozzi.
Dotto e la Fiamingo Discorso a parte per Luca Dotto. Il 26enne veneto ha ritrovato in un sol colpo
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velocità, diventando il primo italiano ad abbattere il muro dei 48" sui 100 sl, e stabilità nella vita
sentimentale. Da Londra a Rio, Dotto ha riannodato le fila della storia d' amore con Rossella Fiamingo.
«Annoto, tocco e infilzo» aveva detto la campionessa mondiale di spada quando Dotto si era preso una
lunga sbandata per la 'sincronette' Costanza Di Camillo. Poi l' ingresso mano nella mano al Quirinale,
durante le celebrazioni per i 70 anni della Repubblica, ha sancito la ricostruzione del loro amore.
Più duraturo quello tra i superman e wonderwoman dell' atletica: Ashton Eaton e Brianne Theisen.
Statunitense li, canadese lei, cercheranno di conquistare l' oro nel decathlon e nell' eptathlon. Si sono
conosciuti all' Università e sposati. Oltre al tetto vogliono condividere il podio.
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L' atleta più giovane è scampata al terremoto
E' scampata a un terremoto che ha sollevato di
un metro Katmandu provocando circa 9 mila
vittime. Ha nuotato finora solo per il
campionato locale della sua nuova scuola nell'
Hertfordshire, in Inghilterra. Ora approda ai
Giochi come la più giovane tra gli oltre 10 mila
atleti di Rio 2016. Ha 13 anni e 255 giorni sul
passaporto sportivo.
Gareggerà per il Nepal nei 100 dorso, prima ­
e forse unica discesa in acqua per le batterie
sabato prossimo.
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LA PREPARAZIONE
Setterosa, il training è in... casa
Se le discipline di squadra certificano lo stato
di salute di un movimento sportivo nazionale,
ed è davvero così, ebbene l' Italia è in
condizioni stabili, presente come a Londra
2012 per numeri e specialità. E dunque ci
sono stati tempi migliori (ad Atene per dire ne
avevamo 8). A Rio "soltanto" volley e
pallanuoto, maschile e femminile ma con
certezze e ambizione.
Lo ammette anche il ct del Setterosa Fabio
Conti, tecnico azzurro dal 2010, capace di
riportare l' Italia sui podi mondiali ed europei,
anche in World League. Manca soltanto l'
Olimpiade... «Le sensazioni sono positive,
veniamo da 45 partite ufficiali, competitive. Ed
oltre a questo c' è il percorso formativo
compiuto in questi anni.
Insomma, voliamo bassi ma consapevoli».
Soltanto pallanuoto e volley. E un motivo ci
sarà per questa continuità: «Le difficoltà che
vive lo sport negli ultimi anni sono evidenti
eppoi tra il pass e il fallimento c' è nulla... un
gol, un supplementare. Dettagli. Ma certo, oltre
ad atleti e tecnici, incide l' organizzazione. Il
volley con i club Italia e la pallanuoto con un
progetto partito nel 2009 e con i centri federali
ne hanno tratto giovamento».
La pallanuoto femminile sogna il ritorno sul
podio, in un torneo tostissimo, attraverso una
prima fase impegnativa, che comincia il 9 agosto con il Brasile: «E bisognerà reggere l' impatto
emotivo. La partita chiave può essere con l' Australia. Ma in un torneo a 8 squadre ogni partita conta. Ne
sbagli una e non sei primo, ne perdi due e sei nei guai. Eppoi tutto si decide nel quarto di finale. A
Londra ci toccarono gli Usa che poi vinsero. Speriamo Rio sia diversa, vogliamo giocare in quella
meraviglia di impianto». Ma Rio non è un punto di arrivo per queste ragazze. «Abbiamo sei esordienti,
giochiamo con un occhio al futuro, però siamo anche al termine di un quadriennio vissuto in progresso,
con il bronzo mondiale 2015, quello europeo, il 2° posto in qualificazione olimpica dopo gli Usa.
Abbiamo avuto pure intoppi, attraverso i quali si cresce».
E Conti ha fatto tesoro della sua prima esperienza olimpica, a Londra: «Per quattro anni viviamo in
alberghi, ci muoviamo in modo diverso. Vissuto il villaggio olimpico a Londra, s' è deciso di preparare
questa estate in situazioni logistiche simili, ad esempio sistemandoci in case anziché negli hotel.
Non solo, abbiamo anche guardato video dei Giochi passati, chiamato colleghi e colleghe perché
parlassero del loro vissuto olimpico, raccontassero le esperienze. Abbiamo cercato di preparare pure l'
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approccio mentale. Sono soddisfatto, abbiamo compiuto un bel percorso. Sono sereno per il lavoro
svolto».
Senza pensare allo scandalo doping: «La pallanuoto è pulita, del resto gli aiuti non servono. Purtroppo
lo sport in generale è inquinato da tempo. E io non riesco a pensarlo perché ho scelto di lavorarci e di
diffonderlo».
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