Le pietre ei cittadini

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Le pietre ei cittadini
CORSO DI AGGIORNAMENTO
“LE PIETRE E I CITTADINI”
2015-16
Associazione Nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione
Scuola, cittadinanza, sostenibilità
“Le pietre e i cittadini”
Progetto nazionale per l’Educazione al Patrimonio 2015-16
SCHEDA STORICO-DESCRITTIVA DEL CENTRO STORICO
Docente: Franco Trupia...
Tel.392 8881152
E mail [email protected]
Scuola / Istituto: Istituto Comprensivo “Rettore Filippo Evola”
Via Bommarito
Tel. 0918980071.
Città: Balestrate
CAP.90041
Fax 09189882
Prov.PA..
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Denominazione e localizzazione del centro storico
Chiesa della SS. Trinità di Delia - Castelvetrano
Le motivazioni della scelta
La scelta é ricaduta in questo manufatto in quanto l'anno scorso, in seguito ad un escursione con il
C.A.I.all'interno della Riserva di Delia abbiamo avuto la possibilità di visitare la Chiesa. L'edificio di proprietà
privata, adibita attualmente a sepoltura della famiglia Saporito. Questa chiesetta è un particolare esempio di
edificio medievale in stile Arabo-normanno in Sicilia Si raggiunge con facilità ed è visitabile, chiedendo la
chiave ai proprietari che vivono accanto
Breve descrizione
Si tratta di una piccola chiesa normanna a modello della Cuba Bizantina, la cui costruzione risale alla prima
metà del XII secolo. La chiesa si caratterizza all'esterno per tre absidi visibilmente pronunciati che si
sviluppano sul lato orientale collegandosi idealmente alle tre porte d'ingresso della struttura. Al centro della
struttura si slancia una cupola a sesto rialzato poggiato su un tamburo quadrato allegerito da quattro finestre
laterali e sostenuto a sua volta da arcate a sesto acuto che si innestano su quattro colonne di marmo
cipollino e di granito rosso dotate di capitelli decorati con foglie di acanto. I bracci della croce sono voltati a
botte mentre gli incroci angolari sono chiusi da crociere. La struttura a croce greca si ripete anche nella cripta
il cui allesso, mediante una scala esterna, si trova sul lato est.
Contesto territoriale
La chiesa della Santissima Trinità, sorge nella campagna a ovest di Castelvetrano, a pochi chilometri dalla
città nei pressi del fiume Delia, creato a scopo irriguo ed utilizzato per la pesca sportiva ed il canottaggio. Gli
fanno da corona un’area verde attrezzata.
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Notizie storiche
Della chiesa di Castelvetrano si ignora la data di costruzione anche se le caratteristiche architettoniche
comuni con altre chiese palermitane la fanno risalire agli anni intorno al 1160, Si ipotizzano diplomi di
fondazione regia, purtroppo smarriti, per cui tutte le ipotesi sino ad oggi avanzate sono formulate per
analogia con gli altri monumenti normanni. La pianta centrale ne evidenzia la derivazione da modelli
bizantini anche se il paramento murario in piccoli conci di tufo rimandano ad esempi arabi. Edificata nel XII
secolo dai Normanni in stile arabo-bizantino rappresenta un unicum in Sicilia, in quanto unica chiesa a pianta
centrale, a croce greca, pervenuta nella sua integrità.
Alla fine del secolo scorso, la chiesa fu restaurata dall’architetto palermitano Patricolo, per conto della
famiglia Saporito ancora oggi proprietaria, che ne fece il proprio mausoleo.
Infatti la Chiesa della SS. Trinità è uno dei tre casi in Italia di Chiesa nobiliare in cui è possibile seppellire i
propri defunti.
La chiesa della SS. Trinità è espressione architettonica della rinascita del monachesimo di rito orientale in
Sicilia, promosso dagli Altavilla. Situata in un punto strategico di comunicazione fra Mazara e Sciacca, fu il
fulcro di una piccola comunità di “basiliani”. Con la diffusione del monachesimo latino le comunità greche
furono presto assorbite da istituzioni religiose occidentali, infatti in tutti i documenti conosciuti la chiesa è
associata all’ordine di S. Benedetto, per l’unione del Priorato di Delia con quello di S. Giovanni degli Eremiti
nel 1468.
Sappiamo da documenti d’archivio che importanti lavori di restauro eseguiti dal Cinquecento all’Ottocento
conferirono alla piccola costruzione caratteristiche decisamente diverse rispetto all’assetto originario.
