Allegato 2 - Istituto Comprensivo Statale Calimera
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Allegato 2 - Istituto Comprensivo Statale Calimera
Calimera, 5 agosto 2016 Gentile Direttore, nel ringraziarLa per il pluralismo dell’informazione che garantisce attraverso il Suo giornale, ritengo doveroso rispondere alla lettera della mamma di un’alunna della Scuola Primaria di Calimera; tale lettera contiene affermazioni gravi, tanto che, se fosse firmata, dovrebbe essere oggetto di una denuncia per diffamazione. Il ruolo e l’incarico mi impongono di difendere non il mio operato e le mie scelte, ma soprattutto il lavoro e l’impegno dei docenti, che sono, inevitabilmente, i destinatari di accuse infondate e false. È pertanto imprescindibile mio dovere “buttar giù l’alto muro dell’ignoranza”. La signora infatti ignora che: all’inizio dell’anno scolastico, gli insegnanti sono stati da me informati della presenza di alunni con intolleranza permanente al glutine: è importante prestare particolare attenzione a tale peculiarità, come è altrettanto importante non trasmettere eccessiva apprensione. In linea con questo modus operandi, dettato dal buon senso e dalla sensibilità, durante l’attività di accoglienza programmata per il primo giorno di scuola le insegnanti delle classi iniziali della scuola primaria hanno dato il benvenuto a tutti i bambini di tutte le classi prime con un biscotto senza glutine la programmazione di tali classi è stata organizzata dai docenti dell’istituto tenendo a cuore il benessere emotivo, prima ancora che quello fisico, assicurandosi che la sua condizione venga vissuta dal bambino celiaco e dai compagni in maniera serena e spontanea; abbiamo sempre cercato di trasmettere un messaggio positivo, vedendo un’occasione di crescita e socializzazione. Ad esempio, il divieto di scambiare la merenda con i compagni è stato affrontato con serenità: non poter assaggiare la merenda degli altri non costituisce necessariamente motivo di frustrazione, ma può diventare strumento per sviluppare un corretto atteggiamento nei confronti di tutti i prodotti alimentari; inoltre, per fronteggiare l’eventualità di situazioni particolari, le insegnanti hanno tenuto in classe uno snack, garantito glutenfree, così da avere sempre una scorta a portata di mano per qualsiasi evenienza. Che queste misure venissero adottate con costanza, mi sono accertata negli incontri di lavoro che scandiscono l’attività didattica grazie al lavoro delle docenti e alla sensibilità dei genitori sono stati utilizzati panettone glutenfree, in occasione della festa per il Natale e in generale prodotti per celiaci in altre ricorrenze, evitando così qualsiasi differenza e senza fare nessuna sottolineatura. Ritengo che questi siano accorgimenti normali e di buon senso in un ambiente inclusivo, come deve essere quello della scuola. Poiché sono noti al personale della scuola i progressi compiuti dalla ricerca, siamo perfettamente allineati con il pensiero dell’ AIC (Associazione Italiana Celiachia): “La celiachia ha già da tempo cambiato faccia e non è più quella che fino ad alcuni anni fa era considerata una malattia rara, prevalente in età infantile con le manifestazioni classiche della sindrome da malassorbimento; essa è identificata ora in una condizione diversa di vita, che, se adeguatamente seguita, non provoca nessuno dei problemi di salute per i quali è conosciuta”. Cosa vuol dire questo nel concreto, per chi opera nella scuola? Vuol dire non solo rispettare le misure legislative, ma soprattutto rimboccarsi le maniche e garantire un’esperienza sociale di crescita e arricchimento. Come Dirigente Scolastico, insieme alle persone che lavorano con me, ho cercato, nella sostanza e non nella forma, di fare la differenza, per instaurare un clima positivo prendendo una serie di accorgimenti in tutto l’Istituto Comprensivo: attuare in maniera effettiva la legge 123, in vigore dal 2005, che stabilisce espressamente che “nelle mense delle strutture scolastiche e ospedaliere e nelle mense delle strutture pubbliche devono essere somministrati, previa richiesta degli interessati, anche pasti senza glutine”; prevedere l’inserimento nei distributori automatici di merende glutenfree e garantire, in tutte le visite guidate, pranzi per celiaci. La nostra idea è che la celiachia a scuola sia vissuta e percepita come una consuetudine, una componente come un’altra della quotidianità. Un modo di vivere, non una condanna. Forse, per la signora, sarebbe stato più importante che le misure da noi prese fossero state adottate solo a latere di un corso di formazione per il quale sono stati peraltro avviati i contatti dalle insegnanti di classe e dalla funzione strumentale e che non si è tenuto per una serie di disguidi con la sede regionale AIC, cui siamo stati indirizzati dalla sede provinciale. Ma come asserito in precedenza, ancor prima che il corso di formazione venisse proposto, poiché si è già in possesso dell’informazione necessaria, abbiamo provveduto a rendere effettivi tutti gli accorgimenti che garantissero una piena inclusione degli alunni celiaci nella vita di scuola. Crediamo sia questo l’atteggiamento più costruttivo, aldilà della burocrazia e delle scelte di facciata. Voglio infine rammentare che le scelte in materia di didattica, formazione e progetti finché non sarà modificata la normativa vigente, attengono al Collegio dei Docenti, non ad altri enti o autorità. Con la mancanza di ipocrisia che mi contraddistingue e che è ben nota a chi mi conosce, desidero fare un’ultima considerazione: è certo che, se i genitori si dispongono con atteggiamento ostile verso la condizione del figlio, il bambino finisce per recepire la celiachia in maniera critica e problematica. La lettera al giornale è un chiaro segno che la signora vive la celiachia della figlia come una condizione di svantaggio e mi sembra vada proprio nella direzione contraria alla costruzione di un clima positivo e sereno attorno alla bambina e alla comunità nella quale vive, cosa che invece è auspicabile, come segnalato da tutti gli esperti. Queste mie parole sono suggerite anche dall’esperienza personale: sono madre di due ragazze e so quanto in alcuni casi sia difficile affrontare il vissuto quotidiano. L’interesse che ispira la mia azione, di dirigente e di madre, è quello dei bambini e dei ragazzi, da garantire non solo con parole e teorie, ma con azioni e fatti concreti, senza esternazioni e clamore inutili. Il percorso scolastico è appena avviato e, per quanto mi riguarda, nei modi che il Collegio dei docenti riterrà opportuni, continuerò a lavorare perché la celiachia, come le altre diversità, siano vissute in modo sereno e consapevole e non siano un peso per la bambina e gli altri alunni/e che frequentano l’Istituto, i cui genitori hanno tra l’altro testimoniato in tante occasioni, a me personalmente o ai docenti, l’apprezzamento per l’attenzione della scuola alla didattica inclusiva attuata. Ho infatti l’onore di dirigere un istituto in cui lavorano insegnanti preparati, attenti alle esigenze e alle emozioni di ciascun bambino, con tanti genitori sensibili e sempre disponibili a collaborare per praticare ed agire con l’obiettivo comune dell’inclusione. Siamo dell’idea che si possa sempre migliorare: continueremo per questo ad ascoltare chi vorrà aiutarci in modo costruttivo, senza toni polemici che crediamo nuocciano solo ai bambini, ai ragazzi e alla scuola tutta. Cordiali saluti. Piera Ligori