Puglisi: “Porta Carini”

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Puglisi: “Porta Carini”
CORSO DI AGGIORNAMENTO “LE PIETRE E I CITTADINI” 2015-­‐16 Associazione Nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione Scuola, cittadinanza, sostenibilità
“Le pietre e i cittadini”
Progetto nazionale per l’Educazione al Patrimonio 2015-16
SCHEDA STORICO-DESCRITTIVA DEL CENTRO STORICO
Docente
Riccardo Puglisi
Tel. .368294713 - E mail [email protected]
Scuola / Istituto: Secondaria di I grado “Borgese-XXVII Maggio”
Piazza C.Ferrini, 13 Palermo CAP 90146 Prov. Pa
Tel. 0916713244 Fax 0916713352 e-mail [email protected]
Denominazione e localizzazione del centro storico
Porta Carini – Via Volturno – Quartiere del Capo – Palermo
Le motivazioni della scelta
Porta Carini è l’unica porta rimasta delle tre che si aprivano nella cinta muraria settentrionale della Città e
che si è salvata dallo smantellamento operato a partire dal 1853. Costituisce oggi il principale accesso allo
storico mercato del Capo per chi proviene dalla parte nord della città.
Breve descrizione
La monumentalità della porta è caratterizzata dal gioco degli aggetti e delle rientranze dei costoloni e delle
lesene, frammezzati da cornici marcapiano a sporgenza variabile, nonché da campi modanati riquadrati
all’interno del partito architettonico. I due piloni, alti circa 12 metri, presentano un fronte su via Volturno
lungo circa cinque metri, scandito da un basamento sul quale si impostano tre lesene che sorreggono una
trabeazione con “metope a festoni, triglifi e coronamento con dentelli a rilievo”
Il muretto d’attico, anch’esso scandito da tre partiture, è arricchito da modanature con foglie d’acanto. Al di
sopra svettano quattro grandi vasi in pietra calcarea di consistente mole.
I prospetti su Via porta Carini, di maggiore estensione, sono invece scanditi da due lesene, che individuano
pertanto un campo di fondo di maggiore estensione, nel quale, a diversi livelli, s’impostano le aperture
facenti parte di fabbricati privati. Su questi prospetti, subito dietro le lesene più prossime alla Via Volturno,
sono da segnalare l’esistenza di due elementi in pietra, per l’ancoraggio dell’originaria porta in legno, e le
lastre in marmo con le iscrizioni commemorative.
Contesto territoriale
Porta Carini è situata ai margini del quartiere del Capo a pochi, passi dal tribunale. Sede Nazionale - Viale Liegi, 33 00198 Roma – Tel. +39.06.8537271 Fax. 039.0685350596
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CORSO DI AGGIORNAMENTO “LE PIETRE E I CITTADINI” 2015-­‐16 Associazione Nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione Notizie storiche
Non si conosce la data della sua fondazione ma il Mongitore la fa risalire al tempo degli arabi. Essendosi
ingrandita la città oltre l’originario perimetro della Paleopolis e della Neapolis, è certo che gli arabi dotarono
la città di nuove mura ed in queste aprirono delle porte. I testi annotano che nell’ assedio della città messo in
atto dall’esercito angioino, guidato da Carlo (figlio di re Roberto) Duca di Calabria, nel 1325, la porta
resistette e non fu possibile espugnarla. Ma proprio perché durante l’assedio degli angioini subì svariati
danni la porta venne ricostruita da Ubertino La Grua che in cambio del suo generoso gesto nel 1397 venne
nominato, dal re aragonese Martino il Giovane, Capitano della città di Palermo. Da un documento del 22
luglio 1523 apprendiamo che la Porta fu utilizzata dal Senato di Palermo come carcere. Nel 1781 ritenuta
ormai superata ,grazie alle mutate condizioni politiche, la necessità del mantenimento dell’uso militare dei
baluardi, le monache francescane del Terz’ordine, ottennero in uso il Bastione di san Vito, già di Gonzaga.
Come contropartita si convenne che le monache contribuissero alle spese per la ricostruzione, iniziata nel
1782, della vicina Porta Carini. In tale occasione si decise di avanzare la nuova porta di circa 13 metri in
modo da allinearla ai nuovi edifici che nel frattempo erano sorti lungo l’antico fossato e a ridosso del fronte
esterno delle mura. La tipologia prescelta è quella a due piloni senza congiunzione superiore, modello già
adottato per Porta Felice (1581) e riproposto anche nella Porta Vicari (1789) e nella coeva Porta Carolina o
Reale (1784). Queste ultime, isieme alla Porta Carini, sarebbero state progettate dall’architetto regio Pietro
Raineri.