Durante il XVI secolo fu consolidata la struttura innalzando dei parapetti merlati attorno alle volte. A quanto
pare integralmente ricostruite. Nel Seicento la chiesa, che non rispondeva alle disposizioni liturgiche del
Concilio di Trento, venne adeguata alla nuova concezione. L’intervento stravolse l’assetto compositivo: si
ribaltò la posizione dell’altare e si sfondò l’abside, dove si aprì l’ingresso dell’edificio.
Dopo il terremoto del 1742 la chiesa venne coinvolta da un intervento di consolidamento che la liberò dal
campanile, costruito al di sopra di una campata delle volte, del quale non si conosce la data di edificazione.
L’aspetto attuale del monumento è frutto dell’intervento di restauro realizzato nel 1880 da Giuseppe
Patricolo che cancellò più di sei secoli di storia della chiesa “deturpata da goffe sovrapposizioni”. Il progetto
comportò la demolizione degli edifici addossati alla chiesa. L’assetto venne nuovamente ribaltato riportando
l’altare lungo la parete orientale, all’interno dell’abside maggiore; si eliminò la porta d’ingresso collocata nella
parte inferiore dell’abside, ricostruendone la parete; si ripristinarono le aperture originarie. All’interno vennero
rimosse le aggiunte che nel corso dei secoli avevano arricchito l’edificio: gli archi si configurarono con la
forma acuta e le pareti vennero liberate dagli strati di stucco, lasciando i conci di calcarenite a vista.
Infine, l’architetto progettò ex novo l’ipogeo e le sepolture in stile medievale all’interno della chiesa che la
famiglia Saporito aveva adibito a mausoleo privato.
L’intervento di Patricolo, autore di un’intensa campagna di restauri eseguiti sui monumenti normanni in
Sicilia, recupera l’antica struttura in linea con le teorie del restauro stilistico praticato in quegli anni in tutta
Europa. L’immagine che oggi abbiamo, ormai storicizzata, coincide con l’idea ottocentesca dell’architettura
normanna più che con la realtà storica a cui apparteneva.
Dati geo-morfologici e geografici (orografia, clima, estensione, densità abitativa)
Castelvetrano è un grosso centro della provincia di Trapani, costituito da 31.761 abitanti,; Si estende su
un'area di 206 kmq. ; Altitudine 187 metri; Meteorologicamente 13 gradi centigradi, vento da 0 a 6 km/ora,
umidità 78%.
Sistema viario, piazze
La chiesa si trova all'interno di un'attuale riserva di proprietà della famiglia Saporito nelle vicinanze del fiume
Delia, si erge su una collinetta a nord dell'abitato di Castelvetrano, Di facile accesso all'uscita dell'autostrada
A 29 Palermo- Mazara del Vallo.
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Sistema edilizio
Stuttura realizzata ad oggi in piccoli conci di calcarenite e arenaria., originariamente di pietre medievali,
forse per un intervento eccessivo da parte del Patricolo nel 1880 circa.
Valori espressi (architettonico, ambientale urbano e ambientale paesistico).
Risulta improbabile che nel medioevo potesse nascere una chiesa isolata, a maggior ragione nel caso di
una SS. Trinità, posta a dominio della vallata del fiume Delia. Tale situazione è quella di un baluardo, ancora
oggi appare evidente quanto si presti alla sorveglianza del territorio.
E' facile vedere che la chiesa della Trinità come si presenta oggi è fragile.Le sue mura di piccoli conci di
calcarenite e arenaria non avrebbero resistito a lungo in caso di assedio. Forse per un intervento eccessivo
da parte del Patricolo nel 1880 c.ca, ben si nota che quasi tutto l'apparato lapideo originale è stato sostituito
in almeno due fasi distinte d'intervento, l'ultima assai recente e poco felice. Di certo l'intenzione del Patricolo
sarà… stata di sostituire in probabile emergenza le pietre medievali ormai inutili per ricomporre un'
architettura solida. Così• che la debolezza delle mura ci sembra una caratteristica da sempre di questa
chiesa.
La chiesa nel medioevo sorgeva in un contesto munito, e più precisamente nel cuore di un convento, alle
spalle dell'odierna masseria, scendendo verso il fiume,
L'architettura è a croce greca con cupola soprelevata, croce dalle braccia isometriche iscritta in un quadrato.
