una e più cenerentole
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una e più cenerentole
L’EDUCAZIONE IL MITO DI VENERE simbolo: le forbici Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso sei un granello di colpa anche agli occhi di Dio malgrado le tue sante guerre per l'emancipazione. Spaccarono la tua bellezza e rimane uno scheletro d'amore che però grida ancora vendetta e soltanto tu riesci ancora a piangere, poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, poi ti volti e non sai ancora dire e taci meravigliata e allora diventi grande come la terra A. Merini Verso la fine del secolo XVIII, la moda cambia completamente: il fascino femminile non è più piccante, ma commovente. Il regno di Luigi XVI segna il gran ritorno alla sensibilità e la donna sogna un nuovo ideale di bellezza che si compone di particolari tratti dai libri e dai quadri, secondo i modelli dei pittori e le eroine dei romanzieri. La sua ambizione non è più sedurre, ma suscitare un'emozione: la sua civetteria si ammanta di fragilità e di una specie di debole pudore che si potrebbe definire un'innocente voluttà. La bellezza bruna, che dopo tanti sforzi era riuscita a farsi accettare, ricade in un assoluto discredito. Piacciono solo gli occhi blu e i capelli biondi. Longhi, Pietro Il parrucchiere 1760, olio su tela, 63 x 51 Venezia, Cà Rezzonico de Goncourt, La donna nel XVIII secolo Hogarth, William Il corsetto 1724-34, olio su tela, 70 × 91,5 Londra, Tate Gallery Tito, Ettore Allo specchio 1892, olio su tela, 28 x 38,5 Venezia, collezione privata Qualor, chiaro cristallo, vago pur di mirar quel vivo Sole che ’n te specchiar si sòle, in te le luci affiso, ahi ch’altro non vegg’io che ’l proprio viso! Specchio fallace, ingrato, se vagheggiar t’è dato volto fra gli altri il più ridente e vago, non dovresti serbar sì trista imago! G.B.Marino Longhi, Pietro La venditrice di frittole 1750, olio su tela, 62x51 Venezia, Cà Rezzonico UNA E PIÙ CENERENTOLE 3C. Cenerentola (Perrault, Francia 1697) 4C. Cenerentola (Grimm, Germania 1822) Accadde che il figlio del Re diede un ballo. Anche le due sorellastre ebbero l'invito. Stettero quasi due giorni senza mangiare, tanto erano fuor di sé dalla gioia; più di dodici laccetti si spezzarono, a furia di stringere i busti per far loro la vita sottile; e tutti i momenti si miravano allo specchio. Arrivò finalmente il giorno del ballo, le due sorellastre andarono ma Cenerentola no. La madrina, che era una Fata, la vide piangere e disse: "Va in giardino e portami una zucca", poi la percosse con la sua bacchetta e la zucca fu subito mutata in una bella carrozza tutta dorata. Trovati sei topolini, con un colpo di bacchetta ebbe un magnifico attacco di sei cavalli, trasformò poi un sorcione in un cocchiere e sei lucertole le mutò in lacchè. La Fata disse allora a Cenerentola: "Ecco, adesso puoi andare al ballo" “Sì, ma come faccio ad andarci con questi cenci?" La madrina la toccò con la bacchetta e gli abiti cenciosi diventarono d'oro e d'argento, tempestati di pietre preziose. Le diede poi un paio di scarpine di vetro, le più belle del mondo, e le raccomandò di rientrare a mezzanotte. Quando la vide, il figlio del re le stette sempre a fianco, sussurrandole ogni sorta di galanterie; quando la fanciulla sentì suonare il primo colpo di mezzanotte si alzò e scappò via leggera come una cerva; il principe le corse dietro, ma non riuscì a raggiungerla. Nella fuga, una scarpina di vetro le cadde e il principe la raccolse con gran cura. Ora avvenne che il re diede una festa che doveva durare tre giorni, perché suo figlio potesse scegliersi una sposa. Anche le due sorellastre erano invitate, così chiamarono Cenerentola e dissero: “Pettinaci, spazzola le scarpe e assicura le fibbie: andiamo a ballare alla festa del re.” Cenerentola ubbidì ma piangeva, perché anche lei sarebbe andata volentieri al ballo. La matrigna disse: “Ti rovescerò nella cenere un piatto di lenticchie e se in due ore le sceglierai tutte, andrai anche tu.” La fanciulla andò nell’orto e chiamò: “Dolci colombelle mie, e voi, tortorelle, e voi, uccellini tutti del cielo, venite e aiutatemi a scegliere le lenticchie.” Ma la matrigna disse: “E’ inutile, tu non vieni perché non hai vestiti e non sai ballare.” Rimasta sola, Cenerentola andò alla tomba della madre sotto il nocciolo, e gridò: “Scrollati pianta, stammi a sentire, d’oro e d’argento mi devi coprire!” Allora l’uccello le gettò un abito d’oro e d’argento e scarpette trapunte di seta e d’argento. Il principe quando la vide le venne incontro, la prese per mano e danzò con lei. Il giorno dopo, Cenerentola tornò sotto il nocciolo e l’uccello le gettò un abito ancora più superbo del primo. Il terzo giorno l’uccello le gettò un vestito lussuoso e le scarpette erano d’oro. Quando fu ora di andarsene, il principe voleva accompagnarla ma Cenerentola fuggì.Tuttavia perse la sua scarpetta sinistra, poiché il principe aveva fatto spalmare tutta la scala di pece.