Dati geo-morfologici e geografici (orografia, clima, estensione, densità abitativa)
Racchiuso nel perimetro compreso tra corso Vittorio Emanuele, via Maqueda e il tracciato delle mura lungo il
percorso di corso Alberto Amedeo, piazza V. Emanuele Orlando e via Volturno, il mandamento Monte di
Pieta’, in cui è presente la Porta Carini, occupa un‘area che, nel corso dei secoli, ha assunto una fisionomia
assai diversificata: caratterizzata dall’insediamento dei quartieri militari che fiancheggiano il primo tratto del
Cassaro e, scendendo verso il mare, dalla presenza decisiva della Cattedrale e quindi da edifici religiosi e
aristocratici. Esso fa parte del quartiere Palazzo Reale-Monte di pietà avente una superficie di Ha 134,37 ed
un numero di abitanti pari a 14.276. Forse piu’ che in altre parti delle citta’, il mandamento risulta oggi come
la aggiunzione di singole parti distinte: in alto l’isola edilizia dal quartiere di S. Giacomo al nuovo Palazzo
Arcivescovile, fitta sequenza di facciate che per la via Matteo Bonello gira a comprendere un solo grande
isolato; quindi, meno compatta, la schiera dei manufatti aristocratici e religiosi che ricalcano l’antica
disposizione della citta’ fenicia con le piccole strade perpendicolari rispetto al Cassaro. E dietro, il quartiere
del Seralcadio (denominato quartiere degli Schiavoni in età araba, quando era popolato dai soldati
mercenari impegnati nel commercio degli schiavi) residenza abituale della popolazione islamica dopo la
conquista normanna e poi quartiere di piccole attivita’ artigianali o commerciali. La parte superiore della
zona, chiamata "Caput Seralcadii", estendera’ sin dal XIII secolo la propria denominazione – Il Capo –
all’intera area. La vicenda urbanistica dell’area oggi compresa nel mandamento Monte di Pieta’ e’ quindi
complessa e stratificata: scomparsa gia’, ai tempi remoti ogni precisa indicazione sul muro che avrebbe
diviso la Paleapoli dalla Neapoli, smantellata la via Coperta che in eta’ normanna collegava addossata alle
mura il Palazzo Reale con la Cattedrale e la sede dell’Antico Arcivescovado presso la porta di S. Agata nel
rione della Guilla, l’attuale configurazione del mandamento e’ la risultante di una serie di interventi
succedutisi a partire dalla meta’ del XV secolo ai primi decenni del Seicento.
Sistema viario, piazze
L’intera area gravita intorno ad un intricato tessuto viario costituito da vicoli, cortili, ancora di chiara impronta medioevale.
E’ sull’asse principale di quest’area, anch’esso denominato via di Porta Carini, che si attestano i principali
monumenti del quartiere costituiti dai complessi religiosi della Concezione, di Sant’Ippolito e di san Gregorio.
La stessa denominazione della porta trae origine dal fatto che da essa si andava verso la cittadina di Carini,
a nord della città.
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[email protected] - www.italianostraedu.org CORSO DI AGGIORNAMENTO “LE PIETRE E I CITTADINI” 2015-­‐16 Associazione Nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione Sistema difensivo e recinti
La porta era una delle tre che si aprivano nella cinta muraria settentrionale della città. Le altre erano la Porta
S. Rosalia, demolita nel 1853 e quella “di Maqueda” demolita verso il 1880.
Le funzioni insediate: quelle storiche e le attuali (le permanenze e le modificazioni)
Una volta esaurita la funzione difensiva la Porta ha avuto un utilizzo a fini privati con la presenza di attività
commerciali al piano terra in sede propria o su suolo pubblico. Con il restauro del 2003 a cura dell’ufficio del
Centro Storico del Comune di Palermo, oltre ad una serie di interventi mirati alla conservazione del
monumento, la Porta è stata liberata di tutte le sovrastrutture che per anni le erano state addossate. Si è
inoltre provveduto alla razionalizzazione e all’eliminazione di tutti gli elementi che interferivano con la
configurazione architettonica della porta.
I valori espressi (architettonico, ambientale urbano e ambientale paesistico).
Porta Carini testimonia di un fenomeno urbanistico verificatosi alla fine del XVIII, e cioè lo spostamento di
alcune porte in luogo più avanzato rispetto a quello originario. Con l’abolizione del fossato della città, sul
quale vennero impiantati gli “stradoni suburbani” che oggi delimitano il centro storico, molti edifici furono
addossati al paramento esterno delle mura urbane, sicchè le antiche porte si trovarono incassate rispetto al
nuovo fronte edilizio. Fu questa l’occasione per nobilitare alcune delle più antiche trasferendole in linea con i
nuovi edifici esterni e facendo assumere alle stesse un rilevante valore urbano ed identificativo. Anche se
oggi la porta di Ubertino la Grua resta soltanto un disegno nell’opera del Mongitore, il ricordo dell’antica
porta Carini rimane in quella ricostruita nel 1782 .
I rischi di alterazione
I rischi di alterazione possono essere di due tipi. Il primo legato alle attività commerciali presenti attorno la
porta che tendono a fagocitarla addossando ad essa bancarelle, tendoni, strutture mobili , con danni sia di
tipo strutturale che estetico.
Il secondo dovuto alle condizioni ambientali che determinano depositi inquinanti, incrostazioni, agenti
biodeteriogeni.
Fonti e documentazione di riferimento
AA.VV. – Palermo, Storia e arte – Ed .Leopardi
Cosimo Filizzola – Le porte di Palermo – Officine Grafiche IRES
Citta di Palermo, Assessorato al Centro Storico – Interventi di recupero nel centro storico di Palermo.
Rosario La Duca – Palermo Ieri e oggi Il territorio – Sigma edizioni
AZIONI SVOLTE A TUTELA: Condizione vincolistica; Strumenti urbanistici
L'edificio è attualmente sottoposto a vincolo di carattere monumentale, per i suoi aspetti monumentali, storici e artistici. AZIONI PROPOSTE PER CONTRASTARE I RISCHI per la tutela e conservazione
Sensibilizzare gli abitanti e gli operatori commerciali della zona affinché possano diventare i principali artefici
della tutela del monumento in quanto elemento rappresentativo e principale accesso allo storico mercato del
Capo.
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Da restituire all’indirizzo di posta elettronica [email protected]
ed a quello della sezione che organizza il corso di aggiornamento
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