Una cripta si sviluppa sotto la chiesa superiore, di origine ottocentesca, la quale pianta greca indica un
probabile uso ritualistico, come spesso nelle cripte, legato magari alla morte. Non a caso quindi il suo
odierno uso cimiteriale, quando l'uso sepolcrale del tempio superiore è invece deplorevole.
L’aspetto attuale del monumento è frutto dell’intervento di restauro realizzato nel 1880 da Giuseppe
Patricolo che cancellò più di sei secoli di storia della chiesa “deturpata da goffe sovrapposizioni”. Il progetto
comportò la demolizione degli edifici addossati alla chiesa. L’assetto venne nuovamente ribaltato riportando
l’altare lungo la parete orientale, all’interno dell’abside maggiore; si eliminò la porta d’ingresso collocata nella
parte inferiore dell’abside, ricostruendone la parete; si ripristinarono le aperture originarie. All’interno vennero
rimosse le aggiunte che nel corso dei secoli avevano arricchito l’edificio: gli archi si configurarono con la
forma acuta e le pareti vennero liberate dagli strati di stucco, lasciando i conci di calcarenite a vista.
L’imponente opera di ripristino interessò soprattutto il paramento lapideo, quasi completamente sostituito
nella parete settentrionale e all’interno. L’intervento di completamento avvenne quasi esclusivamente
secondo le ipotesi dell’architetto e per analogia con i monumenti coevi. Si rialzò la zona absidale di 50 cm e
si collocarono delle colonnine negli incavi ritrovati nei piedritti delle absidi. Si chiusero le finestre con lastre di
gesso traforato ispirate alle geometrie dei trafori ritrovati a S. Giovanni degli Eremiti. Il pavimento fu rifatto in
mattoni di cotto come nella palermitana chiesa di S. Spirito. Anche i pennacchi della cupola, benché non vi
fosse documentazione, sono stati ricostruiti secondo gli esempi delle chiese normanne.
Infine, l’architetto progettò ex novo l’ipogeo e le sepolture in stile medievale all’interno della chiesa che la
famiglia Saporito aveva adibito a mausoleo privato.
L’intervento di Patricolo, autore di un’intensa campagna di restauri eseguiti sui monumenti normanni in
Sicilia, recupera l’antica struttura in linea con le teorie del restauro stilistico praticato in quegli anni in tutta
Europa. L’immagine che oggi abbiamo, ormai storicizzata, coincide con l’idea ottocentesca dell’architettura
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normanna più che con la realtà storica a cui apparteneva.
L'abbondanza d'acqua, sia per la vicinanza del fiume sia per la presenza di pozzi in tutta la zona, di cui uno
sul posto nell'asse sacro della chiesa ad Est, al piede dell'abside maggiore, sono rassicuranti quanto alla
teoria di una possibile vita conventuale rivolta allo sfruttamento della campagna.
L'originalità della Trinità sul Delia consiste in una vibrante visione mistica, quella dell'unione architettonica tra
la parte che sorge da terra e sale in alto e quella emanata dall'alto, che incontra la precedente quasi come
fossero tenoni e mortasi. E' un vero bacio di pietra a sigillare senza discontinuità tutt'attorno al monumento il
mistico connubio.
Ogni facciata è trina; ovvero, dopo la prima fase costruttiva "terrena"di un muro classico che sorge da terra e
sale verticalmente, ogni facciata si arricchisce di tre finestre, secondo una ritmica ternaria imposta dalla fase
costruttiva "celeste" oltre il festone aggettante. Le finestre, tre su ogni facciata compresa la parte absidale, si
trovano inserite nella parte terrena dell'architettura, ma sempre racchiuse nel sigillo precedentemente
evocato, una posizione quindi dettata con grande vigore dalla parte celeste della fabbrica.
Quattro pilastri eleganti, ma forti che poggiano non tanto sul muro bensì• nel muro della facciata, circa alla
metà della sua altezza complessiva. Questi quattro pilastri compresi nella muratura affiorano esternamente
cos•ì da fare nascere una serie di tre archi.
La SS.Trinità sottolinea il bacio divino in modo originale, senza ricorrere al più comune triangolo; una rara
interpretazione nell'architettura medioevale della simbologia antica dello Scudo di Davide, ossia la stella dalle
sei punte. Il simbolo rinvia alla seconda Alleanza, quella tra Dio e Abraham. Un triangolo punta il cielo , l'altro
di pari dimensioni punta la terra. Da queste nozze mistiche nasce il Popolo eletto.
Alla Trinità troviamo lo stesso ideale connubio tra divino ed umano, ma vi è una componente
supplementare:tre archi a salire, ciascuno munito di una finestra nella parte sommitale, quattro pilastri a
scendere, leggermente sporgenti dal muro ove sono celati, così• da determinare precisamente i tre archi a
sesto leggermente acuto che fungono da insenatura alle finestre.
Le due absidi laterali sporgono meno di quella centrale. A San Cataldo cos•ì come a San Giovanni degli
Eremiti (Palermo, 1140 c.ca) e perfino a S. Maria (Palermo, 1142 c.ca), non vi sono absidi laterali
estradossati (ossia sporgente all'esterno). Sono intradossi solo a San Cataldo e, nel caso delle due altre
chiese panormita citate, il catino delle absidi Š ricavato nel muro pieno, facendo pensare più a una nicchia
che ad una vera abside. Particolarmente nel caso di San Giovanni Eremiti nella quale non vi sono navata
alcuna in corrispondenza delle absidiole.
Alla Trinità invece, le tre absidi sono ben pronunciate, gerarchiche come vedremo di seguito e aprono
all'interno su tre vere cappelle e non su una semplice spelonca pronta a ricevere qualche addobbo parietale,
musivo o affresco.
In sostanza l'abside centrale partecipa direttamente del mistero della Passione, a toccare il suo simbolo
sacro cristiano, la croce. Le due laterali invece giungono in alto solo a livello dell'immenso quadrato ove
giace la croce. Giungono per tanto ad altezza della raffigurazione quadrato del mondo sotto la volta celeste.
Facendo riferimento alla geometria e alla genesi dei fori, Con riferimento alle due architetture base già
citate, la terrestre e la celeste, ci accorgiamo che il muro pieno ascendente (quindi terrestre) avvolge con un
primo involucro il foro. Tale involucro si trova a suo turno avvolto dalla muratura proveniente dall'alto.
La celeste sporge sulla terrestre e, tra i due livelli, corre senza discontinuità… il delicato festone del quale
abbiamo già parlato in termini di "bacio"(vedi sopra). La sporgenza del muro celeste dà vita a quattro pilastri,
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i quali definiscono tre archi leggermente acute sono loro a dare la sensazione di copertura esterna.
Un terzo livello riduce le dimensioni potenziali del foro e questa parte murata è incassata riguardo al muro
precedente. Se consideriamo l'insieme della costruzione dalla parte più esterna, rileviamo tre livelli di
spessore che lentamente penetrano la struttura murata, portando il foro di ciascuna finestra quanto più
possibile verso l'interno del tempio. Come un imbuto perché‚ la luce del sole possa giungervi, senza che sia
persa una sola goccia. Gli stessi mush'arabi occupano un ulteriore quarto livello di profondità posti in fondo
alla cavità….E' la posizione del filtro nell'imbuto. Questo filtro per la luce è composto da geometrie stellari,
nel caso della SS. Trinità tutte a sei punte, poste nell'intreccio ripetitivo dello Scudo di David, in uno
schieramento di rosoni, o in una illusione ottica che dall'esagono genera il cubo, come nelle stupende
versioni del Palazzo Reale di Palermo.
All’esterno, le tre absidi danno un movimento armonioso alla facciata orientale; attraverso tre porte ogivali si
accede all’interno; dalla porta centrale entravano le donne, da quelle laterali gli uomini, poiché il rito greco
imponeva la separazione dei sessi. All’interno, la cupola è sostenuta da quattro colonne, due di granito rosso
e due di marmo cipollino. Nel 1880, la chiesetta fu restaurata dall’architetto palermitano Patricolo, per conto
dei Saporito Ricca, che ne fecero il mausoleo di famiglia.
Tre porte in Ovest, una al centro sulla facciata Ovest, una all'angolo Nord- Ovest, l'ultima all'angolo SudOvest.
Poiché‚ la pianta della chiesa è quadrata, ad esclusione delle absidi, perché‚ le porte N e S non si trovano a
parità della porta O al centro delle loro rispettive facciate.
La parte terrena del monumento è un cubo sul quale sono placcati i tre semi cilindri delle absidi, ad Est. La
cura delle tre porte sembra essere quindi di vigere sui tre lati N/O/S con un' insistenza particolare ad Ovest.
Accettiamo il loro invito è vediamo cosa succede:
All'interno la presenza di un secondo quadrato al centro del grande quadrato, lungo il quale si ergono i muri
perimetrali della chiesa. Questo secondo quadrato è delimitato e posto tra quattro custodi, colonne di pietre
diverse tra loro, cos•ì come in ogni chiesa del periodo arabo-bizantino Normanno.
Queste colonne sono dei guardiani di luce, in certi momenti dell'anno solare, la luce le carica e il loro colore
si spiega meglio così• come la loro posizione attorno al quadrato. Col porfido rosso o il granito, si evoca la
regalità da millenni collegata al sole.
Troviamo spesso il marmo cipollino per il suo colore verde.Nell'arco dell'anno o della giornata, una
determinata condizione di luce celebra una particolare unione tra ciascuna colonna e il sole.
Al centro del secondo quadrato, vi è spesso un mosaico nelle chiese del medioevo Normanno in Sicilia, il
quale rinvia ad un terzo ed ultimo quadrato, luogo di rivelazione. Siamo posti allora sotto la cupola e in
genere vi è un tondo di pietra colorata al centro di questo terzo quadrato.
Tuttavia, non sempre il tondo -centro assoluto del quadrato terrestre poiché‚ il centro del terzo quadrato è
anche centro del secondo (colonne) e del primo (recinto perimetrale) si trova nell'allineamento verticale del
centro della cupola.
Le simbologie già evocate del Nord e del Sud, portano a concepire un movimento in ingresso ed in uscita, il
quale può consistere nel camminare in senso orario o, al contrario antiorario. In tante religioni, questo
particolare è estremamente importante dal punto di vista simbolico/esoterico. Verso la luce in provenienza
dell'ombra, o con l'ausilio della luce verso l'ombra. In alchimia, il senso di rotazione antioraria rinvia al
processo di dissolvimento, mentre quello orario partecipa di una coagulazione.
Questa chiesa è ideale per determinate cerimonie iniziatiche, a cominciare dalla stessa cerimonia di
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consacrazione della chiesa. prima delle decisioni del 1968 che capiamo hanno cercato di alleggerire e
semplificare il rito antico, lungo e complesso.
Dal punto di vista iniziatico in effetti, troviamo alla Trinità tutte le espressioni geometriche del caso,
chiaramente leggibili Figure tutte che da tempi immemorabili hanno partecipato all'espressione della ricerca
mistica della verità: triangolo, quadrato, cubo, ottagono, cerchio, semisfera, semi cono, dodecaedro, retta,
tau, .
In ambedue i casi, tanto per le porte quanto per le finestre, quelle laterali sono più basse della centrale e
perfettamente allineate una rispetto all'altra. L'osservazione poi dei torrioni absidali ha rivelato che la stessa
logica valeva anche per loro, con quello al centro più alto e i due ai lati elevati alla medesima quota.
La soluzione interpretativa dell'architettura delle tre porte, delle tre finestre per facciata e delle tre absidi ad
Est, è quindi quella di un triangolo velato, il quale nasce dal tratto che unisce i livelli rispettivi nel punto
mediano esatto di ciascun elemento.
La seconda soluzione, meno classica ma non per questo meno interessante, è di considerare che la
disparità… di livelli è voluta in chiave gerarchica. A conoscenza mia, l'unica simbologia cristiana che
contempla uno scenario di questo tipo, con sporgenza al centro ed isometria ai lati, è la scena della
crocifissione detta "Deisis".
Fonti e documentazione di riferimento
Marina Volpe, Manutenzione e “restauri” in una fabbrica medievale siciliana. La chiesa della SS. Trinità
di Delia nel 1527 e nel 1742;
AA.VV., "Chiesa della Santissima Trinità di Delia", in L'arte siculo-normanna. La cultura islamica nella
Sicilia Medievale;
Di Stefano G., Monumenti della Sicilia Normanna, 1979;
Scuderi V., Arte medievale nel Trapanese, 1978;
SI ALLEGANO:
N° 10 IMMAGINI, N° 1 GRAFICI IN FORMATO DIGITALE (300 dpi e dimensione 1-4 Mb)
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Luogo e data ..Castellammare del Golfo 29.03.2016
Da restituire all’indirizzo di posta elettronica [email protected]
ed a quello della sezione che organizza il corso di aggiornamento
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